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LAURETTA cap. 6 La rivelazione e l’attesa.

By 24 Ottobre 2019Aprile 22nd, 2020No Comments

La rivellazione e l’attesa

Non volevo che Gianni si facesse illusioni sulla mia giovane amica e da quel giorno evitavo di farla venire in casa. Questo non mi impediva di godere insieme alla porcellina delle gioie del sesso, invitavo la ragazza ad accompagnarmi nella cittadina a valle per fare acquisti; in quelle occasioni concordavamo di indossare delle gonne e ci portavamo le nostre palline vaginali che nel parcheggio del supermrercato ci infilavamo nelle passere, scostando le mutandine prima di scendere.

Era un piacere girare fra i banchi, fermarci a guardare la merce esposta, chiedere informazioni, a volte comperare, mentre i muscoli delle nostre vagine lavoravano a stimolare la nostra libidine. A volte Lauretta stringendomi il braccio mi faceva capire che dovevamo fermarci, si appoggiava al carrello e ancheggiava impercettibilmente stringendo le cosce; sapevo quello che avveniva in lei e aspettavo che il suo orgasmo terminasse per proseguire.

Dopo alcune volte imparò come avevo imparato io, a resistere a quell’eccitazione, uscivamo e in macchina raggiungevamo il retro di un cascinale diroccato. Lì ci chiudevamo nell’abitacolo abbassando le sicure e ci toglievamo le nostre mutandine. Intanto si era fatto abbastanza buio da non far capire a chi guardasse dall’esterno (cosa improbabile) che erano una donna e una giovane ragazza quelle che si baciavano focosamente, accarezzandosi l’un l’altra le fichette dopo aver estratto le palline.

Dopo il 30 marzo, l’ora legale ci costrinse ad aspettare ulteriormente prima di lasciarci andare alla nostra passione; era allora che ci fermavamo sedute in macchina a chiacchierare. Naturalmente il nostro argomento era sempre il sesso; mi disse che si masturbava ogni giorno, come facevo io del resto, ma che preferiva fossi io ad accarezzarla e a donarle piacere mentre ci baciavamo, la ragione era che, farlo da sola era spossante per lo sforzo mentale che doveva fare immaginando di essere con un uomo, mentre con me non doveva pensare a nulla e lasciarsi andare al piacere.

Ormai era buio e ci toglievamo le mutandine; le mie dita giocavano fra le labbra della sua fichetta, scivolando in profondità nella sua vagina, cosa agevolata dal fatto che le palline appena tolte avevano lasciato parte del lubrificante di cui erano state intrise.

“A chi pensi di solito mentre ti fai, magari ad un compagno?” le sue dita premettero il mio clitoride. “No, prima pensavo a qualche professore carino, di avere il suo cazzo in bocca . . . “ Intinse il medio nella mia vagina e cominciò a toccare di sotto in su il mio clito, cosa che sapeva fare magistralmente facendomi tendere e allargare maggiormente le cosce.

“Prima . . . e adesso?” Nascose il viso nel mio collo, stava accarezzando il mio clito con movimenti circolari, premendolo fortemente, finalmente rispose: “Non ti offendi se te lo dico?”, al mio diniego aggiunse: “A Gianni, penso a lui!” Un fiotto bagnò le labbra della mia fica agevolando i movimenti delle dita che si muovevano in essa, facendo aumentare il mio piacere. Lo sapevo! Temevo che sarebbe successo, ma l’avevo sempre saputo!

Per un po non dicemmo nulla, i nostri sospiri dicevano della nostra eccitazione; non potevamo più resistere. Come avevo fatto altre volte, inclinai completamente il suo sedile, quello del passeggero e mentre la ragazza scavalcando saliva sul sedile posteriore senza uscire dalla macchina, mi trasferii sul suo sedile ormai orizzontale coricandomi, lei si mise cavalcioni sopra il mio viso e si chinò sul mio ventre, io sollevai le gambe e puntando i piedi contro il tettuccio dell’abitacolo spalancai le cosce accogliendo fra di esse il viso della ragazza.

Credo non sia necessario aggiungere altro, godemmo quel nostro sessantanove in modo lussuriose e indecente, io fortemente stimolata dall’eccitazione di pensare che dipendeva solo da me vedere il mio uomo in azione con la ragazza che fino ad ora era stata solamente mia, Laurett finalmente mi aveva confessato che l’appartenere a Gianni era stato il suo desiderio e la sua ossessione fin da quando lo aveva conosciuto (me lo disse dopo).

Ci riassettamo rapidamente e riprendemmo la strada di casa, Al primo spiazzo accostai la macchina e pulii il musetto della mia porcellina usando un fazzolettino detergente per toglierle l’odore di fica, della mia fica, che aveva sulle labbra e attorno ad esse. Mentre compivo quella operazione chiesi: “Se lui fosse d’accordo, tu lo vorrresti?” Subito Lauretta non capì, poi il significato della mia domanda si fece strada nella sua mente.

“ Il mio era solo un pensiero ma non potrei . . . è tuo marito!”. “Non preoccuparti, non me lo consumerai mica no?” ridemmo come se avessi detto una battuta divertente, la interruppi e insistetti: “Lo vorresti si o no?” ”Si . . .” rispose in un soffio. Riavviai la macchina, per tutto il tragitto non dicemmo nulla. Una volta arrivate, scese e scappo via senza dire altro.

