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Mestizie e soavi richiami

By 12 Dicembre 2020Dicembre 14th, 2020No Comments

E’ un afoso pomeriggio autunnale di fine ottobre, a dire il vero è assai anomalo ed eccezionale per la stagione, che le temperature erano così alte in quel periodo di quel lontano e avventuroso anno 2010. Annunziata era in casa, comodamente sprofondata sull’ottomana che mangiava dei biscotti e beveva del succo darancia, mentre guardava smemorata e con piglio languido e tenero la TV. Quel giorno, infatti, non aveva voglia dandare in palestra, in quanto avvertiva solamente la piena tentazione doziare e di rilassarsi. Annunziata è effettivamente assai seducente, innegabilmente amabile e cordiale con dei lunghi capelli biondi, non è alta, malgrado ciò pur essendo esile possiede un corpo molto femminile e sensuale, esaltato e valorizzato addirittura solamente con una banale tuta da ginnastica indosso. Lei è molto curata, piuttosto ordinata fisicamente, perché lei ha fatto del suo corpo il suo incontestabile punto di forza, sì, perché Annunziata è oggigiorno unaccompagnatrice, una prostituta, una donna che ha scelto dusare il suo corpo per il piacere altrui, per ricavarne denaro, abbondante denaro.

Annunziata è una prostituta dalto lignaggio, una meretrice garbata, o meglio una sgualdrina elegante, ingegnosa e gentile, visto che i suoi clienti sono per lo più facoltosi e sfacciatamente ricchi, in quanto pagano tanto, esigono parecchio e pretendono fortemente. Non sa nemmeno lei a che fine ha scelto quella vita, non ha anteposto né selezionato, perché è più corretto e costumato dire che ci si è trovata e da quel preciso istante non ha più abbandonato né rinunciato al lusso, che solamente tanto denaro le restituisce. Una sera, invero, per caso ha conosciuto un uomo che si è rivelato poi molto agiato e abbiente, due pettegolezzi, da bere, una camera dalbergo e poi il sesso, giacché sembrava una serata normale, lavventura d’una sera d’altronde, soltanto che lui inaspettatamente le ha lasciato i soldi sul comodino prima dandarsene, ed è iniziata così l’avventura. Lui lha cercata ancora, ha sparso benevolmente e accuratamente la voce ed ecco la nuova vita di Annunziata, tanto denaro, parecchio sesso, malgrado ciò tanto sconforto e prostrazione, molta tristezza e afflizione nel cuore, anche se lei non ha padroni, non ha protettori, perché decide lei come, definisce in ultimo lei quando.

Ora Annunziata si scruta allo specchio, misurando e scandagliando la sua immagine riflessa, lei ha un bellissimo corpo, un aspetto che gli uomini amano deliziosamente profanare, gradevolmente penetrare sbattendola senza il minimo riguardo, perché gradiscono violare quella corporatura per il piacere, unicamente per il sesso spinto senza remore né titubanze. Non è prevista né la delicatezza né la tenerezza, no, perché questa facciata non si concede a una prostituta, fosse anche la più bella in assoluto. La dolcezza in verità è lasciata alle compagne, alle mogli e alle fidanzate, lei è solamente un corpo dafferrare, d’abusare, da sfruttare e da usare in ogni modo. Al presente si volta e sosserva il sedere, a dire il vero la maggiore attrattiva della sua clientela, in quanto è alto, tondo, però soprattutto è accessibile. Quante volte lhanno posseduta quasi con violenza, lhanno sbattuta, quanti orgasmi finti, simulati per compiacere e per esaudire, quante parole forti, quanti insulti e quante offese ha ricevuto, quanto sperma sulla bocca, sul volto e sul corpo ha dovuto sopportare? Quante volte sè trovata con un fallo finto tra le cosce e il sesso d’un cliente tra le natiche, per accontentare appagando in conclusione le sregolate e viziose fantasie di taluni, la cui realtà non arrivava a tanto. Il denaro è il potere, per lei che lo prende e per loro che la comprano, sì, perché lacquisiscono e diventa faccenda loro, disponibile e usufruibile a tutto e di più.

