Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici EteroRacconti Erotici Lesbo

L’Iniziazione di Amanda

By 12 Settembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Sara stava pensando a come se la stava cavando Rosa. L’aveva mandata ad allietare Bruno, il suo amante. Rosa quella sera si sarebbe trovata in grave imbarazzo, il suo compito era di fare da nave scuola per la nuova conquista di Bruno, una ragazza, Veronica, che Sara non aveva ancora conosciuto. Chi sa come era si domandava Sara mentre si aggirava per una festa a cui non si stava divertendo. Era un party noioso, Sara, accompagnata da Isabella, stava quasi decidendo di andare via. Isabella, la sua schiava più bella ed elegante stava chiacchierando concentrata ed appassionata con una ragazza altrettanto bella e che le somigliava molto in un angolo della sala. Isabella era una bionda ventisettenne, con un corpo florido e morbido, aveva la pelle lattiginosa, bianca e lucida. Il viso era tondo e dolce, spruzzato di lentiggini, il seno era ampio e cremoso. Non c’erano angoli nel suo corpo, tutto era smussato in un insieme di dolci curve. Aveva i fianchi larghi e soffici, il culo alto sembrava fatto di burro, le cosce apparivano lunghe e provocanti. Era una ragazza soffice e morbida, una delizia per la sua padrona. Sara si rammaricava di non essere rimasta sola con lei per poterla, liberamente, mordicchiare tutta. Immergersi nel corpo della bionda Isabella era una cosa di cui non si stancava mai. Ma si poteva ancora rimediare.
Sara era molto differente, era piccola e minuta, i capelli neri e lisci li aveva sempre portati corti, a caschetto, gli occhi erano allungati e la facevano assomigliare ad un’orientale, le tette erano sempre state piccole, ma erano belle e sode. Il suo fascino risiedeva, più che nel suo fisico, nel suo carattere e nella sicurezza con cui si rapportava con gli altri, uomini o donne che fossero.
Isabella stava parlando con una sua coetanea, Sara non ci aveva fatto molto caso. La giovane che stava con lei, aveva più o meno la stessa età ed un corpo molto simile, solo che era castana, ma altrettanto bianca di pelle ed allo stesso modo morbida. Sara decise che non le importava niente di quanto quelle due avevano da dirsi, si stava avvicinando ad Isabella per ‘invitarla’ ad andare via. Era ormai a pochi passi dalle due, che non si erano ancora accorte di nulla, quando fu intercettata da una signora che non aveva notato prima e che non conosceva.
‘ Beve qualcosa? ‘ La voce era distaccata ed allo stesso tempo calda e suadente. Amalia Risi era una trentenne bionda ed algida, aristocratica e fine, il colore dei suoi occhi tendeva al viola. Era di una bellezza particolare, magra ed ossuta per non dire spigolosa, ma con tutte le curve desiderabili da un amante esigente. Aveva alle spalle un matrimonio finito in divorzio, ma che le aveva reso bene. Il divorzio era costato al marito una grande tenuta nella campagna romana e un bel gruzzolo che Amalia aveva saputo far fruttare. Sara la guardò interrogativamente, l’altra le porse la mano e si presentò, poi aggiunse. ‘ Lasciamole stare a chiacchierare. Poverine con tutto il lavoro e le prestazioni che richiediamo loro avranno diritto ogni tanto di svagarsi. –
Il linguaggio era stato volutamente ambiguo, ma ciò nondimeno Sara rimase inebetita, le ci volle qualche istante per realizzare e rispondere. ‘ Mi conosce? –
– Certo – rispose allegramente l’altra trascinandola verso il bar. Poi continuò a parlare. ‘ Lei &egrave abbastanza famosa nella Roma mondana, tanto famosa che mi aspettavo una signora più matura e sento parlare bene di lei anche professionalmente. ‘ Le due donne si erano riempite i bicchieri e si erano trovate un posticino tranquillo per chiacchierare.
‘ Conosce la signora che sta parlando con la mia assistente? ‘ chiese Sara. ‘ E’ Amanda Damerio, &egrave una contessa, aristocratica come lei ed &egrave la mia segretaria ‘ rispose Amalia, – &egrave un vero genio della finanza, gestisce tutti i miei affari e mi &egrave molto affezionata. –
Sara rimase impressionata, ma cerco di non darlo a vedere. – E’ una vera fortuna che sia così, anche Isabella, la mia assistente, mi &egrave molto cara e devota, &egrave anche abbastanza brava, ma non ha molto carattere. Ho un’altra assistente che &egrave preparata come Isabella, ma &egrave anche grintosa. Naturalmente mi sono entrambe devote. –
– Molto interessante, mi piacerebbe conoscerle in una situazione meno caotica di questa e scommetto che a lei piacerebbe conoscere più da vicino Amanda e le altre mie collaboratrici. E` così? –
– Diamoci del tu ‘ propose Sara. Le due donne stavano valutandosi e riconoscevano le rispettive affinità esplorando i passi successivi.
– Volentieri ‘ rispose Amalia, – Amanda &egrave sposata, ma &egrave sempre disponibile quando glielo chiedo. Ho due domestiche che invece sono sempre a mia disposizione, una &egrave divorziata e l’altra &egrave signorina, vivono con me nella mia villa di campagna, meno di un’ora dal centro di Roma. Perché non vieni a trovarmi. –
– Perché no? Potrei venire dopodomani. Penso che abbiamo molto in comune e ne potremmo parlare. ‘ In quello stesso istante una giovane donna richiamò l’attenzione di Amalia che lasciò a Sara le indicazioni per andare a trovarla e scusandosi si allontanò. –
Sara era perplessa, ma decise che sarebbe andata a trovare Amalia. Si avvicinò ad Isabella ed Amanda e sorridendo disse ‘ Isabella dobbiamo andare. ‘ Intanto diede una lunga occhiata al voluttuoso corpo di Amanda. Deliziosa pensò mentre la timida Amanda scattava in piedi per salutare e ricambiava il sorriso.

