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MATERNE PREOCCUPAZIONI – I –

By 18 Aprile 2020No Comments

I

Fine anno scolastico. Finalmente. Il traguardo è ormai ad un tiro di schioppo. Tra un mese tutto sarà finito. Resta l’ultimo ostacolo. Uffà quest’anno pare che hanno pure cambiato le regole. Ma vedi un poco se mi devo stare ad occupare anche di questo. E già, come al solito, se non me ne occupo io come al solito non se ne occupa nessuno e il rischio maggiore è che mio figlio Franco ripeta l’anno.

Già è stato bocciato al terzo anno davvero vorrei proprio evitare di lasciarlo ancora un anno tra i banchi di scuola.

Tanto ho capito che lui ormai ci sta fin troppo bene alle superiori con tutte quelle sgualdrinelle dei primi anni che gli sbavano dietro. Non per vantarmi ma il mio Franco è diventato proprio un bel ragazzo e sa di esserlo. Perciò sono sicura che quest’anno non ha combinato proprio nulla e nemmeno l’avvicinarsi degli esami lo preoccupa più di tanto.

Ogni volta che provo a sollecitarlo a mettere la testa a posto perché i docenti suoi non sono contenti per nulla del suo profitto, mi sorride e basta quello per farmi sciogliere tutta dentro anche questo sa perfettamente .

E da tempo ormai che non abbiamo discussioni.

Esattamente da quando è diventato un vero e proprio figlio di puttana”.

 Essendo io la mamma beh    la puttana – penserete voi – dovrei essere io ma non è così.

Mi presento: io mi chiamo Ivana ed ho 43 anni. Sono sposata con Claudio da circa 22 anni. Lavoro presso un  agenzia immobiliare e quindi sono molto curata sia nel fisico che nel modo di vestirmi e di truccarmi. Sono alta un metro e sessantacinque e ho una terza più che abbondante. Sono una bella donna nel pieno della vita con tutte le variabili significative al posto giusto. Ho una bella bocca, una fluente chioma ramata perennemente in agitazione, gambe e sedere ancora tonici e un bel davanzale che spesso lascio aperto agli intemperanti apprezzamenti dei maschi e alle velenose occhiate di invidia delle donne.

Per il lavoro che faccio incontro molte persone e sono abituata ai corteggiamenti che quasi quotidianamente ricevo.

Ad essere onesta la cosa mi ha sempre lusingata. Mi soddisfa molto l’idea di muovere i desideri dei maschi e    perché no   anche di qualche donna. Ma vivo in una cittadina di provincia in cui le voci corrono e   morbosamente tutti sanno tutto di tutti. Anche per questo, ma in verità anche per un  educazione molto bigotta e borghese ricevuta da bambina, ho appreso e utilizzo tutte le tecniche che le belle donne ben conoscono per declinare, non incoraggiare, evitare i continui assalti degli uomini che incontro.

La verità è che mi diverto abbastanza anche così. E rispetto all’idea di mettere a rischio la mia reputazione mi sembra già abbastanza. In fondo sono una donna emancipata anche se la maschera che indosso tutti i giorni è molto più spinta di quello che in realtà io mi sento di essere. La mia vita sessuale è stata infatti ancorata al talamo maritale e da esso ho tratto quello che di buono una vita coniugale può dare stimolando spesso mio marito che invece è un tipo un poco tiepido e sempre concentrato unicamente sul lavoro. Bene, questa sono io.

Ma cosa volevo raccontare? Ah    già.. della maturità di Franco.

Ho preso male questa storia che vivo proprio in questi giorni in cui scrivo. Quasi che sia io a dover sostenere l’esame. Forse anche perché lui   . Sostanzialmente, come vi ho già detto,   se ne fotte  .

Oggi, contrariamente al solito, sono ritornata a casa per pranzo intorno alle due. Franco mi aveva detto che sarebbe ritornato presto da scuola per cominciare a studiare e allora io ho pensato di recitare almeno per una volta il ruolo di mamma premurosa che sta vicino al figlioletto che è impegnato nella prima grande fatica della vita. Ho comprato un pollo al forno e delle crocchette in rosticceria e poi era mia intenzione preparare un primo e mangiare insieme a lui.

Giunta davanti casa ho parcheggiato fuori perché subito dopo pranzo dovevo ritornare al lavoro.

La musica ad altissimo volume si sentiva anche fuori dal cancello della piccola villetta bifamiliare in cui viviamo   Una volta dentro casa il solito campo di battaglia si è mostrato ai miei occhi. Alla rinfusa tutto quello che Franco indossava stamattina era sparso per il salone. Ho iniziato a raccogliere i diversi indumenti e, contemporaneamente, lo chiamo a gran voce senza ricevere risposta. La musica è assordante . Penso che è in camera sua. Forse starà riposando   tra una maglietta e un giubbino mi ritrovo tra le mani appallottolato un minuscolo slip bianco con i cuoricini gialli disegnati sotto l  elastico e a stretto giro un reggiseno piccolo e anch’esso bianco , una seconda ad occhio e croce. Li guardo per un istante come se non avessi mai visto una mutandina da donna. Con la bocca aperta sento un calore partire non so da dove e raggiungermi devastante la testa e il viso. Di là con il mio piccolo ci deve essere di sicuro una donnina -concretizzo in un baleno-.

E così che pensa di studiare questo sciagurato!- penso furibonda- e io che sto a tribolare appresso a lui.

Quando mi arrabbio    mi arrabbio, parto come una locomotiva ed è difficile fermarmi. Così brandendo l’indumento intimo tra le mani mi fiondo al piano superiore per   avere la conferma dei miei sospetti (a mente fredda non so nemmeno io perché l’ho fatto , la situazione era così chiara  ). Arrivo vicino alla porta della cameretta del mio bambino cornutello percorrendo le scale e il corridoio al piano superiore e proprio mentre stavo per afferrare la maniglia avverto nitido un mugolio di soddisfazione e di piacere provenire dal suo interno, misto al sordo e monotono rimbombare della musica disco che mi aveva accolta al mio arrivo.

Al pensiero dello spettacolo che potevo scoprire aprendo la porta mi arresto   come se qualcuno una volta appoggiata la mano sulla maniglia avesse tirato il   freno di emergenza della locomotiva  , e resto lì ad origliare. E   il suono chiaro, lento e crescente di corpi in corsa verso il piacere quello che scorgo tra il dum dum dum emesso dagli altoparlanti dello stereo a palla. Il rumore della spalliera del letto contro il muro si confonde con la   musica   quasi seguendone l  andamento. Ad ogni affondo un sospiro sempre più forte.

La corsa è continuata ancora per un bel pezzo e poi all’improvviso ho sentito un gridolino diverso, più acuto, più lungo, quasi nervoso e    in contemporanea ho riconosciuto l’allegra risata di Franco.

La corsa era finita e io ero ancora lì, confusa, sconvolta, con mille emozioni e pensieri che mi inseguivano e poi abbandonavano ancora con la mano poggiata sulla maniglia. Il cuore sembrava impazzito. Ho raggiunto le scale e sono fuggita via lasciando il pollo le patate e tutto il resto lì dove erano.

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