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Tutto cominciò una mattina d’estate a Parigi

By 16 Luglio 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

1^ – Il prologo: Anne

La ragazza è sopra di me, profondamente impalata sul mio sesso, si muove lentamente, non su e giù, ma avanti ed indietro, mantenendo il mio cazzo ben piantato in fondo a lei e contemporaneamente struscia il clitoride, ben pronunciato, sui miei radi peli pubici.
Le sue mani poggiano sul mio petto ed i seni, tra le sue braccia, ondeggiano con un movimento ipnotico davanti ai miei occhi.
Ha le labbra socchiuse ed il suo respiro è accelerato ed ogni tanto interrotto da qualche gridolino:
‘Oh ouì’ così è bello’ ouì est merveilleux”
Piega le braccia ed i seni sfiorano il mio viso, i capezzoli sono turgidi e dritti come chiodi.
Non posso fare a meno di sollevare la testa e prenderne uno tra le labbra e cominciare a succhiarlo come un poppante.
‘Oh ouì, c’est bon’ continua’ non ti fermare’ ouìììì”
E chi vuole fermarsi!!!
Passo da un seno all’altro continuando a succhiare quei due chiodi duri e rendendoli, se possibile, ancora più duri.
‘Ooohhh c’est bon’ je viens’ ohhh ouiiii je vieeeeens”
E con questo grido gutturale mi allaga il pube con un getto di umori odorosi di femmina.
Sento che anch’io sono arrivato al limite, sto per venire.
‘Anne’ non posso trattenermi vengoooo!!!’
Prontamente lei si solleva e sfila il mio cazzo dalla sua intimità; lo afferra al volo con la mano e sono sufficienti due o tre colpi su e giù e lui erutta dei getti di bianca crema che finiscono sul mio stomaco.
Poi si stende su di me; siamo entrambi stanchi ma appagati e felici.

Beh direte voi, cosa c’è di così eccitante?
Quello che è eccitante e diverso è che la ragazza sopra di me era mia cugina Anne, che lei aveva 23 anni ed io diversi di meno e che per me era il primo rapporto sessuale della mia vita.
L’INIZIO!!!

Mi presento:
il mio nome è Michele, sono ormai prossimo ai sessant’anni ed ho passato la mia vita dedicandomi alle donne, amandole, servendole, rendendole, a volte, felici, e traendone il massimo del godimento e del benessere.
Spinto dalla mia attuale compagna, con la quale ho un rapporto aperto e alla quale non ho mai nascosto nulla del mio passato, scrivo queste avventure della mia vita per rendervi partecipi di quanto sia bello amare le donne.
Non voglio scrivere le mie memorie, ma solo raccontare alcune delle avventure che, credo, siano più coinvolgenti, eccitanti e che potrebbero interessarvi.

Tutto era cominciato diversi giorni prima’
Dovete sapere che in quegli anni io passavo sempre un mese delle mie vacanze scolastiche a Parigi, da mia zia, la cognata di mio padre.
Il marito l’aveva lasciata vedova qualche anno prima, con una figlia, Anne, ed un negozio di panetteria, a due passi da Montmartre, da mandare avanti.
Mia zia si era rimboccata le maniche ed aveva continuato a gestire la boulangerie da sola, con un nuovo panettiere, per mandare avanti la casa e far continuare gli studi ad Anne.
Anne era una ragazza estrosa, piena di vita, frequentava l’università, com’era consuetudine allora non aveva molti tabù, era una ragazza libera e si divertiva con gli amici tutte le sere.
Ora, dopo anni, posso dire che non era una gran figa; non molto alta, capelli castani ed occhi scuri, che tradivano la sua discendenza mediterranea, un bel seno sodo e bruno, fianchi larghi e gambe non lunghe ma ben affusolate; ma a quel tempo per me era bellissima!
Io ero il suo cuginetto; quand’ero lì mi coccolava, mi chiamava ‘ma Miche (pagnottella)’, che per lei era il diminutivo di Michele, mi portava con se, durante il giorno, la sera quando usciva con i suoi amici, insomma avevamo un rapporto bellissimo, intimo, come fratello e sorella.
Devo dire che in quegli anni di adolescenza io ero molto attratto da Anne; la spiavo quando faceva la doccia, sbirciavo nella sua scollatura e a volte, quando in casa non portava il reggiseno, riuscivo ad intravedere le sue aureole scure.
Queste visioni erano l’oggetto delle mie fantasie e delle mie masturbazioni serali.
Quello era il secondo anno che passavo le vacanze con loro e Anne aveva lasciato il suo ultimo ragazzo da due mesi.
La nostra vita aveva una routine ben consolidata: mia zia si alzava presto la mattina per aprire la boulangerie, Anne poltriva a letto fino verso le nove, o anche più, e quando si svegliava scendeva a prendere delle baguettes fresche e mi svegliava per fare colazione.
Qualche giorno prima eravamo andati a prendere il sole, che a Parigi, anche d’estate, non è una consuetudine, su una spiaggia costruita su una spianata di cemento sulle rive della Senna.
Eravamo sdraiati uno affianco all’altra, lei era con la testa verso il mio fianco, le sue mani erano sotto il mio asciugamano.
Sentivo le sue dita, contro il mio fianco che si muovevano, era come se suonasse il pianoforte.
Danzavano contro la mia pelle provocandomi strane sensazioni e brividi di piacere.
Poi spostandosi, mise le mani ancor più profondamente sotto di me, arrivando a sfiorare il mio basso ventre, mentre continuava quella danza con le sue dita.
Io, nella mia innocenza adolescenziale, non mi resi conto del significato di quei movimenti, sapevo solo che per me erano fonte di una forte eccitazione, infatti avevo il membro duro come la pietra sotto di me.
La sera, se non uscivamo, guardavamo la televisione.
Di solito mia zia si metteva in poltrona ed io ed Anne ci mettevamo sul divano.
Ad Anne piaceva stare sdraiata e spesso mi chiedeva di sdraiarmi dietro di lei.
Questo mi metteva in una situazione difficile; io sdraiato dietro di lei e lei con il dorso e il didietro appoggiato contro di me era, per me, fonte di un’eccitazione continua, il mio membro era costantemente duro ed appoggiato contro le sue natiche, ma lei sembrava non accorgersene o almeno faceva finta.
Quella sera però successe qualcosa di diverso.
Stavamo guardando una commedia molto noiosa e mia zia, stanca della giornata, si era addormentata in poltrona.
Anch’io, seppur eccitato dal contatto con il corpo di Anne, ero in uno stato di dormiveglia.
Qualcosa mi riportò allo stato di coscienza: il corpo di mia cugina si muoveva!
Le sue natiche si muovevano, strusciavano contro la mia erezione, in una danza sinuosa ed eccitante!
Presi coscienza di quello che accadeva, il mio sesso prese coscienza di ciò!
Lei lo aveva incastrato nel solco delle natiche, protette solo da una leggera vestaglietta di cotone e mi stava massaggiando con quelle sue colline sode.
Non resistetti mi alzai di scatto e corsi in bagno dove detti sfogo alla mia eccitazione con una lunga sborrata.
Quando tornai, lei si alzò dal divano:’ E’ ora di andare a dormire, buonanotte.’ – e sorridendo mi diede un bacio sulla guancia.
Durante la notte non riuscivo a prendere sonno.
Lei dormiva nella camera accanto alla mia, decisi di spiarla, mi alzai dal letto ed in silenzio mi diressi verso la sua stanza per vedere se riuscivo a sorprenderla in atteggiamenti osè.
Purtroppo lei dormiva e nel buio non si vedeva molto così me ne tornai in camera mia abbastanza deluso.
Dopo circa venti minuti sentii dei rumori provenire dalla sua stanza, mi alzai e andai alla sua porta.
Era socchiusa e la scostai quel poco che bastava per vedere lei senza essere visto.
Aveva acceso la luce per togliere la coperta dal suo letto, dato il caldo insopportabile che faceva, ma la cosa che mi lasciò di pietra fu che era completamente nuda e così nel chinarsi sul letto vidi un ciuffetto scuro fare capolino tra le sue cosce ed in mezzo due labbra rosee, e poi il suo culo, bello rotondo, con un profondo spacco che divideva due collinette perfette.
Purtroppo quella visione duro solo pochi secondi, poi lei tornò a letto e spense la luce, ma subito dopo, tornato nella mia stanza, mi masturbai pensando a lei.
Due giorni dopo, la mattina entrò nella mia stanza ed aprì le imposte per svegliarmi.
‘Bonjour Miche’ ‘ mi disse ‘ ‘è ora di alzarsi. Vieni che facciamo colazione.’
Io ero ancora nel limbo del sonno e mi girai nel letto cercando di svegliarmi.
Non mi ero reso conto che avevo una forte erezione ed il lenzuolo era sollevato in alto come una tenda.
‘Oh Oh’ ‘ fa mia cugina ‘ ‘Vedo che stamattina siamo in piena forma!’
‘Scusa, devo andare a fare pipì’ ‘ rispondo imbarazzato.
‘Ma quale pipì’ ‘ mi fa lei avvicinandosi e sedendosi sul letto.

La mano di Anne si posa sul mio ginocchio destro ed inizia ad accarezzarmi risalendo pian piano fino alla coscia.
I suoi occhi sono fissi sulla mia erezione, la sua mano continua ad accarezzarmi la coscia, poi risale lentamente verso la mia turgidità!
Lentamente le sue dita dalle unghie lunghe raggiungono il lenzuolo sollevato e cominciano una lenta carezza sul mio membro eccitato e duro.
Con l’altra mano prende un lembo del lenzuolo e tira fino a scoprire la mia erezione protetta solo dalle mutande tese.
Ancora le sue dita spostano l’orlo per accarezzare la peluria del pube, poi con lentezza scendono e si stringono sul mio cazzo pronto ad esplodere.
Me lo tira fuori dai calzoncini e prende ad accarezzarlo dolcemente con la sua mano esperta.
‘Però!’ ‘ dice in soffio ‘ ‘Il mio cuginetto mi nascondeva ciò che non mi aspettavo! Sei già messo molto bene!”
Dopo neanche un minuto m’irrigidisco ed inarcando la schiena lascio gli umori sgorgare caldi dal glande e sento la mano di Anne che diventa viscida e bagnata. La guardo negli occhi ed anche lei mi fissa per un attimo, poi si alza e si dirige verso la porta:
‘Dai alzati, andiamo a fare colazione.’

E poi arrivò quella fatidica mattina.
La sera prima, Anne era rientrata tardi e credo anche piuttosto brilla; io ero rimasto a casa con la zia.
Mi alzai prima di lei e decisi di farle una sorpresa.
Scesi alla boulangerie e presi le baguettes calde, poi preparai il caffè ed andai per svegliarla.
Diedi due colpetti poco convinti con le nocche della mano alla porta della sua stanza.
‘Ouì?’ ‘ mi rispose una voce assonnata.
‘Sono io. Ho preparato la colazione.’
‘Entra.’
Quando aprii la porta, la stanza era rischiarata dalla luce del sole che filtrava tra le imposte; Anne era stesa sul letto e solo il lenzuolo copriva una minima parte del suo corpo nudo.
M’incantai a guardarla!
‘Non mi guardare così,’ ‘ mi fece sorridendo ‘ ‘Piuttosto apri la finestra.’
Mi riscossi dal mio stupore ed andai alla finestra.

Pur non vedendola sento che si alza.
Sono girato, ma mi accorgo ugualmente che Anne si sta avvicinando a me.
Mi giro e me la trovo davanti, nuda a parte un piccolo slip.
I miei occhi s’incollano al suo corpo e lo percorrono tutto fino ai piedini scalzi.
Alzo lo sguardo e noto una strana luce nei suoi occhi, un’espressione sul suo viso che non avevo mai visto.
Anne mi guarda negli occhi e mi accarezza le guance, sfiorandomi gli zigomi con i pollici,
poi si avvicina di più e mi bacia.
Il suo è un bacio leggero, a cui io, però, partecipo con l’ardore della mia inesperienza, abbracciandola forte e tenendola stretta a me per i fianchi.
La mia lingua vortica beatamente nella sua bocca calda e accogliente, che ha il sapore della notte.
Le sue mani scendono fino a toccare le mie natiche, provocandomi un’erezione spontanea, irruenta.
Anne se ne accorge, e mi spinge delicatamente verso il letto, senza incontrare alcuna resistenza da parte mia.
Il nostro bacio continua a lungo, sdraiati sul letto e quando mi stacco da lei socchiudendo gli occhi, mi elargisce un sorriso candido e sincero, e sussurra: “Perché ti sei fermato?”
Senza rispondere inizio a baciarla sul collo, mentre le mie mani cominciano ad esplorare il suo corpo.
Lei inarca la schiena per facilitarmi il lavoro, e così spinge in alto il bacino ed il suo monte di venere s’incolla alla mia coscia destra.
Sento che è umida, i suoi umori le hanno bagnato lo slip.
La mia eccitazione cresce e cerco di spogliarla completamente, togliendole anche quell’ultimo indumento.
Lei aiuta i miei gesti maldestri con i movimenti del corpo e, finalmente, riesco nel mio intento e mi fermo a guardarla.
E’ bellissima. Il suo corpo disteso sul letto è completamente rilassato e le sue forme prorompenti risaltano con eleganza sulle lenzuola candide.
Osservo la perfezione delle sue gambe abbronzate e dei seni generosi, tondi e sodi, i suoi lunghi capelli sciolti sul cuscino, la bocca socchiusa in un’espressione di rilassatezza, gli occhi scuri luccicanti nella luce della stanza illuminata dal sole.
Poi il mio sguardo cade sul segno lasciato dal costume da bagno sul pube, un triangolino di pelle più chiara che contorna un cespuglietto di peli scuri e l’apertura della sua fichetta depilata.
‘Vieni.’ ‘ m’invita sorridendo tendendo le braccia e allargando le gambe.
A quella vista non resisto ed avanzo verso di lei, sovrastandola con il mio corpo.
Mi sdraio su di lei premendo simultaneamente le mie labbra sulle sue, in un bacio intenso e appassionato.
‘Vieni,’ ‘ mi sussurra nell’orecchio ‘ ‘vieni dentro di me.’
La sua mano scivola tra noi e raggiunge il mio sesso, indirizzandolo, poi, verso la sua natura dischiusa.
Entro in lei, prima, con incredibile delicatezza, lentamente; un calore intenso avvolge la mia asta ed io preso dall’eccitazione spingo con forza, penetrandola fino in fondo.
‘AAhhgg’ ‘ mugola ‘ ‘Come sei duro!’
‘Ti ho fatto male?’ ‘ chiedo timoroso.
‘No. E’ bellissimo, ma fai con calma, prendi il tuo tempo e’ fai attenzione a non venirmi dentro.’
Il nostro amplesso è lento e dolce, i nostri corpi ondeggiano morbidamente e vibrano di piacere all’unisono, accompagnati da affannosi sospiri e gridolini di piacere.
Le sue braccia mi stringono forte a lei e le sue mani accarezzano la mia schiena, mentre le mie sono strette sui suoi seni e giocano con i suoi capezzoli turgidi.
Dopo un tempo che sono incapace di determinare, mi sento che sto per venire; il mio corpo sussulta in preda a violente contrazioni muscolari, con uno sforzo di volontà mi tiro indietro, il mio sesso scatta nell’aria e da esso partono tre o quattro getti di bianca e densa crema che si spargono sul suo ventre e sullo stomaco.
Qualche minuto dopo giaciamo sul letto uno affianco all’altra tenendoci per mano.
‘Scusa non ho resistito molto. Era la prima volta.’
Si gira verso di me e sorride:’Lo so. Non ti preoccupare sei stato bravo, mi è piaciuto molto; imparerai, col tempo imparerai a far godere anche la tua compagna.’

