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Perverse idee

By 30 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Nella testa sei un sale che i miei fluidi corporei non riescono a sciogliere. Con forza indecente ti aggrappi alle vene che stringi con foga fino ad ostruirne il drenaggio.
Mi sento leggera fino a volare e salgo su, in alto, tra reminiscenze di sogni e briciole di vita che raccolgo sulla punta della lingua e che, mescolandosi alle mie voglie, come miele addolciscono le mie perverse idee.
Ho solo me stessa in questa danza di psichedeliche melodie e forme mutanti, colori vividi e acerbe idee di godimento. Bramo di te, Anima maledetta quanto la mia stai lì, giustiziata nella penombra delle tue fragilità fredde che oscurano la tua mente irrequieta ed io sono qui a desiderarti e maledirti, le mie membra tremano di te, di vibrante agonia che i miei sogni cercano di afferrare e di bloccare tra queste righe nere, inseguono un appiglio di salvezza.
Sei inquietante come il buio al calar oltre gli occhi e la percezione di due anime erranti.
Le nostre anime che continuano a cercarsi per altri mondi ed è questo che non mi permette di dormire la notte. Tre puntini sospensivi mi danno un biglietto di sola andata verso te, non c’è ritorno in quanto non c’è meta concreta. Ho solamente il mio corpo di bianca vernice, dall’odore di succhi torchiati da frutti voluttuosi impregnanti le mie labbra.
Come l’essenza di incenso il desiderio dilaga ripensando ai tuoi respiri, brevi e caldi, scivola lungo le pareti e sul soffitto verso il quale sono diretti i miei capezzoli turgidi, statuari e purpurei si ergono sui seni nivei e morbidi che una coppa di champagne potrebbe accogliere senza difficoltà.
Scivola il desiderio, come un liquido caldo e denso, come il tuo sguardo che scarta il mio mistero, mentre quest’ultimo pulsa impaziente in attesa di un morso o di una carezza di quella lingua che dovrebbe essere lì: ora! A gambe schiuse, nuda, sotto la vestaglia di seta bronzo, mossa da una parte incosciente di me, mossa da remoti e lontani desideri da quegli sguardi che mi attendono senza pur mai avvicinarmi, la mia mano si muove. Mi accarezza come se fosse un corpo estraneo lentamente prende familiarità con il mio corpo’ scende epidermica fino a che si immerge nei miei umori e la mia bocca, in un respiro lento si apre.
Le palpebre scendono e si apre il sipario.
Sono poggiata ad uno sgabello in metallo, alto, al quale ‘ nonostante la mia altezza- arrivo solo grazie ai tacchi a spillo neri e argentati che proseguono indistintamente sulle autoreggenti velate. Pizzo nero sul mio pube’ pizzo nero che continua in un corpetto che mi strizza i seni, con quei lacci stretti dai denti della rabbia. Sulla faccia una bombetta che reggo con le mani.
Una voce maschile mi annuncia, sta per iniziare la mia esibizione.
Sono la dea di quel palco che vede seduti in platea quei maschi eccitati, con i loro occhi e i loro membri puntati dritti verso di me. Una musica lenta inizia, sono ancora immobile come una statua di cera, ho ancora gli occhi coperti dal cappello ma anche quando, con un gesto lo lancerò lontano non li guarderò, sarò così piena di me che da ignorare i gorgoglii delle loro larghe gole che deglutiscono saliva desiderandomi. Sono padrona della scena, faccio quello che mi va. La musica è sempre più dolce, io sempre più immobile, ma quando sento la voce di quel cantante nella mia testa va tutto in tilt e così inizio a muovermi, sinuosamente. L’unico gesto brutale lo compio per gettare via la bombetta dal mio viso e mi giro di schiena, inizio a denudarmi con eleganza e sento i rumori delle prime cinte metalliche che sbattono ai lati delle poltrone marroni. Mi volto. Avanzo edificata lungo quella passerella, piede destro perfettamente allineato avanti al sinistro e sempre così, in una scansione impeccabile, con la mia nudità rivolta verso quella platea di cui attacco a sentire le prime urla di sazietà.
Mentre mi muovo schematica ma con naturalezza innata, sorridendo beffamene di quelle mani che già sfregano le loro aste, uno sguardo mi incanta e ne resto ipnotizzata.
Ho scelto il pasto di questa notte, ho un movente per continuare la passerella.
