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VITA DI PERIFERIA

Vedo ancora la scena di mio marito che mi lascia, va a vivere con una rumena diciottenne, mio figlio, Roberto, di venti anni è chiuso in camera sua, non vuole vederlo quel padre bastardo che sta fuggendo con la sua ex fidanzata, è arrabbiato con lui, col mondo intero.
Gli giro le spalle mentre esce dalla nostra casa e dalle nostre vite.
Mi chiamo Mara, ho 47 anni, faccio la bidella in una scuola superiore della periferia di roma, la stessa di mio figlio. Sono passati 2 mesi, la mia storia distrutta, sono sola, la depressione mi ha pian piano fatto perdere tutte le conoscenze che avevo. Sto pulendo le scale quando Alfio, il bidello del terzo piano, mi avvicina.
‘Ah Mara, c’hai una faccia stamattina, ma ti stai riprendendo un po’ ?’.
Mi guarda il seno mentre cerca di fare il carino con me, sono una donna ben fatta, mora, occhi neri, sono piccolina, ho le gambe tornite e dei fianchi rotondi ma armoniosi. Il mio seno è grande, da piccola avevo avuto molti complessi per via del mio sviluppo precoce; poi col passare del tempo mi accorsi che nessun ragazzino della mia classe poteva fare a meno di guardare con un misto di voglia e paura le mie tette. Alfio stava facendo la stessa cosa, cercava di essere gentile mentre nella sua mente si immaginava affondare le sue mani sul mio seno nudo. Distolsi il pensiero dalle voglie inespresse del bidello e buttai lì una frase di circostanza.
‘Senti”, insistette lui, ”anche io ho passato un brutto periodo’poi ho scoperto che nei momenti più’tristi potevo aiutarmi con questa’.’, repentino infilò qualcosa nella tasca del grembiule. ‘Ora scappo, altrimenti chi lo sente quello stronzo del preside’ah’.se te ne serve altra dimmelo, me la danno a buon prezzo’.
La giornata scorre tranquilla, la sera aspetto che Roberto si chiuda in camera sua, da quando il padre è scappato è sempre scontroso ed irritabile. Durante una lite furibonda, scoppiata per motivi che non ricordo più mi urlò :”è colpa tua’non sei stata capace di tenertelo’ sei frigida’papà me lo diceva’ci credo che dopo la prima scopata con una meglio di te se ne sia andato”, mi chiuse la porta in faccia, io rimasi impietrita e non tornai più sull’argomento. Tiro fuori la bustina di Alfio, taglio la polvere bianca con una carta telefonica, come ho visto fare in tanti film, accendo il computer, sniffo la prima striscia, la webcam si attiva rimandando sullo schermo la mia immagine, una donna struccata, vicino ai cinquanta, ancora bella ma triste, sniffo la seconda striscia, la accompagno con un sorso di vino. Accedo alla mia casella di posta, un pop-up mi pubblicizza un sito di chat con webcam, clicco sul logo. Accendo una sigaretta mentre seguo la procedura di registrazione al sito, fornisco delle generalità false, entro nel programma, appare il riquadro con la mia immagine trasmessa, aggiusto la webcam in modo che mi inquadri la parte del seno, non voglio mostrare il mio viso. Entro in una stanza chiamata :’Casalinghe show’, sorrido del nome mentre entro. Una lista alla destra dello schermo mi indica gli utenti ed il loro sesso. Mi appare un invito ad aprire una webchat, accetto, il nick del tizio è ‘El_toro’, un cazzo enorme, duro e nodoso, appare sul mio schermo. Il tempo di rispondere al ciao del primo che un secondo mi manda il suo invito, apro e vedo che sono una coppia, mi salutano dallo schermo, ricambio, sniffo una striscia, inizio ad andare su di giri. ‘El_toro’ è di Genova, dopo le prime frasi di circostanza mi chiede di scostarmi la vestaglia abbottonata, lo accontento lasciando scoperto il mio decoltè, l’uomo della coppia, cpl_73, alza la maglietta della compagna, una donna bionda, leggermente abbondante ma attraente, sulla cinquantina. Sento le mie mutandine bagnate, scendo con la mano, sono umida tra le gambe, una altro invito, un altro cazzo sullo schermo, più piccolo di El_toro, l’uomo di cpl_73 inizia a leccare le tette della bionda. Abbasso la webcam, bevo una altro bicchiere di vino, la mia mente si è ritirata lasciando il posto ad una obnubilata foga di mostrarmi, allargo le gambe alla camera, il vedermi sullo schermo, aperta ed offerta a chiunque mi eccita ancora di più. L’uomo di cpl_73 si sta facendo succhiare il cazzo dalla sua compagna, gli altri due interlocutori si masturbano ferocemente, mostrando alla webcam le loro cappelle, rosse e gonfie, come se potessi afferrarle. La mia mano sinistra stuzzica la mia fica, titilla il mio clitoride per poi infilarsi tra le mia labbra bagnate e calde, la donna di cpl_73 sta cavalcando , rivolta verso la camera, il suo compagno, vedo il suo cazzo penetrarla, è come se mi guardasse, io mi masturbo per lei, per loro : infilo due dita, tre, provo ad infilarne quattro fino a farmi male, godo vedendo altre persone godere con me, lontane centinaia di kilometri, sconosciute. I due uomini soli sborrano sul vetro della webcam, vedo lo sperma colare mentre sento che sto raggiungendo l’orgasmo, anche la signora bionda ora si sta masturbando mentre la sborra del compagno le scende tra le tette copiosa ed invitante. Vengo, non posso urlare e mi trattengo, un orgasmo profondo e lungo che mi squarcia il ventre e lo fa sciogliere come burro fuso. Chiudo tutto, sconvolta dal godimento e dalla sorpresa, mi infilo a letto, rilassata, serena, dormo come ormai non facevo da tempo.