E fu così.
Nei giorni che seguirono m’insegnò tutto: come leccare una donna per prepararla, il sesso orale e provammo assieme svariate posizioni.
Poi come tutte le cose belle anche quella vacanza doveva finire e con tristezza arrivammo a due giorni prima della mia partenza.
Quella mattina Anne entrò già nuda nella mia stanza e si stese nel letto accanto a me.
‘Oggi è l’ultimo giorno, domani la mamma ha la sua giornata di riposo e non potremo fare niente; voglio lasciarti un bel ricordo.’
E così cominciò una mattina di sesso sfrenato che si concluse con la sua cavalcata spettacolare.

Non sono più andato in vacanza a Parigi da loro, ho rivisto altre volte Anne, ma fra di noi non c’è più stato niente, ma quell’estate che segnò la fine della mia pubertà è sempre scolpita nella mia mente.

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
2^ – La signora Franca, prima parte.

Sono dietro di lei, alle sue spalle ed ammiro quel culo che ho visto in fotografia…. bellissimo!
Sodo, morbido, liscio, glielo tocco, le bacio le natiche, le apro con le mani e lei ha un fremito.
Mi afferra l’uccello con una mano e comincia a menarlo finché non lo sente di nuovo duro tra le dita.
Allora lo tira, lo avvicina alle natiche’ io glielo appoggio’ lei si solletica le chiappe con la mia asta, che continua a tenermi in mano, si allarga le natiche con la punta del pene.
“Ti piace il mio culo Michele?”
“Da morire, signora!” – le dico.
“Se ti piace…. dimostramelo!”

Avevo suonato il campanello alla porta di Roberto e dopo qualche istante la porta si aprì.
‘Ciao Michele’ ‘ mi fece la madre di Roberto ‘ ‘come mai da queste parti?’
‘Passavo di qui e volevo vedere Roberto per chiedergli alcuni chiarimenti di matematica.’
‘Ah, ma Roberto non c’è; è andato a giocare a tennis con la sorella, torneranno penso tra un’oretta. Mi spiace….vuoi aspettarlo con me?” – mi chiese la madre.
“No, grazie signora lo chiamerò più tardi….”
Lei insistette:”Ma dai, stai qui sarà a casa tra poco”
“Non vorrei disturbare….” – faccio io, non sapendo cosa dire.
“Uffa.” – fece la signora Franca con una smorfia e mettendosi le mani sui fianchi – “Quante cerimonie devi fare, ti dico sempre che qui sei come a casa tua….”
Non potendo rifiutare, vista la gentile insistenza:”Grazie, è gentile” – dissi entrando – “aspetterò Roberto qui, allora.”
Entrai in casa del mio amico senza nemmeno immaginare che quello sarebbe stato un pomeriggio da ricordare per la vita.
Non mi dispiaceva, tutto sommato, restare con la madre del mio amico, più di una volta mi ero fermato a chiacchierare con lei, sapevo che lei mi considerava un bravo ragazzo e lei, la signora Franca, era una donna disponibile e gentile, di idee aperte e spiritosa.
Roberto ed io eravamo compagni di scuola ed oltre a ciò avevamo un’amicizia solida e sincera.
Ci frequentavamo, uscivamo assieme, facevamo i compiti e studiavamo insieme, eravamo, insomma, quasi inseparabili.
La famiglia di Roberto oltre che da lui era composta da sua madre Franca, appunto, e dalla sorella Patrizia.
Franca aveva, all’epoca, 44 anni, era separata da 3, capelli castani, lunghi alle spalle, occhi marroni, abbastanza alta, slanciata, con dei seni tondi e prosperosi, una vita sottile che si allargava armoniosamente in due fianchi rotondi che finivano su delle bellissime gambe affusolate; era, insomma una quarantenne molto bella e, sapevo, anche molto corteggiata.
Patrizia, sua figlia, era l’altro motivo, oltre all’amicizia con Roberto, per cui frequentavo spesso la sua casa.
Aveva 21 anni, 4 più di me, alta più della madre, capelli neri lunghi fino al fondoschiena, occhi verdi, un corpo da favola, gambe lunghe, fianchi rotondi con paio di chiappette da sogno, ma, soprattutto, un paio di tette da sballo.
Una quinta abbondante, tonde e sode, due meraviglie che quando andavamo al mare e le vedevo strabordare dal reggiseno del bikini mi facevano impazzire.
Quando andavamo a ballare e sentivo quei due globi duri premere sul mio petto, avevo delle potenti erezioni che era difficile mascherare e quelle tette erano l’oggetto delle mie più sfrenate masturbazioni.
Insomma, ero invaghito di lei e non perdevo occasione per frequentare la sua casa e bearmi della vista dei suoi seni, sempre stretti in magliette aderentissime o in camicette con una profonda scollatura.
Anche quel giorno ero andato a casa di Roberto, con la scusa della matematica, per vedere Patrizia.
Ero lì, seduto sul divano accanto alla signora Franca, chiacchieravamo sorseggiando un bicchiere di aranciata ed io avevo preso a guardare la signora con occhi diversi, non distratti da sua figlia.
Aveva i capelli castani raccolti dietro con un fermaglio il che la rendeva più giovanile, indossava un maglione con scollatura che lasciava intravvedere la sua pelle e che delineava il seno nelle sue forme; pensai che, forse, doveva essere leggermente cadente, ma pareva sodo, appetitoso nelle sue generose dimensioni.
Il suo metro e 70 era ben modellato, con una forma eccellente per una ultraquarantenne, il maglione scendeva sui fianchi, tondeggianti e armoniosi con il corpo, portava una gonna corta un po’ sopra il ginocchio, che le disegnava i fianchi e la rendeva attraente (direi quasi provocante) e che, stando seduta, le scopriva le gambe velate dal nero delle calze.
Era in effetti una bella donna, affabile con i giovani, forse perché il suo lavoro di insegnante (lei insegnava italiano nella nostra stessa scuola) la portava a stare a contatto quotidianamente con ragazzi giovani come me e suo figlio.
La signora Franca era a fianco a me, accavallò le gambe ed io gliele ammirai dalla caviglia al ginocchio ed anche più in alto, fino quasi a metà coscia ed era un bello spettacolo, devo dire.
Si appoggiò con un braccio e si sistemò un poco di sbieco, tendendosi verso di me; era l’occasione propizia per guardare nella scollatura.
Ma fu un attimo fugace, poi lei si alzò e disse:’ Scusa Michele devo fare una telefonata.’ ‘ e si allontanò verso il corridoio.

