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Arrivato a casa mi venne in mente il modo per annullare maggiormente la volontà della mia nuova schiava. Presi una bottiglia vuota da un litro e mezzo e ci pisciai dentro.

Il giorno seguente con la scusa di non essere riuscito a salutare mia zia tornai a casa loro, portando con me anche dei regali. “Purtroppo” però in casa non c’era nessuno se non la schiava.

Entrato in casa, chiamai la mia cuginetta a rapporto, quando arrivò davanti a me le dissi:

-G: “Va a cambiarti che dobbiamo uscire.”

La sua risposta, pronunciata con voce rassegnata, non tardò ad arrivare:

-E: “Come desidera mi vesta Signore??”

-G: “Mettiti la gonna più corta che hai. Una camicia, preferibilmente bianca annodata in vita, senza indossare intimo. Scarpe con il tacco, invece, non ne hai vera troia?”

-E: “No Signore, mi spiace.”

-G: “Oggi ai piedi puoi mettere quello che vuoi. Per il futuro rimedieremo.”

Rimase ferma a fissarmi fino a che non ricevette un cenno d’assenso da parte mia, dopo di che girò sui tacchi e sparì su per le scale.

Passarono diversi minuti prima che ricomparisse nella tromba delle scale. Quando la vidi, e mentre scendeva gli ultimi gradini, mi avvicinai per poterla ispezionare meglio.

La prima cosa che le feci notare che la gonna era troppo lunga:

-G: “Cagna non hai una gonna più corta?”

-E: “No Signore, è la più corta che ho.”

-G: “Non va per niente bene, rimedieremo anche a questo. Nel frattempo arrotolala in vita.” La camicia invece era leggera, semitrasparente, camicia che mai prima d’ora avrebbe indossato senza nulla sotto. L’aveva indossata completamente sbottonata e annodata in vita, quindi andava bene.

Una volta completata l’ispezione le consegnai il nuovo cellulare e le porsi la bottiglia dal contenuto paglierino.

La bottiglia era ancora tiepida, infatti avevo terminato di riempirla giusto un attimo prima di suonare il citofono.

Prese la bottiglia in mano e sentendone il tepore sulla sua pelle chiese:

-E: “Signore vorrei sapere, se mi è concesso, cosa contiene la bottiglia?”

-G: “Certo che ti è concesso lurida cagna. Questo liquido giallo sarà l’unica cosa che berrai per oggi. Assaggialo pure!”

Aprì la bottiglia, ne bevve un sorso, ma non riuscì a ingoiare e sputò sul pavimento.

-E: “Cos’è questo schifo?”

La mia reazione fu altrettanto rapida. Le tirai uno schiaffo.

-G: “Lurida vacca! Cosa hai fatto?, quello era il mio prezioso piscio. L’avevo prodotto e conservato apposta per te e tu ti permetti addirittura di sputarlo. Per te dovrebbe essere un onore berlo! Non sono per nulla contento di te!”

La afferrai per i capelli, la costrinsi a mettersi in ginocchio e una volta con la faccia a terra, le urlai:

-G: “Lecca tutto il piscio e fai in fretta che dobbiamo uscire!”

Ancora prima della prima leccata sul suo viso si dipinse un’espressione di disgusto e iniziò subito a cercare di sollevare la testa, ma il piede che le avevo premuto sulla testa glielo impedì. Continuò a lottare per alcuni secondi, poi si arrese ed inizio a leccare. Rimasi allora ad osservarla con pazienza mentre con la sua linguetta leccava ogni singola goccia che si era depositata sul pavimento.

Una volta finito le intimai di alzarsi, di prendere bottiglia e cellulare.

Saliti in macchina mi diressi verso un piccolo sexy-shop situato lì vicino. Nonostante le ridotte dimensioni era famoso per essere molto fornito.

Arrivati al negozio parcheggiai in una zona un po’ nascosta, aprii la porta alla cagna, la feci scendere e prima di entrare nel negozio le ordinai di bere.

-G: “Zoccola devi abituarti al sapore dell’urina, voglio che prima di sera la bottiglia sia vuota. Chiaro?”

Vidi nei suoi occhi il disgusto, ma ricordandosi ciò che era successo prima si attaccò alla bottiglia.

Iniziammo a gironzolare tra gli scaffali, mi accorsi subito che il sexy-shop, come si diceva, era ben fornito. Nel giro di pochi minuti ci si avvicinò una commessa. Aveva circa trent’anni, 1.65m, bionda. Il seno all’apparenza sodo, una terza abbondante, aveva i fianchi un po’ pronunciati per i miei gusti, ma nel complesso molto piacente.

Ordinai alla mia zoccola di seguire la commessa a cui avevo consegnato la lista di ciò che volevo acquistare. Ovviamente la cagna non aveva alcuna voce in capitolo, anzi serviva solo come manichino. Il suo unico compito era provare i vestiti che il Padrone voleva per lei.

La conversazione tra me e la commessa andò più o meno così:

-G: “Ciao, sono Giacomo, il Padrone della lurida cagna che hai di fronte. Non ha il diritto di scegliere niente, Segui semplicemente la lista che ti ho dato.”

-C: “Sì Signore, non c’è problema.”

Presi poi in disparte la zoccola e bisbigliando in modo che la commessa non mi sentisse le dissi:

-G: “Seducila, e fatti fare uno sconto, maggiore lo sconto e minore sarà la tua punizione.”

Le lasciai poi andare nel reparto abbigliamento.

Io, invece, proseguii nel mio giro. Andai innanzi tutto a comprare il nuovo piatto per la mia schiava…una bellissima ciotola per cani in acciaio inox con inciso il suo nome.

