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“C’mon beautiful, take them out!”.
Continuava a guardare e riguardare la chat, come alla ricerca di un errore. Credeva davvero di aver letto male, o semplicemente lo sperava? In ogni caso, non c’era alcun errore. E ora, secondo le regole che lei stessa aveva stabilito, avrebbe dovuto togliersi il reggiseno di fronte a tutti. E mentre portava le mani dietro la schiena per sganciare il ferretto, riusciva a pensare solo a una cosa… Come diavolo aveva fatto a cacciarsi in quella situazione?

Single, 33 anni, senza un lavoro. La vita di Sara non stava andando affatto nella direzione in cui se l’era immaginata. Erano quasi tre mesi che aveva perso quel lavoro da impiegata, ma dall’ultimo stipendio era passato almeno il doppio del tempo. La ditta per cui lavorava aveva chiuso, sommersa dai debiti, e ormai aveva rinunciato all’idea di vedere quei soldi che ancora le dovevano. I risparmi che aveva messo da parte cominciavano a scarseggiare, e pagare l’affitto per quel monolocale in centro a Milano diventava sempre più difficile.
Così, da qualche giorno aveva iniziato a prendere in considerazione l’ipotesi di tornare a stare dai suoi. La considerava l’ultima spiaggia: suo padre probabilmente l’avrebbe riaccolta a braccia aperte, dato che la riteneva ancora la piccola di casa, ma con sua madre il rapporto era sempre stato conflittuale. ‘Siamo due arieti, troppo testarde per andare d’accordo’ diceva sempre lei, e anche se Sara non credeva per nulla nell’astrologia, su una cosa doveva darle ragione: avevano caratteri troppo simili per convivere in pace. Ma cos’altro poteva fare? Oltre a mandare in giro decine di curriculum che quasi mai ricevevano risposta, si intende.

‘Se proprio questa cosa dell’avvocato dovesse andare male, andrò a fare la webcam girl!’. Questa frase era stata pronunciata dalla sua amica Elena, quasi un mese prima, in occasione della festa per la laurea in legge conseguita dopo un percorso di studi durato oltre dieci anni. Sara non ci aveva dato peso, anche perché a quel tempo neppure sapeva cosa fosse, una “webcam girl”. Poi però aveva ritrovato quelle due parole su una rivista di gossip, dalla parrucchiera, e incuriosita dal titolo si era letta tutto l’articolo. Parlava di una donna italiana, di Modena, che sosteneva di guadagnare quasi 2.000 euro al mese spogliandosi su internet, via webcam. Inizialmente, Sara non prese neppure in considerazione l’ipotesi di intraprendere quel mestiere. Non era il tipo, non aveva neppure mai praticato il topless in spiaggia, e perfino nello spogliatoio della palestra si comportava sempre in maniera molto riservata.

Eppure quell’articolo l’aveva incuriosita, voleva saperne di più. E così una volta a casa aveva fatto qualche indagine su Google, scoprendo un mondo a quanto pare immenso. Erano davvero tantissimi i siti che offrivano quel tipo di intrattenimento, ognuno dei quali aveva decine, anzi centinaia di… modelle. Di tutte le età, di tutte le etnie. La sua attenzione si era focalizzata in particolare su un sito dall’impatto visivo molto efficace, nel quale tante piccole finestre offrivano un’anteprima aggiornata in tempo reale, e dunque decisamente attendibile di ciò che l’utente avrebbe visto una volta entrato. E osservando quelle miniature, Sara non poté trattenere un pensiero: molte di quelle donne non avevano affatto un fisico da modella. Certo, sicuramente alcune erano molto attraenti. Seni grandi, a volte rifatti, lingerie provocante… Molte altre però sembravano semplicemente casalinghe annoiate, o forse bisognose di soldi. Già, probabilmente molte di quelle donne avevano iniziato a fare le “webcam girls” per lo stesso motivo che aveva portato Sara su quel sito, il bisogno di denaro.
Osservò il menu in alto, e tra i vari tasti ne individuò uno riservato a chi voleva iscriversi sul sito. Spinta dalla curiosità, ci cliccò sopra e si trovò su una pagina dedicata alle modelle. “Unisciti a noi e inizia a fare soldi”, recitava in inglese il titolo a caratteri cubitali. Scorrendo la pagina, trovò un riquadro dedicato alla classifica delle modelle che avevano guadagnato di più il mese precedente. E quando la vide, per un attimo le mancò il respiro. Secondo quella classifica, la modella con più seguito aveva guadagnato quasi 17.000 dollari in un mese.

Sebbene il suo cervello continuasse a ripeterle “Magari &egrave una truffa”, oppure “Non saresti mai in grado di farlo”, fu proprio in quel momento che Sara iniziò davvero a pensarci. Aveva più che mai bisogno di soldi, e uno stipendio fisso di quel tipo, semplicemente stando seduta davanti al computer, era troppo invitante per non prendere in considerazione la cosa. In fondo, il fisico per farlo ce l’aveva. Non era magra come una modella da sfilata, ma era ben proporzionata per il suo metro e settantadue di altezza, con una terza piena di seno e un fondoschiena che aveva sempre attirato sguardi e complimenti.
Aveva pure una webcam: gliel’aveva regalata Marco, il suo ultimo fidanzato, circa un anno prima. Si era trasferito in Germania, anche lui alla ricerca di lavoro, ed era convinto di poter tenere in vita via Skype una relazione che invece era destinata a naufragare definitivamente neanche due mesi dopo. Dalla loro rottura Sara non aveva più usato quella webcam, ma sapeva che era un ottimo modello, l’ideale per intraprendere quel tipo di professione.

Non ci fu un momento preciso in cui pensò “Ok, lo faccio”. Semplicemente, vuoi per curiosità o vuoi per una leggera eccitazione che non poteva negare la stesse pervadendo, si iscrisse al sito completando passo dopo passo tutte le procedure necessarie. Era molto intuitivo e con una guida dettagliata, così la cosa più complicata fu scegliere il proprio nickname. Ci pensò su cinque minuti, poi scelse “Lovely”, traducibile con “carina”, “adorabile”. Era un riferimento al suo cartone animato preferito dell’infanzia, “Lovely Sara”, nel quale la piccola protagonista si chiamava proprio come lei.
Quando ebbe inserito tutti i dati obbligatori e completato la registrazione, le apparve un pulsante: “Trasmetti live ora”. Davvero era così semplice? Cliccando su quel tasto avrebbe potuto iniziare a guadagnare?
Si alzò dalla scrivania, e camminò avanti e indietro per la stanza alla ricerca del coraggio per cliccare su quel pulsante. Passando davanti allo specchio, si rese conto che prima avrebbe dovuto prepararsi un po’: jeans e maglietta non erano esattamente l’abbigliamento ideale per uno spettacolo del genere.

Senza pensarci troppo (sapeva che se si fosse fermata a pensare, forse non avrebbe più trovato il coraggio di andare fino in fondo) si agghindò come faceva quando aveva un primo appuntamento con un ragazzo: camicetta bianca e gonna nera appena sopra al ginocchio, con sotto un completo intimo di pizzo nero. Le aveva sempre portato fortuna con gli uomini, si augurò che potesse accadere lo stesso anche in quel contesto. Decise anche che quel filo di trucco che si era messa al mattino poteva bastare, non aveva voglia di perdere altro tempo.
Quando fu il momento di avviare la sessione, si aprì un pop-up con un ultimo suggerimento: inserire una serie di traguardi nell’argomento della chat. Poco prima, leggendo le Frequently Asked Questions del sito, aveva capito che gli utenti acquistavano del denaro virtuale, i cosiddetti “token”, e poi potevano donarli alle modelle tramite la chat. Più token fosse riuscita a farsi mandare, più avrebbe guadagnato. Ora quel pop-up le suggeriva di invogliare gli utenti tramite delle “ricompense”: se doni 20 token ti faccio vedere il seno, se doni 40 token mi spoglio completamente, eccetera. Non essendo particolarmente esperta, decise semplicemente di copiare e incollare il suggerimento che le aveva dato il pop-up: “20 tokens tits, 40 tokens naked”. Poi finalmente cliccò su “Trasmetti live ora”. Quando nell’angolo in basso dello schermo le apparve la propria immagine, le mancò per un attimo il respiro. Era tutto reale, lo stava facendo davvero. Ciò che probabilmente le diede il coraggio di andare avanti, sembra incredibile dirlo, fu il suo taglio di capelli. Circa tre settimane prima aveva completamente rivoluzionato il proprio look, dicendo addio alla chioma castana che la caratterizzava fin da ragazzina per passare a un taglio corto e sbarazzino, peraltro biondo.
Era stata una pazzia dettata da un impulso estemporaneo, in un momento in cui Sara sentiva il bisogno di dare una svolta alla propria vita, fosse anche solo in maniera simbolica. Un impulso del tutto simile a quello che l’aveva portata in quel momento a trasmettere via webcam dalla propria stanza. E mentre sua madre, nel vedere che aveva rinunciato a quelle lunghe ciocche, l’aveva quasi diseredata, lei si era piaciuta subito: si sentiva come l’attrice Carey Mulligan nel film “Drive”, uno dei suoi preferiti.
Eppure non si era ancora abituata a vedersi così. Le risultò più facile, dunque, fingere che la ragazza inquadrata dalla webcam non fosse lei, ma semplicemente una delle tante che aveva visto lavorare su quel sito.

Controllò nuovamente di essere effettivamente online. Il tasto rosso lampeggiante non le bastava, così aprì una nuova finestra e, osservando la pagina “Nuove Modelle”, vide anche la sua miniatura. Sentì un brivido percorrerle la schiena, vedersi tra le ragazze del sito la eccitava, anche se probabilmente non l’avrebbe ammesso neanche a se stessa. Osservando meglio l’inquadratura, si rese conto che la scelta della gonna era stata del tutto inutile: così seduta alla scrivania, non c’era modo che gli utenti la vedessero. Decise anche di aprire un bottone in più della camicia, per far risaltare un po’ la scollatura. Visto che aveva delle armi a disposizione, tanto valeva usarle.
Poi rimase lì, in attesa, per alcuni minuti che le sembrarono interminabili. In un angolo in alto vedeva quanti utenti stavano visitando la sua pagina, e il numero oscillava fra i 4 e i 6. D’altronde era la sua prima volta, non poteva pretendere chissà cosa.

Si rese conto ben presto che non stava neppure offrendo un servizio così invitante, lei ferma davanti al computer poteva risultare noioso… Per cercare di ravvivare un po’ la situazione, decise di mettere su un po’ di musica. Si alzò e si diresse verso lo stereo, che era situato sulla libreria proprio in direzione di webcam. E mentre sceglieva un cd, sentì provenire dal pc un suono che non aveva mai sentito. Avvicinandosi allo schermo, si accorse che l’utente “Lucas451” le aveva appena donato il suo primo token. Non sapendo bene come reagire, fece un sorriso verso la webcam e salutò con la mano, un gesto un po’ impacciato che tradiva il suo stato d’animo imbarazzato.
“you are beautiful” le comparì poco dopo sulla chat, un messaggio che proveniva sempre da Lucas451.
Gli rispose proprio lì, ringraziandolo. Subito dopo lui replicò ancora, invitandola a farsi ammirare di nuovo a figura intera. Solo allora Sara capì che era stato proprio il fatto che si fosse alzata in piedi a procurarle il suo primo token. Senza esitare, tornò verso lo stereo. Dopotutto doveva ancora mettere su la musica. Una volta individuato il cd decise di osare un po’, e per prenderlo si chinò provando ad esporre a favore di webcam il proprio fondoschiena. Evidentemente funzionò, perché sentì nuovamente quel suono.
Stavolta non si girò subito, inserì il cd nello stereo e fece partire la musica. Poi, invece di tornare al computer, si voltò con una lentezza studiata e rimase lì in piedi, a farsi ammirare. Ora la musica la aiutava sicuramente a sentirsi di più a proprio agio, tanto che Sara accennò addirittura una piccola danza. Chiuse gli occhi e immaginò di essere in un locale con le sue amiche, e di ballare con loro. Ogni tanto le sue mani andavano a posarsi sui fianchi, accarezzando la gonna. Poi le faceva risalire lungo il corpo, fino a stringere le braccia sotto al seno, per farlo risaltare ancora di più. I suoni che sentiva provenire dal pc, quelle “donazioni”, erano ciò che le permetteva di combattere l’imbarazzo, anche se non ebbe mai il coraggio di aprire gli occhi durante tutta la canzone.

Al termine della prima traccia, decise di tornare alla scrivania. Lì si rese conto con sorpresa, ma anche con entusiasmo, che diversi altri utenti avevano deciso di contribuire. La maggior parte con un’offerta di un solo token, ma c’era qualcuno che ne aveva offerti anche 2 o 3 in un colpo solo. In totale, ne aveva racimolati quasi una quindicina in appena cinque minuti.
Nella chat c’erano anche diversi messaggi. La maggior parte si limitava a salutare, e lei rispose a tutti in un colpo solo dicendo un semplice “thank you”, e mandando un bacio alla webcam. Poi c’era un utente che le chiedeva di che paese fosse, ma decise di ignorarlo. Così come ignorò quello che le scrisse “anal in pvt?”. Non sapeva cosa volesse dire “pvt”, ma “anal” era abbastanza eloquente e non aveva alcuna intenzione di entrare in quella discussione.
Dopo un paio di minuti arrivò un’altra donazione, stavolta molto più consistente: l’utente “zaje78” le aveva regalato 10 token, tutti in una volta. Apprezzando molto il gesto, Sara lo ringraziò a voce e gli mandò un bacio. Lui però in chat scrisse “show boobs”, in pratica la invitava a mostrare il seno. Sara non aveva alcuna intenzione di farlo, ma capì che in qualche modo andava ricompensato. In fondo era la maniera migliore per far capire agli altri utenti che sarebbe valsa la pena di fare donazioni cospicue.

Si alzò in piedi, ma stavolta non si allontanò. Riposizionò invece la webcam, in modo che l’inquadratura la riprendesse dal collo in giù. Visto quello che stava per fare, si sentiva più a suo agio non dovendo mostrare il volto.
Prima portò le mani sul seno, e se lo strinse un po’. Dopodiché iniziò a slacciare il primo bottone della camicia. Poi il secondo, poi il terzo. Mentre lo faceva, arrivarono altre donazioni, e questo le fece capire che la sua decisione era quella giusta. Mentre la sbottonava, la camicia si aprì solo leggermente, lasciando intravedere il reggiseno nero che portava sotto. Quando anche l’ultimo bottone fu slacciato, con un gesto che sembrò più naturale che sensuale la aprì, anche se non la tolse. Ora tutti in quella chat – si accorse solo in quel momento che nel frattempo gli utenti connessi erano diventati ben 42 – potevano vederla in reggiseno.

Risistemò la webcam e si rimise a sedere, leggendo con malcelato orgoglio i complimenti che le erano piovuti in chat. Aveva guadagnato un’altra decina di token in un minuto, solo con quell’accenno di spogliarello. Rispose singolarmente ad ognuno, con un “thank you” e una faccina sorridente. Poi guardò il contatore in basso a sinistra: aveva messo insieme 37 token in un quarto d’ora. Non sapeva a quanti soldi corrispondessero, però non le sembrava un brutto risultato.
Proprio in quel momento arrivò un’altra donazione: “Henrysss” le aveva donato ben 20 token in un colpo solo. In un primo momento lei lo ringraziò con entusiasmo, ma solo col passare dei secondi si rese conto di cosa era davvero successo. Diversi commenti infatti la invitavano a togliere il reggiseno, e con l’ultimo le fu chiaro il perché: lo stesso utente che aveva fatto la donazione le riportò la scritta in alto nella chat, “20 tokens tits, 40 tokens naked”.

“C’mon beautiful, take them out!” scrisse ancora Henrysss.
Sara si rese conto di aver fatto male i calcoli. Quei 20 token erano decisamente pochi per mostrarsi in topless, visto quanto aveva guadagnato fin lì. Avrebbe dovuto mettere una cifra molto più alta per una ricompensa del genere, almeno 100 o 200.
Il punto, però, era che non si sentiva affatto pronta per mostrarsi a seno nudo di fronte a quelli che ormai erano diventati più di 50 utenti.
Non riuscendo a capire come uscirne, portò le mani dietro la schiena per sganciare il ferretto. Lo fece, consapevole che comunque le spalline lo avrebbero tenuto su, permettendole di guadagnare qualche altro secondo. Poi si rese conto che per toglierlo del tutto avrebbe dovuto prima togliere la camicia, e quello le diede l’idea. Si alzò di nuovo in piedi, spostando la webcam, e si mise di spalle. Lentamente fece calare la camicetta, mostrando a tutti che aveva già sganciato anche il reggiseno. Altri token iniziarono ad arrivare.
La appoggiò sulla sedia, e poi iniziò a far scendere anche le spalline del reggiseno. Da quella posizione gli utenti non potevano vederle, ma si portò comunque un braccio al petto per coprirsi le tette, un gesto senza malizia. Poi, senza voltarsi, agitò il reggiseno di fronte alla webcam, e infine lo lanciò lontano. Sentiva ancora salire il conteggio dei token.
Tenendo una mano su un seno e una sull’altro, finalmente si girò a favore di webcam, senza tuttavia far entrare il volto nell’inquadratura. Rimase lì per dieci, forse venti secondi, che tuttavia le sembrarono molti di più. In piedi, ferma, con le tette nascoste fra le mani.
Poi si voltò di nuovo, raccolse la camicia dalla sedia e se la infilò nuovamente. Allacciò giusto un paio di bottoni, abbastanza perché non le si riaprisse a tradimento, e infine si sedette.

La reazione di colui che le aveva donato i 20 token non fu chiaramente quella di un cliente soddisfatto, ma per sua fortuna si limitò a scrivere in chat “i want more”, con una faccina triste.
Il suo commento però si perse in mezzo ad altri a dir poco entusiasti, nei quali tutti elogiavano la bellezza e la sensualità di questa “Lovely”, il nuovo fenomeno delle webcam. Sara avrebbe dovuto essere contenta, eppure in quel momento non lo era. L’imbarazzo stava prendendo il sopravvento, e si chiese se non fosse il caso di chiudere lì.
Il colpo di grazia glielo diede lo stesso Henrysss, che la invitò a prendere parte a una chat privata. Sara non sapeva in cosa consistesse, probabilmente aveva letto le regole del sito troppo in fretta. Sapeva solo che le si era aperto un pop-up con l’inquadratura della webcam dello stesso Henrysss. Un uomo di mezza età, pelato, con gli occhiali… nudo e con il membro eccitato in mano.
Senza pensarci due volte, Sara chiuse il pop-up e poi pure il browser, interrompendo bruscamente la sessione senza alcuna spiegazione agli utenti. Ma non le importava, in fondo in quel momento era convinta che su quel sito non sarebbe più rientrata. Per lei era un discorso chiuso. A turbarla, forse più di tutto il resto, era stata la constatazione di come si fosse lanciata senza paracadute in un mondo che non conosceva affatto. Al mattino non sapeva neppure che siti del genere esistessero, nel pomeriggio si stava già spogliando su uno di essi. E se qualcuno che la conosceva l’avesse vista? Se l’avesse raccontato ai suoi genitori, o ai suoi amici?
Aveva deciso di rinunciare all’idea di fare soldi in quel modo, e si era ributtata in un mondo che non le piaceva ma di certo le era più familiare, quello dell’invio dei curriculum. Tramite la sua amica Elisa, che aveva incontrato per un caff&egrave (guardandosi bene però dal raccontarle di quell’esperienza così personale che aveva appena vissuto), era anche riuscita ad ottenere un colloquio. Si trattava di un lavoro in un’agenzia organizzatrice di eventi, proprio lì a Milano. Sara era andata a incontrare i due titolari carica di entusiasmo e speranze, disattese tuttavia nel momento in cui le fu spiegato che la figura professionale che cercavano era più o meno quella di una stagista, e che la paga si aggirava intorno ai 300 euro mensili. ‘Sai, sono momenti difficili e siamo agli inizi, non possiamo permetterci di più in questo momento’ le avevano detto. Quante volte aveva già sentito frasi di quel genere?
Eppure, vista la sua situazione attuale, aveva deciso di rendersi disponibile per quell’incarico. ‘Ti faremo sapere entro un paio di giorni’ le avevano detto salutandola, e mentre tornava verso la macchina non poté fare a meno di pensare una cosa: accettare di lavorare a tempo pieno per 300 euro al mese le sembrava quasi più degradante di fare la camgirl.

Quel venerdì sera non aveva alcuna voglia di andare a cena dai suoi genitori, ma ormai glielo aveva promesso e ora tirarsi indietro le sarebbe pesato più della cena stessa. Il guaio era che poco prima di uscire di casa aveva ricevuto una brutta notizia. Uno dei due titolari dell’agenzia, quello che durante l’incontro le era sembrato più alla mano, l’aveva chiamata per dirle che avevano scelto un’altra ragazza. E indagando con poca discrezione, Sara era riuscita a farsi confessare che la decisione era stata condizionata dall’età più giovane dell’altra candidata. “Meglio così” pensò tra sé e sé dopo aver riagganciato, ritenendo che non ne valesse la pena. Però sotto sotto ci rimase male, soprattutto per la motivazione che le era costata il posto.
‘Ciao tesoro, benvenuta’ la accolse calorosamente il padre, aprendole la porta. Con lui aveva sempre avuto un buon rapporto, forse anche perché era molto riservato e ci pensava sempre due volte, prima di farle domande potenzialmente difficoltose. Una premura che invece la madre non le riservava, anzi sembrava quasi che ci godesse a metterla in difficoltà.