Mentre attendo il suo ritorno, noto che sul tavolino c’è un libro con la copertina elegante, forse un album di fotografie, non so perché, ma sono curioso di vederlo.
Mi chino e lo apro, lo sfoglio, niente di particolare all’inizio, foto di Patrizia, di Roberto di qualche anno fa, dai dodici, tredici anni a oggi, foto di vacanze al mare’
Girando pagina vedo una foto che è un primo piano di un bel culo femminile, si vedono due belle natiche, distese sulla spiaggia, nude, al vento!
Sfoglio ancora’Un’altra!
Ancora un bellissimo culo e questa volta, non solo nudo, ma con le chiappe pure un po’ divaricate, si intravedono pure alcuni peli!
Penso:’ Però, niente male queste foto’ – e ce n’è una terza che ritrae una donna distesa a prendere il sole con in primo piano due belle tette, sono adagiate, ma sono grandi, sode e gonfie, si vedono praticamente solo le tette!
In quel momento rientra la signora Franca, si accorge delle foto che ho appena visto, la vedo arrossire un pochino imbarazzata, ma sorride.
“Patrizia?” – esclamo sorpreso e un po’ imbarazzato anch’io per aver guardato le foto senza il suo permesso ‘ ‘Non pensavo che si facesse fotografare nuda su una spiaggia!’
“E’ Patrizia? E’ lei?” – ripeto, sorpreso e felice di quella casuale scoperta.
“Perché me lo chiedi caro?” – mi domanda la signora, con un po’ di imbarazzo.
“Ma è lei, vero?Non sapevo che si mettesse in posa!” – scherzo io.
“E infatti non ci si è messa mia figlia, è uno scherzo stupidino che mi ha fatto il mio ex marito a mia insaputa.” – risponde la signora Franca, aumentando la mia sorpresa.
Dunque quel bel culo nudo e quelle tette in fotografia sono sue! Incredibile!
‘Scusami ma non erano foto da vedere’ – aggiunge lei.
“Chiedo scusa per la mia invadenza.’ – dico io ‘ ‘Ma pensavo che fosse sua figlia, signora, davvero pensavo fosse Patrizia” – aggiungo sinceramente.
La signora Franca si siede accanto a me, è un po’ imbarazzata, così mi sembra.
“No, quella sono io, ma non pensare male, ti prego! Eravamo in una spiaggetta isolata, c’eravamo solo noi ed io ho pensato di prendere la tintarella integrale, ma lo scemo mi ha fotografata nuda a mia insaputa… io non lo sapevo! Ti prego, non pensare male, perché ho vergogna da sola!”
“Non si preoccupi, male non posso pensare, anzi” ‘ e lascio la frase in sospeso.
“Davvero pensavi che fosse Alessandra?’ – sorride e divarica un poco le gambe ‘ ‘E invece no,sono io…. Mi hai presa per mia figlia? Sul serio?” – continua la signora Franca.
Ci stiamo avventurando in un dialogo particolare, ma lei mi sembra compiaciuta di quella mia osservazione.
“Sì, mi sembrava….l’ho pensato….”
“Cos’hai pensato?”
“Niente….”
“Ma dai, cos’hai pensato? Dimmelo….” – la signora Franca mi si è avvicinata e mi prende il braccio con la mano, si protende verso di me e io le vedo le tette ballare nella scollatura.
“Beh….” – sono un po’ imbarazzato ma anche eccitato.
Lei insiste:”Cosa pensavi vedendole? Dimmelo….” – e si appoggia a me facendomi sentire la consistenza del seno sul braccio.
Ha le gambe accavallate, solleva un ginocchio ridendo e la sua gonna sale ancora; ha veramente delle belle gambe la signora Franca!
Mi sembra divertita, allunga una mano sulla mia coscia, a pochi centimetri dal mio pene che è diventato duro e spero non lo noti.
“Ho pensato: ma che belle foto artistiche!” ‘ dico per sdrammatizzare.
“Bugiardo!” ‘ ride lei e sposta la mano sempre più vicina al mio pene – “Dimmi cosa pensavi sul serio!”
Visto che mi obbliga, le dico cosa ho pensato realmente:”Che bel culetto!” ‘ dico ridendo.
La signora Franca mi ha sfiorato l’uccello, il suo seno è contro il mio braccio…
Le dico il resto che pensavo:”E che belle tette! Complimenti, signora!”
Forse l’ho detta grossa:”Mi scusi….”
“No,no. Grazie! Sono contenta che ti piacciano”
“Adesso so perché Patrizia è così bella, ha preso dalla mamma!” ‘ scherzo.
Ma lei, posando deliberatamente la sua mano sul mio pene, aggiunge:”Allora, vuol dire che mi guardi? E’ vero, mi guardi?”
“No….no….” – in che bell’impiccio sono finito.
“Guardone!” – attraverso i pantaloni mi ha impugnato il cazzo…. incredibile! Cosa sta succedendo?
“A volte mi pare di essere guardata dai ragazzi… Sai a scuola, succede, vedo i miei alunni maschi che cercano di guardare le mie gambe sotto la cattedra, quando mi siedo o di sbirciare nella mia scollatura quando li interrogo…”
“Ah sì? E…. le dispiace che la guardino?” – sono eccitato dalle sue parole.
‘No,no, anzi’ hanno dai 16 ai 19 anni, sai com’è cercano di sbirciarmi lì sotto”
Io la guardo stupito… piacevolmente stupito: “E lei?” – sono eccitato e curioso di sentirla.
“Ed io…. li aiuto!” – continua la signora Franca con un sorriso e intanto, seduta alla mia destra porta il ginocchio contro il mio, si solleva leggermente l’orlo superiore della gonna e si carezza la coscia scoperta.
Ormai sono eccitato, perché oltre a essere la mamma del mio amico, è una bella donna, attraente…. provocante….e sembra abbia voglia.
“Certo, signora, fa bene…. li aiuta a crescere….” – butto lì una battuta che lei raccoglie prontamente.
“E’ proprio così! Ho la soddisfazione di vederli crescere….” – dice la signora Franca carezzandomelo con la mano ‘ ‘A me piace molto occuparmi dei giovani’ di educarli… anche della tua età….
“E’ ammirevole, signora! La ammiro molto. Purtroppo, io non ho avuto la fortuna di trovare insegnanti valide come lei per aiutarmi a crescere.” – le allusioni continuano.
“Grazie, caro…’ – la signora Franca si è messa di sbieco, alla mia destra, sposta le gambe, la gamba sinistra sul sofà, con il ginocchio in avanti e il tallone sotto il suo culo e tiene l’altra gamba giù, normalmente.
“Sai, ho esperienza e so come farli crescere…” – la sua gonna in quel movimento sale, sale….
La signora Franca se ne sta lì, vicina a me…. fa un movimento del bacino apre le gambe ancora di più, la gonna si solleva, scopre completamente le cosce e mi lascia vedere sotto…. intravedo anche un elastico di colore nero.
Però! La signora Franca indossa il reggicalze con un paio di calze nere di cui vedo i bordi… il cazzo mi tira allo spasimo.
“E’ molto brava signora!” – le dico fissando le sue cosce e infilandovi lo sguardo in mezzo vedo le mutandine bianche -“E non la trovo solo brava… ma anche molto bella!” ‘ ed è un complimento sincero, il minimo per il panorama che mi offre con le sue cosce – “Come vorrei essere un suo alunno… lo vorrei tanto!”
“Allora, lasciati istruire carino…” – dice la signora e con fare sapiente mi abbassa la cerniera dei pantaloni, vi infila una mano, lo impugna:”Poverino… duro così, ha bisogno più spazio!” ‘ e lo tira fuori.
Poi si alza e si siede a cavalcioni sulle mie ginocchia, ora la gonna è tutta sollevata e mi fa vedere tutto, la sua figa è vicinissima al mio pene, struscia le cosce sulle mie, per eccitarmi solleticandomi con il nylon delle calze nere che sottolineano il fascino delle gambe.
Mi sbottona la camicia e me la toglie ed io la lascio fare, ormai sono troppo eccitato da questa incredibile sorpresa, mi solletica il petto con le dita e le unghie:”Non essere imbarazzato” – mi dice vedendomi incantato a guardarla.
Le afferro le tette da sopra il maglione e comincio a massaggiarle: “Aahh. Bene, vedo che capisci….” – mi dice la signora Franca con tono suadente e da troia esperta struscia le cosce sulle mie gambe fino ad appoggiare la figa sul mio uccello; senza le sue mutandine l’avrei potuta penetrare.
Mi faccio audace e le tolgo il maglione e così rimane con un bel reggiseno bianco che sostiene due belle tette, sode, gonfie, larghe con la pelle ambrata, liscia.
Ci appoggio sopra la faccia ed arrivo con le mani a slacciarle il reggiseno dietro, la signora si china in avanti e fa cadere il reggiseno slacciato tra noi due.
Le sue belle tettone ora sono appoggiate al mio petto. Che emozione!
La mamma del mio amico mi fa vedere le sue poppe al naturale, me le appoggia al petto, se le lascia toccare e palpare, le mie mani dai fianchi risalgono a schiacciarle le mammelle, le strizzo i capezzoli bruni che diventano duri come chiodi, gliele lecco e le bacio i capezzoli, mi attacco a loro e li succhio come un poppante.
Sento le sue dita abili sul mio pene, me lo impugna, me lo scappella lentamente, mi tiene il cazzo in mano stando a cavalcioni su di me, mentre io le palpeggio le tette, me lo agita, lo stringe, lo scappella, mi sta facendo una sega in piena regola!
In un ultimo barlume di ragione le dico:’Ma’ signora Franca potrebbero tornare Patrizia e Roberto.’
‘Non ti preoccupare,’ ‘ mi risponde lei, continuando a segarmi ‘ ‘siamo d’accordo che quando finiscono mi telefoneranno per avvertirmi’ e poi finiscila con questo ‘signora Franca’, quando siamo soli chiamami Franca o con tutti i nomi ed aggettivi che vuoi.’
“Ah, è così…” – e la prendo per le braccia, la faccio sollevare e la adagio su un fianco, facendola sdraiare sul sofà.
Sono in piedi davanti a lei, le slaccio la gonna e gliela sfilo; è uno spettacolo vederla sdraiata, con quelle tette grosse, belle e sode, ha solo le mutandine, il reggicalze e le calze, è proprio invitante.
‘E tu? ‘ mi fa con voce suadente ‘ ‘Vuoi rimanere così?’
In attimo scalcio via le scarpe, mi sfilo pantaloni e slip e rimango nudo di fronte a lei.
‘Se proprio carino! Vieni.’ ‘ mi dice invitandomi con la mano.
Mi avvicino, mi chino sulle sue tette, in piedi, il mio cazzo è sopra di lei che si solleva, si allunga e’
Aahh! Una violenta emozione mi fa come sussultare!
Sento il mio cazzo bagnato di saliva, la signora, Franca, me lo ha preso in bocca e me lo sta leccando tutto!
La sua lingua mi lecca il glande, sento le labbra che mi avvolgono e sprofondo in quella bocca calda e accogliente, poi risale e lo fa uscire, scende a leccarmi le palle, risale e lo riprende in bocca, lo ingoia tutto; ci sa proprio fare, che gran troia!
Continua così per qualche minuto portandomi molto vicino all’orgasmo.
Per fortuna che l’esperienza fatta con Anne mi ha insegnato come trattenermi.
Anche lei si è accorta che sono vicino al culmine, allora mi molla e si alza in piedi.
‘Vieni.’ ‘ mi fa prendendomi per mano.
Mi conduce nella sua camera da letto e lì lascia la mia mano e si sdraia sinuosa sul letto.
Resto incantato ad ammirarla!
‘Allora? ‘ mi fa sorridendo ‘ ‘Che fai?’
Mi avvicino e salgo in ginocchio sul letto, allungo le braccia e mi chino verso il suo pube, prendo il bordo delle sue mutandine, mentre lei solleva leggermente i fianchi le sfilo.
Che panorama! Mai visto una figa così! ( non che a quel tempo ne avessi viste tante)
Due labbra gonfie ed umide sormontate da un folto ciuffo di peli castano scuro ben curato.
Le passo una mano tra le gambe per allargarle e le mie dita si bagnano dei suoi umori, allora prendo le sue cosce e le spalanco.
Ora che indossa solamente le calze ed il reggicalze, tutta nuda, è eccitante guardarla.
Sono eccitato, mi chino e le annuso la vagina, tutta bagnata, sento l’odore dei suoi succhi, le metto il naso tra i peli della figa e la Franca gradisce, alza le gambe, le appoggia sulle mie spalle e le sue mani mi accarezzano la testa.
Anche qui l’esperienza fatta con mia cugina Anne mi viene in aiuto: mi ha ben insegnato come leccare una donna e farla godere con la lingua.
La sua passera è fradicia di umori e dopo poche passate di lingua e qualche affondo la sento gemere:
“Ah!!! sììììììì!!! Dai leccami tutta!!!! Che bravo che sei!!! Uuuhhmm!!!! Che belloooo!!!!”
Apprezzo molto il gusto della sua figa, mi piace ed anche quello degli umori che ne fuoriescono.
Le labbra sono gonfie e la clitoride, che ha ben sviluppata, si erge turgida davanti ai miei occhi.
Spingo verso alto le sue cosce per far sì che la mia bocca abbia un miglior accesso alla palpitante fenditura della sua saporita figa.
Quando le mie labbra si chiudono sul suo grilletto e prendono a succhiarlo, la sento che comincia a tremare tutta.
“Uuggghhh! Oh Michele! Cosa mi’ stai’facendoooo? Oooohhhh… oooohhh!”
Sono troppo occupato a leccare per rispondere, lascio il bottoncino e spingo la lingua più in basso e do fondo a tutta la mia abilità di leccatore.
Franca urla e mi afferra la testa.
Comincia a spingere e a muovere le anche, strusciandomi la vulva bagnata sulla faccia.
“Sììììì!” – urla raucamente.
Ricomincio a leccare la clitoride:’Ungghhh! Sììì’ lecca il mio grilletto! Oh sì, succhialo, succhialo bene, fammi venire!”
Io continuo a leccare e baciare le sue labbra senza risponderle e allo stesso tempo le succhio il grilletto dolcemente e con energia.
Franca rabbrividisce: “Dai, dai! Oh, per favore!” ‘ implora – “Mangiala! Unngghhhh! leccala, leccami!’
Mentre continuo a succhiare le infilo due dita nella fessura fradicia.
‘Ooohhh sìììì’ cosììì’ sto venendo’ vengoooo!”
E viene, incontenibilmente viene, mentre io continuo a succhiarle la clitoride e a masturbarla, lei si punta sui talloni e la testa e solleva il bacino, la sua figa inizia a contrarsi ed a eruttare dolci succhi.
Il suo orgasmo sembra duri un’eternità, per poi accasciarsi sfinita.
Le ci vuole un bel po’ prima che i suoi spasmi comincino a calare.
Mi prende il viso tra le mani e mi attira a se baciandomi profondamente e languidamente.
‘Oohh tesoro! Sei stato bravissimo! Ma dove hai imparato?’
Io mi schernisco e non rispondo e riprendo a baciarla e ad accarezzare il suo corpo.
Sento la sua pelle fremere sotto le dita:”Oh sì’ Dai’Presto, vieni qui e scopami” ‘ geme.
Io la raggiungo, stendendomi su di lei e senza neanche guidarla la mia turgida cappella si appoggia all’ingresso della sua vagina bagnata.
Strofino un poco la cappella per lubrificarla:”Non perdere tempo, scopami” – dice lei imperiosa, allora con un solo movimento le affondo violentemente il cazzo nel ventre.
E’ talmente bagnata che affondo come un coltello caldo nel burro e la sua figa è veramente come piena di burro bollente.
“Aaahhhggg” – lei emette un suono strozzato dalla gola ed inizia a fremere in preda all’eccitazione.
Mi passa le splendide cosce intorno alla vita attirandomi più profondamente in se,
io le afferro le stupende chiappe, palpandole, e prendo a scoparla velocemente, affondo il viso tra le sue generose tette e prendo a baciarle ed a succhiarle, concentrandomi sui duri ed appuntiti capezzoli.
Sento l’orgasmo salire e cerco di rallentare il ritmo, ma:”Non ti fermare’ continua’ scopami’ dai, sto per godere” – mi richiama lei.
Affondo nuovamente il volto tra le sue tette e riprendo a scoparla con foga, e lei poco dopo viene per la seconda volta.
“Aahh sìì’ godooo’anche tu’ dai’ adesso vieni’ vieni presto, sborrami dentro, allagami tuttaaa” – urla scatenata, accompagnando i miei furiosi movimenti con quelli del suo bacino.
Corro veloce ed inarrestabile verso l’orgasmo che mi prende come una valanga; il mio cazzo si contrae scaricandole nella figa copiose bordate di caldissimo sperma.
‘Sììì’ cosììì’ ti sentooo’ oohh che belloooo” – e viene ancora una volta insieme a me.

Ci staccammo, ed io mi stesi al suo fianco.
Non era passato molto tempo che io ripresi ad accarezzarla, mi attirava come una calamita; ma questa volta le mie attenzioni erano per il suo posteriore.

Si mette carponi sul letto ondeggiando lo splendido culo.
‘Dai allora fammi vedere come ti piace.’ ‘ mi incita – “Vieni, scopami così.”
Non me lo faccio ripetere.
Mi metto in ginocchio dietro di lei, le metto le mani sui fianchi e con un solo affondo la prendo alla pecorina.
Non incontro nessuna resistenza, la sua figa è piena di sperma e umori, ed arrivo fino in fondo facendo schioccare il mio pube contro le sue splendide natiche.
La signora apre la bocca e ha un gemito soffocato di sorpresa misto a piacere e si appoggia sui gomiti in modo che glielo infili bene nella figa fino in fondo.
Il mio uccello entra ed esce bene in quella figa spalancata, mentre la signora se ne sta a pecorina e gode.
Le mie mani afferrano con forza i suoi fianchi, le sue chiappe risuonano ad ogni affondo del mio pube, le tettone ondeggiavano elastiche nell’aria mentre io la sbatto con foga, di tanto in tanto mi chino a strizzarle le tette.
‘Sììì’ continua’ sìììì’ sbattimi per beneeee” – geme a bocca spalancata ed incitandomi.
Io continuo ad affondare violentemente in lei, tenendola saldamente impalata e lei’ viene’viene ancora contorcendosi e gemendo, mentre io continuo a scoparla.
‘Ooohhh’ è magnifico’ sto godendooo”
Sento le contrazioni della sua vagina pomparmi letteralmente il cazzo, e allora non riesco a resistere e afferrandola per le tettone alla fine vengo anch’io, riempiendola di sperma ed accasciandomi sulla sua schiena.
Lei si lascia andare sul letto ed io la seguo ancora profondamente immerso in lei.

Eravamo ancora in quella posizione, dopo la scopata, quando il telefono squillò e mi fece trasalire pensando che erano Roberto e Patrizia.
La signora Franca si alzò dal letto e nuda com’era andò in corridoio per rispondere’

Fine prima parte’

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
3^ – La signora Franca, seconda parte.

Guardo la figa che è sopra di me, le labbra sono turgide di desiderio, dischiuse e bagnate.
Più su c’è l’altro oggetto del mio desiderio: un anello bruno, rotondo, contornato da una soffice peluria castana, che palpita, palpita come una boccuccia in un bacio.
Con le labbra sfioro la clitoride strappandole un gemito e comincio a vellicare in mezzo alle grandi labbra leccando golosamente tutto ciò che ne fuoriesce, salgo un poco e infilo la lingua dentro, fin dove riesco riempiendola delle sue secrezioni.
Siamo impegnati in un 69 da sballo!
Franca nuda sopra di me, mi sta leccando il cazzo che ogni tanto sento avvolto dal gran calore della sua bocca per poi essere succhiato quando lo sfila, il peso dei suoi seni grava sul mio ventre.
Allungo una mano e con un dito comincio a giocare con il suo forellino; quando comincio a premere ritmicamente, la sento fremere ed intensificare il suo lavoro con le labbra.
Ad un certo punto si solleva da me e con un agile movimento si gira e si mette a cavallo sul mio ventre.
‘Basta così, ora lo voglio dentro.’

Io e Roberto passeggiavamo chiacchierando nel corridoio, durante la ricreazione, quando da lontano vedemmo avvicinarsi sua madre.
Era passato qualche giorno da quel meraviglioso pomeriggio a casa sua e non avevo più avuto occasione di rivederla.
Si avvicinò a noi e salutandoci baciò Roberto sulla guancia, poi fece lo stesso con me.
Nessuno si meravigliò, tutti sapevano della grande amicizia che esisteva tra me e suo figlio e che lei mi considerava come se fossi di famiglia.
Quello di cui non sapevano e di cui non si accorsero, fu che, mentre mi baciava mi fece scivolare in mano un pezzetto di carta, che io feci prontamente sparire in tasca.
Più tardi nell’intimità del bagno lo tirai fuori.
‘DA ME OGGI POMERIGGIO ALLE 4.’
Gettai il foglietto nel water e pregustando un altro bel pomeriggio con lei tornai in aula.
Sapevo che Roberto il mercoledì pomeriggio era impegnato fino a tardi con i suoi allenamenti di calcio, ma Patrizia’
Inutile dire che alle 4 in punto suonai il campanello della sua porta.
Venne ad aprire con indosso un accappatoio bianco, non molto lungo, che lasciava scoperta una buona porzione delle sue belle gambe, la scollatura larga scopriva buona parte dei seni, ai piedi aveva dei sandaletti neri con un po’ di tacco; intuivo che sotto era completamente nuda.
‘Vieni caro.’ ‘ disse voltandosi e dirigendosi in soggiorno ‘ ‘Siamo soli. Roberto è al calcio e Patrizia è andata a studiare da una compagna d’università e forse rimarrà a dormire da lei.’
Mi avvicinai a lei da dietro, l’abbracciai e incominciai subito a pomiciarmela toccandogli il seno con i bei capezzoli già duri, poi piano, piano scesi con una mano in basso accarezzandogli le chiappe.
Franca si girò ed io la baciai e lei contraccambiò.
Quando però scesi con la mano tra le cosce, non mi fece arrivare alla sua figa stringendole e disse:’No… fermo! Dai… non ancora’ ho una sorpresa per te.’
Così dicendo si sedette in poltrona; l’accappatoio salì a scoprire le sue belle cosce nude.
M’incantai a fissarle le gambe, percorrendole tutte, con lo sguardo, dalle cosce ai piedi.
‘Ti piacciono le mie gambe?’
‘Sono bellissime!’
“Ti piacciono i miei piedi?’
‘Stupendi!’
‘Dai, allora, leccameli.” ‘ ed alzò, verso di me, un piedino laccato di rosso.
Nel movimento l’accappatoio si aprì ed io potei ammirare lo scuro del suo cespuglietto ed il taglio rosa delle labbra della figa; il cazzo nei pantaloni stava scoppiandomi.

