Skip to main content
Racconti Erotici EteroRacconti Erotici LesboTrio

Riscoprirsi

By 18 Febbraio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Camminavo lentamente per i corridoi dell’Università, tenendo stretta la tracolla della mia borsa, e con lo sguardo chino per terra.
Mi presento: mi chiamo Sara, ho 22 anni e frequento Ingegneria. Sono fidanzata con Marco da ormai sette anni, ed &egrave stato l’unico uomo della mia vita. Non mi fa mancare niente, e credo di amarlo veramente. A detta di Marco e dei vari apprezzamenti che mi fanno in giro, non sono niente male: una quarta abbondante di seno, un po’ di pancetta e un culo che fa girare la maggior parte delle persone: alto e grosso. Anche io adoro quella parte del mio corpo, e non faccio altro che ammirarmela quando sono davanti ad uno specchio.
Proprio per accentuare il mio lato B oggi indosso un paio di leggins di pelle, che ovviamente nascondono poco il perizoma che porto sotto, quasi invisibile. Un reggiseno a balconcino che mette in mostra la parte superiore del mio seno, e una magliettina che copre a malapena l’ombelico. Credo che si vedano anche le labbra della mia passerina, dai leggins di pelle.
E’ un abbigliamento osé, e che non fa assolutamente per me, ma ho dovuto farlo per forza: il professor Masini mi ha bocciata all’esame di Analisi 1 per la terza volta, e questo proprio non posso accettarlo.
Ho parlato con Celeste, una mia collega che aveva fatto la mia stessa fine, ma mi ha detto di andare al ricevimento per parlare con lui. Un uomo alto, un po’ in carne e con la sudorazione facile.
Celeste quel giorno aveva messo una minigonna rasofica, e dopo il ricevimento mi aveva chiamata felice per dirmi che il professore aveva cambiato idea, facendole passare l’esame con un misero venti, ma andava bene. Anche a me, sarebbe andato bene qualsiasi voto. Dovevo passarlo, e basta.
Celeste era stata chiara: lui non l’aveva nemmeno sfiorata, e di conseguenza nemmeno lei. Nulla. Soltanto quell’abbigliamento che sicuramente l’aveva fatto drizzare a quel porco, ma nulla di più. E se per un venti ci voleva così poco, beh, ero ben disposta a farlo. Lontano dagli occhi di Marco, che in quel momento stava proprio lavorando.
Tiro un sospiro fuori la porta dell’Ufficio, guardando attentamente la targhetta di ferro fuori la porta: Dott. Masini.
Presi coraggio, e bussai. E di coraggio ce ne voleva tanto, visto l’abbigliamento con il quale mi ero presentata.
‘Avanti!’ La sua voce era potente, e la maggior parte a lezione mi metteva timore.
‘Salve Professore.’ Entrai cautamente, guardando quell’ufficio con al centro una grande scrivania di mogano, e il professore seduto sulla poltrona di pelle dall’altra parte.
‘Richiuda la porta.’ La chiusi, e voltandomi diede una bella vista del mio lato B. Mi voltai di nuovo, mentre lui stava appena leccando le labbra e mi indicò la sedia di fronte.
‘Signorina Paolini Sara.’ Esordì, prendendo delle carte davanti a lui. ‘E’ qui per discutere del suo esame.’
Non risposi, annuendo semplicemente.
‘C’&egrave da dire che ha sbagliato molte cose, signorina. Non riesco a spiegarmi il perché, però. Mi ricordo di lei a lezione, sempre presente. E’ la terza volta che ripete l’esame.’
‘Professore i-‘
‘Shh.’ Mi zittì con un gesto della mano, soffermando lo sguardo sullo scollo della mia maglietta.
Una t-shirt rossa strizzata fino alle mie tette.
Un rossetto rosso che incorniciava la mia bocca a cuoricino.
Quei leggins strizzati fino alla passerina.
Doveva per forza farmi passare quell’esame, mi ero dovuta addirittura cambiare in macchina per non farmi vedere da mio padre uscire così da casa.
‘Poteva venire prima, Signorina. Richiedere il ricevimento prima dell’esame, per colmare le’ lacune che ha avuto all’esame.’ Deglutì, posando i fogli sulla scrivania e puntando lo sguardo sul mio. ‘Ma ora’ il prossimo appello &egrave per la sessione estiva. Mi dispiace, Signorina.’