Mentre tornavano a casa Sara interrogò la sua schiava. ‘ Ti &egrave piaciuta la serata? –
– Sì Padrona. Ho piacevolmente chiacchierato con quella ragazza, di nome fa Amanda, &egrave una ragazza interessante. ‘ Isabella non si era accorta che nello stesso tempo la sua padrona aveva fatto altrettanto con Amalia, alle cui dipendenze Amanda lavorava e che anche lei riteneva Amanda molto interessante.

koss99@hotmail.it

https://www.kobo.com/it/it/search?Query=koss Sara andò a trovare Amalia con Rosa, pensò se era il caso di portare Isabella, ma poi decise che con Rosa era, in quelle circostanze, più sicura. La bruna le era fedele come la bionda, ma era meno emotiva. In quel primo incontro con un’altra padrona sicura ed indipendente, almeno così pensava Sara che fosse, non voleva essere messa in difficoltà dalla sua schiava, con Rosa andava sul sicuro. Era metà pomeriggio di una bella giornata di primavera quando arrivarono alla villa. Era molto grande, su due piani, il parco era immenso dall’inizio del viale di accesso la villa si intravedeva a malapena. Dopo molte centinaia di metri, di un viale diritto ed alberato, si trovarono di fronte a una grande casa a due piani. Ci dovevano essere sul piano superiore almeno venti camere e sotto saloni, biblioteche, studi, cucine ed ogni ben di Dio. Sul retro s’intravedeva il parco ancora più vasto che sul davanti. In cima alle scale, che portavano all’ingresso principale, le aspettava una cameriera che andò loro incontro. Indossava un grembiulino ed una crestina, entrambi bianchi. Sotto portava un vestitino nero stretto e succinto, calze e scarpe nere con un tacco discreto, ma senza esagerare. Era carina, sulla trentina, minuta, con un corpo piccolo e nervoso, due polpacci sviluppati sostenevano delle belle cosce lunghe e bianche, i capelli castani incorniciavano un visetto chiaro su cui spiccavano gli occhi celesti ed un nasino circondato da simpatiche lentiggini. La serva era truccata in modo raffinato per essere una semplice serva, gli occhi celesti erano ben evidenziati, il seno piccolo, efebico, ma deliziosamente impertinente sembrava fosse stato lasciato libero sotto il vestito. La serva le accompagnò in un salottino e disse loro che dovevano aspettare, la Signora sarebbe ritornata da lì a mezzora.

