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Mondo contadino

By 30 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Come ogni anno Filippo  e Ludovica – affiatata giovane  coppia  di fidanzati milanesi – avevano organizzato le loro vacanze estive con un congruo preavviso, approfittando delle vantaggiose offerte low cost reclamizzate sui siti internet specializzati.

Anche quest’estate la coppia aveva optato per un soggiorno in una accogliente località di mare che poteva offrire ai turisti diverse graziose spiagge, senza trascurare – d’altra parte – iniziative culturali di buon livello.

Filippo, giovane commercialista milanese e Ludovica splendida studentessa universitaria di ottima famiglia, erano agli occhi di tutti i loro amici la classica “coppia perfetta”: belli, interessanti ed impeccabili in ogni occasione.

Entrambi appassionati di arte contemporanea, filosofia orientale e free jazz, i due fidanzati si potevano quindi a buon diritto considerare due ragazzi dai gusti raffinati e ricercati.

Approfittando del cielo velato da nuvole e di una giornata particolarmente ventosa, non adatta di certo alle “fatiche da spiaggia”, Ludovica e Filippo decisero di avventurarsi nell’entroterra con l’intento di esplorare quei piccoli e graziosi paesini, fuori dai classici itinerari turistici, ma considerati da molti delle autentiche gemme.

Dopo aver percorso una tortuosa strada provinciale – ricca di curve ma prodiga di panorami bucolici mozzafiato – i due giunsero finalmente  a destinazione parcheggiando la loro Mini Cooper verde nella piazza principale del centro abitato.

Scesi dalla macchina, Filippo e Ludovica si inoltrarono da subito nelle strette e sinuose viuzze del paesino, ammirando e contemplando gli angoli piu’ nascosti e gli scorci piu’ pittoreschi.

Vinti dalla calura persistente e dalla lunga camminata, i due ragazzi cercarono ristoro in un vicino bar che si trovava giusto  a pochi passi da dove era parcheggiata la Mini.

Non appena varcato l’uscio del bar, Ludovica si senti’ subito addosso gli occhi dei pochi clienti presenti nel locale, tutti rigorosamente di sesso maschile.

La  ragazza  quel pomeriggio era davvero incantevole con indosso solo un vestito leggero di cotone bianco, sopra il ginocchio, ed un paio di sandali intrecciati color cuoio che lasciavano intravedere i graziosi piedini dalle unghia ben curate e smaltate di bordeaux.

I clienti  abbozzarono un cenno del capo, rispondendo al saluto dei due forestieri i quali si accomodarono sedendosi nel primo tavolino libero vicino al bancone, dietro al quale campeggiava un vecchio sbiadito  poster della Pejo.

Filippo ordinò allo stanco ed annoiato barista un tè freddo mentre Ludovica chiese un succo di frutta alla pera.

Dopo aver consumato, la ragazza chiese al barista la strada della toilette e si diresse lentamente verso la stessa, suscitando e provocando occhiate ancor piu’ vogliose nei presenti.

Ludovica, una bella mora di circa 1,70 di altezza, aveva infatti un fisico tonico – scolpito da ore di palestra e modellato da sessioni di pilates- e a dirla tutta, il vestitino bianco di cotone non lasciava molto all’immaginazione dei presenti, facendo intravedere l’intimo indossato dalla ragazza.

Per la precisione Ludo – come amava chiamarla Filippo – indossava un perizoma  di pizzo estremamente sgambato che – complice anche la trasparenza del vestito – andava a liberare due natiche sode ed armoniche, divise nel mezzo solo da un impercettibile lembo di lycra.

Non da meno erano i seni della studentessa, di terza misura e ben torniti e per l’occasione lasciati in libertà senza reggiseno alcuno.

Ludo si accorse degli sguardi bramosi lanciati nei suoi confronti, in particolare di quelli di due rozzi contadini seduti al tavolino di fronte.

Infastidita ed imbarazzata, si rifugio’ nella solitudine del bagno del bar dove – persistendo la calura – si sfilo’ il perizoma, sorprendendosi tuttavia piacevolmente stranita, quasi eccitata dalla situazione in cui si trovava.

A quel punto divarico’ leggermente le gambe abbronzate e flessuose sino ad intravedere nel bel mezzo delle cosce, le sue grandi labbra leggermente inumidite, come lambite da gocce di rugiada, che parevano impercettibilmente gonfiarsi come un frutto maturo.

Le balenarono subito in mente, in un mix di immagini sbiadite, i volti barbuti e beluini  dei clienti del bar, le loro mani tozze da contadini ma anche la dolce eterea immagine “per bene” di Filippo e le sue buone maniere.

Si fermo’ di scatto, resistendo  da brava studentessa di buona famiglia e rigida educazione qual’era, a toccare avidamente il proprio sesso.

Si ricompose, uscì dal bagno e si diresse verso il tavolino dove Filippo era seduto insieme a tre contadini.

“Guarda  che gentili Ludo” esclamo’ il ragazzo rivolto alla compagna “ questi signori hanno stappato per noi una bottiglia di vino fatto con le uve dei loro vitigni !”.

