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Serpe senza veleno…non morde (epilogo)

By 17 Novembre 2021No Comments

Ultima parte del racconto della storia folle di tre ragazzi. La trovate per intero, insieme ad alcune anteprime sul mio blog raccontidienea (punto) blogspot (punto) com

I protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti

Buona lettura!

Quella mi stava davanti era la copia quasi identica di Neus!
Fede aveva tinto i capelli di nero, li portava corti con lo stesso taglio di Neus, e poi ancora le lentine agli occhi di colore verde, la tenuta sportiva…insomma, una trasformazione che mai e poi mai mi sarei aspettato da mia sorella.

“Fede…io…” – balbettai senza fiato

Un sorriso sornione si dipinse sul suo volto: era quello che si aspettava.

“Stasera esci con…Neus!” – mi disse facendomi l’occhiolino e sorridendo.

Finalmente alcune domande che mi avevano assillato durante il giorno avevano una risposta: Fede, in combutta con Neus, aveva speso in anticipo la sua paghetta settimanale per trasformarsi nella mia ragazza e potermi stare addosso senza farmi sentire troppo a disagio. Ancora una volta quelle due matte erano riuscite ad architettare un piano diabolico.

Mi alzai e mi avvicinai lentamente a lei continuando a fare lo sguardo stupito. Visto che la recita stava diventando un vizio per mia sorella, decisi di recitare anche io. Portai la bocca a pochi millimetri dalla sua. Lei, eccitata, chiuse gli occhi preparandosi a ricevere un bacio.

“Fede…” – le dissi con tono falsamente eccitato – “…riguardo alla storia del pontile…”

Mi rispose con un suono incomprensibile: era completamente fusa, in attesa smaniosa per quel bacio, qualsiasi cosa le avessi detto avrebbe continuato a rispondermi con mugolìi eccitati. Decisi di riportarla sul pianeta terra. L’afferrai improvvisamente per il collo e la spinsi con forza contro la parete.

“…ci ho ripensato: solo una figura di merda e piuttosto che affogarti io ci penserà Ciccio dopo che avrà saputo di Monte Mario!”

Fede passò dall’espressione eccitata a quella terrorizzata in un microsecondo.

“…ok…ok…ok Ale…” – mi rispose impaurita come se fosse davanti a un leone pronto a sbranarla

Avevo giocato sporco: non so che storia fosse quella di Monte Mario, ma lo sguardo terrorizzato di Fede era la conferma che si trattava di una magagna veramente grossa e che lei credesse che io sapessi tutto. Ero finalmente sicuro che la marchesa di riva-stocazzo quella sera non si sarebbe fatta vedere,
e con lei le figure di merda che rischiavo di fare.

Le stampai un bacio sulla bocca, una sorta di sigillo alla Don Vito Corleone nel padrino, mentre il suo sguardo continuava terrorizzato ad incrociare il mio.
Poi la lasciai andare: “…ti chiamo io appena sono pronto”.

Non se lo fece ripetere due volte: sparì immediatamente in camera sua. Dopo aver chiuso i libri e aver chiamato i ragazzi per confermare l’appuntamento, mi ero cambiato per poi andare a chiamare Neus…cioè Fede…in camera sua.

Partiti alla volta di Ostia con il motorino, come accaduto quel mattino, Fede era tornata a reggersi a me abbracciandomi con forza. Sebbene la mia ragazza fosse a km e km di distanza, avevo la sensazione che in quel momento si trovasse dietro di me. Arrivammo in anticipo e, dopo aver parcheggiato il motorino decidemmo di farci una passeggiata nei pressi del pontile. Fatto qualche metro, la mia mano venne raggiunta da quella di Fede, decisa a voler passeggiare mano nella mano. Mi fermai un attimo a guardarla.

“…cosa c’è? Ti vergogni a passeggiare mano nella mano con la tua ragazza?” – chiese sorridendomi.
“No, affatto” – le risposi

Fede aveva di nuovo quella strana luce negli occhi che avevo visto quella mattina a scuola dopo il bacio a stampo…
…sentìi addosso una strana eccitazione, che pensai fosse legata a quel gioco che avevamo appena iniziato.

Continuammo a passeggiare mano nella mano fino all’arrivo degli amici, allo scambio di battute e alle presentazioni.
“Lei è…” – esitai
“…Neus, mi chiamo Neus. Sono la sua ragazza.” – cinguettò Fede completando la frase che avevo iniziato
“Sì, sì…quella ragazza catalana!” – fece una delle ragazze del gruppo ricordandosi del giorno in cui le scuole avevano fatto il gemellaggio.
“…quindi state insieme?” – chiese un altro
“Due mesi e dodici giorni!” – rispose prontamente mia sorella stringendosi al mio braccio.

