Skip to main content
Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'IncestoTrio

Silvia 38 anni si scopre… desiderata…

By 2 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Silvia, ho 38 anni sono sposata con Massimo.

Con mio marito siamo buoni amici. ‘Buoni amici’ forse questo è il nostro problema, i pochi rapporti che abbiamo si consumano velocemente e senza fantasia. La mattina, quando sono sola in casa, la mia fantasia riesce a concepire le situazioni più impensate e forse impossibili che mi fanno raggiungere, in solitudine, degli orgasmi tanto intensi da lasciarmi stesa anche per mezz’ora sul letto prima di riuscire ad alzarmi. Altre volte è il vibratore che velocemente mi fa raggiungere uno squallido e poco appagante orgasmo.

A volte penso anche che forse pretendo troppo, in fondo non sono una ragazza da copertina, sono alta un metro e sessantacinque, i capelli a caschetto biondi tinti. Sono anche leggermente cicciottella, non grassa ma sicuramente con qualche chilo di troppo. Quello che mi accorgo dagli sguardi degli uomini è che il mio seno non passa inosservato. Ho un seno abbondante e ancora abbastanza sodo, mi piace mostrarlo sotto una camicetta leggermente aperta. Anche io, come credo quasi tutte le donne, apprezzo gli sguardi fugaci degli uomini che, credendo di non essere notati, ti aprono con gli occhi la camicetta oppure quando indossi una gonna corta, al supermercato, ti seguono aspettando che ti chini di fronte a uno scaffale sperando di vedere le mutandine.

Mi piace immaginarli, la sera, soli, con il pene in mano che si masturbano pensando a innaffiarmi il seno, magari pensano a passarmi il pene tra le tette, a succhiarmi i capezzoli e poi a farmi raggiungere l’orgasmo con la testa tra le mie gambe e la lingua che lavora senza sosta il clitoride. Anche se poi, tornando alla realtà, mi convincevo che gli uomini non erano attratti da me al punto di eccitarsi e masturbarsi sognandomi.

Lavoro saltuariamente, faccio le pulizie o accudisco dei bambini.

Trovai lavoro presso una famiglia che abitava in una casa di campagna. La signora era all’estero per un mese, il marito lavorava la notte usciva la sera alle diciotto e rientrava il mattino alle cinque. Il figlio di diciannove anni usciva la mattina alle sei per andare a scuola.

Io dovevo iniziare il pomeriggio alle sei, poco prima che il padrone di casa uscisse, fare i lavori di casa, preparare la cena al figlio e poi avrei dormito in una cameretta che mi avevano preparato.

Accettai di buon  grado quel lavoro, non era pesante e venivo pagata bene.

Era il mese di Maggio quando iniziai. Il figlio, Davide, non pretendeva certamente una cucina sofisticata e cenavamo insieme mentre mi raccontava della giornata a scuola.

Davide era un ragazzone, alto più di un metro e ottanta. Una sera nella mia stanza, non senza vergognarmene infinitamente, mi toccai pensando a lui mentre mi penetrava e con la sua poca esperienza mi riempiva con la sua fontana rovente che sembrava non avere fine. A volte mi eccitavo pensando a lui che in camera sua afferrava l’enorme pene, si ero convinta che il suo fosse proprio di dimensioni eccezionali, e si masturbava. Il suo pensiero, quando gli usciva il fiume di sperma e gli colava sul petto, era sicuramente rivolto a me. Quando gli cambiavo le lenzuola mi accorgevo che le aveva inondate la sera precedente.

Dico questo perché vedevo come i suoi occhi, durante la cena o dopo quando ci sedevamo sul divano a guardare la televisione, erano fissi sulla mia scollatura. Mai avrei sfiorato quel ragazzo che aveva esattamente la metà dei miei anni, ma mi piaceva farmi osservare da lui. A volte non indossavo il reggiseno ed era impossibile non accorgermi dei suoi occhi che foravano la mia maglietta e passavano da un capezzolo all’altro. Altre volte avevo una gonna corta, mi sedevo in poltrona, e Davide ad ogni movimento delle mie gambe sembrava cercare un varco per riuscire a vedere il colore delle mie mutandine e, alcune volte, i mie movimenti gli concedevano questo piacere. Spesso la sera indossava i pantaloni della tuta e riuscivo a vedere il suo pene gonfio, sapevo che quando fosse andato a letto lo avrebbe afferrato e sarebbe andato su e giù fino a spruzzarsi li seme caldo sulla pancia.