La ragazza sorrise e si accomodo’ sulla sedia, accavallando lentamente le belle gambe da cerbiatto.

Quasi senza pensarci la ragazza comincio’ impercettibilmente – rivolgendo rapidi sguardi ai contadini – a sollevarsi leggermente l’abitino leggero sino a scoprire metà delle favolose e abbronzate cosce.

Ludovica poi, ad intervalli regolari, riaccavallava nuovamente le gambe indugiando nella chiusura facendo intravedere furtivamente  ai presenti il bel perizoma di pizzo.

Di par suo Filippo assaporava – calice dopo calice – il vino offertogli dai contadini senza accorgersi di cio’ che stava accadendogli intorno.

Dopo alcuni minuti le occhiate dei due indigeni si fecero sempre piu’ insistenti e vogliose, sino a quando uno dei due contadini alzandosi in piedi propose ai ragazzi di fare una breve camminata sino al loro podere.

Filippo venne tuttavia subito facilmente convinto dal terzo bracciante a rimanere nel bar insieme a lui a sorseggiare una nuova bottiglia di vino rosso, mentre Ludovica accettò di buon grado l’invito dei due agricoltori.

I tre si mesero in cammino in fila indiana per alcuni minuti fra gli odori penetranti della macchia mediterranea.

Ludovica sentiva caldo il fiato sul collo di uno dei due “nuovi amici”   il quale – da dietro – non perdeva l’occasione di fissare fra le trasparenze del vestito le splendide e marmoree natiche della studentessa.

La ragazza aveva il cuore a mille in un misto di eccitazione ed incoscienza per quello che stava facendo non curandosi delle conseguenze che avrebbe  potuto avere questa scampagnata fuori programma.

Dopo alcune centinaia di metri i tre finalmente giunsero a destinazione.

Uno dei due contadini apri’ l’uscio della spartana casa colonica facendo entrare Ludovica ed il secondo compagno di cammino.

Dopo un fugace sguardo fra i due , uno di questi prese la ragazza per il polso e la trascino’ con forza verso un angolo della stanza.

Ludovica non ebbe  nemmeno la forza di reagire, rimanendo con il fiato strozzato in gola, che si trovò  distesa su un tavolaccio di legno di ulivo.

Il piu’ alto dei due le blocco’ entrambi i polsi con le mani e guardandola dritta negli occhi le sussurro’ sordido: “Adesso Ti vuoi divertire con noi, vero?”.

Ludovica atterrita annui’ lentamente con un cenno del capo senza neanche un’esitazione.

A quel punto il secondo contadino con un gesto rapido e deciso Le tolse il vestitino bianco di dosso, lasciandola solamente in perizoma e sandali e svelando ai due un corpo da favola.

I capelli mossi facevano da cornice ad un viso raffinato ed elegante nel quale brillavano due occhi color smeraldo, già lucidi dalla voglia; il lungo collo   stretto da una nastro di tulle segnava la via da seguire verso gli abbondanti seni che subito furono preda dei due.

Entrambi i contadini con le loro mani tozze e ordinarie soppesarono le mammelle di Ludovica, ora stringendole con decisione, ora accarezzandole lentamente.

La giovane sentiva sul suo corpo le mani calde dei due e a stento tratteneva  gemiti di piacere, specie quando le stesse mani indugiavano sui  grandi capezzoli della studentessa oramai divenuti turgidi come chiodi.

Come due satiri indiavolati cominciarono a mordere  tutto il corpo di Ludovica mentre la stessa serrava disperatamente le cosce cercando di proteggere il suo gioiello piu’ prezioso e ambito.

Vincenzo e Mario – così si chiamavano i contadini – continuavano nella loro infinita opera di palpazione quando ad un certo punto comparve nella stanza il vecchio zio il quale senza batter ciglio disse :“Cari nipotini, permettemi di fare gli onori di casa a questa bella e gradita ospite !” Poi lo stesso ordinò ai nipoti di legare al tavolo la ragazza con dei lacci ai polsi ed alle caviglie.

I due eseguirono l’ordine al volo, mentre lo zio rimirava il corpo da copertina di Ludovica, ripetendo come un mantra “Bella, Bella e porca, vero? “.

Queste parole risuonavano all’infinito nella teste della studentessa che mai avrebbe pensato di trovarsi in una situazioni simile in balia di un vecchio zio e dei suoi depravati nipoti.

Tutto cio’ la stava eccitando come una pazza a tal punto che lei stessa rispose al vecchio: “si sono una gran porca e lo vedrai subito se mi liberi una mano”.

Il vecchio sciolse la fune che stringeva il polso destro della ragazza la quale prese d’istinto la mano dello zio portandosela sulle labbra carnose  velate da  un rossetto rosa pallido.

I due nipoti rimasero di stucco dal gesto della ragazza e vinti dall’eccitazione cominciarono a masturbarsi lentamente.

Ludovica – sempre piu’ sfrenata – continuo’ a stringere la mano del vecchio portandosela dapprima sui caldi seni e poi sempre piu’ in giu’ fino al suo splendido ventre piatto.