‘Ci vieni alla festa di Alberto, vero? – le chiese prima ancora che si sedessero a tavola – Se vuoi il regalo glielo facciamo insieme. Cio&egrave, se tu preferisci così’.
Alberto era suo nipote, e di lì a pochi giorni avrebbe fatto una grande festa per il suo 18′ compleanno. Sua sorella Moira, più grande di lei di ben 9 anni, lo aveva avuto quando Sara era appena 15enne. In effetti Moira era il prototipo della figlia modello, con un lavoro stabile da almeno vent’anni e una famiglia in stile Mulino Bianco: marito, due figli, un cane. Agli occhi di sua madre, probabilmente, rappresentava tutto ciò che Sara non era.
‘Non serve, mi posso permettere di fargli un regalo per conto mio’ le rispose con ben poca diplomazia, per farle capire che non aveva apprezzato la sua frecciatina.
‘Scusa, &egrave che so che sei senza lavoro, e allora…’.
‘Per la verità, ce l’ho un lavoro’ le disse, interrompendola.
‘Ah, sì? E da quando?’ rispose incredula. A Sara sembrava quasi che fosse dispiaciuta.
‘Mi hanno chiamato proprio prima che uscissi di casa – spiegò, vedendo che anche il padre era interessato – Si tratta di un’agenzia che organizza eventi. Pagano bene’.
‘Vuoi dire eventi tipo… in discoteca? Cosa fai, la cubista?’.
‘No mamma, ma che dici? Non faccio la cubista!’ le rispose rabbiosa.
‘Ah, mi pareva strano… Sarà che con quel taglio di capelli mi sembri un po’ una cubista’.
A quella affermazione, Sara si scusò e prese rapidamente la via del bagno. Si lavò il viso con l’acqua fredda e fece un lungo respiro, per tentare di calmarsi. Le dispiaceva soprattutto mentire di fronte a suo padre, che era sempre così buono con lei, ma non era riuscita a trattenersi.
Il resto della serata non trascorse diversamente, anche se Sara si sforzò di farsi scivolare addosso le frasi della madre… seppure con scarso successo.

Quando rientrò in casa erano quasi le 23, ma non aveva alcuna voglia di andare a dormire, era ancora nervosa. Decise di accendere il pc e controllare le notifiche di Facebook, ma la sua attenzione fu rapita da una email che le era arrivata da poco. Rimase sorpresa quando vide che proveniva dai gestori del sito delle webcam girls. “Ciao Lovely, ecco quanto hai guadagnato nell’ultima settimana” recitava l’oggetto. Incuriosita la aprì, ma per lei c’era in serbo una nuova delusione: i soldi guadagnati erano meno di 5 euro.
Convinta che si trattasse di un errore, tornò sul sito che ormai non apriva da qualche giorno, e lesse con più attenzione tutti i termini e le condizioni. Non c’era alcun errore: il guadagno di una modella era di appena 5 centesimi per ogni token che le veniva donato. In fondo, dunque, non poteva pretendere di più: la sua sessione infatti era durata meno di mezz’ora, nella quale aveva collezionato 74 token.
Investigando un po’ tra le altre sezioni del sito, scoprì diversi dettagli che era indispensabile conoscere. Per esempio che si prendevano molti più token quando si ingaggiava una chat privata o di gruppo con uno o più utenti, o ancora che aggiornare la propria pagina del profilo con caratteristiche, foto e altri dettagli – Sara non sapeva neppure di avere un profilo personalizzabile – era importante quasi quanto ciò che si faceva di fronte alla webcam. E poi c’erano molti consigli utili per fidelizzare gli utenti e portarli a offrire mance maggiori.

Senza quasi riflettere su ciò che faceva o sulle motivazioni per le quali lo stava facendo, si ritrovò ad aggiornare le proprie informazioni: chi sono, cosa mi fa eccitare, quali sono le mie caratteristiche fisiche… Pur non inserendo troppi dettagli (non volle selezionare nulla che potesse ricondurre alla sua vita reale), le compilò rapidamente usando l’inglese. Tra le categorie di appartenenza selezionò “blonde”, “big boobs”, e dopo averci pensato qualche secondo mise la spunta anche su “milf”. Non si sentiva affatto parte della categoria, dato che non aveva figli e si considerava ancora una ragazzina, ma pensò che tutto sommato le avrebbe permesso di aumentare il proprio bacino di utenti. Decise di sorvolare sugli orari in cui la si poteva trovare online, e a quel punto l’ultima cosa che mancava era la foto profilo. Prese il cellulare, e con un gesto rapido si sfilò la maglietta. Poi strinse le braccia ai lati del seno, sempre protetto dalla biancheria intima, per farlo sembrare ancora più prosperoso, e scattò facendo attenzione a riprendere solo la scollatura, senza il viso.

A quel punto le fu chiaro che aveva una gran voglia di tornare a trasmettere in diretta. Non ci pensò su più di tanto, e vista l’ora tarda – ormai era mezzanotte – non ritenne neppure di doversi agghindare: jeans e reggiseno, andava bene così. L’unica accortezza che si riservò fu quella di modificare l’inquadratura della webcam, affinché non si vedesse il viso. Le sembrava un buon compromesso per ritentare quell’esperimento senza doversene pentire in futuro.
Quando iniziò a trasmettere, si rese conto di aver fatto male i calcoli. La mezzanotte del venerdì era un orario molto più proficuo di quanto potesse immaginare, e in pochi minuti si ritrovò con quasi un centinaio di utenti collegati alla sua live. Si chiese quanto fosse dovuto all’orario e quanto al fatto di aver completato il proprio profilo con le informazioni richieste, ma poco cambiava. Quando infatti iniziarono ad arrivare i primi complimenti e i primi token, capì il vero motivo per cui si trovava di nuovo lì: aveva bisogno di sentirsi apprezzata e desiderata, specie dopo il tipo di giornata che aveva avuto.

Forse proprio per la rabbia che aveva accumulato, ma anche per i due bicchieri di vino che aveva bevuto a cena, quella sera si sentiva più “audace”, di certo maggiormente a proprio agio rispetto alla prima volta. E dunque non disdegnava di stuzzicare i suoi spettatori con qualche gesto malizioso, come una carezza al seno o una mano infilata furtivamente nei pantaloni. Intanto, insieme alle mance virtuali, arrivavano un sacco di complimenti e di domande: “dove eri finita?”, “mi sei mancata”, “facci vedere di più”. Sara provava a rispondere a tutti, sempre in inglese, ma stavolta solo tramite la tastiera, per non far sentire la propria voce. A un certo punto una donazione più generosa, da 20 token, la fece sobbalzare. Solo in quel momento si rese conto che aveva aggiornato in tutto e per tutto il proprio profilo ma si era dimenticata di cambiare la cosa più importante, l’argomento della chat. Il quale recitava ancora “20 tokens tits”.

Eppure non si sentì così dispiaciuta. Era la prova del nove, se non fosse stata in grado di togliere il reggiseno come poteva pensare di guadagnare su quel sito? Oltretutto il nome dell’autore della donazione la ben dispose: si trattava di Lucas451, lo ricordava perché era colui che le aveva donato la sua primissima mancia nella sessione precedente. E ora l’idea di ringraziarlo per bene non le dispiaceva per nulla.
Cercando di apparire sexy – o almeno non così impacciata come si riteneva – iniziò facendo calare le spalline. Indossava un reggiseno bianco a triangolo, senza ferretto, e con il florido decolleté che si ritrovava dovette portare una mano sulle coppe, che sembravano già pronte a cadere rivelando tutto quanto. Con l’altra mano andò a slacciare il gancio sulla schiena, armeggiando per diversi secondi. Quando infine ci riuscì, il seno non incontrò più alcuna resistenza, e tenerlo nascosto con una sola mano le fu molto più difficile. Per una frazione di secondo tutti quanti poterono vederle i capezzoli, ne fu quasi sicura, ma corse al riparo con una posizione strategica: gomiti appoggiati alla scrivania, entrambe le mani sulle guance a sostenere il viso, e avambracci proprio davanti alle areole, seppur lasciando che la rotondità del seno si intravedesse alla perfezione. Per mettersi in quella posizione dovette avvicinarsi un po’ alla scrivania, e come risultato anche la parte inferiore del suo viso entrò nell’inquadratura. Sara si riscoprì sorridente, anzi quando lo notò le scappò anche una piccola risata.

Intanto piovevano token, probabilmente ne aveva già raccolti almeno quanti la volta precedente. A una nuova mancia da 25, sempre proveniente da Lucas451, capì che non poteva più tenere lui e gli altri sulla corda. Non voleva farlo. Così, in maniera semplice quanto naturale, portò le dita di entrambe le mani alle labbra, e stampò un bacio con tanto di “thank you!” a pieni polmoni. Nel farlo alzò i gomiti, offrendo finalmente a tutti per la prima volta la visione delle sue tette, che ora danzavano libere al centro dell’inquadratura. E mentre lei stessa si godeva quell’immagine, chiedendosi se fosse davvero lei quella procace e disinibita ragazza nel video, un pop-up si aprì: Lucas451 le aveva richiesto una chat privata.

Se la prima volta la sua live si era interrotta proprio così, stavolta Sara era decisa ad accettare. Non solo perché aveva scoperto quanto si guadagnasse (30 token per ogni minuto in privato), ma soprattutto perché ne aveva voglia. Voleva vedere questo Lucas, interagire con lui.
Quando accettò la sessione, l’immagine si oscurò per tutti gli altri, rimanendo visibile solo a lui. Il quale si presentava con un’inquadratura simile alla sua, dal collo in giù, con un bozzo assolutamente evidente all’interno dei boxer.
‘Hi Lucas, how are you?’ gli disse, senza paura stavolta di usare la voce.
Lui invece le rispose tramite la tastiera, ringraziandola e facendole un sacco di complimenti. Sara arrossì, se ne rese conto e pensò a quanto fosse ridicolo arrossire per un “sei bellissima”, vista la situazione che la vedeva in topless di fronte a uno sconosciuto. Senza volerlo portò due dita al capezzolo sinistro e lo strinse, mentre Lucas451 faceva la stessa cosa sul proprio pacco.
‘Can I see your face?’ chiese lei. Una domanda che sarebbe stato più lecito attendersi da lui, ma in quel momento era troppo curiosa, voleva vedere chi aveva di fronte. Lui senza rispondere ubbidì, allargando l’inquadratura della webcam. La qualità dell’immagine non era eccezionale, tra l’altro nella sua stanza era buio. Sara riuscì comunque a capire, guardando il viso illuminato dalla luce dello schermo del computer, che si trattava di un ragazzo giovane, al massimo di 24-25 anni. E si sentì ancora più lusingata per l’interesse che mostrava nei suoi confronti. Decise spontaneamente, dunque, di cambiare anche lei l’inquadratura della propria webcam, per comparire a figura intera. In fondo lui l’aveva già vista la prima volta, nascondersi non aveva senso.

“Wanna see my cock?” le scrisse lui poco dopo in chat. “Vuoi vedere il mio cazzo?”.
Sara non disse nulla, quasi come se si vergognasse, ma annuì. Voleva vederlo davvero.
Con un gesto rapido, il ragazzo si alzò leggermente dalla sedia e si sfilò i boxer, facendoli calare fino alle caviglie. Ora al centro dell’inquadratura c’era un pene nudo e duro, sottile ma abbastanza lungo. Vedendolo Sara sì sentì avvolgere da una vampata di calore, e la sua reazione fu quella di slacciarsi i jeans. Con una mano sola, bottone dopo bottone. Ora si era allontanata di qualche centimetro dal tavolo, questo permetteva al suo nuovo amico di vedere gli slip bianchi sotto ai pantaloni. E quando lui si afferrò il pene con una mano, iniziando a massaggiarlo lentamente, la mano destra di lei si andò a infilare dentro le mutandine, dove si ritrovò bagnata come non le accadeva da tempo.

Chi stava facendo lo spettacolo per chi? In quel momento, non l’avrebbe saputo dire. Erano semplicemente un uomo e una donna che si eccitavano guardandosi a vicenda. E mentre il movimento su e giù della mano di lui andava a ritmi sempre più rapidi, anche le dita di lei iniziarono a stuzzicare il clitoride con più veemenza. Lui non poteva vederlo, ma solo immaginarlo dal movimento della mano dentro gli slip. Questo però sembrava essergli sufficiente, d’altra parte la sua eccitazione era più che evidente.
“I wanna cum on your tits” scrisse lui in chat, con una sola mano, mentre l’altra non mollava la presa sul pene. “Voglio venirti sulle tette”.
Sara allora mise un braccio sotto al seno e si sporse in avanti, per esibirlo meglio a favore di webcam. Anche lei però non tolse l’altra mano dagli slip, ora si stava masturbando con vigore e non voleva assolutamente fermarsi.
Dopo pochi secondi, i versi di lui preannunciarono il raggiungimento del climax: Sara vide la punta del pene iniziare a sparare una quantità impressionante di sperma, e quell’immagine aiutò anche lei a raggiungere immediatamente l’obiettivo. Fu un orgasmo vero, non certo uno spettacolo a favore di webcam, che la lasciò senza fiato per qualche secondo.
L’occhio infine le cadde sul cronometro: anche se a lei era sembrato tutto molto più rapido, la chat privata durava da oltre 7 minuti, voleva dire che aveva guadagnato ben 240 token.
‘I love you’ sentì pronunciare dall’altra parte dello schermo, le prime e uniche parole che Lucas451 le rivolse. Lei sorrise, sfinita, e gli mandò un bacio.
E prima di disconnettersi per andare a dormire, lo salutò con un sincero e sentito ‘Thank you, Lucas’.
‘Sara, vieni! Guarda qui! Guarda questo vibratore anale!’.
Elena era fatta così. Senza filtri, senza pudori. E anche se non stava dicendo nulla di scandaloso visto il luogo in cui si trovavano, Sara non poté fare a meno di arrossire e le intimò di abbassare la voce, in fondo c’erano altri clienti nel negozio.
L’idea di fare un giro al nuovo sexy shop vicino alla stazione, quella mattina, era venuta proprio a Elena. Le due, amiche sin dai tempi delle scuole elementari, si erano trovate a colazione per stare un po’ insieme, cosa che non facevano da tempo, e la sua amica – che in quei giorni era in ferie – l’aveva convinta a dedicare la mattinata allo shopping. Dal centro commerciale al sexy shop, il passo era stato breve.
Sara non si era tirata indietro, come forse avrebbe fatto fino a due settimane prima. Ora però, sebbene non fosse contenta di lasciare i suoi fedeli spettatori senza lo spettacolo del mattino (proprio ora che stava iniziando ad essere più costante negli orari), la considerava una cosa stuzzicante. Di più, un’opportunità.
Nei giorni precedenti infatti, oltre a trasmettere in diretta con una certa continuità, Sara aveva passato molto tempo sulle live di tante altre modelle. Per osservarle, per carpirne i segreti, talvolta solo per il gusto di farlo. E si era resa conto che quasi tutte erano molto più attrezzate di lei, in fatto di abbigliamento e… oggettistica. Quando Elena propose quella meta, dunque, accettò senza esitare. Aveva già un paio di idee per dei possibili acquisti con cui ravvivare le proprie sessioni sul web.
La sua prontezza per un attimo aveva lasciato perplessa anche la sua amica, che conoscendola non si aspettava certo un tale entusiasmo. E non potendo rivelarle la vera ragione – sebbene in fondo ne avesse voglia, visto che era stata proprio Elena la prima a metterle la pulce nell’orecchio a proposito del mestiere di camgirl – Sara si inventò che da qualche tempo aveva iniziato a frequentare un ragazzo, e che le sarebbe piaciuto provocarlo con una lingerie sexy.

Sin dal momento in cui avevano varcato la soglia del negozio, Sara non aveva potuto fare a meno di provare un forte imbarazzo. Sugli scaffali e nelle vetrinette c’era una quantità impressionante di falli di tutti i colori e dimensioni, vibratori, stimolatori, e tutta un’altra serie di prodotti di cui ignorava perfino l’esistenza. Molto più a suo agio era Elena, che senza vergogna commentava a voce alta con entusiasmo tutto quello che vedeva. L’arrivo della commessa, che chiese loro in cosa potesse aiutarle, fu per Sara un sollievo. Si fecero consigliare alcuni capi di lingerie, e si diressero verso la zona più appartata del negozio, dove c’erano due camerini a disposizione dei clienti.
Entrarono contemporaneamente, ma Sara non era ancora a metà del proprio cambio di look quando sentì Elena chiamarla da fuori: ‘Allora, hai fatto?’.
Quando aprì la tendina del camerino, rimase interdetta. Elena le dava le spalle, ma lo specchio lì davanti su cui la sua amica si stava rimirando le permise di vederla in tutta la sua… disinvoltura.
‘Elena, ma dove vai? – la chiamò a bassa voce, senza uscire dal proprio cubicolo – Ti vedono tutti così!’.
La sua amica indossava quello che la confezione descriveva come una “guepiere bondage”, una sorta di vestitino in rete molto attillato, con cinghie in pelle un po’ ovunque e una clamorosa apertura davanti che le lasciava completamente scoperto il seno. Elena aveva su per giù una seconda abbondante, molto soda, che peraltro Sara aveva già avuto modo di ammirare ai tempi in cui frequentavano la palestra insieme. Quella situazione, però, era totalmente diversa.
‘Tranquilla, ho controllato, non ci vede nessuno’ rispose serafica, senza staccare gli occhi dalla propria immagine riflessa. Poi si girò, coprendosi i seni con le mani, e squadrò Sara dalla testa ai piedi.
‘Tesoro, che figa che sei! – esclamò con la sua abituale spigliatezza – Ti secca se ti dico che vorrei essere lì con voi per vedere la sua reazione, quando gli aprirai la porta vestita così?’.
I complimenti come al solito la fecero arrossire, anche se guardandosi allo specchio Sara dovette ammettere che anche lei stessa si trovava davvero sexy. Aveva provato un completo nero in pizzo comprendente reggiseno, perizoma, calze e reggicalze. Ciò che l’aveva colpita di più, tuttavia, erano le coppe slacciabili del reggiseno: era convinta che la possibilità di coprire e scoprire i capezzoli con un semplice bottoncino le sarebbe tornata molto utile, durante i suoi spettacoli.

Questo particolare non sfuggì all’occhio attento di Elena, che fissandola proprio lì la invitò a fare un passo in avanti. Quando le fu vicina, tolse le mani dalle proprie tette e, senza scomporsi e neppure cambiare la posizione delle braccia, le posò su quelle di Sara, ora vicinissime alle sue. Con le dita andò ad afferrare i bottoncini sotto le coppe e, senza attendere cenni di approvazione, li sganciò, rivelando quel meccanismo tanto semplice quanto malizioso.
Elena rivolse a Sara uno sguardo di stupore e allo stesso tempo di ammirazione, poi scoppiò a ridere. Lo stesso fece subito dopo Sara, e in quel contesto così leggero e spensierato ci vollero diversi secondi, prima che si accorgessero del ragazzo che stava a pochi metri da loro. Quando lo videro, lo sguardo di lui passò in una frazione di secondo dai loro corpi allo scaffale davanti a sé. E più o meno cinque secondi dopo fu proprio lui il primo a muoversi, tornando verso l’ingresso del negozio e interrompendo una situazione di imbarazzo che aveva congelato tutti e tre. Elena soffocò a fatica un’altra risata, non trovando però stavolta l’appoggio di Sara, già pronta a rientrare nel camerino per cambiarsi.

Alla fine comunque entrambe furono soddisfatte della propria scelta, e decisero per l’acquisto. Non solo, Elena volle aggiungerci una minigonna di pelle, mentre Sara fu conquistata da una graziosa vestaglia viola di seta. Tornate verso la cassa, tuttavia, la più intraprendente delle due decise che non era abbastanza: ‘Ma come, usciamo da qua senza neppure un dildo?’.
Sara inizialmente non le diede corda. Un po’ perché era impegnata a guardarsi in giro per cercare l’uomo che poco prima le aveva viste, anche se pareva proprio che fosse uscito dal negozio. Un po’ perché in realtà dubitava che avrebbe mai avuto il coraggio di usare un attrezzo del genere durante una live. Eppure ricordava di aver visto molte sue colleghe farlo, e dato che nell’ultima settimana di tabù ne aveva superati parecchi, alla fine decise di assecondare la sua amica e lasciare che fosse lei a parlare con la commessa.
Gliene furono mostrati tanti, dalle caratteristiche più varie. Elena però si innamorò – a Sara non venivano in mente altri termini più appropriati – di uno in particolare. Un fallo sorprendentemente realistico, nella forma, colore e dimensioni. Beh, dimensioni realistiche solo per gli uomini più fortunati, questo era lampante.
‘Guarda, ha perfino tutte le venature…’ disse Elena a Sara, sbattendoglielo quasi in faccia.
‘&egrave il nostro articolo più venduto’ confermò la commessa, e a Sara sembrò quasi che le due donne si fossero messe d’accordo per convincerla. Visto che però ci metteva troppo tempo ad esprimersi, l’amica tagliò corto: ‘Basta, ho deciso, ne prendiamo due! Sarà un mio regalo per te’. Sara provò ad opporsi, sostenendo che l’avrebbe pagato volentieri, ma Elena non volle sentire ragioni.
Al momento di pagare, tuttavia, la commessa si scusò con loro: ‘Sono mortificata – disse – Non mi ero resa conto che in magazzino non ne abbiamo più, per cui ve ne posso dare uno solo. Ma abbiamo una nuova partita in arrivo nel pomeriggio, entro domattina ve lo recapiteremo tramite corriere all’indirizzo che preferite, senza spese aggiuntive’.
Sara guardò l’amica, e capì subito che aveva una gran voglia di portarsi a casa quel… coso. Accettò dunque di farsi recapitare a casa il suo, dopo essersi accertata che sarebbe stata una consegna discreta, con un pacco del tutto anonimo.