Una sera spinsi leggermente la porta della sua camera da letto, riuscivo a vederlo dai piedi fino a metà del corpo, si era scoperto e si stava masturbando lentamente. Non posso negare che ne vedere quella scena infilai la mano sotto la camicia da notte quando vidi uscire il fiume dal suo pene raggiunsi l’orgasmo. Continuava a muovere ritmicamente la mano e altra sborra usciva con schizzi fortissimi, teneva il pene rivolto verso l’alto e lo sperma ricadeva sulla mano e colava sui peli.

Era, per me, molto appagante sapere che un bel ragazzo di diciannove anni si eccitava a guardarmi e che sicuramente quando la sua mano lo portava verso l’orgasmo chi, nella sua fantasia, avrebbe dovuto ricevere il suo seme sarei stata io. E con quanto del suo seme mi avrebbe massaggiato i seni questo faceva parte della mia fantasia, doveva essere un fiume in piena, un fiume rovente. Immaginavo come quel ragazzone a cavalcioni sopra di me si sarebbe masturbato inondandomi il seno e il ventre con il suo sperma rovente.

Una sera andai a letto verso le ventidue, Davide rimase ancora a guardare la televisione.

Come ormai mi succedeva quasi ogni sera, iniziai a toccarmi il seno poi il clitoride. Facevo tutto molto lentamente, avevo imparato a godermi quei momenti.

Ero in posizione prona senza coperte, con la camicia da notte alzata sopra la vita e con il dito premevo sul clitoride quando, nel buio profondo, sentii la porta aprirsi. Un corpo si adagiò sopra di me. Era un uomo, eccome se era uomo, sentivo un enorme e  duro bastone contro al mio sedere. Rimasi immobile, non sapevo come comportarmi. Ero eccitata, il dito mi stava facendo raggiungere l’orgasmo. Spostai la mano dal pube. L’uomo, senza molta delicatezza infilò una mano tra il materasso e il mio seno e prese a pizzicarmi il capezzolo.

Mi lasciai scappare dalle labbra quella che doveva rimanere una sensazione privata ‘aaahhhh…. ‘

Questo probabilmente fece eccitare l’uomo che aprì la mano e la richiuse stringendo il mio seno e piantandoci dentro le unghie al punto da farmi emettere un urlo di dolore ma allo stesso tempo aumentava la mia eccitazione. Sentivo il suo enorme pene muoversi e pulsare schiacciato tre le mie natiche.

Pensai che probabilmente non aveva il coraggio di entrarmi dentro. Mi sbagliavo, dopo pochi istanti, si staccò leggermente da sopra il mio corpo e il suo glande si abbassò alla ricerca del mio buco che avrebbe accolto la colata lavica che sarebbe uscita da lui. Dovetti alzare leggermente il sedere per facilitargli il compito.

L’uomo cominciò ad andare sue e giù come un forsennato, dapprima provavo dolore per quel pene enorme che trafiggeva la mia vagina prendendomi da dietro, ma dopo pochi colpi inizia a provare una sensazione che da tanti anni non avevo più provato.

‘Aaahhhhhh… Siiiiii…. Daiiii…. Bravoooo… Che cazzooooo… Che cazzzoooo…’

L’uomo, mentre tentava di distruggermi il ventre, mi aveva afferrato entrambi i seni e mi piantava le unghie nella pelle, solo il giorno dopo mi accorsi delle ferite che mi aveva inflitto.

Lo sentivo godere ‘Siiiii…. Siiiiii…. Che tetteeee… Che tetteeee… MI fai godere Silvia…. Ti voglio aprire… Prendi questo cazzoooo…’

Era Davide! Quel ragazzone di diciannove anni che godeva con me, una donna di trentottenne.

Non avevo il coraggio di girarmi e guardarlo in faccia, avrei voluto sottrarmi a quel rapporto che forse era contro natura ma ero immobilizzata sotto il suo corpo sfinita dal godimento eccitata nel sentirlo godere. Avrei voluto girarmi, farmi leccare la fica, farmi succhiare i capezzoli.

‘Daiii Silviaaaa… Siiiii… Fatti riempire di sborraaa…. Siiiii….’