Dopo quella sera mi servii da Alfio sempre più spesso, dapprima era solo il fine settimana, quando la solitudine morde di più, poi fu più volte a settimana, mi chiudo nella mia stanza, ho comprato vari oggetti in un sexy shop e le mie esibizioni sono sempre più audaci. Ora appena ho un po’ di soldi compro la cocaina da Alfio, mi chiudo nella mia stanza e mi esibisco davanti a degli sconosciuti come l’ultima delle troie. Con mio figlio Roberto non c’è più dialogo, credo che sappia che faccio uso di droga, ma non mi importa, voglio solo stare bene.
Alfio mi ha detto che non c’è niente in giro, il periodo è dei peggiori, si trova solo avendo delle conoscenze, sembro impazzita, lascio la casa in disordine, vedo il disprezzo negli occhi di mio figlio giorno dopo giorno, decido di darmi una regolata. E’ sabato mattina, Roberto è uscito, o non è rientrato, non lo so, entro nella sua stanza ed inizio a mettere in ordine, mentre rimbocco le coperte le mie mani urtano un sacchetto morbido, c’è tanta di quella cocaina da durare un paio di mesi, sono sconvolta, una parte di me è furiosa con mio figlio, che sta facendo ? In quali giri si è lasciato incastrare? E’ colpa mia. L’altra parte vede solo la polverina bianca, ne rubo un po’ e mi chiudo in camera, sniffo una striscia, una seconda, mi sento meglio, il problema di mio figlio è lontano, penso a me, voglio godere, voglio poter provare quella sensazione di pace ed appagamento, apro due, tre webchat, ho davanti gli occhi tre cazzi duri pronti a sborrare per me, mi giro mostrando il mio culo agli sconosciuti, apro le natiche per far inquadrare meglio il buco alla webcam, prendo il mio giocattolo preferito, un fallo di gomma fatto a cono con dei nodi sul gambo che vanno a diventare sempre più grandi man mano che lo infili. Sniffo una striscia, sono già sballata ed eccitata, i cazzi sullo schermo diventano 5, offro loro il mio culo aperto dal fallo artificiale nero, gli mostro come il mio elastico buco di culo si allarga sempre di più, lo infilo e lo sfilo lentamente mentre gli umori del mio ano ungono il grosso arnese. Due dei miei interlocutori hanno già sborrato quando una voce mi urla :’gran zoccola, dove hai messo la coca che mi hai rubato’..’.
Sulla porta c’è Roberto, il viso paonazzo di rabbia furore, io in ginocchio sulla poltrona, la vestaglia tirata su, il fallo nero piantato nel culo, lo guardo senza sapere cosa dire. Cerco di ricompormi, corro al bottone dello spegnimento del PC quando sento la mano di mio figlio afferrare il mio polso.
‘Cazzo stai facendo zoccola”.
Ogni volta che sento mio figlio chiamarmi zoccola è come se un coltello mi si piantasse nel cuore, piango in silenzio, non so come reagire, mi vergogno di me stessa.
”.guarda cazzo stai a fa’e chi so quelli’.nun potevi farlo per il cazzo de papà piuttosto che pè questi che manco conosci’.’, è furioso, tento di coprirmi il seno ma me lo impedisce.
”e la coca ? ‘. Te la sei sparata eh ? quella è roba mia e’.’, poi si ferma, mi guarda come se avesse realizzato ora quello che stavo facendo.