Terminato il giro per negozi, le due pranzarono insieme e poi si salutarono. Sara fu a casa verso le 14.30, e ci mise poco ad andare online. In fondo aveva una gran voglia di esibire quel completino sexy, che inizialmente nascose sotto alla camicetta e alla gonna che già aveva usato nella sua primissima diretta, e alle quali per l’occasione abbinò un paio di stivali neri di pelle. Quella di vestirsi “a strati” era una tattica che aveva iniziato ad adottare recentemente, dopo che le era venuta l’idea giusta per stimolare i propri spettatori. L’argomento della chat infatti non recitava più “20 tokens tits, 40 tokens naked”, bensì uno strategico “1 item off every 100 tokens”: sostanzialmente, ogni 100 token complessivi prometteva di togliersi un indumento. Questo, a suo modo di vedere, invogliava tutti a sentirsi coinvolti e a contribuire, ognuno a seconda della propria disponibilità, per un obiettivo comune: vederla nuda. E dai risultati dei primi giorni, sembrava proprio che fosse un sistema vincente.
Sicuramente la aiutava anche il fatto che, dopo le iniziali resistenze, si era convinta a tornare a mostrare anche il volto. Le sembrava di avere un rapporto più diretto coi suoi spettatori in quella maniera, e si era accorta che anche lei si divertiva di più.

Quel pomeriggio, anche in virtù della visita al sexy shop, si sentiva particolarmente euforica e frizzante, e pure il pubblico si era dimostrato ricettivo. In un paio d’ore aveva raccolto ben 481 token, e quindi si era già tolta quattro indumenti: stivali, camicetta, gonna, reggiseno. Ne mancavano solo 19 per il nuovo traguardo, e non tardarono ad arrivare: l’utente “cockman31” gliene donò addirittura 100 in un colpo solo. Stupita e grata per questa cospicua offerta, Sara decise di far scegliere a lui cosa avrebbe dovuto togliersi: calze, reggicalze o mutandine. Anche in questo caso la risposta fu rapida: “panties”.
Fino a quel giorno, Sara non era mai rimasta nuda in una chat pubblica. Lo aveva già fatto in due o tre occasioni in privato, ma in quella pubblica non era mai arrivata a raccogliere così tanti token da eliminare anche l’indumento più intimo.
Decisa a ubbidire alla richiesta di cockman31, si alzò in piedi e iniziò una danza sensuale. Si era esercitata in quei giorni, e le pareva di essere migliorata anche in quello. Si girò, per esporre il proprio culetto a favore di webcam, come aveva già fatto poco prima quando si era tolta la gonna. In quell’occasione erano arrivati tanti complimenti per il perizoma, che ora però tutti volevano togliesse. Lo fece calare lentamente, piegandosi un po’ in avanti, e poi si girò nuovamente. La sottile striscia di peletti scuri che le caratterizzava il pube iniziava già a vedersi.
Slacciò temporaneamente i laccetti del reggicalze, per permettere allo slip di passare e cadere fino a terra, poi li risistemò e rimase per qualche secondo in piedi, mani sui fianchi, a rimirarsi nell’inquadratura del computer. Era praticamente nuda, di fronte a quasi 300 utenti. Si accarezzò lì in mezzo con la mano, forse anche per un istinto che la portava ancora a tentare di coprirsi, poi si sedette. Stava sorridendo, ed era certa che molti dall’altra parte dello schermo stessero facendo lo stesso.
A interrompere quel momento di estasi e a riportarla sulla terra fu il suono del campanello. La sua prima reazione fu un leggero attacco di panico. Chi poteva aver suonato? Proprio nel momento clou della sua esibizione… Per un attimo pensò di fingere di non essere in casa, ma una seconda scampanellata la fece scattare in piedi. “Someone at the door”, le scrissero addirittura nella chat. Lei rispose con un “brb”, che stava per “I’ll be right back”, “torno subito”. In pochi giorni aveva imparato la terminologia delle chat come una vera professionista, questo non si poteva negare…
Dal tipo di suono, sapeva che non si trattava di qualcuno alla porta. Era il suono del citofono esterno, quello del portone del palazzo in cui abitava. Non si preoccupò dunque di rivestirsi per andare a rispondere, in fondo era sola in casa e tutte le tende delle finestre erano ben tirate, sapeva di non correre pericoli.
‘Sì?’ disse sollevando la cornetta un po’ antiquata, come d’altra parte era antiquato il palazzo. Dall’altra parte arrivò la risposta che non si attendeva, ma che le sembrò perfettamente logica dopo averla sentita: le stavano recapitando il pacco che aveva ordinato quella mattina al sexy shop. Anzi, si chiese come avesse fatto a non intuirlo prima, e nel frattempo aprì il portone al corriere indicandogli il piano e l’appartamento a cui bussare. Fu solo quando rimise a posto la cornetta che si accorse di un dettaglio: per tutto il tempo in cui aveva parlato con l’uomo, aveva tenuto una mano davanti al pube, coprendosi in maniera del tutto istintiva nonostante – chiaramente – lui non potesse vederla.

Tornando in camera, capì che non avrebbe avuto il tempo per rivestirsi. Decise quindi di infilarsi semplicemente la vestaglia di seta che aveva comprato quella mattina, proprio al sexy shop, e che ancora giaceva piegata sopra al suo letto. Non era forse l’abbigliamento più adatto per accogliere una persona, ma non era neppure sconveniente: avvolse bene la cintura per evitare che la scollatura fosse troppo profonda, mentre la lunghezza del tessuto fino a sopra il ginocchio non le sembrava troppo rivelatrice.
Tornò all’ingresso per attendere il suo ospite, il quale ci mise ben più del previsto ad arrivare. Quando finalmente sentì bussare alla porta, si assicurò prima con un’occhiata allo spioncino che fosse chi diceva di essere. Il marchio di una nota ditta di spedizioni stampato sul cappellino e sulla maglietta del ragazzo, oltre naturalmente al pacco che teneva sotto braccio, non lasciavano spazio a dubbi.
Quando aprì la porta, lui rimase per qualche secondo in silenzio. La visione di Sara doveva essere particolarmente gradevole, glielo si leggeva in faccia.
‘Fatto fatica a trovare l’interno giusto?’ chiese lei.
‘Come? – rispose, cadendo dalle nuvole su cui si trovava – Ah, no, &egrave che ho trovato degli operai che stanno facendo dei lavori di manutenzione all’ascensore, così l’ho fatta a piedi’.
Sara abitava al quarto piano, e ritenne necessario scusarsi per quell’inconveniente di cui non era a conoscenza. Quando era tornata, qualche ora prima, l’ascensore le era sembrato funzionare alla perfezione. Lui le sorrise, scuotendo leggermente il capo. Sembrava volesse anche aggiungere qualcosa, ma le parole non uscivano dalla bocca.
‘Beh, entra, no?’ disse infine lei, anche per evitare che dei vicini curiosi si facessero domande.

Mentre richiudeva la porta alle sue spalle, lo osservò con maggiore attenzione. Non sapeva definirne l’età, ma probabilmente avrebbero potuto essere coetanei. Alto, capelli corti, barba lunga da hipster… non una bellezza classica, ma comunque un tipo interessante, pensò. Nel frattempo anche lui, pur con un filo di imbarazzo, non poteva fare a meno di osservare lei e sorridere con un’espressione un po’ ebete.
A un certo punto Sara si rese conto che lo sguardo sembrava come calamitato verso il suo petto. Non era la prima volta che le succedeva, ma spostando gli occhi verso il basso si rese conto di un particolare e capì molte cose. La vestaglia non era trasparente, però era molto sottile, e l’eccitazione di quella giornata aveva fatto sì che i capezzoli premessero con decisione sulla stoffa. Si ritrovava dunque con due bottoncini molto evidenti, dai quali il fattorino non riusciva a staccare lo sguardo.
Inaspettatamente, la schiena di Sara fu percorsa da un brivido. Quello sguardo su di lei le piaceva. Di più, la eccitava. Negli ultimi giorni la sua occupazione principale era stata quella di flirtare con sconosciuti usando il proprio corpo come arma di seduzione, e ora in quella situazione le sembrava quasi naturale fare lo stesso.
‘Vuoi vedere di più? Cercami su internet, mi faccio chiamare Lovely, ti aspetto!’.
Questo avrebbe voluto dirgli. In fondo lei si sarebbe guadagnata un cliente, e lui avrebbe potuto finalmente vedere cosa c’era sotto la vestaglia, ovvero ciò a cui sicuramente stava pensando sin da quando aveva varcato la soglia.
‘Oh, merda!’ esclamò lui ad un tratto, scusandosi subito dopo per quell’imprecazione.
‘Che c’&egrave? Che succede?’.
‘Ho dimenticato nel camion il modulo da firmare per la consegna… Che stupido! Sa, &egrave solo il mio secondo giorno… Vado e torno in un attimo!’.
Sara non fece in tempo a dire nulla, lo vide semplicemente uscire e prendere le scale. E in quel momento le venne una pazza idea.

Non ebbe né il tempo né la voglia di riconsiderare la cosa. Corse invece in camera, prese la tastiera e scrisse che alla porta c’era il postino (non le veniva in mente il termine giusto in inglese per definire un corriere), e poi aggiunse: “1000 tokens for opening the door naked”. Non rilesse neppure, premette invio e sganciò la bomba. Se le avessero donato una mancia di 1000 token, gli avrebbe aperto la porta nuda.
Sapeva che era una cifra altissima, ma d’altra parte anche la ricompensa che offriva non era da tutti i giorni. Per dimostrare agli utenti del sito che faceva sul serio, prese la webcam e la portò in salotto, posizionandola sulla libreria in direzione della porta, sperando che non si notasse troppo. Dovette fare un po’ di prove per sistemarla nella posizione giusta, anche perché non voleva che la testa dell’uomo rientrasse nell’inquadratura. Chissà, magari avrebbe potuto passare qualche guaio, se l’avesse ripreso in faccia senza il suo consenso. Nel frattempo sentiva il computer suonare a ripetizione, le mance stavano arrivando copiose.
Il corriere doveva tornare giù e poi rifarsi quattro piani di scale, così quando tutto era ormai pronto lei ebbe il tempo di tornare in camera, al computer. Il contatore era ancora lontano dai 1000 token, ma saliva velocemente. Un utente ne aveva messi addirittura 400 in un colpo solo, chiedendo poi aiuto agli altri utenti per raggiungere il traguardo.

Quando sentì di nuovo bussare alla porta, era arrivata a poco più di 600. Ma non le importò, in fondo aveva deciso di farlo già nel momento in cui aveva lanciato la sfida in chat, era inutile mentire a se stessa. Tornando verso l’ingresso, passò prima davanti alla webcam, per mostrare bene a tutti ciò che stava per fare. ‘Arrivo!’ gridò, mentre intanto allentava la cintura della vestaglia. Non voleva aprirla del tutto, perlomeno non subito. Anche perché le sarebbe sembrato quantomeno innaturale mostrargli tutto subito, voleva che sembrasse quasi… un incidente. La scollatura però ora era profondissima, anzi quasi senza fine. E un movimento inconsulto poteva denudarla in qualunque momento. Prima di aprirgli la porta guardò ancora attraverso lo spioncino: era lui, e sembrava essere solo nel corridoio. Era il momento di andare in scena.

‘Eccoti! – lo accolse con un sorriso – Hai fatto presto, considerato che non potevi usare l’ascensore’.
Lui non rispose, si limitò ad annuire con un sorriso abbozzato. Stava ancora ansimando, quattro piani di scale si facevano sentire.
‘Poverino, sei distrutto! – lo incalzò – Vieni, riposati un secondo’.
Nel dire così, gli afferrò un braccio e lo invitò ad entrare, richiudendo poi velocemente la porta dietro di lui. Nel frattempo doveva essersi accorto dello spettacolo che quella sconosciuta gli stava offrendo, perché non ebbe il coraggio di dire una parola.
‘Ecco, siediti’ disse Sara, porgendogli una sedia dal tavolo del soggiorno. Ebbe la freddezza e la lucidità di posizionarla in maniera strategica, di tre quarti, anzi quasi di spalle rispetto all’inquadratura della webcam. In questo modo, anche da seduto, il suo ospite avrebbe potuto mantenere la privacy.
Lei gli si posizionò davanti, in piedi, mettendogli quasi le tette in faccia. Ora era impossibile che non si fosse accorto della vestaglia quasi aperta. Con fare amorevole gli tolse il cappello e lo appoggiò sul tavolo. Il poverino stava sudando per davvero, e lei era consapevole di non esserne la diretta responsabile. Non del tutto, almeno.
‘Aspetta, ti prendo un bicchiere d’acqua’ disse, zompettando verso la cucina.
Mentre versava nel bicchiere, rifletté sulle successive mosse per coinvolgere nel gioco quel ragazzo che, se possibile, le sembrava perfino più timido di lei. Allentò ancora la cintura della vestaglia, ora davvero una folata di vento sarebbe bastata per aprirla del tutto.

‘Dovrebbe firmarmi questo’ le disse lui non appena la vide tornare, porgendole il modulo di consegna.
‘Oh, certo, certo. Tieni, bevi questo intanto, tesoro, avrai un caldo…’. Nel porgerglielo, pensò a come fosse probabilmente la prima volta che usava il vezzeggiativo “tesoro” nei confronti di un uomo.
Quel bicchiere d’acqua fresca fu indubbiamente gradito, ma ancor di più il ragazzo gradì la visione che gli si era parata davanti agli occhi. La cintura infatti si era slacciata del tutto, e la vestaglia si era aperta quel tanto che bastava perché di fronte a sé si ritrovasse la visione della vagina di Sara, libera da alcuna restrizione. Se avesse voluto, allungando la mano sarebbe arrivato ad accarezzarla. Anzi, gli sembrava quasi che lei lo stesse invitando a farlo. Infatti aveva preso in mano la cartellina con il modulo e ora ce l’aveva proprio davanti alla faccia, pareva quasi che gli stesse dicendo “Fai pure, tanto io non guardo”.
Non lo fece. Lei firmò e poi posò il modulo sul tavolo, e a quel punto lui sembrò volersi alzare.
‘Aspetta – lo bloccò – Ti dispiace se diamo un secondo un’occhiata al pacco?’. Il doppio senso era voluto, ma non capì se lui lo colse o meno. ‘Sai, una volta mi &egrave capitato di ricevere della merce danneggiata’.
‘Ah, certo…’ balbettò lui, osservando stupito mentre lei prendeva il pacco dal tavolo e glielo piazzava proprio in grembo, come a chiedergli una mano per aprirlo.
I lembi della vestaglia le cadevano sul seno con grazia, lasciando un’ampia apertura di almeno 10 centimetri che ne evidenziava perfettamente la rotondità, ma comunque sufficiente a coprirle i capezzoli. Almeno fino a quando lei si piegò in avanti per aprire il pacco, lasciando intravedere anche qualcosa di più. Anzi, nella foga di strappare il nastro adesivo, il movimento causò l’apertura della vestaglia, che lasciò completamente libero il seno destro.
‘Oh, scusa, che sbadata che sono’ disse lei rimettendo le cose a posto, solo dopo aver lasciato che il ragazzo potesse guardare per qualche secondo. Non era una grande attrice, non aveva l’esperienza per farla sembrare una cosa così naturale, e poi era molto nervosa… Ma lui sembrò non accorgersi di questo, dopotutto era evidente che la situazione lo stava mandando nel pallone.

‘Eccolo qui, per fortuna mi sembra tutto a posto’ disse Sara infilando la mano dentro alla scatola, e tirando fuori un dildo di almeno 23-24 centimetri. Quando lo vide, il corriere sbarrò gli occhi e non trattenne un colpo di tosse, come se la saliva gli fosse andata di traverso.
‘Si tratta di un regalo, io di solito non compro articoli del genere’ si giustificò goffamente la ragazza, mentre cercando di apparire sexy faceva scorrere la mano attorno a quel cazzone di gomma, fingendo che fosse quello del suo ospite.
‘Scusi se glielo chiedo, ma… la telecamera dov’&egrave?’ chiese lui all’improvviso, facendola quasi trasalire. Come poteva aver capito tutto?
‘Telecamera?’ rispose, con un filo di voce.
‘Sono vittima di una candid camera, vero?’.
A questa frase, lei non riuscì a trattenere una risata.
‘No, niente candid camera, lo giuro’ gli disse, sentendosi felice di potergli dire per la prima volta qualcosa che fosse vero.
‘In ogni caso, lei… ha il telefono che squilla, penso’ le rispose, facendo riferimento ai vari “ding” che si sentivano provenire dal computer nella camera da letto, e che stavano eccitando sempre di più la ragazza.
‘No, tranquillo… &egrave la radio’ replicò lei, tornando a mentire con la prima scusa che le venne in mente.
‘Io però devo andare, sono già in ritardo’ tagliò corto, posando la scatola sul tavolo e alzandosi in piedi. Quando lo fece, lo sguardo di entrambi non poté che cadere sull’evidente rigonfiamento dei suoi pantaloni. Aveva un’erezione potentissima, lui stesso si rendeva conto che era ormai troppo tardi per nasconderla.
‘Buona giornata’ disse semplicemente, rimettendosi il cappello e avviandosi verso la porta.
‘Aspetta!’ lo fermò lei, che non voleva far finire tutto così. Decisa a giocarsi anche l’ultima carta che aveva a disposizione, Sara mise da parte tutte le sue timidezze: ‘Ti chiedo un’ultima cortesia. Stamattina nello stesso negozio di quel giocattolo ho comprato anche questo reggicalze, ma poi mi sono venuti i dubbi… Mi diresti se mi sta bene?’.
Nel dire così aprì del tutto la vestaglia e la lasciò cadere a terra, rivelando il proprio corpo nudo all’uomo davanti a sé.
Il cuore le batteva all’impazzata, le uniche volte in cui era stata nuda di fronte ad un uomo era stato con i suoi fidanzati… Quattro uomini in tutto l’avevano vista così, perlomeno dal vivo.
Mentre attendeva una risposta, fece lentamente un giro su se stessa, per permettergli di vedere proprio tutto e giudicare meglio.
Lo sguardo di lui era ipnotizzato dal suo seno, da quei capezzoli dritti che lo puntavano come se gli chiedessero di essere accarezzati, di essere baciati…

Solo in quel momento Sara si rese conto che il suo piano arrivava fino a quel punto, e che non aveva idea di come comportarsi da lì in poi. Se lui si fosse fatto avanti, come avrebbe reagito?
“Dovrei chiedere almeno 5000 token, per scoparmelo in diretta” le venne naturale pensare. Ma da un certo punto di vista le piaceva anche l’idea di terminare lo spettacolo per il pubblico e arrivare a concludere… in sede privata.
Dovette pensare velocemente, perché nel frattempo lui non parlava ma si era avvicinato di un paio di passi. Sembrava quasi che con lo sguardo le stesse chiedendo il permesso di toccarla.
Sul più bello, però, ad interromperli fu il dannato squillo di un telefono. Era quello di lui, e quando vide il nominativo sul display non poté esimersi dal rispondere.
‘Ma dove cazzo sei?!’ disse la voce dall’altro capo del telefono. Il volume della voce era talmente alto che anche Sara sentiva perfettamente ciò che diceva. ‘Sono quasi le sei, e mi hanno già chiamato in due che non hanno ricevuto la merce che aspettavano per oggi. Ti vuoi dare una mossa?’.
‘Scusa – le disse dopo aver riagganciato, dandole per la prima volta del tu – Il mio capo… Sono nuovo, non posso sgarrare. Ti ringrazio ma devo proprio andare’.
Lei annuì, sorridendogli come se volesse scusarsi di avergli fatto perdere tempo.
Quando fu ormai fuori dalla porta, rimise per un attimo la testa dentro e le disse: ‘Comunque il reggicalze mi pare bello, ma onestamente ero distratto da altro… Spero ordinerai altri pacchi, prima o poi’.

Appena la porta si richiuse, Sara andò verso la webcam, per rimetterla a posto. Quando le fu proprio davanti, tuttavia, non riuscì a trattenersi. Aveva una gran voglia di toccarsi, e decise che sarebbe stato l’ultimo regalo ai suoi fan prima di disconnettersi. Lì in piedi, appoggiandosi con una mano sulla mensola della libreria, iniziò a strofinarsi il clitoride con vigore. Era già bagnatissima, e sapeva che non ci avrebbe messo molto a venire. Senza preoccuparsi di controllare il volume dei propri gemiti, iniziò a penetrarsi prima con un dito, poi con due. “Ding”, “ding”, “ding” sentiva provenire dall’altra stanza, e questo la eccitava ancora di più. Chiuse gli occhi, immaginando che al posto delle dita nella sua figa ci fosse il cazzo di quell’uomo che poco prima la stava guardando nuda. Nella sua mente, si trattava di un pisello grande e forte come quello che aveva trovato nella scatola, ornato sul pube dagli stessi riccioli dalla sfumatura rossastra che aveva sulla barba da hipster. “Spero ordinerai altri pacchi” le aveva detto. “Eccoti il mio, di pacco” le stava dicendo ora. Non ci volle probabilmente più di un minuto, perché Sara esplodesse in un violento orgasmo che sicuramente sentirono anche i vicini, ammesso che fossero in casa.
Rimase con le dita dentro per quasi un altro minuto, vittima degli spasmi che continuavano a percorrerla come una scossa elettrica. Era piegata in avanti, la testa appoggiata al braccio che si reggeva sullo scaffale, le tette che ancora danzavano ritmicamente proprio al centro della webcam.

