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Le mie prime esperienze erotiche

By 15 Dicembre 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

All’inizio degli anni 70 io avevo circa 18 anni e le mie esperienze erotiche si limitavano a molte seghe e a qualche occhiata alle riviste porno che talvolta mi capitavano per le mani.
A quel tempo abitavamo accanto ad una zia zitella di circa 50 anni e forse qualcosa di più. Era piccolina, rotondetta, con un bel paio di tette che però tendeva a nascondere sotto abiti un po’ larghi. Non era quel che si dice una ‘bellezza’, direi piuttosto ‘normale’, ma era una delle poche donne che mi giravano intorno e io spesso la spiavo dal buco della serratura del bagno. Ovviamente portava il reggicalze, come era normale in quegli anni, anzi per essere precisi indossava sempre dei ‘busti’ con incorporato il reggicalze e le calze scure, nere o grigie.
Le calze femminili ed in particolare le calze con il reggicalze hanno sempre rappresentato per me un fortissimo oggetto di attrazione ed eccitazione e ovviamente la vista delle sue gambe ricoperte dalle calze mi eccitava moltissimo’ in poche parole: zia Susy era uno dei miei pensieri fissi per le mie numerose seghe. Purtroppo non riuscivo mai a vederle la figa perché mentre si tirava giù le mutande la gonna le restava abbondante sulle cosce’
Come dicevo, lei abitava sullo stesso nostro pianerottolo e io ero spesso da lei, soprattutto la sera, a guardare la tv; visto che avevamo una porta interna comunicante, molto spesso andavo da lei in pigiama e mi piazzavo sul divano mentre lei si sedeva sulla sua poltrona preferita: una vecchia poltrona dallo schienale molto alto, i braccioli larghi e la seduta decisamente bassa. Per stare più comoda la zia si metteva semisdraiata, appoggiando i piedi su uno sgabello e in questo modo io riuscivo a vederle abbastanza bene le cosce e la fine delle calze. La vista della coscia bianca dopo il pizzo scuro delle calze mi faceva tirare il cazzo e spesso, durante quelle sere davanti alla tv, dovevo con una scusa andare in bagno per farmi una sega.
Una sera il televisore della zia smise di funzionare e dopo qualche infruttuoso tentativo per farlo riaccendere, la zia decise di mettersi a fare le parole crociate. Io pensavo di tornarmene a casa, ma lei mi chiese di restare un po’ con lei ad aiutarla’ lei sulla sua poltrona, io sul divano che tentavo di rispondere alle sue definizioni, ma soprattutto le guardavo con grande interesse le cosce scoperte. Dopo una decina di minuti decisi di rischiare un po’ di più e, con la scusa di vedere anch’io lo schema delle parole crociate, mi andai a sedere cavalcioni su uno dei larghi braccioli della poltrona: in questo modo la mia coscia destra era contro la sua sinistra. Piano piano, con lenti ed impercettibili movimenti della gamba strusciavo verso l’alto la sua gonna arrivando a scoprirle sempre di più le cosce. Ormai le avevo messo a nudo entrambe le cosce e si intravedevano addirittura le mutandine. Il cazzo mi uscì dagli slip e cominciò a premere contro la stoffa del pigiama mentre io lentamente iniziai ad accarezzarmelo. Il tutto sempre fingendo di interessarmi allo schema delle parole crociate e nascondendo i miei movimenti dietro il giornale.
Evidentemente però non riuscivo a nascondermi del tutto e qualche segno dei miei movimenti arrivava anche alla zia visto che ogni tanto mi diceva:
– Ninni stai fermo, che mi fai sbagliare a scrivere’
Immediatamente io smettevo, ma ‘ eccitato dalla vista delle cosce della zia ormai completamente allo scoperto – solo per riprendere poco dopo fino a quando la zia non mi beccava di nuovo.
A un certo punto io stavo quasi per venire e quindi per fermarmi per evitare ‘disastri’, quando la zia improvvisamente appoggiò la sua mano sulla mia e scuotendola mi disse:
– la vuoi smettere o no di muovere questa mano? ‘ accompagnando e sottolineando ogni parola con un movimento della mano.
– Zia, no! Ferma! ‘ riuscii a malapena a dire io, ma era troppo tardi’ una gigantesca sborrata bagnò la mia mano e, cosa ancor più grave, la mano della zia che scandalizzata mi urlò:
– Ma cosa stai facendo? Vergognati! Alzati subito da lì! Ma tu guarda cosa mi tocca vedere’ vergognati
– Scusa zia ‘ balbettai io ‘ non volevo’ scusa’ non pensavo’ non so cosa dirti’ però non dire niente alla mamma, ti prego’
– Meriteresti proprio che glielo dicessi’ ma va bene, non dirò niente a nessuno, ma tu non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere!
– Certo zia, scusa zia, te lo prometto zia’ – e scappai subito a casa mia sentendomi un verme.
La sera dopo mi ripresentai a casa della zia alla solita ora e trovai il coraggio di ritornare subito sull’accaduto:
– Scusa zia, per ieri sera, volevo dirti’
– No, scusami tu ‘ mi interruppe la zia ‘ forse ho avuto una reazione esagerata, ma prova a metterti nei miei panni’ non mi potevo certo immaginare’ Poi ci ho ripensato e ho capito che non sei più un bambino e che probabilmente hai bisogno di sfogarti un po” certo non pensavo di essere io ad eccitarti’
– Ma no zia, cosa hai capito’? – mormorai io cercando qualche scusa.
– Ho capito quello che c’era da capire ‘ continuò lei, ma non sembrava arrabbiata ‘ ti sei eccitato vedendomi le gambe e ti sei dovuto toccare’ chissà quante altre volte lo hai fatto senza che io mi accorgessi di nulla’ adesso capisco perché la sera andavi sempre in bagno’ andavi a toccarti, vero?
– Beh, insomma’ qualche volta’ ‘ ammisi io ‘ ‘ma non sempre, zia! ‘ mentii spudoratamente.
– Guarda Ninni che non ti sto sgridando! Capisco che non sei più un bambino e che devi in qualche modo ‘sfogarti” guarda, arrivo perfino a capire che tu ti possa eccitare guardandomi le gambe’ ma non posso tollerare che tu ti masturbi davanti a me!
– Ma certo zia, capisco benissimo’
– Ecco! Allora guarda’ facciamo un ‘patto’: io non dirò mai niente a tua madre, ma tu non ti tocchi più davanti a me! D’accordo?
– Certo zia! D’accordo!
– Se ti vuoi toccare, toccati pure’ cerca di non esagerare’ ma non farlo mai più davanti a me!
E con questa battuta chiuse il discorso accendendo al tv e sedendosi sulla sua poltrona:
– dai Ninni, fermati con me a vedere la tv ‘ mi disse come se non fosse successo mai nulla.
Io mi misi sul divano e mi concentrai sullo spettacolo che c’era in tv. Devo dire che avevo la testa un po’ in subbuglio e non riuscivo a seguire molto’ a un certo punto mi scappò l’occhio verso la zia’ e vidi che, come al solito, la gonna le era risalita un po’ e le si vedeva la fine delle calze. Distolsi immediatamente lo sguardo, ma il cazzo aveva visto benissimo e cominciò ad indurirsi. Qualche minuto dopo sentii la zia sistemarsi sulla poltrona e riguardai verso di lei: la gonna era salita ancora e adesso le vedevo anche la coscia bianca dopo le calze e il fermaglio del reggicalze’ ‘Normalmente’ a questo punto sarei andato in bagno a farmi una sega, ma non volevo che la zia lo capisse’ quindi restai lì, cercando di nascondere con la mano l’erezione.
Quasi senza accorgermi cominciai a premere sul cazzo, un po’ per tenerlo giù, un po’ per toccarlo, ma la zia mi bloccò:
– Ninni, non mi avevi promesso che non ti saresti toccato più davanti a me? ‘ mi disse continuando a guardare la tv.
– Si zia, ma guarda che io non mi stavo toccando ‘ cercai di mentire.
– Non raccontarmi bugie! Ti stavi toccando eccome! Senti, se preferisci non stare più qui con me a vedere la tv’ ma io non ci posso fare nulla se per stare comoda mi si alza un po’ la gonna’ perché non vai un minuto in bagno?
– Ma no zia, dai’ cosa dici’
– Ninni, fai un po’ come ti pare’ secondo me se vai in bagno (come d’altra parte hai sempre fatto) ti sfoghi e non ci pensi più’
Io restai di sale e mi immobilizzai sul divano. Mia zia che mi diceva di andare a farmi una sega? Per certi versi mi intrigava, ma mi metteva troppo in imbarazzo’
Dopo qualche minuto però il cazzo continuava a tirare e qualche rapida occhiata verso le cosce della zia non facevano altro che farmelo tirare ancora di più’
– Va beh’ zia, allora io vado in bagno ‘ dissi titubante
– Va bene Ninni ‘ mi rispose zia Susy indifferente ed assorta nello spettacolo.
In bagno trovai anche le sue calze stese ad asciugare, cosa che ‘ non so perché ‘ mi eccitò ancora di più’ cercai nella cesta della biancheria una paio di mutandine sporche’ e le annusai eccitatissimo’ mi sedetti sulla tazza con il cazzo che svettava, mi diedi pochi colpi e sborrai copiosamente. Ripulii con cura e tornai in sala.
Zia Susy non fece alcun commento e io mi rilassai guardando la tv.
Le sere successive la situazione si ripresentò negli stessi termini: la tv, le cosce della zia, il cazzo che mi tira, la mia sega in bagno’ e così per tutta la settimana. Ormai questa era la ‘normalità” un po’ come prima, solo che adesso la zia sapeva che io andavo a farmi una sega.
Un sabato pomeriggio che ero a casa da solo decisi di andare a trovare la zia. Passando dalla porta comunicante pensavo di farle una sorpresa, ma in sala ‘ dove di solito la trovavo ‘ non c’era nessuno. In silenzio cominciai a cercarla e la trovai in camera da letto che, sdraiata sul letto, stava riposando. Nel girarsi, la gonna le si era arrotolata e lei era li bocconi, la testa girata dall’altra parte, con le cosce al vento e le si vedeva anche un po’ di culo’ mi sporsi per guardare meglio e tra le cosce leggermente divaricate vidi gli slip neri’ il cazzo mi si inalberò immediatamente’ guardando meglio vidi che un po’ di peli della figa facevano capolino dall’elastico degli slip’ era la prima volta che le vedevo un po’ di pelo e non ce la feci più. La zia dormiva con un respiro calmo e profondo’ mi tirai fuori il cazzo e lentamente e silenziosamente cominciai a menarmelo. Pensavo di andare aventi per poco per poi tornare a casa mia per finire la sega’ ma la zia si girò’ trattenni il fiato e mi bloccai, ma lei continuò a dormire profondamente e io, sempre più lentamente, continuai a menarmelo.
Passò meno di un minuto, stavo quasi per andarmene, quando la zia mormorò:
– Ninni, lo so che sei lì’ – e sempre con gli occhi chiusi, aggiunse ‘ e so anche che te lo stai toccando, vero? ‘ mi chiese aprendo finalmente gli occhi.
– No, zia’ ti spiego’ – farfugliai io, rimettendo via l’uccello.
– Allora le tue promesse sono inutili? ‘ chiese seccata.
– No, zia’ devi capire’ anche tu però’ ti trovo così’
– Cio&egrave mi stai dicendo che tu ti stai toccando, ma la colpa &egrave mia perché avevo la gonna su?’ Oppure dovrei dire ‘il merito’ &egrave mio? – aggiunse poi con voce seducente ‘ La verità &egrave che ti eccito troppo e tu non riesci a trattenerti’ – e nel dire così si mise a sedere appoggiandosi alla testata del letto, sempre con la gonna arrotolata fin sopra l’inguine.
– Ma lo sai che mi fa piacere eccitarti in questo modo? ‘ continuò languidamente ‘ Non pensavo di riuscire ancora ad eccitare così tanto un ragazzo’ dai siediti qui vicino alla zia e fammi vedere il tuo pisello o dovrei dire ‘pisellone’?
E nel dire così mi fece spazio accanto a lei e mi invitò con la mano ad avvicinarmi.
Io ero imbarazzatissimo, ma anche un po’ incuriosito dalla situazione decisamente strana. Mi sedetti sul bordo del letto con la zia alla mia destra. Da lì le vedevo le cosce e gli slip neri sotto la gonna’ il cazzo, che era ancora duro, mi tirava sempre di più.
– Allora, cosa nascondi qui sotto? ‘ mi chiese zia Susy appoggiando la mano sulla mia patta. Non risposi e rimasi immobile cercando di capire fin dove sarebbe arrivata.
– Non me lo vuoi far vedere? Non mi dirai che ti vergogni, vero? Ti sei toccato così tante volte pensando alle mie gambe’ e adesso non mi vuoi far vedere il tuo pisellone? ‘ e così dicendo mi abbasso la zip dei calzoni. Il cazzo faticava a restare nelle mutande e lei me lo liberò abbassandomi l’elastico.
– Ma che bell’affare che hai qui Ninni! Non pensavo fosse così grosso alla tua età’ ‘ in effetti ho sempre avuto un cazzo piuttosto consistente, niente di eccezionale, ma decisamente non piccolo.
Continuando a vezzeggiarmi a parole, la zia non smetteva per un attimo di toccarmi il cazzo: un po’ lo accarezzava, un po’ lo stringeva, ci giocava con le dita, passava con il pollice sulla cappella’ il tutto sempre lentamente e continuando a stuzzicarmi anche parlando:
– Ma guarda che bel pisellone’ ma come &egrave duro’ ma ti tocchi spesso?’ ma può diventare anche più grosso? ‘ e così via; io sinceramente non le davo molto retta e mi godevo quella strana sega lenta. Dopo pochi minuti stavo per venire e cercai di fermare la zia’ non volevo certo sborrarle in mano come qualche giorno prima:
– Ehm.. zia’ forse &egrave meglio che ti fermi’ sai, non vorrei che poi’
– Certo, non vorrai bagnare dappertutto – disse lei fermandosi immediatamente, ma solo per avvicinarsi con il viso al mio uccello e prendermelo in bocca!
– Ma zia’ cosa fai?
– Vuoi che smetta? ‘ mi chiese accattivante.
– No, no’ ti prego continua! ‘ Era meraviglioso. Non solo mia zia mi toccava l’uccello, ma adesso mi stava addirittura spompinando! Saliva su e giù per il cazzo lentissima, con le labbra strette sulla verga e sulla cappella, mentre con la mano mi accarezzava i coglioni. Ero così eccitato che il pompino durò al massimo trenta secondi:
– Zia’ sto venendo – trovai il fiato di dire’ lei continuò il pompino prendendosi tutta la sborra in gola’ continuò anche dopo, con dolcezza, quasi asciugandomi il cazzo con le labbra.
Mi sdraiai sulla schiena tramortito mentre zia Susy accanto a me mi accarezzava teneramente l’uccello:
– Ti &egrave piaciuto, Ninni? Sei stanco adesso? Non sei più eccitato? ‘ e intanto continuava ad accarezzarmi il cazzo che praticamente non si era ancora ammosciato’ anzi cominciava a dar segni di ripresa e si stava rimettendo in tiro.
– Ma allora non sei ancora soddisfatto, eh Ninni? ‘ e nel dire così si mette in ginocchio sul letto girando il culo dalla mia parte mentre con la bocca tornava a prendermi in bocca il cazzo.
Davanti a me uno spettacolo stupendo: il culo della zia messa a pecorina con la gonna tirata su’ la sua faccia che andava su e giù sul mio cazzo e le sue tette che pendevano dentro la camicetta. Cominciai a toccarle il seno, le slacciai la camicia’ la zia mi aiutò tirandosi fuori un paio di tette morbide e bianchissime su cui spiccavano due capezzoli durissimi’ le tette le ondeggiavano al ritmo del pompino’ a me tirava da impazzire e la zia era decisamente abilissima con la lingua.
Evidentemente però il cazzo in bocca non le bastava perché ad un certo punto si passò la mano sulla figa e cominciò a toccarsela’
– Non vuoi provare tu a toccarmi Ninni? ‘ mi sussurrò con voce roca.
– Certo zia, subito ‘ risposi prontamente mentre infilavo le dita sotto i suoi slip. Le stavo toccando la figa con una mano e le tette con l’altra!
La figa della zia era bagnata ma io non sapevo bene come fare a toccarla. Pazientemente lei mi guidò la mano verso il clitoride che cominciai a massaggiare dolcemente’ intanto la zia aveva smesso di spompinarmi per dedicarsi ad una super sega: mi scappellava il cazzo dalla punta alla radice e, mentre scendeva, mi accarezzava le palle’ alternava colpi lentissimi a movimenti furiosi, frenetici’ teneva le labbra vicino alla cappella e ogni tanto lo leccava sulla punta’ godevo da impazzire. Ma anche lei stava godendo, infatti a d un certo punto esplose:
– Si! Dai! Così’ bravo! Più forte, più forte, ancora’ gooodo! ‘ e a questo punto mi ingoiò il cazzo che scelse proprio quell’istante per sborrarle ancora in bocca.
Ci abbandonammo entrambi sul letto spossati e goduti e la zia trovò la forza di sussurrarmi:
– Tornerai ancora a vedere la tv con me, vero Ninni?
Purtroppo la realtà dei giorni successivi fu ben diversa da quello che quelle parole lasciavano intendere: le guardavo le gambe, mi eccitavo’ ma quando mi avvicinavo a lei per farmi toccare o per toccarla, la zia mi rispondeva sempre:
– Dai Ninni, fai il bravo’ non ne ho voglia’ cerca di capire’ ho una certa età’ perché non vai in bagno a fare da solo?
E solo molto raramente riuscivo ad ottenere che mi facesse una sega, ma non me lo prese più in bocca e mi faceva venire solo con la mano’ non voleva neppure che la toccassi’ era come se si vergognasse di quello che era successo e che di fatto stesse solo tollerando la situazione’ ‘Va beh” mi dicevo, ‘almeno mi lascia vedere bene le cosce e ogni tanto mi fa anche una sega”. Di fatto era molto di più di quello che osassi sperare…
Durante le vacanze di Pasqua i miei avevano deciso di fare un viaggio di qualche giorno ed io pensavo già di stare a casa una settimana da solo con zia Susy’ speravo di riuscire a convincerla a fare qualcosa di più’ Purtroppo anche zia Susy aveva deciso di prendersi qualche giorno di vacanza e quindi io fui mandato a casa di un’altra mia zia, anziana, vedova, con una figlia ‘ mia cugina ‘ di una decina d’anni più vecchia di me. Già mi immaginavo una settimana noiosissima con questa vecchia zia non molto simpatica e una cugina troppo grande per darmi retta’
L’unico elemento positivo era che mia cugina Silvia, pur non essendo particolarmente bella di viso, aveva un corpo fantastico: lunghe gambe, un bel culo ed un fantastico paio di tette’
Come si può ben immaginare io mi facevo un sacco di seghe spiandola quando andava in bagno o quando si cambiava in camera sua, ma purtroppo non si riusciva a vedere molto; l’unica cosa che avevo visto bene &egrave che portava il reggicalze, cosa peraltro abbastanza normale all’inizio degli anni 70. La mia eccitazione mi spingeva a cercare di vederle le cosce la sera, mentre si guardava la tv, ma un po’ il buio, un po’ la presenza della zia’. Insomma tante seghe, molto da immaginare, ma ben poco da vedere.
Un pomeriggio la zia era uscita e io ero a casa da solo con Silvia, lei in cucina che stirava ed io in sala che leggiucchiavo annoiato riviste per donne. Dopo un po’ mi capitò in mano un catalogo di acquisti per corrispondenza e nello sfogliarlo mi accorsi che c’era anche una sezione dedicata alla biancheria intima: tette in trasparenza sotto reggiseni di pizzo, fighe pelose che si intravedevano sotto gli slip, reggicalze, guepiere’ insomma per farla breve il cazzo mi si rizzò immediatamente e mi infilai una mano nella patta per massaggiarmi l’uccello; stavo già pensando di portarmi il catalogo in camera la sera per farmi un segone quando all’improvviso Silvia entrò in sala per prendere qualcosa e mi vide chiaramente con la mano nei calzoni. Rimase un po’ stupita, ma si riprese subito e ‘ facendo finta di niente ‘ mi si avvicinò chiedendomi:
– Cosa stai leggendo?
– No, niente’ una cosa che ho trovato qui – risposi decisamente imbarazzato e tirando in fretta fuori la mano dai calzoni.
– Dai, fammi vedere – continuò lei venendosi a sedere alla mia destra sul divano; io non ero nemmeno riuscito a cambiare pagina e ormai Silvia aveva preso la rivista e stava guardando la pagina che mi aveva eccitato di più: reggicalze e guepiere.
Un po’ stupita mi chiese:
– Ti piacciono queste foto?
– Beh, insomma’ abbastanza
– Ma ti piacciono e basta o ti eccitano anche? ‘ insistette maliziosa.
– Beh, in effetti mi eccitano ‘ ammisi imbarazzato e stupito.
– Ma dai’ non vorrai dirmi che vedere queste foto ti eccita? Non si vede praticamente nulla! Quando siamo al mare e io sono in costume &egrave lo stesso’ e non mi sembra che tu ti ecciti così al mare’ – continuò, alludendo con lo sguardo all’evidente rigonfiamento nei miei calzoni.
– Beh, no, non &egrave la stessa cosa’ non so perché, ma vedere le calze mi eccita moltissimo’
– Davvero? Cio&egrave, mi vuoi dire che se io ti faccio vedere un po’ le gambe con su le calze ti eccita, mentre se me le vedi al mare no?
E nel dirlo, si fece lentamente scivolare un po’ la gonna verso l’alto arrivando a mostrare la fine delle calze’ io le intravidi il reggicalze e il mio uccello, che già era duro, mi scoppiò nella patta. Inebetito, non riuscii a spiccicar parola e restai lì imbambolato.
Silvia sembrò divertita dal mio imbarazzo e continuò ad alzarsi la gonna’ ormai le vedevo anche le mutandine di seta nere’
– Ti piace?
– Sì’ – balbettai e poi azzardai – posso accarezzarti le gambe? Mi piacerebbe molto toccarti le calze’
Ecco l’avevo detto: ‘a questo punto uno schiaffone non me lo leva nessuno’, pensai tra me e me’
– Se vuoi’
Non credevo alle mie orecchie! Titubante allungai la mano destra verso la sua gamba sinistra e cominciai ad accarezzarla, dapprima all’altezza del ginocchio, poi un po’ più su’
Lo squillo del telefono mi fece sobbalzare e ritrassi subito la mano. Silvia rispose, era una sua amica e cominciò a chiacchierare con lei come se io non ci fossi’ e senza neppure guardarmi mi prese la mano e se la rimise prima sulla coscia e poi tra le cosce aprendo un po’ le gambe; io arrivai pian piano a sfiorarle la figa attraverso la seta degli slip’ lei intanto muoveva lentamente e ritmicamente il bacino’
Ero eccitatissimo… non ce la facevo più: cominciai a toccarmi il cazzo con la sinistra cercando di menarmelo dentro ai calzoni.
Ma quasi subito Silvia mi scostò la mano e cominciò a strusciarmelo lei’ mi infilò la mano nei calzoni e ‘ senza slacciarli ‘ arrivò faticosamente alla cappella bagnatissima’ la accarezzò dolcemente’ io mi slacciai la patta e l’uccello uscì dal bordo degli slip svettando duro e ritto’ a questo punto Silvia chiuse la telefonata annunciandomi:
– io adesso devo uscire’ mi spiace non poter approfondire il ‘discorso”
– ma come ‘ sbottai io ‘ e adesso io come faccio?
– Farai come sempre, no? Ti farai una sega’ vorresti farmi credere che non ti sei mai fatto una sega? Ma a chi credi di darla a bere?
– Beh si’ ma vedi’ io speravo’
– Tu speravi eh? Va beh’ tanto secondo me ti manca solo un attimo’ se no poi va a finire che sporchi in giro’
E così dicendo scivolò giù dal divano, si inginocchiò davanti a me tra le mie gambe e mi prese in bocca l’uccello! Non credevo a quello che vedevo e il mio cazzo non stava più nella pelle’ dopo pochi secondi sentii che stavo per sborrare e glielo dissi, ma lei continuò a spompinarmi e io le riempii la bocca; lei si ingoiò tutta la mia sborrata e mi asciugò per bene il cazzo.
Poi si alzò, si riassettò le calze e la gonna e lanciandomi uno sguardo ammiccante mi disse:
– comunque non finisce di sicuro così’ adesso rimettiti a posto che torna la zia.
E così dicendo se ne andò in camera per prepararsi ad uscire’ io restai senza parole, mi tirai su mutande e calzoni e cercai di dirle qualcosa, ma non feci in tempo ad avvicinarmi alla sua camera che lei ne esce e salutandomi mi disse:
– mi raccomando, non spomparti troppo’