Mi avvicino e sto per chinarmi sul suo piede, ma lei mi blocca:’Spogliati, prima.’
Velocemente mi libero delle scarpe e degl’indumenti e rimango nudo davanti a lei.
‘Sei proprio un bel ragazzo! Avvicinati.’
Avanzo un poco e lei mi prende per i fianchi e da una lunga leccata al mio pene rigido, partendo dalle base fino alla punta, per poi farlo scomparire tra sue labbra contratte ed inghiottirlo fino in fondo.
‘Aaahhh” ‘ un lungo gemito mi esce dalle labbra e sento lo sperma salire dai coglioni pronto ad esplodere.
Ma Franca si stacca da me:’Adesso fai quello che ti ho detto.’
M’inginocchio davanti a lei e lei avvicina il piede verso la mia bocca.
Afferro con le mani il piede e avvicino le labbra al suo alluce e prendo a leccarlo.
Lo prendo tra le labbra e lo succhio come fosse un capezzolo, poi riprendo a leccare.
Lecco tra le dita, la pianta, fino ad arrivare alla caviglia.
‘Bravo, così.’ ‘ mi dice con voce roca ‘ ‘Vedo che hai capito. Sai, leccare e baciare i piedi ad una donna è un atto molto erotico, che le donne apprezzano moltissimo. Dà loro una sensazione di potere, come se sottomettessero l’uomo.’
L’ascolto ed intanto continuo la mia opera.
I suoi piedi emanano il suo profumo, deve averli profumati prima del mio arrivo.
Avvicino anche l’altro piedino e mi alterno tra baci e leccatine ad entrambi; la mia eccitazione è al massimo.
‘Basta ora.’ ‘ dice togliendo dalle mie mani i suoi piedini ‘ ‘Se stato molto bravo e mi hai fatto eccitare. Meriti un premio vieni.’

Mi prese per mano e mi condusse nella sua camera.
Si sdraiò sul letto, mi sorrise e con la mano mi fece cenno di andare accanto a lei.
Come mi sdraiai, lei si gettò su di me, o meglio sul mio cazzo e prese a farmi un pompino con i fiocchi.
La mia eccitazione era già al massimo, non resistetti molto e le riversai tutta la mia crema in bocca.
Non se la prese, anzi inghiottì tutto e mi ripulì l’uccello coscienziosamente.
‘Ed ora cerchiamo di rimetterlo in sesto per il seguito.’ ‘ così dicendo si girò e passando le sue cosce attorno alla mia testa mi mise la figa a portata di lingua.

‘Basta così, ora lo voglio dentro.’
Come un’amazzone, Franca mi scavalca con una gamba e si siede sul mio ventre, il mio cazzo poggia sulla sua pancia.
Lei lo impugna come fosse uno scettro e prende a masturbarlo.
‘Dai caro, ora che è bello duro mettiamolo al caldo.’
Si solleva quel tanto che basta a far sì che il glande si insinui fra le sue grandi labbra e lentamente abbassa il corpo facendo in modo che il mio cazzo scivoli nel suo caldo ventre.
Quando il suo pube incontra il mio pube e il suo cespuglietto si appoggia ai peli che ornano il mio cazzo, la penetrazione è completa e lei si lascia andare ad un sospiro di soddisfazione.
‘Aaahhh che bello! Mi riempie tutta’ e com’è duro!’
Poggia le mani sul mio petto e mi guarda con occhi pieni di libidine.
‘è bello averti dentro!’ ‘ e prende a muoversi avanti e indietro, mantenendo il cazzo saldamente conficcato in lei.
‘Ti piace così? Sì che ti piace lo vedo dai tuoi occhi.’
‘Mi stai facendo impazzire.’ ‘ confermo io.
Mi sollevo quel tanto che basta per prendere tra le labbra i suoi capezzoli e comincio a succhiarli.
‘Sìììì’ cosìììì’ bravo! Ciucciami le tette mentre io ti cavalco’ ti scopo.’
Qualche minuto di quel movimento e la sento irrigidirsi, mi pianta le unghie sulle spalle e spalanca la bocca in un urlo:’ Sììììì’ vengo’ vengo, sìììì”
Sento la sua figa contrarsi ritmicamente attorno al mio pene, mentre un caldo rivolo di umori scende a bagnarmi i peli del pube.
Si stende su di me, il mio membro, durissimo, è ancora dentro di lei, mi bacia il viso, mi lecca il collo.
‘Aaahhh come ho goduto’ mi hai fatto godere da matti. Sei proprio bravo e con i miei insegnamenti diventerai un vero stallone.’
Poi sentendomi ancora duro nel suo ventre aggiunge:’Ma tu non sei ancora venuto! Povero caro. Aspetta ora facciamo un altro giochino.’
Così dicendo si solleva e si gira mettendosi carponi sul letto.
‘Dai prendimi così’ come una cagna’ non sai quanto mi piace!’
Che le piacesse me ne ero accorto già dalla prima volta, così mi posiziono dietro di lei, struscio un poco la punta tra le labbra fradice e poi lo immergo in quella figa bollente.
Faccio avanzare il mio cazzo piano, piano fino ad immergerlo completamente e a toccare con le palle le sue chiappe, poi la afferro per i fianchi e incomincio a stantuffare.
E’ talmente bagnata che ad ogni affondo del cazzo la sua figa emette un rumore, come uno sciabordio.
Dopo un po’ che la fotto, le allargo le natiche e con il pollice prendo a massaggiarle la rosetta.
L’effetto è immediato.
‘Oh sì’ bravo accarezzalo’ mi piace!’ ‘ e comincia a dimenare i fianchi.
Girando la testa mi chiede:’ Ti piace il mio culo?’
‘Enormemente!’
‘Allora bacialo.’
Mi sfilo obbediente, ma a malincuore, da lei e mi chino a posare le labbra su una natica e a baciarla.
‘No. Non così. Bacia e lecca il mio forellino.’ ‘ mi dice, spingendo la groppa un po’ più indietro.
Esito un attimo, ma poi avvicino le labbra al solco che divide le natiche’e affondo in mezzo a quelle colline carnose’ con la lingua percorro il solco, fino a raggiungere il buchetto del culo.
Prendo a leccare tutto il solco, poi sempre più giù e con la lingua arrivo a sfiorare la figa, bagnatissima di umori, la lecco per tutta la fessura, mentre lei si offre sempre di più ansimando.
Do delle grandi lappate ,dalla figa fino al forellino spargendo saliva e umori dappertutto.
Improvvisamente mi accorgo che con un dito cerca di penetrarsi dietro, allora la mia libidine esplode e provo ad aiutarla con la mano.
‘Basta con la lingua.’ ‘ mi dice, con voce roca dalla libidine ‘ ‘Ora prendimi’ penetrami’ non ce la faccio più”
Mi stendo sulla sua schiena e prendo a baciarle il collo.
Lei volge il viso e mi bacia’le lingue s’incontrano, si toccano e si avvinghiano in un bacio interminabile.
‘Ora basta’ti prego’ti voglio dentro’prendimi cosi di dietro’voglio sentire il tuo cazzo in me” ‘ mi sussurra sulle labbra.
Si solleva a pecorina, le mani appoggiate alla spalliera del letto, offrendomi il suo didietro.
Rabbrividisco di piacere quando il cazzo, dopo avere sfiorato le labbra, trova l’ingresso della figa che gronda; la sua figa è molto lubrificata, piena di umori ed il mio cazzo non fa fatica ad entrare.
‘Non lì. Non davanti.’ ‘ mi fa ‘ ‘Dietro’ ti voglio dietro.’
‘Non l’ho mai fatto.’ ‘ la mia voce è titubante.
‘Non ti preoccupare. Sii solo delicato e cerca di non farmi male.’
Le accarezzo le chiappe, poi con una mano guido il cazzo verso l’ano bagnato di saliva e cerco di forzare.
Do una prima spinta e vedo la cappella farsi strada dilatando lo stretto pertugio, do una seconda spinta e penetra tutta dentro.
‘Aaahhh” – un urletto le sfugge dalle labbra.
‘Ti ho fatto male? Vuoi che lo tolgo? ‘ faccio preoccupato.
‘Nooo’ aspetta un attimo’ fai piano’ per favore… mettilo bene in fondo’ ma muoviti piano.’
Mi aggrappo ai suoi fianchi e forzo ancora avanzando lentamente.
Arrivato in fondo mi fermo.
E’ duro resistere, sento il suo muscolo contrarsi e pomparmi il cazzo.
Ma presto si adatta alla mia presenza.
‘Vai ora’ comincia a muoverti, ma piano’ inculami piano, per favore.’
Presi ad incularla lentamente, avanti e indietro, vedevo il mio cazzo uscire ed entrare dentro quel foro stretto che emanava un odore afrodisiaco; dopo un po’ mi accorgo che è lei stessa a venire incontro hai miei affondi.
‘Ti piace?’ ‘ le chiedo per essere sicuro.
‘Sìììì’ ora è bello’ Si, dai sodomizzami’ti voglio’inculami a fondo’ più forte’ rompimi il culo.’ ‘ mi incita girando la testa per guardarmi.
Io mi sdraio sulla sua schiena, raggiungo le tette ballonzolanti, le afferro, le palpo, mentre sgroppo dentro di lei come un cane.
Lei allunga una mano dietro e accarezza contemporaneamente sia la figa che le mie palle che battono contro.
La sento ansimare, respira pesante, si lamenta:
‘Mi piace… siii!, dai, fottimi… scopami il culo… Mi fai morire’ sì così’ dai’ è bellissimo ora’ ancora… più veloce’ più in fondo’ Oooh’sto godendo col culooo!!!’
Lancia un urlo e… gode in modo pazzesco.
Anch’io non resisto più: ‘AAHHH’ sto’ per venire’adesso, aspetta, ecco, arrivo…’
E esplodo dentro di lei, sento la sborra uscire a fiumi, mentre una fiammata mi sconvolge il cervello.
Un attimo dopo lei sussulta ancora, nel momento in cui sente il mio seme spandersi dentro di lei, poi si lascia andare sul letto; io la seguo profondamente piantato nel culo.

Era la mia prima esperienza di sodomia e rimasi quasi sconvolto dal piacere che avevo provato.
La nostra relazione durò ancora per circa due mesi e da lei appresi molte cose sia sul sesso che sulle donne.
Poi come era cominciato, un giorno mi disse che dovevamo finire, non potevamo continuare e con mio grande dispiacere i nostri incontri terminarono.
Un’ultima nota; al contrario del detto’Prima la madre e poi la figlia’, io non riuscii mai a combinare niente con Patrizia, almeno allora.

P.S.
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4^ – La pittrice e la segretaria; Sonia & Clover

Sonia, sempre sorridendo, prende a slacciarmi i pantaloni e ne estrae il mio cazzo, già duro, incominciando a masturbarlo; la sua abile mano, lo fa ergere in tutta la sua potenza in pochi istanti.
Poi mi lascia e prende tra le mani il volto di Clover:”Adesso tu succhialo, mentre io ti lecco'” – le sussurra, mentre Clover si volge e fissa il mio cazzo quasi con timore.
Sonia la fa stendere sul divano, le solleva la gonna e posso ammirare le sue splendide gambe, le toglie le mutandine ed io vedo il pelo del suo pube, elegantemente curato e rifinito.
Sonia si abbassa e Clover chiude gli occhi gemendo a bocca aperta mentre la lingua di Sonia inizia a tormentarla.