Quando finalmente ebbe la forza di riaprire gli occhi, si accorse di aver spruzzato i propri umori su tutto il pavimento. Prima di prendere un asciugamano e infilarsi sotto la doccia, andò a chiudere la live e a spegnere il computer. Era curiosa di vedere quanto aveva messo insieme di quei 1000 che aveva chiesto, e si stupì non poco nel vedere che il contatore indicava oltre 2800 token.
Ciò che richiamò di più la sua attenzione, tuttavia, furono i tanti messaggi entusiasti che avevano popolato la chat durante tutto lo spettacolo. Fra questi ce n’erano diversi ricorrenti, che si potevano riassumere nel commento dell’utente Oscar85: “Cazzo, ma sei italiana!!”. Da quando i suoi fan avevano scoperto che era italiana, il modo di fare la camgirl di Sara era cambiato. All’inizio si era spaventata, le sembrava che in qualche modo aumentasse il rischio di essere riconosciuta, e si chiedeva come aveva fatto a non calcolare che durante la sua “recita” con il corriere l’avrebbero sentita parlare in italiano. Poi però aveva cominciato a sfruttare a proprio favore questa rivelazione. Il sito infatti era pieno di suoi connazionali – lei stessa ignorava che fossero così tanti – e questa sua nuova caratteristica era stata apprezzatissima. Spesso c’era gente pronta a donarle delle mance solo per sentirla pronunciare la parola “grazie”, e anche nelle sessioni private, che ora erano molto più frequenti, il livello di intimità che si riusciva a raggiungere era sicuramente più alto.
Ormai era passato un mese da quando aveva iniziato quel lavoro, e i primi frutti si iniziavano a vedere anche sul conto in banca. Aveva dunque deciso di investire nella propria attività, comprandosi una nuova webcam. Si era resa conto, guardando gli spettacoli delle sue colleghe, che quella in suo possesso non era poi così avanzata come credeva, anzi la qualità dell’immagine e dell’audio – e quindi anche l’appeal verso i nuovi utenti, di questo ne era sicura – poteva essere di gran lunga migliorata.

‘&egrave davvero un ottimo modello, ma sei sicura che ti servisse un apparecchio così avanzato?’ le chiese Alberto, mentre se la rigirava tra le mani.
‘Quella vecchia si &egrave rotta, e il commesso del negozio mi ha consigliato questa – rispose prontamente Sara, che era preparata a questa domanda – D’altra parte con il lavoro ci capita ogni tanto di fare delle conference call, non potevo rimanere senza’.
Quando l’aveva comprata, aveva da subito avuto dubbi sul fatto che sarebbe riuscita a installarla da sola. Così aveva chiamato suo nipote, che era il suo uomo di fiducia per quasi tutte le faccende che riguardavano la tecnologia. Proprio lui le aveva installato la prima volta anche il modello precedente, in effetti.
Voleva bene ad Alberto, quando sua sorella l’aveva dato alla luce lei aveva solo 15 anni e dunque lo aveva sempre considerato quasi un fratello minore, più che un nipote. I due andavano molto d’accordo, a lei era capitato tante volte di fargli da babysitter, anche se da qualche tempo aveva dovuto ammettere che ormai lui era un uomo. Lo aveva pensato in particolare durante la festa del suo diciottesimo compleanno, avvenuta qualche settimana prima, quando lo aveva visto amoreggiare con una morettina, una sua compagna di classe come le avrebbe spiegato sua sorella Moira poco più tardi.

‘Certo che qui dentro si muore di caldo, dovresti investire anche per un condizionatore…’ protestò lui scherzosamente, inserendo il cd di installazione nel computer. Effettivamente negli ultimi giorni, con l’arrivo della primavera, le temperature erano salite di parecchio. Sara però nel suo appartamento era abituata a stare nuda o quasi, e anche quel giorno non si era fatta molte formalità ad accogliere suo nipote con un abbigliamento decisamente casalingo: canotta, shorts e infradito. Lui invece, con quella camicia di flanella a quadri, stava probabilmente soffrendo le pene dell’inferno.
‘Scusa, non ti converrebbe toglierla?’ gli fece notare Sara.
‘Eh, il problema &egrave che non ho niente sotto…’ protestò lui con un filo di voce.
A Sara faceva sorridere che Alberto si facesse di questi problemi, in fondo erano stati al mare insieme in passato e lo aveva visto in costume… Anzi, per la verità lo aveva anche visto nudo più di una volta, anche se dall’ultima occasione doveva essere passata almeno una dozzina d’anni.
‘Aspetta, ci penso io!’ gli disse, dirigendosi verso l’armadio. Dopo una rapidissima ricerca, tirò fuori una vecchia t-shirt e gliela lanciò. Lo sguardo di lui era perplesso, e così gli spiegò: ‘Era di un mio vecchio fidanzato, ogni tanto la uso come pigiama. Provala, dovrebbe essere della tua taglia’.

‘Ti potrei chiedere anche un bicchiere d’acqua, per favore?’.
Sara sorrise ancora. Era una scusa per farla uscire dalla stanza? Davvero Alberto si vergognava a farsi vedere da lei mentre si cambiava la maglietta? Decise comunque di rispettare il suo pudore e accontentarlo, anzi ci mise di proposito qualche secondo in più per prendere l’acqua.
Tornando in camera, tuttavia, capì di essersi fatta un film nella testa per nulla. Alberto infatti era in piedi al centro della stanza, aveva sbottonato la camicia ma ancora doveva toglierla. Lo fece proprio quando lei varcò la soglia, lanciandola poi sul letto. Sara non poté fare a meno di apprezzare il fisico di suo nipote, le sue larghe spalle e il torace scolpito da anni di nuoto, disciplina che vedeva impegnato Alberto anche a livello agonistico.
‘Credo che ci siamo – disse mentre si infilava la t-shirt, che effettivamente gli calzava a pennello – Mi fai un altro favore? Ho appoggiato sul tavolo in sala il mio computer. Se vai di là e lo accendi, facciamo subito una prova su Skype per verificare’.

‘Sei pronto?’ gli chiese lei dal salotto, poco dopo.
‘Dammi un altro minuto, ci sono altre impostazioni da settare’ le rispose.
Mentre attendeva, Sara si rese conto di avere fra le mani il computer di suo nipote, e un’idea le balenò nella testa. Chissà cosa nascondeva, lì dentro? Era convinta che avesse del porno, come tutti i ragazzi della sua età, ed era curiosa di scoprire qualche segreto piccante su di lui, sulle sue passioni. Provò a curiosare fra le cartelle del desktop, poi cercò all’interno della directory principale del disco. Alberto però non era uno sprovveduto, e lei si rese conto ben presto che non poteva sperare di trovare una cartella con un nome tipo “porno” o “xxx”… Provò allora a vedere la cronologia del browser, magari lì poteva avere più fortuna. Ed effettivamente fu così: fra i siti visitati da suo nipote la sera prima, ne trovò uno che già dal nome lasciava poco spazio alle interpretazioni. Era un sito per voyeuristi, cliccandoci sopra Sara vide un sacco di gallery che ritraevano donne al mare, fotografate di nascosto mentre erano in topless o completamente nude.
Le venne spontaneo immaginarsi Alberto che guardava quelle foto, immaginare la sua reazione… Chissà se si masturbava, visitando quel sito?
I suoi pensieri furono interrotti dal suono della videochiamata di Skype. Alberto, anzi “Sara” le diceva il computer, stava cercando di contattarla.
La prova durò giusto un paio di minuti. Qualità di audio e video era davvero ottima, e Sara era molto soddisfatta dell’acquisto. Per ringraziare Alberto gli propose di fermarsi a pranzo da lei, era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta che avevano mangiato insieme.

Alberto aveva acconsentito volentieri ad andare a casa di sua zia, quel sabato mattina. Non che avesse di meglio da fare, peraltro, ma comunque passare del tempo insieme era sempre piacevole. Per la verità, fin dai primi anni dell’adolescenza aveva avuto una specie di “cotta” per lei, la ragazza più grande – e indubbiamente attraente – sempre disponibile a riservargli affetto e attenzioni. Non come le sue coetanee, che prima dei 14-15 anni (quando, come diceva sempre sua madre, era “sbocciato”) non lo degnavano di uno sguardo. Non a caso, verso i 13 anni lui aveva iniziato a chiamarla “Sara”, e non più “zia”.
Proprio quell’estate lei aveva passato una giornata al mare con la sua famiglia. Era stato in quell’occasione che era diventata un suo sogno erotico proibito: il bikini blu che sfoggiava in spiaggia, quel fisico ai suoi occhi così esplosivo, gli avevano tormentato i sonni per giorni. Era anche riuscito a scattarle un paio di foto di nascosto: niente di lontanamente compromettente, ma su quelle foto si era masturbato forse un centinaio di volte, nel corso degli anni. Recentemente aveva anche pensato di caricarle su un sito per voyeur che da qualche tempo frequentava, ma non ne aveva avuto il coraggio, temeva che lei potesse scoprirlo e togliergli per sempre il saluto.

Tutti questi pensieri percorsero la sua mente nello spazio di pochissimi secondi, quando lei gli aprì la porta di casa. Il suo abbigliamento era a dir poco minimal: una canottiera rosa – al di sotto della quale erano ben visibili le bretelline del reggiseno – che evidenziava in maniera molto efficace le sue forme, e dei pantaloncini davvero cortissimi e molto sensuali.
Quando vide la webcam che avrebbe dovuto installare, gli venne spontaneo chiedersi che uso ne avrebbe fatto. E la curiosità aumentò dopo la spiegazione di lei, che gli parve tutt’altro che sincera. Decise quindi di indagare, e con la scusa di un bicchiere d’acqua – dopotutto faceva davvero caldo – la fece uscire dalla stanza, e ne approfittò per sbirciare nel suo computer. Qui un’altra sorpresa: la cronologia del suo browser nelle ultime settimane era completamente vuota. O sua zia non accendeva il computer da un mese, oppure aveva davvero qualcosa da nascondere.

Nel frattempo lei era tornata nella stanza, ma ad Alberto serviva un nuovo motivo per farla uscire. Le chiese allora di accendere il suo computer, cosa che avrebbe potuto benissimo fare di persona, e per sua fortuna lei accettò. Una volta che fu di nuovo solo, provò ad entrare nel suo programma di posta. Magari voleva usare la webcam per del sesso virtuale? Sapeva che un suo fidanzato si era trasferito in Germania, gli pareva che si fossero lasciati ma forse avevano riallacciato i rapporti… E in quel caso, magari, avrebbe trovato una email in cui i due si davano appuntamento. Lui ovviamente non avrebbe potuto trovare nulla di compromettente, anche se fosse stato così. Ma già l’idea di sua zia che faceva sesso via skype gli bastava per far salire l’eccitazione, e a quel punto doveva per forza verificare.
‘Sei pronto?’ gli chiese Sara dall’altra stanza, ma lui prese tempo. Fra le email ne aveva trovata una che lo aveva lasciato a bocca aperta. L’oggetto recitava “Ciao Lovely, ecco quanto hai guadagnato nell’ultima settimana”.
All’inizio non ci volle credere. Sua zia, una camgirl? Gli sembrava impossibile, eppure tutti gli indizi puntavano in quella direzione. Si segnò sul cellulare il nome del sito e quel nickname, “Lovely”, dopodiché chiuse la posta e avviò la sessione di Skype, come da programma. Accettò anche di fermarsi a pranzo, ma nella sua mente il pensiero era uno solo: andare a verificare l’identità di questa “Lovely”.

Il sito era proprio quello che immaginava: un sacco di donne, spesso molto attraenti, che si spogliavano in diretta per soldi. Magari era così che Sara aveva acquistato il cd musicale che gli aveva regalato qualche settimana prima, per il suo compleanno?
Ci mise poco a capire il funzionamento, d’altra parte era già stato una volta su un sito abbastanza simile. Grazie alla funzione di ricerca trovò subito anche “Lovely”, che però non era online. Sul suo profilo non c’era alcuna informazione che potesse ricondurre a sua zia, anche la foto era quella di una scollatura che poteva appartenere a chiunque. L’unica cosa che poteva fare era aspettare, e nel frattempo si intrattenne con un paio di altre modelle che stavano trasmettendo in quel momento. Lo spettacolo era davvero eccitante, ma lui riusciva soltanto a pensare a quella email, e alla possibilità di vedere sua zia come aveva sempre sognato, ma mai aveva potuto.
Ogni cinque minuti tornava sulla sua pagina e cliccava su “aggiorna”, e dopo circa una mezz’ora di infruttuosi tentativi la sua attesa fu ripagata. All’ennesimo clic vide la pagina cambiare, sulla destra apparve lo spazio per una chat mentre a sinistra un riquadro che trasmetteva in diretta. E per un attimo gli mancò il respiro.

Era davvero lei. Sara era seduta alla propria scrivania, esattamente dove era seduto lui qualche ora prima quando le installava la nuova webcam. Era truccata di tutto punto, e sorrideva. Ciò che lo colpì di più, tuttavia, fu il modo in cui era vestita: indossava un tubino bianco molto sexy, senza spalline e piuttosto corto. Non l’aveva mai vista agghindata in maniera così provocante, era una visione incantevole e avrebbe voluto salvarsela nella mente per sempre. Poi capì che avrebbe potuto farlo.
Qualche settimana prima aveva scaricato un piccolo software che gli permetteva di registrare tutto ciò che accadeva sullo schermo del proprio computer, l’aveva usato per salvare un video da internet. Senza perdere tempo lo avviò, e iniziò a registrare.
Nel frattempo Sara aveva iniziato con un “Hello everyone, ciao a tutti!”. Alberto vedeva il contatore degli utenti connessi salire molto velocemente, in pochi minuti erano già quasi in 400.
Osservò stupito come sua zia fosse assolutamente a suo agio, e padrona della situazione: in chat le scrivevano in tantissimi (molti commentando “hai per caso cambiato webcam?”), lei rispondeva a tutti a voce oppure nella stessa chat, a volte in inglese e a volte in italiano. Spesso una riga di colore diverso segnalava che uno degli utenti le aveva donato dei “token”, Alberto non sapeva quanto valessero ma le mance erano abbastanza frequenti. Ogni tanto poi lei si alzava e si esibiva in una danza sexy, accarezzandosi come una vera professionista… Alberto era solo in casa in quel momento, e decise di abbassarsi pantaloni e mutande fino alle caviglie: ce l’aveva durissimo e aveva bisogno di liberarlo, anche se non voleva toccarsi. Non ancora, perlomeno.

A un certo punto assistette a uno scambio illuminante in chat. Un utente le fece una domanda molto diretta: “tits?”. E la sua risposta fu rapida e altrettanto diretta: “100”. Pochi secondi dopo, lo stesso utente fece una donazione di 100 token, e Sara reagì con un sorriso e un “thank you” convinto. A quel punto Alberto la vide portarsi le mani dietro la schiena, probabilmente per tirare giù la zip del vestito. Istintivamente si prese in mano il pene e iniziò a massaggiarlo, mentre sullo schermo osservava sua zia tirare lentamente giù il vestito fino a scoprire delle tette magnifiche, ancora più grandi e sode di quanto Alberto si immaginava. Non riusciva a credere alla situazione che stava vivendo, quella visione era molto più bella di quanto la sua fantasia potesse raggiungere. Mentre Sara si strizzava i capezzoli con le dita, le arrivò un’altra cospicua mancia, di 80 token. Di nuovo ringraziò di gusto, poi fece scorrere indietro la sedia e sollevò le gambe, fino ad appoggiarle – completamente aperte – sulla scrivania. Con la mano teneva giù la gonna nella zona dell’inguine, almeno fin quando guardando in camera non disse: “Secondo voi ce le ho le mutandine, oggi?”.
Il movimento della mano di Alberto si fece più intenso, ma il suo godimento fu interrotto all’improvviso. Il riquadro della webcam infatti si oscurò, rivelando un messaggio: “Per oggi hai esaurito i minuti a disposizione degli utenti free. Registrati al sito e acquista dei token per vedere per sempre senza limitazioni”.

La sua imprecazione fu così forte che ringraziò il cielo di essere solo in casa. Ora però non poteva restare così, doveva per forza tornare dentro quella pagina. La registrazione al sito fu semplice, gli bastò scegliere un nickname e dopo averci pensato per qualche minuto optò per “Nirvana99”. Si trattava di un riferimento a una delle sue band preferite, che peraltro proprio sua zia gli aveva fatto scoprire.
Per l’acquisto dei token invece doveva avere per forza una carta di credito, come fare? Notò che l’acquisto minimo era di 9 token, e in quel caso il costo era di appena un paio di euro. Corse allora in camera dei suoi genitori, sapeva che nella cassettiera la madre teneva la propria carta di credito, che usava relativamente poco. E sperando che nessuno si accorgesse mai di quei 2 euro in meno, completò la transazione. A quanto diceva la guida, nell’estratto conto l’addebito sarebbe figurato in maniera del tutto anonima, e non riconducibile a quel sito.

Quando l’immagine ricomparve sul suo pc, Sara si era già ricomposta. Le gambe non erano più sul tavolo, e anche il seno era nuovamente coperto dal vestito. Maledicendo la propria sfortuna, Alberto decise di sfruttare la propria nuova condizione di utente registrato per creare un contatto. Sotto alla chat, infatti, ora compariva il tasto “messaggio privato”, e decise di provarci. Gli si aprì un piccolo pop-up, sul quale scrisse semplicemente “ciao”. Poi osservò sullo schermo la reazione di Sara, che gli parve impassibile. Lei stava scrivendo sulla tastiera, ma risposte non ne arrivavano. Forse era impegnata a parlare con altri? Dopo quasi un minuto, sotto al suo “ciao” comparvero tre puntini, che indicavano che Sara stava scrivendo. Ad Alberto iniziò a battere forte il cuore, ed esultò quando un altro “ciao”, corredato da un cuoricino, comparve come risposta.
“Di dv 6?” le scrisse, tanto per rompere il ghiaccio. Poco dopo altra risposta: “Italia”. Evidentemente Sara non era propensa a rilasciare informazioni troppo personali, ma d’altra parte Alberto non era realmente interessato alla risposta vera, anche perché già la conosceva.
“6 bellissima” le scrisse ancora, e lei rispose con un “grazie”, anche questo con l’aggiunta di un cuoricino.
Alberto si rese conto ben presto che non era una chat qualunque, perdere tempo con i convenevoli non aveva senso. Così andò subito al sodo, doveva assolutamente togliersi una curiosità: “non sono riuscito a vedere se ce le hai o no, le mutandine”. Esitò qualche secondo prima di premere invio, ma alla fine trovò il coraggio. Il pisello intanto gli faceva male, da quanto era duro.
Dopo pochi secondi, ancora i tre puntini, e poi la risposta: “se vuoi andiamo in pvt e verifichi tu stesso, amore”.
La risposta fu per lui incomprensibile: “pvt?”, le chiese.
A quel punto lei rispose con un link, quello relativo ai prezzi del sito. Era chiaro che con “pvt” intendeva una chat privata, il cui costo era di 30 token al minuto. Alberto non poteva in alcun modo permettersela, dato che ne aveva solo 9, e ci rimase male.

Restò a guardare lo spettacolo sperando che ricapitasse l’occasione di vederla spogliarsi, ma dopo un paio di minuti lo schermo si oscurò ancora. Stavolta c’era un messaggio diverso: “Al momento sono impegnata in una chat privata”. Ecco, un fortunello con i soldi aveva appena ottenuto quello che avrebbe voluto lui.
Più sotto, però, notò un altro tasto: “Dai un’occhiata alla chat privata”. Alberto tornò sul link che gli aveva mandato sua zia, e scoprì così la funzione “spia”: per soli 7 token al minuto, avrebbe potuto spiare la chat privata di un altro, senza tuttavia poter interagire in alcun modo con la modella.

Decise che ne valeva la pena, e anzi doveva affrettarsi prima che tutto finisse. Cliccò sul tasto per la modalità spia, e in pochi secondi di fronte agli occhi si trovò l’ennesima, incredibile sorpresa.
Sua zia si era rimessa nella posizione di prima, con le gambe aperte sul tavolo, ma stavolta era completamente nuda! Il vestito infatti giaceva a terra, dietro la sedia. In mano aveva un dildo color carne, molto lungo e realistico, con il quale si stava massaggiando il clitoride. Alberto poté così vedere per la prima volta la figa di sua zia, quasi completamente depilata, con l’eccezione di una sottile striscia di peli sul pube. Dopo pochi istanti Sara infilò la punta del dildo fra le sue dolci labbra, e iniziò una lenta penetrazione che col passare dei secondi assunse sempre più velocità. Suo nipote la guardava penetrarsi con quel cazzo di gomma, mentre le tette danzavano al ritmo di ogni affondo. Sara aveva gli occhi chiusi e si mordeva il labbro inferiore, ma ogni tanto le scappava qualche gemito di godimento.
Nel frattempo Alberto si stava segando con sempre maggiore foga, e ci mise molto poco a venirsi in mano. Dalla punta del cazzo iniziò ad esplodere violenti fiotti di sperma, che lo imbrattarono su tutto il petto. Si rallegrò di essersi tolto la maglia, non era mai venuto in maniera così copiosa. Quando riaprì gli occhi, con il cazzo ancora duro e ben stretto nella mano, lo schermo si era nuovamente oscurato. “Hai esaurito i tuoi token, ricarica per vedere ancora nella modalità spia”.
Non lo avrebbe fatto, per ora gli bastava. Anche perché sapeva di poter rivedere la registrazione in qualunque momento avesse voluto. Sara sistemò la webcam sul mobiletto del bagno, in modo che tutta la stanza potesse essere ripresa nell’inquadratura, grazie anche al fatto che non era poi così grande. Quando poco prima si era disconnessa, indossava ancora la biancheria intima, mentre ora i suoi utenti l’avevano ritrovata coperta solo da un asciugamano, che partiva da appena sopra al seno e arrivava appena sotto al culo. Ci volle poco perché anche quello volasse via. Di spalle alla telecamera, Sara lo aprì e lo lasciò cadere a terra in maniera naturale, restando completamente nuda. Pochi secondi dopo si infilò nella doccia, ma contrariamente a quanto faceva di solito – anche quando era sola in casa, cio&egrave praticamente sempre – non chiuse il box.
Quando girò la manopola e l’acqua iniziò a caderle sul petto, chiuse gli occhi. Aveva bisogno di un po’ di refrigerio, le ci voleva proprio. Infilò sotto l’acqua anche la testa, e rimase così per qualche secondo prima di girarsi e offrire un’inquadratura ancora più stimolante a chi la stava guardando in quel momento.
Dal portasapone prese il bagnoschiuma e se ne versò un po’ sulle mani, poi iniziò a cospargersi il corpo: prima il collo, le spalle, le braccia, per poi arrivare al seno, a cui ovviamente dedicò maggiore attenzione. Lo massaggiò per bene, prima un seno e poi l’altro, cospargendolo completamente di schiuma. Proseguendo più in basso si insaponò il ventre e i fianchi, fino a giungere alla zona del bacino. Si fermò solo per prendere ancora un po’ di bagnoschiuma, poi ricominciò infilandosi una mano tra le gambe. Dopo qualche secondo si girò ancora, insaponandosi per bene i glutei, e per scendere fino alle cosce e ai polpacci si piegò quasi a novanta gradi, con una mossa che tradiva tutta la sua consapevolezza del momento.
Alla fine si rialzò, prese il soffione della doccia dal braccio installato sulla parete e iniziò a risciacquarsi, togliendo centimetro dopo centimetro tutte le tracce di sapone dal suo corpo. Quando fu il momento della zona pubica, non resistette ad accarezzarsi più del dovuto. La eccitava in maniera incredibile sapere che in tanti la stavano guardando, in quel momento. Resistette però alla tentazione di masturbarsi, e completò l’operazione.
Prima di uscire si lavò anche i capelli con lo shampoo, per fortuna erano abbastanza corti e non era un’operazione così laboriosa. Nel massaggiarsi la testa si rese conto di come le piacesse il movimento delle sue tette ad ogni piccolo sussulto, e così finì per insaponare i capelli con ancora maggior decisione.
Quando chiuse il getto dell’acqua, si rese conto di aver allagato mezzo bagno lasciando le ante aperte. Non le importò, anzi pensò che ne fosse valsa la pena. Afferrò l’asciugamano dal mobile e, dopo esserselo passato su tutto il corpo, se lo legò nuovamente sopra al seno. Poi si avvicinò alla webcam e, soffiando un bacio proprio in quella direzione, diede a tutti appuntamento a poco dopo.