‘te la vendo se vuoi’..’, il suo viso sorride cattivo, non è mio figlio quello che stà parlando, ”si si te la vendo io, a occhio e croce te sarai presa 600 euro, damme li sordi adesso’.’, io non faccio nulla, impietrita, mi dà uno schiaffo, i cazzi sullo schermo continuano a masturbarsi.
‘non li ho 600 euro”, piango come una bimbetta, mio figlio mi sovrasta dall’alto.
‘nun ce l’hai’.e mica và bene’sta roba se paga, e subito’.che voi er trattamento de favore ? eh zoccola’.ai maschietti nun glielo faccio’.ma alle belle troie come a te una gentilezza nun se nega”, ride ancora e si inizia a sbottonare i pantaloni.
‘Roberto ora basta”, tento di alzarmi, un altro schiaffo mi colpisce l’altro lato del viso.
Si tira giù i pantaloni, le mutande, il cazzo di mio figlio mi si scopre davanti gli occhi, un arnese enorme, come il padre del resto, delle grosse vene gli attraversano il pene, la sua circonferenza è pazzesca, me lo agita duro davanti alla bocca.
‘..Succhiamelo’vedemo se te merito lo sconto famiglia’..’.
Me lo appoggia sulle labbra, non le apro, un altro schiaffo mi colpisce facendomi strillare.
”forse non hai capito, se non apri quella bocca te gonfio’non me ne frega un cazzo che sei mi madre”. Capisco tutto, capisco che fa il mio bambino, capisco cosa è diventato, capisco che la colpa è mia, di tutto, del fallimento del matrimonio, della strada che ha intrapreso mio figlio, mi arrendo, apro la bocca, mio figlio infila il cazzo nella bocca, inizia a muoversi.
Le mie labbra si chiudono ingoiando il cazzo di mio figlio, lo sento afferrami la testa e spingerla verso di lui. Sento ogni centimetro del cazzo che mi scivola nella bocca, non si ferma, mi provoca conati di vomito quando raggiunge la mia gola, lo sento sbattere violentemente il suo bacino, mi scopa in bocca come una troia, me lo urla forte quando io sputo saliva e bava, strozzata dalla sua violenza.
Il mio sguardo va allo schermo del computer, sono ancora lì a godersi lo spettacolo, Roberto mi fa mettere con il culo all’aria, rivolta verso il computer, afferra il grosso fallo nero e lo infila nel mio culo. Strillo, sento del sangue scendere tra le mie gambe mentre, piango.
”ti fa male eh ?….vediamo se questa ti fa stare meglio’.’, afferra un po’ di coca dalla bustina e me la infila nel naso con forza, costretta a respirare la aspiro, è tanta, la sento calarmi piano piano.
Ora il grosso cazzo di gomma è piantato nel mio culo, tutto, profondamente. Quando lo estrae sento il mio buco slabbrarsi, ogni volta che lo spinge dentro urlo, ma non di dolore, un calore mi avviluppa, inizio a godere, guardo i cazzi sullo schermo, guardo quello di mio figlio , enorme e pronto, lo guardo negli occhi :’mettimici il cazzo nel culo, che aspetti”. ‘.
Sento il cazzo di mio figlio penetrarmi nel culo, con forza, violenza, senza un minimo di dolcezza, mi dà degli schiaffi fortissimi sulle natiche ad ogni affondo nel mio ventre, lo sento entrare ed uscire, allargare il mio buco oscenamente. Mi fa sdraiare, io apro con le mani le labbra della fica, lui mi guarda con odio mentre mi entra dentro, sento il clitoride fremere ad ogni suo colpo, mi scopa con rabbia, vengo urlando il suo nome, lui mi tappa la bocca.
Mi fa girare di nuovo e mi infila due dita nel culo, le sento muoversi dentro di me, ne infila quattro, urlo dal dolore, lui imperterrito insiste, le mie cosce sono rosse di sangue, entra di nuovo nel mio culo, io vengo ancora, squassata dal dolore e dal piacere, viene anche lui, sento la sborra scivolarmi dentro il culo, calda, viscida, appagante.
‘brava zoccola’.un po’ de sconto te lo faccio, certo nun è finita qui per oggi’.famme fa nà tirata anche a me’e poi se ricomincia”.
Io non dico nulla, spengo il PC, sniffo anche io, pronta a quello che mi farà mio figlio tra poco.

RIPERCUSSIONI

Mi chiamo Mara, ho 47 anni, sono stata lasciata da mio marito, ho dei problemi di droga e mio figlio è entrato in un bruttissimo giro. Ieri Roberto, mio figlio, ha scoperto che gli avevo preso un po’ di coca dalla stanza e me l’ha fatta pagare : mi ha scopato brutalmente, per tutta la notte io sono stata l’amante di mio figlio, la sua sgualdrina.