Sentivo il suo pene pulsare dentro il mio ventre, sentivo la sua sborra rovente riempirmi la fica. Il suo pene enorme ormai entrava e usciva da dentro a me come se la mia fica fosse diventata enorme, la sborra aveva lubrificato le pareti e l’abbondanza schizzava fuori dopo ogni affondo. Sborrava proprio come l’avevo sempre immaginato. A volte mentre mi toccavo pensavo a lui sdraiato sul letto e io al suo fianco che gli facevo una sega fino a vederlo sborrare, un getto intenso che gli arrivava fino sul viso e lentamente rallentavo il ritmo, lo fissavo negli occhi per cogliere il suo godere e trasferirlo dentro a me.

‘Siiiii…. Siiiii…. Bravooooo….. Vengooooooo…… Vengooooooo…. Fammi godere daiiiii…’

Ero venuta per la prima volta in vita mia senza bisogno di toccarmi il clitoride.

Davide rimase diversi minuti sopra di me e lentamente mollava la presa dai seni, poi si alzò e senza dire nulla, io non mi girai, non avevo il coraggio di guardarlo, uscì per andare in camera sua.

 

Ero confusa, non riuscivo neanche a pensare, sentivo l suo seme che mi usciva dalla vagina e colava tra le mie gambe.

 

Il giorno seguente non avevo neppure il coraggio di guardarlo in faccia, al contrario Davide si comportava normalmente, come se la sera precedente non fosse successo nulla.

Mentre cenavamo lo guardai e con un tono severo gli dissi

‘dovremmo vergognarci!’

‘Abbiamo giocato, ci siamo divertiti! Certo che se ti ho infastidito ti chiedo scusa… Non volevo…’

‘Ma noooo… noooo…’ non sapevo cosa rispondere. Per lui era stato un gioco e forse avrei dovuto viverlo anche io così.

‘Sai, io sono molto timido… Avere una donna capace come te che mi permette giocare con il suo corpo è una grande cosa! Ti prego non dire niente a mio padre!’

Le sue parole erano strane, non lo conoscevo sotto questo aspetto. Involontariamente mi stava caricando con un tale coraggio e autostima che non avevo mai provato. Mi stavo rendendo conto che avrei potuto fargli soddisfare ogni mio desiderio, poteva essere il mio giocattolo erotico, potevo non accontentarmi più di un freddo vibratore. Davide avrebbe potuto diventare il mio schiavo.

A tratti provavo vergogna per i miei pensieri, una quarantenne che sottomette un ragazzo di neanche vent’anni ma ero decisa ad andare avanti.

Quella sera poco dopo che io andai a letto sentii Davide che stava facendo altrettanto. Le nostre camere erano quasi affacciate l’una all’altra. Aspettai dieci o quindici minuti che si sistemasse e, prima che spegnesse la lampada che aveva a fianco del letto, entrai i camera sua. Indossavo una camicia da notte molto corta.

Davide era sul letto, aveva una maglietta e le mutandine. Mi misi a sedere al suo fianco, lo fissai con sguardo severo.

‘Togliti le mutandine!’ gli ordinai. ‘Vuoi farti una sega come tutte le sere!?’

Senza dire nulla ma con un espressione di paura si sfilò le mutande. Il suo bel cazzo non era completamente a riposo, non potevo fare a meno di fissarlo, lungo, tondo, poggiava sui peli e si allungava fino sotto l’ombelico. Sembrava pulsasse, allungai la mano e lo afferrai.

‘Questa sera ti faccio una sega!’

Davide allungò una mano come per accarezzarmi il seno, mollai il pene e afferrai la sua mano con violenza.

‘Tu stai fermo, ti muovi quando lo dico io!’

Ripresi il in mano il pene, dopo pochi movimenti del braccio era diventato duro e grande che non riuscivo a trattenermi dal salire a cavallo e farmi penetrare.

Continuai con la sega mentre lo fissavo negli occhi, stava godendo e non riusciva a trattenere i gemiti del piacere. Continuavo a ritmo lento, avevo imparato che lo schizzo è direttamente proporzionale al tempo che ci si impegna ad agitare il pene e poi volevo fare durare quel momento il più a lungo possibile.

‘Silviaaaa…. Silviaaaaa…. Daiiii…. Daiiii….’