Mentre si rivestiva, scegliendo ancora una volta un abbigliamento sexy – negli ultimi giorni era ricorsa un paio di volte allo shopping, contenta di potersi finalmente viziare un po’ – Sara rifletté su quante cose fossero cambiate, in quelle poche settimane. Aveva appena fatto la doccia in diretta su internet, di fronte a una media di 600 utenti, con picchi di un migliaio. Aveva chiesto 500 token per farlo, le erano arrivati abbastanza rapidamente e quasi altri 200 li aveva messi insieme durante lo spettacolo.
Ma, al di là dell’indipendenza economica raggiunta, si rendeva conto che le piaceva sempre di più il mestiere di camgirl. Avrebbe anche potuto ridurre un po’ le sessioni, ora che i guadagni settimanali erano cospicui e costanti, ma non voleva farlo. Aveva scoperto in se stessa un’indole esibizionista che non conosceva, riusciva finalmente a sfogare anni e anni di timidezze e privazioni. Era certa che anche la sua vita sessuale ne avrebbe beneficiato parecchio, ma per ora non aveva avuto riscontri. Era uscita poco nell’ultimo periodo, ma si era ripromessa che quando la sua amica Elena fosse tornata dalla sua vacanza a Sharm El Sheikh le due avrebbero dedicato una serata al “rimorchio”. Faceva sesso virtuale con tanti uomini ogni giorno, era ora di svagarsi un po’ anche dal vivo.

“bellissimo spettacolo, wow” le comparì in un pop-up, non appena si ricollegò al sito.
“piaciuto? grazie amore! :)” rispose. Quando chattava era sempre in modalità “flirt”.
“però forse sei perfino più bella ora”
Si faceva la doccia su internet, ma ancora arrossiva per un banale complimento del genere. In fondo Sara era sempre se stessa, e forse proprio per questo aveva preso in simpatia Nirvana99, quell’utente un po’ timido, sempre così generoso di complimenti attraverso i messaggi privati, ma avaro di mance. Se avesse ragionato da “imprenditrice” qual era, avrebbe dovuto smettere di dargli corda già da tempo. I guadagni che le portava erano risibili, di solito si limitava a donarle un misero token alla fine di ogni loro conversazione, cosa che peraltro avveniva quasi tutti i pomeriggi. Eppure c’era qualcosa in lui che la intrigava. A dispetto della giovane età – lui le aveva detto di avere 23 anni, ma lei sospettava che ne avesse qualcuno in meno da quel “99” del nickname – si trattava di un ragazzo intelligente ed educato, cosa che su internet era sempre più difficile trovare.
Non era il solito tipo che di punto in bianco le chiedeva di mostrare le tette, o di infilarsi gli oggetti più disparati nei suoi orifizi. Magari era solo perché si rendeva conto di non poter avanzare richieste senza poi offrire nulla in cambio, ma già questo agli occhi di Sara lo metteva su un altro piano rispetto alla media degli altri utenti.

“quel reggiseno sembra costruito apposta per te, sei una favola”
“sì? grazie! ;) in effetti l’ho scelto per questo, le mie tette sembrano più grandi, non trovi?”
A Sara ogni tanto piaceva stuzzicarlo, sapeva che era molto rispettoso e dimostrava un certo pudore a usare con lei una parola semplice come “tette”, a meno che non fosse lei stessa a farlo per prima.
“sì, sono meravigliose”
“e tu come sei in questo momento?”
“cosa intendi?”
“mi hai detto che non hai la webcam, però se ti descrivi posso provare a immaginarti…”
Passò quasi un minuto senza risposta. Nel frattempo Sara controllò la chat principale, ma una volta terminato lo spettacolo della doccia molti utenti erano usciti, e quello era uno di quei momenti morti che ogni tanto capitavano. Poi, finalmente, la risposta.
“sono nudo”
Sara sorrise. L’aveva divertita, e forse un po’ intenerita, questa improvvisa botta di coraggio da parte di qualcuno che in precedenza si era dimostrato perfino più timido di lei.
‘Wow, Nirvana…’ disse ad alta voce, facendosi aria con la mano. Tutti avevano potuto sentirla, ma solo lui aveva potuto capire perché l’avesse detto.
“così mi fai eccitare” gli scrisse poi, iniziando a strofinare un dito sopra al reggiseno, lì dove era nascosto il capezzolo.
“anche tu mi fai eccitare, tantissimo”
“ah sì? e dimmi, ce l’hai duro?”
“duro come il marmo”
Sara si stava eccitando per davvero, le piaceva controllare il gioco con quel ragazzo probabilmente molto più giovane di lei. Utilizzando lo zoom della webcam, strinse l’inquadratura fino a riprendere solo il viso.
“puoi allargare l’inquadratura?” le scrisse lui poco dopo.
“perché?”
“così… voglio vederti bene”
“ti stai toccando?”
Lui esitò diversi secondi, poi le scrisse semplicemente “sì”.
“allora no, mi spiace, non posso allargare l’inquadratura”
“?”
“la verità &egrave che mi sto toccando anch’io… ma se io devo limitarmi a immaginarti che lo fai, anche tu dovrai fare lo stesso con me”
Il ragionamento di Sara non faceva una grinza, e se ne accorse anche Nirvana99, che infatti poco dopo le rispose con una faccina che mandava un bacio.

“allora, come mi stai immaginando? qual &egrave la tua fantasia?” gli scrisse, mentre la mano si era già insinuata nelle mutandine.
“siamo insieme in spiaggia”
“in spiaggia? wow”
“sì, tu indossi un bikini blu molto sexy”
Sara sorrise, pensando che un bikini blu ce l’aveva davvero, in casa.
“ma anche tu non sei niente male con quello slip così attillato… stai facendo girare la testa a tutte le donne della spiaggia”
“sì… e più ti guardo, più faccio fatica a tenerlo dentro le mutande, la punta &egrave già quasi fuori”
“mmm, &egrave vero, si vede!”
La faccia di Sara stava diventando rossa, anche perché aveva iniziato a masturbarsi davvero… E qualcuno sulla chat principale lo aveva capito e glielo stava facendo notare.
“io però non amo i segni dell’abbronzatura… ti dispiace se rimango in topless, amore?”
“certo che no, posso togliertelo io il pezzo sopra?”
“sì, per favore”
“ecco, te lo sto slacciando… e ora l’ho tolto”
“ahhh, finalmente libere! mi ci spalmi sopra l’olio solare?”
“subito! wow, come sono sode”
“ti piacciono, amore?”
“tantissimo… se non fosse pieno di persone qui sulla spiaggia, ti vorrei baciare i capezzoli”
“chi se ne frega degli altri, fallo lo stesso”
“davvero? allora lo faccio”
“mmm, sì dai, mi piace tanto”
“vorrei anche infilarti una mano nelle mutandine”
“fallo, tanto io ho già le mani dentro il tuo costume”
“&egrave vero, ora le sento, che goduria”
“hai un cazzo davvero enorme, come facevi a tenerlo lì dentro? mi ci vogliono due mani per la sega che ti sto facendo qui in spiaggia, davanti a tutti”

Nel frattempo sullo schermo di Sara era arrivata una richiesta di sessione privata, l’utente “Marma_duke” le aveva appena scritto “want to play?”. Non aveva mai rifiutato una sessione privata, sarebbe stato da sciocchi visto che erano quelle che le portavano più guadagni. Però non voleva lasciare Nirvana99… con le cosiddette “palle blu”.
“ti piace? aumento il ritmo, voglio che mi vieni sulle tette, dai”
Attese quasi un minuto, lui aveva visualizzato ma non accennava a rispondere. Marma_duke le mandò un altro invito, e lei stavolta accettò. Ora l’immagine per Nirvana99 si era oscurata, mentre il suo nuovo amico le chiedeva di allargare l’inquadratura della webcam. Sara lo accontentò, e dopodiché passò subito ai fatti. Rapidamente tirò giù le coppe del reggiseno e spostò di lato lo slip, sistemandosi con le gambe aperte sopra al tavolo. Era già bagnatissima, e scivolando all’interno della vagina le due dita facevano un osceno rumore, come quello di scarpe che saltano in una pozzanghera.

“li senti gli schizzi del mio sperma sulle tue tette? mi hai fatto spruzzare tantissimo”
Nirvana99 le aveva scritto ancora, cogliendola di sorpresa. Lui non poteva neppure vedere cosa stava facendo in quel momento… Le sue attenzioni avrebbero dovuto essere rivolte a Marma_duke, ma non poté resistere alla tentazione di rispondergli.
“ho sentito, mmm… ce l’hai ancora duro? voglio che mi prendi qui, in spiaggia”
“sì, te lo sto infilando dentro, lo senti?”
Sara non gli rispose più. L’eccitazione era troppa per continuare a digitare sulla tastiera. Meno di un minuto dopo serrò le gambe ed emise un urlo, vittima degli spasmi provocati da un orgasmo intenso ed appagante. Nel frattempo Marma_duke, convinto di avere qualche merito per la scena a cui aveva appena assistito, le aveva donato altri 20 token di mancia, con un messaggio di ringraziamento.

“non andare via, ho una sorpresa per te” aveva scritto a Nirvana99, appena ritrovate le forze. Era rimasta assente dal sito per qualche minuto, il tempo di un bidet in bagno e di allestire, appunto, la “sorpresa”.
“wow, non ci posso credere” le rispose lui, quando Lovely tornò online.
“pensavi a qualcosa del genere? ;)”
“mi hai letto nella mente, sei straordinaria”
Sara si era ripresentata davanti alla webcam in costume da bagno. Non un costume qualsiasi, bensì un bikini blu. Lo possedeva da tanto tempo, a dire la verità era qualche anno che non lo indossava più. Rispetto ai suoi vent’anni aveva probabilmente messo su un paio di chili, ma il costume le calzava ancora bene, e anzi faceva sembrare ancora più florido il suo decolleté.
Tra i vari commenti positivi della chat, comparì anche un “Nirvana99 ha dato una mancia di 5 tokens a Lovely”.
“&egrave tutto quello che mi &egrave rimasto, vorrei fossero di più” le scrisse lui subito dopo.
“grazie amore! non ti preoccupare, mi hai fatto passare un bellissimo pomeriggio”. “Mia carissima Lovely, immagino che questa email ti coglierà di sorpresa. Ci tengo prima di tutto a rassicurarti sul fatto che il tuo indirizzo non &egrave visibile da nessuna parte sul sito, e che tu non hai commesso nessuna leggerezza, d’altra parte vedo che sei sempre molto attenta a questi particolari. Ti prego di non chiedermi come io l’ho avuto, non posso rivelartelo, così come non posso rivelarti il mio nickname né tantomeno la mia identità.
Perché, allora, questa email? Perché sento il bisogno di ringraziarti, e di confessarti quanto tenga a te. Da quando ti ho vista la prima volta sul sito sei diventata per me quasi un’ossessione, il primo pensiero quando mi sveglio e l’ultimo quando vado a dormire. Sei così bella, dio quanto vorrei un giorno avere la possibilità di toccarti, di baciarti… No, tranquilla, non ti sto chiedendo un incontro. Non sarebbe proprio il caso.
Però dovevo dirti per forza quanto tu sia importante per me, e non volevo farlo in chat. Magari non avresti potuto dedicare la giusta attenzione alle mie parole, se nel frattempo qualcun altro ti avesse portata via da me, in privato. E poi… non volevo che ti spaventassi e magari mi bannassi dalla tua chatroom.
Però devi saperlo: se potessi esprimere un unico, irrealizzabile desiderio… vorrei fare l’amore con te”.

Sara rilesse quelle parole sei, sette, otto volte, quasi come se non ci credesse. L’email era firmata da “Ammiratore Sconosciuto”, e anche l’indirizzo da cui proveniva era evidentemente stato creato apposta per l’occasione, impossibile da lì risalire all’identità di quell’uomo misterioso. Le era arrivata di sera tardi, non molto dopo che aveva terminato la sua sessione live, e purtroppo per lei l’aveva aperta prima di buttarsi a letto, con il risultato che per tutta la notte non chiuse occhio.
Era stata riconosciuta, qualcuno che aveva già incontrato nella vita reale l’aveva vista esibirsi su quel sito, questa era l’unica spiegazione possibile. Di più, si trattava di qualcuno che aveva il suo indirizzo email: ex colleghi di lavoro, amici, famiglia… quanti in totale potevano possederlo? Non era certo un numero tendente all’infinito, eppure non riusciva in alcun modo ad attribuire un volto plausibile all’autore di quel messaggio.

Quella mattina iniziò a trasmettere presto. Nel corso della notte aveva studiato una strategia, anche se ora che si trovava online riusciva a pensare solo una cosa: e se fosse già stato lì? Magari la stava guardando in quel momento… Improvvisamente Sara ritrovò tutte le inibizioni che faticosamente aveva demolito nel corso di varie settimane, e per tutta la mattina praticamente non si spogliò mai, trovando una serie di scuse più o meno credibili. Si dedicò invece all’uso della chat privata: ogni qual volta trovava un utente con cui ricordava di aver mai scambiato due parole in italiano, gli scriveva questo messaggio: “Ciao, grazie per la tua email, non me l’aspettavo”. La maggior parte delle volte otteneva come risposta un punto di domanda, oppure un “mi sa che ti sbagli”. Qualcuno le rispose anche “non sapevo potessimo scriverti email, la vuoi una foto del mio cazzo?”.
Andò avanti così fino al primo pomeriggio, quando nella chatroom entrò l’utente Nirvana99. Era uno dei tre o quattro su cui si erano concentrati subito i maggiori sospetti di Sara, uno di quelli con cui aveva chiacchierato più spesso nelle ultime settimane. Forse quello che più di tutti le sembrava in grado di esprimere certi sentimenti, con una tale proprietà di linguaggio. Quando mandò anche a lui il solito messaggio, la risposta si fece attendere più a lungo del solito. Poi finalmente arrivò: “come hai capito che sono stato io?”.
Sara quasi saltò sulla sedia dalla contentezza. Non riusciva a credere di essere riuscita in solo mezza giornata a trovare l’autore del messaggio. Ora però doveva giocarsela nella maniera giusta, se voleva arrivare a scoprire la sua identità.
“mi piacerebbe se ci incontrassimo, ti va?” gli scrisse, a bruciapelo. E stavolta per la risposta dovette attendere quasi dieci minuti.
“non sai quanto sarei tentato…” le rispose infine lui, evidentemente dopo una lunga riflessione.
A quel punto Sara gli diede il colpo di grazia: “ho un forte sospetto su chi tu sia realmente, e il tuo… unico desiderio, come l’hai definito, non mi appare poi così irrealizzabile”.

Per andare all’appuntamento scelse un semplice abito a fiori, sbarazzino e giovanile, ma allo stesso tempo abbastanza sobrio. Era combattuta, da un lato voleva semplicemente assicurarsi che la persona che si fosse trovata di fronte non rivelasse mai il suo segreto, ma dall’altro… Se fosse stato magari un amico attraente? Ci avrebbe davvero fatto l’amore? La sua testa diceva di no, ma intanto prima di uscire si truccò di tutto punto.
Nirvana99 le aveva dato appuntamento in un bar del centro, per quel giorno stesso nel tardo pomeriggio. Voleva dire che abitavano anche nella stessa città, eppure Sara non riusciva ancora a formulare delle ipotesi credibili circa la sua identità. A lui aveva detto di avere un forte sospetto, ma l’aveva fatto solo per convincerlo ad esporsi, e per sua fortuna aveva funzionato più che bene.
Quando arrivò al bar, si sedette ad un tavolino e aspettò. E mentre era lì che sorseggiava il suo bicchiere di vino bianco, ordinato per vincere l’attesa e allo stesso tempo per farsi un po’ di coraggio tramite l’alcol, si fece altri mille film nella testa. Un ex compagno di scuola, il fidanzato di una sua amica, perfino un suo ex professore dell’università… Queste fantasie si mescolavano alle persone reali che vedeva varcare la soglia del bar: ogni qual volta qualcuno veniva verso la sua direzione, o semplicemente guardava verso di lei, Sara pensava che potesse trattarsi di Nirvana99.
Poi, mentre per l’ennesima volta si ripeteva nella testa le parole che si era preparata per aprire il discorso, dalla porta vide entrare suo nipote Alberto.

‘Ciao Alby’ gli disse alzandosi, e lui rispose con un sorriso abbozzato.
‘Come stai?’ le chiese lui senza guardarla negli occhi, e lei rispose col consueto tono familiare che era solita riservargli. Dentro di lei, però, riusciva a pensare solo una cosa: doveva farlo andare via il più in fretta possibile, non voleva che lui la vedesse con la persona che sarebbe entrata di lì a poco, chiunque essa fosse.
Fu solo qualche secondo dopo, quando lui sedendosi al tavolo le disse ‘Scusa il ritardo, colpa dell’autobus’, che realizzò finalmente cosa stava accadendo. E per un attimo sentì le gambe cederle, tanto che si sedette anche lei di colpo.
‘Sono davvero contento che tu abbia voluto incontrarmi, quasi non ci credevo’ le disse lui, tutto d’un fiato. Le parole erano uscite come un treno in corsa nonostante il suo evidente nervosismo – che Sara era riuscita a notare solo ora – segno che anche lui si era preparato un discorso d’apertura. Quello di lei, invece, era andato in frantumi da pochi secondi, e nonostante gli sforzi ritrovarne i pezzi fu per Sara un’impresa impossibile.
‘Tu… sei Nirvana?’ riuscì semplicemente a dire, con un filo di voce. La testa le girava, la salivazione era ridotta a zero… Era come se per un attimo fosse uscita dal proprio corpo, e ora fosse lì in piedi che guardava quei due al tavolo, quella poco di buono con l’abito a fiori che per settimane aveva fatto “sexting” con il nipote appena maggiorenne.
‘Mi avevi detto che lo sospettavi’ obiettò lui, iniziando però a intuire la genuina sorpresa nella reazione della zia.
Nello spazio di pochi secondi, lei ripercorse le loro conversazioni virtuali. Non ricordava di essersi mai concessa in privato a lui, anzi ne era sicura, però sullo spazio pubblico lui aveva potuto sicuramente vedere le sue grazie. E poi tutti quei messaggi che si erano scambiati, quel flirtare in maniera anche abbastanza spinta… Sara a quel punto era tentata di alzarsi e scappare via, avrebbe voluto nascondersi e non farsi più trovare da nessuno.

‘Quello che ti ho scritto era sincero – riprese lui, interrompendo un imbarazzante silenzio che durava da troppo tempo – Davvero, tutto ciò che volevo fare era solo ringraziarti’.
‘Ringraziarmi per essermi fatta vedere nuda da te?’ rispose lei di scatto, alzando la voce molto più di quanto volesse. I due si guardarono per un attimo intorno, ma nessuno sembrava aver sentito.
‘Ringraziarti per quello che sei, perché sei una persona bella e passionale, e non parlo della bellezza esteriore. I nostri scambi erano reali, autentici, privi di qualsiasi maschera a cui ci avrebbe obbligato il fatto di conoscerci, di essere zia e nipote’.
Nell’udire quelle ultime due parole, Sara non riuscì a trattenere una risata nervosa.
‘Autentici? – replicò, stavolta facendo attenzione al volume della voce – Come puoi dire che erano autentici se io non sapevo neanche con chi stavo parlando?’.
‘E sapere chi sono cambia qualcosa? Solo perché sono figlio di tua sorella? I miei sentimenti per te non cambiano, non c’&egrave nulla di cui dobbiamo vergognarci’.
‘Smettila, ti prego…’ gli disse infine lei, quasi con le lacrime agli occhi. Poi si alzò e fece per andarsene, si sentiva sopraffatta e aveva bisogno di stare da sola.
‘Aspetta, non te ne andare’ la supplicò, alzandosi a sua volta e afferrandole il polso. Era molto più giovane di lei, ma anche più alto e forte: anche se non voleva farlo, Sara doveva ammettere che di fronte aveva un uomo, e non un ragazzino.
‘Lasciami’ disse provando a divincolarsi, senza rendersi conto di quello che stava per succedere: Alberto si sporse in avanti e posò le labbra sulle sue. Un bacio deciso, intenso, inatteso. Sara ci mise qualche secondo prima di trovare la forza per respingerlo, e nel farlo lo colpì con uno schiaffo altrettanto deciso e intenso. Lui mollò la presa e lei uscì dal locale senza voltarsi, incurante di tutte quelle persone che la stavano fissando senza il coraggio di proferire parola.

