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LAURETTA cap. 7 Arriva finalmente il giorno tanto atteso.

By 26 Ottobre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

 

L’indomani ci alzammo presto e essendo Domenica, addirittura molto presto! Subito accendemmo il riscaldamento e lo mettemmo al massimo, pioveva, la temperatura in casa era accettabile ma non abbastanza calda per quello che ci proponevamo di fare. Feci in modo che il pranzo fosse solo da scaldare in quanto il mangiare doveva essere l’ultimo dei nostri pensieri, apparecchiai anche tavola.

Verso le 10 suonarono al cancello, schiacciai il pulsante di apertura e mi affacciai alla porta. Lauretta scese di macchina insieme alla madre. Andai loro incontro con in mano l’ombrello invitando anche la signora ad entrare, rifiutò ringraziandomi e scusandosi per l’incomodo che mi avrebbe causato sua figlia, dissi che la compagnia di Lauretta era tanto più gradita dal momento che mio marito (tutti in paese pensavano che Gianni lo fosse) sarebbe rientrato tardi. Dopo esserci salutate risalì in macchina dove vidi al volante un uomo sulla cinquantina, e si allontanò.

Entrate in casa mi complimentai con la ragazza, il desiderio di piacere la faceva ancora più graziosa, sua madre le aveva permesso truccarsi leggermente ma come molte adolescenti aveva esagerato con il rossetto e con il rimmel. Portava una giacchina che sembrava per il taglio severo con lo stemma, di quelle che usano i college inglesi, e una gonna, un tubino nero che arrivava appena sopra le ginocchia ma modellava il suo culetto in modo impertinente come pure le cosce; i tacchi moderatamente alti le avevano tolto quell’aria di scolara che mi piaceva tanto, facendola sembrare più grande dei suoi 18 anni e insieme al trucco la rendevano un tantino provocante.

Le feci vedere la sala con la tavola apparecchiata ma lei sembrava scarsamente interessata. “Lui dov’é?” chiese subito; indicai la porta del bagno e bussai: “Sbrigati, è arrivata . . .” dissi a voce alta.
La porta si aprì, Gianni si affacciò per metà; Stava finendo di farsi la barba, l’asciugamano che cingeva le sue reni era la sola cosa che indossava. Lauretta accennò un timido “Buongiorno”, lui fece un passo e pose le mani sulle sue spalle “Ciao, sono subito da voi” disse fissandola negli occhi facendola deliziosamente arrossire, poi inaspettatamente l’attirò contro di se e la baciò.

Non me l’aspettavo e sicuramente non se l’aspettava Lauretta che istintivamente si irrigidì, ma poi lentamente si sciolse e si abbandonò completamente a quel bacio lasciandosi stringere e “strofinare”. Non durò molto anche se a me parve un’eternità per la gelosia che cominciava ad attanagliarmi, ma sopratutto perché vedevo l’eccitazione di Gianni il cui asciugamano accennò una bozza in corrispondenza del suo membro. All’improvviso si staccò e chiuse la porta dietro di se lasciando la ragazzina con l’aria ebete e senza fiato.

Si guardò attorno come smarrita poi si gettò nelle mia braccia. “Lisa. . . ho paura!” la rassicurai accarezzando la sua schiena, dicendole che se non voleva, in qualsiasi momento poteva rifiutarsi e anche andarsene. A poco a poco si rassicurò, ora mi guardava sorridendo nervosamente; era talmente bella nella sua confusione che non mi trattenni e anch’io posai le labbra sulle sue aspirando la lingua che subito mi offrì.

L’aiutai a togliersi la giacchina, disfeci due bottoni della camicetta bianca, quindi facendola sedere sulla cassapanca dell’ingresso, la sbarazzai delle scarpe, risalii con le mani sotto la sua gonna lungo le sue gambe poi le sue cosce fino al suo ventre, presi l’orlo dei collants e tirai leggermente: “Togliamoli vuoi?” non rispose ma sollevò il sedere permettendomi di farli scendere lungo le sue gambe e toglierli. “Anche quelle Lisa?”chiese. Avevo infilato le dita sotto l’elastico delle mutandine, assentii con il capo aggiungendo: “Si se vuoi fare all’amore!”

Si rimise in piedi, mi chinai ammainando le sue mutandine, si appoggiò alla mia spalla; alzando prima una gamba poi l’altra feci superare al piccolo indumento l’ostacolo dei suoi piedi.
Non resistetti al desiderio di accarezzare sotto la gonna il delizioso culetto passando il taglio della mano nel solco delle chiappette a sfiorare con le dita l’ano caldo, aprì le gambe permettendomi di accarezzarle anche la fichina. Mi rialzai e sussurrai al suo orecchio: “Sei pronta?”, “Si ma . . . ci sarai anche tu vero?”.