E’ domenica, Roberto è uscito e non tornerà che stasera, mi ha ordinato di rassettare la casa, lasciata abbandonata a se stessa da quando ho iniziato a fare abuso di cocaina. Giro per la casa con indosso solo la mia vestaglia, sotto sono nuda, accendo lo stereo e mi preparo una striscia di coca, ieri me la sono meritata, ho il culo dolorante dopo che mio figlio lo ha usato in tutti i modi possibili..
Suonano alla porta, mi butto un accappatoio addosso per coprirmi, apro innervosita, è Roberto col suo amico Mario.
‘Ciao Mà”, mi saluta, la sua voce è fredda come i suoi occhi, ”io e Mario ci fermiamo qui a vedere le partite, tiraci fuori un paio di bottiglie’.’.
Loro si siedono mentre io mi dirigo verso il mobile a prendo una bottiglia di gin ed una di rhum.
”..levate st’accapatoio, che stai a fa così, me sembri un pinguino’.’, mi dice Roberto, lo accontento, il suo tono è scherzoso ma il suo sguardo luccica di una vena di malvagità.
Rimango con la mia sottoveste nera, lunga e trasparente, il mio seno è nudo mentre la mia intimità è coperta da un minuscolo perizoma.
‘..versace da beve”, continua Roberto, ”fai la brava padrona de casa”.
Mi chino sul basso tavolino, so che il le mie natiche sono in bella mostra davanti gli occhi dei due giovani, vedo le strisce di coca già preparate sul tavolino, mi giro a guardare mio figlio.
Roberto capisce il mio sguardo :’..ne vuoi una ? accomodati mammina, fatte nà bella striscetta”, ride rivolto al suo amico, ammiccano, io non me ne curo, vedo solo la polverina sul tavolo. Mi inginocchio davanti il tavolino, le mie natiche, coperte solo da un minuscolo filetto, esposte ai loro occhi, tiro un sniffata, la partita inizia, gli occhi di Mario sono fissi sul mio culo, mi vergogno ma rimango lì inchiodata, inginocchiata e faccio finta di vedere la partita. Iniziamo a bere, sniffare per poi bere, di nuovo, la mia testa diventa leggerissima, rido dei loro urli, al primo gol si abbracciano, poi rivolgono le loro attenzioni su di me, mi stringono, sento le loro mani insinuarsi sotto la mia sottoveste, io passo dalla paura all’euforia, si siedono, vedo il turgore dei loro cazzi trasparire dai jeans sdruciti, faccio un altro tiro. A fine partita si brinda con un altro bicchiere di Gin, sono partita, la stanza mi gira intorno, loro urlano, cantano inni, io sono ancora sul tappeto, sento le mani di Roberto che mi afferrano la testa e la portano sul tavolino, verso l’ultima striscia.
”tira l’ultima e poi apri la bocca’.te le voglio mettere in gola’.’, io non reagisco, sniffo avida ed apro la bocca, in attesa che mio figlio mi infili il cazzo giu fino in gola, mi spaventa quel ragazzo alto, frutto del mio grembo, minaccioso su di me. Si sbottona i pantaloni, Mario mi sta tirando su la sottoveste, scopre le mie natiche bianche, scosta il filo del perizoma, sento la sua lingua titillare il mio ano, lo bagna tutto, saggia la sua resistenza con un dito, poi entra, io gemo, il suo dito si muove nel mio culo, Roberto mi tiene fermo il viso, sento l’odore del suo cazzo che si fa largo tra le mie labbra, profana la mia bocca spingendo la cappella giù in fondo alla mia gola, inizia a muoversi veloce, sbatte il suo cazzo fino in fondo. Mario sta testando il culo, lo lecca mentre con le dita allarga il mio buco umido di umori e saliva. Io mi tocco il clitoride, distrutta dal piacere, sento il calore sciogliersi dentro di me ad ogni movimento dei due ragazzi, la mia testa viene afferrata da Roberto, continua a scoparmi in bocca, violento, maschio. Sento la cappella di Mario poggiarsi al mio canale posteriore, sento il cazzo dilatare il mio sfintere ed entrare dentro di me, le sue mani mi stringono le tette, tirano i capezzoli, afferrano le mie natiche con violenza mentre mi incula come un ossesso. Roberto si sdraia, io cavalcioni mi inculo sul suo cazzo duro, lo sento scivolare nel mio buco avido. Allargo le gambe mostrando la fica a Mario, lo guardo, non c’è bisogno di parole, mi entra dentro anche lui, mi scopano in entrambi i miei orifizi, ogni colpo è un gemito, impazzisco, ne vorrei altri, vorrei essere piena di cazzi che mi prendono a turno, lo urlo, lo chiedo a loro, ai due ragazzi che mi stanno scopando come una troia.