‘Non posso dare l’altro esame, senza aver passato questo. E non posso aspettare la sessione estiva. Non posso’ rifarlo.’ Scoppiò a ridere, ma una risata livida. Si umettò le labbra, e si alzò lentamente. Dopo pochi passi nella sua parte, si spostò dietro la mia poltrona.
‘Signorina Paolini, parliamoci chiaro: non &egrave possibile ridare l’esame di Analisi.’ Posò piano le mani calde sulle mie spalle nude, facendole arrivare fino al collo. E poi di nuovo giù. E su. ‘Però, potrebbe senz’altro dare un altro tipo di esame. E se lo passa, vedrà che glieli farò passare entrambi.’ La mia schiena si era drizzata, ma ero ammutolita.
Le parole di Celeste rimbombavano nella mia testa continuamente: non mi ha toccata. Solo qualche occhiatina, e sono andata via con quel venti.
Perché con me le occhiatine non bastavano?
Non potevo.
C’era Marco che mi aspettava, e non ero mai stato con un altro uomo se non con lui.
‘Sarà semplice, signorina Paolini. Molto semplice.’ Strinse forte le mie spalle, e girò la sedia con me sopra verso la sua direzione. Ora, ero a pochi centimetri dal suo pantalone elegante, notando effettivamente il rigonfiamento.
Iniziò da solo a slacciarsi la cintura, freneticamente.
No, Sara. Non puoi farlo.
‘No, Professore!’ Non feci in tempo ad alzarmi, che mi aveva fatta risedere con forza.
‘Eh no, puttanella. Non puoi entrare nel mio ufficio vestita da troia, ed andartene così. Ora, fai quello che ti dico.’ Il suo bacino si avvicinava sempre di più: ormai ero placcata tra lui e la scrivania dietro la mia sedia.
‘Succhiamelo.’ Si tirò giù i boxer, ed io allargai gli occhi.
Quello che mi si presentava davanti era il cazzo più grande che io avessi mai visto, il doppio di quello di Marco.
Lungo, ciotto e venoso. Rimasi a fissarlo per un po’, ammaliata.
‘Ti piace, eh?’ Me lo sbatté senza premure su una guancia, per poi tirare i capelli dalla cute e portando la bocca verso il suo cazzo. ‘Apri quella bella bocca da pompinara che ti ritrovi, tesoro.’ Impallidii per quel linguaggio sporco, che nessuno mai aveva usato con me. Come in trance tirai fuori la lingua, leccando delicatamente l’asta. Aveva un sapore acre, di uomo. Diedi un’altra leccata veloce, aspirando quel profumo.
‘No, troietta. Me lo devi succhiare. Apri la bocca.’ E la aprii senza emettere un suono, mentre con entrambe le mani mi aveva chiuso i capelli in una coda di cavallo, e dettava lui i movimenti. ‘Ora ti faccio vedere cosa significa scopare con la bocca.’ Spinse il mio viso fino a giù, e mi sentii soffocare. Non avevo mai succhiato Marco in quel modo, e mai lui mi aveva obbligato a farlo come faceva il professore in quel momento. Tirava i miei capelli su e giù con forza, e poi mi lasciava con tutto il suo cazzo in bocca per secondi, senza permettermi di tirarmi su.
‘Oh, Dio. Oh, Dio. Sei una puttanella.’ Ripeteva in continuazione, mentre sentivo tutta la bocca indolenzirsi. Eppure’ sentivo anche le mie gambe bollenti e appiccicose, perché mi piaceva. Mi piaceva essere trattata così, succhiare quel cazzo fino a non averne più la forza.
‘Adesso, continui da sola.’ Tolse le mani dai miei capelli, e io mi tirai più avanti con il culo sulla punta della sedia: iniziai ad aiutarmi con la mia mano, continuando a succhiarli il cazzo come mai avevo fatto in vita mia: partendo dal glande e arrivando fino a giù, e poi risalendo su. Succhiavo veloce e poi lentamente, portando dietro a me ogni tipo di suono che poteva uscire dalla mia bocca: risucchiavo, e poi scendevo giù. Continuai con ardore finché non tolse dalla maglietta entrambe le mie tette, e le inizio a strizzare forte.
Mai nessuno l’aveva fatto, e questo mi mandò fuori di testa ancora di più. Allargai le gambe sulla poltrona, e con la mano libera iniziai a toccarmi da sopra i leggins di pelle. Sentivo di essere bollente anche da lì sopra.
