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Le dolci seghe di mia zia

By 4 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Avevo 24 anni e vivevo in casa da mia zia, mi ero trasferito li vicino a Milano per andare all’università.
Mi presento: sono alto 1,83, un bel fisico (vado in palestra regolarmente) capelli chiari lunghi.

I mie zii abitano in un paesino poco distante da Milano, lei è casalinga e lui lavora in Comune.
Lei è una bella donna di 48 anni, quando vado con lei a fare la spesa vedo molti uomini che si girano a guardarla. Sicuramente il suo seno non passa inosservato, nonostante l’età sembra ancora molto sodo. E’ alta un metro e settanta, un bel fisico, nella norma.

Passavo molto tempo con lei, mio zio era sempre a lavorare o in giro con gli amici.
Credo che non facessero quasi mai sesso, non li vedevo affiatati. Penso che lei fosse convinta di essere ‘vecchia e brutta’, a volte lo diceva. Non ho mai osato dirgli che quando usciva gli uomini, ma anche i più giovani come me, la guardavano.

In quella casa mi trovavo bene, i mie zii facevano di tutto per farmi sentire a mio agio. Avevo anche una camera da letto tutta mia e una scrivania dove passavo ore a studiare.

Non avevo una ragazza, inutile dire che mi masturbavo. Mi masturbavo molto, forse troppo. Alcuni giorni anche tre volte.
Un giorno mi era capitato casualmente di vedere mia zia girare per casa con una maglietta e senza reggiseno, non l’avevo mai guardata con questi occhi, il seno ad ogni passo saliva e scendeva.
Da allora molte delle volte che mi sono masturbato pensavo a lei, ad accarezzarle il seno, a baciarglielo per poi scendere e passargli la lingua nell’ombelico e sempre più giù fino a mettere la mia testa in mezzo alle sue gambe.

Delle mattine che mi svegliavo più eccitato del solito, lasciavo la porte leggermente aperta in modo che se mia zia avesse voluto avrebbe potuto spiarmi mentre mi masturbavo. Mi stendevo sul letto, abbassavo le mutandine, sollevavo la canottiera e iniziavo a toccarmi, molto lentamente, fino a riempirmi di seme rovente. Mi eccitava moltissimo sapere che avrebbe potuto vedermi, a volte lo spruzzo mi arrivava fino alla faccia.
Poi mi prendeva la vergogna e la paura che avesse veramente potuto vedermi e magari, dopo, quando uscivo dalla stanza dirmi ‘certe cose non si fanno!’.

A volte la Domenica uscivo con loro, si andava a mangiare al ristorante, si passeggiava. A volte mia zia si faceva prendere sottobraccio, con la mano sentivo lo sfregamento del suo seno. Mi dava delle sensazioni bellissime e dolcissime, avrei voluto accarezzarla, massaggiarla. In quei momenti non era il sesso che mi interessava ma qualcosa mi molto più sottile e vellutato, sognavo di stare nudo a cavalcioni sopra di lei, passarle le mani sul seno e guardarla in faccia, vederle gli occhi lucidi che mi chiedevano di non smettere, di continuare a toccarla all’infinito.

Una mattina, il solito giochetto della porta socchiusa, mentre mi masturbavo completamente nudo sul letto, mi accorgo di un ombra dietro la porta, non poteva che essere mia zia. Non potevo vederla, ma se avesse messo la testa vicino alla fessura della porta mi avrebbe visto dal ginocchio a metà petto. Ero eccitato e avevo paura di non riuscire a controllarmi. Cercavo di tenerlo più dritto possibile cosi che potesse vedere le dimensioni e intanto continuavo senza sosta. Provai anche a gemere ma non sapevo se stesse guardando da donna eccitata o magari per poi farmi una ramanzina. Andai avanti fino alla fine. Quasi mi spaventai per la potenza e quantità dello spruzzo.