Ci fu un movimento nel bagno poi la voce scherzosa di Gianni: “Attente, uomo nudo in arrivo!”. La porta si aprì. . . Lauretta strinse fortemente il mio braccio, era davvero nudo! Uscì passandosi l’asciugamano a togliere i residui di sapone sotto le orecchie, non curandosi di nascondere il pene che faceva una gobba abbastanza gonfia da indicare a me che lo conoscevo bene un inizio di erezione.

Fece un passo verso di noi e aprì le braccia: “Vieni . . .” disse con una gentilezza che mi stupì. Mi accorsi che la ragazza oltre a tremare batteva i denti malgrado la temperatura fosse piacevolmente calda. Non dovetti neanche spingerla, fece un passo e fu fra le sue braccia nascondendo il viso contro il suo petto forse per sfuggire dalla vista di quel pene che le incuteva timore ma che l’attirava irresistibilmente.

Lui chinò il viso baciandola fra i capelli, vidi le sue mani scendere lungo la schiena esile, le reni, arcuandola per premere contro di se il corpicino tremante, poi scivolarono giù fino alle cosce e raggiunto il bordo della gonna risalirono trascinando l’indumento oltre il sedere che scoprirono senza che la ragazza manifestasse opposizione alcuna, anzi, una delle sue mani si portò sul fianco abbassando la corta cerniera mentre anche l’altra sua mano contribuiva a far scendere l’indumento che cadde ai suoi piedi.

Non mi ero resa conto pienamente di quanto fosse bello il culo della mia porcellina se non quando le mani del mio uomo si posarono sopra di esso coprendolo, plasmandolo, separando le natiche, percorrendone il solco con le dita, giù fino a costringere le cosce a divaricarsi, facendola fremere e emettere un piccolo grido al contatto delle dita nella sua fichina.

Lauretta premendo le mani contro il petto dell’uomo scostò il busto per portare le mani alla camicetta e fissandolo negli occhi in modo ingenuo ma inconsciamente provocante, disfece ad uno ad uno i bottoni aprendola. Io che nel frattempo mi ero denudata, mi portai dietro la coppia che si era completamente dimenticata della mia presenza e feci scendere l’indumento lungo la schiena ancora magra dell’adolescente, liberandola dalle braccia senza che neppure si accorgesse, tanto erano presi uno dall’altra.

Mi chinai e delicatamente le feci sollevare prima uno poi l’altro piede liberandola dall’ingombro della gonna che gettai dietro di me. Vidi cadermi accanto il busto-reggiseno, così che quando mi rialzai Lauretta era completamente nuda e la bocca incollata a quella di Gianni si lasciava baciare, partecipando al bacio sollevata sulla punta dei piedi, le braccia avvinghiate al collo del mio uomo, letteralmente appesa, il corpo aderente a quello che sarebbe stato il primo vero maschio che l’avrebbe posseduta, lui con le mani percorreva la sua schiena, poi prendendola alle cosce repentinamente la premette contro di se, strofinandola, muovendola. . .

Lauretta per la prima volta sentì pienamente la virilità eccitata del mio uomo, le sue braccia lasciarono il collo al quale erano avvinghiate, puntandole contro il suo petto, con uno sforzo si scostò e chinò lo sguardo. Con buona pace degli uomini che ho conosciuto intimamente, devo dire che il membro di Gianni è di quelli che ogni donna vorrebbe per se, moderatamente grosso e lungo, visibilmente arcuato all’insù, di quelli che andando in vagina sfiora il punto G con l’effetto che tutte noi conosciamo, per me è straordinariamente bello pur nella sua oscenità. Posso quindi capire l’emozione della ragazza, anche se si era trastullata con più di un cazzo, erano cazzi giovanili, nemmeno lontanamente paragonabili a quello che stava guardando.

Indietreggiò scuotendo il capo, “No, no . . .” Era spaventata la cara porcella, urtando contro di me si voltò rifugiandosi nelle mie braccia scuotendo ancora la testa. La trattenni gettando un’occhiataccia a Gianni che si era mostrato così poco sensibile verso una fanciulla che per molti versi poteva dirsi ancora vergine. La accompagnai al divano facendola sedere, mi sedetti accanto, rassicurandola ancora che non sarebbe successo nulla se lei non avesse accettato, baciai il suo viso e anche le sue labbra, poi la sua bocca, accarezzandole le tettine.

A poco a poco si calmò, rispose al mio bacio e quando la mia mano scese al suo ventre, aprì le cosce permettendomi di toccare e accarezzare la sua fichina. Dall’altro lato della stanza Gianni in piena erezione, aveva aperto il portello del nostro piccolo bar e stava versando un liquore. Venne verso di noi con due bicchierini colmi; porgendoli chiese alla piragazza: “Va meglio?” Lauretta annuì con un sorriso nervoso, era un liquore poco alcolico, lo bevette gli occhi fissi in quelli del mio uomo che aspettava più eccitato che mai, poi il suo sguardo scese al suo cazzo.