‘Lo sapevo che eri una zoccola.’ Disse tra i sospiri il professore, tirandomi un capezzolo e poi schiaffeggiandolo. ‘Una puttanella fantastica. Ah’ vengo, vengo’ ingoia tutto’ tutto’ continuai a succhiare, e quando il primo schizzo di sperma arrivò sulle mie labbra aprii la bocca e presi tutto, mentre lui mi teneva ferma la faccia.
‘Apri. Fammi vedere.’ La aprii, mantenendo dentro tutto lo sperma. I miei occhi maliziosi risero, mentre richiusi la bocca e ingoiai lentamente, per poi riaprila vuota.
‘Una puttana come te era solo da scoprire. A pecora, girati.’ Appena mi alzai spostò con una manata la poltrona, prendendomi per la nuca e buttandomi a novanta su tutte le scartoffie che erano sopra la scrivania. Toccò lentamente il mio culo da sopra i leggins, fermandosi sullo spacco che non nascondeva nulla.
‘Oh, Dio.’
‘Dimmelo.’ Continuò a toccare, e poi mi rifilò uno schiaffo a mano aperte. Sobbalzai sorpresa, ma il fiume nelle mie gambe non ne voleva sapere di fermarsi.
‘AH!’
‘Dimmi cosa vuoi.’
‘Spoglia- AH!’ Un altro ceffone, seguito da una carezza tra le mie labbra.
‘Cosa?’
‘Cazzo! Cazzo! Voglio quel cazzo! Mettimelo dentro!’ Rise, una risata compiaciuta e già pronta, mentre fece scendere i leggins di pelle fino alle ginocchia.
Immaginai la scena che gli si presentava davanti: un culo enorme e aperto, coperto da un misero perizoma ormai fradicio.
‘Hai un culo che &egrave un burro’ Lo accarezzò con entrambe le mani, e poi lo strinse forte e mi sculacciò nuovamente. ‘Te lo rompo, bambolina.’
‘No! No! Sono ancora vergine, lì!’
‘Zitta.’ Mise due dita sul mio clitoride, facendomi sobbalzare.
‘Ah! Sì!’
‘Così?’ Muoveva la mano sulla mia fica freneticamente, e io mi morsi le labbra fino a farle sanguinare.
‘Sì, ancora! Di più!’ Sfregò mi forte, portandomi presto al limite. Stavo per venire, quando tolse completamente la mano da sopra il perizoma.
‘NO!’
‘Shh.’ Si sedette sulla poltrona, voltando verso di lui. Ora, i ruoli erano invertiti: la mia fica era proprio davanti alla sua faccia.
‘Sei completamente depilata. E fradicia.’ Sentivo il suo respiro caldo sul monte di venere.’ Si avvicinò, lappando lentamente da sopra il perizoma. Io chiusi gli occhi, estasiata.
Marco non me la leccava mai.
Mi fece sedere sulla scrivania, tenendomi le cosce aperte con entrambe le mani. Scostò il perizoma, e alla prima leccata strizzai gli occhi forte.
‘Oh, Dio!’ Continuò, passando dalla grandi alle piccole labbra. Mise due dita dentro di me, muovendole velocemente.
‘Dai, ancora! Ancora!’
‘Dì che sei la mia puttana!’
‘Sono la tua puttana! La tua cagna, la tua schiava. Ancora! Ahhh.’ Continuava senza fermarsi, e alle dita si era aggiunta la lingua sul clitoride.
‘Sto per veni-‘ ma non feci in tempo a finire la frase, che si staccò di colpo. L’ondata di freddo e insoddisfazione che sentivo era inspiegabile.
Volevo venire.
Volevo quella lingua sulla mia fica, fino a svenire.
‘Impalati.’ A braccia aperte sulla poltrona mi aspettava, con il cazzo in tiro solo per me. Non ci pensai due volte, e mi ci sedetti sopra.
Quel senso di riempimento non l’avevo mai provato, quell’eccitazione mista ad una troiaggine mai avuta.
‘Cavalcami.’ Cominciai dapprima lentamente, ma quando prese a leccarmi i capezzoli e morderli, iniziai una cavalcata veloce e affannata.
‘Sara Paolini. La troietta di Analisi.’ Disse, strizzando i miei fianchi. ‘Sei una vera troia.’
‘Sì.’ Lamentavo parole sconnesse, senza capire più niente.
‘Vuoi venire?’