Il salotto era grande, riccamente arredato, soleggiato, dava sul davanti della dimora. Aspettare non faceva parte del carattere di Sara. Lasciata Rosa, con l’ordine di non muoversi finché non l’avesse fatta chiamare, Sara si avventurò per la casa. Sara sentiva come un’umiliazione il fatto che quella borghesuccia di Amalia non fosse stata lì a riceverla e decise che doveva scoprire di più su dove era capitata. Il colloquio della sera alla festa era stato volutamente ambiguo, nessuna delle due aveva scoperto le proprie carte, entrambe avevano capito che tra loro c’erano delle affinità, ma nessuna delle due si era dichiarata. L’atteggiamento ed il modo di vestirsi della serva erano quelli di una schiava di piacere. Sara era convinta che sotto quel grembiulino che ricopriva la gonna vertiginosamente corta ed impudicamente attillata, come lo era anche la camicetta bianca, la bella Paola non indossasse nulla, ma non vi era nulla di particolarmente esplicito. Sara aveva pensato che lo scopo di quell’incontro fosse proprio quello di dichiararsi, ma immaginava anche una rivalità tra loro due. Mentre così pensava era scesa di sotto e stava percorrendo un lungo corridoio lungo il quale si trovavano molte porte chiuse. La casa e l’ambiente circostante erano silenziosi, dal parco arrivava solo il sommesso cinguettio degli uccelli e dalla casa solo un lontano e sordo rumore d’aspirapolvere. Poi dal fondo sentì una voce uscire dall’unica porta aperta. Si avvicinò e colse l’ultima frase. ‘ D’accordo signor ministro, riferirò tutto alla Signora. Non si preoccupi, sarà fatto. –
Sara si portò sulla porta e si fece vedere, era lo studio di Amalia, dava sul retro, dalla parte del parco che Sara scorse immenso e lussureggiante guardando oltre la grande vetrata. La voce era quella di Amanda, la nobile segretaria della padrona di casa. Amanda vedendo Sara balbettò un: – buongiorno. Si accomodi, la signora dovrebbe arrivare presto. ‘ Sara rispose al saluto ed entrò nello studio come una padrona. Anche qui Sara voleva capire che tipo era quella segretaria, era una dipendente e basta, un’amante o anche lei una schiava di piacere, decise che nell’attesa avrebbe scoperto almeno quello. Amanda era imbarazzata. ‘ Lei deve essere la marchesa Sara Galante. Vuole che le faccia portare un t&egrave o qualcosa d’altro? ‘ poi guardando l’orologio disse: – la signora dovrebbe arrivare al massimo tra un quarto d’ora, spostiamoci in soggiorno, staremo più comodi. –
Sara ebbe l’impressione che Amanda volesse farla allontanare da quella stanza, non capì perché, ma si sedette in una poltrona che stava in un angolo dello studio ignorando la supplica della segretaria. Sul lato maggiormente illuminato c’era la scrivania di Amalia e su un altro lato il tavolo della sua segretaria. Sara la ringraziò, ma le rispose che non gradiva niente poi le disse – si sieda, continui pure il suo lavoro. ‘ Amanda era sempre più imbarazzata, sul suo tavolo c’erano giornali, riviste economiche e libri. ‘ La signora mi ha detto che lei &egrave una contessa e che &egrave un genio della finanza. Come mai lavora per Amalia? –
– Sono giusto una laureata in economia e commercio che dà dei consigli alla signora. Niente di più. Sì sono nobile, ma anche se grazie ai guadagni di mio marito ed al mio lavoro viviamo molto bene, abbiamo una villa qui vicino, ho bisogno di lavorare e questo lavoro mi piace e rende bene sia alla signora che a me. Perché non andiamo di là, staremo più comode. –
– Ma no rimaniamo qui, &egrave un così bel posto … ‘ mormorò Sara, decisamente Amanda voleva trascinarla via da quel posto e dalla risposta capì che la segretaria doveva guadagnare qualcosa anche dagli affari che combinava per Amalia. Poi notò che la segretaria, sempre più nervosa, non accavallava le gambe. Sapeva che molti padroni non lo permettevano alle loro schiave, ma non era un indizio decisivo. Il vestito di Amanda era démodé e pudicamente eccitante. Era lungo fino ai polpacci, grigio perla e stretto, con una lunga fila di bottoncini sul davanti, era un misto di seta e altre fibre che fasciava voluttuosamente il procace corpo della segretaria. Era monacale ed al tempo stesso indecente, il mistero s’infittiva. Sara aveva solo un quarto d’ora per capire qualcosa, non poteva quindi permettersi di perdere tempo.
Si accese una sigaretta. ‘ Posso avere un portacenere? ‘ Il portacenere era ben visibile ad un metro da Sara. Amanda esitò, poi si alzò, attraversò l’ampio studio, prese il posacenere dal tavolino e lo porse a Sara. Lei invece afferrò il polso della ragazza e l’attrasse a sé facendola ruotare su sé stessa e trascinandola sulla poltrona. Il pesante portacenere cadde sul tappeto e miracolosamente non si ruppe, Sara scagliò la sigaretta verso e dentro il vaso di una pianta, poi si chinò sulla segretaria e la baciò sulla bocca, allo stesso tempo la tastò attraverso il vestito sul seno e sulle cosce. Amanda rimase in un primo istante sorpresa e sconcertata, poi cercò di ribellarsi. ‘ Ferma, che fa, mi lasci. ‘ Intanto stringeva le labbra e cercava di tenere le mani della marchesa lontane dal suo corpo. Ma Sara non le diede tregua, la mordicchiò sulla bocca e la sua lingua riuscì a penetrare tra le labbra della segretaria, le sue mani febbrilmente riuscirono a sbottonare qualcuno degli innumerevoli bottoni del vestito di Amanda ed arrivarono a contatto con la pelle bianca, madida e calda della donna. Amanda si dimenava e scalciava, ma Sara la teneva stretta e pur avendone avuto la possibilità non scappava. Quella giovane donna la stava strapazzando e con sua grande sorpresa si rese conto che le piaceva come veniva trattata, si stava bagnando e se ne meravigliava lei stessa. Era sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, era sempre stata corteggiata a lungo e prima di diventare l’amante succube di Amalia erano passati diversi mesi. La sinistra di Sara arrivò a posarsi, attraverso il fine tessuto delle mutandine, sulla vulva di Amanda che a quel contatto mugolò di piacere e da quel momento smise di agitarsi abbandonando ogni protesta e si consegnò nelle mani della sua dominatrice. La segretaria non partecipò attivamente, ma non si oppose più, lasciò che Sara l’accarezzasse e gradì molto quello che le fece. Il viso di Amanda s’imporporò, chiuse gli occhi e si abbandonò tra le braccia di Sara. Sara sapeva come manovrarla. La padrona le abbassò le mutandine e trovò il clitoride mentre continuava a baciarla con arroganza, non smettendo di morderla sulle labbra e penetrando con la lingua la cavità orale della contessa. La mano agiva freneticamente e senza sosta sulla vulva umida e gonfia di Amanda, che in pochi minuti raggiunse l’orgasmo e rantolò di piacere finendo sul tappeto.
– Ti &egrave piaciuto? ‘ le chiese Sara guardandola dall’alto. Sara si era messa in piedi ed incombeva su Amanda.
Stancamente, le gambe molli, la segretaria si alzò cercando di rassettarsi evitando per la vergogna lo sguardo di Sara.