A quel punto la ragazza si sfilo’ di colpo il perizoma rivelando ai tre una bellissima fica completamente depilata che brillava già madida di umori.

Lo zio non seppe resistere a tale visione paradisiaca e con le sue sporche mani allargo’ con decisione le cosce di Ludo facendosi strada  con le dita fra le grandi labbra gonfie e rosa.

Lo splendido viso della ragazza era rigato dal sudore e dalle lacrime di piacere, mentre il vecchio prese da un armadietto una bottiglia di acquavite che presto rovescio’ copiosamente sui seni, sul ventre e sul sesso della studentessa.

L’anziano allora non esito’ a leccare il tenero corpo da velina della ragazza partendo dalle sottili caviglie impreziosite da un tatuaggio floreale, risalendo sino alle lunghe gambe e soffermandosi con la lingua e i denti nella zona inguinale.

Ludovica, perso oramai ogni freno inibitorio, gemette di piacere ordinando al vecchio “succhiamela ora, porco”.

Lo zio non se lo fece ripetere due volte e azzanno’ il clito della studentessa bagnato di umori e di acquavite, mentre con entrambe le mani strizzava forte i seni della ragazza.

Ludo aveva perso il conto degli orgasmi quando all’improvviso’ il vecchio prese la bottiglia di acquavite e comincio’ penetrare la fica della studentessa.

“No ti prego no, no arggh” gemeva la ragazza con il cuore a mille.

Il vecchio – dopo aver affondato un paio di colpi – estrasse la bottiglia dalla fica e se la attacco’ alla bocca gridando trionfante “Salute!”.

Ma non era ancora finito tutto.

Ludo – stremata dal piacere – chiese pietà al satiro il quale tuttavia non ne aveva ancora abbastanza.

“Girati ora !” ordinò brusco alla ragazza.

Ludovica intuendo che cosa sarebbe accaduto si rifiuto’, implorando  categorica: “no Vi prego, di dietro no”.

La studentessa infatti non aveva mai concesso la via piu’ stretta a Filippo nemmeno quando il ragazzo glielo aveva chiesto garbatamente dopo una serata in cui aveva esagerato con l’Armagnac.

Il vecchio inflessibile, si aprì la patta e dapprima fece assaggiare alla giovane il suo membro nodoso e maleodorante.

Ludovica – che non aveva mai disdegnato il sesso orale – comincio’ a leccare la capella gonfia infilandola dentro la bocca con fare voglioso.

Nonostante l’olezzo del vecchio pene, Ludovica era eccitatissima e continuava senza sosta a succhiare il cazzo dello zio che diventava sempre piu’ duro e rigido.

Non paga di cio’, la ragazza estrasse con la sua mano il membro e se lo strofino’  fra i seni passandolo sui suoi capezzoloni turgidi e bollenti.

Questo provoco’ allo zio un sussulto di immenso piacere che lo porto’ quasi all’orgasmo, tuttavia egli non volle abbandonare il suo progetto iniziale e prendendo di forza per i fianchi la ragazza, totalmente slegata, la getto’ sul divano e – mettendola a carponi – la sodomizzo’ .

Ludo piangeva di dolore infilzata sotto i colpi incessanti  del vecchio porco ma nello stesso tempo godeva da impazzire tanto che gli iniziali “no no ti prego” rivolti allo zio, fecero posto ai “si ancora dai, sfondami”.

Sentendo questi incitamenti lo zio non resistette e venne copiosamente fra le maestose natiche della studentessa.

I due nipoti, che avevano assistito all’intera scena, non furono da meno e con il membro in erezione in mano si avvicinarono a Ludovica – ancora a carponi – in cerca di un orifizio in cui sfogare le proprie voglie.

Ludo stremata dalle fatica ebbe tuttavia un moto d’orgoglio e con le mani prese i due tozzi cazzi contadini succhiandoli avidamente.

Vincenzo e Mario, ancora increduli di poter godere dei servigi di una  così avvenente fanciulla, spingevano i loro membri dentro quelle bollenti labbra carnose mentre la studentessa pompava sapientemente ora succhiando, ora leccando le capelle violacee dei due.

Giunti al culmine del piacere i due nipoti scelsero due strade diverse per svuotare il loro carico di gioia: Vincenzo estrasse il membro dalla bocca della studentessa ed erutto’ come un vulcano sui seni d.o.p. di Ludovica.

Mario invece volle tenere il suo pene al caldo fino alla fine schizzando parte dello sperma sulla lingua della giovane, e facendoLe ingoiare il resto e premendo la nuca della ragazza sul suo pube.

Finita questa giornata assurda Ludovica – come niente fosse -si rivestì ripulendosi alla bella e meglio e, senza dire nulla ai tre, ritorno’ al bar dove trovò Filippo assorto in discussioni etiliche con altri avventori del locale.

I due  fidanzati si abbracciarono calorosamente e salutarono ringraziando la compagnia per la calda ospitalità, avviandosi verso la Mini.

Sulla strada del ritorno – quando oramai le tenebre erano calate sulla campagna – Ludovica si rivolse a Filippo dicendogli: “che ne dici caro se per la prossima estate ci prenotiamo un B&B da queste parti?”….

 

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