Fino a sera io non riuscii più a fare nulla, continuavo a ripensare alle sue cosce, alla sua figa nera che avevo solo sfiorato, al pompino gigantesco che mi aveva fatto’ avrei voluto vederle le tette’ ma mi consolavo ripetendomi la sua frase ‘comunque non finisce di sicuro così”
La sera quando rientrò, Silvia fece finta di niente. Mentre eravamo in sala a guardare la tv, cercai come sempre di spiarle le gambe e le lanciavo continue occhiate, ma lei sembrava ignorarmi’
Quella sera mi portai in camera il catalogo con le foto di biancheria intima e mi feci una sega gigantesca ripensando all’accaduto con l’unico rimpianto di non essere riuscito a vederle le tette.
Il mattino dopo mi svegliai tardi, verso le dieci ‘ dieci e mezza e quando mi presentai ancora in pigiama in cucina per la colazione, ci trovai Silvia che lavava i piatti. Ci salutammo come se niente fosse e io cominciai a mangiare.
– Dove &egrave la zia? ‘ chiesi
– &egrave uscita e tornerà solo stasera ‘ mi rispose.
Silvia mi dava le spalle e io potevo guardarle il culo con tutta tranquillità, certo che lei non mi vedesse; quel giorno indossava un paio di calze fum&egrave decisamente molto eccitanti’ e il mio cazzo cominciava ad inalberarsi.
A un certo punto mi chiese con un tono del tutto indifferente:
– Ma dove &egrave finito quel catalogo che stavi guardando ieri? Questa mattina, quando ho messo a posto in sala, non l’ho visto’
E prima che io potessi inventarmi una scusa, aggiunse in modo molto malizioso:
– non l’avrai portato in camera tua, vero? Per toccarti eh?
– Beh’ ecco’ veramente’ ‘ balbettai qualcosa, mentre finivo rapidamente di mangiare.
Lei nel frattempo continuava a lavare i piatti come se niente fosse. Io mi alzai per mettere la tazza nel lavello e nel farlo le sfiorai il culo con l’uccello che premeva contro la stoffa leggera del pigiama. Lei, invece di ritrarsi, si spinse contro il mio cazzo, mormorando:
– Ma allora non sei mai a riposo tu’ – e, asciugandosi le mani, si girò verso di me, mi allontanò con le braccia e mi disse imperiosa:
– adesso però sei tu che mi devi leccare ‘ e nel dire così si alzò la gonna fino all’inguine, allargando leggermente le cosce.
Io indietreggiai stordito: era stupenda, lì davanti a me, con la gonna alzata, il reggicalze che spariva sotto le mutandine di pizzo nero’ a questo punto Silvia si sfilò la gonna restando con la camicetta bianca che le faceva da mini, mi fece inginocchiare e, prendendomi la testa fra le mani, si spinse la mia bocca sulla sua figa. Io non sapevo bene cosa fare, le scostai un po’ l’orlo degli slip, lei aprì ancora di più le gambe appoggiandone una su una sedia e si allargò le labbra della figa mettendo in mostra un bel grilletto rosso e turgido’ mi disse di cominciare a leccarle il grilletto piano, con la punta della lingua’ poi di baciarlo, di succhiarlo ed infine di mordicchiarlo con le labbra’ Silvia era evidentemente già molto eccitata perché sborrò in meno di tre minuti e mi inondò la bocca di umori ficali’
A questo punto il mio cazzo urlava per uscire dai pantaloni del pigiama e io lo accontentai sedendomi su una sedia; me lo presi in mano e cominciai a menarmelo furiosamente. Silvia davanti a me si tolse la camicetta mettendo in mostra un gran bel paio di tette sorrette da un reggiseno a balconcino, di quelli che pur sostenendole, le lasciano fuori. Era la prima volte che le vedevo le tette: erano stupende, belle grandi, ma non enormi, con un’areola larga e scura, i capezzoli semieretti che svettavano’ cominciai prima a toccarle e poi le succhiai’ i capezzoli diventavano sempre più duri mentre Silvia cominciava a sfiorarmi le palle’ il mio cazzo era enorme e cominciava già a sgocciolare un po’ di sborra’
Con mosse da gran troia si inginocchiò come aveva già fatto il giorno prima e prese in bocca l’uccello. Cominciò a questo punto un lentissimo pompino, su e giù per l’asta, soffermandosi di tanto in tanto sulla cappella che solleticava con la punta della lingue e mordicchiava con le labbra’ e poi ancora tutto in bocca, con le mani che mi accarezzavano le palle e contemporaneamente mi menavano dolcemente il cazzo’ non potevo resistere a lungo’ Silvia se ne accorse e, togliendosi per un attimo il cazzo dalla bocca, mi sussurrò con voce da gran porca:
– dai, sborrami in bocca’ che poi mi devi scopare’
Non me lo feci ripetere due volte e le inondai la bocca con tre o quattro schizzi.
Non appena mi ebbe ripulito per bene l’uccello Silvia mi invitò ad andare in camera:
– sul letto si sta molto più comodi ‘ mi disse ‘ e mi puoi scopare meglio’
Così dicendo mi precedette in camera mentre io restavo ancora un attimo a prendere fiato seduto in cucina.
Poco dopo la raggiunsi e la trovai sdraiata sul letto con indosso solo calze e reggicalze’ mi fece cenno di sdraiarmi accanto a lei e si mise subito in posizione da 69′ il mio cazzo aveva rapidamente ripreso vigore mentre Silvia mi appoggiava la figa bagnata sulla faccia. Il suo profumo mi inebriava ed io cominciai a leccarla ovunque: grilletto, labbra, fuori, dentro’ volevo penetrarla con la lingua’ nel frattempo Silvia continuava a lavorarmi il cazzo con la bocca dimostrando un’arte sopraffina: lenta, dolce, senza più accennare a farmi una sega’ evidentemente voleva conservarmi per la sua figa; io mi ritrovai a leccarle il buco del culo e la sentii fremere di piacere mentre con una mano era arrivata ad accarezzarsi il grilletto sditalinandosi dolcemente.
Pochi minuti dopo nessuno dei due era più disposto ad accontentarsi della lingua dell’altro e ci ritrovammo uno sull’altro con la sua mano che accompagnava sapientemente il mio uccello dentro il suo figone; pian piano cominciai a spingere ed entrai senza fatica. Mi ritrovai a fotterla dolcemente cercando contemporaneamente di toccarle le tette, ma in questo modo non riuscivo a penetrarla fino in fondo; a risolvere il problema ci pensò Silvia che allargò ancora di più le cosce alzandole ed appoggiandomele sulle spalle.
Cazzo! In questo modo le entravo fino ai coglioni e il ritmo riprese decisamente più sostenuto. La stavo trapanando a fondo da qualche minuto quando Silvia volle cambiare ancora posizione e spingendomi fuori si mise a pecorina. Lo spettacolo che mi si offriva era fantastico: le sue chiappe incorniciate dal reggicalze, la figona nera, le labbra turgide ed umide’ le ficcai il cazzo in figa in un istante e, prendendola per i fianchi, cominciai a sbatterla furiosamente.
Silvia mi incitava:
– si, dai’ sbattimi il cazzo fino in fondo’ fottimi’ sono la tua puttana ‘ ormai era completamente partita e le sue parole mi eccitavano ancora di più ‘ dai’ ancora’ lasciami toccare le palle’ – mi disse accarezzandomi’ – dai che vengo’ sborro’sborro’ dai, sborra anche tu’ – e finalmente la accontentai riversandole in figa litri di sborra mentre anche Silvia veniva ripetutamente.
Mentre ci stavamo riposando per la gran chiavata fatta, Silvia mi chiese maliziosa:
– Cosa farai adesso? continuerai a spiarmi quando sono in bagno per poi andare a farti una sega? O approfitterai di ogni assenza della zia per infilarti sotto le mie gonne?
Come potete immaginare feci entrambe le cose e anche di più: la spiavo e mi segavo pensando a come sarebbe stato scoparla… infilavo la mano sotto le gonne anche se la zia era in casa… mi strusciavo contro di lei appena possibile… e quando eravamo soli passavamo tutto il tempo a letto.
Tornato a casa pensavo di riprendere a ‘frequentare’ zia Susy cercando di convincerla a farmi qualche sega in più. La zia, senza volerlo, mi aiutò perché la prima sera che andai a trovarla mi chiese:
– Allora, come &egrave andata con zia Rosetta? Ti sei annoiato? ‘ e, prima che io potessi rispondere, aggiunse maliziosa ‘ certo che non ti coccola come ti coccolo io, vero?
– Hai ragione zia ‘ risposi prontamente ‘ come te non mi coccola nessuna zia’
– E con tua cugina? Come &egrave andata? &egrave stata gentile con te?
– Beh’ abbastanza’ anzi, direi proprio di sì’ &egrave stata ‘servizievole’ ‘ aggiunsi sottolineando l’ultima parola.
– ‘Servizievole’? In che senso Ninni?
– Beh, dai’ hai capito, no? ‘ dissi accennando a toccarmi la patta dei calzoni del pigiama.
– Come come? ‘ insistette incuriosita ‘ cosa intendi esattamente? Vieni qui vicino che me lo racconti’
Invitarmi accanto a lei sul bracciolo della poltrona era il suo modo di dirmi che mi avrebbe fatto una sega’ anche se non ero più riuscito a farmelo prendere in bocca e nemmeno a farla venire’ Comunque mi avvicinai, sperando di riuscire ad ottenere qualcosa, e mi sedetti sul bracciolo. La zia mi appoggiò subito la mano sull’uccello facendomi rizzare il cazzo che già si stava svegliando e mi chiese ammiccante:
– Ma allora, si può sapere cosa ti ha fatto Silvia? Ti ha toccato così? ‘ e intanto cominciava ad accarezzarmi attraverso il pigiama.
– Non proprio ‘così’ ‘ dissi ‘ lei mi toccava sotto i calzoni, come fai tu qualche volta
– Ah si? ‘ disse lei abbassandomi l’elastico dei calzoni del pigiama e liberandomi l’uccello che svettò duro ed umido ‘ Ma dimmi un po” ti toccava meglio lei o ti tocco meglio io? ‘ e intanto cominciò a farmi una lentissima sega.
– Beh zia, sai’ &egrave difficile da dire’ tu sei bravissima certo’ ma lei’ non so’ – risposi cercando di farla ingelosire ‘ lei si lasciava anche toccare’
– Perché? Io non ti ho mai fatto toccare il seno? ‘ chiese un po’ seccata e tirando fuori le sue tettone. Rispetto a quelle di Silvia, le tette della zia erano bianchissime e morbide con i capezzoli duri e lunghi. Cominciai a toccargliele e a succhiarle mentre lei continuava con quella lentissima sega’ onestamente zia Susy era decisamente più brava di Silvia con le mani’ passava il pollice sulla cappella’ poi stringeva l’asta’ scappellava l’uccello fino in fondo’ risaliva rapida’ poi insisteva lentamente’ insomma non sapevi mai cosa ti avrebbe fatto un secondo dopo e quello che faceva era sempre stupendo’
Nel frattempo si stava eccitando anche lei, cosa che non era più capitata dopo la prima volta; infatti la zia, a parte la prima volta, si era sempre comportata con me come una ‘professionista’: non era mai partecipe, era sempre perfetta, bravissima, mi faceva godere da impazzire, ma sembrava che lo facesse solo per fare un piacere a me’ ma quella sera doveva essere scattato qualcosa’ sarà stato il pensiero di Silvia’ sarà che qualche volta evidentemente veniva voglia anche a lei’ insomma era eccitata e cominciava ad agitarsi’
Lentamente fece scivolare la sua mano sotto la gonna fino ad accarezzarsi la figa attraverso le mutandine’ io decisi di approfittarne e le dissi
– Sai zia che Silvia mi ha insegnato una cosa che secondo me potrebbe piacerti? – le sussurrai.
– Ah si? ‘ rispose lei languidamente ‘ Cosa?
A questo punto mi lasciai scivolare in ginocchio tra le sue gambe, le allargai le cosce e le scostai il lembo delle mutandine.
– Ma cosa fai? ‘ chiese la zia accennando una finta protesta
Io non le risposi, ma le appoggiai la lingua sul clitoride che si intravedeva nel folto pelame nero e cominciai a leccarla come mi aveva insegnato Silvia: un po’ leccavo il grilletto, un po’ lo stringevo tra le labbra, un po’ lo mordicchiavo’ poi qualche lunga leccata lungo tutto il solco’ nel frattempo la zia si era sdraiata sempre di più sulla poltrona facendo sporgere il culo. Questo mi facilitava le cose e riuscii anche ad infilarle due dita nella figa senza mai smettere di leccare.
La zia godeva e smaniava’ cominciò a muovere il bacino come se stesse scopando e io pensa che forse glielo potevo ficcare in figa. Senza smettere di leccare la passai le braccia sotto le cosce e le toccai il culo morbido’ poi le alzai le cosce e le appoggiai sopra le mie spalle.
– Ma cosa fai Ninni? ‘ cercò di chiedermi la zia, ma era troppo intenta a godere per farci caso più che tanto’
A questo punto smisi di leccare e prima che lei potesse rendersene conto le appoggiai la cappella proprio sul grilletto cominciando a sditalinarla con il cazzo.
– Oh Ninni’ cosa fai? Sii’ così’ – la zia sembrava apprezzare il cambiamento di programma’ così la sditalinai per bene. Lei godeva come una vera porca e continuava a muovere i fianchi. A un certo punto rallentai il ditalino con il cazzo sino a smettere per vedere come avrebbe reagito e lei mi prese subito il cazzo in mano manovrandoselo a piacimento’ e cominciò un ditalino lento e dolce: faceva ruotare lentamente la mia cappella intorno al suo grilletto, poi interrompeva per riprendere nell’altro senso’ poi la passava proprio sopra il grilletto che io sentivo sempre più duro’ poi se lo passava dall’alto verso il basso e poi verso l’alto lentamente, facendomi letteralmente morire dalla voglia di fotterla’ non ce la facevo più: mi presi il cazzo in mano e glielo ficcai nella figa ormai spalancata.
La zia non accennò nemmeno a lamentarsi, anzi sembrava gradire molto la nuova situazione. Io ero in ginocchio davanti a lei e la penetravo con dolcezza, lentamente, entrandole fino in fondo per poi arretrare fin quasi ad uscire’ tenendole le cosce aperte le potevo vedere tutto il figone con il mio cazzo che andava dentro e fuori’ ma la voglia di sbatterla mi assalì e cominciai a chiavarla furiosamente.
A questo punto la zia sembrò scatenarsi:
– Si, dai’ così’ più forte’ scopami’ – era la prima volta che la zia usava una ‘parolaccia’, lei diceva sempre ‘toccarsi’, ‘seno’, al massimo aveva detto ‘pisellone” era proprio scatenata’ aveva rotto i freni’
– Si zia, ti fotto’ sei una gran porca ‘ azzardai, eccitato dalle sue parole
– Siii’ fottimi Ninni’ fottimi’ sono la tua puttana’ mi fai godere come una troia’ sbattimi la figa’ – non credevo alle mie orecchie: la zia che diceva tutte quelle parolacce’ mi eccitai da morire e mi scatenai anch’io:
– Si, sei una gran troia’ ti piace fottere eh? E anche i pompini ti piacciono, vero troiona?
– Si, si’ mi piace il tuo cazzo’ mi piacciono i pompini e mi piace farti seghe e mi sono sempre eccitata facendoti seghe’ poi mi dovevo fare dei gran ditalini pensando al tuo cazzone’ siii’ sbattimi’
‘Allora le &egrave sempre piaciuto’ pensai’ ‘solo che non voleva farmelo capire’ che troia”. La zia continuava a godere e cominciò a sborrare:
– sto venendo’ siii’ gooodo’ sbattimi’ sborro’ siii’
Io le diedi gli ultimi colpi, ma volevo venirle in bocca e allora glielo tolsi dalla figa’ mi sedetti sul divano li accanto con il cazzo in aria e le dissi:
– vieni qui a spompinarmi adesso, prendilo in bocca e fammi sborrare’
– si, eccomi Ninni’ certo che te lo spompino’ te lo lecco tutto questo bel cazzone che mi ha fatto godere la figa’ sentiamo che buona sapore ha’ sento il sapore della mia figa’
E così dicendo si mise in ginocchio davanti a me e cominciò un sapiente pompino, me lo leccò tutto, lo succhiò e dopo poco arrivai in fondo:
– ecco zia’ dai che sborro’ ti sborro in bocca’ no’ aspetta’ ti voglio sborrare in faccia ‘ le dissi togliendoglielo dalla bocca. Lei fu pronta a prenderlo in mano e cominciò subito a farmi una sega sulle sue labbra. Due colpi e la sborra uscì copiosamente schizzandola in faccia e sulle labbra:
– si Ninni, così’ – sussurrò la zia con voce roca ‘ sborrami addosso’ sii così’ sono la tua troia’ mi piace la tua sborra’
E nel dire così mi leccò il cazzo, se lo prese in bocca e me lo coccolò lanciandomi occhiate languide e da vera porcona’
– e adesso che sai che la zia &egrave una gran troia’ mi scoperai ancora vero Ninni?
E da quel giorno e per molto tempo, zia Susy fu la mia troia personale’.