– Ferma. Rimani così, non ho ancora finito. –
– Cosa vuole fare ancora? ‘ rispose l’altra che però fece come le era stato detto.
– Sei la sua amante, probabilmente la sua schiava. Non sei solo la sua segretaria. –
Non erano domande, erano affermazioni, Amanda non intendeva avvallarle.
‘ Rispondi ‘ l’incalzò Sara avvicinandosi di nuovo ed accarezzandola sui fianchi.
– Sì, ma vi prego lasciatemi. Tra pochi minuti sarà qui e se scopre quello che &egrave successo per me saranno grossi guai. –
– Non &egrave necessario che venga a saperlo. Arriverà dal parco, vero? –
– Sì. E lei non dovrebbe vederla. –
– Perché? ‘ Intanto Sara era riuscita a scoprire il seno bianco e florido di Amanda e lo stava leccando con delizia, poi le succhiò i capezzoli violentemente rimandando in orbita la segretaria che ora farfugliava le risposte. ‘ Perché si sta divertendo con la sua amica e due … ‘ Amanda esitò, poi disse: – si tratta di schiavi sessuali, non saprei come altro definirli. So che ancora non vi siete dichiarate per quello che siete, anche se la Signora Amalia lo sospetta fortemente, ma fino a quando non lo saprà con certezza non vuole scoprire la sua vita privata, &egrave per questo che aveva dato tassativamente ordine di farvi alloggiare e rimanere sul lato davanti della villa. –
– Non &egrave necessario che venga a sapere neanche questo. Quando arriverà la vedremo ed avremo tutto il tempo per sistemare le nostre cose. ‘ Amanda annuì più tranquilla e si abbandonò nuovamente nelle mani di quella padrona esperta ed autoritaria almeno quanto la sua. Ricominciò a godere.
– Sei calda e allarghi le gambe come una troia. Sai che una schiava non può lasciarsi andare con il primo che le tocca il culo? ‘ Sara aveva volutamente calcato sul termine schiava, ma Amanda era troppo preoccupata per protestare a quell’appellativo.
– Non mi &egrave mai successo, ve lo giuro, &egrave la prima volta e non sono la sua schiava, sono la sua amante ‘ protestò Amanda in affanno e diventando rossa come una bimbetta mentre le dita di Sara giocavano con i capezzoli della segretaria.
In quel momento sentirono grida soffocate e l’inconfondibile suono della frusta che sibilava nell’aria.
– Bene, &egrave arrivata ‘ sussurrò Sara lasciando Amanda e portandosi verso la vetrata, stando attenta a non farsi vedere da fuori.
Lo spettacolo che vide sorprese lei stessa che pure ne aveva fatte e viste tante. Due sulky trainati da due schiavi, un maschio ed una femmina. Sul primo, molto discinta, vestita in pelle, eccitata e rossa in viso sedeva Amalia. Lo schiavo che la trainava correva come un disperato sul sentiero, verso la villa, il morso stretto in bocca, bardato di pelle e borchie legato attraverso una robusta catena e diversi tiranti di cuoio al sulky, ce la stava mettendo tutta per farsi scoppiare i polmoni mentre grida di incitamento e più persuasive frustate lo raggiungevano sulle spalle. Arrivò schiumante e tremante primo alla piazzola davanti alla villa dove si arrestò quando Amalia tirò le redini e la cavezza. Lo schiavo sudato e stordito sentì dolorosamente il morso sulle labbra e si fermò. Era un biondino carino, piccolo, ma muscoloso e ben fatto, aveva una vita sottile ed un corpo che aveva fatto palestra per lungo tempo, un corpo che però appariva allo stesso tempo forte e gentile. Amalia sorridente si volse indietro. Un’altra amazzone stava sul sulky che seguiva. ‘ E’ la sua amica Valeria ‘ spiegò Amanda. Sara annuì e guardò meglio. Si trattava di una donna giovane, chiara di carnagione, con i capelli corvini, lunghi fino alla spalla. Era robusta, ma non molto alta, aveva occhi grandi e neri, molto luminosi, ed un seno grosso e sodo. Il corpo dell’amazzone era allo stesso tempo muscoloso e sinuoso. Muscolose erano le gambe, in particolare i polpacci, ma aveva le cosce ben tornite, ed il petto generoso, il viso era spigoloso, ma la bocca carnosa. Davvero notevole pensò Sara attirando di nuovo a sé Amanda. Sara ricordò intanto d’aver già visto quella giovane donna alla festa in cui aveva incontrato Amalia, solo che ora era vestita in modo del tutto diverso. Portava stivaletti di cuoio nero, e poi solo un gonnellino molto corto anch’esso di cuoio e sopra un giubbotto di pelle nera completamente aperto sul davanti che lasciava intravedere due belle tette sode e tonde. Pure lei era accaldata ed eccitata, assestò un’ultima frustata alla schiava che la trainava e la fermò dicendo: – era scontato, la mia puledra può battere qualsiasi femmina, ma un maschio allenato &egrave difficile da battere. –
Sara stava armeggiando di nuovo con il corpo di Amanda che si concedeva allo stesso tempo nervosa ed infoiata. Erano entrambe nascoste dietro le tende. Sara era dietro la schiava e le aveva sollevato la lunga gonna, mentre le manipolava le natiche baciava Amanda sul collo. Senza smettere le chiese ‘ Chi &egrave la schiava? ‘ Con voce roca la segretaria rispose: ‘ Si chiama Mara, la poverina &egrave completamente soggiogata. ‘ Mara, la schiava di Valeria era una mora con i capelli corti, piena, per non dire rotondetta, ma fresca e forte, il seno generoso, il culo alto e i fianchi abbondanti. La schiava, nonostante la pancetta ed il corpo florido, aveva un corpo bruno e guizzante, il viso tondo. Sorrise timidamente quando le levarono il morso dalla bocca. In quel momento era stravolta, sudava copiosamente, le gambe la reggevano a fatica ed il petto generoso e bello, ansava come un mantice. Comparve la servetta, che aiutò le padrone a sciogliere i puledri dalle loro imbracature e li condusse alle docce mentre anche le padrone rientravano in casa.
Prima di andare via Sara si rivolse nuovamente a Amanda che ora si stava davvero rimettendo in ordine.
– Ti ha mai dato a qualcuno o a qualcuna? ‘
– Ma che dice? ‘ La svergognata difendeva con calore virtù che non aveva, ma in fondo diceva la verità. Poi più calma aggiunse: – No, fino ad ora no, ma temo che lo farà presto. ‘ Sara sorrise, non era sicura che a Amanda dispiacesse tanto, forse dipendeva solo da chi era quel qualcuno o quella qualcuna. Poi le chiese: – Ti ha mai messo in esposizione? –
– Solo con la sua amica Valeria. Una sera mi ha fatto spogliare e passeggiare nel salone di fronte a lei. Valeria mi desidera e ogni giorno prega la mia padrona di lasciarci sole per mezzora. Amalia fino ad ora non l’ha fatto, ma penso che sarà la prima ad avermi. –
– La prima dopo di me ‘ ribatté Sara. Amanda arrossì e non rispose e Sara le disse: – io e te dobbiamo parlare con più calma. Domani vieni a trovarmi nel mio studio a Roma, nel pomeriggio. Trova una scusa per la tua Padrona. Affari dille, i suoi. –
– Sì Padrona ‘ mormorò Amanda ormai sottomessa, un attimo dopo si era già pentita della promessa e delle parole che aveva usato, ma ormai era troppo tardi, Sara era già sparita senza darle la possibilità di ripensarci. La schiava si morse le labbra, ormai era nelle mani di quella sconosciuta, si doveva augurare che la sua padrona non lo venisse a sapere mai.