Lei non sente più nulla con i clienti, non percepisce né prova più nulla, perché ha il corpo come se fosse anestetizzato e intorpidito, dato che Annunziata s’adegua, esegue e basta, s’adatta e s’uniforma come se recitasse una parte, come una brava e valente attrice, eppure non è stato sempre così, perché cè stato un periodo della sua vita in cui è stata allegra, felice e spensierata, in cui adorava fare lamore, fare sesso, perché no. Un brivido al momento le percorre la schiena rimembrandole il ricordo netto di Nino, il suo più grande amore, quella persona in realtà che le ha fatto scoprire la sensualità, le ha fatto sperimentare il piacere, saggiare i giochi, ma soprattutto le ha fatto conoscere il sesso anale con grande entusiasmo e sorpresa di lei, con la massima libertà di decidere e senza forzature di sorta, giacché all’epoca era combattuta, confusa, impacciata e assai titubante nell’eseguire questa pratica.

I ricordi al presente avanzano e s’ammassano silenti, riaffiorano taciti e si moltiplicano, si riaffacciano e s’ingrandiscono in modo intemperante, lo sguardo di Annunziata è al presente desolato, malinconico e nostalgico. Ripensandoci bene i ricordi riemergono e pigiano parecchio pressando il suo intelletto, è difficile ingabbiarli, perché i ricordi del cuore non si riescono a incatenare, mai. Era una sera dinverno, molto tempo addietro a casa di Nino, giacché avevano cenato insieme e bevuto, dato che come sempre lui laveva cercata per fare lamore senza alcuna resistenza né ostilità da parte sua. Di corsa in camera e subito nudi, quei corpi vicini, i baci, gli sguardi e i sospiri, le mani concitate e impazienti che percorrevano luno il corpo dellaltra, come per volersi toccare dappertutto, saggiandosi e scandagliandosi in un unico istante, ingorde di pelle, ghiotte di carne e insaziabili di succhi, mentre le lingue sintrecciavano agitate:

“Ti voglio dentro di me, sì, perché adesso ho voglia di sentirlo dentro” – disse bramosa e famelica Annunziata, pungolandolo e vaneggiando svisceratamente per Nino.

Lei lo fece sdraiare e sadagiò sul corpo di Nino con cautela, accogliendolo dolcemente per sentire ogni centimetro della sua carne, cominciando a muovere il bacino, ondeggiando lentamente e togliendosi di tanto in tanto per abbassare la pelle, variando l’intensità e il ritmo. In effetti Annunziata non tardò molto a godere, in quanto fu un orgasmo intenso e prolungato, che le fece assaporare l’estasi e l’incanto totale, lei non era però soddisfatta, perché voleva eccitarlo, voleva dargli ciò che lui aveva sempre cercato e agognato con insistenza, dato che adesso si sentiva pronta, cosicché salzò, si girò accomodandosi ancora sopra di lui, volgendogli la schiena e muovendosi molto piano, oscillando il bacino e seguendo la lieve curvatura del suo cazzo diventato durissimo. Nino vedeva il suo sedere ondeggiare davanti a lui, unimmagine insperata, piacevole e poderosa, Annunziata si muoveva in modo che il buchino si dilatasse un po quando si sporgeva verso di lui, tenendosi con le braccia prima alle sue caviglie, poi al letto. Nino in quel frangente era come se fosse in trance, visto che aveva lo sguardo affannato e convulso dalleccitazione.

