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La madre, il figlio e il diavolo tentatore

By 17 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Ogni volta che aveva quel corpo nudo e ansante a sua disposizione, Daniele andava fuori di testa. Fisicamente sovrastava nettamente Marina, così, quando i due facevano del sano sesso, lui riusciva agevolmente a posizionarla secondo la fantasia del momento, per sfogare i suoi istinti e riempire, a suo piacimento, tutti i canali della donna.
E a lei non dispiaceva affatto essere usata in quel modo dal suo amante.
Quando si conobbero, pochi mesi prima, tra loro fu quasi un colpo di fulmine. Daniele, da sempre attratto dalle donne più grandi, scorse in quella bionda e formosa quarantottenne una carica sessuale prorompente, seppur tenuta ben celata dietro parvenze da pacata casalinga.
Anche Marina, dal canto suo, si scoprì immediatamente attratta da quel gigante bruno, di quasi vent’anni più piccolo di lei, che aveva preso a dare ripetizioni a suo figlio Samuele per aiutarlo ad affrontare un ostico esame universitario.
Una frequentazione quasi quotidiana, le lunghe giornate lavorative del marito di Marina e i tanti impegni di suo figlio fecero il resto. I due continuarono ad incontrarsi anche dopo l’esame sostenuto dallo studente, ora per un caffè, ora per un gelato. Un po’ alla volta, la loro sintonia crebbe e ci volle poco per passare dalle confidenze della donna circa l’inadeguatezza sessuale del suo consorte, che già ventidue anni prima li aveva costretti alla tutt’ora segreta adozione di un neonato, e la sua frustrante insoddisfazione al termine dei loro brevi e radi rapporti, sino ad una relazione totalmente appagante tra i due.
Dopo i primi imbarazzi, Marina lasciò cadere ogni tabù. Si concedeva sempre completamente a Daniele e il suo corpo godeva a fondo di quelle trasgressioni. Quella donna all’apparenza timida e timorata si era, in breve tempo, trasformata in una vera e propria macchina del sesso. Aveva scoperto di non disdegnare il linguaggio scurrile, amava il sesso anale ed aveva insospettabili capacità in quello orale. Più volte aveva ripetuto a Daniele di come le piacesse sentir crescere il suo pene sotto i suoi colpi di lingua, e assaporare l’abbondante sperma prodotto dal ragazzo al termine degli avidi lavori di bocca nei quali si prodigava. Godeva anche nel sentirsi riempita nel suo canale principale, restando spesso a cosce spalancate ad ammirare la crema di Daniele fuoriuscire dalla sua vagina mista ai suoi umori, che non mancava di raccogliere ed assaporare golosamente, prima che potesse inzuppare le lenzuola.
Quel giorno, Daniele aveva legato i polsi di Marina alla spalliera del letto, prendendosi il tempo necessario per baciarla e leccarla da capo a piedi, conscio che, assieme all’evidente eccitazione, la donna avrebbe provato anche un moto di sofferenza nell’averlo a pochi centimetri da lei e non poterlo toccare. Daniele si era divertito a portare più volte al limite la donna, per poi smettere di stimolarla sull’orlo dell’orgasmo, lasciandola sudata e paonazza e senza neppure la possibilità di potersi toccare per darsi piacere da sola. L’ammirava tentare di strofinarsi sulle lenzuola e stringere ritmicamente le gambe per raggiungere il piacere ma, ovviamente, senza successo. Solo dopo che lei lo ebbe implorato, annebbiata dall’eccitazione, lui si decise a concedersi, riempiendo la sua vagina ormai gonfia e bollente con il suo membro duro e pulsante. Fu allora che Daniele avvertì un lieve cigolio provenire dalla porta alla sua destra. Intuì una sagoma nell’ombra, ma sorrise tra sé e smise subito di curarsene.
Riportò immediatamente la sua attenzione sull’invitante corpo di Marina, prendendo a stantuffarla con vigore e rapidità. Lei ebbe, nel giro di pochi minuti, un orgasmo squassante, che la lasciò quasi senza forze ed in preda ad un fiatone che faceva sobbalzare ritmicamente le sue grosse mammelle. Lo spettacolo non sfuggì a Daniele che, rapidamente, portò il suo pene in mezzo a quelle montagne di carne, stringendole attorno al suo membro e iniziando un rapido su e giù mentre, al contempo, stringeva il seno di Marina e ne torturava i capezzoli scuri e turgidi. Quando eiaculò, i suoi schizzi raggiunsero il volto e il collo della donna che, come indemoniata, cominciò a roteare la lingua per raccogliere ed ingoiare tutto il seme finito nei dintorni della sua bocca.
Pochi minuti più tardi, senza liberare le mani della sua amante, Daniele le bendò gli occhi con un foulard preso dall’armadio. Alla richiesta di chiarimenti di Marina, lui si limitò ad un allusivo: ‘Ho una sorpresa per te’.