koss99@hotmail.it

https://www.kobo.com/it/it/search?Query=koss Giovanna portò il caff&egrave nella camera da letto adiacente allo studio di Sara. Giovanna aveva superato i trenta da un pezzo, ma era ancora molto bella, rossa di capelli e dai lineamenti sottili e delicati. Era chiara di pelle ed aveva il seno piccolo, le cosce erano invece lunghe e nervose. Il viso dolce da cerbiatta e gli occhi verdi. I capelli erano corti a caschetto, di un rosso ramato e lucente. Giovanna trovò la sua padrona rilassata e serena. – Evidentemente in quelle ore, mentre lei, Isabella e Rosa sgobbavano, loro due si erano divertite ‘ pensò Giovanna. La serva indossava una gonna corta ed un maglioncino leggero e molto scollato, dallo spacco s’intravedevano le tettine, piccole e succose, ai piedi portava un paio di sandali con un tacco molto alto, sotto non indossava altro. Era una tenuta molto particolare per una segretaria, ma quel giorno la padrona aveva annullato tutti gli appuntamenti e se fosse arrivato qualcuno c’erano Rosa ed Isabella che potevano ricevere con maggiore decoro, quindi Giovanna vestiva come più piaceva alla sua padrona. Giovanna sistemò il vassoio sul comodino accanto alla padrona e stava per andare via quando la padrona la fermò.
La schiava si portò sul lato vicino alla padrona e attese i suoi ordini. – Girati – le disse. La schiava ubbidì. – Solleva la gonna. ‘ Giovanna eseguì l’ordine. – Più in alto. ‘ Giovanna arrossì, di fronte ad una sconosciuta le capitava ancora, ma sollevò le gonne scoprendo tutto il culo. – Ora chinati e manda le natiche in fuori. – La serva mandò. come le fu ordinato, il culo in alto ed allargò prontamente le cosce bianche e snelle accogliendo le carezze della padrona. Giovanna capiva che la sua padrona stava dando una dimostrazione e cercò di non farla sfigurare. La fica, liscia e depilata, offerta si inumidì rapidamente, come ci si aspetta da una serva educata. – Toccala pure ‘ Sara si era rivolta a Amanda, – come vedi non le dispiace e sa che &egrave qui per il mio piacere. In genere ci gode, &egrave una cagna molto calda. – Amanda si ritrasse, fu Sara che prese la sua mano e l’accompagnò verso le natiche di Giovanna. Poi Amanda timidamente allungò la mano e la tastò. Giovanna protese ancora di più il culo in aria, le cosce tremarono piacevolmente e le venne la pelle d’oca quando la mano di Amanda si mosse sul culo proteso. Infine Amanda s’insinuò tra le grandi labbra della fica. La serva obbediente e devota socchiuse gli occhi e si passò la lingua sulle labbra. Amanda l’accarezzò a lungo, sempre meno impacciata, poi le mancò il coraggio e lo spirito per arrivare in fondo e si ritrasse. Sara le disse che poteva andare. Giovanna si ricompose, era leggermente arrossita, un po’ per la vergogna ed un po’ per l’eccitazione, s’inchinò ed uscì. ‘ Vedi come sono educate le mie serve. Quelle della tua padrona non lo sono altrettanto, anche se devo ammettere che hanno un buon livello di educazione. –
Se non avesse ubbidito cosa avreste fatto? ‘ chiese Amanda approfittando dell’intimità creata con Sara.
– Questo &egrave da escludere, ma nel malaugurato caso che ciò fosse accaduto, Giovanna sarebbe stata punita. Sei mai stata punita tu? –
Amanda sospirò. ‘ No. La mia padrona, a differenza che con le altre, &egrave molto paziente con me. ‘ Sara aveva già capito che quella era una schiava da trattare con le molle, ma pensava che alcune cose fossero già state chiarite, invece non era così. –