A 21 anni ho lasciato la mia casa per intraprendere la carriera militare.
Dopo aver frequentato i corsi di formazione, ricevetti la mia prima assegnazione in una base della Liguria.
A quei tempi, la metà degli anni settanta, la Liguria era ancora il luogo prediletto di vacanza per il ceto medio-alto del Nord Italia.
A partire dalla metà di giugno, dopo la chiusura delle scuole, cominciava ad affluire sulle sue spiagge una moltitudine di signore accompagnate solo dai bambini, che venivano in vacanza da sole, in attesa dell’arrivo dei mariti, che sarebbe avvenuto solo a fine luglio, in coincidenza con le ferie delle varie imprese ed uffici.
Per noi giovani ventenni era un terreno di caccia formidabile!
Le avventure, cominciate con la conoscenza sulla spiaggia e continuate poi a letto, non si contavano.
Come militari, quindi rappresentanti dello Stato, eravamo, anche, molto ben inseriti nel tessuto sociale della popolazione locale.
Da questo punto di vista, la base dove lavoravo, era molto attiva nell’organizzare feste e cene di rappresentanza, dove venivano invitate le personalità ed i nomi di spicco del luogo.
E fu proprio ad una di queste cene che conobbi Sonia, una pittrice che aveva cominciato ad affermarsi e aveva già un discreto successo, e la sua segretaria Clover.
Sonia (non è il suo vero nome perché è ancora in attività ed ora è molto conosciuta) era una donna che aveva superato la trentina da poco, divorziata; aveva un caschetto di capelli biondi, ricci, occhi verdi, una bella figura, snella, seno piccolo ma sodo, un bel culetto rotondo, quasi da ragazzo, il tutto su due gambe lunghe e affusolate.
Clover, invece, era un’inglesina di poco più di ventanni, che due anni prima era venuta in Liguria in vacanza, si era innamorata dei luoghi e, abbandonata la sua patria, si era trasferita lì per vivere, trovando poi lavoro presso Sonia.
Clover era di una bellezza che non aveva nulla a che fare con lo stereotipo inglese; lunghi capelli castani, occhi nocciola chiaro, una bella terza di seno ed un culo alla brasiliana da sbavarci sopra; unico, forse, difetto non era molto alta, non superava il metro e sessanta.
Le due erano inseparabili; Clover era sempre con Sonia e lei non muoveva un passo senza la sua ‘indispensabile’ segretaria.
In quel periodo frequentavo una coppia di amici, K. lei, olandese e A., italiano, i quali vivevano in una splendida villa a picco sulla scogliera.
Nella loro villa eravamo soliti riunirci la sera per organizzare delle spaghettate tutti assieme, prima di tuffarci nella notte e fare il giro delle varie discoteche.
Ad una di queste serate, rincontrai Sonia e Clover, anch’esse lì per partecipare alle nostre scorribande notturne.
Da quella sera diventammo molto amici e prendemmo a frequentarci più spesso.
Naturalmente, io ero attirato da Clover e la corteggiavo assiduamente, sperando di arrivare a portarmela a letto, ma lei era sempre distante; carina, amichevole, ma distante.
Fu durante una delle nostre serate in discoteca, mentre ballavo con lei che mi disse:
‘Sai, Michele, che tu interessi molto a Sonia?’
‘Ma che dici?’ ‘ risposi sorpreso.
‘Sì, sì,’ ‘ continuò ‘ ‘me l’ha detto proprio ieri. Mi ha detto che tu gli piaci e che farebbe volentieri un pensierino su di te. Sono state proprio la sue parole.’
‘Hai capito la signora pittrice!’ ‘ pensai tra me ‘ ‘Fa tanto la sostenuta e poi le piacciono i ragazzi più giovani.’
‘Mah, sarà” ‘ risposi, invece, prudentemente ‘ ‘e a me, invece, piaci tu.’ ‘ le sussurrai nell’orecchio.
Lei mi fissò negli occhi, sorrise, ma non disse niente.
Un paio di sere dopo eravamo, come al solito, riuniti nella villa di K. e A., per la solita spaghettata.
Avevamo passato una lunga giornata al mare ed eravamo tutti abbastanza stanchi, decidemmo, quindi, di non uscire ma di restare lì a chiacchierare.
Ad un certo punto, Sonia disse:’Che bella serata! Avrei proprio voglia di fare una passeggiata sulla scogliera.’ ‘ poi continuando ‘ ‘Chi è che conosce bene il luogo e ha voglia di accompagnarmi?’
‘Michele,’ ‘ rispose prontamente K. ‘ ‘lui conosce bene la scogliera, viene quasi tutti i giorni qui a far pesca subacquea.’
‘Allora?’ ‘ mi fa Sonia sorridendomi.
‘Certo, mi fa molto piacere.’
Ci alzammo e c’incamminammo lungo il sentiero che scendeva la scogliera.
C’era una bella luna e lei aveva un paio di jeans bianchi e una camicetta, bianca anch’essa, così anche al buio si distingueva benissimo.
Avevamo già percorso un bel tratto e lei saltava agile fra i sassi:’Vai piano.’ ‘ le dissi ‘ ‘Al buio è pericoloso, potresti cadere.’
‘Allora dammi la mano.’ ‘ mi fece fermandosi.
Le presi la mano e riprendemmo il camino.
Qualche passo e la sento barcollare:’Aahh’ ‘ geme scivolando a terra.
‘Te l’avevo detto.’ ‘ gli dico sostenendola ‘ ‘Ti sei fatta male?’
‘No, no, sto bene. Aiutami.’
L’aiutai a rialzarsi e per farlo le passai l’altro braccio attorno alla vita, attirandola a me.
Lei si sollevò incollando il suo corpo al mio, i volti a pochi centimetri l’uno dall’altro.
I suoi occhi scintillavano alla luce della luna e i suoi denti splendevano sorridendo.
‘Vai Michele,’ ‘ mi dissi ‘ ‘provaci.’
Abbassai il volto e le nostre labbra si incontrarono, all’inizio timidamente poi con sempre più passione.
Aprii le labbra per accogliere la sua lingua guizzante e lei iniziò a giocare con la mia; fu un bacio lungo e coinvolgente, eccitante e frenetico.
Poi le nostre mani cominciarono a muoversi e ad esplorare i nostri corpi; le sue mi accarezzavano il petto, mentre io con una avevo preso un seno piccolo ma sodo e ne sentivo la punta dura premere contro il palmo, l’altra era scesa ad accarezzare i suoi fianchi per poi continuare la discesa a tastare la consistenza del suo fondoschiena.
Sonia iniziò a baciarmi sul collo e dietro le orecchie, dove sono molto sensibile, quasi sapesse già quali sono le mie zone più erogene, facendomi venire i brividi per tutto il corpo e dando il via ad un’erezione immediata, contro la quale lei prese a strusciarsi dondolando il ventre.
Poi si staccò dal bacio e a fior di labbra mi disse:’Domani pomeriggio devo partire per il weekend a Milano per un vernissage e devo ancora fare i bagagli. Perché non mi accompagni a casa, potrai consigliarmi su ciò che devo prendere ed aiutarmi a prepararli.’
‘Certo.’ ‘ risposi continuando ad accarezzarla ‘ ‘Ne sarò felicissimo.’
Risalimmo verso la villa strettamente abbracciati, per quanto il cammino lo permetteva.
‘Michele è così gentile che ha acconsentito a venire ad aiutarmi a preparare i bagagli.’ ‘ annunciò, con un sorriso, Sonia ai nostri amici ‘ ‘Clover, tu puoi restare, prendi la mia auto, Michele mi accompagna a casa.’
E ci congedammo dagli altri, tra i loro risolini compiaciuti; solo Clover ci guardava senza sorridere.
Durante il tragitto in auto, Sonia non smise un attimo di accarezzarmi la coscia arrivando a tastare e a stringere la mia poderosa erezione racchiusa negli shorts; arrivò perfino, ad infilare la mano nella sgambatura per sentire a carne quanto ero eccitato.

Sta chiudendo la porta, ma non le do il tempo, l’abbraccio da dietro e comincio a baciarle il collo e a mordicchiarle i lobi delle orecchie, mentre le mie mani prendono a slacciare i bottoni della camicetta.
Lei volge la testa e ci avvinghiamo in lungo bacio appassionato.
Continuando a baciarmi si gira tra le mie braccia incollandosi a me.
Il suo corpo è tutto un fremito, le sue mani, ora, percorrono il mio corpo, mentre la sua lingua danza una salsa indiavolata con la mia.
In breve la sua camicetta cade sul pavimento e io prendo le sue tettine rotonde e dure come due arance, con entrambe le mani soppesandole ed accarezzandole.
‘Mmmmmhhh’ che tette stupende’ mmmmhhh!!’ ‘ mugolo impossessandomi con le labbra dei capezzoli e disegnando poi arabeschi con la lingua sul suo seno turgido ed invitante.
‘Siiiii’siii’cosiii’ooohh’dai succhiami i capezzoli’sii’mi piace!!’ ‘ mugola tenendomi la testa incollata al seno.
‘Vieni’ ‘ mi dice prendendomi per mano e portandomi nel salone.
Mi ferma al centro del salone mettendomi una mano sul petto; inizia a sbottonarmi la camicia, mi accarezza il petto, poi scende agli shorts.
Li slaccia abbassandoli, si accuccia davanti a me ed abbassa anche i boxer che a stento nascondono la mia prepotente erezione; il mio membro balza fuori come una molla a lungo costretta.
‘Mmmmhhh’ che bel cazzo!!’ – sussurra mentre lo prende in mano saggiandone la consistenza.
Attratta, come un’ape dal miele, tira fuori la lingua e lecca la punta violacea, da cui spunta una prima goccia di liquido spermatico, gustandone il sapore.
‘Oooohhh’ siii!!… dai prendilo in bocca’ siiii!!’ ‘ dico con voce rotta dall’eccitazione.
Inizia a segarmi lentamente mentre con la lingua lecca l’asta, dalla cappella fino alle palle gonfie, prendendone in bocca prima una e poi l’altra per succhiarle e lucidarle con la sua saliva.
‘Siiiii’ brava’ cazzo che bocca!!’ ‘ le dico rapito.
Riprende a leccare il mio bastone e poi ne imbocca la cappella fremente iniziando ad andare su e giù e cercando di ingoiarne il più possibile.
Sono ormai sul punto di venire quando lei si alza e si avvinghia a me baciandomi.
‘Sei stupenda’!!’ – le sussurro mentre le mie labbra scendono lentamente sul suo corpo, baciando ogni centimetro della sua pelle, fino a suggere con delicatezza i capezzoli turgidi.
Sento le sue mani sulle spalle che mi staccano dal seno, poi con una piroetta si allontana da me.
Non ha acceso le luci e solo il chiarore che entra dalla grande finestra illumina il suo corpo bianco.
Scalcia via le scarpe e con movenze delicate si sfila i pantaloni restando solo con un minuscolo slip bianco, sale in ginocchio sul divano e si appoggia con le mani alla spalliera, volge la testa e mi fa segno con un dito di avvicinarmi.
‘Hai mai baciato una donna dietro? ‘ mi chiede in un sussurro.
Rimango un attimo perplesso, poi:’Sì’ beh, sì’mi è capitato a volte’ ‘ rispondo.
‘Mah io intendo lì dietro’ sull’ano.’
‘Cazzo!’ ‘ penso ‘ ‘Vuole che le lecchi il culo! Che porca!’ – mentre mi fiondo in ginocchio dietro di le afferrandola per i fianchi.
Con una mano cerco di abbassarle lo slip, ma lei mi blocca:’ No’ così’ fallo così lasciandomi le mutandine.’
Resto un po’ sorpreso, ma non mi perdo d’animo, sono eccitato come un toro.
Sposto di lato il didietro dello slip di pizzo e affondo il viso tra quelle collinette bianche.
Un misto di profumo e sudore mi entra nel naso eccitandomi, se possibile, ancora di più.
Comincio a percorrere il solco con la lingua, fermandomi poi dove sento qualcosa palpitare; allungo ancora la lingua, cercando di farla dura e provando a penetrare quell’antro che sento morbido e arrendevole.
‘Sì’ bravo così’ sì, dai’mi piace’ leccamelo bene’sodomizzami con la lingua’dai” ‘ mi incita.
Continuo a leccare e a penetrare con la lingua, sentendo il forellino allargarsi sempre di più.
‘Ora basta’ti prego” ‘ mi dice sollevandosi, prima, e mettendosi a pecorina sul divano, poi ‘ ‘ti voglio dentro’prendimi così’ in piedi’ dietro’voglio sentire il tuo cazzo in me’ nel mio culo.’
Mi appoggio sulla sua schiena e il mio cazzo s’incastra tra le sue natiche.
Lo faccio scorrere nel solco, ma non riesco a trovare l’apertura.
Poi, lei, allunga una mano dietro, lo prende tra le dita e lo punta contro il suo ano.
‘Vai, ora’ spingi” ‘ mi sussurra.
Do una prima spinta e sento la cappella forzare contro lo sfintere, che subito si apre lasciandomi sprofondare per una buona metà.
‘Aaahhh” – un urletto le sfugge dalle labbra.
‘Ti ho fatto male? Vuoi che lo tolgo?’ ‘ faccio un po’ preoccupato.
‘Nooo’ aspetta un attimo’ ora muoviti piano’ mettilo bene fino in fondo.’
Riprendo a spingere e ho la sensazione di essere risucchiato in lei, fino in fondo, fino a che le mie palle sbattono contro le sue natiche.
‘Vai ora” ‘ mi incita, mentre il suo corpo comincia a tremare ‘ ‘allargami’ sfondami’ rompimi il culo’Si, dai sodomizzami’ti voglio’inculami a fondo’ ‘ mi grida girando la testa per guardarmi.
Eccitato al massimo, mi attacco alle sue tette e comincio il movimento, iniziando a pomparla poderosamente.
‘Ti voglio aprire il culo’sfondarti’ – le grido nell’orecchio ‘ ‘tieni prendilo tutto.’
‘Si, dai fallo’non aspetto altro’sfondami’fammi godere’ ancora più forte’ voglio che mi rompi il culo questa notte’ ‘ mi fa di rimando.
Ondate di piacere mi avvolgono, partendo dal cazzo per esplodere nella testa.
Mi muovo dentro di lei tenendola stretta, afferrandole i seni e pizzicando i capezzoli inevitabilmente duri per l’eccitazione.
‘Dai’ prendilo tutto’ siiiiiiii che culo morbido che haiiiiii’te lo voglio sfondareeee.” ‘ le grido.
‘Sìììì dai’ infilamelo tutto’ voglio sentirti in fondo’ sfondami’ – mi incita.
I miei affondi diventano sempre più possenti, sento il cazzo espandersi nel suo intestino.
“OOhhh ohh che duro che sei, mi spacchi’ sì’ sì spaccami il culo’ ” ‘ grida – ‘Mi fai morire’ sììì così’ dai’ sto godendo col culo’ sbattimi’riempimi”
‘AAHHH’ sto’ per venire’adesso, aspetta, ecco, vengooo…’ e lascio che la sborra calda invada il suo intestino, mentre l’orgasmo mi esplode dentro la testa moltiplicato per cento’ lungo’. mi sembra che duri un’eternità.
Lei si lascia andare appoggiando il busto alla spalliera ed io la seguo, ancora piantato in lei, mi stendo sulla sua schiena e le passo le braccia attorno alla vita mentre le mordo delicatamente una spalla.
‘Wow’che goduta!! Che orgasmo!!’ – commenta girando il viso per baciarmi.
‘Mi spiace’non volevo venirti dentro’così’ ma il piacere è stato molto forte”
‘Ma che spiacerti. Ho goduto da morire, sono stata molto bene con te’mi sei piaciuto molto!’
‘Grazie!!’ – rispondo visibilmente soddisfatto.
‘Ora, però, alzati devo andare al bagno.
Mi sollevo ed il mio pene esce da lei con un leggero rumore di risucchio.
Mi prende il viso tra le mani e baciandomi mi sussurra:’Vai, ora, rivestiti, sono completamente distrutta ed ho voglia di fare una bella doccia ed andare a letto. Ci vediamo al mio ritorno.’
‘Ma’ non dovevamo fare i bagagli assieme? ‘ ribatto un po’ deluso di non continuare la notte con lei.
‘Non ti preoccupare.’ ‘ mi dice sorridendo ‘ ‘Li farò domattina’ e poi è stato meglio così’No?’ ‘ e si gira incamminandosi verso il bagno.