Era fatto! Quella sera provocai Gianni a fare l’amore e mentre entravo in orgasmo urlai fra i gemiti: “Hai vinto . . . “ “Cosa?” “Scoperai Lauretta . . .” non poté dire nulla, stava eiaculando rantolando il suo piacere al mio orecchio, dopo continuò a scoparmi e come ormai accadeva di rado il suo cazzo rimase duro regalandomi un altro orgasmo, e un altro ancora prima che si lasciasse andare nuovamente al piacere.

Nei giorni successivi ne io ne Gianni parlammo di quello che ormai era stabilito sarebbe accaduto e stranamente neanche Lauretta ne parlò, nessuno ne accennò minimamente neanche quando la ragazza veniva a trovarci, ma aleggiava intorno a noi una atmosfera dove il sesso era tangibile anche se non manifestato apertamente. Lauretta e io non nascondevamo più il nostro appartenerci anche se in presenza del mio uomo evitavamo di manifestarlo apertamente.

Ma non ci nascondevamo quando prima di uscire Lauretta e io ci chiudevamo in bagno. Avvolti in una tovaglietta portavamo i nostri butt plug che dopo averli ben lubrificati spingevamo nei nostri culi, quello di dimensione minore nel culetto della ragazza e quello medio nel mio. Tempo prima avevo detto con tatto alla porcellina che molti uomini maturi, e Gianni lo era, non disdegnavano di godere del nostro lato B.

Questo stato di cose durò diversi giorni, quasi due settimane. Gianni ormai sicuro che la ragazza aspettava, addirittura bramava il momento in cui lui l’avrebbe ripagata con un piacere che lei sperava grande,3 della delusione subita all’inizio dell’anno. Furono giorni di perenne eccitazione sia mia che di Lauretta, la sera uscivamo e in macchina scendevamo al parco che costeggia il fiume, e passeggiavamo a braccetto sforzandoci di apparire disinvolte malgrado le palline vaginali e i plug il cui scopo era di allenare i muscoli vaginali e rendere elastiche le pareti dei nostri ani.

Il giorno di Pasquetta, malgrado il tempo fosse decisamente inclemente portammo la ragazza con noi in gita a Mentone a bordo del furgone, tutti e tre stipati sul sedine anteriore. La ragazza e io senza dirlo speravamo che il furgone sarebbe servito da alcova una volta trovato un luogo appartato, invece ci sbagliavamo, Gianni disse che avremmo potuto usaarlo come cabina per cambiarci qualora avessimo voluto metterci in costume.

Appena giunti, mentre io mi fermavo al chiosco ad acquistare quei panini lunghi e farciti che sono una specialità francese, i due tolte le scarpe si inoltrarono sulla spiaggia; Gianni giocava come un ragazzino con Lauretta, inseguendola ridendo, si spingevano l’un l’altra, anche abbracciandosi. Quando li chiamai vennero a me, il braccio del mio uomo stretto alla vita della fanciulla, con un affiatamento che mi stupi e che mi provocò una stretta al cuore, specie quando per farle superare un tratto pietroso la prese in braccio e lei cinse il suo collo.

Il modo in cui si guardavano mi fece pensare che fossi diventata il terzo, anzi, la terza incomoda; Lauretta guardava il mio uomo in modo quasi adorante, tremando visibilmente quando lo sguardo di Gianni si soffermava sul suo viso qualche secondo più del normale. Insomma, Lauretta si era già data a Gianni e rimasi stupita quando la giornata terminò senza che succedesse niente.

Poi vi fu il ponte del 25 Aprile e . . . piovve l’intera giornata, sarebbe stato il giorno ideale per far vivere alla nostra porcella la sua avventura con il mio uomo, la invitammo senza dire quale ne era lo scopo, anche se per lei come per noi era sott’ inteso. Non se ne fece nulla in quanto la nostra giovane amica doveva trattenersi a pranzo a casa perché la madre aveva invitato l’uomo con il quale usciva da un paio di settimane e voleva farglielo conoscere. “Possiamo fare Domenica?” chiese, “Mamma e il suo fidanzato partiranno il mattino presto per Nizza e se volete posso rimanere da voi fino a sera!” propose speranzosa. Gianni fece segno di si e così concordammo che la domenica successiva sarebbe stato il giorno che aspettavamo da tempo.

Sabato pomeriggio Gianni si recò a fare gli acquisti al supermercato di fondo valle; verso le 17 ricevetti la telefonata dove lui diceva che il nostro furgone era dal meccanico a causa di un guasto non riparabile fino a Lunedì. Imprecando per il contrattempo salii in macchina e andai a ricuperarlo. Gli acquisti erano stati tutti fatti, li caricammo sulla mia utilitaria e prendemmo la via del ritorno. In prossimità del paese dissi a Gianni di abbassarsi per non farsi vedere, entrai nel garage con la sua testa poggiata sul mio grembo.

Chiusa la saracinesca, Gianni uscì complimentandosi con me: “Così ufficialmente domani sarai sola!”. Quella sera volle fare all’amore malgrado obiettassi che forse sarebbe stato opportuno si trattenersi e aspettare.

Continua.

 

Schwarzdame@hotmail.it

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