Appena rientrata in casa, Sara si buttò sul letto senza neppure togliersi i sandali. E lì rimase un’ora, due, forse tre… Immobile con il corpo, ma incapace di tenere a freno la corsa dei suoi pensieri.
Inizialmente si rimproverò di quanto fosse stata stupida. Aveva capito, o almeno immaginava, come Alberto l’avesse scoperta: probabilmente era successo quando lei lo aveva lasciato da solo con il suo computer. Proprio mentre lei cercava qualcosa di piccante sul portatile del nipote, lui faceva la stessa cosa su quello di lei, ma con maggiore successo.
Poi però ripensò anche a tutte le cose che si erano detti in chat, nel corso di quelle settimane. E se da un lato continuava a sentirsi in forte imbarazzo, dall’altro non poteva negare che la compagnia di Nirvana99 le era sempre piaciuta. Suo nipote era un bravo ragazzo, l’aveva trattata con il massimo rispetto e in maniera certamente non morbosa, tra loro la sintonia era innegabile…
Si sentiva in colpa ad essersene andata così, con quello schiaffo. Lei in fondo ci aveva messo del suo, aveva fatto perdere la testa a un diciottenne e non poteva rimproverarlo più di tanto, anche se con quel bacio era andato decisamente troppo oltre. Quel bacio… Da quando aveva lasciato il locale Sara non aveva mai smesso veramente di pensarci, e anche se non voleva ammetterlo neppure a se stessa, un po’ di piacere in quel momento lo aveva provato.
Si schiaffeggiò le guance con entrambe le mani pensando a quanto fosse stupida, e si alzò per andare in bagno. Era rimasta a lungo sul letto, e aveva urgente bisogno di fare pipì. Fu solo quando fu sulla tazza, e abbassò gli slip per sedersi, che Sara si accorse di come le sue mutandine fossero fradice di umori.

Un quarto d’ora dopo era in macchina, diretta a casa di sua sorella. Era stata una decisione improvvisa e senza un perché, e anche mentre guidava non riusciva a concentrarsi su ciò che avrebbe voluto dire ad Alberto, sapeva solo che doveva rivederlo. Per scusarsi dello schiaffo? Per spiegargli in maniera più gentile perché non poteva più frequentare la sua chatroom? Probabilmente se ne sarebbe resa conto solo quando se lo fosse ritrovato davanti.
‘Sara, che fai qui?’. Moira era genuinamente stupita di vederla, e in effetti la sua visita a sorpresa – per di più erano già passate le 22 – era difficile da spiegare.
‘Ero di strada, e mi sono fermata – le rispose Sara, cercando di mantenere il sangue freddo – Volevo chiedere ad Alberto una consulenza informatica, l’altro giorno mi ha aiutato con il computer e ora ho un altro problema da risolvere’.
Nonostante l’orario, la sorella parve credere a quella scusa. Peraltro non sembrava neanche avere il tempo di stare a sindacare, Sara infatti l’aveva incrociata proprio mentre stava uscendo dal vialetto con la macchina.
‘Lo trovi dentro – le rispose, invitandola a varcare il cancello – Io sto andando a prendere Alice all’allenamento’. Alice era la sorella di Alberto, 15 anni e una irrefrenabile passione per la pallavolo, disciplina per la quale tra l’altro era decisamente portata. Moira dunque faceva volentieri il sacrificio di andarla a prendere agli allenamenti tre sere a settimana, almeno quando suo marito era fuori città per lavoro, come spesso capitava.
Sara si assicurò con discrezione che fosse quello il caso, e sua sorella le confermò implicitamente che Alberto era solo in casa, e che dunque avrebbe potuto parlargli in tutta tranquillità.

Mentre varcava la soglia, pensò a quanto fosse surreale quel silenzio. Era già stata molte volte in quella casa, ma più che altro per compleanni e pranzi di Natale, e in quelle occasioni l’aveva sempre trovata molto affollata e rumorosa. Ora invece non volava una mosca, e quasi senza volerlo anche lei si ritrovò a muoversi con circospezione, senza fare troppo rumore. Alberto forse stava già dormendo?
Mentre saliva le scale sentiva il cuore batterle forte nel petto, ormai era arrivata di fronte alla sua camera e ancora non aveva nulla di pronto da dire. Dal corridoio vide che la sua porta era socchiusa, ma una leggera luce filtrava dall’interno. E quando fu a pochi passi, sentì anche una voce. Non era però quella di suo nipote, era una voce femminile… e più si avvicinava, più le sembrava che la voce fosse proprio la sua.

Non resistette alla tentazione. Come nel più squallido dei B-Movie degli anni settanta, Sara si avvicinò alla fessura e spiò nella stanza di suo nipote. Ciò che vide la lasciò senza fiato: Alberto era seduto di fronte al computer, con le braghe calate, che si masturbava di fronte a un’immagine che anche dalla sua posizione Sara non ebbe difficoltà a riconoscere. Era proprio lei, impegnata a danzare in topless sullo schermo di suo nipote. Il suo sguardo però fu presto rapito da altro, ovvero dall’attrezzo che Alberto stringeva con la mano, con un movimento sussultorio abbastanza intenso. Le luci della stanza erano spente, ma lo schermo del computer illuminava a sufficienza per permetterle di apprezzare quella visione. Ebbene sì, Sara la stava apprezzando. Si sentiva quasi “risarcita”, per la prima volta poteva vedere quello che Nirvana99 faceva dall’altra parte dello schermo quando chattava con lei.

Alberto quasi trasalì, appena vide la porta aprirsi. In un secondo provò a ricomporsi, allungando la maglia per tentare di nascondere la sua erezione: le mutande gli sembravano troppo lontane, lì giù sulle caviglie. Sara si avvicinò a passi lenti, nessuno dei due osava proferire parola. Quando gli fu a fianco, mise una mano sul poggiatesta della sedia, e osservò lo schermo. Per un attimo provò anche a immaginare di non essere lei, quella donna disinibita che danzava palpandosi le tette e sorridendo in cam.
‘Mi hai anche registrata?’ disse infine, rompendo il silenzio. Nel tono della sua voce non c’era rabbia, o rimprovero. Sembrava quasi esprimere tenerezza, quasi come se si sentisse in colpa per aver fatto perdere la testa a quel giovane ragazzo.
Alberto deglutì a fatica, mentre la donna sullo schermo si piegava esponendo il proprio fondoschiena a favore di webcam, tirando sempre più giù il perizoma.
‘Io… non volevo…’ disse Sara, con un filo di voce. Lui sollevò gli occhi, trovando per la prima volta il coraggio di guardarla in faccia. ‘Non volevo… interromperti’ trovò infine il forza di confessargli.

Alberto non si muoveva. La guardava imbambolato, come se non fosse sicuro di aver capito bene ciò che intendeva. Lei allora sciolse ogni dubbio andando a posare una mano sul petto del ragazzo, per una leggera carezza che in pochi istanti si trasformò in una presa decisa sulla maglia. Dopodiché lentamente la tirò su, fino a scoprire di nuovo il pene di Alberto. Un pisello che svettava duro e fiero, forse non tra i più lunghi che avesse visto – e in cam ne aveva visti tanti, in quelle settimane – ma certamente più grosso della media in quanto a circonferenza. Fu un impulso che non poté in alcun modo frenare: Sara si inginocchiò di fianco alla sedia di Alberto, e lo prese in mano. Immediatamente pensò a come la sua prima impressione fosse stata giusta, era davvero grosso. Poi guardò negli occhi suo nipote, che la fissava a bocca aperta senza emettere un suono. Era tuttavia evidente il suo apprezzamento per l’iniziativa, e così Sara rinfrancata allungò anche l’altra mano sul pene. Facendo attenzione a non fargli male, tirò la pelle quel tanto che bastava per farne uscire bene la punta. Una cappella scura e tonda, Sara ebbe la sensazione di trovarsi davanti un invitante lecca-lecca. Sullo schermo intanto la protagonista del video si accarezzava in mezzo alle gambe, facendo attenzione a non mostrarsi troppo. Lo sguardo di Alberto passava da Lovely a Sara, e poi di nuovo a Lovely. La presa di sua zia si fece più decisa, e il movimento su e giù della mano sempre più rapido. Gli stava facendo una sega in camera sua, dove lui stesso aveva probabilmente eseguito la stessa pratica più e più volte, anche mentre conversava in chat con lei.
Il suo respiro sempre più affannoso le fece capire che non mancava tanto al raggiungimento del climax, e in effetti pochi secondi dopo dalla punta del cazzo partì un potente getto di sperma verso l’alto, che le ricadde proprio sulla mano. Accompagnati da una sorta di grugnito mal soffocato di Alberto, altri spruzzi di minore intensità seguirono lo stesso percorso del primo, in quello che fu per lui il più memorabile degli orgasmi.
Solo dopo un minuto dall’ultima goccia fuoriuscita, Sara si decise finalmente a lasciare la presa. Si rialzò in piedi facendo leva sul bracciolo della sedia, e poi senza guardare negli occhi suo nipote – e continuando a non dire alcuna parola – si girò e uscì dalla stanza.

Al ritorno la strada le pareva non finire mai. Per fortuna a quell’ora non c’era molto traffico, perché stava facendo fatica a concentrarsi sulla guida. Continuava a ripensare a quant’era accaduto in quella stanza, al pene duro di Alberto, a come l’aveva fatto godere con la sua mano… Si guardò proprio quella mano, che aveva ripulito velocemente in cucina con una salvietta prima di uscire, e non resistette alla tentazione: la staccò dal volante e se la portò al viso. Riusciva ancora a sentire l’odore di sperma tra le dita, una sensazione inebriante che le fece perdere ancora di più il controllo. Al primo semaforo rosso, l’altra mano andò a infilarsi furtiva sotto la gonna. Spostare leggermente gli slip fu un’operazione rapida, e a quel punto Sara iniziò a stuzzicarsi il clitoride con due dita. Era già bagnatissima, e aveva la netta sensazione che sarebbe comunque venuta da un momento all’altro, anche se non si fosse toccata. Quel contatto non fece altro che accelerare le cose: Sara venne lì in macchina, bagnandosi tutta la gonna, e fu per lei un’impresa quasi titanica trattenersi dall’urlare per il piacere.
A ridestarla fu il suono del clacson della macchina dietro di lei, il semaforo era diventato verde e lei ancora non accennava a ripartire. Fu solo in quel momento che si accorse del ciclista fermo sul lato della strada alla sua destra, dalla parte del passeggero, che la stava fissando con un’espressione incredula ed eccitata. Senza perdere il proprio contegno, Sara tirò fuori la mano da sotto la gonna, innestò la prima e finalmente ripartì. Per un paio di giorni, Sara si prese una pausa dalla propria attività. Aveva bisogno di riflettere, di stare sola, semplicemente di staccare per un po’ da tutto e da tutti. La avrebbe aiutata forse parlare con qualcuno di quanto era successo con suo nipote, ma con chi? Non aveva nessuno di cui si fidasse a sufficienza per confessare una cosa tanto peccaminosa.
Nel frattempo Alberto non si fece sentire. Non un messaggio, non una email… In fondo Sara era contenta che lui avesse capito di doverle lasciare il suo spazio, anche se non poteva fare a meno di chiedersi come lui stesse vivendo tutta quella situazione. Magari ciò che avevano fatto gli era bastato per soddisfare i propri desideri, magari era già passato alla cotta successiva. Da un diciottenne ci si poteva attendere di tutto, in fondo. Eppure a questo pensiero Sara non riuscì a trattenere una punta di gelosia.
Quella pausa la aiutò comunque a ritrovare la serenità, e così il terzo giorno tornò a trasmettere in diretta. Le era mancato il contatto con i suoi utenti, quasi non ci credeva ma era davvero così. Quando la videro online, la riempirono subito di feste e di domande, tutti felici per il suo ritorno dopo quella breve assenza. E non le risparmiarono i complimenti per quel completino in pelle decisamente hot che aveva scelto di indossare: aveva quasi l’aspetto di un costume da bagno intero, ma con una scollatura profondissima, anzi ombelicale, ornato in basso da un piccolo gonnellino, davvero mini. Un capo d’abbigliamento insolito per Sara, che tuttavia se ne era innamorata al primo sguardo, durante la sua più recente visita al sexy shop. Quella era la prima occasione in cui lo indossava in cam, e fu contenta del successo che ottenne.

La sessione stava andando molto bene, le mance arrivavano copiose e Sara si stava divertendo. Dopo un po’ diversi spettatori iniziarono a chiederle in chat di mostrare il seno, e lei decise di accontentarli. Aveva già slacciato il bottoncino dietro al collo, quando le apparve un pop-up con un messaggio privato. Il mittente era Nirvana99, e recitava semplicemente “ciao”.
Sara rifletté qualche secondo, mentre sentiva il cuore salirle in gola. “ciao” gli rispose infine. Non una parola di più. Quasi come a lasciargli l’onere di rompere il ghiaccio.
Dopo qualche secondo, un nuovo messaggio: “posso guardare?”.
Le stava davvero chiedendo il permesso di continuare a fare quello che facevano prima del loro incontro? Di certo lei non aveva né il coraggio né la voglia di vietarglielo: “il sito &egrave fatto proprio per quelli che vogliono guardare, no?” gli rispose.
Dopodiché riprese ciò che aveva interrotto: portò giù la parte superiore del vestito mostrando il seno ai suoi quasi 600 utenti, Nirvana99 compreso.

‘Altri 200 token e usiamo questo, ragazzi!’ disse poco dopo raggiante, prima in italiano e poi in inglese. Con la mano agitava una bottiglietta di olio idratante per il corpo, un’idea che le era venuta osservando lo show di una sua collega. Lo aveva trovato semplice, molto eccitante e soprattutto decisamente remunerativo, e aveva deciso di provarci. E sembrava che al suo pubblico l’idea piacesse, infatti le mance cominciarono ad arrivare ancora più ricche. Mentre proseguiva il suo spettacolino, di tanto in tanto Sara gettava un occhio alla chat con suo nipote, che era rimasta aperta. Lui però non le aveva più scritto. Era ancora lì che la guardava? Magari si era tirato giù i pantaloni e si stava toccando, come quella sera nella sua stanza? Le bastò ripensare a quell’immagine per eccitarsi ulteriormente, e per far scivolare una mano furtiva fin dentro alla gonna. A un certo punto non poté più resistere, l’istinto vinse sulla razionalità e la sua mano libera andò a digitare sulla tastiera.

“sei ancora lì?” gli scrisse con un messaggio privato.
“si” rispose lui, mettendoci neanche cinque secondi.
Poi Sara vide che stava scrivendo ancora. Dopo altri cinque secondi, un nuovo messaggio: “complimenti, sei bravissima”.
Portando una mano al seno per stringersi un capezzolo, con l’altra digitò ancora: “ti piace?”.
“tantissimo”
“ti va di farmi vedere?”
Sara l’aveva scritto così, di getto, senza troppo riflettere. Erano tanti gli utenti che ogni giorno le chiedevano di aprire la propria cam, per mostrarle l’effetto che faceva sui loro corpi eccitati, e lei come regola di base chiedeva una donazione di 30 token per acconsentire. Stavolta invece era stata lei a chiedergli di mostrarsi, cosa che non aveva mai fatto con nessuno prima.
Nirvana99 non rispose, ma dopo circa un minuto a Sara comparì un nuovo pop-up: doveva solo accettare, e avrebbe visto il nipote in webcam. Ormai ne aveva troppa voglia, e acconsentì senza esitare oltre.
L’immagine che le apparve sul computer era decisamente intrigante: un primo piano sugli slip di Alberto, all’interno dei quali si intuiva in maniera evidente la forma del membro eccitato.
“mmm, buongiorno” gli scrisse, non riuscendo a trattenere un sorriso malizioso.

Intanto una serie di messaggi attirarono nuovamente la sua attenzione sulla chat principale, che negli ultimi minuti aveva un po’ trascurato. Le stavano facendo notare che aveva raggiunto e superato la soglia dei 200 token richiesti, e dunque era il momento di rispettare la promessa che aveva fatto.
‘Wonderful, thank you guys!’ esclamò felice, prendendo la bottiglietta di olio dalla scrivania. Quando iniziò a cospargersi il seno, nuove mance cominciarono a fioccare, insieme a tanti messaggi entusiasti. Le sue mani massaggiavano le tette in modo sensuale, ma mai volgare. Se fosse stata da sola senza nessuno a guardarla, forse non l’avrebbe fatto in maniera tanto diversa. Di tanto in tanto l’occhio le scappava sul riquadro di Nirvana99, dove ora una mano da sopra le mutande stava accarezzando quel membro che sembrava quasi pronto a esplodere.
Poco dopo si accorse che qualche goccia di olio era scesa fino a macchiarle l’abito, e decise di toglierlo. Si alzò in piedi, lo afferrò ai lati e poi rivolta alla webcam disse: ‘Vuoi che rimanga nuda?’.
Sulla chat principale piovvero un sacco di “sì”, da tutti gli utenti italiani che aveva in collegamento. Lei però si stava rivolgendo a uno in particolare, e anche lui lo capì, infatti poco dopo anche sulla chat privata le comparì la stessa parola.

Senza ulteriori indugi, Sara abbassò la gonna – sotto alla quale non portava biancheria intima – e rimase ancora una volta tutta nuda di fronte alla webcam. Esitò per qualche secondo, accarezzandosi il monte di Venere con entrambe le mani, e poi si rimise a sedere tenendo le gambe abbastanza larghe, e riprendendo il massaggio alle tette. Osservò la propria immagine sullo schermo: le piaceva l’effetto lucido che si era creato sul suo seno, era proprio quello che voleva ottenere.
Pensò di chiedere un parere anche a Nirvana99, ma si rese conto che scrivendo avrebbe impiastricciato di olio tutta la tastiera.
‘Ti piace?’ chiese allora semplicemente. Di nuovo le arrivò tutta una serie di risposte positive, fra cui anche l’unica che in quel momento le interessasse.
‘Puoi spogliarti anche tu, se vuoi’ aggiunse allora. Ormai Lovely aveva preso il sopravvento su Sara, era eccitatissima e non aveva intenzione di fermarsi.
Con soddisfazione osservò sulla webcam del nipote le mani afferrare la t-shirt, per poi toglierla. Sara poté così riammirare quel torace largo e ben definito che aveva visto tempo prima nella propria stanza, quel giorno in cui lui aveva scoperto la sua attività segreta.
‘Dai, fatti vedere anche in faccia’ gli disse, mentre la sua mano si posava sull’inguine quasi completamente depilato, per stuzzicare un po’ il clitoride.
In quel momento a quelli che scrivevano sulla chat pubblica divenne chiaro che Sara si stava rivolgendo a un utente in particolare. Il quale non se lo fece ripetere, e allargò l’inquadratura fino a comparire anche in volto. Sara ebbe un sussulto, e forse solo in quel momento si ricordò di essere completamente nuda.

Poi lo vide intento a dirle qualcosa, ma dovette interromperlo: ‘Non ti sento, ho dovuto azzerare il volume del computer sennò ti sentirebbero tutti’. Era stata una mossa che aveva fatto a malincuore, ma necessaria per tutelarlo. Gli stava offrendo un tipo di partecipazione che di solito dava solo nelle sessioni private, dove non aveva certi problemi di audio, ma sapeva che una cosa così a livello di token lui non avrebbe potuto permettersela.
“scusami” le scrisse allora nella chat privata. “volevo solo chiederti se così eri soddisfatta”.
‘Sarò soddisfatta quando toglierai anche quelle’ gli rispose con coraggio e sincerità.
Lui sorrise, e poi portò la mano fino all’elastico delle mutande.
Nel frattempo a Sara erano arrivate due richieste di sessione privata, ma in barba ai guadagni le aveva rifiutate entrambe. L’unico utente che le interessava in quel momento era il diciottenne che conosceva fin da quand’era nato, quel ragazzo dal torace definito che abbassando lo slip le aveva appena rivelato un cazzo durissimo.

Sara ingrandì il riquadro per gustarsi meglio quell’immagine, e poi sollevò le gambe fino a posare i piedi sulla scrivania, mettendosi a gambe aperte in quella che era la sua posizione preferita per masturbarsi. Ci era arrivata molto prima di quanto avesse pianificato, solitamente avrebbe potuto metterci ore e raccogliere così fino a migliaia di token. Stavolta però non voleva più aspettare, né sarebbe riuscita a farlo.
Quando vide che anche Alberto si afferrò il membro con la mano, iniziando un lento massaggio, passò da una a due dita per la penetrazione che già da qualche minuto aveva avviato.
Gli avvisi sonori che arrivavano dal pc, fossero messaggi o donazioni, non le interessavano più. L’unica cosa che godeva della sua attenzione era quel pisello eccitato che Alberto stava strozzando con sempre maggior foga.
Sara chiuse gli occhi, e immaginò di averlo lì di fianco a sé. Immaginò di prenderlo nuovamente in mano, come già aveva fatto tre giorni prima, e di condurlo fino all’ingresso della propria vagina. Senza riaprire gli occhi, allungò la mano fino a raggiungere il dildo di gomma che teneva sulla scrivania, se lo portò all’inguine e iniziò a penetrarsi con passione.
Dopo appena un paio di minuti, sentendosi quasi vicina al limite, tornò a guardare la webcam: anche lui non poteva essere lontano dal climax. E infatti il suo tempismo fu perfetto, perché dopo pochi secondi vide Alberto esplodere in un potente e copioso orgasmo. Osservò vogliosa gli schizzi imbrattargli il petto, mentre l’espressione del viso tradiva il piacere che stava provando in quel momento suo nipote.
Fu il colpo di grazia: ancora un paio di affondi, e anche per lei arrivò il momento di godere. Gli spasmi del bacino e le urla annesse andarono avanti per diversi secondi, proiettandola in un mondo onirico che solo con gli orgasmi più intensi riusciva a raggiungere.