Fede era entrata completamente nella parte: iniziarono le domande dei ragazzi incuriositi dalla singolarità del suo nome. Lei rispose raccontando parte della vita di Neus con una sicurezza e una convinzione tale da dimostrarmi (come se non ce ne fosse stato bisogno) quanto profondamente lei e la mia ragazza si conoscessero.
Cominciai a fare il gioco di Fede comportandomi con lei da “ragazzo”: carezze, smancerie, parole sussurrate, abbracci. Andammo tutti a mangiare in un ristorante austriaco non lontano dal pontile. La serata trascorse piacevolmente tra battute, aneddoti e risate. Il comportamento di Fede mi stupì: dolce con me, garbata con gli altri…una persona completamente diversa da quella che conoscevo. Era diventato difficile per me riuscire a capire se stesse recitando o se stesse agendo in modo naturale.

Tornati in strada, i ragazzi ci proposero il dopocena tradizionale di Ostia ossia il dessert a base di bombe alla crema servita ‘a missile’ in un locale storico nell’area pedonale. Mentre eravamo in fila in attesa del nostro turno la abbracciai e le diedi un bacio sul collo.
Non ebbi il tempo di gustarmi la sua reazione, i commenti divertiti dei ragazzi su come io e Fede ci stessimo comportando come piccioncini in amore scatenarono le risate generali.

“…vi invidio un po'” – disse una delle ragazze

Io e Fede ci guardammo sorridendo: quel gioco che avevamo iniziato era diventato davvero divertente.
Tra risate e scherzi la serata in compagnia si avviò alla conclusione: i ragazzi si dovettero congedare perchè si era fatto tardi e dovevano rientrare a Pomezia. Ci lasciarono soli al pontile. Sia io che Fede eravamo un po’ brilli e decidemmo di farci un’ultima passeggiata sul pontile per non rischiare qualche incidente nel rientrare a casa. La penombra delle luci del pontile, un ambulante che suonava pezzi romantici…
…c’era l’atmosfera adatta a continuare quel nostro gioco anche in assenza dei ragazzi.
Arrivati in fondo al pontile girai Federica verso di me, la presi per i fianchi, la alzai di peso e feci in modo che si sedesse sul parapetto di marmo.

Lei si mise a ridere: “Per un attimo ho creduto che mi volessi buttare di sotto!”
Risi con lei: “…e perchè mai? La marchesa stasera non s’è vista!”
Lentamente il suo volto tornò serio: “…Ale…io…stasera sono stata davvero bene”
Le divaricai le gambe per potermi avvicinare di più e permettere al mio busto di aderire al suo. La strinsi forte a me. Annusai a pieni polmoni il suo profumo e con la bocca cercai il suo collo per darle un bacio.

“Ma che…?” – disse Fede sorpresa, ritraendosi.

La guardai negli occhi con aria molto seria, per me il gioco non era finito.

“…hai detto di essere la mia ragazza, no?” – le dissi

Lei rimase interdetta. Non le diedi il tempo per reagire e rispondermi: le afferrai il viso e la baciai. Un bacio tenero ma al tempo stesso intenso e carico di passione che non saprei dire quanto durò. So solo che quando ci staccammo l’uno dall’altra, mia sorella aveva l’espressione sconvolta e il fiatone.

“Credo…credo si sia fatto tardi Ale…dovremmo tornare a casa!” – mi disse con voce roca
Mi spostai indietro per permetterle di scendere dal parapetto, ma non di staccarsi dal mio corpo. Appena i suoi piedi toccarono terra la assalii nuovamente con un bacio sulla bocca. La tenni stretta a me per i fianchi, mentre la sua bocca rispondeva con passione al mio bacio e le sue mani cominciarono a muoversi in modo sempre più concitato per carezzarmi i capelli, il viso, il collo.

Infine portò le sue mani sul mio petto e facendo leva riusciì a staccarsi da me
“Dico…dico sul…sul serio, Ale…noi…noi…dobbiamo…andare…” – disse ansimando.
Sul suo viso si leggeva chiaramente lo sforzo sovrumano che aveva fatto per staccarsi da me: ogni cellula del suo corpo avrebbe voluto continuare quel bacio all’infinito.

Avvicinai di nuovo la mia bocca alla sua, vincendo ogni sua resistenza. Ci baciammo ancora una volta in modo appassionato. Mi prese il volto tra le mani e staccò per l’ennesima volta la bocca dalla mia. Fece in modo che le sue mani impedissero al mio viso di avvicinarsi di più. Rimanemmo fermi, con le fronti incollate a guardarci negli occhi.

“Ale, andiamo a casa.” – disse

Quel suo tono deciso, il volto serio…pensai che avesse voluto decretare la fine dei giochi.

Mi rassegnai a tornare al motorino. Mentre camminavamo Fede tornò a stringere la mia mano, mandandomi in confusione. Indossati i caschi siamo partiti alla volta di casa. Durante il tragitto Federica era tornata a stringersi a me. Arrivati a casa, dopo aver posato il motorino, salimmo al piano di sopra entrambi con lo sguardo basso. La seguii fino alla porta della sua camera, avrei dovuto proseguire per raggiungere la mia camera.

