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Durante il tragitto di rientro a casa non parlammo. I bambini erano crollati sui sedili posteriori e Ludovico era concentrato a guidare. Io ero stanca. I dubbi e il rimorso presero il sopravvento nella mia testa. Arrivati a casa chiesi a Ludovico di mettere a letto i bambini. Io andai in bagno e mi sedetti sul bidet. Estrassi il plug e tutto quello che ne seguì dal mio ano. Mi lavai con estrema cura e nel frattempo scoppiai in lacrime. Quella storia non poteva proseguire oltre. Dovevo correre ai ripari. Dovevo trovare una soluzione. Avevo del tempo ma dovevo muovermi. Ludovico bussò alla porta. Posso entrare. Acconsentì. Appena aprì la porta afferrai il plug e glielo lanciai contro. Lo mancai di poco. Lui restò di stucco con una tazza di tisana in mano. Dovevo sembrare un mostro. Avevo il trucco che mi colava sulla faccia per le lacrime. Gli urlai contro se fosse soddisfatto della serata e se si fosse divertito oltre a varie parolacce. In silenzio uscì dal bagno e andò verso il letto. Passato lo sfogo mi resi conto che di avere esagerato. In fundo lui non ha fatto niente. La colpa era solo mia.
Mi prepari per la notte e mi infilai a letto senza parlare. A sua volta si preparò anche lui e venne a letto. Era buio ma nessuno dormiva. Mi girai verso di lui mi scusai. Lui allungó un braccio e accarezzò il viso. Mi disse che era meglio dormirci su e che avremmo chiarito la mattina dopo. Mi tirò a sé per baciarmi e in quell’istante mi scappò un lieve lamento. Cosa c’è chiese Ludovico. Sai, il buchino ne risente un po’ gli dissi. Ludovico accese la luce del comodino, apri il cassetto ed estrasse una crema per i rossori dei bambini. Scoppiamo a ridere. Dai girati che questa volta ti faccio del bene. Mi alzai la vestaglia e mi sdraia sulla pancia. Ludovico iniziò a spalmare la crema sul mio buchino. Era dolce e premuroso. Mi abbandonai a quel massaggio. Si accorse che avevo la fica umida ed andò a controllare. In effetti mi stavo bagnando. Spense la luce e mi mise accanto a me. Iniziamo a baciarci e sfiorarci piano piano. Abbiamo fatto l’amore quella notte come non lo facevamo da tempo. Ci siamo procurati piacere a vicenda e più volte. Questa volta era diverso. C’era amore oltre che il sesso. Esausti ci siamo addormentati abbracciati l’uno all’altro.

Dopo qualche ora di sonno, fummo svegliati da delle voci quasi innocenti. Che schifo. Sono nudi uno vicino all’altro. Quello è il pisello di papà. I bimbi si erano svegliati e sono venuti in camera nostra. Li cacciai e dissi loro di andare ad apparecchiare per la colazione. Ludovico rideva con gli occhi ancora chiusi. Prima o poi doveva succedere, disse. Ora hai tre settimane di tempo per spiegarli cosa fanno mamma e papà nel lettone. Presi un cuscino e glielo lo tirai. Dopo poco ci alzammo e andammo a fare colazione tutti insieme.
La giornata trascorse tranquilla. Io aiutai a preparare la valigia a mio marito mentre le piccole pesti giocavano e distruggevano casa.
Ludovico mi chiese cosa fosse successo la sera prima con Angelica. Gli raccontai tutto. Lui si limitò a dire che avrebbe parlato a mio fratello al suo rientro. Si grazie e fagli una bella lavata di testa per favore aggiunsi io.
Poi spostati l’argomento su di noi. Avevamo discusso diverse volte sulla lontananza che ci separava dovuta al suo lavoro. Ludovico reclamava il fatto che amasse ciò che fa. Che tutto questo ci permette di vivere bene, anzi molto bene. Anche lui sente la nostra mancanza, ma la vita è fatta di sacrifici.
Gli feci capire che avevo anche timore che si potesse lasciare andare con tutte le turiste che girano su una nave da crociera. Proprio io gli facevo la ramanzina. Prendendomi in giro disse che era dura resistere a tutte le avance, ma lui era un uomo integro e resisteva. Con quel sorriso da deficente mi mandava in bestia. Andai in bagno e mi appoggiai al lavandino. Avevo paura a restare sola, specialmente in quella situazione. Ludovico mi raggiunse e mi abbracciò da dietro. Vedrai che passeranno in fretta. Mi girai e ci baciamo. Lui chiude la porta del bagno e si avvicinò a me. Ti voglio ora. Fermati ci sono i bambini. Incurante delle mie parole si abbassò pantaloni e boxer. Capì subito cosa voleva. Mi inginocchiai e preso a succhiare il suo cazzo. Mi stavo eccitando. Mi afferrò la testa e iniziò a spingere lui. Voleva scoparmi la bocca. Quasi mi strozzava. Poi si fermò e mi tirò su. Infilò le mani nella tutta per controllare che fossi bagnata. Brava mogliettina disse. Mi girò, abbassò la tuta e mi fece mette a novanta sul lavandino. Arrivarono due ceffoni sul sedere, facendomi arrossire la pelle. L’amore della notte prima aveva lasciato il posto al sesso. Allargai le gambe. Lui puntò la cappella sulla mia fica e spinse di botto. Quella violazione violenta mi provocò un gridolino che dovetti strozzare in gola. Iniziò a muoversi. Spesso usciva tutto per poi infilarlo nuovamente. La mia fica così bagnata e aperta facilitava il tutto. Iniziai a godere. Lo incitavo a scoparmi. Ti piace essere scopata come una troia. Si amore, sono tua moglie ma anche la tua Troia. Quelle parole fecero crescere l’eccitazione. Vienimi dentro. Voglio che mi riempi. Accellerò il ritmo. Sentivo che stava per esplodere e lo incitai ancora. Più forte dai, scopami. Sentivo il suo cazzo pulsarmi dentro. Stava godendo e continuava a spingere. Venni anche io due volte di fila. Quando esausti ci staccammo colai come una fontana in mezzo alle gambe. Mi lavai subito e poi finimmo di sistemare le cose per la partenza.
Bambini venite a salutare vostro padre.
Dopo baci e abbracci Ludovico uscì di casa. Mi affacciai alla finestra che dava sul cortile. Lo vidi che si fermò a parlare con Giacomo. Subito aprì la finestra per cercare di capire cosa dicessero. Ah, pronto per nuove avventure comandate, disse Giacomo. Sempre rispose mio marito. Dove la porterà il vento questa volta, chiese ancora il port. Farò una lunga traversata fino ai Caraibi. Allora starà fuori un po’, incalzò Giacomo. Tre settimane da oggi. Ma ora vado. Ludovico si avviò verso l’auto. Giacomo si girò e alzò lo sguardo. Mi vide alla finestra e sorrise perfidamente.

Giggio_30

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