commenti e critiche a procionis@yahoo.com Dopo qualche settimana Silvia venne a stare qualche giorno da noi e rimase a dormire a casa di zia Susy che aveva una piccola camera degli ospiti.
Io avevo qualche imbarazzo perché, avendo raccontato a zia Susy delle mie esperienze con Silvia, non sapevo bene come comportarmi in presenza della zia. Mi sarebbe piaciuto strusciarmi Silvia e farmi toccare un po’ da lei, ma non sapevo bene come interpretare certe occhiate che mi lanciava la zia in presenza di mia cugina e poi Silvia non poteva immaginare le mie avventure con zia Susy.
Zia Susy oltretutto sembrava eccitata dalla presenza di Silvia e mi provocava in tutti i modi: mi sfiorava, si chinava verso di me facendo intravedere le tette dalla scollatura della camicetta, se si sedeva sulla sua poltrona faceva sempre in modo di mostrarmi le sue belle cosce’ e io non potevo far altro che farmi dei gran segoni. Da una parte Silvia, le sue lunghe gambe e il ricordo delle gran scopate con lei, dall’altra zia Susy, le sue tette, le sue seghe e l’eccitazione che il suo corpo maturo non mancava mai di procurarmi’ seghe, seghe e poi ancora seghe! Non riuscivo mai a trovarmi solo con una delle due per un tempo sufficiente e senza rischi.
Finché finalmente un pomeriggio Silvia disse che sarebbe andata a fare shopping e zia Susy – che spesso la accompagnava – disse che preferiva restare a casa visto che pioveva e si sentiva stanca.
Non appena Silvia uscì io mi precipitai in casa di zia e capii subito che avremmo avuto qualche mezz’ora di sesso intenso: non appena fummo soli infatti, zia cominciò a chiedermi con aria ammiccante:
– Allora, ti piace sempre la ‘cuginetta’, vero?
– Beh zia, sai com’&egrave’
– Certo che lo so, anzi, lo vedo: ti tira in continuazione’ dai vieni qui e raccontami cosa facevate insieme’
Questa era una delle sue piccole perversioni: le piaceva che io le raccontassi delle mie scopate con Silvia e dovevo tutte le volte inventarmi qualcosa di nuovo e di eccitante. Mi disposi comodo sul divano e mentre lei mi massaggiava la patta cominciai a raccontarle di come Silvia si spogliava e si facesse vedere nuda da me’ insomma le raccontai quello che voleva sentirsi dire. Zia Susy si eccitava sempre più e mi tirò fuori l’uccello cominciando una maestosa e lentissima sega. Man mano che proseguivo nel racconto lei si accoccolò a terra davanti a me, seduta sui talloni, a cosce larghe, la gonna tirata su fino in vita e cominciò a farmi un meraviglioso pompino dicendomi:
– Non abbiamo tempo di andare a letto, Silvia potrebbe tornare’ ma non ce la faccio più e devo venire per forza!
E così dicendo si imboccò il mio uccello facendosi contemporaneamente un ditalino furioso.
– Parla, racconta, cosa facevate tu e Silvia?
E io raccontavo delle scopate con Silvia, dei toccamenti dei suoi pompini e delle gran leccate di figa che le facevo. E tutto questo godendomi la sua bocca.
A un certo punto mi sembrò di sentire un rumore, ma non ci badai più che tanto finché non vidi comparire sulla soglia Silvia con l’impermeabile addosso. Ebbi un sussulto, ma zia Susy non ci badò pensando ad un mio godimento per la sua pompa. Silvia mi fece cenno con il dito di stare zitto e si appoggiò allo stipite della porta osservando con aria decisamente maliziosa la scena che si presentava davanti ai suoi occhi: sua zia che spompinava furiosamente suo cugino mentre si sditalinava’ Evidentemente la scenetta le piacque perché lentamente si aprì i lembi dell’impermeabile, si tirò su la gonna e cominciò ad accarezzarsi la figa infilando le dita sotto l’orlo degli slip di pizzo bianco.
Intanto zia continuava il suo pompino e io – ancor più eccitato da quello che vedevo – arrivai ad una sborrata gigante mentre anche zia veniva rantolando.
A quel punto Silvia si ritrasse dalla porta e facendo finta di rientrare in quel momento aprì rumorosamente la porta d’ingresso e salutò dall’anticamera.
Zia Susy si alzò immediatamente e mentre io mi rimettevo a posto l’uccello mi strizzò un occhi sussurrando:
– Appena in tempo, eh Ninni?
Silvia entrò in sala e mi lanciò un’occhiata ammiccante lasciandomi immaginare interessanti sviluppi’