‘La prego, Professore. La prego.’ Mise una mano sul mio clitoride, muovendola lentamente.
Pensavo di impazzire.
‘La prego. Di più.’
‘Di più, eh?’ Inizio velocemente, e al mio primo lamento la tolse e si fermò.
Sudata, con il rossetto sbaffato e il cazzo che pompava dentro di me, si fermò di nuovo.
‘Perché?’ Avevo le lacrime agli occhi, e non ne potevo più.
‘Vuoi venire?’
‘La prego, prof.’ Dissi suadentemente, avvicinandomi al suo viso e leccandogli la bocca. Iniziai a muovermi lentamente, ma le sue mani sui fianchi mi tenevano ferma. Il suo cazzo pulsava dentro di me.
‘Vuoi venire?’ Ripeté di nuovo, e io annuii soltanto. ‘Pregami.’
‘La prego, prof. Farò qualsiasi cosa. La prego.’
‘Ancora.’
‘La prego. Tutto. Le succhierò il cazzo sempre. Risponderò ad ogni sua chiamata. Sarò la sua schiavetta. La prego, prof. Sono sua. La sua troia.’
‘Alzati e succhiamelo.’ Sospirai, al solo pensiero di togliermi quell’asta dalla fica senza aver goduto. Ma lo feci. Mi prostai ai suoi piedi, e iniziai a succhiare quel cazzo con ardore, leccando via anche tutti i miei umori.
Sentivo colare sulle cosce i miei liquidi, che sembravano una cascata in piena.
‘Fammi venire. E poi, ci sarà una bella sorpresa per te, puttanella.’ Ma non mi interessava. Avrei fatto qualsiasi cosa, pur di godere di quel cazzo di nuovo.
Iniziai a succhiarlo velocemente, infilandomelo tutto in fino alla gola. Sopportai i conati di vomito, e risucchiai fino alla radice.
Mi eccitava, e mi piaceva.
Ero una cagna. La sua cagna.
Il professore strinse forte la mia testa, riversandomi il fiume di sperma dritto in gola.
‘Bevi tutto. Aaaah. Nemme..no una go’ccia. Aaah.’ E lo feci. Mandai tutto giù, senza lasciare una goccia fuori.
Una volta staccata continuai a ripulire l’asta con la lingua, come assuefatta. Ne volevo ancora, e ancora e ancora.
Mi staccò lui, mettendomi un dito sotto al meno e alzandomi il viso.
Avevo il trucco nero colato, e il rossetto sbaffato su tutto il viso.
‘Brava bambina.’ Disse, come se stesse parlando come una ragazzina di cinque anni. ‘Adesso, ecco la tua ricompensa.’
Indicò la porta dell’ufficio, che si aprì lentamente. Io sobbalzai, pronta a coprirmi con entrambe le mani, ma il professore non me lo permise.
Entrò una ragazza dai lunghi capelli neri, totalmente nuda. Aveva le mani legate da una corda dietro la schiena, e la testa bassa.
Il professore si alzò, e mi fece prendere il suo posto sulla poltrona. Mi guidò, mi fece aprire le gambe sporche e bagnate, mentre come un automa la ragazza si avvicinava e si inginocchiava davanti alla mia fica. Senza dire una parole.
Il professore Masini da dietro mi carezzava le tette, stringendole di tanto in tanto. Mentre lì davanti, una ragazza era pronta a leccarmi la fica per la prima volta nella mia vita.
Ecco Celeste.
‘Ce- Celeste?’ Balbettai, cercando in tutti i modi di richiudere le gambe. L’eccitazione di prima si era trasformata in vergogna, mentre ero lì, con le gambe oscenamente aperte e la mia amica inginocchiata davanti a me. Aveva le mani bloccate da una corda, e lentamente fece scivolare la faccia sulla mia fica ancora fradicia.
‘No!’
‘Shhh.’ Dietro di me il professore continuava a soppesava le mie tette, prima massaggiandole e poi stringendole ferocemente. ‘E’ una puttanella proprio come te.’ Celeste iniziò a passare la punta del naso su tutto il mio spacco, dal clitoride al buco del culo. Andava su e giù lentamente. Una cagna che faceva le fusa.