Mi fanno mettere di nuovo inginocchiata, la testa poggiata sul tappeto, il mio culo in alto offerto ai loro arnesi, in tiro, duri, lucidi di umori viscidi, sento il primo cazzo farsi largo nel mio buco, lo sento muoversi, allargare il mio sfintere, sento il secondo che poggia la sua cappella, lo sento spingere, mi vogliono inculare entrambi, mi fanno male, mi dilatano l’orifizio con forza, senza curarsi del mio dolore, sento come se mi avessero squarciato in due, sono dentro di me, insieme. Del liquido viscido cola tra le mie cosce, sto avendo un orgasmo, oscenamente aperta, sfondata dai due giovani, senza pietà, urlo come una belva mentre la mia fica gronda umori dovuti all’orgasmo.
Roberto e Mario continuano a scoparmi, imperterriti, mi fanno mettere sulla poltrona, mio figlio sta slabbrando la mia fica, mi tiene le gambe all’altezza delle spalle, affonda senza pietà dentro di me, io non posso urlare, il cazzo di Mario riempie la mia bocca, lo sfila e lo spinge giù di nuovo, mugolo di piacere, le labbra sporche di bava, umori, lo lecco tutto con foga, Roberto mi tortura il clitoride, perdo il controllo :’Dai su, scopami, guarda la tua mamma quanto è troia’.mhhhhhh’avevi detto che ero frigida, guarda come sono fradicia’.continua a darmi il cazzo”datemelo anche nel culo’..vi voglio insieme’.daaaaaiiii’.’.
Non se lo fanno ripetere, Mario si siede, io mi impalo sul suo membro teso, le mie mani allargano le natiche per offrire il mio orifizio anale a Roberto, lo sento entrarmi dentro, godo ed urlo, mi sento piena, viva, senza freni vengo di nuovo, spossata mi accascio sdraiata sul tappeto, loro mi sono sopra. Sento il loro cazzi forzarmi le labbra : ”apri la bocca che ora ti affoghiamo di sborra’.’, li aspetto, la mia lingua succhia le cappelle dei due giovani, lo voglio, voglio sentire il loro sperma scendermi nella gola, bere tutto come una puttana, i loro schizzi inondano la mia faccia, la bocca, i capelli, ingoio tutto, lecco, annuso, godo di nuovo, sono sfinita.
Siamo tutti e tre in salotto, fumiamo una sigaretta in silenzio, mi alzo e vado in bagno, mi butto sotto la doccia, la fica mi cola, calda ed arrossata, li vedo sulla porta, Roberto ha il mio fallo nero in mano e lo agita con fare minaccioso.
Mario si avvicina a me, mi porge un piccolo specchio con due strisce di coca, tiro senza remore, sono una sballata puttana senza freni, il vedermi così ingorda li fa eccitare di nuovo, i loro cazzi sono nuovamente duri’.sarà una lunga domenica.

REALIZZAZIONE

Mi chiamo Mara, ho 47 anni, sono mesi che ho una relazione sessuale con mio figlio, i miei problemi di droga, la mia debolezza, mi hanno fatto diventare sua succube, abusa di me quando più gli aggrada, sono diventata la sua puttana, il vortice in cui sono finita è terribile.
Faccio la bidella nella scuola di mio figlio, Roberto, durante le lezioni mi infilo in uno dei bagni per sniffare un po’, Alfio il mio collega tira con me, è lui che mi ha fatto provare la cocaina, tutti e due dipendiamo da mio figlio, che la vende.
Siamo chiusi nel bagno :’..io ne ho pochissima Alfio, ho finito i soldi e mio figlio non me la vuole dare’.’.
Lui si fruga nelle tasche :”. Cazzo anche io l’ho finita e non prendo lo stipendio che tra quindici giorni’., mo vado a casa, ci penso e vediamo come rimediare qualcosa”.
Usciamo dal bagno incazzati, ormai quel poco che ci era rimasto non ci da più nessuna sensazione, ci salutiamo mesti, suona la campanella, i ragazzi escono per cambiare aula o per andare al bagno.
Vedo Federico, uno dei galoppini di mio figlio, mi avvicino a lui.
”ciao’non è che mi puoi dare qualcosa ?…’, gli chiedo speranzosa.
Mi guarda come se fossi una nullità, la settimana scorsa avevo il suo uccello in bocca, per ordine di mio figlio, ora è come se non esistessi :’ ‘t’ho detto de no’Roberto ci ha detto che nun te dovemo dà niente’sgomma lontano’.’.