Dopo qualche giorno, mi trovai in una situazione simile. Una mattina a casa, non dovevo andare all’università.
Mia zia stava facendo le pulizie. Porta socchiusa e via.
Avevo da pochi istanti iniziati che vidi l’ombra della zia dietro la porta, inizia a gemere e a masturbarmi in modo forsennato.
Si spalancò la porta, io nudo sul letto con il pene durissimo in mano, mia zia mi guardava con gli occhi spalancati. Non sapevo più cosa dire, aprii la mano e lascia il pene, sempre durissimo, misi le mani sui fianchi.
‘Scusa…, scusa…, non so…, sai è successo’ balbettavo, ero preso dalla vergogna ma allo stesso tempo lei era li davanti a me, io nudo e con il pene in erezione come non mai.
La guardavo dal letto, era in piedi a due metri da me, una gonna appena sopra il ginocchio, camicetta bianca e sotto due bocce che mi avevano portato lontano nei segni.
Lei, imbarazzatissima, ‘no, guarda…, è normale. Scusa dovevo bussare. Hai bisogno?’. Stavo per impazzire, in pochi secondi dovevo capire cosa volesse dire ‘hai bisogno?’. Non potevo certamente dire ‘zia finisci di farmi la sega!’. Dirle che non avevo bisogno sarebbe stato un errore che non potevo perdonarmi, vederla poi magari girarsi e uscire chiudendo la porta.
Dissi ‘Beee’ – sembravo una pecora – ‘sai , sono solo…’, la zia fa un passo ancora verso il mio letto e dice ‘ti capisco, io sono sposata, ma è come fossi sola quando sono nel letto, non ti devi vergognare’.
Si siede al mio fianco, mi passa delicatamente la mano sul pene e inizia a masturbarmi, qualche colpo e porto la mia mano, la punta delle mie dita, sul suo seno. Lei si ritrae leggermente e dice ‘Hai solo bisogno che finisca, sei già abbastanza eccitato’, sposto la mano e lei continua delicatamente, lentamente.
Ogni tanto, senza mai fermarsi, rivolgeva il glande verso il suo viso, avrei voluto venire in quei momenti.
Non mi trattenevo più, inizia a godere a voce alta ‘siiii zia, siiii brava, ti ho tanto sognata, siiiii’, arrivò l’orgasmo con uno spruzzo incredibile, mentre venivo leggevo nel suo volto una soddisfazione immensa per avermi provocato quel piacere. ‘Ti è piaciuto eh?’, ‘sei stata bravissima zia’. Si alza e se ne va.
La giornata trascorse in modo ‘normale’.

Il ghiaccio era rotto, la prossima volta non rimaneva che rivolgergli tutte le attenzioni che avevo sempre sognato.

La mattina del giorno dopo, il pene bene in tiro. La chiamai ‘ziaaa, ziaaa’, entrò ‘hei, ci hai preso gusto?. Dai tanto la mia mano non si consuma e il tuo pene neanche’.
Si sedette sul letto al mio fianco, con un braccio la stesi sul letto e con l’altro tra le gambe gli dissi ‘dai, oggi voglio che godi anche tu’. Si alzò con uno scatto fulmineo e disse ‘forse non hai capito, io sono tua zia, non possiamo andare a letto insieme’, ‘ma zia, tu non hai anche le tue voglie?’, ‘Certo!’ – ribatte lei – ‘e mi sfogo proprio come fai tu’.
Mi prese il pene in mano e iniziò una stupenda sega, ‘allora dopo posso farti venire io?’ le dissi, ‘dopo vediamo ora godi tu che ti devi sfogare’.
Forse lo fece apposta, questa volta le spruzzai sulla faccia. Si passo un lembo del lenzuolo per asciugarsi.
Si stese sul letto al mio fianco e disse ‘Sei capace di farmi avere un orgasmo come ho fatto a te?’.
Mi sedetti al suo fianco, lei divaricò leggermente le gambe, inizia a strofinare il palmo della mia mano sul suo pube, poi le sbottonai la camicetta, era senza reggiseno, una visione bellissima. Avevo di nuovo il pene in tiro.
Con due dita la masturbavo e con l’altra mano le accarezzavo il seno, ebbe un orgasmo bellissimo, lunghissimo e ‘vellutato’. ‘Grazie, sei stato bravo e dolcissimo. Penso che verrò ancora spesso a trovarti. Tanto tutte le mattine facciamo sempre da soli, tanto vale…’

 

 

 

Il giorno dopo partii per una settimana, andavo a casa dai mie. Erano due mesi che che non tornavo al mio paese e non mi dispiaceva incontrare gli amici di sempre.