Scendo dal palco verso quella che dovrà essere la mia preda, intanto sento che l’eccitazione degli altri mi reclama. Devo essere pronta e perfetta quando arriverò da chi ora bramo ardentemente e, seguendo questo pensiero, lascio che lo sconosciuto della seconda fila affondi le sue mani tra le mie natiche e permetto alla sua lurida lingua di violarmi. La sua salivazione è nulla rispetto a miei umori che fluiscono. Mi piace il movimento che compie.
Quando sono quasi soddisfatta cambio spettatore. Ho sempre fermo il mio obiettivo ed è sempre più forte l’incantesimo che esercita su me. Il suo sguardo mi istiga, sembra voglia dirmi ‘vediamo fin dove ti spingi’ silenziosamente, tacitamente mi domina, mi comanda e mi trovo ad aprire l’asola di quel nuovo spettatore diventato protagonista. Pochi metri davanti a lei e sotto gli occhi di tutti gli altri gli succhio il pene avidamente fermandomi solo poco a giocare con le labbra. Continuo fino a quando percepisco una smorfia sul viso di lei, che mi trasmette con una diversa angolatura della bocca e appena noto la sua mano sinistra sta per infilarsi nei suoi slip , con uno scatto lascio quello che stavo facendo, lascio quel pene ancora duro che mi pretende e sono su di lei, pronta per bloccarle la mano.
Ora la scena è cambiata, siamo sole nella stanza dai mille specchi. La scorgo quasi intimorita nella sua candida vestaglia bianca lavorata, nel suo corpo confinato, dalla liscia pelle olivastra e da quegli occhi grandi e blu che mi penetrano meglio di un uomo.
Le poggio le labbra sulla linea tra mento e collo e la bacio piano, la lecco. Sospira. Scendo e le bacio i capezzoli, grandi il doppio rispetto ai miei, li mordo e geme. Resto bloccata dalla sua espressione angelica e in frammento di secondo in cui mi chiedo come procedere, guardando le sue palpebre lievemente chiuse, all’improvviso rimango esterrefatta. Davvero un secondo per vedere i suoi occhi grandi mutare e inghiottirmi. La sua bocca grande mi assale. Il cuore è in tumulto. Ho le mie braccia dietro la mia testa e i miei polsi bloccati dalle sue mani dalle unghie affilate. La sua bianca veste da questa prospettiva è l’indumento più erotico che possa esistere, scorgo i suoi occhi di fuoco dietro i seni ardenti che sento bruciare sotto ai miei. Mi morde e mi piace. Continua e ogni volta che provo a liberarmi mi graffia finché mi placa quando preme il suo ginocchio tra le mie gambe. Quando si china per raccogliere i miei umori sono sopraffatta dal piacere, la lascio fare finché vorrà. Stringendomi i fianchi siede di fronte, con le gambe verso me e mi metto a sedere osservando ogni dettaglio del suo perfetto corpo che non ha più veli né nascondigli. Allungando i miei piedi verso il suo viso i nostri sessi si toccano, le clitoridi gonfie strisciano in una melodica sinfonia tra gli spasmi e i mugolii. Si avvicinano, si sfregano, si bagnano e ancora, di nuovo’
Ora vorrei solamente un uomo dentro me.
Ogni mio desiderio è un ordine. Anche lei lo sa, capendo che non può soddisfarmi striscia per l’ultima volta, lenta ma con più forza, ma si arrende e quando l’uomo che voglio entra, docilmente lei si sposta.
Lui si avvicina a me, prende la mia testa tra le mani e lo sento diventare duro sotto al mio palato, nella gola.
Continuo finché non lo reputo abbastanza ed osservo quell’apice gonfio ed implorante.
Intanto un altro uomo che solo l’inconscio ha chiamato, resta a leccare il sedere, senza sosta, insistendo in profondità. Senza parlare entrambi entrano in me e si muovono in una sinfonia che porta a tacere tutti i miei pensieri. Mentre uno entra, l’altro esce, rendendomi soddisfatta finché entrambi affondano insieme e si tirano fuori assieme e passo da attimi di pienezza ad attimi di vuoto,come nella vita. Godo lo stesso di questa sofferenza…
Quando siamo sazi, io e l’uomo il cui membro era nella mia bocca,decidiamo di voler continuare da soli. Occultamente mando l’altro da lei, imponendogli di procurale piacere così come lei ne ha dato prima a me.
Mi alzo. Il mio uomo ed io ci baciamo. Mi accarezza il viso, la sue dita sfiorano il collo e il seno. Il palmo della sua mano avvolge metà del mio fianco. Mi bacia piano, come per paura di perdere ancora quell’amore ritrovato dopo tante peripezie.
Si sdraia sul letto, sono a cavalcioni su di lui, nei nostri sguardi c’è intesa e complicità, ma questa è un’altra storia.

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