Senza curarsi di ricoprirsi, e lasciando Marina nuda, legata e bendata, si recò in salone, dove trovò Samuele in procinto di aprire in maniera furtiva la porta d’ingresso.
‘Dove vai?’, chiese Daniele.
Il ragazzo farfugliò qualcosa, visibilmente imbarazzato.
‘Sai, l’ho notato da subito come guardi tua madre’, fece con tono di rimprovero.
Samuele teneva gli occhi bassi per la vergogna.
‘In ogni caso, ti eccita, vero?’.
Il ragazzo non rispose, ma annuì appena con la testa.
‘E prima ci stavi spiando?’
‘Si’, disse con un filo di voce, ritenendo inutile negare l’evidenza, ‘Sono tornato prima dall’università, ho sentito quei versi e”. ‘Andiamo’. ‘Dove?’.
Daniele aprì appena la porta d’ingresso, la richiuse rumorosamente e si incamminò verso la stanza da letto. Samuele, dopo un attimo di esitazione, lo seguì. Si fermò sulla soglia e, quando Daniele gli fece cenno di entrare, si decise a farlo solo quando notò la benda che copriva il volto della madre. Si mise in disparte in un angolo, mentre Marina chiedeva, con aria ansiosa: ‘Che succede? Ho sentito la porta’.
Daniele si sedette accanto a lei, accarezzandola su tutto il corpo, strizzandole i capezzoli e costringendola a divaricare le gambe per stimolare ancora la sua vagina arrossata. Quando sentì la donna gemere, prese la parola: ‘Ho pensato di portare un amico’.
La donna si irrigidì. ‘C-cosa? Ma”.
Lui le inserì un dito nel suo sesso già nuovamente umido, strappandole un urletto. ‘Tranquilla, è uno discreto. Sei stata tu a dirmi che avresti voluto provare due cazzi insieme, no?’, sottolineò, mentre la sua masturbazione si faceva più intensa. ‘Mmhhh’ sii”, si limitò ad aggiungere la donna.
Daniele guardò Samuele per indurlo a spogliarsi, cosa che il ragazzo fece in breve tempo. Quando si avvicinò a Marina, strofinandole il suo pene sulle labbra, lei non tardò ad imboccarlo. Daniele, intanto, aveva preso a leccarla mentre le sue dita la violavano intimamente.
Quando avvertì il pene di Samuele completamente eretto nella sua bocca, e con il suo sesso che secerneva umori in quantità, Marina si lasciò andare ai suoi ormai consueti commenti: ‘Scopatemi tutti e due, non ce la faccio più!’.
Daniele liberò le mani della donna, facendola poi impalare sul pene di Samuele, sdraiato sotto di lei. Non tardò, poi, ad armeggiare col suo buco posteriore, violato diverse volte in quelle settimane, ma ora più difficilmente accessibile visto l’altro membro che già riempiva la donna. In ogni caso, riuscì a farsi strada, godendo delle urla e degli incitamenti di Marina, che vibrava come una corda di violino sotto i loro colpi potenti e già ben sincronizzati.
Tra le urla e gli affanni, Marina riuscì a chiedere di essere sbendata, ma Daniele glielo negò, motivando una simile necessità col fatto che lei conoscesse quel terzo uomo. Pur annebbiata, la mente di Marina vagò per cercare di capire chi potesse essere il ragazzo misterioso. Al tatto, avvertiva la sua pelle tesa ed elastica, e anche la sua irruenza non lasciava dubbi sul fatto che si trattasse di un giovane. L’unico legame tra loro era Samuele, e l’università che i due ragazzi avevano frequentato, seppur in tempi diversi. ‘Un compagno di Samuele?’, chiese, ansimando, Marina. ‘Può darsi’, rispose Daniele, aumentando il ritmo dell’amplesso. ‘O magari Samuele stesso’, aggiunse poi, inserendo il suo sesso turgido ancor più in profondità nel retto della donna. Lei ebbe un sussulto. ‘Ma che differenza fa?’, riprese, ‘Volevi due bei cazzi tutti per te e ora li hai. Goditeli’, concluse, portando la penetrazione ad un ritmo quasi forsennato e strappando ancora continue urla di godimento alla sua amante.
Dopo l’ennesimo orgasmo della giornata, Marina crollò sfinita sul letto, e i due ragazzi non tardarono a spruzzarle lungo il corpo tutto lo sperma accumulato nei loro scroti, che finì con l’impiastricciarle i peli pubici e colarle lungo i seni, mentre lei lo raccoglieva con le dita e se lo portava avidamente alla bocca.
Samuele, incredulo, si rivestì e su richiesta di Daniele lasciò l’appartamento, mentre Marina, ancora esaltata da quanto avvenuto, chiedeva al suo amante se avrebbero potuto rifarlo.
‘Quando vuoi’, fu la sua risposta, ‘Non sarà un problema contattare il nostro amico’, disse, sbendandola e trascinandola sotto la doccia, mentre ammirava il suo seno ballonzolare ad ogni movimento, ancora lucido per i rivoli di sperma depositati in abbondanza su di esso.

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