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Sono un ragazzo di 25 anni, normale, poco appariscente, quasi anonimo: alto circa 1.90m, moro, occhi nocciola, fisico magro e non troppo muscoloso.

Quello che vi sto per raccontare è successo quattro anni fa. Era un freddo pomeriggio di dicembre e stavo tornando a casa dopo aver portato a termine delle commissioni. Visto che non ci andavo da un po’ e che mi trovavo in zona, decisi di passare da mia zia per fare un saluto.

Mi aprii mia cugina Francesca, la maggiore, allora 22enne. Mi salutò frettolosamente e si congedò dicendomi che stava preparando un esame e aveva poco tempo. Tornò quindi in taverna, la sua camera. È spaziosa, arredata con tutti i confort e durante la ristrutturazione aveva anche insistito perché la stanza venisse insonorizzata, con la scusa che non voleva essere disturbata da niente e nessuno.

Decisi di non disturbarla oltre e andai a salutare le sue sorelle più piccole.

Nella loro camera, al secondo piano, non c’era nessuno. Girai sui tacchi diretto verso la porta, pronto ad andarmene, ma in quel momento sentii l’acqua iniziare a scorrere nella doccia. Mi avvicinai, silenziosamente, al bagno. Socchiusi la porta e tramite il riflesso dello specchio riuscii a vederne l’interno, rimanendo celato.

Ciò che vidi mi lasciò senza fiato. La mia cuginetta si stava spogliando, e una volta nuda invece di entrare subito in doccia iniziò a masturbarsi. Non avrei mai immaginato che fosse vogliosa a tal punto da masturbarsi davanti allo specchio e per di più senza nemmeno chiudere a chiave la porta. Anche considerando il fatto che ha un visino pulito, innocente che tra le altre cose le ha sempre permesso di evitare le punizioni scaricando la colpa sugli altri. Mia cugina, che qui chiamerò E., due anni più piccola di me. È una ragazza comunemente definita figa. Alta 1,68m, seno un po’ piccolo, una seconda, ma comunque sodo e proporzionato con il suo fisico minuto. Culo a mandolino, gambe lunghe e affusolate, cosce modellate da anni di pattinaggio artistico. Caratterialmente, invece, è una stronzetta, viziata, un po’ snob e schizzinosa. Una persona che pur di ottenere ciò che vuole, quando la vuole, sarebbe in grado di ribaltare il mondo, ma senza far capire di essere stata lei a farlo.

Mentre guardavo rapito il movimento delle sue dita intorno e dentro la sua giovane figa una potente erezione prese il controllo del mio corpo, riuscii però a mantenere il controllo e a non masturbarmi lì sulla porta. Invece, senza quasi accorgermene, presi il cellulare e le scattai alcune foto. Riuscii anche a fare un video del momento in cui raggiungeva l’orgasmo.

Quando finalmente entrò in doccia, mi ricomposi e mi spostai, avendo cura di richiudere delicatamente la porta dietro di me evitando così che potesse scoprirmi.

Tornai in camera da letto, mi misi comodo e la attesi al “varco”. Dovete, infatti, sapere che la famiglia di mia zia è molto bigotta e puritana per questo la masturbazione, come qualunque altro atto sessuale, in casa loro non è assolutamente permessa e in caso di trasgressione la punizione è molto severa.

Circa 20 minuti dopo che mi fui messo comodo sentii che chiuse il rubinetto e in pochi secondi uscì dal bagno per tornare in camera a vestirsi. La visione del suo corpo con solo il salviettone addosso con le goccioline d’acqua che cadendo dai capelli scivolavano lungo le spalle fino all’incavo del seno era celestiale, sensuale a tal punto da farmi mancare il fiato per alcuni istanti. Ci mise un po’ ad accorgersi della mia presenza e questo mi diede il tempo di riprendere fiato. Appena mi vide si spaventò, caccio un urlo, mollò la salvietta che non più sorretta scivolò sulle sue curve fino a finire a terra. Paonazza in volto cercò di coprirsi come meglio poteva, ma il risultato fu quello di rendersi ancora più appariscente ed eccitante. Quando lo shock iniziale passò vide immediatamente il ghigno soddisfatto che avevo stampato in volto e subito i suoi occhi si spostarono sulla mia erezione ormai pienamente visibile anche attraverso i pantaloni.

Vedermi in quello stato, se possibile, la fece diventare ancora più rossa di quanto fosse prima. Infine, i suoi occhi si posarono di nuovo sul cellulare che tenevo in mano. Ci mise pochi secondi a unire i puntini e appena lo capì scattò violentemente verso di me. Iniziò a colpirmi urlandomi contro frasi come: “Stronzo cosa hai fatto?”.