– Cosa devi fare in serata? ‘ chiese Sara.
– Non ho impegni padrona ‘ Amanda già riconosceva a Sara parecchi diritti su di lei, ma tacitamente erano d’accordo che quello era ancora un segreto di cui non potevano mettere a parte la vera padrona di Amanda. Poi la schiava proseguì ‘ mio marito &egrave via per lavoro e con la padrona sono rimasta che ci vediamo domani. –
– Bene ‘ disse Sara stiracchiandosi ‘ allora verrai a cena con me, anche mio marito &egrave via. ‘ Sara guardò l’orologio. ‘ Sono già le diciotto. Vestiamoci ed andiamo a prendere un aperitivo, poi troveremo un locale carino. –
In quel momento squillò il telefono accanto al letto. Giovanna le aveva passato una telefonata di Bruno. ‘ Allora ‘ esordì Sara, – come si &egrave comportata Rosa. ‘ La padrona si era fatta raccontare tutto dalla schiava, ma voleva sentire l’altra campana. ‘ Molto bene ‘ esordì Bruno e si mise a raccontare tutta una serie di particolari che eccitarono Sara. La padrona era ancora sdraiata sul letto ed iniziò ad accarezzare l’interno della coscia di Amanda. Più eccitanti si facevano i particolari e più le sue carezze diventavano possessive. Amanda rimaneva silenziosa, immobile e disponibile. Sara la toccò tra le gambe e la trovò di nuovo bagnata. Poi Bruno le disse: ‘ &egrave pronta, la devi vedere. ‘ Vediamoci per un aperitivo, ho anch’io una sorpresa per te. ‘ A quelle parole Amanda s’irrigidì, ma fu per un attimo, pensava sempre di potersi sottrarre al volere di Sara, anche se le riusciva sempre più difficile. Bruno fu d’accordo e fissarono l’appuntamento da lì ad un’ora. ‘ Padrona ‘ esordì timidamente Amanda, – non voglio andare con altri uomini o con altre donne, solo con lei. –
– Sei stata educata male, le mie schiave fanno tutto quello che voglio, ma non preoccuparti, tu non sei mia lo so, ti tratterò in modo diverso. Ma non c’&egrave niente di male se conoscerai il mio amante, non ti affliggere, non ti darò a lui. La serata sarà istruttiva per te, osserva e non parlare, imparerai moltissimo. –
Sara suonò il campanello ed arrivò Isabella. ‘ Ah, sei tu di turno stasera. Le altre sono già andate via? ‘
– Sì padrona – rispose Isabella guardando Amanda nuda e rossa in viso. Le due ragazze si conoscevano, ma fecero finta di nulla. ‘ Bene, non ho molto tempo, aiutami a truccarmi e a vestirmi e poi vai a casa. –
Alle sei lo studio chiudeva, ma se Sara era ancora presente, una delle tre doveva, a meno di ordini contrari, rimanere a sua disposizione. Sara si sedette sul pouf che stava al centro della stanza e mentre Isabella si prendeva cura di lei guardava Amanda che a sua volta si rivestiva. Quando la nuova schiava si fu sistemata la chiamò per farsi spazzolare i capelli. Isabella intanto l’aveva aiutata a truccarsi ed ora la stava aiutando a indossare le calze. Allungando la gamba per farsi sistemare la calza Sara si rivolse ad entrambe.
‘ So che siete amiche. Mi aspetto che anche tu Amanda, come Isabella mi sia devota. Potete telefonarvi quando vi pare. ‘ Poi si rivolse a Amanda. ‘ Se hai qualche messaggio per me e non mi trovi lascia detto ad Isabella. ‘ D’accordo ‘ risposero più distese e tranquille le due giovani donne. Le due schiave erano efficienti e capaci, in breve Sara si trovò vestita e perfettamente truccata.

Bruno la baciò sulle labbra, erano entrambi contenti di vedersi. Sara disse – presentami a questa bella ragazza. ‘ Veronica, ma anche Amanda, era rimasta indietro di un passo. La ragazza era timida, gelosa e leggermente angosciata. Quando Sara le strinse la mano riuscì giusto a proferire buonasera, poi la padrona l’accarezzò su un braccio per tranquillizzarla ed allo stesso tempo farle capire chi era che comandava e Veronica si distese sorridendo. E’ davvero bella pensò Sara, sarà un piacere leccarla su quelle tette stupende.
– E questa bella signora chi &egrave? ‘ s’intromise Bruno.
– La contessa Damerio, assistente e segretaria di una mia amica ‘ la presentò Sara. Poi aggiunse: – venite andiamo a sederci in quell’angolo. –
Si trovavano in un bar molto grande e ben arredato, per non dire lussuoso, grandi specchi, stucchi ed enormi lampadari.