Il pensiero era comunque sempre fisso. La zia era sempre al centro dei miei pensieri. Ora bisognava passare alla seconda fase, dovevo riuscire a penetrarla. L’avevo guardata negli occhi mentre raggiungeva l’orgasmo e questo mi aveva fatto impazzire, aveva una espressione, faceva dei movimenti, godeva in un modo sublime.

Tornai a casa degli zii, mi accolsero come se non mi vedessero da un anno. Guardavo mio zio, in fondo mi faceva pena, ma poi pensavo anche che io ero come un missionario. Mia zia a casa sola, costretta a masturbarsi, in fondo non facevo altro che portargli un po’ di piacere e per lei l’opportunità di stare con un ragazzo di ventiquattro anni non gli sarebbe più capitata. Non avevo sensi di colpa.

La mattina andai io a trovarla in camera.

‘Ciao zia, tutto a posto?’

‘Ciao, si… si… tutto bene’

Indossavo le mutandine e la canottiera, mi sdraiai sul suo letto. La zia mi guardò con uno sguardo materno.

‘Vedi… penso che abbiamo fatto una stupidaggine l’altra settimana. Io sono tua zia. Non è giusto quello che abbiamo fatto’.

Mi alzai dal letto senza dire una parola, andai in camera mia e mi vestii. Passai la giornata a studiare anche se non potevo concentrarmi. Il missionario era diventato, in pochi secondi, un pervertito che cercava di scoparsi la zia di ventiquattro anni più vecchia.

Durante la giornata mi ero convito che avevo fatto una porcata. Una porcata, questa era la parola che mi risuonava in continuazione nella testa. Anche durante il pranzo non riuscivo a guardare in faccia la zia.

Arrivò l’ora di andare a letto, era una liberazione, nel sonno almeno avrei smesso di continuare a pensare ‘alla porcata’ che avevo combinato.

La mattina la zia entra nella mia camera ‘Devi alzarti altrimenti arrivi tardi all’Università!’, ‘Si zia… adesso mi alzo… sai ho dormito male!’.

Si sedette sul letto al mio fianco. Aveva la stessa gonna di quella mattina famosa della settimana predente.

Mi appoggiò una mano sulla pancia e iniziò a parlare, non ricordo neppure cosa avesse detto o forse non l’avevo affatto ascoltata. Il mio ricordo era a quando si era seduta al mio fianco e mi aveva masturbato. In quel momento quello che mi aveva detto il giorno precedente e che mi aveva fatto passare una giornata infernale non importava più nulla.

Avevo il pene che scoppiava, enorme. Lei continuava a parlare a spiegare che bisognava dimenticare quello che era successo.

Misi una mano sopra alla sua che continuava a tenere sulla mia pancia.

‘Vedi, zia, si può cercare di non pensarci, si può fare finta di niente. Ma è successo’ dissi con voce calma.

Gli spostai la mano sul mio pene che in quel momento era di dimensioni mostruose. Inizia i muovergliela, con la sua mano mi stavo massaggiando il pene da sopra alle coperte. Mi guardava con un espressione sconsolata. Penso che anche lei si sentiva una missionaria. Abbassai le coperte e la zia, guardando il pene, lo afferrò e iniziò una delle sue fantastiche seghe.

‘Ferma zia! Aspetta!’

‘Vedi? Io lo sapevo che i sensi di colpa avrebbero assalito anche te!’

‘Zia, non hai capito, togliti la gonna e la maglia. Voglio farti male! Voglio spaccarti!’

‘Daiii… daiii…. Con un cazzo come il tuo dentro potrei impazzire’

La zietta si era trasformata in una maialona assetata di cazzo. Si distese sul letto tolse la maglia e nella fretta alzò la gonna senza toglierla e si sfilò le mutande ‘Dai fammi vedere cosa mi fai… daiii…’.

Gli saltai sopra con una furia tale che dopo pochi colpi esclamò ‘Piano.. Piano… Mi spacchi davvero se continui così’.