Rincontrai Sonia e Clover, sempre a casa dei nostri amici, più di una settimana dopo.
Parlammo amichevolmente e io le chiesi come era andata la mostra.
Durante la serata, Sonia mi domandò se volevo andare a cena da lei la sera dopo; accettai immediatamente, già pregustando un’altra bella serata e ; speravo, una nottata di piaceri con lei.
L’indomani suonai alla sua porta con un contenitore di gelato in una mano e dei fiori nell’altra.
Mi venne ad aprire Clover:’Ciao, entra.’ ‘ m’invitò sorridendo.
‘Ciao.’ ‘ risposi, un po’ deluso, entrando ‘ ‘Sei della partita anche tu?’
Non fece in tempo a rispondermi che arrivò Sonia e mi gettò le braccia al collo baciandomi.
Rimasi così sorpreso del suo comportamento davanti a Clover, che quasi non risposi al bacio.
‘Che carini!’ ‘ esclamò prendendomi i fiori dalle mani ‘ ‘Sono per me? Ma dai vieni!’ – e prendendomi per mano mi condusse in cucina.
Mentre sfaccendava ai fornelli, mi annunciò che quella sera niente spaghetti o cose dozzinali, aveva preparato qualcosa di speciale in mio onore, anatra all’arancia.
Dopo cena eravamo seduti, io in poltrona e loro due sul divano, per il caffè, quando Sonia esordì dicendo:’ Sai, durante il viaggio, ho parlato con Clover di quello che è successo tra noi due. Lei, oltre che essere la mia segretaria, è anche la mia migliore amica. All’inizio è stata un po’ gelosa, ma poi ha capito ed ora vorrebbe provare anche lei.’
Ero sbigottito, non riuscivo a capire bene il suo discorso:’ Ma dove vuole arrivare?’ ‘ pensai.
‘Ti stai chiedendo che cosa intendo dire, o fare? Ebbene questo.’ ‘ si avvicinò a Clover, le prese il volto tra le mani e la baciò con passione.
“Non ci hai ripensato vero ?” – le domandò e senza darle il tempo di rispondere riprese a baciarla, mentre una sua mano scivolava sotto la corta gonna di Clover.
La ragazza chiuse gli occhi e gemette; immagino che fosse già bagnata.
Poi scuotendosi si precipitò in ginocchio ai piedi di Sonia e sollevata la gonna, prese ad abbracciare e baciare le sue belle cosce.
Mentre io me ne stavo inebetito a guardarle, Clover sfilò la gonna di Sonia e lei si tolse la camicetta rimanendo a seno nudo.
Clover afferrò il bordo delle mutandine e con un solo movimento le abbassò, affondando il viso nel pube di Sonia, aspirandone il profumo ed iniziando a leccarla avidamente.
Sonia mi guardò sorridendo e mi fece cenno di avvicinarmi; io mi alzai e mi avvicinai alle due.
Solo allora mi resi conto che Clover non stava leccando la figa di Sonia, ma aveva tra le labbra un pene, lungo e sottile, e lo stava succhiando con passione!!!
Rimasi impietrito, la bella Sonia era un trans!!!
Ora mi spiegavo tante cose che mi avevano sempre lasciato perplesso: i suoi atteggiamenti dominanti nei confronti di Clover, le sue tettine rotonde e dure come arance, il perché quella sera non aveva voluto che le togliessi le mutandine e perché si era fatta solo inculare!!!
Mentre ero accanto a loro e guardavo Clover fare un pompino alla sua padrona, ero sbigottito ma anche molto eccitato dalla situazione.

Mi avvicino e spingo il mio cazzo nella bocca spalancata di Clover, lei per un attimo apre gli occhi spaventata, poi si lascia andare, abbandonandosi agli abili tocchi di Sonia e incomincia a succhiare.
Mi sta facendo un pompino coi fiocchi, evidentemente a fatto molta pratica con Sonia, ed in poco tempo mi porta sull’orlo dell’orgasmo.
Mi stacco da lei per non venire subito e prendo Sonia per i fianchi incastrando il mio cazzo tra le sue natiche.
‘Ehi calma!’ ‘ mi fa lei sollevando il viso ‘ ‘Non correre, abbiamo tutto il tempo’ vieni.’
– e si solleva spingendomi poi sul divano.
Poco dopo mi ritrovo seduto sul divano con le due ai miei fianchi, Sonia mi succhia con ardore e poi interrompendosi passa a Clover il cazzo.
Le due prendono ad intrecciare le loro lingue sul mio cazzo, a scambiarselo per rapidi affondi nelle calde bocche.
Poi Sonia scivola a terra e torna a leccare Clover tra le cosce, la quale ad occhi chiusi rimane da sola a spompinarmi.
Ma io voglio scopare e così faccio sollevare Clover e me la faccio sedere in grembo infilandole il cazzo nel ventre.
Sono completamente affondato in lei, mentre Sonia, davanti, continua a leccare alternandosi tra la clitoride e lunghe leccate alla mia asta.
Insieme slacciamo la camicetta di Clover, la togliamo e scodelliamo le sue belle tette dal reggiseno.
Sonia comincia subito a succhiarne i capezzoli duri, mentre io, da dietro, le sollevo, porgendogliele e massaggiandole.
Cambiamo posizione, mi alzo e prendo Sonia alla pecorina infilandola nel culo senza incontrare alcuna resistenza, mentre lei, il viso affondato tra le cosce, continua a leccare la figa di Clover.
Dopo un po’, la vedo costringere Clover a sollevare le gambe e la sua lingua perversa incomincia a tormentare l’ano della ragazza, poi prende a penetrarla, prima con un dito, poi con due, allargandola e lubrificandola internamente.
Sonia si volta verso di me:’E` pronta. Il suo culo non aspetta altro che il tuo cazzo” – mi dice scivolando via da me e mettendosi a fianco del viso di Clover.
Punto il mio cazzo, già lubrificato dagli umori del culo di Sonia, sullo sfintere ed inizio a spingere, mentre Sonia tormenta con le abili dita il clitoride di Clover, che prende tra le labbra il suo cazzo e se lo affonda in gola, soffocando un gemito, mentre il mio cazzo le penetra nel culo.
La ragazza è stretta, ma calda ed elastica, con pochi colpi affondo tutto in lei e comincio ad incularla lentamente, mentre Sonia, in ginocchio davanti a me e con la verga immersa tra le labbra di Clover, mi bacia freneticamente e mi accarezza il torace; sono eccitatissimo e mi approssimo velocemente all’orgasmo.
Sonia si solleva togliendo il cazzo, lucido di saliva, dalla bocca della sua compagna, ci gira attorno e viene dietro di me.
Comincia ad accarezzarmi le spalle, poi la schiena, accompagnandomi nei movimenti dell’inculata, si appoggia a me e sento il suo membro incastrarsi nella parte alta del solco delle mie natiche.
‘Lo vuoi?’ ‘ mi sussurra all’orecchio, mentre io m’irrigidisco e mi blocco nei movimenti.
‘No!’ ‘ rispondo secco ‘ ‘Non ci provare.’ ‘ e mi sfilo dal culo di Clover sedendomi sul divano.
‘Peccato!’ ‘ fa lei delusa ‘ ‘Però ora non puoi lasciarla così. Vieni cara.’ ‘ e prendendo Clover per mano la fa alzare.
‘Guarda nonostante la paura è ancora in tiro, bello duro! Vai cavalcalo.’
La giovane non se lo fa ripetere e sale sul divano mettendo le ginocchia attorno ai miei fianchi e suoi occhi dritti nei miei.
La sento prendermi, con una mano, il membro e posizionarlo all’ingresso della sua vulva, poi con un movimento lento, sempre fissandomi negli occhi, scende ed io sento il calore della sua figa avvolgermi il cazzo.
‘Aaahhh” ‘ un lungo sospiro le sfugge dalle labbra quando arriva al fondo della penetrazione; mi appoggia le mani sulle spalle e comincia un lento su e giù, cavalcandomi e facendo ballare le sue belle tette davanti al mio viso.
La prendo per le braccia e l’attiro a me, affondando il viso nei sui seni e prendendo a leccare i suoi piccoli capezzoli, duri per il piacere, mentre lei mi cavalca da esperta, accompagnando con ondulazioni del bacino la penetrazione; sono prossimo a venire, non so quanto potrò ancora resistere!
Ad un certo punto si blocca, la sento irrigidirsi, sospira, poi sento che qualcosa sta sfregandosi contro il mio cazzo immerso in lei, mentre il viso di Sonia appare sopra le sue spalle.
‘Cazzo la sta inculando!’ ‘ penso ‘ ‘La sta inculando mentre io la scopo!’
E’ la prima volta per me, solo nei film porno avevo visto una doppia penetrazione!
Sono fermo, Clover soffoca i suoi gemiti nella mia bocca, sento distintamente il cazzo di lei scorrere nel suo culo, separato dal mio solo da una sottile parete di carne.
Lentamente inizia a scoparla nel culo ed a mia volta anch’io riprendo a muovermi e, piano piano, accordiamo i nostri movimenti, riempendola all’unisono.
Qualche movimento e Clover comincia ad essere scossa da un’interminabile orgasmo e inizia ad incitarci oscenamente.
‘Sììì’ scopatemi cosììì’ riempitemi tutta’ sono la vostra porca’ usatemi’ fatemi godere cosìììì’ riempitemi di sborraaaa”
Il nostro ritmo diviene frenetico, sino a che, anche noi due, non ci uniamo a lei con i nostri gemiti.
Sonia urla scossa dall’orgasmo ed anch’io vengo eruttando il mio sperma, a lungo trattenuto, nella vagina di Clover, trattenendola a me, mentre le bordate si succedono rapide e le scarichiamo dentro il nostro seme riempiendole l’utero e l’intestino.
Alla fine giaciamo ancora congiunti ed ansimanti sul divano, fino a che loro due si staccano da me e si siedono affianco e prendono a baciarsi e ad accarezzarsi dolcemente, come a coccolarsi.

Quella notte non finì lì.
Le due erano assatanate e continuammo le nostre schermaglie fino all’alba ed io uscii da quell’esperienza sfiancato, distrutto.
Purtroppo, però, fu anche l’unica; rimasi in ottimi rapporti di amicizia con Sonia e Clover, ma non ripetemmo più i nostri giochi erotici.
Ho anche saputo che Sonia si è fatta operare divenendo, così, completamente donna.

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
5^ – In carne: Paola

Mi sta facendo un pompino stratosferico, leccandomi il cazzo, insalivandomi la cappella e succhiando di tanto in tanto le mie palle gonfie ed accarezzandole con la mano.
Con l’altra mano intanto si accarezza le grosse tette, gonfie e morbide allo stesso tempo, e, ogni tanto, scende a sgrillettarsi la figa fradicia; sono in visibilio mentre lei ingoia tutto il mio cazzo duro e con la lingua mi strappa gemiti di piacere incontenibile.
Dopo un po’ mi prende il cazzo e se lo infila tra le tettone, iniziando una spagnola da urlo e leccandomi la cappella che sbuca dai seni con la punta della lingua, dice “Al termine di questa girandola, voglio che mi scopi d piccolo bastardo!”

Era la seconda estate che passavo in quella base in Liguria ed ormai mi ero fatto una bella cerchia di amicizie con cui trascorrere piacevolmente il tempo.
Quella volta, però, l’estate aveva portato una novità: Paola, la nipote del comandante.
Paola era una bella ragazza, di circa venticinque anni, alta, con dei lineamenti che piacciono a pelle, lunghi capelli castani ed occhi scuri, un corpo, forse, un po’ sovrappeso, ma ben fatto, con quei 4 o 5 chili in più, che le regalavano le giuste curve, un seno, grande, rotondo, che strabordava dal reggiseno del bikini, quel filo di pancetta che la rendeva viva, con le manigliette dell’amore che facevano capolino sopra il laccietto dello slip del costume ed un culo’ un culo magnifico, non enorme, ma con due chiappe rotonde e piene che sembravano due pagnotte di pane, due pagnotte nelle quali avrei voluto affondare i denti.
Nei pomeriggi in cui ero libero da servizi, mi recavo in uno stabilimento balneare dove il proprietario teneva due cabine riservate per noi della base e lì regolarmente incontravo Paola, stesa su una sdraio, che si crogiolava al sole.
Passavamo molto tempo a parlare, stesi sulle sdraio, uno accanto all’altra, facevamo il bagno assieme ed inevitabilmente quando uscivamo dall’acqua, la vista delle sue tette, con i capezzoli dritti e del suo culo, disegnato dal costume bagnato incollato alla pelle, mi provocava un’incontenibile erezione che nascondevo con l’asciugamano, facendo finta di asciugarmi.
Ma lei, birichina, se ne accorgeva e mentre ci asciugavamo, mi sorrideva con aria maliziosa.
Un giorno lei cominciò un discorso su come non era soddisfatta del suo corpo, che avrebbe voluto essere più longilinea, ma amava troppo il buon cibo, ed io a dirgli:’Ma non è vero! Sei una bellissima ragazza, con un corpo pieno nei punti giusti!’
‘Ma smettila, non sono un gran che’ ‘ rispose ‘ ‘e poi ho il culone, non vedi?’ – e alzandosi me lo mise a trenta centimetri dal naso.
‘Guarda,’ ‘ le dissi ridendo ‘ ‘per i miei gusti, direi che non hai il culone, anzi, hai un signor culo, e beato chi le se lo può permettere.’ – e sempre ridendo le detti una pacca sulla natica, per scherzo.
Lei si risedette, imbronciata, come offesa, non tanto, forse, per via della pacca, ma per il fatto che non le davo ragione sul culone e che, comunque, nessuno la voleva.
Onestamente, faticavo a credere, che nessuno la volesse, a me andava a sangue!
Comunque, mi feci serio e le dissi quello che pensavo realmente e cioè che era veramente una bella ragazza, che non aveva assolutamente il culone, come diceva lei, e, in ogni caso, io avevo, in camera, una bellissima collezione di farfalle, che, se voleva, sarei stato contento di mostrarle.
Quest’ultima frase, detta fra il serio ed il faceto, le fece tornare il sorriso.
Quella sera la invitai a mangiare una pizza con altri amici.
Prima di partire, la zia, la moglie del comandante, mi disse:
‘Michele, le affido Paola, mi raccomando, lei ne è responsabile.’ ‘ lo disse sorridendo, ma sapevo, che sotto sotto, era molto seria.
In pizzeria, ci sedemmo uno di fronte all’altra.