Si sedettero al tavolo, Bruno e Sara erano a loro agio, le schiave erano invece un po’ tese. Sara si era seduta spalle al muro ed aveva di lato le due ragazze e di fronte Bruno. L’angolo era molto tranquillo si poteva osservare rimanendo appartati.
– L’altro giorno ho incontrato quella gran bella figliola di tua cugina. Mi &egrave sempre piaciuta ‘ – Bruno non riuscì a concludere il discorso che Sara lo interruppe.
– Lo sai che &egrave lesbica dalla punta delle unghie alla cima dei capelli. L’unico uomo con cui &egrave stata &egrave Andrea, l’ha sodomizzato ripetutamente in questi anni, con grande diletto per entrambi. – Bruno rise della battuta e sebbene nervosamente risero anche Veronica e Amanda.
– Sì Andreina ha un gran bel culo, &egrave piaciuto anche a me che non sono omosessuale, probabilmente per le stesse ragioni per cui &egrave piaciuto a Eleonora che &egrave lesbica. Ma mi domando come mai il marito di Eleonora non le salti addosso. –
Le due schiave ascoltavano in silenzio apparentemente accigliate, ma in verità molto interessate. Iniziavano, soprattutto Veronica, ad entrare in un mondo misterioso, torbido ed allo stesso tempo affascinante.
– E’ completamente impotente, il loro &egrave un matrimonio di facciata. Eleonora si diverte con Giovanna che &egrave la sua schiava anche se lavora con me, la va a trovare quasi ogni sera, spesso dorme da lei, o passa dal mio studio e se la spassa anche con Isabella e Rosa, oppure le convoca nei sotterranei dell’atelier. Sai che &egrave mio e suo, oltre che di Andrea. ‘
– Da quant’&egrave che non la vedi? ‘ sorrise Bruno.
Un sorrisetto che diede modo a Sara di pensare, poi rispose: – un paio di settimane credo, ma ci siamo sentite per telefono anche ieri. Perché? –
Bruno sorrise di nuovo. ‘ Mi ero dimenticato di dirti che l’ho vista con una ragazza stupenda, alta quanto lei, con i capelli castani corti, tendenti al rosso, come quelli di Veronica, ma un po’ più lunghi. Occhi grigi tendenti al verde e bellissimi, probabilmente straniera e due cosce lunghe e tornite da mozzare il fiato, aveva una minigonna che le copriva appena le chiappe e le ho potute vedere benissimo. –
Sara rimase per un attimo sconcertata. ‘ Ecco pensò perché &egrave un po’ che non la vedo. ‘ Poi aggiunse con una punta di gelosia: – non ho capito se ti piace di più Eleonora o questa sua amica? –
– Entrambe – rispose Bruno, – ma per ora quella che mi piace di più &egrave Veronica e più di ogni altra mi piaci tu. –
– Sei un bastardo ‘ scherzò Sara, ma non poi tanto. Risero tutti e Bruno ne approfittò per chiedere di Andrea. ‘ Non &egrave più il mio schiavetto. Si &egrave innamorato di un giovane commesso dell’atelier e mi ha chiesto di essere lasciato libero, ha comprato un appartamento e non vive più nell’atelier. Ogni tanto lo vedo e non solo per ragioni di lavoro e rinverdiamo i nostri trascorsi. –
– Chi sa come se la passa senza una padrona? ‘ Bruno era curioso.
– Bene. Stravede per il commesso, il giovanotto, si chiama Giorgio, &egrave capriccioso e lo schiavizza, ma lui sa tenerlo a bada. Sul lavoro &egrave il suo capo &egrave ha molti più soldi di lui, ha il suo potere e non dimenticare che quando si traveste da donna &egrave irresistibile e questo il giovane Giorgio lo sa benissimo, quindi anche se ogni tanto lo strapazza lo fa sempre con i guanti. In quanto alla padrona quando lo desidera io sono sempre disponibile ed ogni tanto si fa sentire. –
Rapidamente Sara cambiò tono ed atteggiamento, divenne dura ed esigente e si rivolse a Bruno come se Veronica fosse altrove.
– Ma ora basta parlare dei miei schiavi, dimmi della tua? Mi hai detto che era pronta. ‘ Quando parlava ed agiva così lo stesso Bruno si sentiva a disagio, Veronica si rimpicciolì, sapeva che avrebbe incontrato l’amante del suo padrone. Bruno le aveva spiegato chi era e cosa aspettarsi. Lei per amor suo si era fatta convincere e pensava di poter gestire la situazione, ma ora si accorgeva di non esserne capace. Amanda era felice di non essere al posto di Veronica, ma se avesse potuto sarebbe scappata, invece rimaneva lì, voleva sentire e vedere, forse quello era il modo migliore per capire in che situazione si stava mettendo. Le due schiave non avevano detto molto fino a quel momento, ora però una veniva tirata in ballo e non si sarebbe potuta sottrarre. Bruno disse – &egrave pronta, la seduta con Rosa &egrave stata decisiva. –
Sara si rivolse a Veronica. ‘ Da quanto tempo sei la sua schiava? –
Veronica non si aspettava un linguaggio così diretto e duro, arrossì, aveva quasi le lacrime agli occhi. Bruno non parlava e non l’aiutava, il silenzio diventò pesante e lei si sentì obbligata a romperlo, con voce rotta dall’emozione disse – da poco più di un mese. –
Sara non le permise di prendere fiato. ‘ Ti ha mai frustata? –
La schiava stava per piangere. ‘ Due volte ‘ disse singhiozzando, mentre le lacrime le scesero sul viso incantevole e triste.
– Perché? ‘ incalzò Sara.
A quel punto Veronica sarebbe scappata via, ma era incastrata dal tavolo. Bruno le mise una mano rassicurante sulla coscia e lei si sentì incoraggiata.
– Una volta perché il mio padrone ne aveva voglia ed un’altra perché non volevo incontrare Rosa. –
– Non sei ancora ben addestrata, dovresti passare qualche giorno con me e la Signora Katia. –
– No per piacere Signora, farò quello che vorrete, ma lasciatemi con il mio padrone. –
Sara ci pensò. ‘ Tra meno di un mese ci sarà un party sadomaso, se a quel party non ti comporterai come si deve passerai per una settimana sotto il mio controllo. Ed ora andiamo, voglio vedere meglio come sei fatta. ‘ Bruno voleva chiedere di quel party, ma capì che non era il momento. La sua amante aveva preso il comando e non era possibile levarglielo, Sara era fatta così, Bruno lo sapeva ed era anche per quello che le piaceva.