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La sera dopo zia Susy e i miei dovevano uscire per una cena con amici di famiglia e quindi Silvia ed io saremmo rimasti a casa da soli.
Non appena i miei uscirono mi precipitai in casa di zia:
– Ma sei matta? Ieri per poco non i facevi morire dallo spavento! – dissi a Silvia.
– Non mi sembravi spaventato – rispose prendendomi in giro – piuttosto direi’ ‘goduto’, o sbaglio?
– Si, si’ ma se zia Susy se ne fosse accorta?
– Beh visto la gran porcona che &egrave, forse le sarebbe pure piaciuto; tu che ne dici? Non l’avrei mai pensato di lei, eppure l’ho vista con i miei occhi e non mi &egrave sembrata la prima volta, o no?
– No, non &egrave la prima volta, anzi’ la mia prima volta &egrave stata proprio con lei, qualche mese prima di te. Ma a te &egrave piaciuto molto, mi sembra.
– Moltissimo: a me piace da impazzire vedere due che fanno sesso, mi bagno immediatamente e poi qui c’era anche la sorpresa di vedere zia Susy. Ieri sera mi sono poi dovuta fare un ditalino gigante visto che non ero riuscita a venire mentre vi guardavo. Avete fatto troppo in fretta!
– Beh devi capire che era già da un po’ che zia mi stava spompinando.
Nel frattempo il mio cazzo si stava decisamente indurendo e premeva contro la patta dei calzoni.
– Ma perché restare qui a chiacchierare di sesso quando potremmo farlo? Mi hai fatto venire un cazzo enorme, guarda qui! – dissi sfoderando l’arnese turgido.
– Vieni, andiamo in camera che ci possiamo sfogare tutt’e due’
E così fu.
Ci facemmo una scopata coi fiocchi e i controfiocchi: a sessantanove la prima sborrata, poi un po’ a pecorina e infine una cavalcata dal davanti tenendo le sue gambe appoggiate alle mie spalle’ Stremato mi buttai bocconi accanto a lei stretto tra di lei ed il muro, nel lettino singolo della sua cameretta.
Ma Silvia aveva avuto un’idea:
– Ma a te piacerebbe farti me e la zia insieme? – mi chiese ammiccando sensualmente.
– Cazzarola! Ma dici sul serio? E come facciamo a convincere la zia? Non &egrave che possiamo andare da lei e dirle ‘senti zia, cosa ne diresti di fare una piccola orgetta tra di noi?’
– Ma no, scemo – rispose pronta Silvia – si tratta di intrigarla, di metterla di fronte al fatto compiuto’ potremmo farci scoprire a letto noi due oppure, forse &egrave meglio, fare in modo che ‘casualmente’ io vi becchi mentre state scopando’ a quel punto non potrebbe più tirarsi indietro!
– Si, ma se non le piace l’idea di andare a letto in tre? Con un’altra donna?
– E va beh? Noi che rischiamo? Sarei io che vi scopro a letto’
– Già &egrave vero’ ma, a proposito, ma tu sei già stata a letto con una donna? – chiesi incuriosito – una volta mi avevi accennato ad una storia con una tua amica… Claudia mi sembra, ma poi non mi hai mai raccontato nulla.
– Non mi andava di spiattellarti tutto’ cerca di capirmi
– Si, si capisco’ ma adesso ‘devi’ raccontarmi
– E va bene, ecco cosa &egrave successo:

IL RACCONTO DI SILVIA
L’anno scorso avevo bisogno di stare a Milano per un paio di mesi per lavoro e chiesi a Claudia di ospitarmi a casa sua. Claudia forse non l’hai mai vista’ ha la mia età, ma &egrave molto più alta di me, si potrebbe definire ‘giunonica’: alta, in carne, tanto seno sodo, un culone grosso e altrettanto sodo, bionda’ una bella ragazza insomma, solo un po” tanta.
Per farla breve, mi ospitò da lei. Una sera io volevo andare al cinema e Claudia mi disse che non sarebbe uscita perché ‘forse’ aspettava qualcuno. Capii subito che c’era di mezzo un uomo e uscii senza discutere.
Verso mezzanotte stavo rientrando piano piano per non disturbare, ma dalla camera da letto di Claudia sentii un mugolio inequivocabile: Claudia se la stava spassando!
Non potei resistere e mi avvicinai alla sua porta che trovai socchiusa. Sbirciando vidi Claudia sdraiata sul lettone con le cosce larghe e un uomo che la leccava intensamente. Immediatamente sentii la figa bagnarsi e istintivamente mi misi la mano all’inguine.
Loro non si accorgevano di nulla e io rimasi a guardare ipnotizzata’ come ieri con te e zia Susy! Mi alzai la gonna e mi infilai le dita sotto gli slip per farmi un ditalino. In quel momento Claudia guardò dalla mia parte e mi vide! Mi immobilizzai immediatamente, sperando di sbagliarmi, ma non c’erano dubbi: Claudia mi stava guardando e mi sorrideva. Arretrai spaventata e mi rifugiai in camera mia.
Ma non riuscivo a dormire. La vista di Claudia che si faceva leccare a gambe larghe mi tornava alla mente e mi tormentava. Non potei far altro che masturbarmi per farmi passare l’eccitazione. Fu un ditalino breve, intenso, sconvolgente. Mi addormentai sfinita.
La mattina dopo a colazione Claudia mi venne vicino e senza dirmi nulla mi accarezzò da dietro il seno, infilando le mani sotto la camicia da notte. Io restai immobile ammutolita, non sapevo che dire e che fare’ non dissi nulla e fece tutto lei: mi accarezzò a lungo il seno, facendo crescere in me la voglia, mi torturò i capezzoli ed infine si chinò sul mio collo baciandolo.
Non ce la facevo più: mi alzai la camicia da notte e mi toccai la figa grondante. A quel punto Claudia mi venne davanti, mi allargò con dolcezza le cosce, si inginocchiò e cominciò a leccarmi.
Nessuno mai mi aveva leccato così! Mi eccitava anche l’idea che fosse una donna a leccarmi e raggiunsi un orgasmo come non avevo mai provato.
Poi ci trasferimmo a letto e ci mettemmo a sessantanove’ beh il resto lo puoi immaginare’

Come potete ben capire ero attizzatissimo dal racconto di Silvia e l’unico mio commento fu leccarle la figa e ricominciare un’altra scopata memorabile immaginando cosa sarebbe potuto capitare con zia Susy.

commenti e critiche a procionis@yahoo.com La permanenza di Silvia a casa di zia Susy si prolungava e io ne ero da un lato molto intrigato, pensando a quello che sarebbe potuto capitare, e dall’altro un po’ incazzato perché le possibilità di fare sesso, anche con una sola delle due, era sempre limitata.
Con Silvia non volevamo rischiare di farci beccare da zia e zia Susy aveva paura di farsi scoprire da Silvia.
Il risultato erano seghe pensando alle due donne della mia vita: me le vedevo seminude, zia con i suoi busti neri, le calze scure, le tette grandi e bianche che penzolavano fuori’ Silvia in reggicalze, completino intimo di pizzo bianco, la figona nera che spuntava dagli slip, le tette sostenute dai suoi famosi reggiseno a balconcino’ me le immaginavo davanti a me, in piedi che si sditalinavano guardandosi tra loro. Quante seghe! Non appena possibile, le raccontavo a Silvia che si arrapava, mi toccava il cazzo e mi diceva che si sarebbe fatta un ditalino pensando a me’ Moto arrapante, certo! Ma insoddisfacente sul piano pratico!
Finalmente Silvia trovò il modo si uscire da sola senza destare sospetti e tranquillizzò zia Susy dicendo che sarebbe rientrata solo dopo cena molto tardi.
Fantastico! Era certo che sarei andato a letto con zia e che Silvia avrebbe potuto ‘scoprirci’ come d’accordo.
Subito dopo cena andai da zia Susy che in realtà si fece pregare un po’ prima di lasciarsi toccare. Diceva che temeva il rientro di Silvia e che non se la sentiva. Cercai allora di eccitarla facendola ingelosire un pochino, cominciando a raccontarle delle mie scopate passate con Silvia. All’inizio si schermiva dicendomi di tacere, che tanto non ci sarebbe stata, che non avevo nessuna possibilità’ ma intanto la vedevo sulla sua poltrona che si stringeva le cosce, muoveva impercettibilmente il bacino, chiudeva gli occhi’ Mi avvicinai a lei e, sedendomi sul bracciolo, cominciai ad accarezzarle il seno slacciandole la camicetta. Cazzo come me lo faceva tirare! Poco dopo mi lasciai scivolare davanti a lei, le alzai dolcemente la gonna scoprendo le sue belle coscione velate dalle calze nere. Me le accarezzai voluttuosamente, tirandomi fuori il cazzo durissimo e cominciando una lenta sega in ginocchio davanti a lei. Ogni tanto mi avvicinavo con la mano alla sua figa coperta dagli slip di seta nera e le sfioravo il monte di venere. Zia mugolava di piacere e io godevo come un porco.
Non passò molto tempo che mia zia mormorò:
– leccami, ti prego – e così dicendo si scostò il lembo degli slip mettendo in mostra la figa nera e umida.
Io volevo farmi pregare un po’ per eccitarla ancora di più e le dissi dolcemente:
– prima toccati, allargala e fammi vedere dove vorresti essere leccata.
Lei obbedì immediatamente: con due dita della sinistra si aprì le labbra della figa, passò il dito medio della destra sulla fessura, dal basso verso l’alto, lentamente, molto lentamente e arrivò al grilletto. Lo scappucciò, lo accarezzò, tornò in basso, si infilò il dito e lo estrasse tutto bagnato, risalì ancora più lentamente e cominciò un dolcissimo ditalino, gemendo di piacere e implorandomi di leccarla.
Dopo qualche istante la accontentai cercando di resistere alla tentazione di continuare a farmi una sega perché rischiavo di venire subito. Con Silvia eravamo d’accordo che mi sarei fatto ‘sorprendere’ sul divano mentre zia mi spompinava, dando quindi le spalle alla porta, come qualche giorno prima. Dopo qualche minuto la convinsi a farmi un pompino e mi accomodai sul divano, esattamente come era già successo: io per stare più comodo mi ero tolto calzoni e mutande, lei aveva tirato fuori le tette da sopra il busto, arricciato la gonna in vita, si era accoccolata sui talloni e a gambe larghe si sditalinava mentre mi leccava il cazzo.
Eravamo in quella posizione da pochi minuti quando zitta zitta Silvia si affacciò alla porta dietro zia Susy. Si era già tolta la gonna e la camicetta e mi appariva come nei miei sogni: calze color carne, completo intimo bianco. Appoggiata allo stipite si accarezzava dolcemente la figa.
Come d’accordo, cercai di intrigare zia Susy:
– ti piace quando ti racconto delle mie scopate con Silvia, vero?
– si, moltissimo – mugolò lei in risposta tra una leccata e l’altra
– ma allora ti eccita Silvia? – insistevo io
– ma no, cosa vai a pensare’? Mi eccita immaginare te che la stai leccando e mi piace pensare di essere al suo posto
– ma ti piacerebbe farti leccare da lei?
– ma cosa dici? – mi rispose con tono scandalizzato, ma intanto sentivo che il pompino diventava più intenso, mi stringeva con una mano la base dell’uccello fino a strizzarlo e il suo ditalino aumentava di ritmo.
– ma lo sai che &egrave brava a leccare? Mi ha sempre fatto delle leccate di cazzo meravigliose – continuavo io. Zia non rispondeva, ma aumentava il ritmo.
– sai che una volta &egrave stata con una donna? – azzardai per vedere la reazione di zia.
– che porcona tua cugina – commentò zia, meno scandalizzata di prima, con un tono più sensuale
– a me piacerebbe moltissimo vedervi tutt’e due nude insieme – arrischiai…
– ah si, eh? Porco che non sei altro – mormorò zia, levandosi il cazzo di bocca e, continuando a tenerselo davanti alla bocca, proseguì – e magari ti piacerebbe che ci leccassimo, vero?
– perché no? Anzi, mi piacerebbe moltissimo, zia
– e allora magari un giorno lo potremmo fare – disse zia, fantasticando e pensando di continuare nel gioco di fantasia cominciato
– davvero? Lo faresti?
– se dici che &egrave così brava, perché no?
– ma allora facciamolo, zia! – e così dicendo le rinfilai di nuovo il cazzo in gola mettendole una mano dolcemente sulla nuca, come per trattenerla. Lei si concentrò sul mio cazzo e lo inghiottì tutto mentre Silvia si avvicinava lentamente a noi.
Era ormai accanto a noi e restò in piedi a gambe larghe continuando ad accarezzarsi la figa. Zia aprì gli occhi e rimase sbalordita, ma io le tenni la mano sulla nuca in modo che non potesse togliersi il cazzo di bocca e sorridendo le dissi:
– &egrave un po’ che Silvia ci guarda e mi sembra molto eccitata’ che ne dici di vedere se &egrave davvero brava a leccare?
E così dicendo la invitai ad alzarsi da terra e a sedersi sul divano. Zia era frastornata, non riusciva a spiccicare parola e io ne approfittai per baciarla e leccarle le tette allargandole le gambe. Subito Silvia si inginocchiò davanti a zia, le scostò gli slip e cominciò una leccata di figa magistrale. Zia era inebetita dalla sorpresa e dal godimento.
Poco dopo mi misi in ginocchio sul divano e le diedi il cazzo da leccare e da lì in avanti perse ogni freno inibitore.
Ci trasferimmo in camera da letto e seguirono un paio d’ore di sesso sfrenato.
La miglior posizione fu quando si misero a sessantanove, zia sotto e Silvia sopra, e mentre io mi scopavo Silvia a pecorina, lei leccava la figa di zia e zia si alternava tra le mie palle e la figa di Silvia’

Silvia tornò a casa sua e io mi consolavo con zia Susy, anche se gli incontri non erano così frequenti come mi sarebbe piaciuto. Tutte le sere io andavo da lei a vedere la tv, ma si faceva sesso solo un paio di volte a settimana. Qualche volta era stanca, qualche volta non aveva voglia e io spesso mi dovevo accontentare di farmi dei gran segoni limitandomi a guardarle le cosce sempre maestose.
Quando si faceva sesso però, era sempre eccitante: ci raccontavamo fantasie erotiche che coinvolgevano Silvia, memori della gran scopata in tre, oppure altre donne di fantasia che ci inventavamo per il nostro piacere. Queste fantasie provocavano in zia Susy un’eccitazione altissima e si sfogava dandosi a me con furia e passione.
Un paio di mesi dopo che Silvia se ne fu tornata a casa venne ad abitare al nostro stesso piano una signora molto anziana e sua figlia, vedova. La vecchia madre si muoveva pochissimo e non usciva quasi mai di casa: era piuttosto conciata e faceva molta fatica a muoversi. La figlia, una bella signora bionda di una quarantina di anni, era insegnante di lettere al liceo.
Io la incontravo spesso in ascensore ed era un viaggio di 5 piani veramente sconvolgente: lei era sempre vestita in modo molto elegante, gonna stretta e fasciante appena sopra al ginocchio, calze color carne oppure color fumo, scarpe scollate col tacco, camicetta e giacca. Aveva un profumo che mi avvolgeva completamente e io mi inebriavo inspirando profondamente. Si scambiavano quattro chiacchiere parlando del più e del meno, il tempo, la scuola, la mia università. Io faticavo a seguirla nei discorsi perché non potevo fare a meno di pensarla in déshabillé: chissà che intimo portava? di che colore, com’erano gli slip? di seta o di pizzo? E il pelo come lo aveva? Biondo? Scuro?
E intanto mi imbambolavo e facevo delle figure barbine con lei che mi doveva ripetere le domande’ insomma la signora Alberta me lo faceva tirare di brutto e poi la sera mi sfogavo con zia Susy facendo un sacco di fantasie su di lei.
Anche zia era attratta dalla signora Alberta, diceva che aveva classe, stile e che le sarebbe piaciuto aprirle le gambe e leccarla’ perché nel frattempo zia Susy si era scoperta decisamente bisessuale e, dopo l’esperienza con Silvia, le era rimasta la voglia di leccare anche le fighe.
Fantasie, fantasie! La signora Alberta era inavvicinabile: buongiorno e buonasera, ma niente di più. Zia era una che attaccava bottone con tutti, ma la signora Alberta era al di là anche delle sue possibilità: riservata e gentile, non lasciava spazio a nessuna curiosità. Le domande su di lei, sulla sua vita, i suoi interessi cadevano nel vuoto di un sorriso smagliante, affascinante, ma che nient’altro concedeva.