Stiamo ridendo e scherzando in compagnia, quando una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo!
Sento qualcosa, che struscia sulla mia gamba: è il piede di Paola che, toltasi lo zoccolo, mi sta accarezzando la gamba!
Sale verso l’alto e, mentre continua a parlare con la sua vicina di tavolo, lo appoggia tra le mie cosce; abbasso gli occhi e vedo il suo piede spuntare appena da sotto il tavolo sulla mia sedia.
Un piede stupendo!
Nonostante la corporatura, ha una caviglia sottile, dita affusolate ed uno smalto rosso che, in quel momento, mi sembra accecante.
‘Cazzo,’ ‘ penso ‘ ‘ma questa mi provoca. Oggi mi sbatte il culo sotto il naso, stasera mi fa piedino. Se lo sa suo zio mi fucila sul posto, senza processo!’
Sono preoccupato, ma anche molto eccitato, la testa mi pulsa, il cazzo, divenuto subito duro, preme contro la stoffa degli shorts e l’unico mio pensiero e desiderio, ora, è di toccarlo, accarezzarlo e di risalire con le mani su per le sue splendide gambe.
I miei shorts sono molto larghi, non so quale forza misteriosa mi spinge a fare ciò che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose, ma allargo la sgambatura e faccio scivolare il piede lungo la mia coscia e lo porto sotto i miei testicoli.
Mentre alzo lo sguardo su Paola, provo un misto di terrore e piacere, i nostri occhi s’incrociano, sono pochi secondi ma sembravano non terminare mai, poi lei accenna un sorriso ed inizia a muovere il piede, mentre i le accarezzo la caviglia.
Avanzo un po’ con la sedia per coprire completamente il lavoretto che mi sta facendo e presto sento sopraggiungere anche l’altro piede.
A quel punto Paola fa tutto da sola e comincia a farmi una vera e propria sega con i suoi fantastici piedi; ogni tanto si ferma, me ne infila uno sotto le natiche e mi accarezza le palle dure, gonfie e poi riprende; una vera maestra!
Io sto impazzendo, mentre il mio cazzo, duro come il marmo, è ormai pronto e sul punto di esplodere.
Ma non posso!
Mi alzo di scatto e mi dirigo verso il bagno, dove con pochi colpi di mano, do sfogo al mio piacere represso.
Quando torno al tavolo e mi siedo, lei continua a fissarmi con aria sorniona e consapevole.
Ma per questa sera la sua iniziativa non ha un seguito.

L’ho rivista due giorni dopo, in spiaggia.
Mi sono seduto accanto a lei, sulla sdraio ed abbiamo cominciato a parlare.
Io avrei voluto parlare, chiarire, quello che era accaduto due sere prima, ma lei faceva come se niente fosse successo e sviava il discorso su altre cose; ero sconcertato.
Verso le 19, quando in spiaggia non c’era praticamente più nessuno, ci recammo verso le cabine per cambiarci.
Facemmo entrambi la doccia, a debita distanza, ma io non potevo fare a meno di incollare gli occhi sulle sue tette giganti, con due capezzoli grossi come lamponi che facevano capolino dal bikini quando lei le massaggiava per lavarsi, e poi il suo culo, quel culo rotondo che mi provocava e mi faceva ribollire i testicoli.
Dopo la doccia andammo alla cabina per cambiarci e lei mi disse:”Cambiati prima tu, io mi devo asciugare un po’ i capelli ed il corpo” – corpo a stento coperto da un asciugamano che mal celava il seno e copriva solo leggermente la curva delle natiche ‘ ‘Mi sono portata un vestito, perché dopo devo andare a fare alcune spese. Mi accompagni?’
Annuii ed entrai nella cabina, mi vestii e a fatica riuscii a far entrare l’uccello, ormai diventato di marmo, negli shorts.
Uscii dalla cabina e lei con un sorriso fresco e un po’malizioso, mi disse che toccava a lei e di avere qualche minuto di pazienza
Aspettai qualche minuto, quando a un certo punto mi sentii chamare:”Michele ho bisogno di aiuto.’ ‘ e aprendo la porta della cabina ‘ ‘Mi allacci il vestito dietro il collo che non riesco?”
Era di schiena, i capelli umidi le scendevano sulle spalle abbronzate, il vestito lungo fino al ginocchio, con la scollatura che arrivava fino all’inizio delle natiche, senza reggiseno e senza mutandine, visto che si vedeva l’inizio del solco che le divide.
L’uccello mi esplose all’istante negli shorts e lei:”Scusami, ma lo metto talmente poco, che non riesco mai ad allacciarlo” – e voltandosi a guardarmi mi diede un’occhiata talmente erotica da svenire.
“Certo signora, nessun problema.” – e nell’avvicinarmi a lei le schiacciai la mia erezione contro il culo.
La sentii sospirare, avanzò di un passo ed io la seguii all’interno della cabina e quello fu il punto di non ritorno.
Chiusi la porta e, accecato dall’eccitazione, infilai le mani ai lati del vestito e le afferrai le tette, sentendo sotto le dita i capezzoli duri come il marmo, cominciai a solleticarle con la lingua il lobo dell’orecchio sussurrandole:”Mia bella Paola, devi smetterla di eccitarmi altrimenti ti faccio assaggiare questo cazzone duro…”
Lei, per tutta risposta si voltò sorridendomi maliziosamente, si inginocchiò e mi scese i pantaloni dicendomi:”Ti sei deciso finalmente! Ora fammelo assaggiare un po’ questo bel cazzone duro, prima di scoparmi.”

‘Non chiedo di meglio, puttanella.’ ‘ e tenendole le spalle comincio a scoparla tra le tettone; Paola ha, finalmente, rivelato la sua vera natura di femmina in calore e puttana.
Le sue tettone morbide mi avvolgono il cazzo come un guanto, la sua lingua mi fa impazzire; ma dura poco.
Lei si alza:’Siediti lì.’ ‘ mi dice, indicandomi una sedia che è nella cabina.
Obbedisco, mentre lei si sfila completamente il vestito, rimanendo nuda nella sua opulenta bellezza.
Mi viene davanti e allarga le cosce mettendosi a cavalcioni su di me; il mio cazzo si incastra tra le labbra della sua figa e lei comincia a muoversi avanti e indietro massaggiandomelo.
Inizio a baciargli il collo ed a scendere lentamente, mentre le mie mani indugiano sempre più avidamente sul suo seno; è veramente grosso, la mia mano non riesce a contenerlo tutto, ma anche incredibilmente sodo, pieno e morbido.
Scendo con le labbra e inizio a baciargli il seno, sempre più passionalmente, stringendo, tra le mie dita avide, i capezzoli turgidi di desiderio.
La sua mano scende… la sento accarezzarmi il cazzo dolcemente, come a tastarne le dimensioni, poi prenderlo con decisione e stringerlo con voglia crescente.
‘Ora!’ ‘ le dico alzando lo sguardo ‘ ‘Altrimenti mi fai venire così.’
Lei pianta gli occhi, torbidi di piacere, nei miei, si solleva un poco’ sento la punta accarezzata dalle sue labbra bagnate’ flettendo le gambe comincia a scendere’
lentamente inizia ad infilarselo dentro… geme’ sento la sua fighetta bagnatissima stringersi intorno al mio cazzo e la cosa mi eccita sempre di più!!
Lentamente lo fa entrare tutto fino in fondo alla sua figa bollente’ quando è tutto dentro la sento trattenere il fiato’ la afferro per i fianchi larghi e comincio a muoverla avanti ed indietro mentre il mio bacino si muove all’opposto, facendo scorrere prima lentamente e poi sempre più velocemente il mio membro dentro di lei.
Il suo sguardo si appanna, ha più voglia di quanto mi aspettassi’ ora è completamente mia.
Geme, si contorce’ si morde le labbra’ le spalanca in urli senza voce.
Il mio cazzo è duro e forte dentro di lei, sbatto sempre più forte e sento il suo culone sodo e morbido fare un rumore pieno e caldo contro le mie cosce.
Ad un tratto mi pianta le unghie sulle spalle, apre la bocca e’ comincia a godere.
Gode come una pazza, silenziosamente per non farsi sentire fuori della cabina, ma intensamente.
Dalla sua figa comincia a colarmi sulle cosce, un liquido caldo, il cui profumo intenso raggiunge le mie narici.
Anch’io sono al limite, è da un po’ che andiamo avanti e sentirla godere in quel modo, mi trascina verso l’orgasmo.
‘Sto per venire” ‘ l’avverto stringendo i denti per trattenermi.
Con un filo di voce strozzato dai gemiti e dai brividi di piacere mi dice che usa la pillola, mentre i suoi orgasmi si susseguono uno dietro l’altro.
‘Benissimo.’ ‘ penso e afferro le sue tette tra le mani, le stringo, così forte che le mie dita lasciano segni bianchi sulla sua pelle morbida e’ mi lascio andare.
Comincio a godere’ con lei’ in lei.
Tremando per il piacere, affondo il viso nel suo seno per soffocare il grido che mi sale in gola, mentre inizio a scaricarle fiotti di caldo sperma nella figa, allagandola.
Quando , finalmente, ci calmiamo, ci appoggiamo una all’altro sfiniti; sento le sue tettone premere contro il mio petto, mentre siamo ancora saldamente uniti.
‘Grazie.’ ‘ mi sussurra, baciandomi dolcemente sulle labbra ‘ ‘E’ stato bellissimo! Era da tanto” ‘ e s’interrompe.
Rimango sorpreso, mentre il mio IO raggiunge vette altissime.
‘Anche per me è stato bellissimo.’ ‘ dico banalmente ‘ ‘Lo sapevo che eri una femmina con la F maiuscola.’ ‘ ed è vero, non avrei mai creduto che potesse essere così calda e che fosse così incredibilmente piacevole scoparsela in quella piccola cabina.
Lentamente si solleva e mette una mano tra le gambe a trattenere quello che ha dentro.
‘Dovrei lavarmi,’ ‘ dice sorridendomi ‘ ‘ma non ora, lo farò più tardi. Voglio tenermelo ancora un po’ dentro.’ ‘ e s’infila lo slip del costume.

Da quel giorno diventammo inseparabili, ogni occasione, ogni luogo era buono per scambiarci effusioni di nascosto e per fare l’amore.
Sì, fare l’amore perché lentamente stavamo innamorandoci, anche se ufficialmente facevamo vedere che eravamo solo buoni amici.
Per gli zii, io ero diventato l’accompagnatore ufficiale della loro nipotina ed anche il responsabile.
Merda!
Se lo zio avesse anche lontanamente sospettato quello che facevamo assieme, il minimo che poteva capitarmi era di essere trasferito nel luogo più sperduto della penisola, isole comprese.
Ma il rischio valeva di essere corso.
Paola si dimostrò un’amante eccezionale, sempre calda, porca e disponibile ad ogni esperienza e diventavamo sempre più uniti.
Poi come tutte le cose belle anche quella doveva finire; il mese di vacanze di Paola terminò e lei doveva ripartire per la propria città e tornare alla sua famiglia.
La sera prima della sua partenza eravamo alla villa di K. e A. per una festa.
La festa era riuscita bene e Paola aveva bevuto un po’.
Come sempre, in questi casi, questo aveva contribuito a “scioglierla” ed a lasciarsi andare alla sua vera natura di donna.
All’una di notte, eravamo nel parco, soli, al chiarore della luna piena e ci baciavamo appassionatamente.
Le mie mani giocavano sulla sua pelle, sotto il vestito estivo, che le arrivava poco più giù delle cosce.
Com’era solita fare negli ultimi tempi, quando uscivamo assieme non indossava mutandine.
Era letteralmente bagnata e si stava sempre più lasciando andare, quando ad un tratto sentii un rumore.