Lei era diventata davvero brava a letto e quella sua audacia lo fece osare, giacché si sentì penetrare dapprima con un dito, in quell’occasione era manifestamente inquieta e tesa, lui se ne accorse iniziando a pronunciare parole damore con una dolcezza ormai dimenticata, lei iniziò a rilassarsi e il buchino divenne cedevole e morbido, prima un dito poi due, dato che era lei a dettare il ritmo muovendo il ventre, successivamente era lei che decideva quanto affondare. Era eccitatissima e lui di più, al punto che la fece alzare e la posizionò a quattro zampe, dapprima la baciò bene tra le natiche riempiendola di saliva, dopo inumidì il suo cazzo che appoggiò a quella misteriosa e segreta entrata. Annunziata lo voleva, eppure era un po contratta, tuttavia appena lui spinse ebbe un sussulto e un lamento fuoriuscì dalle sue labbra:

“Statranquilla Annunziata, vedrai che ti piacerà. Rilassati amore e spingi indietro, che così sei bellissima” – le ripeteva lui, rincuorandola e incoraggiandola di continuo nel suo pigiante ma soave incedere.

Nino lentamente riuscì a penetrarla a ogni spinta un podi più, usciva quasi completamente per poi riaffondare con lentezza, per assaporare quelleccitante tunnel facendole adattare il membro, finché non entrò completamente osservando scomparire il suo cazzo tra quelle natiche chiare e sode iniziando con movimenti naturali seguendo listinto e la passione, alla fine esplose in un energico e poderoso orgasmo imbrattandola a dovere, più tardi la riempì baci e di carezze per tutta la notte facendola sentire unica, come ogni volta che samavano carnalmente.

Una lacrima, invero, attualmente scende furtiva e infelice, peraltro feconda, creativa e ubertosa di significato sul volto di Annunziata rigandoglielo, perché quel vibrante ricordo e quell’andato rimpianto è sempre così attuale e vivo in lei, per il fatto che nessuno l’ha giammai più apprezzata, considerata né trattata così come avvenne con Nino. Dovè finita la cara e adorabile Annunziata, con i suoi sogni, con la sua voglia damore, di gentilezza e di dolcezza? E lui? Non sapeva rispondere, sapeva soltanto che Nino era sparito e che questo laveva fatta delirare sia dal dolore quanto dal tormento, lei era consapevole soltanto che al momento era unaltra Annunziata, la prostituta, la puttana da usare, da umiliare e da pagare, da soggiogare e da svergognare, poiché era rimasta una donna internamente calcolatrice nell’animo, piuttosto fredda e insensibile, abile ed esperta nel fingere, ingannando e mistificando a modo suo i suoi clienti, abbindolandoli e circuendoli. Avventori perlopiù esigenti, generalmente pignoli e quasi sempre pretenziosi e vanitosi, che le mettevano le dita dovunque, senza chiedere e con forza, quasi fosse una bambola con due vagine, dato che la penetravano brutalmente, imponendo e pretendendo la massima arrendevolezza, mettendoglielo tra le natiche soltanto ed esclusivamente per le loro lascive e scostumate esigenze di piacere.

Del resto, si cercano in maniera basilare queste necessità, queste pretese e queste occorrenze da una prostituta, eppure è inutile che lo neghi a sé stessa, perché laltra Annunziata cera ancora eccome dentro di lei, viva è vegeta, perché in quel pomeriggio era uscita prepotentemente lasciandole lamarezza, dispoticamente il dispiacere e arrogantemente il dolore. Uno sguardo furtivo allorologio la richiamava all’incarico, giacché era tardi, visto che non cera più tempo per la mancanza, per la nostalgia, per i ricordi e per i rimpianti.

Adesso, per la consueta volta, Annunziata doveva prepararsi per indossare nuovamente l’apparenza del personaggio, doveva tessere accuratamente la mimica, valorizzare diligentemente il portamento e l’espressione, infilando labituale apparenza e la giornaliera maschera, poiché l’atteggiamento della donna obiettivo è quelloggetto. Del resto deve affettarsi, perché la regola è una sola: il cliente in definitiva va accudito, assistito e considerato, per il fatto che non deve attendere.

{Idraulico anno 1999} 

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