Se ne va, sono incazzata, con mio figlio, con me stessa, saluto Alfio e finisco il turno, cerco mio figlio nei bagni, in cortile, non c’è.
Torno a casa, il solito casino in giro, abiti buttati sul divano, piatti sporchi ; non mi interessa, voglio trovare mio figlio, voglio la coca. La sua porta è chiusa, sento della musica, entro.
La ragazza è bionda, capelli molto lunghi, è sdraiata a pancia in sotto, mio figlio la sta montando da dietro, si girano verso di me. ”Ah la zoccola drogata è tornata”, ormai non ha piu nessun rispetto verso di me, mi incolpa per il divorzio, per la nostra situazione, mi odia e non perde occasione per mostrarlo, ”’Ada, mia madre’.mamma, questa è Ada”.
Io e la ragazza ci guardiamo, io abbasso lo sguardo, vergognandomi per la situazione, lei mi guarda spavalda, sfacciata.
‘..vieni qui mamma, forse ti do quello che stavi cercando”, si sfila dalla ragazza, lei si sistema lasciva sul letto, le gambe allargate a mostrare la sua topina implume, avrà 18 anni, bella con grandi occhi verdi, una bocca rosso vermiglio ben disegnata, ha il seno molto piccolo e la sua corporatura è minuta.
Mi avvicino al letto, Roberto mi fa segno di sedermi, mi prepara due strisce su un specchietto, mi afferra il viso, mi guarda avvicinando la sua faccia alla mia :”ora tiri, poi fai quello che ti dico io’tutto’.’.
Annuisco, guardo le strisce che mi aspettano, non m’importa di quello che vorrà dopo, ora vedo solo la polverina bianca che mi aspetta invitante. Tiro la prima striscia, la mano di mio figlio corre sotto la gonna, allargo le gambe, istintivamente, sono bagnata, non è la droga, mi piace essere scopata da lui, mi piacciono le sue depravazioni. La verità mi colpisce come un pugno, non sono più la frigida complessata di una volta. Tiro la seconda striscia, il dito di mio figlio si fa largo nelle mie mutandine, raggiunge le mie grandi labbra, le saggia lentamente, fremo, mi sfiora il clitoride, gemo.
”baciala’baciala in bocca’.’, mi fa Roberto, mi indica Ada, sul letto, che sorride sorniona.
Mi avvicino alla sua bocca, lei dischiude le labbra leggermente, chiude gli occhi, le sue mani corrono versi i miei fianchi, alzano la camicetta che indosso, l’aiuto a sfilarla. Roberto tira giù la zip della gonna, me la sfilo da sola, con fretta, tiro via anche le mutandine mentre Ada scopre il mio seno ed inizia a leccarmi i capezzoli. Roberto continua ad esplorare la mia fica con le sue dita, sento la sua lingua leccare il mio buco del culo. Cerco la bocca di Ada, il contatto con la sua lingua mi fa correre un lampo elettrico lungo la schiena, le dita di Roberto frugano nella mia intimità provocandomi spasmi di piacere ad ogni loro movimento. Assaggio i piccoli capezzoli di Ada, ne gusto il sapore dolce, scendo con la lingua verso l’inguine della ragazza, le sua fichetta è rosa, la mia lingua si insinua tra le sue grandi labbra, il suo odore è inebriante, la mia lingua sfiora il suo clitoride, lei mi afferra la testa spingendola verso di lei :”mmhh, siii, leccami la fica’.mi piace”, grida lei ad occhi chiusi. E’ bagnata, calda, odorosa, lecco ogni millimetro della sua fichetta, le entro dentro con la lingua, lei allarga le gambe il più possibile, alza il bacino affrendo alla mia lingua anche il suo culetto. La mia lingua lecca il contorno del suo piccolo fiorellino, ha il gusto acre, eccitante.
”.leccagli bene il culo”, mi ordina mio figlio, ”la voglio inculare’.’.
Io obbedisco, intensificando le mie attenzioni verso il culetto morbido della ragazza, lo lecco sempre più velocemente, la faccio mettere in ginocchio sul bordo del letto, lei risponde docile e sognante, gode la piccola puttana, sputo sul suo buchino, infilo il mio dito nel piccolo fiore scuro, lo vedo cedere ad aprirsi, lei mugola di piacere.
Roberto mi avvicina il cazzo alle labbra, vuole che lo succhi, apro la mia bocca affamata, la mia lingua corre a leccare la sua cappella rossa, mi scivola in gola, spingendo forte, non è dolce mio figlio, mi violenta nella bocca come una puttana da strada, senza riguardi. Sfila il suo uccello madido di saliva, lo vedo poggiare la cappella sul piccolo orifizio di Ada, il suo cazzo apre dolcemente quel piccolo fiore scuro, le scivola dentro mentre lei urla e gode.