‘Zia… voglio riempirti di sborra, hai delle tette magnifiche, siiii… siiii…’

Gli stavo massaggiando il clitoride mentre la montavo con una furia esagerata quando ebbe un orgasmo violentissimo, urlava ‘Godoooo… Godoooo… Dai…Dai… non fermarti’ un fremito l’attraversava, era magnifica.

Mi appoggia sopra a lei, non avevo ancora raggiunto l’orgasmo.

‘Dai, adesso tocca a te, voglio sentire quando mi schizzi dentro’

Ripresi a saltargli sopra, non durai più molto. Mentre il mio seme la inondava vedevo un senso di soddisfazione pazzesco sul suo viso.

Rimasi sdraiato sopra a lei fino a quando il pene non era tornato a riposo, volevo godermela il più possibile.

 

 

 

Sembrava stregata, non perdeva più un occasione per entrare nella mia camera e toccarmi. Era diventata una ninfomane!

La novità e il gusto della trasgressione cominciavano, da parte mia, a scemare. Volevo qualche cosa di nuovo!

In verità qualche cosa di nuovo lo avevo già avuto, la zia aveva ceduto alle mie richieste e durante una scopata mattutina ero riuscito a violare il suo culetto. Era completamente in mano mia, avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avessi chiesto.

Un giorno gli dissi ‘Zia! Vorrei farmi Franca’. Franca era la sua migliore amica e veniva spesso a trovarla. Una donna di cinquantadue anni, alta forse un metro e settanta con misure generose, tette veramente molto grandi e una faccia che non ti lascia un attimo di esitazione. E’ una maialona!

‘A Franca la voglia non manca, non è sposata, di casa esce poco…’ risponde lei ‘Ma poi… non puoi dire queste cose a tua zia!’

‘Zia! Ti sto succhiando un capezzolo e mi fai la morale?!’

‘Ma cosa vorresti fare? Saltargli addosso?!’

‘Nooo, nooo. Possiamo fare così: quando viene a trovarti gli dici che sei preoccupata perché mi masturbo spesso e la porti davanti alla mia camera a spiarmi’

‘Mi sembra assurdo! Non credo di avere il coraggio!’

‘Dai zia! Poi ti faccio provare qualche cosa di nuovo…’

Arrivò il giorno che… ‘Driiiinnn’ era Franca.

‘Zia! Non mi tradire, vado in camera’

Franca si accomodò il cucina con mia zia, mentre io ero in camera da letto. Andarono avanti a chiacchierare per una decina di minuti poi sentii che la zia cominciava a raccontare che mi masturbavo spesso. Era ora di cominciare!

Lasciai la porta socchiusa, mi allungai sul letto. Avevo solo le mutandine abbassate e una canottiera. Inizia a toccarmi in modo da tenerlo duro per quando sarebbero arrivate dietro la porta.

Mi arrivava la voce di Franca che diceva ‘Ma no! no… non possiamo andare a spiarlo!’

Dopo poco vidi l’ombra dietro la porta, lo tenevo dritto in modo che potesse vedere bene le dimensioni e la mano che saliva e scendeva. La porta scricchiolava, era stata spinta da dietro. Vedevo le dimensioni imponenti di Franca attraverso il vetro, era leggermente chinata. Rimase lì per diversi minuti, riuscii a venire. Aveva visto tutto.

Le sentii tornare in cucina. Dopo mezz’ora Franca andò via. La zia entrò nella mia camera e esclamò ‘Aveva fretta di andare a casa, sai a fare cosa?’

‘Cosa?’

‘Andava a farsi! tutta sola soletta!’ disse con un filo di soddisfazione.

‘Adesso sei contento?! Cosa credevi di fare?’

‘Domani vedrai!, Andrò a trovarla’

L’indomani, presi coraggio e andai a casa sua. Abitava sola in un piccolo appartamento con la cucina e una camera.

‘Ciaooo! Sam!’ esclamò Franca quando mi vide

‘Ciao!La zia mi ha detto che volevi parlarmi’

‘Mah… no, non mi sembra. Comunque accomodati’

Ci sedemmo in cucina, mi preparò un caffè.