Andarono da Bruno, Amanda sentiva un’attrazione irresistibile per quella donna, era irresistibile, ma in quel momento si riteneva soddisfatta di essere solo una spettatrice. Come Sara le aveva detto osservava ed imparava ed allo stesso tempo si sentiva al sicuro. Veronica invece si sentiva ulteriormente mortificata dalla presenza di quell’altra, non capiva chi era, aveva intuito che era sottomessa a Sara, ma sembrava che in quel momento non fosse sottoposta a nessuna vessazione. Però era anche lei spettatrice delle sue, già le era penoso far fronte all’amante del suo padrone.

Erano nel soggiorno di Bruno. Sara si fece aiutare da Amanda e si spogliò, poi le disse – mettiti buona su quella poltrona e stai zitta. ‘ Amanda non se lo fece ripetere.
Sara si rivolse quindi a Veronica – Su spogliati, cosa stai aspettando? – Bruno non interveniva, la ragazza lo guardò supplicante, ma lui non le offrì via di scampo. Veronica iniziò a spogliarsi, aprì la cerniera del vestitino e quello venne giù in un attimo. Con le mani tremanti si levò il reggiseno e stupidamente cercò di coprire le stupende tette. Sara era nuda e già seduta in poltrona. ‘ Non essere sciocca, levati le mutande e vieni qui. –
La ragazza ubbidì, si sentiva davvero sciocca. Sapeva che quel momento doveva arrivare, Bruno gliene aveva parlato e lei aveva accettato, ma ora era difficile.
‘ Mettiti in ginocchio qui di fronte a me. ‘ Veronica ubbidì. ‘ Sei davvero bella, il tuo padrone aveva ragione nel descriverti come incantevole e posso capire che mi abbia trascurato per tanto tempo, ma devi sapere che ciò che &egrave suo &egrave mio. Te lo ha spiegato? –
Sara parlava mentre accarezzava il seno pieno e palpitante della schiava che si sforzava di rimanere ferma ed offerta sotto quelle carezze che subiva come una violenza.
– Sì Signora. ‘ Questa volta Veronica rispose senza esitazione.
– Sì Signora va bene, ma &egrave meglio sì Padrona. ‘ Dicendo così Sara aveva preso delle mollette che applicò ai capezzoli della schiava, le mollette piccole e di acciaio erano collegate con una catenella sottile e resistente che Sara saggiò tirando e provocando un gemito nella schiava che ora iniziava a sudare.
– Rispondi. ‘ La schiava aveva iniziato a piangere, ma disse: – Sì Padrona. –
Sara tirò la catenella spingendo il viso verso la sua passera. Veronica capì quale era il suo compito e che non aveva scampo. Piangente e singhiozzante vi si dedicò. Appena risultava poco efficiente sentiva il morso delle pinze sui capezzoli. Quando sul culo le arrivarono le prime frustate era in trance, non provava piacere ed aveva gli occhi velati di lacrime, ma leccava con devozione. Aveva capito che quello era il solo modo per cavarsela. Chi la frustava era il suo padrone, si sentì perduta, ma al tempo stesso più determinata. Con uno scatto d’orgoglio penetrò con la lingua dentro Sara. La padrona squittì di gioia per il piacere e perché aveva notato il nuovo atteggiamento della schiava. Più frustate prendeva e con più rabbia lappava. ‘ &egrave domata ‘ pensò Sara con soddisfazione, – ma ha bisogno ancora di tanto addestramento.
Poteva bastare. Fece un cenno a Bruno che smise di colpire. Il padrone si tirò giù i pantaloni e l’infilzò. La schiava si dimenò soddisfatta, ma non smise di leccare. Pure lei pensò di aver superato la prova ed ora che si sentiva accettata iniziò a godere anche della sua nuova padrona.
Per Amanda quella serata era stata molto istruttiva, si era eccitata, avrebbe desiderato toccarsi, smaniava, ma non l’aveva fatto, intuiva che Sara non aspettava altro per coinvolgerla e non si sentiva pronta.
In effetti Sara l’aveva osservata mentre Veronica la leccava, non l’aveva chiamata a darsi da fare solo perché sarebbe stato impegnativo per entrambe, ma soprattutto per lei e quella sera voleva rilassarsi. D’altra parte, Amanda in due giorni aveva già fatto molti passi in avanti.

koss99@hotmail.it

https://www.kobo.com/it/it/search?Query=koss

Leave a Reply