Roberto incula Ada, la tiene per i fianchi, le dà degli schiaffi fortissimi fino a farle diventare paonazze le natiche, sfila il cazzo e me infila in bocca, mi da due colpi in gola, con violenza, poi lo rinfila nel culo della ragazza. Ada si masturba mentre viene inculata, l’aiuto, mi infilo sotto di lei, a sessantanove, le lecco la fica gocciolante di umori, lei ricambia insinuando la sua tra le mie grandi labbra, Roberto continua ad inculare lei e a farsi spompinare da me.
”.ora tocca a te”, mi fa Roberto, mi fa sdraiare sul letto, mi allarga oscenamente le cosce, si sputa sul cazzo, un solo colpo di reni, forte, mi profana il culo, lo sento cedere sotto la spinta di mio figlio, Ada percorre il mio corpo con la lingua, mi stringe i capezzoli, li tira, io urlo dal godimento.
”’mhhhh’dai Roberto’.scopami ‘.forte’sfondami il culo’la fica’la bocca, fammi male”, ho perso ogni controllo, le dita di Ada frugano nella mia fica, ”.siiiiii godoooo, daiiiiii’.
Ora è Ada che si occupa di leccare il cazzo di Roberto, la ragazzina se fa scivolare fino in fondo, è una piccola troia. Lui la fa mettere sopra di me, io e lei ci baciamo mentre mio figlio ci scopa a turno, ogni spinta ci provoca un gemito, Ada infila la sua lingua nella mia bocca, le nostre lingue turbinano in una danza oscena, le nostra facce paonazze dal godimento, umide di saliva ed umori.
”..Sto sborrando fa Roberto, vi voglio schizzare in faccia, inginocchiatevi’.’, noi obbediamo come due cagne,a offriamo le nostre bocche, le nostre lingue a mio figlio, il suo getto caldo ci colpisce, struscia la sua cappella sui nostri visi, siamo sporche di sperma, ci lecchiamo gustando il suo sapore.
Dopo esserci ricomposti chiedo a Roberto :”caro mi dai un’altra bustina ? sono stata brava no ?’.
Lui mi guarda col solito disprezzo :”l’hai già avuta no ?..’.
‘..ma era poca, l’effetto è già finito, dammene altra ti prego”.
‘..Vattene o ti faccio pagare anche la scopata che ti sei fatta’sei una zoccola’non far finta che nun te piace essere scopata come una troia’vattene e chiudi la porta prima che mi incazzo’.
Scappo in lacrime verso la mia camera, sto cedendo, devo fare qualcosa.
La mattina seguente Alfio, il bidello, mi avvicina furtivo, bisbigli al mio orecchio :”forse ho trovato il modo di alzare un po’ di soldi, fatti trovare dopo la fine delle lezioni al bagno degli handicappati al terzo piano, chiuditi lì e aspetta che arrivo..’.
‘..grazie Alfio”, rispondo io tremante, l’astinenza è forte, ho bisogno di tirare, .’si si ci sarò.’
Lo vedo allontanarsi, io continuo a pulire, più allegra, non vedo l’ora che finiscano le lezioni.
Sono le due, tutti i ragazzi sono usciti, salgo verso il terzo piano, percorro il corridoio a passi veloci, pregusto la polverina bianca che entra nelle mie narici, obnubila i miei pensieri e mi dona quel temporaneo oblio che mi aiuta a vivere meglio.
Il bagno degli handicappati al terzo piano è grande, pulito perché poco usato dagli studenti, mi siedo sulla tavoletta della tazza, le pareti sono bianche ed il neon illumina a giorno lo stanzino.
Sento bussare, apro, è Alfio che entra e si chiude la porta alle spalle.
‘..l’hai presa ?’, chiedo io fremente !
”.si fa lui’.mi sono fatto dare dei soldi’eccola’quattrocento euro’.’, mi fa vedere la bustina, è tanta, le mie narici fremono.
”dai’.facciamoci un tiro”, sorrido riconoscente all’ometto piccolo e pelato che sta di fronte a me, gli piaccio, lo so.
”si’va bene’però fra poco dobbiamo restituire il prestito..’, fa lui imbarazzato.
”cazzo dici”, faccio io, ‘..in due non arriviamo a 50 euro’.
”mhh, diciamo che ho fatto un baratto”.
‘e che baratto hai fatto ?’.
Lui apre la porta, si presentano quattro studenti dell’ultimo anno, conosco le loro facce, guardo Alfio inferocita.
”che vuoi Mara ? tu non ce la fai più, io nemmeno, loro mi hanno dato 100 euro per uno in cambio della promessa di scoparti’ti va bene no ? Ti deve andare bene se vuoi tirare’sennò la vado a ridare”.