‘Deve ringraziare la sua amica per essere qui, signorina Paolini.’ Esordì il professore, che ora si era spostato davanti a me, presentandomi la sua verga mezza turgida. ‘Questa cagna per un 20 ha accettato di scoparmi, e di portare la sua amica qui con lei. Sei stata solo un mezzo per ottenere il suo risultato, puttanella.’ Spinse la mia testa verso il suo cazzo, e per la strada avevo già tirato fuori la lingua. Mentre scariche elettriche arrivavano fino al mio cervello, perché Celeste aveva iniziato contemporaneamente a leccare il mio clitoride. Era diverso da quello fatto dal professore. Lei era cauta, sapeva dove doveva leccare, in che preciso momento. Infilò nel mio buco fradicio due dita, iniziando a muoverle ed allargarle nello stesso momento. Succhiai con più enfasi il cazzo del Professore, perché era l’unica cosa a cui mi potevo attaccare.
‘Mmmh. Sììì.’
‘Zitta e succhia.’ Cominciai ad ingoiarlo fino a soffocarmi, proprio come aveva fatto lui prima tenendomi la testa. Solo che stavolta lo stavo facendo di mia volontà, mentre quella zoccola di Celeste continuava ad allagarmi la fica e leccarmi il clitoride.
Gemiti gutturali venivano dal professore, che mi ordinò di fermarmi.
‘Fermi. Tutti.’ Celeste fu la più obbediente, staccò la faccia dalla mia fica, e le sue labbra luccicavano dei miei umori.
‘In piedi. Tutte e due.’ Ci alzammo, restando nude una accanto all’altro. La mia quarte era più prorompente della seconda scarsa di Celeste, ma il suo culo era migliore del mio, lo ammetto. Tirato su da anni e anni di esercizio, era pronto all’uso in ogni momento. Vidi per la prima un tatuaggio tribale che partiva dalla schiena fino ad arrivare in mezzo alle sue chiappe già abbronzate.
‘Sara, sali sulla scrivania e mettiti a pecora.’ Ubbidii anche io, facendo quello che mi aveva chiesto. Invece fece mettere Celeste sotto di me, in un perfetto 69. Io e Marco lo avevamo fatto alcune volte, ma mai con una donna. Mi ritrovai la fica totalmente depilata di Celeste schiudersi sotto di me, che non stavo facendo niente. Il professore mi fece abbassare il culo, e così ero completamente seduta sulla faccia di Celeste. La sua faccia era sotterrata dalla mia fica e dal mio culo.
‘Un po’ più piegata’ il Professore spinse la mia schiena giù. In quel modo, poté infilare un dito nel mio buchetto.
‘AHI!’ Inarcai la schiena, cercando di respingerlo. Intanto sotto di me Celeste continuava a leccare lo spacco dalla mia fica al culo, fermandosi dove trovava il dito del professore, per poi ripartire.
‘Zitta cagna!’ Mi arrivò un ceffone sulla chiappa sinistra, facendo tremare anche la mia amica. Infilò un secondo dito con più forza, facendomi gridare ancora.
‘NO! Lì no!’ Cercai di togliere la mano, ma iniziò a tirarmi i capelli.
‘Zitta!’ Arrivò un altro ceffone, mentre le dita che erano nel mio buchetto si allargavano. ‘Celeste, reggila.’ La mia amica tirò su le gambe, stringendole dietro la mia schiena. Ora la sua fica era oscenamente aperta, e davanti a lei nessuno. Tenne strette anche le mie braccia, mentre il Professore stavolta mi tirava i capelli con forza indietro. Un colpo solo, e un dolore atroce salì al mio cervello. Urlai a squarciagola, impossibilitata a muovere qualsiasi parte del mio corpo. Il dolore non finiva, e sentivo bruciare ogni parte del mio sfintere.
‘No! Basta!’ Sentii anche le lacrime iniziare a scendere sul mio viso, che lentamente gocciolavano fino alla fica di Celeste. ‘BASTA!’ Un altro schiaffo, che mi fece rabbrividire. ‘Zitta puttana! Sei solo una puttana da strada. Guarda come lo prendi in culo da un vecchio, ti piace eh? Mentre ti fai leccare la fica dalla tua amichetta. Zoccola!’ Spinse più a fondo, e cercai di pensare solo a Celeste. La sua lingua tintillava lentamente il clitoride, fino a risucchiarmelo e lasciarlo andare. Lappava su e giù, facendomi inarcare la pianta dei piedi. Anche il dolore dietro stava scemando, e arrendevole cercai di abbassarmi sulla fica della mia amica, ma un’altra sradicata di capelli mi fermò.