Stava venendo, aumentai leggermente il ritmo, un improvviso schizzo di sborra arrivò a sfiorargli le labbra. Continuavo a lavorare quel magnifico cazzo che sembrava non volere più smettere di eruttare sborra, Davide aveva la pancia il torace coperti del suo seme, con la mano che non era impegnata dal suo cazzo gli massaggiai la sborra poi la portai alla bocca e gli passai sul palmo la lingua. Lentamente mi fermai mi alzai e andai in camera mia.

 

Ero soddisfatta! Ora sapevo di avere uno schiavo in mio potere. O almeno questo è quello che credevo.

Il giorno successivo, probabilmente a causa delle forti emozioni vissute, ero stanca e svogliata. Era ora di cena e non avevo ancora preparato nulla.

‘Davide! Vieni in camera mia che devi farmi un massaggio!’ gli ordinai.

Mi spogliai completamente e mi sdraiai sul letto. ‘Prendi l’olio per i massaggi che tua madre tiene nel mobiletto in bagno’ Davide, senza parlare, come privo di sentimenti eseguiva ogni mio comando. Non so se lo facesse per paura che io potessi raccontare al padre che mi aveva ‘violata’ o se fosse per la paura di alterare quel rapporto che si era instaurato tra noi.

Ero in posizione supina, quel ragazzone di vent’anni si era venuto a sedere al mio fianco. Io che fino a pochi giorni prima mi sentivo come il brutto anatroccolo ora avevo a disposizione un arnese che neanche osavo immaginare in quei brevi momenti, al mattino, in compagnia del mio squallido vibratore.

‘Spogliati! Devi essere nudo mentre mi massaggi!’ Anche questa volta eseguì prontamente l’ordine e dopo pochi istanti era inginocchiato sul letto alla mia sinistra. Versò una abbondante dose d’olio sulla pancia e iniziò con entrambe le mani a massaggiarmi. Sentivo scivolare la sua pelle contro la mia, con la mano sinistra insisteva sul seno e con la destra scendeva fino a sfiorare i peli del pube. Avevo l’impressione che non avesse il coraggio di spingersi più in basso. Ero completamente rilassata, tenevo gli occhi chiusi e li aprivo solamente per qualche istante per godere dello spettacolo che mi offriva il suo pene gonfio che a tratti pulsava e si muoveva verso l’alto per poi ricadere.

‘Ora vai a prendere il rasoio elettrico, quello piccolo. Voglio che mi depili’

Sentii le sue mani irrigidirsi sul mio corpo, non riuscii a capire se la sua era una reazione di disappunto o, al contrario, avesse preso quell’ordine come un premio per l’ottimo massaggio che mi aveva fatto.

Dopo pochi istanti rientrò in camera con in mano un taglia capelli a batteria, era tondo simile a un vibratore, quasi uguale a quello che avevo a casa e che usavo per depilarmi. Piegai leggermente le gambe e le divaricai.

‘Dai! Infilati nel mezzo e fai un bel lavoro’

Si stese sul fondo del letto, aveva il viso a trenta o quaranta centimetri dall’oggetto dei suoi sogni. Accese il rumorosissimo tagli capelli, sollevò la testa ‘Tutto, completamente rasata?’, ‘Certo!’.

Iniziò dal monte di Venere, provavo una sensazione nuova che mi è difficile descrivere. Quel ragazzo tra le mie gambe mi stava trasmettendo una vibrazione attraverso a quell’arnese a batterie che creava una situazione nuova, bellissima. Scese vicino al clitoride e poi alle grandi labbra e sembrava avesse il timore di non prestare la giusta attenzione e di farmi male. Mi accorsi che teneva l’arnese fermo contro il clitoride per alcuni secondi, cercava di eccitarmi e ci riusciva. Ci mise forse quindici o venti minuti a finire il lavoro, forse aveva paura di non farlo bene o forse voleva farlo durare il più a lungo possibile. In ogni caso speravo che non finisse mai. In alcuni momenti la sua bocca era a pochi centimetri dalla vagina, sentivo il suo respiro rinfrescante. Alcune volte alzai le braccia ma poi mi trattenni dall’afferrarlo per i capelli e premerlo contro il mio sesso, mi piaceva immaginare a come avrebbe mosso la sua lingua dentro a me o se, a causa dell’inesperienza, mi avrebbe fatto male succhiandomi il clitoride. Avevo paura che questo succedesse, in quel momento preferivo lasciare volare la mia fantasia che ormai aveva oltrepassato quel punto dove poi tutto è possibile.