La “partita” per lei fu breve. Fisicamente la sovrastavo e riuscii presto a neutralizzarla. Le bloccai le braccia dietro la schiena, la coricai sulle mie ginocchia in modo che il culo fosse ben esposto e iniziai a colpirla con il retro della spazzola che poco prima avevo trovato sul suo comodino. Non appena il primo colpo raggiunse la sua chiappa destra E. iniziò a dimenarsi, a singhiozzare, intimandomi di smettere immediatamente altrimenti l’avrei pagata. Ovviamente non mi fermai, anzi continuai con maggiore vigore finché la sua volontà di resistermi scemò e contemporaneamente smise di dimenarsi. Ormai aveva la forza solo per piangere e il suo culo era bordeaux. La adagiai, allora, a terra e attesi qualche minuto che si riprendesse.

Ritrovate le forze si portò le mani alle chiappe e lentamente iniziò a massaggiarsele per cercare di lenire il dolore che si irradiava in tutto il corpo, alla fine il dolore si affievolì a sufficienza da permetterle di guardarmi e di concentrarsi a sufficienza per potermi ascoltare. Quando la sua attenzione fu su di me iniziai il mio discorso:

-G: “Che cosa stai facendo troia?! Ti ribelli al tuo Padrone?! Devi portare rispetto!”

-E: “Tu il mio Padrone? Ma cosa ti sei fumato?…Io non sono schiava di nessuno!”

-G: “Questo può essere ciò che credi, ma presto ti renderai conto che è proprio come dico io. E lo farai appena vedrai ciò che ho qui!”

Mano a mano che il dolore e l’umiliazione delle sculacciate si riducevano riuscì a riacquistare la sua usuale sicurezza e spavalderia.

-E: “E cosa avresti? Sentiamo?”

Le tirai uno schiaffo in pieno viso e le dissi:

-G: “Ti ho già detto che devi essere più rispettosa nei confronti del tuo Padrone.”

Le mostrai così lo schermo del mio cellulare, dove avevo richiamato le foto scattate poco prima, e con una punta di sarcasmo ripresi:

-G: “Hai visto che belle foto che fa questo cellulare?” … “adesso però parliamo di cose serie, tu d’ora in avanti farai quello che ti dico se no queste foto finiscono direttamente su internet e poi in mano ai tuoi genitori.”

La sua risposta non si fece attendere, e sprezzante come al solito disse:

-E: “Sei un lurido bastardo…sei mio cugino come puoi farmi questo??”

-G: “Io non sono più tuo cugino d’ora in poi sono il tuo unico Signore e Padrone e così devi chiamarmi è chiaro??”

-E: “Sì.”

-G: “Sì e poi?”, pronunciai queste parole mentre alzavo la mano preparandomi a colpirla nuovamente.

-E: “Sì Padrone.”

-G: “Bene, così va già meglio troia che non sei altro.”

Sorprendendola le infilai una mano tra le gambe, le accarezzai le grandi labbra. Labbra che trovai già umide. Quindi le infilai subito due dita nella figa. Come pensavo appena dentro le mie dita trovarono un impedimento:

-G: “Vedo che abbiamo qui una verginella. Vorrà dire che mi divertirò di più. E dimmi anche il culetto è vergine??”

-E: “Sì Padrone.”

-G: “Bene bene, vedo che impari in fretta come ci si comporta. Ora ecco le regole di base che dovrai sempre seguire:

1) Quando siamo in privato devi chiamarmi Padrone o Signore e darmi del Lei, quando invece siamo in pubblico puoi darmi del tu, ma comunque devi portare rispetto.

2) Il tuo pube dovrà essere sempre perfettamente glabro come quello di una bambina.

3) D’ora in poi non indosserai più nessun tipo di intimo a meno che io ti dica altrimenti.

4) Dovrai essere pronta a soddisfare ogni mio desiderio 24/7 per questo ti fornirò un nuovo numero di cellulare che non dovrai dare a nessuno e al quale dovrai essere sempre reperibile.

5) Dovrai sempre eseguire i miei ordini alla lettera e nel minor tempo possibile.

6) Non potrai masturbarti né avere orgasmi né avere rapporti sessuali senza il mio permesso.

7) Domani prenderai subito appuntamento dalla ginecologa per farti prescrivere la pillola. Non mi piace indossare il preservativo.”

-G: “Hai compreso tutto??”

-E: “Sì Signore.”

-G: “Ti porterò comunque una copia cartacea delle regole e ti farò firmare un contratto di appartenenza.”

-E: “Grazie Padrone per la sua gentilezza.”

-G: “Eventuali mancanze nell’obbedienza a una qualsiasi di queste regole o a un mio ordine porterà ad una punizione che deciderò di volta in volta.” E continuai “per avere un maggiore controllo su di te anche quando non ci sarò, farò istallare un sistema di sorveglianza audio-video in tutta la casa.”