‘Non ti permettere. Lei non godrà.’ Tirai di nuovo su la testa, ora assecondando i movimenti di Celeste e del Professore. Prima con lentezza, poi con velocità. Mi piaceva. Mi piaceva così tanto che inizia a strofinarmi con cattiveria sulla faccia di Celeste, fino a soffocarla. Era lei la cagna. La cagna che mi aveva venduta al professore per un misero venti. Se era così troia, tanto valeva lasciarglielo fare.
Liberai le mani e iniziai a strizzarmi le tette, insieme alle spinte del cazzo del professore e le leccate di Celeste venni come non mai, iniziando a schizzare come un fiume sulla faccia della mia amica. Il Professore diede altre e due spinte, e poi sborrò anche lui sulla faccia di quella cagna. Mi girai, ancora a cavalcioni su di lei. Si sfregava la fica continuamente, mentre la sua faccia era un mix tra sborra appiccicosa e tutti gli umori che avevo squirtato. Era uno spettacolo orribile quanto bello.
‘Leccala.’ Mi abbassasi, ma il Professore che ormai stava cercando i suoi vestiti in giro per l’ufficio, le fece cenno di non con un dito.
‘No. Questa cagna non godrà. Leccale la faccia.’ Celeste diede un incentivo, leccandosi le labbra da sola e pulendosele. Mi abbassai lentamente, indecisa sul da farsi. Non che avessi tante scelte. Il Professore mi aveva già aperto la fica e il culo in una sola volta, e non osai immaginare cos’altro avesse in riserbo per noi. Iniziai a leccarla dalla fronte, portandole via la maggior parte di sporco che aveva nella parte superiore. Leccai entrambe le guance, ma senza ingoiare nulla. Arrivata alla sua bocca che stava fremendo per baciarmi, le riversai dentro tutto il frutto del nostro godimento. Lei accettò con un gemito, stringendomi la testa e iniziando a scambiarci i miei umori e lo sperma caldo del professore. Misi una gamba tra le sue cosce, sfregando la sua fica bollente. L’ennesimo schiaffo sul culo mi fece sobbalzare, mentre venivo presa per i capelli e poi rialzata in piedi.
‘Basta così. Potete rivestirvi e andarvene. Ci vediamo la prossima settimana.’
‘La prossima settimana?’ La mia voce risultò roca anche alle mie orecchie. Diversa.
‘Qualche problema, signorina Paolini? Forse non le &egrave piaciuto quello che ha fatto oggi?’ Indicò la mia figura completamente spettinata e dolorante. Mi era piaciuto, ma non lo ammisi.
‘Guardi lì.’ Il Professore indicò un puntino nero all’angolo del tetto. ‘Lì c’&egrave una telecamera nascosta. Non farei mai vedere a nessuno quello che &egrave successo, perché ne varrebbe il mio posto. Ma se voi mi farete arrabbiare, oh, non mi interesserebbe più del posto di lavoro, se voglio rovinarvi la vita.’ I miei occhi erano strabuzzati. ‘Ho pensato alla telecamera dopo aver scopato Celeste. Lei ha un’indole sottomessa, ma le altre no. Posso continuare ad avere lei, perché &egrave la mia cagna. Ma per te’ avevo bisogno di un diversivo. Celeste ti ha sfruttata per prima, ma visto che ha iniziato questo giochetto, chi sono io per fermarlo? Ora, rivestitevi e andatevene. Mi occuperò io di farvi sapere dove e quando.’
Mi giro velocemente, uscendo dall’ufficio del Professore.
Non posso credere a cosa sia appena successo. Un uomo che ha il doppio della mia età me l’ha messo in fica e in culo, per di più’ facendomi godere come mai in vita mia. Ma mi aveva anche filmata, e questo sarebbe stato un problema. Non volevo ripetere quella situazione. Non volevo, e soprattutto amavo Marco. Come avrei fatto a guardarlo quella sera a casa? Io, sempre fedele, mi ero fatta trascinare dal vortice della lussuria.
‘Sara!’ Sento l’urlo di Celeste, che corre verso di me.
Puttana.
‘Sara! Non sai quanto mi dispiace!’ E’ sull’orlo delle lacrime. ‘Non avrei mai voluto ch-!’ Ma la mia mano destra parte senza comando, e le mollo un bel ceffone sul viso, che si sposta velocemente. Gli unici tre studenti che erano nel corridoio si fermano a guardare, ma quando vedono che lei resta immobile, se ne vanno.