Un giorno che l’ascensore era fuori servizio e stavo scendendo le scale a piedi, mi accorsi che, un due o tre piani più in basso, la signora Alberta stava salendo. Ogni tanto si fermava come per prendere fiato visto che portava due borse della spesa piuttosto pesanti. Stavo per accelerare per aiutarla, quando la vidi – non visto – appoggiare le borse per terra e tirarsi su la gonna per aggiustarsi meglio le calze. Uno dei gesti più erotici che una donna può fare! Era lì a pochi metri da me, la vedevo dall’alto, lei era su un pianerottolo e stava sistemando le calze accorciando il laccetto del reggicalze bianco. Trattenni il fiato per non farmi scoprire. Il cazzo divenne di marmo in un istante e sperai che non finisse mai di sistemarsi. Invece durò pochi secondi e, riassettata la gonna, riprese le borse e ricominciò a salire.
A questo punto non potevo che incrociarla e insistetti per portarle le borse fino al nostro piano. Arrivati davanti alla sua porta non volli lasciare le borse sul pianerottolo e mi ostinai nel volerle portare in cucina. La seguii nel corridoio vedendola ancheggiare dolcemente e lievemente e infine anche questa spettacolo terminò. Appoggiai le borse e feci per uscire. La signora Alberta volle offrirmi da bere per ringraziarmi e mi fece accomodare in salotto sul divano. Lei arrivò poco dopo con una coca-cola per me e un bicchiere di vino bianco per sé, si sedette su una sedia di fronte a me e accavallò le gambe.
Io trattenni il fiato.
Non si era visto nulla, ma mi ero immaginato tutto!
Non ero riuscito a non fissarle le gambe e rimasi lì a rimirare lo spettacolo di lei seduta davanti a me. Feci una figura da cani! Lei se ne accorse, arrossì lievemente, scavallò subito le gambe e si tirò ancora più giù la gonna.
Io balbettai qualcosa, ma peggiorai la situazione, finché lei, impietosita mi chiese:
E l’università come va?
– Bene, grazie. Tutto bene… e la sua scuola? – e non appena finii di parlare mi accorsi della domanda idiota che le avevo fatto. ‘Lei a scuola ci insegna, mica ci studia, scemo’ pensai, ‘prova a dire qualcosa di meno stupido, se ci riesci’.
Fu ancora a lei a togliermi dai guai:
-Ma non parliamo della scuola, scusami’ ‘deformazione professionale’ – aggiunse ridendo
– Ma si figuri, non c’&egrave nessun problema’ – niente, non riuscivo a dire nulla di interessante e dovevo anche sforzarmi per non guardarle ancora le gambe. Anche il viso era molto bello: bionda, occhi chiari, grigi, labbra velate da un rossetto rosa, un trucco leggero che le metteva in risalto gli occhi. Insomma: proprio una bella donna!
-Va beh, si &egrave fatto tardi, devo proprio andare – dissi per uscire dalla situazione decisamente imbarazzante.
-Torna a trovarmi qualche altra volta – mi disse accompagnandomi alla porta.
Non vorrei disturbare lei o sua madre – risposi io
– Ma no, non ti preoccupare, mia madre dorme quasi tutto il giorno. – Concluse sorridendomi e chiudendo la porta. – Ti aspetto – rilanciò infine.
Io mi precipitai giù per le scale inebriato dall’incontro, dal suo profumo, dal suo saluto e dal suo invito che mi sembrava così promettente.
Quella sera con zia Susy cominciai a strusciarmi su di lei non appena entrai in casa sua e poi mi feci una scopata come da tempo non mi capitava. Zia era compiaciuta della mia foga, ma io preferii non dirle nulla dell’incontro con la signora Alberta. Non volevo che mi prendesse in giro. Ma la signora Alberta fu presente nelle nostre fantasie tutta la sera’

Un paio di giorni dopo ci incontrammo in ascensore e lei mi invitò a casa sua ‘a fare merenda’, mi disse sorridendo.
Tutto eccitato, mi presentai davanti alla sua porta alle quattro precise, suonai e lei venne ad aprirmi sorridendo. Era splendida: una gonna stretta grigia, un paio di centimetri sopra il ginocchio, la camicetta bianca un po’ aperta… il suo profumo sconvolgente mi avvolse prima che potessi parlare.
Ciao, ti aspettavo – mi disse sorridendo.
Buongiorno signora – risposi un po’ sottotono
Vieni accomodati in salotto mentre finisco di preparare – aggiunse mentre mi faceva entrare – ho fatto una torta al cioccolato, spero ti piaccia’
– Va benissimo, signora – mi affrettai ad assentire.
Entrai nel salotto che già conoscevo mentre lei andava in cucina.
Mi guardai intorno e fui colpito dall’immensa libreria che ricopriva da terra fino al soffitto due pareti intere. Mi avvicinai incuriosito per vedere che libri leggesse la ‘professoressa’ Alberta.
I classici, italiani e stranieri, molti romanzi, molti libri di storia e parecchie biografie di personaggi famosi’ nulla di particolarmente interessante. Tutti i libri erano perfettamente allineati negli scaffali, meno quelli in un ripiano in basso, nell’angolo. Lì erano un po’ disallineati, come sarebbe nomale in una libreria, ma stonavano con il resto della biblioteca che era in un ordine maniacale. Mi avvicinai istintivamente per rimetterli in ordine e vidi i titoli: ‘L’amante di lady Chatterley’ che conoscevo di fama (un polpettone pseudo erotico degli anni ’20), ‘Le undicimila verghe’ di Apollinaire (veramente ‘porno’, inizio ‘900), ‘Memorie di un giovane libertino’ (altro porno sempre di Apollinaire)’ tutti titoli che conoscevo di fama, ma che non avevo mai letto. Uno mi colpì in modo particolare per il titolo in latino ‘Opus Pistorum’ di Henry Miller. Non so cosa mi prese’ lo aprii a caso e trovai descritta in modo assolutamente esplicita una scena porno: un uomo raccontava di come stesse scopando una tipa che nel frattempo leccava la figa di un’altra! Non credevo ai miei occhi! Il cazzo mi si inalberò immediatamente e mentre mi stringevo l’uccello non potei fare a meno di pensare alla signora Alberta che leggeva quelle pagine. Il libro era infatti un po’ consunto, come se fosse stato letto e riletto più volte.
Ero lì, davanti alla libreria con il libro in una mano e il cazzo nell’altra quando sentii la voce della signora Alberta:
– Eccomi, scusa se mi sono fatta aspettare
Riuscii a malapena a togliere la mano dall’uccello, ma il libro mi restò in mano. Mi girai muto verso la signora Alberta che, dopo aver visto il libro che avevo in mano, mi disse con voce suadente:
– Hai trovato qualcosa che ti interessa? Se vuoi puoi prenderlo, a me &egrave piaciuto’
Per l’ennesima volta la signora Alberta mi lasciò senza parole. Rimasi lì, con la bocca aperta, il libro in mano, incapace di dire o fare qualunque cosa.
Fu ancora lei a togliermi d’imbarazzo:
– Non restare lì impalato, vieni qui e siediti. Non ti sarai scandalizzato per un libro, no?
– No, no, certo’ – balbettai mentre raggiungevo il divano e, ancora con il libro aperto tra le mani, mi misi a sedere.
– Vuoi che ne leggiamo insieme qualche pagina? – mi disse con voce carezzevole e seducente.
Non credevo alle mie orecchie e rimasi muto come un pesce.
– Mi sono accorta di come mi guardavi l’altro giorno, sai? – proseguì lei – e anche sulle scale, quando mi spiavi mentre mi sistemavo le calze
– Ma no, signora, cosa dice’?
– Dico, dico – insistette lei – dico e ridico – e così dicendo mi appoggiò una mano sulla patta tastandomi il cazzo duro sotto i calzoni.
– Hai un bell’affare qui sotto, o sbaglio?
A quel punto mi risvegliai dallo stordimento e lasciando cadere il libro le infilai una mano sotto la gonna accarezzandole le cosce.
Le stavo allargando le gambe quando sentimmo una voce da una stanza interna:
– Alberta, dove sei?
– Mia madre! Sta venendo qui! – sussurrò la signora Alberta tirandosi giù la gonna rapidamente e andandole incontro – Sono qui mamma – prosegui a voce alta – sono qui con quel giovanotto della porta accanto, ma se ne stava andando’ – concluse guardandomi dritto negli occhi.
Compresi al volo e mi diressi verso il corridoio. La signora Alberta raccolse il libro da terra, me lo mise in mano, sussurrando:
– Leggilo e poi ne parliamo!

Mi divorai il libro durante la notte e mi feci non so quante seghe. Il libro raccontava di tutto: orge, incesti, amori saffici, ammucchiate, bisessuali’ (e anche un paio di violenze, ma a me non piacquero per nulla) il tutto con un linguaggio molto diretto e descrittivo. Io non avevo mai letto nulla di così esplicito in fatto di sesso, forse qualche raccontino pubblicato sulle rare riviste porno che riuscivo talvolta a vedere (‘Caballero’ ad esempio), ma leggere un libro così’ sapevo che esistevano, ma non potevo immaginare che la signora Alberta ne avesse una collezione e me ne proponesse uno da leggere.
Il giorno dopo non andai all’università e rimasi a spiare dalla porta per incrociarla all’uscita di casa. Mi feci trovare ‘casualmente’ davanti all’ascensore e scendemmo insieme.
– Allora, hai cominciato a leggerlo il libro? – mi chiese non appena le porte dell’ascensore si chiusero.
– Si, l’ho finito – risposi pronto.
– Caspita, che velocità! – sorrise sorniona – Ne parliamo un po’ insieme oggi pomeriggio?
– Con grande piacere, a che ora? – chiesi impaziente.
– Vieni verso le due. Mia madre a quell’ora dorme di sicuro e nessuno ci disturberà – aggiunse maliziosamente.
– Certo, certo – balbettai io – arrivederci
– Ciao, a dopo! – mi salutò lei.