Mi voltai e gli ordinai di massaggiarmi la schiena. Ero in posizione prona, con le gambe divaricate. Davide si era inginocchiato al mio fianco, speravo avesse il coraggio di osare qualche cosa di più. Mi versò l’olio sulla schiena, sulle natiche e sulle gambe.

Si mise a cavalcioni, le sue mani gravate da parte del suo peso si muovevano sulla schiena e il suo corpo insieme a loro, sentivo il suo pene salire dalle natiche fino a metà schiena. Quando scendeva riuscivo a distinguere lo strusciare dei testicoli lungo la mia spina dorsale.

Dopo qualche minuto si alzò per inginocchiarsi poi tra le mie gambe, il suo massaggio era ora concentrato unicamente sui glutei, di tanto in tanto lasciava scivolare uno o due dita lungo il solco intergluteo e premeva leggermente sull’ano, quasi volesse tentare di esplorarlo. Quasi istintivamente alzai leggermente il sedere piegando leggermente le gambe, quel tanto che bastava ad aprire il solco e facilitargli il massaggio. Colse immediatamente quel movimento, prese l’olio e me lo fece colare sul coccige, passò il dito medio tra le natiche, forse quattro o cinque volte, poi sentii il suo dito che mi entrava delicatamente nell’ano forse per un paio di centimetri. Lo muoveva senza forzarlo, come volesse esplorare quella piccola caverna che non pensava di violare così presto. Piegai ancora leggermente le gambe, sfilò molto lentamente il dito. Sentii le sue mani afferrare i mie glutei, le dita avvicinarsi all’ano per mantenere il solco aperto, un calore improvviso, qualche cosa di morbido stava accarezzando il mio buchetto. Era la lingua di Davide che saliva e scendeva lungo il solco e insisteva per cercare di entrare nell’ano. Quella lingua che spingeva per entrare, ruotava, saliva e scendeva sull’ano mi fece perdere ogni controllo, ero confusa, non riuscivo a pensare, mi era salito il sangue alla testa, sentivo il sudore che colava insieme all’olio su ogni parte del mio corpo.

Lentamente, sempre tenendo la lingua nel solco, entrò con un dito per diversi centimetri. Lo muoveva dentro di me senza provocarmi nessun dolore ma una sensazione nuova e appagante. Sfilò il dito, si alzò in ginocchio e appoggio la punta del pene contro il buchetto, dai suoi movimenti credo che stesse versando olio tra il pene e il solco, in un altro momento e forse con un’altra persona al posto del ragazzone mi sarei voltata e non gli avrei permesso di continuare ma ero come paralizzata, aspettavo solamente che il tempo trascorresse per assaporarmi quello che sarebbe venuto dopo e poi ancora dopo.

Ero sicura che sarebbe stato impossibile, cominciò a spingere il suo pene duro e dritto dentro a me, sentivo che stava entrando, mi afferrò i fianchi come per non farmi scappare, la pressione aumentava. Mi stava assalendo un misto tra dolore e curiosità, emisi un piccolo urlo ‘Aaaahhhh…’ non so dire se per il dolore o per la situazione che mi portava verso uno strano orgasmo. Volevo che continuasse, volevo sentirlo andare avanti e indietro volevo sapere quale sensazione avrei provato quando il fiume si riversava nel mio intestino.

‘Daaaiiii… Daiiiii… Davide…. Godo….’

I miei gemiti dovevano averlo eccitato all’inverosimile, non faceva più attenzione a non farmi male, passò una mano davanti a me mentre entrava e usciva dentro all’ano come se fosse stata la figa e prese a toccarmi il clitoride, stava per esplodere e voleva farmi partecipare a quella festa.

Gli ultimi colpi mi fecero temere che mi avesse distrutto, sentii il ragazzone che aveva la metà dei miei anni spingere con violenza il pene dentro al mio intestino, lo sentivo pulsare muoversi, sentivo lo sperma rovente che mi invadeva la pancia, lo fece scivolare ancora quattro o cinque volte dentro e fuori, ogni volta che entrava una parte della sua colata rovente usciva dall’ano per scivolare sulla vagina che Davide non aveva ancora smesso di accarezzare.

 

 

nik

Leave a Reply