‘Vieni qui.’ La prendo per un polso, e la trascino nell’auditorium. E’ pomeriggio inoltrato, e non c’&egrave nessuno. Ancora presa dall’ira, le tiro un altro ceffone. Subito dopo i capelli. ‘Sei una puttana! Ti rendi conto?’ Le stringo forte il braccio, dandole un calcio sulle ginocchia. ‘Io sono fidanzata! Non sono una zoccola come te! Che cosa mi hai fatto fare?’ La luce nei suoi occhi cambia, mentre stavolta &egrave lei a mettere una mano sulla mia faccia, e sento le sue unghie graffiarmi. Cerco di spostarmi, ma non ci riesco. Con una botta sul torace mi fa cadere, mettendosi a carponi sopra di me. Questa volta &egrave lei che infila il suo ginocchio tra le mie gambe, iniziando a sfregarlo. ‘Ti piace, eh?’ Sputa sulla mia faccia, e poi si abbassa a leccare tutto. Dagli occhi alla bocca. Cerco di divincolarmi, ma non ce la faccio. E’ più forte di me.
‘Gli uomini mi fanno un certo timore’ ma le donne. No. Tesoro mio, sapevo che eri un a gran zoccola dalla prima volta che ti ho vista. Chi scopa poco e male ce l’ha di natura, l’indole da zoccola.’ Continua a strusciare il suo ginocchio sulla mia fica, mentre io sono rossa dallo sforzo. ‘Non lo puoi negare. Ti &egrave piaciuto, e ti &egrave piaciuto farti leccare quella fica calda che hai. Adesso ricambierai il favore.’ Strizza con cattiveria le mie tette, facendole oscillare tra le sue mani. Le soppesa, e poi inizia a morderle con ferocia. Mi fa male, ma invia anche scosse elettriche nel mio cervello.
‘Adesso, mi siedo sulla tua faccia.’ Non ho mai leccato una fica in vita mia, ma devo ammettere che prima non mi sarei tirata indietro. Sento il suo odore forte che entra nelle mie narici, e lo espiro di nuovo. Mi bagno anche io, mentre continua a strizzare le mie tette. Parto dal clitoride, leccandolo dolcemente, poi con più forza. Celeste non ha fatto nulla quando venivo sodomizzata e urlavo di dolore, quindi si merita il peggio. Infilo due dita dentro di lei, che già cola d’umori. Ne infilo un terzo, e poi il quarto. Quando provo ad infilare l’ultimo, lei si distende a pancia in sotto. Così sono più agevolata, e pian piano la mia mano entra tutta. La chiudo a pugno, e mi meraviglio di quella fica oscenamente aperta, e il mio pugno che &egrave dentro fino al polso.
‘Sei una grandissima zoccola.’ Sussurro beata, continuando con ferocia il primo fisting della mia vita. Sento che la sto dilaniando, perché le sue urla sono mischiate al piacere e al dolore. Mi avvicino, e aggiungo anche delle leccate al clitoride. Celeste ora geme dal piacere, e viene schizzando su tutta la mia faccia. Ha il fiatone, quando tolgo la mia mano dalla sua fica, che si ritrae con un ‘plop’ rumoroso.
‘Oh, Dio.’ Sussurra, avvicinandosi alla mia faccia. Come ho fatto io prima, inizia a leccarmela tutta, per poi baciarmi. Ci scambiamo i nostri umori mentre ci tocchiamo lascivamente.
‘Vieni stasera qui.’ Tira fuori dalla tasca dei suoi jeans stesi a terra un bigliettino con un indirizzo.
‘Non verrò.’
‘Quando sarai pronta, verrai qui.’ Si avvicina ancora, strizzandomi le tette per l’ultima volta prima di alzarsi e iniziare a vestirsi.
‘Cosa c’&egrave qui?’ Dico, sventolando il foglietto.
‘E’ un club privato.’ Il suo sguardo dice tutto.
‘Non verrò.’ Dico, ributtando il foglietto per terra.
‘Verrai, tesoro.’ Sorrido alla sua determinazione.
‘Non sono cose per me.’
‘Ma ultimamente sembra che sono cose per il Signor Sergio Paolini. Verrai, tesoro. Te lo assicuro.’ Detto questo esce, senza riprendere il bigliettino che avevo lasciato per terra.
Sergio Paolini.
Mio padre.

Leave a Reply