Quando alla fine Sara si ridestò, poté gustarsi sullo schermo l’espressione beata di Alberto, che si era visto tutto lo spettacolo dalla prima fila.
Colta da un istintivo imbarazzo, chiuse le gambe e mise un braccio sopra al seno, per coprirsi un po’. Poi in meno di un minuto salutò tutti, ringraziando per la partecipazione, e chiuse la sessione. Forse era stato un nuovo briciolo di lucidità, smaltita l’adrenalina, a farla scappare via senza neppure salutare Alberto. O forse una punta di ansia post-coitale, quel misto di agitazione e malinconia che ogni tanto la sorprendeva dopo un orgasmo. “Che zia depravata” non poté fare a meno di pensare, mentre si infilava nella doccia per ripulirsi di tutto quell’olio che si era cosparsa addosso.
Fece una doccia fredda, che la aiutò a calmarsi. Uscita dal box, mentre si legava l’asciugamano appena sopra al seno, si guardò allo specchio, passandoci anche una mano sopra per togliere l’appannamento causato dal vapore. Ora era più tranquilla, si sentiva meno in colpa. Alberto era maggiorenne, era pure un bel ragazzo, e si era appena divertita con lui in maniera abbastanza innocente, come aveva fatto con tanti altri.
Ma lui la pensava allo stesso modo? Mentre in camera si infilava gli slip, per lei divenne importante, anzi fondamentale, appurarlo. O forse aveva solo voglia di rivederlo faccia a faccia? Qualunque fosse il motivo, Sara prese il telefono e, invece di scrivergli semplicemente un messaggio, si scattò un selfie un po’ malizioso. Addosso in quel momento aveva solo un paio di mutandine bianche, e per coprire il seno usò un braccio. Dietro di lei, era visibile il computer.
“Oggi internet va un po’ a singhiozzo, avrei bisogno dell’aiuto di un esperto… Cena da me?”.
Uno, due, cinque secondi di attesa. Invio. Aprendogli la porta, lo accolse con un sorriso caloroso. Non si erano più parlati realmente da quel confronto nel bar, anche se nel frattempo di cose tra i due ne erano successe. Sara voleva evitare un’atmosfera pesante o di imbarazzo, e si comportò come se nulla fosse accaduto. Da parte sua, anche Alberto stette al gioco. Neppure lui sapeva bene cosa aspettarsi da quell’invito a cena, anche se la foto discinta di sua zia che lo accompagnava gli faceva sperare che perlomeno si sarebbe divertito.
Notò che l’abbigliamento di lei non era dei più provocanti: una canotta nera, sexy ma non troppo aderente né scollata, e un paio di jeans di un azzurro molto chiaro. Un outfit casual, e d’altra parte sembrava proprio quello il mood della serata. Lui si era presentato solo leggermente più elegante, almeno per quelli che erano i suoi standard di diciottenne: camicia bianca stirata e jeans scuri.

Durante la cena parlarono di tante cose. A Sara era sempre piaciuto questo del nipote, nonostante la giovane età era sempre stato in grado di sostenere qualunque conversazione. Era un ragazzo che leggeva, curioso per natura, insomma un piacevole interlocutore.
Per tutto il corso della cena, tuttavia, nessuno dei due toccò l’argomento più scottante. Sara aveva cambiato idea mille volte da quando lui era arrivato, e non sapeva ancora che fare. Avrebbe messo una pietra sopra a quella relazione peccaminosa? Avrebbe stabilito dei paletti affinché potessero continuare a divertirsi senza oltrepassare i limiti? In alcuni momenti pensò addirittura che avrebbe finito per farci sesso lì, quella sera, sul suo divano.
Alla fine lei gli propose un caff&egrave, ma lui rilanciò chiedendole se avesse del limoncello. Sapeva che era un liquore di cui Sara andava particolarmente ghiotta, ed effettivamente lei lo aveva in casa. Non la giudicò una cattiva idea, magari un po’ di alcol le avrebbe dato il coraggio di affrontare l’argomento per cui lo aveva invitato a cena.

‘Grazie di avermi permesso di assistere allo show, oggi’ le disse lui, mentre prendeva il bicchierino dal vassoio che lei stava porgendo. Sara rimase spiazzata: non si aspettava che fosse lui a far notare per primo “l’elefante nella stanza”, né che lo facesse proprio in quel momento.
Colta alla sprovvista, le uscì una risposta che se avesse potuto si sarebbe rimangiata volentieri: ‘Ti &egrave piaciuto?’.
Lui non le diede il tempo di rammaricarsene: ‘Certo, moltissimo… Sei davvero brava, non mi stupisce che in confronto alle altre tu ottenga molti più token’.
‘Ah, perché, guardi anche le altre?’ disse Sara scherzando, ma tradendo una punta di sincera gelosia.
‘Solo finché aspetto che tu ti connetta’ provò subito a salvarsi in corner.
‘Guarda che scherzo, non ti devi mica giustificare per questo… In fondo anch’io guardo le altre, ogni tanto’.
‘Davvero?’.
‘Certo… C’&egrave sempre qualcosa da imparare!’ scherzò Sara, per poi buttare giù tutto d’un fiato il bicchierino.
La sua risposta però la stupì non poco: ‘Beh, in effetti ci sono alcune cose su cui potresti migliorare un po”.
Lo fissò con gli occhi spalancati, senza riuscire a nascondere la sua incredulità.
‘Scusa, non volevo offenderti – si affrettò a spiegare lui – Intendevo solo che, con qualche accortezza in più, secondo me potresti fare molti più soldi’.
‘Ah, sì? Per esempio?’.
In quel momento, Sara non poteva nemmeno immaginare il vaso di Pandora che aveva appena scoperchiato con quella domanda.

Pochi minuti più tardi erano già nella sua stanza, il computer si stava accendendo. ‘Ti mostro quello che intendo, faccio prima’ le aveva detto Alberto, e lei senza troppo pensare alle conseguenze aveva acconsentito a farlo entrare in quello che nelle ultime settimane era diventato il suo “ufficio”. Sul tavolo aveva dimenticato un fallo di gomma, lo stesso con cui poche ore prima si era penetrata proprio davanti all’immagine virtuale del nipote. Lui sicuramente l’aveva visto, ma non aveva detto nulla. Si era seduto educatamente alla scrivania, e ora già armeggiava col mouse per aprire il browser e dirigersi su quel sito che entrambi conoscevano bene.
‘Ecco, questa per esempio secondo me &egrave una delle più brave, dal punto di vista “commerciale”‘ disse con tono di chi la sapeva lunga, indicando la pagina di una collega di Sara. Una ragazza russa, a giudicare dal nickname scritto con caratteri cirillici.
Una volta entrati nella chatroom, Alberto le fece vedere come la modella avesse inserito in descrizione una serie di ricompense. Una cosa che ogni tanto faceva anche Sara, ma certo non in maniera così dettagliata, sembrava quasi un menu del ristorante. Intanto sullo schermo la ragazza – una bionda dalla carnagione molto pallida, ma indubbiamente carina – era già tutta nuda che si accarezzava tra le gambe con un vibratore. L’immagine non lasciò indifferente Alberto, e Sara se ne accorse subito.
‘Ti lascio solo per un po’, se serve’ gli disse, tradendo ancora una volta un pizzico di gelosia. Senza volerlo, il suo sguardo era andato a puntare sui pantaloni del nipote, ma in quella posizione era impossibile capire se avesse un’erezione. Lui però se n’era accorto, e non aveva accennato alcun movimento per coprirsi.

‘Guarda, anche questo &egrave importante’ replicò, cambiando discorso. Le fece notare che sulla pagina profilo della modella era possibile scaricare diversi video, ognuno dei quali aveva un costo preciso in termini di token.
‘Capisci? – le spiegò – Se tu carichi un video sexy, gli utenti possono acquistarlo in qualsiasi momento. In pratica, accumuli token anche quando sei offline’.
Sara non si era neanche mai accorta di quella cosa, ma doveva ammettere che sembrava piuttosto interessante. ‘Di che tipo di video parliamo?’ gli chiese, incuriosita.
‘Beh, quelli che secondo me vendono di più sono quelli in cui c’&egrave del sesso. Se per esempio ti riprendi mentre fai un pompino a qualcuno, puoi metterlo in vendita anche a 400 o 500 token, secondo me’.
Sara guardò negli occhi suo nipote, quasi le scappava da ridere. Non lo aveva mai sentito usare un termine spinto come “pompino”, e le faceva uno strano effetto.
‘Se vuoi io… posso darti una mano. Cio&egrave, se ti serve aiuto’.
A questa successiva affermazione non riuscì a trattenerla, la risata.
‘Fammi capire – gli rispose, senza imbarazzi – Mi hai appena chiesto di farti un pompino?’.
In un attimo lui divenne tutto rosso, e provò a negare: ‘No, no, ma cosa hai capito?’.
Sara gli accarezzò la fronte, intenerita. In quel momento suo nipote Alberto gli aveva ricordato molto l’utente Nirvana99. E la cosa la spinse a dargli più corda di quanto ne avesse intenzione: ‘Allora come potresti essermi di aiuto?’.
Lui ci pensò un attimo, e poi trovò il coraggio di dirle: ‘Beh, per esempio con qualche idea per dei video. Oppure occupandomi delle riprese, se serve’.
‘Chissà perché, credo che a tua madre l’idea non piacerebbe’. Sara disse queste parole e subito se ne pentì, non voleva tirare in ballo sua sorella ma per qualche motivo l’aveva fatto. Forse proprio per questo, quando Alberto tentò di sviare il discorso lei si ritrovò subito a dargli nuovamente corda.
‘Facciamo una scommessa?’ le disse.
‘Che scommessa vuoi fare?’.
‘Giriamo un video e lo carichiamo sul tuo profilo. Se non ci fai mille token in un’ora, non toccherò più l’argomento’.
‘Uhm, e se invece a mille token ci arrivo?’.
‘A quel punto giriamo un altro video… Magari un po’ più spinto… E facciamo una nuova scommessa’.
Sara era intrigata, non poteva negarlo. Ma lei stessa si stupì quando dalla propria bocca sentì uscire le parole ‘Va bene, ci sto’.

Stabilirono le regole di comune accordo, come in una trattativa commerciale. Sarebbe stato un video abbastanza semplice e non troppo spinto, uno striptease. Sara acconsentì a farlo fino in fondo, cio&egrave fino a rimanere nuda, ma non avrebbe assunto pose troppo provocanti o maliziose. Dal canto suo, Alberto avrebbe dovuto astenersi da qualsiasi commento: il suo compito era solo quello di riprendere. Usarono il telefono di lei, nonostante l’iniziale resistenza di lui. ‘Non mi pare opportuno che tu abbia un video del genere sul tuo telefono’ gli aveva detto la zia, che aveva capito subito il suo intento. Non si cambiò neppure, decise che non voleva perdere altro tempo.
‘Allora, pronta?’ le chiese Alberto, che quasi non riusciva a credere di averla convinta a farlo. Lei però così pronta non era. Era come se solo in quel momento si fosse resa conto di dove quella cosa l’avrebbe portata.
‘Magari un po’ di musica aiuta?’ suggerì il ragazzo, e indubbiamente lei la trovò un’ottima idea. Ma non bastava ancora, neppure le note che uscivano dallo stereo le facevano trovare il coraggio di iniziare.
‘Vuoi che lo facciamo insieme?’.
A Sara si illuminarono gli occhi. Eccolo, l’incentivo di cui aveva bisogno per vincere quell’improvvisa timidezza.
‘Tu… lo faresti davvero?’ gli chiese incerta.
In tutta risposta, Alberto si slacciò il primo bottone della camicia. ‘Per ogni indumento che togli tu, ne tolgo uno anch’io, ok?’.

Fu l’ultima spinta che le serviva. Il sorriso che apparve sul suo volto accompagnò un leggero movimento delle anche, che in pochi secondi diventò una vera e propria danza. Slacciò il primo bottone dei jeans, poi il secondo, poi il terzo. Nel frattempo Alberto faceva lo stesso, anche se con una mano sola, visto che con l’altra reggeva il telefono per fare il video. Quando finì i bottoni, Sara si mise di spalle e con una lentezza studiata iniziò a far scendere il bordo dei jeans sui suoi glutei. In quel momento il nipote si accorse che indossava uno slip nero di pizzo, molto sensuale. Continuando a far scorrere i pantaloni sulla pelle scoprì anche le cosce, e poi giù fino ai polpacci. Nel frattempo si era girata leggermente per ammiccare alla fotocamera, e aveva potuto godersi lo spettacolo del nipote che faceva lo stesso: anche per lui i jeans erano scesi fino alle caviglie.
Si girò, liberandosi dei pantaloni con un semplice passo laterale, e poi si avvicinò a lui, sempre guardando con occhi suadenti in camera. Quando fu a due passi, prese con le dita i lembi della canotta. E lentamente la alzò, scoprendo la pelle nuda centimetro dopo centimetro. Quando arrivò a scoprire i seni, contenuti a malapena in un reggiseno anch’esso nero di pizzo, Alberto non poté trattenere un sussulto.
Sara si sfilò la canotta dalla testa e la gettò a terra, risistemandosi poi i capelli biondi con un gesto della mano. Ora era rimasta in biancheria intima di fronte al nipote, il quale stava avendo invece qualche problema a slacciare i bottoni della camicia con una sola mano. Fu tentata di aiutarlo, ma il copione del video non lo prevedeva. Così riprese la propria danza ancheggiante, andando a posare entrambe le mani sui seni per una strizzatina che Alberto gradì moltissimo.
Poi si girò nuovamente, piegandosi in avanti per qualche secondo, per esporre meglio il proprio culo a favore di inquadratura. Iniziò ad armeggiare con il ferretto del reggiseno, sganciandolo in pochi secondi. Alberto ne fu ammirato, lui che invece si era sempre trovato in difficoltà a slacciare i reggiseni delle ragazze con cui era stato. Sara si voltò ancora e, tenendo su le coppe con un braccio, si sfilò prima una e poi l’altra bretellina. Nel frattempo Alberto era riuscito finalmente a slacciare l’ultimo bottone, e sempre senza dire una parola si liberò della camicia rimanendo in boxer. Sua zia non poté fare a meno di squadrarlo dalla testa ai piedi: era una situazione decisamente eccitante, non solo per le spalle ampie e il torace definito che ora le stava mostrando, ma anche e soprattutto per quell’erezione evidente all’interno delle mutande, che svettava fiera. Sembrava quasi che la punta potesse scappare fuori da un momento all’altro.
Senza ulteriori indugi, Sara abbassò le braccia portando con sé il reggiseno, e lasciando che le tette danzassero libere. A quella visione Alberto quasi impazzì, anche se cercò di non darlo a vedere. Neppure quando quello stesso reggiseno gli fu lanciato addosso da una Sara che ormai aveva perso tutti i freni inibitori.
Le sue mani andarono leste ad afferrare anche il bordo degli slip, che fece scendere dolcemente fino a sotto i glutei, di nuovo con il sedere a vantaggio dell’inquadratura. Poi, senza più usare le mani ma solo il movimento dei fianchi, li fece cadere fino a terra. Quando si voltò teneva una mano sul pube, ultimo impedimento prima di mostrarsi completamente nuda al nipote. Il quale intanto aveva provato a togliere i boxer, ma di nuovo incontrando delle difficoltà visto che non poteva usare entrambe le mani. Li aveva fatti scendere dietro e ai lati, ma lì davanti erano rimasti impigliati su quell’asta dura come il marmo.
Sara si avvicinò, ancheggiando ad ogni passo, e con le braccia andò a stringersi il seno dai lati, per farlo sembrare ancora più grande. Con lo sguardo invitò Alberto ad inquadrarla proprio lì, mentre ormai era a un solo passo da lui e le sue mani già si stavano allungando per afferrare i boxer. Così fu, ne prese il bordo e con delicatezza aiutò il nipote a sbloccare quella situazione, scoprendo un cazzo durissimo e pulsante. Poi indietreggiò di qualche passo, senza staccare gli occhi da quell’arnese così invitante, mentre ormai il telefono la riprendeva completamente nuda. Si rese conto che doveva chiudere il video, e così portò una mano alle labbra e soffiò un bacio in direzione dell’obiettivo, per poi voltarsi e uscire a passi lenti dalla stanza.

‘&egrave stato fantastico!’ esclamò Alberto dopo avere interrotto il filmato. Sentire la sua voce dal corridoio fu per Sara come un richiamo all’ordine. Fu per questo che prima di tornare dentro sgattaiolò in bagno, dove si infilò un accappatoio.
‘Puoi rivestirti ora’ gli disse tornando dentro, e non poté fare a meno di notare un’espressione di delusione sul suo volto. Non solo perché non si aspettava di doverlo fare così presto, ma anche perché non si aspettava di ritrovarla già rivestita. Non volle però tirare troppo la corda, così si piegò e tirò nuovamente su i boxer, non prima di aver concesso qualche altro secondo a sua zia per guardarlo per bene. Aveva paura che fosse tutto già finito, ma fu felice di sentirle pronunciare queste parole: ‘L’ora parte nel momento in cui il video &egrave online. Se guadagno più di mille token, possiamo farne un altro’.

Mezz’ora dopo, il video era stato scaricato da una sola persona. Avevano deciso di comune accordo di impostare 100 token come prezzo per il download, e dunque almeno altre nove avrebbero dovuto scaricarlo. Alberto, che nel frattempo si era rimesso anche i pantaloni ma era rimasto a petto nudo, senza incontrare proteste da parte della zia, iniziava a innervosirsi. Era convinto che arrivare a mille token sarebbe stato molto più semplice, e ora le sue speranze cominciavano quasi a vacillare.
D’altro canto anche Sara era piuttosto delusa, o perlomeno lo era il suo orgoglio. Però non voleva farlo vedere al nipote, altrimenti avrebbe reso fin troppo chiaro il fatto che anche lei aveva voglia di fare un nuovo video.
Durante quella mezz’ora lei aveva ingannato l’attesa andandosi a fare una doccia, per rinfrescarsi. Sotto il getto dell’acqua non aveva resistito alla tentazione di toccarsi un po’, ripensando alla mazza che si ritrovava il nipote fra le gambe, anche se non era andata fino in fondo con la masturbazione. Si era resa conto solo quando era già entrata nel box di averlo lasciato solo nella sua stanza, libero di frugare magari tra i cassetti e di eccitarsi alla vista di reggiseni, perizomi e anche qualche oggettino particolare. Tornata in camera, però, lo aveva trovato seduto composto alla scrivania, intento a fissare quel contatore che non si sbrigava a salire.
‘Se rimani lì a guardare la pentola, l’acqua non bollirà mai’ gli disse con una metafora, avvicinandosi a lui. Indossava ancora lo stesso accappatoio di poco prima, e Alberto aveva motivo di pensare che sotto non portasse nulla. O almeno lo suggeriva la leggera scollatura, di cui forse lei non si era neppure accorta.
‘Ho capito qual &egrave il problema – sentenziò lui – La gente non lo scarica perché non sa che c’&egrave’.
‘E quindi?’.
‘E quindi… devi andare online’.

Il ragionamento non faceva una grinza. Lo sapeva anche lei, se avesse avviato una sessione e avesse detto agli utenti del video in vendita, avrebbe potuto raggiungere l’obiettivo molto più velocemente. La sua unica titubanza era dovuta al fatto che fino ad allora non si era mai “esibita” alla presenza di qualcun altro. Lei era sempre stata l’unica persona nella stanza, quando faceva gli spettacoli in cam. Ma dopo quanto successo poco prima, aveva ancora senso farsi di questi problemi?
“In fondo non devo fare tutto lo spettacolo” pensò, “basterà che dica del video, non dovrò neanche spogliarmi”.
Tutti questi ragionamenti rimasero solo nella sua testa, Alberto la sentì semplicemente dire ‘E va bene, hai ragione’, e si ritrovò ad esultare come un calciatore che aveva appena segnato un gol.
‘Tu ti metti là però – gli disse, invitandolo a spostarsi sulla soglia della stanza, fuori dall’inquadratura – E non un fiato, siamo intesi?’. Le rispose con un gesto della mano, tramite il quale girò una chiave immaginaria sulle proprie labbra per poi buttarla via, come a dire “la mia bocca &egrave sigillata”.

‘Ok ragazzi, trovate un nuovo video sul mio profilo. New video on my page!’ disse rivolta alla webcam, col solito fare coinvolgente e disinibito che sfoggiava durante le sue sessioni online.
Era un’esperienza strana per Alberto, ma anche molto eccitante, vedere dal vivo ciò a cui aveva assistito molte volte da dietro lo schermo di un computer. Sara era lì, a due passi da lui, e sebbene non si fosse lanciata in atteggiamenti espliciti, già solo osservarla dialogare con i suoi utenti era per lui una bella emozione. Ogni tanto la vedeva mandare un bacio in cam, o ringraziare dopo il suono che aveva imparato a riconoscere, quello corrispondente alla donazione di token. A volte provava a fare anche un po’ la maliziosa, magari aprendo leggermente l’accappatoio per far intravedere un po’ di scollatura, ma era evidente che la presenza del nipote la stesse frenando.
‘Allora, come va col video?’ le chiese a bruciapelo.
Sara lo fulminò con lo sguardo, e prima di rispondergli si assicurò di togliere l’audio dallo show, perché non li sentissero parlare.
‘Ti avevo detto di stare in silenzio, o sbaglio?’ lo rimproverò.
‘Lo so ma sono curioso, non mi dici nulla!’ e nel dire così la sorprese ancora, avvicinandosi rapidamente per guardare lo schermo del computer, fino così a rientrare nell’inquadratura.
‘Dove vai, scemo?!’ sbottò lei, alzandosi in piedi e allontanandolo. Ci mise poco a rendersi conto che Alberto lo aveva fatto apposta, per qualche motivo aveva voluto far sapere a tutta la chat della sua presenza. Infatti i due iniziarono a sentire le notifiche sonore di una lunga serie di messaggi, riassumibili più o meno con “chi era quello?”.