Improvvisamente Fede si girò, prendendomi la mano. Portò l’altra mano sul mio viso come a volerlo accarezzare.
Provò a balbettare qualcosa tentando di incontrare il mio sguardo: “Ti…ti va…ecco…di…entrare…un attimo?”
Sorrisi: “…adesso sembriamo i due innamorati di quel film dove la ragazza invita il ragazzo a salire su da lei per un innocente drink e poi…”

Battuta molto infelice. Fede continuava ad essere tesa ed impacciata.

“Ale…io…” – continuò a balbettare.

La guardai negli occhi. In quello stesso istante le chiuse i suoi, prese un lungo respiro e poi,
tornandomi a guardare negli occhi, disse – “…io questa sera vorrei fare l’amore con te”.

Chiunque altro le sarebbe saltato addosso senza pensarci due volte.

Io no.

Disorientato, incapace di capire a che gioco stesse giocando, se stesse ancora recitando la parte di Neus, se fosse combattuta tra il dovermi fare la guardia e il tornare a essere la Federica di sempre o se invece qualcosa quella sera fosse scattato in lei spingendola a rispondere con tanta passione ai miei baci.

“Vorrei sapere con chi farò l’amore stasera…” – le risposi – “…Fede…Neus…chi?”

La sua risposta fu un bacio appassionato sulla bocca. Mi buttò le braccia al collo e strinse il suo corpo al mio.
Cominciò a riempirmi il volto di baci e alternando i baci alle parole mi disse: “…sarò…quello che vuoi tu…voglio solo…fare l’amore con te”

Fare l’amore. Aveva ripetuto e puntualizzato fare l’amore. La marchesa al suo posto avrebbe detto scopà, fasse montà o fasse sbattere, o ancora fasse ingroppà. Mia sorella, l’amica per la pelle di Neus, nonchè mia carceriera, avrebbe detto invece fare sesso, svuotarmi. Federica, invece, “voleva fare l’amore”.

Quelle parole cambiarono per sempre il rapporto tra me, Fede e Neus.

Quella notte ho fatto l’amore con Fede, mi sono lasciato cullare dai suoi baci, dalle sue carezze, dai suoi abbracci. Ho esplorato con la mia bocca ogni angolo del suo corpo, ho leccato avidamente il piacere tra le pieghe del suo sesso, l’ho fatta gemere di piacere succhiando intensamente i suoi capezzoli.
Quella notte Federica mi ha stretto a sè, ripetendomi più e più volte “ti amo”, lasciandomi entrare dentro di lei senza alcun tipo di protezione (nota: avevo finito le scorte di presevativi e ritornando a casa mai avrei pensato a quel cambio di programma).
Quella notte ho visto Federica travolta dall’orgasmo, l’ho sentita chiedermi di non fermarmi, di continuare a muovermi dentro di lei alla ricerca del mio piacere.
Quella notte Federica mi ha implorato di venirle dentro, mi ha sussurrato estasiata “ti amo” mentre i miei fiotti caldi le riempivano la vagina e io raggiungevo l’apice del piacere.
Quella notte siamo rimasti abbracciati dopo aver fatto l’amore. Stremati e appagati per quell’indimenticabile giornata, ci siamo addormentati uno nelle braccia dell’altra.

Il giorno successivo portò diversi cambiamenti.

Fede, stanca del rapporto poco sincero con Ciccio, decise di farla finita. Lo liquidò raccontandogli (finalmente) della tribuna di Monte Mario, e di come un ragazzo “conosciuto” durante il derby era riuscito trascinarla nei bagni dello stadio e a scoparla senza ritegno, mentre Ciccio, ignaro, era impegnato sugli spalti a urlare “forza Roma”.

Ciccio non la prese bene, sfogò la rabbia improvvisa sfasciando con una testata la vetrina di un negozio alla Balduina, facendosi malissimo. La lunga degenza in ospedale l’aiutò ad accettare la fine della storia con mia sorella che, dopo una lunga telefonata con Neus, mi saltò addosso euforica, dandomi la lieta notizia: da quel giorno sarei stato il suo ragazzo nonchè il ragazzo di Neus.

I miei genitori assistettero muti alla scena. Non ebbero nulla da ridire, visto che comunque non eravamo fratelli…
…non capirono bene il rapporto con Neus, ma lasciarono correre. Ci chiesero solo di essere discreti sia in casa che fuori nel fare certe cose…e di prendere le dovute precauzioni per evitare di ingrandire troppo presto la famiglia.

Quella strana e singolare condivisione tra Fede e Neus segnò inoltre la fine di gelosia e insicurezza da parte di Neus: entrambe le ragazze erano certe che non avrei avuto altri occhi se non per loro, anche perchè si preoccupavano di lasciarmi quotidianamente ‘senza veleno’ e senza voglia di ‘mordere’ altre ragazze.

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