Comprai anche un collare di pelle nero con una targhetta d’oro che riportava la scritta “Appartengo a Padron Giacomo” su una faccia e sull’altra “In caso di ritrovamento chiamare il 339******4”. Acquistai infine anche una serie completa di dilatatori anali, un piccolo vibratore telecomandato, diversi vibratori e dildi, palline cinesi, un butt-plug con coda, fruste e paddle.

Conclusi gli acquisti raggiunsi la mia schiava che in ginocchio, con addosso un completo intimo perizoma/reggiseno fatto in modo da lasciare scoperti sia i capezzoli che la figa, leccava la passera alla commessa. Gaia, la commessa, era seduta su un divanetto a gambe larghe, la gonna sollevata, il perizoma di pizzo rosso infilato solo sulla caviglia destra.

A giudicare dall’espressione sul viso di Gaia era evidente che la schiava stesse facendo un buon lavoro e che gradisse molto il trattamento. Aveva una bella figa, con labbra carnose e un piccolo triangolino di peli sul pube che come fosse una freccia indicava la fonte del piacere.

Mi schiarii la voce per attirare la loro attenzione. Gaia, presa alla sprovvista, cercò impacciata di coprirsi, scusandosi per l’accaduto. La interruppi dicendo che non c’era alcun problema, anzi di continuare pure a farsela leccare perché la mia cagna doveva imparare a servire anche le donne.

Detto ciò mi sedetti in un angolo per godermi la scena. La commessa ripresa fiducia in se stessa spinse la testa della schiava che con le mani di Gaia sulla testa riprese a leccare con gran foga e determinazione, entusiasmo che riusciva a compensare la sua inesperienza.

Gaia iniziò molto presto a emettere mugolii e gemiti che si facevano sempre più acuti e inequivocabili.

Nel momento in cui vidi che Gaia stava per venire e che presa dalla frenesia stava per mollare la presa, mi alzai, afferrai la testa della schiava e la spinsi in mezzo alle gambe in modo che le venisse in bocca. Vedendo e partecipando alla scena mi eccitai molto. Non appena Gaia si riprese dall’orgasmo mollai la troia e la informai che avrebbe dovuto sfilare con tutti gli abiti che aveva provato fino a quel momento.

Presi poi la commessa per un braccio:

-G: “Mentre aspettiamo tu mi aiuterai a svuotarmi i coglioni.”

Sul suo viso, in un secondo, comparve un’espressione a metà tra lo spaventato e l’interrogativo. Prima di che avesse il tempo di reagire o anche solo di fare domande la attirai a me e cercai di baciarla. Lei si oppose. La spinsi, allora, con forza verso il muro e lì la bloccai con il mio corpo. Avendo così la possibilità di muovere le mani liberamente. Scesi lentamente con la mano sinistra sul suo corpo, fino a fermarmi all’altezza delle tette. Una volta infilata sotto la maglia iniziai a torturarle il capezzolo destro. Con la mano destra invece scesi direttamente su quella bella fighetta, ancora esposta, e iniziai a massaggiarla avidamente.

Dopo qualche minuto, durante i quali ero stato attento a non farla godere di nuovo, mi spostai dalla figa verso il fiorellino posteriore dove trovai una bella sorpresa. Gaia aveva un plug infilato nel culo! Questo mi fece perdere il controllo.

La costrinsi ad inginocchiarsi spingendola verso il basso, non aspettai nemmeno che appoggiasse le ginocchia a terra per mettergli il cazzo in bocca.

Nel frattempo entrò anche la mia schiava con indosso un mini-abito molto sexy, talmente corto da coprire appena le sue chiappette sode, con una scollatura molto ampia sul decolté che unita alla stoffa sottile non lasciava praticamente nulla all’immaginazione. Quando si girò per tornare in camerino vidi che anche sulla schiena era presente una notevole scollatura, così profonda da lasciare intravvedere lo spacco tra le chiappe. Il tutto era corredato da autoreggenti nere con la riga dietro e una scarpa tacco 12. A quella vista non riuscii più a trattenermi e scaricai nella bocca di Gaia tre abbondanti schizzi di sborra. Per essere sicuro che ingoiasse le tenni il cazzo piantato in bocca. Richiamai la schiava che arrivò indossando solo autoreggenti e tacchi e la feci inginocchiare di fronte a me ordinandole di ripulirmi per bene. Quando ebbe finito, cercò di rialzarsi, ma la bloccai:

-G: “Non ho ancora finito con te!”

Iniziai a urinarle direttamente in bocca, avendo la cura di rallentare permettendole così di ingoiare. Anche se con evidente sforzo e disgusto riuscì a berla tutta, non perdendone nemmeno una goccia.

-G: “Sei stata molto brava! Ora vai a indossare il prossimo abito.”

Gaia, nel frattempo, si era ricomposta e si era spostata dalla parte opposta della stanza rispetto a noi. Dalla sua espressione si capiva che era impaurita forse addirittura terrorizzata dal mio comportamento.

Mentre la cagna andava a cambiarsi cercai di parlarle e tranquillizzarla.

Qualche minuto dopo la sfilata riprese con lingerie sexy ma elegante, con completini intimi da troia con aperture su figa, culo e capezzoli.

Sulla lista c’erano anche un abito da cameriera sexy, uno da infermiera, minigonne inguinali, top, calze a rete e delle scarpe tutte con tacco non inferiore ai 10cm.

Finita la sfilata ordinai alla cagna di rimettersi i suoi abiti. Pagai tutto, e nonostante tutto ci fece un generoso sconto!… a quanto pare non le era poi dispiaciuto così tanto il trattamento subito. Ordinai alla cagna di portare i pacchi alla macchina. E prima di darle il permesso di salire la costrinsi a bere dalla bottiglia.

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