Avevo posato il mio bicchierino vuoto per terra, tolsi quello della fanciulla e mi chinai posandolo accanto al mio, rialzandomi passai una mano dietro la coscia di Gianni attirandolo. Il cazzo pulsante di eccitazione era talmente vicino ai nostri visi che ne sentivamo l’odore, un odore di uomo; le lettrici sicuramente capiscono cosa intendo. Portai la mia mano sotto i suoi testicoli, trovai che erano risaliti, li percepii ai lati della verga, ne facevano parte facendola sembrare più lunga.

Volsi quel membro verso di me e passai la lingua sopra il glande, poi scesi a lambire parte dell’asta, Lauretta mi stava guardando, quando lo imboccai, i nostri occhi si incontrarono, le mie dita fra le sue cosce premettero il suo clito, lo mossero per quanto mi riuscì possibile. Chiuse gli occhi e sospirò, li riaprì seguendo le mie labbra avanzare e ritrarsi lungo un cazzo che ancora per poco sarebbe stato esclusivamente mio, sentii le sue cosce aprirsi maggiormente, mi sembrò che il suo viso si avvicinasse.

Allontanai la bocca e spostai il membro verso quella della ragazza, il glande sfiorò le giovani labbra senza che si ritraessero, una sua mano si chiuse sull’asta umida di saliva e. . . tenendola saldamente avanzò con la bocca spalancata, accogliendo il glande quasi violaceo poi ad occhi chiusi cominciò un lento avanti e indietro.

Gianni tratteneva il respiro, poi la sua voce: “Brava . . . così, si . . . così!”. Una sua mano prese ad accarezzare il capo biondo in movimento, l’altra mano la sentii nei miei capelli; guardavo allucinata le dita della giovinetta chiuse senza che riuscissero a toccarsi, tanto la mano era minuta rispetto al membro del mio uomo.

Non mi aspettavo che la situazione sarebbe evoluta così rapidamente, la mano della ragazza ben preso smise di tenere il cazzo per portarsi dietro le cosce di Gianni, anche l’altra sua mano aveva fatto la stessa cosa attirandolo . . . Stava succedendo una cosa del tutto inaspettata, Lauretta stava prendendo l’iniziativa! Sentii che scostava la mia mano di fra le sue cosce per far posto alle sue dita, aveva capito che il modo più appagante per gustare un cazzo è farlo accarezzandosi la fica, la sua testa andava avanti e indietro; sospirava la porcella e anche Gianni sospirava, incantato ma in qualche modo anche spaventato per l’ingordigia di quella bocca.

I due offrivano uno spettacolo altamente erotico, talmente che presi a masturbarmi facendo andare le dita in una fica che da tempo stillava il suo desiderio, anch’io sospiravo, la ragazza aprì gli occhi e… mi offrì il cazzo e mentre la mia bocca si muoveva su di esso, inclinò il viso avvicinandolo all’asta e cominciò a lambirne la base muovendo la lingua rosa, facendole risalire il membro fino a sfiorare le mie labbra in movimento.

Staccai la bocca e cominciai a leccare il membro come stava facendo lei, le sussurrai: “Ti piace?”, “Oh si, si . . .”. Lo riprese in bocca, tentando di farlo entrare più che poteva, il che non era molto visto la sproporzione delle dimensioni, me lo ridiede. . . da quel momento ce lo passammo l’una con l’altra, lo leccammo, lo succhiammo, ci leccammo anche le lingue sospirando per il piacere che traevamo dalla masturbazione delle nostre fiche.

Anche Gianni sospirava infoiato dalla lussuria che stavamo mostrando, era stupito dalla mancanza di inibizioni della fanciulla, Lauretta ora che aveva preso confidenza si stava comportando come faceva con me, accarezzando il sedere, le cosce del mio uomo, credo che facesse andare anche il dito nel suo culo e succhiava, leccava, accarezzava il suo cazzo come se fosse un oggetto di sua proprietà.

Dopo non molto percepii il sapore lievemente salato delle gocce che uscivano dalla sommità del glande, quando si susseguirono quasi ininterrottamente anche Lauretta le sentì. Mi fermai costringendo la cara porcella a staccarsi, lo fece a malincuore, poi piantando i suoi occhioni nei miei occhi chiese a bassa voce: “E’ venuto di già?”, risi di cuore e avvicinando le labbra al suo orecchio: “ No ma è molto eccitato. . . siamo bravissime lo sai?” alla mia risposta sorrise facendo udire una risata cristallina.

Mi alzai in piedi. “E’ tempo di andare di sopra non credi?” dissi al mio uomo. Annuì e chinatosi abbracciò la ragazza alla vita e se la caricò in spalla senza complimenti come fosse un sacco, forse piccato per essersi sentito per qualche minuto usato come un oggetto.

Continua.

 

Schwarzdame@hotmail.it

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