Con l’occhio di un bambino che &egrave stato colto in flagrante nel mezzo di una marachella, ma che invece di vergognarsene ne va fiero, Alberto non si scusò per il presunto “errore”, anzi incalzò Sara per sapere del video.
‘Abbiamo già superato i mille token, contento?’ gli disse lei, cedendo e riscoprendosi facilmente propensa al perdono.
‘Grande, lo sapevo! Cosa ti avevo detto?’ la sua esclamazione di gioia fu accompagnata da un caloroso quanto inatteso abbraccio, che tuttavia in quel momento Sara non poté negare di gradire.
‘Mi sa che a questo punto bisogna fare un altro video, eh?’ chiese colei che aveva appena perso la scommessa, con finta aria delusa. Lui però la colse ancora una volta in contropiede: ‘Magari dopo, adesso vorrei farti vedere qualche altro trucchetto’. Nel dire così si riavvicinò al computer, iniziando a digitare sulla tastiera.
‘Fermo, che fai, sei matto?’ esclamò Sara, afferrandogli il polso con decisione.
Senza perdere la propria flemma, che in quel momento lo faceva apparire agli occhi di Sara molto più maturo di quanto non dicesse la sua carta di identità, Alberto le prese il viso fra le mani. E per un attimo lei pensò che la stesse per baciare ancora, dopo quella rapida prima volta nel bar.
‘Ti fidi di me?’ le chiese con una voce e uno sguardo che quasi la fecero sciogliere. Articolare una risposta si dimostrò subito un’impresa assai ardua.
‘Se ti fidi, questa sera possiamo guadagnare un fottìo di soldi, e soprattutto divertirci un sacco. Che ne dici?’.
Tutte le sue sicurezze vacillarono ancora. Sapeva quanto la situazione stesse andando verso una direzione pericolosa, eppure non aveva la forza di porvi fine. Fu solo la consapevolezza che in quella posizione, in piedi dov’erano, gli utenti non potessero vedere le loro teste nell’inquadratura, a darle il coraggio di rispondergli come stava per fare. Alzandosi leggermente sulle punte dei piedi, si mosse quel tanto che bastava per portare il suo viso a contatto con quello del nipote, fino a dargli un rapido ma dolce bacio sulla bocca, a labbra rigorosamente chiuse. Poi lasciò la presa sul polso, e questo diede l’ultimo via libera ad Alberto, che dopo averle sorriso la invitò a tornare a sedersi alla scrivania.

‘Per favore, cerca il più possibile di tenere la testa fuori dall’inquadratura, ok?’ gli chiese, lasciando che quel ragazzo muscoloso e a petto nudo si sistemasse proprio di fianco alla sua sedia, in piedi.
‘Allora ragazzi, stasera mi &egrave venuto a trovare un amico, siate gentili con lui’ spiegò dopo aver riattivato l’audio. Nella sua ingenuità, Sara si aspettava di vedere qualche reazione di gelosia, e invece la stragrande maggioranza degli utenti si rivelò a dir poco entusiasta. Immediatamente iniziarono ad arrivare un sacco di messaggi che la invitavano a fare varie cose con lui, tutte abbastanza peccaminose.
‘Qual &egrave il tuo piano?’ gli chiese sottovoce, coprendosi la bocca per non far leggere il labiale.
‘Io punterei in alto’ rispose lui, che poi allungò le mani sulla tastiera e digitò le seguenti parole: “1000 tokens for blowjob”. Prima di inviare il messaggio in chat la guardò, come a chiederle il permesso. E lei per tutta risposta, senza staccare gli occhi dai suoi, avvicinò la mano alla tastiera e premette invio.

Il contatore iniziò a salire molto rapidamente. Ciò che offriva in fondo era del tutto inedito per il suo canale: al massimo l’avevano vista simulare una fellatio con qualche dildo, ma mai farlo davvero con una persona in carne ed ossa. Per stimolare un po’ il proprio pubblico – e non solo – Sara iniziò ad accarezzare dolcemente una gamba di Alberto, che stava sempre lì in piedi di fianco a lei. E con il salire del contatore saliva anche la mano, che una volta arrivata alla patta dei pantaloni avvertì distintamente tutta la giovane esuberanza del suo amico. Tenendosi con l’altra mano alla coscia del nipote, Sara passò lentamente il palmo sopra quel rigonfiamento ormai così evidente, accarezzandolo per tre o quattro volte.
‘Così &egrave troppo?’ gli chiese, timorosa che lui potesse in qualche modo raggiungere il climax molto prima del previsto. Alberto però sembrava molto sicuro di sé, e senza rispondere portò la mano al collo di lei, iniziando ad accarezzarla. Dal collo passò alla spalla, e prima che Sara potesse accorgersene la mano si era già infilata sotto all’accappatoio, e ora stava scendendo in direzione del suo seno.
Quando sentì il contatto di quelle dita sul capezzolo, fu percorsa da un brivido. Suo nipote le stava tastando le tette, ed era un nuovo punto oltre il limite per il loro rapporto. Chiuse gli occhi e appoggiò dolcemente la testa al braccio di Alberto, baciandolo. Quando vide il contatore superare la soglia dei 500 token decise di premiare i suoi spettatori, e afferrando i lembi dell’accappatoio lo aprì quel tanto che bastava per scoprire il seno. Lui lo prese come un invito a farsi più audace, e portò anche l’altra mano sul capezzolo libero. Il suo massaggio era davvero eccitante per Sara: a volte le accarezzava come se fossero state sfere di cristallo, altre volte le strizzava con una presa decisa ma dolce allo stesso tempo. Soprattutto, i suoi polpastrelli sapevano muoversi benissimo sui capezzoli. Faticava a credere che il suo amante avesse appena diciotto anni, le sue abilità erano decisamente maggiori di quelle di tanti uomini con cui era stata.

A un certo punto, seguendo il suggerimento di quello che era stato fin lì uno dei maggiori contribuenti, anche Sara passò all’azione e tirandolo per la cintura dei jeans lo avvicinò ulteriormente a sé. Fu proprio la cintura la prima cosa che slacciò, e poi con calma si dedicò a un bottone dopo l’altro, fino ad aprire completamente la patta. A quel punto tirò giù i pantaloni, lasciandolo solo coi boxer. Al di sotto dei quali, ovviamente, era ancora più evidente la poderosa erezione che ormai da parecchio agitava Alberto.
Lei non riuscì a resistere, con la mano lo accarezzò come poco prima, solo che stavolta le sembrò quasi di averlo in mano. Poteva distinguere nettamente i testicoli, il pene rigido e pulsante, il glande che per qualche motivo era ancora miracolosamente contenuto nei boxer.

Ding, ding, ding, il contatore continuava a salire senza sosta.
Alberto la prese per mano e la invitò ad alzarsi in piedi, cosa che lei gli concesse pur con qualche esitazione. Senza che mai i loro sguardi perdessero il contatto, la strinse a sé: le tette contro il suo petto, la sua erezione contro l’accappatoio. E poi piegò leggermente la testa e la baciò.
Un bacio vero, sensuale, prolungato. Il loro primo vero bacio, anche se nessuno dei loro spettatori poté vederlo. Videro invece la mano di Lovely che continuava ad accarezzare quei boxer, così come poco dopo videro lui chinarsi fino a raggiungere i seni, per baciarli. Lei non riuscì né volle impedirglielo, si limitò ad accarezzargli il viso con una mano nella speranza di renderlo meno riconoscibile, ora che rientrava nell’inquadratura. E se con le dita era bravo, Sara dovette constatare che con la lingua era anche meglio: i capezzoli ormai le andavano a fuoco, e anche lì sotto sentiva un grosso bisogno di toccarsi.
Guardò ancora il contatore, che segnava 943 token, e decise che erano abbastanza. Afferrandogli il viso con entrambe le mani lo fece rialzare, e dopo avergli dato un altro bacio iniziò a scendere giù, percorrendo con le labbra tutto il corpo di Alberto. Arrivata ai boxer, li prese e con la stessa tecnica usata durante il video riuscì a liberare il mostro intrappolato dentro.

Quando si ritrovò a tu per tu col suo pene, rimase per qualche secondo a guardarlo. Ormai ne era consapevole, stava per fare un nuovo importante passo verso la perdizione. Iniziò con un bacio, leggero e delicato, sull’asta. Poi afferrandolo con la mano proseguì con altri baci, stavolta partendo dai testicoli per risalire, centimetro dopo centimetro, fino alla punta. Infine aprì la bocca, ma prima di accoglierlo guardò ancora negli occhi Alberto. La stava osservando adorante, in quel momento entrambi sembravano essersi dimenticati della chat, che pure continuava ad emettere avvisi sonori.
Senza mai staccare gli occhi dai suoi, Sara gli scoprì completamente il glande tirando delicatamente la pelle con la mano, e poi lo appoggiò sulla propria lingua. A quel punto vi chiuse le labbra attorno, succhiandolo come la punta di un ghiacciolo. Aveva un buon odore e anche un buon sapore, e questo la spronò ad affondare il colpo, introducendo sempre di più il cazzo di Alberto nella propria bocca, fino alla gola. Arrivata a poco oltre metà dell’asta, ebbe un piccolo conato e per un attimo si fermò. Lui aveva chiuso gli occhi, tanto era il suo godimento. Senza lasciare la presa si voltò leggermente verso il computer, dove vedere l’immagine di lei in ginocchio intenta a spompinare quel giovane ragazzo le diede una nuova scossa di eccitazione.
Lentamente lo fece uscire, assaporando di nuovo tutto il membro con le labbra chiuse attorno il più possibile. Poi reggendolo con la mano tornò a baciarlo tutto, finendo fin sotto ai testicoli, dove si trattenne per più di qualche secondo. Intanto con la mano aveva iniziato un lento movimento, anche se non voleva esagerare, aveva paura che il gioco finisse troppo presto. Tornò a prenderlo in bocca per altri due, tre, quattro affondi, stavolta più decisi. Era passato parecchio tempo dall’ultima volta che Sara aveva fatto un pompino, ma non aveva affatto perso il talento, che tanto era apprezzato dal suo ultimo ragazzo.
A un certo punto, stupendo Alberto per primo, tornò ad alzarsi in piedi, seppure senza mai staccare la presa della mano sul pene.
‘Quanta autonomia hai?’ gli sussurrò.
Lui avvicinò la bocca al suo orecchio e le disse: ‘Mi sono masturbato tre volte prima di venire qui, posso andare avanti ancora’.
E lei, col viso appoggiato al suo e gli occhi chiusi: ‘Allora inventati un nuovo traguardo per i nostri utenti, perché questo non mi basta più’.

Lui la guardò riconoscente, e poi le chiese: ‘Come si avvia una sessione privata?’.
Lei inizialmente non capì, così le spiegò meglio: ‘Lo spettacolo che stai offrendo &egrave del tutto eccezionale, non sei d’accordo? Allora &egrave giusto che paghino il biglietto’. Dopodiché si chinò sulla tastiera e digitò il seguente messaggio, prima in italiano e poi in inglese: “il resto prosegue in privato, usate la funzione spia per godervelo”. Alberto conosceva bene quella funzione, lui stesso l’aveva usata la prima volta che aveva avuto l’occasione di vedere sua zia nuda in cam. Ad ogni utente costava 7 token al minuto, e ora lui aveva trovato un modo per massimizzare i profitti, uno stratagemma che a Sara non era nemmeno mai passato per la mente.
Non capì neanche fino in fondo la portata dei guadagni in quel momento, d’altra parte era eccitata e voleva semplicemente proseguire il gioco. L’inquadratura dunque si oscurò per tutti gli utenti, che in quel momento erano saliti fino a oltre 2.000, un record per la sua chatroom. Ma fin da subito molti di loro accettarono la proposta, potendo così continuare a godersi lo spettacolo.

‘Come vuoi continuare?’ le sussurrò ancora all’orecchio.
Lei non gli rispose con le parole. Semplicemente slacciò l’accappatoio e lo lasciò cadere a terra, rimanendo finalmente tutta nuda. Poi si sedette sulla scrivania, tenendo un piede a terra e portando invece l’altra gamba al lato del computer, che ruotò leggermente. In questo modo, il suo sesso era praticamente in primo piano nell’inquadratura. Alberto non si fece pregare, e si chinò fino ad appoggiare le labbra sulla vagina della zia. Qui iniziò un sapiente cunnilingus, con avide leccate intorno alle grandi labbra. Ogni tanto si fermava per qualche dolce bacio intorno, specialmente sull’addome e sull’interno coscia, per poi rituffarsi sulla vulva. Sara si compiacque di quanto suo nipote fosse bravo a leccare e succhiare, alternando anche il ritmo in quella che era diventata una sensuale danza tra la lingua e il clitoride.
‘Ti piace?’ le chiese a un certo punto, come a prendere respiro tra una leccata e l’altra.
‘Sei bravissimo… usa anche le dita’ gli suggerì, e lui prontamente ubbidì. Il suo indice andò a titillare proprio il clitoride, per poi avventurarsi in una penetrazione che fu decisamente apprezzata, lui poté capirlo dai gemiti eloquenti della sua partner. Sentendola così bagnata, si aiutò anche con il medio, e la penetrazione si fece più rapida e intensa.
‘Oddio, basta, non ce la faccio più…’ lo supplicò Sara, e lui di nuovo di dimostrò ubbidiente, temendo stavolta di aver sbagliato qualcosa. Si tranquillizzò quando la vide aprire un cassetto della scrivania ed estrarre la bustina di un preservativo. ‘Voglio lui. Dentro. Adesso’ gli disse decisa, mentre appoggiava il condom sulla punta del pene e lo srotolava.

Alberto la fece alzare in piedi, e poi la sollevò di peso, con una forza che la sorprese. Per aiutarlo gli portò le braccia intorno al collo, mentre con le gambe andò a cingergli la vita. I loro visi furono nuovamente uno di fronte all’altro, e si unirono in un nuovo appassionato bacio. Intanto anche i rispettivi sessi si strofinavano l’uno sull’altro, finché lui con una mossa decisa non iniziò la penetrazione.
Sara non riuscì a trattenere un urlo di piacere, che gradualmente calò di intensità mentre lo sentiva entrare dentro di lei, lungo e duro proprio come se l’era immaginato. Alberto iniziò a pomparla con foga, facendola sobbalzare ad ogni affondo. Il suo respiro era affannoso, e dei piccoli grugniti tradivano la fatica che quella posizione comportava. Per entrambi tuttavia il piacere era di gran lunga superiore, e proseguirono così per diversi minuti. A un certo punto Sara chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sulla sua spalla, mentre lui fece lo stesso sul suo collo, incurante dei capelli biondi che gli finirono sulla faccia. Sara sentiva il suo caldo respiro addosso, mentre più giù stava rapidamente percorrendo la strada verso l’orgasmo.

‘Cambiamo posizione’ gli sussurrò infine, e scendendo da quel tronco su cui era aggrappata si appoggiò alla scrivania, mettendosi a novanta gradi proprio di fronte a lui. Ad Alberto non sembrò neppure vera quella visione, tanto era invitante. Con le mani le accarezzò il culo, piegandosi anche per baciarlo, e dopo pochi secondi lo infilò dentro nuovamente. Sara aveva sempre trovato molto eccitante la posizione a pecorina, per qualche motivo riusciva a sentire meglio gli affondi dentro di sé: era così che aveva raggiunto i suoi orgasmi più memorabili.
In più quella situazione le permetteva di gustarsi al meglio la scena. Infatti davanti a sé aveva il pc, e nel riquadro della webcam poteva vedersi mentre veniva penetrata da dietro. Il pettorale sudato di Alberto, i colpi secchi del suo bacino, le tette che danzavano sopra al tavolo al ritmo di ogni affondo. L’immagine che aveva davanti agli occhi era fin troppo coinvolgente per Sara, che all’ennesima pompata non riuscì più a trattenere le grida. Il suo corpo fu pervaso da un violento orgasmo, che le fece tremare le gambe per diversi secondi. Anche la sua figa dimostrò ad Alberto la propria soddisfazione, spruzzandogli umori su tutto il cazzo.
Sara quasi non credeva di essere venuta per prima, ma dopo poco fu richiamata all’ordine dal suo partner, che le fece capire di essere finalmente anche lui vicino al climax. Non se lo fece ripetere due volte, glielo fece estrarre e con entrambe le mani gli tolse rapidamente il gommino, per poi inginocchiarsi davanti a lui e invitarlo a spruzzarle addosso tutta la sua felicità. ‘Vieni tesoro, vienimi sulle tette’ gli disse, masturbandolo con la mano a pochi centimetri di distanza dal viso.
‘Oddio, vengo!’ urlò Alberto, senza più alcun contegno, e dopo due secondi iniziò ad esplodere la più potente sborrata della sua vita. Sara si ritrovò inondata di sperma, non solo sulle tette come gli aveva chiesto lei stessa ma anche sul viso e sui capelli. Quando finalmente sembrò aver finito i colpi, lo portò alla bocca e gli diede un’ultima leccata, per ripulirlo. E subito dopo entrambi crollarono sul pavimento, esausti ma entusiasti. ‘Io ho finito, la doccia &egrave libera se vuoi’.
Sara aveva voluto andare per prima, desiderosa di ripulirsi da tutto quello sperma che Alberto le aveva sparato addosso, ma ora sperava che anche lui non perdesse troppo tempo. Mezzanotte era già passata da un pezzo, e aveva paura che la madre si facesse delle domande. Ma non voleva neanche che lui si facesse strane idee, tipo quella di passare la notte da lei come due fidanzati.
Alberto però era ancora lì come l’aveva lasciato, vestito solo dei boxer e intento ad analizzare le statistiche del sito.
‘Questa cosa non dovrà ripetersi, siamo intesi?’ gli disse tutto d’un fiato quando fu in piedi a fianco a lui, accarezzandogli il viso con la mano. Lei stessa non sapeva se sarebbe stata in grado di tenere fede a quel proposito, ma era sicura che l’unica maniera per provarci fosse dirlo esplicitamente, senza lasciar passare troppo tempo.
‘Devo farti vedere una cosa’ le rispose, quasi ignorando la sua domanda. I suoi occhi brillavano, e Sara fu ancora una volta intenerita da quell’entusiasmo così fanciullesco. Così portò lo sguardo allo schermo, come lui l’aveva invitata a fare.
‘Ogni utente che si collega in modalità spia spende 7 token al minuto, giusto? – iniziò a spiegarle – Beh, durante la nostra… “sessione privata”, che &egrave durata circa 18 minuti, c’&egrave stata una media di 214 utenti connessi, con punte di un migliaio. E se lo avessi annunciato in anticipo, sarebbero sicuramente stati molti di più. Comunque, contando anche i download del video e le altre mance, questa sera hai raccolto… quasi 30mila token’.
Sara rimase per un attimo senza fiato. Era un numero davvero enorme, che mai avrebbe pensato di poter raggiungere qualche settimana prima, quando si era imbarcata quasi ad occhi chiusi in quell’avventura. Prese il suo telefono, selezionando l’app della calcolatrice, e digitò qualche numero. Il risultato la lasciò ancora una volta incredula.
‘In una serata… Anzi, in un’ora ho guadagnato 1.500 euro’ disse, senza staccare gli occhi da quel numero.
‘E come ti fa sentire, questa cosa?’.
Sara guardò negli occhi il nipote, poi si chinò verso di lui e gli stampò un bacio sulle labbra. Il suo proposito era durato quanto, un paio di minuti? Ma in quel momento era troppo elettrizzata per pensarci. Quella sera aveva superato ancora una volta i propri limiti e le proprie inibizioni, era passata dallo spogliarsi per soldi al fare sesso per soldi… Eppure non si sentiva umiliata come avrebbe potuto pensare. Aveva trovato un mestiere che rendeva, in cui era brava, e che soprattutto le piaceva. Non voleva vergognarsene.
‘Non solo sei stato fantastico come amante, sei pure un fottuto genio del marketing. Dovresti farmi da manager!’ scherzò.
‘Se vuoi avrei un’altra idea per aumentare i guadagni, ma non so se sia il caso di parlartene…’.
‘Fai il timido, ora? Sputa il rospo!’.
‘Ecco, pensavo… – riprese Alberto, dopo una lunga esitazione – Se non hai problemi a offrire certi servizi in cambio di denaro, forse potresti pensare di espandere la tua attività… Conosco il sito di un’agenzia che propone un servizio di accompagnatrici’.
Sara rimase senza parole.
‘Io non faccio la prostituta’ gli rispose, quasi offesa. Nel frattempo però si rendeva conto di quanto fosse ipocrita indignarsi per un accostamento del genere.
‘Non sono prostitute, sono escort di lusso! In questa città ci sono imprenditori disposti a spendere migliaia e migliaia di euro per portarti fuori a cena e sfoggiarti davanti ai colleghi’.
‘E per fare sesso con me’.
‘Certo, anche per fare… Senti, scusa, dimentica ciò che ho detto’.
Alberto si alzò in piedi, genuinamente imbarazzato per avergliene parlato. Aveva paura di aver rovinato quella serata che per lui era stata così perfetta, Sara lo capì e non infierì. ‘Ti ho messo un asciugamano per gli ospiti di fianco alla doccia’ si limitò a dirgli, spostandosi per farlo passare.
Mentre si sedeva al suo posto di fronte alla scrivania, riguardò quei numeri sullo schermo, ripensò a ciò che era successo quella sera, a come si era sentita. Ciò che le aveva appena proposto Alberto, però, era tutta un’altra cosa. Avrebbe mai potuto trovare il coraggio di imbarcarsi in una nuova avventura del genere? In quel momento il suo cervello le stava urlando “Non saresti mai in grado di farlo”.
‘Senti… – gli disse, appena prima che uscisse dalla stanza – Come hai detto che si chiama, questo sito?’.

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