Sfilai le dita dalla sua figa e poi proseguii:

-G: “Ok ora vediamo la mercanzia. Fai un giro su te stessa.” Totalmente annichilita dalla situazione iniziò a girare lentamente su sé stessa… “uhm per ora vai bene così, valuterò poi eventuali modifiche da apportare al tuo corpo.” Feci una breve pausa e aggiunsi “cagna sei felice che apprezzi il tuo lurido corpo?”

-E: “Sì Padrone, grazie.”

-G: “Ora andiamo a depilarti il pube, che quei pelacci non si possono vedere.”

-E: “Sì Signore.”

La accompagnai in bagno. Una volta entrati le ordinai di prendere gli strumenti per depilarsi. Raggiunse un cassetto ed estrasse rasoio e crema depilatoria. Appoggiai le mani sulle sue spalle e la spinsi a terra. Le feci allargare le gambe forzandole con il piede e le ordinai di iniziare il suo compito. Fece per spalmarsi la crema sui peli, ma la fermai e le ordinai di farlo a secco.

-E: “Ma così mi farà male Signore.”

-G: “Esatto…così impari a mancarmi di rispetto troia.”

Cercò nuovamente di protestare, ma la zittii dicendole che se non la smetteva subito non le avrei permesso neanche di usare la crema lenitiva subito dopo. proseguì allora nel suo compito sopportando in silenzio.

Quando annunciò di aver finito controllai la qualità del lavoro. Purtroppo per lei costatai che la zona vicino all’ano non era stata depilata perfettamente e ovviamente lo feci presente.

-G: “Troia spiegami dove hai imparato a depilarti?”

Riuscì ad abbozzare una risposta prima che la zittissi:

-E: “Ma Signore è la prima…” le strappai il rasoio dalle mani e completai io stesso il lavoro, ma non prima di averle dato un paio di schiaffi sulla figa ancora rossa e irritata. Schiaffi che la fecero urlare per il dolore.

-G: “Per questa volta non ti punirò, ma devi comunque imparare a eseguire gli ordini alla lettera e soprattutto secondo i miei standard.” e dopo una pausa aggiunsi “ora spalmati quella cazzo di crema sul pube e poi vieni a salutarmi.”

Andai in camera sua ad aspettarla, dopo un paio di minuti d’attesa le urlai di sbrigarsi.

-G: “Allora troia ti muovi?” e ancora “tu non devi pensare più al tuo benessere ma solo al mio.”

Quando finalmente entrò in camera, ero nudo dalla cintola in giù. Avevo un’erezione poderosa che stava iniziando a diventare dolorosa.

-G: “Troia mettiti in ginocchio e inizia a succhiare.”

Si avvicinò con riluttanza. Con un’espressione di disgusto dipinta sul volto. Aspettai qualche secondo e poi dissi:

-G: “Allora cosa stai aspettando? Muoviti non ho mica tutto il giorno!”

Dicendo questo la afferrai per le spalle e la spinsi verso il basso fino a che non fu in ginocchio con la faccia a pochi centimetri da mio cazzo. La presi per i capelli e forzandole la bocca iniziai a scoparle la bocca con un ritmo crescente, ad ogni spinta andavo sempre più a fondo fino ad infilarle il cazzo in gola, questo le causò diversi conati di vomito. Non ci feci caso e proseguii fino al limite. A quel punto dissi:

-G: “Troia sto per venirti in bocca, vedi di ingoiare tutto se no te la faccio pagare cara.”

Dopo pochi secondi le sparai in bocca 4 o 5 abbondanti fiotti di sborra calda.

Aspettai di sentire che la sua lingua spingesse il mio liquido caldo in gola e poi le ordinai di ripulirmi.

Infine mi congedai da lei:

-G: “Bene, per oggi è tutto.”

Dicendo questo, mi chinai, le presi il clitoride e lo schiacciai tra le unghie fino a farla urlare di dolore.

Mollai la presa e percorsi lo spacco della figa e, come avevo previsto, la trovai fradicia. Mi ricomposi. Le ricordai che le era proibito masturbarsi e mi diressi verso la porta. La mia nuova schiava diligentemente mi accompagnò a capo chino fino alla porta. Prima di uscire mi girai e le dissi:

-G: “Ah un’ultima cosa voglio che tu scatti delle foto compromettenti a tutti i membri della tua famiglia, chiaro?”

-E: “Sì mio Signore come desidera. Ma perché le servono?”

-G: “Questi non sono affari tuoi. Tu fai solo quello che ti viene ordinato, chiaro?”

-E: “Sì Signore, mi scusi.”

 

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