Guardo lui, guardi tre ragazzotti che sono con noi nel bagno, guardo la bustina in mano ad Alfio :’..stronzo fammi fare un tiro’..e poi’.’, mi volto verso i ragazzi, ‘scopatemi come vi pare, come quella cagna che sono’.’.
Sniffo le due strisce preparate dal mio collega, sento i fruscii degli abiti, i quattro ragazzi si stanno levando i vestiti.
Sono nudi davanti a me, il cazzi già in tiro, in fila, le mie cosce fremono, sono una troia, mi immagino quei tarelli piantati in me in ogni mio buco.
Mi inginocchio, loro si avvicinano puntando tutti verso la mia bocca, a turno inizio a succhiarli, sono durissimi nella mia bocca, le loro cappelle turgide mi fottono fino in gola, le loro mani mi attraggono verso ognuno di loro. Il più alto cerca di soffocarmi col suo cazzo, me lo spinge sempre più giù fino a provocarmi dei conati di vomito.
Vedo Alfio con la coda dell’occhio, si sta spogliando. Vedo il suo enorme cazzo e mi fermo, ha un bastone di carne enorme, pieno di venature, una mazza enorme, la mia fica freme di piacere, sono fradicia, colo liquido tra le cosce.
I quattro ragazza mi spogliano, sono nuda, gattono verso Alfio, il suo palo mi attira, lo prendo tra le labbra, solo una parte di quel mostro mi riesce a scivolare in bocca, lo lecco lungo tutta la sua lunghezza, lo sento inturgidirsi tra le mie mani, i ragazzi mi toccano, in fica, nel culo, infilano le loro dita curiose in ogni parte di me, io arcuo la schiena per facilitargli il compito.
Sento il cazzo penetrarmi in fica, altre mani aprono il mio culo, infilano le loro dita giù fino in fondo, il cazzo di Alfio mi stantuffa in bocca, le mascelle mi fanno male, ansimo come una puttana.
I ragazzi mi stanno scopando a turno, in fica, nel culo, perdo la cognizione, troppo piacere, i miei orifizi sono oscenamente bagnati, dalla saliva, dagli umori, uno dei quattro sta provando ad infilarmi tutta la mano nel culo, soffro, gli allargo le natiche ad incitarlo, mi voglio sentire sfondata.
”.spingi giù quella mano”, gli faccio ansimando, ”dai sfondami”, sento il mio buco cedere, si allarga, osceno, mi sento piena, inizia a muovere la mano dentro di me, l’orgasmo esplode come una bomba, urlo e grido. Alfio si sfila dalla mia gola, mi gira dietro e si piazza sopra il mio culo :”si dai sfondami’fammi male’..scopami nel culo’.’. Lo sento sventrarmi lentamente, un palo di carne dura mi sfonda l’orifizio, lo spinge in fondo, lo sfila, sputa nel mio buco del culo e poi riaffonda il cazzo, il lecco avida gli uccelli di due dei ragazzi, il resto è occupato a scoparmi a turno, io continuo a venire in continuazione.
Mi fanno sdraiare sul linoleum, mi tirano su le gambe, mi fanno alzare il bacino, i loro cazzi sono ovunque, ora è uno dei ragazzi ad incularmi, ora è Alfio, le loro facce si sovrappongono, sento solo il mio culo dilatato dai loro uccelli, colo sangue ed umori dal mio buco del culo.
Un fiotto caldo mi schizza dentro, sento lo sperma bollente scivolarmi nel culo, altri getti mi colpiscono in viso, sul seno, sono fradicia di sborra, ne voglio ancora, la bevo tutte, avida , ingorda, troia. Alfio mi prende per i capelli, mi tira verso la tazza, alza la tavoletta, con una mano mi tiene la testa sul bordo del water, con l’altra dirige il suo getto di urina verso di me. Apro la bocca ingoiando, bevendo il suo getto caldo, i ragazzi iniziano a pisciarmi addosso, anche loro, una pioggia di urina, io mi masturbo ferocemente la fica, godo, piscio anche io , ho perso il controllo del mio corpo, un altro orgasmo mi raggiunge, sfinita mi accascio sul pavimento, in un lago di urina, loro si rivestono, in silenzio, se ne vanno e l’ultimo chiude la porta, guardo sul lavandino, Alfio ha lasciato la mia parte di roba. Non riesco ad alzarmi, ho il culo dolorante, domani tutta la scuola lo saprà, devo andarmene. Mi alzo, apro la porta, lascio la coca sul lavandino. Un treno per Francoforte mi aspetta, andrò un po’ da mia sorella, almeno fino a quando non sarò rinsavita.

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