Rientrato in casa non sapevo come far passare il tempo fino alle due. Cercai di studiare, ma non ci riuscii e l’unica possibilità fu prendere in mano il libro della signora Alberta e farmi un paio di seghe.
Alle due, puntuale, suonai al campanello della signora Alberta con il libro tra le mani. Mi aprì subito, mi sorrise invitandomi ad entrare e il suo profumo mi avvolse inebriandomi come al solito. Mi fece strada verso il salotto e io ebbi modo di godermi lo spettacolo del suo corpo che si muoveva con grazia davanti a me. Una gonna nera due dita sopra il ginocchio, calze grigie, camicetta bianca sotto la quale si intravedeva, sulla schiena, il segno del reggiseno, un leggero ancheggiare’ le avrei messo subito le mani sul culo, ma mi trattenni lasciando a lei la prima mossa.
Mi invitò a sedermi sul divano e lei si accomodò su una grande e soffice poltrona davanti a me. Accavallò le gambe lentamente, lasciando che la gonna le salisse un pochino lungo le gambe, mi fissò in viso e mi chiese:
– Dunque, cosa ne pensi del grande Henry Miller e del suo Opus Pistorum?
– Mi &egrave piaciuto moltissimo signora. – risposi subito
– E cosa ti &egrave piaciuto di più?
Cazzo! A questa domanda non ero preparato! ‘Che pirla!’ mi dissi ‘&egrave una prof’ ci potevi pensare che ti avrebbe ‘interrogato” e adesso cosa le dico?’
– Mah’ un po’ tutto – provai a tergiversare io – &egrave tutto molto ben scritto. – ‘Ma allora sei scemo!’ mi dissi subito dopo aver chiuso la bocca ‘&egrave un libro porno e tu le dici ‘ben scritto’? Ma che figura stai facendo?’
– Ah! &egrave ‘ben scritto’? – mi chiese ironica – &egrave tutto quello che sai dirmi? – proseguì con voce bassa e seducente – Non lo hai trovato’ ‘eccitante”? – e lasciò la frase in sospeso.
– Beh certo che sì! – mi feci coraggio e mi buttai: – Anzi mi piacerebbe fare molte delle cose raccontate’ – ‘con lei!’ pensai o forse dissi sottovoce. E feci come per alzarmi.
Lei mi gelò:
– Resta fermo dove sei! – intimò con voce bassa, ma dura.
Mi bloccai immediatamente, stupefatto.
Lei proseguì con la voce tornata seducente:
– Mi sembra che tu corra un po’ troppo! Devi imparare ad avere pazienza e ad aspettare. Adesso tu resti fermo su quel divano e non ti muovi finché io non te lo dico.
Non era una richiesta, era un ordine.
Assentii con il capo e mi appoggiai allo schienale intimorito.
Lei scavallò e riaccavallò le gambe, lentissima, lasciando la gonna risalire ancor di più lungo le gambe.
– Goditi lo spettacolo e resta fermo lì – sussurrò la signora Alberta.
Non me lo feci ripetere due volte e mi accomodai come al cinema.
Lei continuò a far risalire la gonna lungo le cosce fino ad arrivare a scoprire la fine delle calze e lasciar intravedere il laccetto bianco del reggicalze. Poi, dopo essersi accarezzata l’esterno della coscia fino quasi al culo, scavallò le gambe e aprì lentamente le cosce.
Io non ce la facevo più e mi toccai il cazzo durissimo sotto la patta dei calzoni.
Mi fulminò con un gelido:
– Non ti azzardare a toccarti!
Mi bloccai e la guardai stupito e interrogativo. Ma lei proseguì suadente:
– Devi imparare ad avere pazienza’ non toccarti finché non te lo dirò io. Sarà più bello, fidati.
Non riuscii neppure a dirle di sì, mi limitai ad assentire con il capo e misi le mani sui cuscini accanto a me per impedirmi di toccarmi.
Lei riprese ad allargare le gambe, si vedevano le cosce, la fine delle calze e si indovinavano gli slip bianchi. Apriva e chiudeva le gambe, lentamente, maliziosamente, sorridendomi. Socchiuse le labbra e si passò languida la lingua sulle labbra. Era irresistibile, quanto di più erotico avessi mai visto nella mia vita. E dire che praticamente non stavo vedendo nulla o quasi.
Dopo qualche minuto si portò le mani sul petto e si slacciò i bottoni della camicetta ad uno ad uno, lasciando però i lembi chiusi. Si infilò la destra sotto il lembo sinistro e si accarezzò il seno. Poi, piano piano, aprì la camicetta i potei vederle il reggiseno bianco, di un tessuto semitrasparente, sembrava tulle ricamato a grandi fiori. Si vedevano le areole, grandi, scure e i capezzoli schiacciati dalla stoffa leggera. Man mano che si accarezzava il seno però, i capezzoli si ergevano e sporgevano dal tulle in modo provocante.
La voglia di toccarmi era spasmodica, sentivo l’uccello tirare contro le mutande, la cappella che si bagnava, ma non osavo muovermi.
Si infilò la mano sotto la coppa del reggiseno e tirò fuori le tette, prima la sinistra e poi la destra e continuò a toccarsi i capezzoli che a questo punto svettavano duri e sporgenti.
Andò avanti per un tempo che mi parve infinito. Cominciò anche a muovere lentamente e ritmicamente i fianchi ed infine scese con la destra verso le gambe aperte e si tirò finalmente su la gonna completamente. Apparvero gli slip di seta bianca con un intarsio di pizzo in verticale proprio sulla figa. Si intravedevano i peli chiari.
Lei cominciò a sfiorarsi la figa da sopra gli slip con la destra, mentre la sinistra restava a tormentarsi i capezzoli. Infine si infilò la mano sotto l’elastico degli slip e si cominciò a toccare con più insistenza e determinazione con movimento verticale, su e giù, su e giù, su e giù’
La mano sinistra raggiunse gli slip e scostò il bordo destro verso sinistra, lasciando la figa al vento, coperta solo dalla mano destra che si muoveva ritmicamente. Poi, con una lentezza esasperante, si aprì le labbra della figa con la sinistra e con la destra cominciò una lenta esplorazione interna per poi raggiungere il clitoride e cominciare un lento movimento circolatorio con il medio.
Con uno sguardo torbido e una voce carezzevole mi chiese:
– Ti tira?
Non riuscii a rispondere e faci cenno di sì con la testa.
– Tiralo fuori e fammelo vedere, ma non toccarlo – continuò lei.
Mi liberai il cazzo in un nanosecondo e lui svettò umido e dritto come un fuso. Prima che potessi cominciare un gran segone, lei mi disse:
– Scappellalo lentamente.
Eseguii immediatamente.
– Più lento! – mi ingiunse lei e proseguì: – Adesso toccatelo sulla punta e facci roteare sopra un dito, lento però! Mi raccomando.
Eseguii con tutta la lentezza di cui fui capace. Fu una sensazione bellissima, il cazzo mi tirava e reclamava una sega gigante, ma questo modo di solleticarmi era meraviglioso. Continuammo così per un minuto o due e poi disse:
– Adesso toccati come preferisci tu! – e contemporaneamente cominciò un ditalino furioso.
Io non me lo feci ripetere due volte e attaccai una sega rapida, profonda, intensa mentre con la sinistra mi accarezzavo le palle.
Lei comprese che non sarei potuto resistere per molto e mormorò:
– Non sporcare in giro.
Presi il fazzoletto, pronto a coprire lo schizzo che sarebbe arrivato a breve e mentre mi preparavo vidi lei contorcersi, la sentii mugolare e la vidi squassata da un orgasmo prepotente che le sollevò i fianchi, le inarcò la schiena e le irrigidì le gambe.
Quasi in contemporanea successe lo stesso a me! Una sborrata infinita, incontenibile, inesauribile, interminabile’ nonostante il fazzoletto mi sporcai i calzoni e mi trovai con la mano impiastricciata.
Abbandonato su divano, guardavo la signora Alberta che riemergeva piano piano dal suo godimento. Si alzò lentamente e si diresse in cucina. Ritornò immediatamente con uno straccio che mi diede dicendomi dolcemente:
– Tieni, asciugati meglio.
Mi asciugai e mi ricomposi. Lei mi guardava in silenzio con un viso sorridente e complice:
– Allora ti &egrave piaciuto?
– Cazzo! Cio&egrave mi scusi, sì, si, certo che mi &egrave piaciuto! – risposi.
– Allora magari lo potremmo rifare, che ne pensi?

E lo rifacemmo più volte!
Era sempre lei a decidere quando e come e non mi faceva mai neanche toccare.

Di solito i nostri incontri avvenivano un paio di volte la settimana, sempre nel primo pomeriggio, mentre la vecchia madre dormiva. Mi faceva accomodare sul divano, lei si metteva sulla poltrona, si scopriva lentamente le cosce, le tette, la figa, si toccava e, quando era ben eccitata, quasi al culmine e io non ce la potevo più fare, mi chiedeva di masturbarmi.
Vederla e non poterla toccare provocava in me sensazioni opposte: da un lato era estremamente eccitante e arrivavo a farmi seghe con un cazzo che più duro non era immaginabile, dall’altro la mia frustrazione aumentava a livelli pazzeschi.
Un giorno le chiesi di potermi avvicinare in ginocchio davanti alle sue cosce aperte. Lei acconsentì mormorando un languido sì’
Mi precipitai davanti a lei, con i calzoni e le mutande abbassate e il cazzo inalberato. La sua figa mi appariva splendida, incorniciata da un bel pelo biondo. Le sue dita tenevano scostate le mutandine e con l’altra mano si accarezzava il clitoride, sembrava che me la volesse far vedere meglio, si sporgeva con il culo verso di me’ il suo profumo mischiato all’odore del sesso mi arrivava a ondate, mi avvicinai ancora di più e mi leccai le labbra sognando di poterla baciare.
Lei mi fissò dritto negli occhi, si leccò a sua volta le labbra e mi chiese voluttuosamente:
– Vorresti leccarmela?
– Cazzo! – mormorai in risposta.
– Dai allora! Fammi vedere se sei bravo. – E mi sbatt&egrave in viso la sua figona fradicia.
Le tante leccate di figa a zia Susy e a Silvia mi vennero in aiuto: le aprii piano piano le labbra della figa e mi diressi con la lingua verso il clitoride completamente scoperto. Mi trattenni e mi limitai a leccarlo circolarmente, prima morbido e poi indurendo sempre più la lingua. La signora Alberta sembrava gradire il mio modo di procedere e mugolava illanguidita.
Le presi il grilletto tra le labbra e lo tirai dolcemente, poi lo pizzicai sempre con le labbra, poi tornai a leccarlo, poi ancora tra le labbra’ insomma una leccata di figa veramente intensa. E tutto senza mai toccarmi il cazzone ormai grondante! La feci venire leccando, lei si scosse tutta, strinse le gambe serrandomi la faccia contro la figa e a quel punto mi presi in mano il cazzo cui bastarono 15 secondi di sega per fare una sborrata gigantesca inondando la poltrona ed il tappeto davanti a me.
La signora Alberta emerse come sempre lentamente dal suo goduto languore. Quasi non si era accorta che io fossi venuto tanto era stato intenso il suo orgasmo e lo spossamento che ne seguì. Poi vide gli schizzi di sborra sul tappeto e pensai che si sarebbe incazzata, ma inaspettatamente mi disse:
– Bisognerà pensare ad un altro sistema per farti venire’ non posso passare mezz’ora a pulire tappeto e poltrona del tuo sperma.
E, rassettata la gonna e la camicia, si diresse in cucina per prendere una spugna inumidita per pulire.
– Ti chiamo io uno di questo giorni’ – mi disse indicandomi con un cenno la porta.
E io me ne tornai a casa immaginando le meglio cose possibili.

A casa poi c’era anche zia Susy che da qualche tempo sembrava sospettare qualcosa’

Come dicevo a casa mi aspettava zia Susy.
Io finora non le avevo detto nulla della signora Alberta perché avevo paura che mi prendesse in giro. Ma quella sera zia mi aspettava al varco’
Non appena, come ogni sera, mi sedetti sul divano capii subito che la serata sarebbe stata intensa: zia cominciò subito a scosciarsi chiedendomi con tono fintamente lamentoso:
– Ma allora non ti piaccio più, Ninni? Non mi guardi più le gambe?
– Ma no, zia – risposi stando al gioco – perché dici così? – e intanto mi sedetti sul bracciolo sinistro della poltrona.
– Non so’ mi sembra che ultimamente mi trascuri e che preferisci la signora Alberta.
– Beh certo che la signora Alberta &egrave una gran bella donna’ – la stuzzicai, mentre le palpavo le tettone.
– Dimmi un po” cosa ci faresti con lei?
Era una sera di fantasie, pensai e decisi di buon grado di assecondarla, raccontandole quello che era successo tra me e la signora Alberta, ma fingendo che fosse solo fantasia:
– Beh mi piacerebbe vederla con le gambe aperte davanti a me, magari mentre si tocca e io mi faccio una sega’ – le sussurrai mentre le toccavo il figone già umido.
– Ah si, eh? E ti piacerebbe vedermi leccare la signora, vero? Come ho fatto con Silvia, ti ricordi?
– Cazzo se mi ricordo zia! E sarebbe fantastico con la signora Alberta – e intanto avevamo cominciato a pastrugnarci l’un con l’altra.
A questo punto zia si alzò e si sfilò rapidamente le mutandine, dicendo:
– Non ce la faccio più! – e si mise nella sua posizione ‘standard’ da pompino: accosciata davanti a me, seduta sui talloni, cosce spalancate, una mano a sditalinarsi furiosamente mentre con l’altra mi accarezza l’uccello che si imbocca voluttuosa.
Cazzo come mi piace! Potrei stare tutta la vita così’ in realtà ci resto sempre pochissimo: un paio di minuti o tre al massimo e poi mi arriva una sborrata superlativa. Per fortuna zia ha l’orgasmo facile e non se ne ha a male se io vengo subito. Anzi, a volte dopo la prima spompinata me lo fa tornare duro e ci facciamo una bella scopata’ il vantaggio di avere diciotto anni!
Quella sera avvenne come sempre: sborrai copiosamente nella bocca di zia che era appena venuta e si stava quindi godendo il dopo orgasmo.
Ci ricomponemmo e ci mettemmo sul divano, uno accanto all’altra.
Zia però insisteva:
– Allora ti piace la signora Alberta, vero?
– Si zia, ma mi sembra che piaccia anche a te, o sbaglio? Gliela leccheresti volentieri, o no?
– Certo che gliela leccherei’ – rispose sognante. Poi tacque, mi guardò dritto negli occhi e mi disse:
– Sai tenere un segreto?
– Certo zia, non ti sembra che ne abbiamo già di segreti?
– Ma questo &egrave solo mio, tu non c’entri’
– Dimmi zia, ti giuro che sarò come un muto.
– Conosci Luisa, la sarta?
– Si, mi sembra di sì, ma non ne sono sicuro’ forse l’ho incrociata qualche volta qui a casa tua. &egrave possibile?
– Si, &egrave la mia sarta da anni, l’hai incrociata di sicuro, ma forse non l’hai notata’ passa un po’ inosservata’
– Aspetta. &egrave quella piccolina, magra, con la frangetta, un po’ insignificante?
– Esatto, quella.
– Si ho capito, e allora, cosa centra questa sarta?
– Beh sai, da anni si dice che sia’ un po” come dire’? Lesbica insomma!
– Ma dai? E tu come lo sai? – chiesi malizioso – l’hai provata? – insinuai.
Zia divenne rossa:
– Beh’ insomma, sai com’&egrave! Dopo quella volta con Silvia e tutte le fantasie fatte con te mi era rimasta la curiosità’ e una volta che mi stava provando una vestito ho trovato il modo di mostrarle le tette, dicendole che il busto mi stringeva e avevo bisogno di toglierlo un attimo.
– E lei?
– All’inizio fece finta di niente, ma vedevo che mi sbirciava sia le tette sia le mutandine: avevo messo quelle di pizzo bianco in modo che si vedesse tutto in trasparenza.
– E poi?
– E poi’ e poi successe’ ci leccammo e fu molto bello ed eccitante. E ti posso assicurare che Luisa ha delle doti nascoste…
– Cazzarola zia, me lo hai fatto tornare duro! Guarda qui! – e le mostrai il mio palo ben dritto e duro.
– Ma allora ti ecciterebbe vederci? – Chiese zia.
– E me lo chiedi pure? – risposi cominciando a rispogliarla. Zia mi lasciò fare e ci facemmo una scopata superlativa fantasticando sulla signora Alberta e sulla sarta lesbica’
Alla fine zia mi disse:
– Sai che mi piacerebbe farmi vedere da te intanto che lecco Luisa?
Non risposi, aspettando che zia continuasse.
– E secondo me ci possiamo riuscire’ – concluse pensosa.