‘Tua zia mi ha detto che sei un po’ solo. Sai ieri mi ha parlato’

‘Si, mi vergogno, ho sentito che ti diceva delle cose’

‘Guarda che non ci sono problemi, succede a tutti di fare quelle cose’

‘Eeeeehhh siii, ma zia non sa dei mie pensieri…’

‘Cosa intendi? Anche io ho le mie fantasie’

‘Si ma io penso sempre alla stessa!’

‘Alla stessa?!’

‘Si! Penso a stare insieme a te’ sussurrai

‘Daiiii. Ma io ho trent’anni più di te! Non posso piacerti!’

Mi alzai lentamente dalla sedia e passai dietro a lei, mi chinai e le presi i seni tra le mie mani.

‘Tu mi fai impazzire!’

‘No, ma… nooo. Non puoi. Ma sai cosa stai facendo? Sei impazzito?’

‘Franca, se non vuoi smetto subito!’ feci per mollare la presa.

Mise le sue mani sulle mie premendole sul suo seno enorme. ‘Andiamo in camera!’. Mi sembrava impossibile che fosse stato così facile. Diciamo che per una cinquantaduenne farsi un ragazzo della mi età doveva essere un boccone prelibato.

Andammo in camera, ci spogliammo entrambi. Nonostante qualche chilo di troppo, un corpo massiccio con due tette enormi mi fece subito indurire il pene. Si sedette sul letto, io rimasi in piedi, mi prese il pene in bocca e, senza parlare, iniziò a leccarmelo e succhiarlo mentre con la mano mi masturbava. Probabilmente era era da molto tempo che non vedeva un pene e sembrava gustarselo con calma, come non volesse mai finire il gelato ma gustarlo per quanto più tempo possibile.

Dopo qualche minuto mi sdraiai sopra di lei, mi tuffai tra i suoi seni, li premevo conto le mie gote.

‘Ti piacciono le mie tette?’

‘Si, sono fantastiche, anche meglio di quelle della zia’

‘Allora sei proprio un maiale! Anche quelle di tua zia guardi?’

‘Non le guardo solo!’

‘Non ci credo. Dai adesso succhiami i capezzoli!’

Rimasi per molto tempo sulle sue tette, a volte portavo una mano tra le sue gambe e con due dita accarezzavo il clitoride.

Mi girai, misi il pene sulla sua faccia ‘Succhiamelo!’. Avevo la testa tra le sue gambe, la mia lingua che si consumava sul clitoride. Il mio pene era dentro la sua bocca, sentivo la lingua che si muoveva sul glande, la sua mano mi masturbava. Stavo scoppiando.

La mia bocca era invasa dai sui peli, gli infilai due dita e con la lingua premevo il clitoride che intanto si era fatto enorme. ‘Siiiii, Siiiii…. Hhhhhooooo Ssiiiiii…’ stava raggiungendo l’orgasmo, si irrigidiva tutta. Mentre urlava e tremava gli riempii la bocca con il mio seme. Quando ebbi finito Franca alzò la testa e disse ‘Non l’ho mai fatto!, ‘Cosa?’, ‘Non avevo mai bevuto tutta la sborra’. Ansimava, era ancora eccitata.

Mi sdraiai al suo fianco, gli massaggiavo il seno. Dopo dieci minuti ero di nuovo pronto!. ‘Voglio infilzarti!’, ‘No, non ce la faccio più’-rispose Franca-‘Ok… Ok… Saltami sopra ma io non riesco più a venire, sono stanchissima’.

Mi misi sopra, lei divaricò le gambe e, senza sforzo, entrai dentro.

‘Siiii… Francaaaa… Siiii….’

‘Daiii… Sam dai… godiiii… riempimi di sborra….’

Mi eccitava l’idea di usarla come un oggetto, lei non godeva più ma la usavo come avrei potuto usare la mia mano. Gli schiacciavo i capezzoli, lanciava qualche urletto di dolore. ‘Siiiii…. Prendiloooo….. Troiaaaaa… Sei una troia’, ‘Siiii daiiii riempimi di sborra daiiii….’. Era il secondo orgasmo in mezz’ora ma fu meglio del primo, rimasi senza forze sopra al donnone che mi aveva fatto godere.

Dopo mezz’ora stavo già pensando al mio futuro… . Ma questa è un altra storia.

 

 

nik

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