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Mi svegliai e mi accorsi di essere in una stanza spoglia eccetto che per un armadio, un tavolinetto, due sedie e il tavolo in cui ero stata sdraiata, posto contro il muro.
Ero seminuda, a coprirmi vi erano soltanto il reggiseno e le mutandine.
Vidi due uomini, o meglio, ragazzi, intenti a parlare seduti sulle due sedie.
Feci per mettermi a sedere, ma sentii un rumore metallico: la mia caviglia era stata legata a un piede del tavolo con delle manette.
Il rumore attirò ľattenzione dei due, che si voltarono verso di me.
Erano entrambi con capelli mori e occhi azzurri, fisico nella norma, forse fratelli.
Mi portai le ginocchia al petto e iniziai a piangere, silenziosamente.
Uno dei due mi abbracciò e iniziò a baciarmi la testa e le spalle. ” shh, sei al sicuro” disse”smetti di piangere”. Ma io piansi ancora più forte. Lui mi sollevò la testa e mi asciugò le lacrime con le dita, sorridendomi, come volesse rassicurarmi.
Ľaltro, invece, stava di fronte a me con le braccia incrociate.
” Nulla ti accadrà, solo piacere, solo piacere. Come ti chiami?” non risposi “Io sono Ettore, mentre lui, mio fratello, è…” “Paride” dissi sottovoce, ironicamente.
“Non proprio, anche perché lui è più grande, il suo vero nome è Davide” riferendosi all’uomo, forse neanche trentenne, di fronte a me.
“Non ti nascondo” riprese Ettore ” che diventerai la nostra macchina per soldi. Ogni martedì e sabato sera verranno uomini che ti fotteranno” questa frase poteva sembrare cattiva, crudele, eppure lui la fece sembrare totalmente normale.
“Sei vergine?”continuò.
“Dipende”
“Da che?”
“Non sono mai stata a letto con qualcuno, ma quando mi masturbo utilizzo oggetti di dimensioni simili a quelle di un cazzo”
“E il culo?”parlò per la prima volta Davide.
“Completamente vergine, vorrei che rimanesse tale”
“Non hai facoltà di scelta”Davide sembrava un po’ minaccioso, al contrario del fratello.
Mi disse che era uno specializzando ginecologo e che mi avrebbe visitato per poi prescrivermi la pillola, e così fece subito dopo.
“Finito” disse al termine.
“Ora possiamo divertirci dunque” disse Ettore con il sorriso stampato in faccia.
“Hai mai spompinato qualcuno?”riprese.
“No”
“Vorrei essere il primo” e detto questo si slacciò i pantaloni tirando fuori la verga, grossa e lunga.
“Non so se riesco, è grosso”
“Tranquilla, ora fammi godere come puoi, poi ti spiego qualche trucchetto”
“Devo concentrarmi solo sul tuo pene o anche si altro?”
“Fai come ritieni, basta che usi la tua bella boccuccia” e detto questo mi stampò un bacio sulle labbra.
“Era il primo” arrossii.
“Allora devo baciarti per bene” e mi ficcò la lingua in bocca cercando la mia, succhiandomi il labbro inferiore, mi prese alla sprovvista.
“Grazie” dissi appena si staccò da me.
“Ora comincia, però”
Gli sbottonai la camicia uscendogliela dai pantaloni e scoprendogli, così, il torace. Gli leccai i capezzoli, li mordicchiai e poi mi abbassai e iniziai a dedicarmi al pene, marmoreo, gli leccai il glande, lo succhiai, gli stuzzicai i testicoli, prima con le mani, poi con baci leggeri e leccatine. Lo guardai, mi guardava. Cercai di farlo entrare tutto in bocca, un utopia: non entrò neanche per metà, tossii.
“Se non riesci, concentrati sulla punta”
Così feci, poco dopo mi venne il bocca. Cercai di ingoiare la sborra calda e dolce, ci riuscii eccetto che per qualche goccia, che mi finì in faccia.
Tirò un sospiro. “Mi sono stati fatti bocchini più interessanti, questo non era proprio il massimo, ma diciamo che te la sei cavata”
“Ora tocca a me” Davide si piazzò con la sua asta, di dimensioni di poco minori rispetto a quella di Ettore. Mi accarezzò i capelli, sorrise.
Si sedette accanto a me, estrasse una chiave dalla tasca e aprì la manetta che mi teneva legata la caviglia. Mi mise sulle sue gambe, mi baciò il collo mentre con le mani slacciava il reggiseno rivelando un seno poco prosperoso, una seconda. Avevo 15 anni e avevo sempre desiderato che qualcuno me lo toccasse, ma provai vergogna quando lui lo fece veramente, sentimento che svanì poco dopo.
Mi avvicinò, poi, la testa al suo cazzo. Diedi una laccata dallo scroto fino alla punta e iniziai a ciucciargli la punta cercando di spingermelo sempre più in fondo alla gola, ma anche in questo caso non arrivai che a un terzo della lunghezza.
Mi sborrò in bocca venti minuti dall’inizio dell’opera. Era tanto, lo sperma, mi colò sul mento e sui seni e Davide lo leccò.
Con le mani prese a farsi strada tra le mie cosce, togliendomi le mutandine e facendomi sdraiare. La sua mano arrivò fino al mio sesso, ebbi un sussulto di piacere. Subito dopo mi trovai due delle sue dita dentro di me che mosse prima lentamente, poi in modo sempre più veloce e potente.
“Siii… cosiii… ahhh”
“Godi, così brava, godi”
Con ľaltra mano mi palpava dappertutto.
“Fors…se sto… ahhhh siiiii” la mia vagina si contrasse, iniziai a respirare velocemente, sospirai.
“Sei venuta, tra le dita dell’uomo che ti ha rapita”
Sfilò le dita e le leccò.
“Ettore, a te ľonore di sverginarle il culo, io mi occuperò della figa in un secondo momento, sicuramente non oggi.”
Ettore mi sorrise, poi mi mise a pecorina.
Mi massaggiò il buchetto e mi infilò il pollice all’interno.
“Ahi”
“Farà più male tra poco”
Spalmò un po’dei miei umori sul buchetto così da lubrificarlo, poi puntò la punta della verga. “Come preferisci?”
“Tutto in una volta infilalo”
Fece come gli avevo chiesto e io urlai di dolore.
“Come continuo?”
“Continua forte, non badare alle mie urla”
Così fece. Gemevo per il dolore. Man mano mi abituai riuscendo perfino ad avere un secondo orgasmo, improvviso.
Gli ci vollero dieci minuti perché lui venisse a sua volta svoutandosi dentro di me.
Si sdraiò accanto a me e prese a baciarmi, a fare scorrere le sue mani su me.
Non si accorse neanche quando suo fratello avvisò che stava andando a lavoro.

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