Un paio di sere dopo zia mi mise al corrente del suo piano:
– Domani pomeriggio Luisa verrà a casa mia e, come succede ultimamente, avremo un’ momento di intimità’ mi capisci, no?
– Certo che capisco zia.
– Ecco, allora, tu sarai nella cameretta nascosto ad aspettare e dopo un po’ che Luisa ed io siamo in camera, potrai venire a spiarci. Io lascerò la porta socchiusa e cercherò di mettermi in modo da poterti vedere, ma tu, mi raccomando! non farti vedere da Luisa, non so come potrebbe reagire.
– Ok zia, stai tranquilla.
– E cerca di non toccarti mentre ci guardi… se fai rumore ti scopre! Poi, la sera, tu ed io ci raccontiamo tutto: cosa hai visto, se ti &egrave piaciuto, cosa ti ha eccitato di più’
Rassicurai zia Susy e trascorsi il giorno seguente nell’attesa di andare da lei. La signora Luisa sarebbe dovuta arrivare alle quattro e zia mi aveva detto di essere lì alle tre e mezza al massimo, non voleva rischiare che io arrivassi dopo Luisa.
L’indomani mi nascosi nella cameretta degli ospiti, accanto alla camera di zia e lasciammo la porta socchiusa in modo da non dover far rumore aprendola più tardi. Chiesi a zia di aspettare con me l’arrivo della sarta, ma lei rifiutò:
– Sono già troppo nervosa così! Non riuscirei a concentrarmi e poi ho paura che arrivi prima’ abbi pazienza Ninni, aspetta qui da solo.
Rassegnato mi disposi ad aspettare. Il tempo non passava mai’ all’inizio ero eccitato all’idea di quello che doveva capitare, ma man mano che passava il tempo prevaleva l’impazienza. Zia intanto era in sala ad ascoltare la radio.
Verso le quattro e un quarto suonò il campanello.
Mi alzai di scatto dal letto e mi misi dietro la porta, in modo da non poter essere visto.
Sentivo le loro voci:
– Scusa Susy, sono un po’ in ritardo’
– Non importa, figurati, ti aspettavo. Lasciami il soprabito Luisa. Accomodati pure in sala, io arrivo subito.
Come ‘in sala’? Cazzo! Ma se andavano in sala come facevo a spiarle? Tra la sala e il corridoio infatti non c’era porta, solo un arco a separare i due ambienti.
– Siediti, Luisa. Ho preparato del t&egrave, so che ti piace’
‘Cazzo il t&egrave! Anche il t&egrave adesso!’ pensai scocciato’ e poi dalla sala non capivo cosa dicevano! Sentivo solo le voci: i toni erano bassi, ma non distinguevo una parola. Un quarto d’ora in senza capire cosa stavano facendo in sala! Ogni tanto ridevano, ma nient’altro.
Finalmente sentii le voci avvicinarsi e mentre passavano davanti alla cameretta riuscii a intravederle un po’ discinte, zia non aveva più la camicetta, la sarta era senza gonna ed era rimasta in calze, reggicalze, slip e reggiseno: magrolina, poche curve’ niente di che insomma.
Entrarono in camera e zia lasciò la porta socchiusa, purtroppo solo di 4 o 5 centimetri! Piano piano uscii dalla cameretta e mi accostai alla porta semichiusa. Si vedeva poco: la porta era alle spalle del letto e io vedevo, sbirciando dentro verso sinistra, solo la parte centrale del letto. La sartina era semisdraiata, a cosce larghe e zia era inginocchiata sul letto davanti a lei e gliela leccava intensamente. Intanto si erano spogliate ed erano rimaste seminude: zia con busto e calze nere e le tette fuori, la sartina calze color carne e reggicalze bianco.
Cercai di sporgermi di più, volevo vedere almeno le tettine della signora Luisa, visto che la figa era completamente coperta dalla faccia di zia. Finalmente ci riuscii.
Ne rimasi stupito, non avevo mai visto tette così, nemmeno sui vari giornalini porno che ogni tanto sfogliavo: piccole, ma’ appuntite, rivolte verso l’alto, con un’areola larga scurissima e capezzoli grossi come piccole olive, dritti, lunghi. E lei se li tormentava, se li tirava’ Niente male davvero! Il mio cazzo era giù duro da un po’, ma adesso era di marmo! Mi tirava di brutto e me lo tirai fuori per accarezzarmelo e dargli un po’ di sollievo.
Zia alzò lo sguardo e mi vide. Prima sorrise ma poi, quando vide che mi stavo facendo una sega, mi rimproverò con gli occhi’ io le feci cenno con le spalle, come a dire ‘non importa’. Lo spettacolino era decisamente interessante e io continuavo a menarmelo sempre più.
Inevitabilmente accadde l’irreparabile! Senza volerlo spinsi di più la porta, che si dischiuse con un cigolio. La signora Luisa trasalì, si voltò verso la porta, mi vide e sbarrando gli occhi lanciò un grido.
Mi ritrassi, ma era tardi.
Intervenne zia:
– Non ti preoccupare Luisa, &egrave mio nipote – cercò di tranquillizzarla – e tu, entra’
– Come ‘entra’? – chiese Luisa sbigottita
– Ma sì, cosa vuoi che sia? Lo conosco, ti puoi fidare, non dirà niente a nessuno.
– Ma no, no, ma che dici? – insistette la sarta.
Io intanto stavo timidamente entrando’ senza rendermene conto continuavo ad accarezzarmi l’uccello, alternando lo sguardo tra zia e la sartina.
– Ma sì, cosa vuoi che sia? – continuò zia – lui ed io ce la spassiamo insieme già da parecchio’
La signora Luisa guardò zia sbalordita:
– Come? Tu e lui’?
– Sì ti ho detto’ lasciamolo guardare, senza toccare, tanto ormai ci ha visto’ cosa vuoi che sia? – proseguì insistendo zia.
A questo punto entrai del tutto in camera e mi sedetti sulla poltroncina a fianco del letto, verso il fondo e rivolta verso la testata.
La sartina si era raggomitolata a sedersi sul cuscino e quando entrai si strinse in posizione fetale cercando di coprirsi. Zia le si avvicinò, a gattoni sul letto, mostrandomi il culo e cominciò ad accarezzarla teneramente, baciandole le tettine con gli enormi capezzoli. Luisa mi guardava mentre io continuavo ad accarezzarmi il cazzo lentamente.
Poco dopo sembrò decidersi. Mi guardò dritta negli occhi e, con un’aria da sfida, allargò le cosce davanti a zia che non si fece pregare e ricominciò a leccarla.
Lo spettacolo era a dir poco entusiasmante: davanti a me vedevo il culo di zia e la sua figona nera mentre lei leccava la bernarda dell’amica. A proposito della figa della signora Luisa: nera, nerissima, pacioccona, cicciottella’ insomma in contrasto totale con il suo aspetto fisico magro. Insomma: una gran figona’ invidiavo zia che se la stava leccando goduriosa.
– Dai Luisa, leccami anche tu – disse zia sdraiandosi ed invitando l’amica ad un bel sessantanove.
Cambio di scena: zia sdraiata a pancia in su a gambe larghe rivolge la figa verso di me; la sartina le si mette a cavalcioni offrendole la figa da leccare, si mostra in tutta la sua nudità, mi rivolge uno sguardo ambiguo, si tocca e si tira i capezzoli e infine si abbassa a quattro zampe per leccare zia.
Mi sentivo il cazzo scoppiare, le palle mi facevano male dal tanto che mi tirava, ma non volevo sborrare, volevo vedere come sarebbe finita.
Davanti a me un meraviglioso 69: Luisa leccava zia in modo plateale, mostrandomi la lingua prima e dopo, partendo dal grilletto e arrivando fino al culo e tra una leccata e l’altra fissava il mio cazzo ipnotizzata.
Mi feci coraggio, mi spogliai e, nudo, mi misi in ginocchio tra le gambe di zia, davanti alla sua figa e davanti alla faccia della sartina leccafighe.
Avevo voglia di ficcarglielo in bocca, ma mi trattenni: volevo che fosse lei a fare la prima mossa.
Improvvisamente zia cominciò a muovere ritmicamente i fianchi e rantolò:
– Sto venendo! Luisa, non smettere!
Luisa obbedì e si chinò sulla figa di zia coprendola completamente alla mia vista. Anche zia però si stava dando da fare perché anche la sua amica fu percorsa da un fremito e si accasciò su zia sfinita e stremata. Erano venute insieme e adesso si accarezzavano le fighe languidamente e dolcemente.
E io restavo lì con il cazzo duro in mano!
Lasciai passare un minuto o due e poi mi avvicinai a zia dicendole:
– Adesso manco solo io a venire’
E mi misi seduto appoggiandomi alla testata del letto.
Zia mi guardò teneramente:
– Hai ragione Ninni, ma adesso a te ci pensa zia’ – e cominciò un pompino lentissimo.
‘Finalmente’, pensai e mi lasciai andare godendomi la pompa meravigliosa di zia.
Luisa intanto si era sistemata per gustarsi lo spettacolo offerto da zia che mi spompinava.
Zia se ne accorse e le chiese ammiccante:
– Ti piace? Vuoi provare?
Luisa restò in silenzio, ma dischiuse leggermente le labbra.
Zia insistette:
– Dai, prova’ vedrai che ti piacerà’ – e così dicendo si spostò di fianco per far posto all’amica.
Luisa si mise dal lato opposto a zia e si avvicinò con la bocca al mio cazzo che zia stringeva tra le dita.
Esitò, guardò la sua amica, poi il mio cazzo, poi mi guardò negli occhi ed infine diede un timido bacio alla mia tesissima cappella.
Zia si portò il cazzo vicino alla propria bocca, dischiuse le labbra, le sporse e lentissima fece scivolare la cappella dentro la bocca per pochi centimetri, due o tre al massimo. Sempre lentamente se lo sfilò e lo avvicinò alla bocca dell’amica che, esitante, accolse il mio cazzo tra le labbra. Ma le teneva strette, dure, come se volesse limitare il contatto.
Zia paziente le tolse uccello di bocca:
– Devi tenere le labbra così’ – le disse dolcemente sporgendo le labbra e avvolgendomi il cazzone con la bocca.
Io stavo morendo’ zia stava insegnando a fare pompini alla sua amica lesbica e la ‘cavia’ ero io…
Poi se lo sfilò lo mise ancora in bocca a Luisa che sembrava più convinta e più morbida. E continuò così: un po’ in bocca a lei e un po’ alla sua amica che sembrava prenderci sempre più gusto’
Passarono forse due minuti, forse tre e io stavo per venire:
– Zia… vengo!
– A me Ninni, a me’ – disse zia ficcandoselo in bocca
E le eruttai qualche litro di sborra dentro la gola. Fantastico.
Lei come al solito inghiottì tutto, mi asciugò per bene la cappella e poi si girò verso Luisa:
– La prossima volta la assaggi tu in bocca’ vedrai che ti piacerà’

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