Temendo di essere stati scoperti, alzo lo sguardo col cuore in gola.
Non è nessuno degli invitati ne’ il padrone di casa: quello che si sta avvicinando a noi è il cane della villa, uno splendido alano grigio cenere.
Paola non si è accorta di nulla, ma io sono un po’ teso; è vero che ci conosce, ma non si sa mai’
Il cane si avvicina a noi, io resto immobile, cercando di capire le sue intenzioni, mentre Paola continua a baciarmi il collo strusciando il suo corpo sul mio.
Le mie mani sono ferme sul sedere di Paola, che avevo precedentemente scoperto avendole alzato il vestito alla vita, ed il cane inizia ad annusarle le gambe, poi le cosce,
attratto dall’odore di femmina in calore e dal miele che ne bagna l’interno.
Paola ha un sussulto, ma io la tengo ferma:’Sssttt, buona,’ ‘ le sussurro nell’orecchio, mentre la tensione in me lascia spazio ad un’eccitazione crescente ‘ ‘non farlo innervosire.’
L’alano comincia a leccarla, prima sulle cosce, poi sempre più in profondità; sento Paola rilassarsi tra le mie braccia e cominciare a gemere ed ansimare, evidentemente quella lingua le sta cominciando a piacere molto.
Allora la giro e tenendola abbracciata da dietro comincio a massaggiarle le tette.
‘Lasciati andare.’ ‘ le dico all’orecchio ‘ ‘Allarga le gambe.’ ‘ e lei ubbidisce.
Il cane che non aspettava altro inizia a leccarle il sesso forsennatamente.
Io non ce la faccio più, delicatamente l’adagio per terra, distesa, e mi metto a guardarli, l’una mentre si offre alla lingua dell’altro.
Paola è letteralmente stravolta, posso ben immaginare quali sensazioni le possa provocare quella lingua rasposa che gioca con la sua figa e con la sua clitoride.
Geme, aprendosi il sesso con le mani, per offrirsi il più possibile a quello strumento di piacere e comincia a godere.
La scena è di un erotismo unico: la bella e la bestia!
Sono talmente eccitato da essere prossimo a venire; mi chino su di lei e le propongo:’Accarezzalo.’
Stravolta dal piacere, si mette seduta e mentre il cane non smette di leccarle la figa, lei inizia a percorrere con le dita quello splendido, muscoloso corpo, in una carezza lenta e sensuale.
Quando la sua mano sono scompare fra le gambe dell’animale, il mio cervello scoppia.
Anche se non la vedo, la immagino accarezzare i testicoli, soffermarsi a tastare l’involucro peloso del pene, saggiarne la consistenza…
Spalanca gli occhi, arriccia le labbra scoprendo i denti bianchissimi, segno che è prossima a raggiungere il culmine del piacere.
Purtroppo, in quel mentre, un rumore di passi ci richiama alla realtà.
Il cane scatta via a vedere chi è e noi ci riassettiamo velocemente e scompariamo nell’ombra della casa.
Ora, però, Paola è eccitata al parossismo:’Dai scopami,’ ‘ mi dice avvinghiandosi al mio corpo con le gambe ‘ ‘non ce la faccio più. Dai scopami qui, sull’erba.’
‘Ho un’idea migliore.’ ‘ le dico, prendendola per mano e portandola con me.
Conosco molto bene la casa dei miei amici e so che sul retro esiste una stanza, una specie di dependance, che loro usano un po’ come ripostiglio, ma dentro c’è un letto e anche il bagno.
Provo la maniglia e la porta si apre alla mia spinta.
Che fortuna!
Non faccio in tempo ad accendere la luce, che lei entra dentro, si solleva il vestito attorno alla vita, si china appoggiando le mani al letto e mi dice:’Dai vieni. Prendimi. Sto impazzendo dalla voglia. Scopami così, in piedi, come una cagna.’
Non perdo tempo, mi apro i pantaloni e ne estraggo il membro, duro come un bastone, lo appoggio alle sue labbra bagnate e con un solo, lungo affondo la penetro fino a far aderire il mio pube alle sue chiappe sontuose.
‘Aarrgghh’ sììì’ finalmente” ‘ geme.
La sua figa è un lago bollente, afferro le sue ‘maniglie dell’amore’ e comincio a sbatterla con foga; gli schiocchi che i nostri corpi fanno scontrandosi, nel silenzio, risuonano come schiaffi.
Bastano pochi colpi e la sento che comincia a tremare, si irrigidisce e parte nell’orgasmo, mentre dalla sua bocca escono suoni inarticolati.
Non so quante volte viene, una dopo l’altra, ma sono molte.
Anch’io sono al culmine, sento la sborra ribollire nei coglioni e mi preparo a riempirla.
Ma lei si lascia cadere in avanti, sul letto, sfilandosi da me.
Gira la testa e con uno sguardo appannato dal piacere mi dice:
‘Stasera è la nostra ultima sera, per chissà quanto tempo e voglio farti un regalo. So che lo vuoi, allora prendilo, prendimi di dietro’ ma fallo subito prima che ci ripensi.’ ‘ e si gira alzando il culo verso l’alto.
Cazzo, mi sta offrendo il culo!!!
Quel culo che adoro, grosso, rotondo e soffice come una pagnotta; quel culo che da tempo è l’oggetto delle mie fantasie erotiche, ma che non ho mai osato chiederle!!!
Non aspetto che ci ripensi, impazzito d’eccitazione mi tuffo, affondando il viso tra quelle soffici colline di carne.
Le separo con le mani e comincio a leccare, lunghe leccate dalla figa madida di umori al roseo forellino.
E’ stretto ma elastico, basta la pressione della mia lingua perché si dilati, spingo la punta dentro e sento che si contrae, la muovo un po’ e il muscolo reagisce allargandosi e contraendosi.
Quando penso di averla fatta rilassare a sufficienza mi rimetto dietro di lei, mi bagno l’uccello di saliva e appoggio la punta all’entrata.
‘Fai piano,’ ‘ mi dice girando la testa ‘ ‘è la prima volta.’
“Stai tranquilla.’ ‘ la rassicuro ‘ ‘Adesso rilassati, prendi un bel respiro e spingi.’
Inizio a spingere dolcemente, quando sento il suo sfintere aprirsi leggermente continuo a spingere delicatamente.
Il roseo anello di carne si allarga lentamente, opponendosi il meno possibile alla penetrazione, è decisamente stretta ma lentamente la cappella si fa strada.
Sento Paola che respira profondamente e rapidamente.
Finalmente la punta del cazzo passa l’anello di muscoli; mi blocco immediatamente per darle il tempo di riprendere fiato ed abituarsi.
“Mi sembra di avere un tronco dentro.” – geme
“Soprattutto, ora, non stringere il culetto, bambina. Resta rilassata più che puoi.”
Lei reagisce nel modo migliore ed inarca la schiena rinculando leggermente; senza rendersene conto si sta affondando il cazzo nel culo da sola.
Superata la resistenza iniziale sento il muscolo che comincia a pulsare risucchiandomi sempre più a fondo in quel capace culo; l’aiuto spingendo un po’ ed in men che non si dica sono completamente dentro di lei
“Oh Dio!” ‘ geme – ” Non credo di farcela, solo la punta mi sfonda, non riuscirò mai a prenderlo tutto.” – dice.
Non si è nemmeno accorta che sono completamente dentro di lei e che più di così non ce n’è.
“Guarda che ormai è fatta.” – le dico.
Lei si volta di scatto:”Come?” ‘ esclama sorpresa.
Allunga una mano dietro e mi sfiora il basso ventre e sente che di cazzo ne resta fuori giusto un mezzo centimetro.
Tira due rapidi respiri; prima che possa dire qualcosa mi ritiro leggermente.
Lei spalanca la bocca in lungo sospiro.
Mi ritiro quasi del tutto poi inverto il movimento.
‘Hhhaaa’ ‘ le sfugge un grido smorzato, ma non protesta.
Inizio a muovermi in modo lento e costante affinché il suo sfintere si abitui alla mia presenza.
Dopo una decina di pompate sento che si sta veramente allargando ed aumento il ritmo.
Sento che lei allunga una mano dietro e comincia ad accarezzarsi la fighetta.
Mi muovo più veloce ed inizio a sbatterla nel vero senso della parola mentre e lei comincia apertamente a mugolare di piacere.
La prendo per i fianchi e la stantuffo con tutte le mie forze, sbattendole il cazzo nel culo quasi con rabbia.
“Sì… dai… sì… ancora… dai… sì…” – inizia a dire ad ogni mio affondo.
“Ti piace ora, vero?” – le chiedo.
“Si… mi…piace… è strano… così… così mi piace’ mi fa godere…”
Ormai abbiamo preso il ritmo, entro ed esco dal suo culo come un pistone mentre lei viene incontro ai miei colpi.
So che in questo modo resisterò poco, ma non mi interessa, voglio riempire questo bel culone burroso di sborra.
Mi chino su di lei e le afferro le tettone:”Tra poco ti sborro in culo.” – le mugolo in un orecchio.
“Siiii! Sborrami dentro.” – risponde lei quasi in un urlo.
Le stringo le tette con forza e la inculo a tutto spiano.
Sento le palle contrarsi, il cazzo sembra che mi scoppi, sento la cappella ingrossarsi.
“Vengoooo!” ‘ urlo e sborro in quel buchetto stretto, le allago l’intestino.
‘Sìììì’ anch’ioooo” ‘ e lei viene con me.
Cadiamo tutti e due sul letto, incapaci di reggerci sulle braccia, profondamente incastrati.
Lentamente mi sfilo dal suo sedere, il cazzo ancora semiduro e gocciolante e ci stendiamo affiancati sul letto.

Il giorno dopo lei partì.
Per diversi mesi ci tenemmo in contatto sia telefonico che per lettera.
Una volta presi anche un aereo e la raggiunsi nella sua città, ma potemmo fare ben poco, vista la continua presenza di suo fratello.
Poi un giorno, telefonicamente, mi disse di aver conosciuto un ragazzo, compagno di università, con il quale stava molto bene ed erano molto affiatati.
Dopo qualche tempo mi arrivò una lunga lettera, dove Paola mi diceva quanto era stata bene con me e di come era stata felice di aver fatto tutte quelle esperienze insieme, ma ora aveva trovato Giorgio e si era innamorata di lui e pensava che avrebbero fatto una bella vita insieme.
Circa un anno dopo seppi che si erano sposati.

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
6^ – Venere in astinenza: Frida

Al primo colpo di lingua sulla cappella mi tendo in avanti come un arco.
“Calmati e vedi di non venire subito.” – dice staccando per un attimo la bocca dal mio cazzo.
Più facile a dirsi che a farsi.
Inizia a pompare con calma, massaggiandomi contemporaneamente le palle.
Succhia con foga, infilandosi tutto il cazzo in gola fino alla radice e facendolo uscire lentamente, con un risucchio costante ed un infernale mulinare di lingua.
Inizio a sentire il famigliare formicolio alla base dei testicoli sintomo di orgasmo imminente.
Glielo dico e lei si calma un po’, dedicandosi un po’ a carezzarmi le palle.
Poi riprende a succhiare come e meglio di prima.

Era uno di quei tanti ricevimenti di rappresentanza a cui ero obbligato, ogni tanto a partecipare.
Si teneva nel salone di un elegante hotel della riviera romagnola; ero lì da più di un’ora e già pensavo ad una scusa per poter sgattaiolare via.
Nella sala ci saranno state un centinaio di persone, tutte intente a parlare ed ad arruffianarsi questo o quello per ottenere favori personali.
Poi la vidi!
Era di spalle, una bionda da sballo!
Un abito nero, lungo alle caviglie, che lasciava scoperta una buona parte della schiena liscia e fasciava un culetto a mandolino perfetto.
Si girò ed il movimento mise in evidenza uno spacco vertiginoso da cui faceva capolino una gamba perfetta, messa in risalto dalle calze velate di scuro, che terminava in una caviglia sottile, calzata in un sandalo dorato dal tacco vertiginoso.
Bella come non mai! E sensuale come non mai!
Non l’avevo mai vista prima.
Con noncuranza mi avvicinai al figlio dell’ospite, con il quale avevo una certa confidenza.
‘Chi è quella bellezza bionda? ‘ gli chiesi, fingendo un’indifferenza che non avevo.
‘è la moglie di’ è danese, si chiama Frida. Bel bocconcino eh?’ ‘ mi rispose sorridendo.
‘Ah! Non l’avevo mai vista prima.’
‘Non partecipa molto alle attività mondane. Il marito ha ventanni più di lei e si vocifera che non sia più in grado di soddisfare le aspettative della bella e giovane moglie. Ti vuoi dare da fare con lei?’
‘Nooo. Era solo pura curiosità.’
Mi allontanai e mi piazzai in un punto della sala da dove potevo vedere bene quella venere bionda.
La noia che provavo fino a qualche minuto prima era sparita.
Quasi sentisse il mio sguardo su di lei, si voltò ed i nostri occhi s’incrociarono.
I miei rimasero calamitati e persi nell’azzurro dei suoi per un lungo attimo.
Poi lei sorrise e si voltò di nuovo.
Poco dopo il nostro anfitrione annunciò che potevamo trasferirci nell’altra sala, dove era stato allestito un buffet e della musica per chi voleva ballare.
Mi accodai agli altri ospiti, seguendo l’ondeggiare di quel culetto stretto nella stoffa nera.
Ero fermo in angolo e non perdevo di vista la mia bella bionda; alcune coppie volteggiavano nella sala al ritmo di canzoni anni settanta.
Vidi la bionda dire qualcosa al marito e poi alzarsi con aria stizzita.
Venne verso di me:’Ecco il mio cavaliere.’ ‘ mi disse, sorridendo maliziosamente ‘ ‘Visto che mio marito non ha voglia di farmi ballare, vuole farlo lei, per favore.’
Rimasi col bicchiere a mezz’aria.
‘Sì, certo, signora.’ ‘ dissi riprendendomi e sperando solo di non avere fatto la figura del baccalà per la sorpresa’ ‘ Sarà un onore’ ed un piacere’ ‘ aggiunsi.
Mi avviai verso il centro della sala, mentre lei passava il suo braccio sotto il mio.
Stavano suonando un lento, la mia mano prese la sua, mentre l’altra, un po’ imbarazzata, si pose sulla sua schiena.
‘Il mio nome è Frida.’
‘Bellissimo nome, signora. Il mio è Michele.’
‘Bene Michele, penso che possiamo darci del tu. Che lavoro fai?’
Avviammo una piacevole conversazione, ma una parte della mia mente era concentrata sulle le sensazioni che mi dava la vicinanza del suo corpo.
Lei sfiorava la mia mano, mentre la mia percepiva il calore della pelle della sua schiena; poi d’improvviso, dicendomi che non aveva intenzione di mangiarmi, si fece più vicino, con semplicità, facendo aderire il suo corpo al mio e guardandomi dritto negli occhi.
Annegai nel lago azzurro dei suoi occhi, poi lo sguardo scese sul suo collo, all’incavo formato con le spalle e al desiderio di porre lì, le mie labbra, per baciare quella pelle liscia.
Avvicinai un po’ la testa e ricevetti la lieve carezza dei suoi capelli, che mi sommersero col loro profumo; mi sentivo ubriaco, senza aver bevuto, come se il suo profumo fosse stato alcool puro vaporizzato che, tramite le narici, mi giungeva direttamente al cervello.
Tutte quelle sensazioni dettero luogo ad una prepotente erezione, quasi dolorosa, dentro i pantaloni.
Lei se ne accorse, ma non disse nulla, anzi mi sembrò che accentuasse addirittura la pressione del suo ventre contro il mio.
Ormai non esisteva più la timidezza, gli ormoni mi dominavano e piano scesi con la mano, scorrendo quella schiena stupenda, fino all’inizio della curva delle natiche.
‘Michele, non credi che ci sia troppa gente per fare di queste avances?’ – mi sussurrò all’orecchio sorridendo.
‘Scusami, sei stupenda ed io un cretino’ ‘ risposi, riportando la mano alla giusta altezza.
‘Che ne dici di fare due passi qui fuori, in terrazza? Mi sembra che tu abbia bisogno di un po’ di aria fresca.’ ‘ aggiunse con un’aria seria, ma non arrabbiata.
‘Grazie, con una donna stupenda come te occorre avere un autocontrollo perfetto, ed è bene che lo recuperi immediatamente’ ma’ e tuo marito?’
‘Non ti preoccupare, è così preso a parlare dei propri affari che non se ne accorgerà nemmeno. Seguimi.’ – e s’ incamminò verso l’uscita sulla terrazza.
Aspettai qualche attimo, poi la seguii, tra gli sguardi incuriositi di alcune persone; ma non me ne fregava niente.
Lei era in angolo buio, protetto da alcune piante; la raggiunsi.
‘Sei gentile, a tenermi compagnia. Davvero mi trovi così bella?’
‘Sei un sogno, un sogno di mezza estate e probabilmente tra un poco scomparirai.’
Le mie parole fecero effetto; fece una risatina roca, buttando la testa indietro e spingendo in avanti la dolce curva dei seni.
Poi senza rendermene conto me la trovai addosso, s’incollò a me, facendo aderire ogni centimetro del suo corpo al mio.
Sentivo attraverso l’abito la pressione dei suoi seni contro il petto, mentre il suo pube si strofinava contro il mio con un lento movimento ondeggiante a saggiare la consistenza della mia eccitazione.
Poi mi dette un rapido bacio e, prima che potessi dire una sola parola, era già rientrata nella sala.
Aspettai qualche minuto, frastornato, poi rientrai anch’io.
Il tutto aveva dell’incredibile: la moglie di uno dei più noti e facoltosi notabili del luogo, qualche minuto prima mi aveva abbracciato e baciato nel buio di una terrazza, strusciandosi contro di me come una puttana!!!
Ed ora era lì, accanto al marito che parlava e sorrideva con lui come se niente fosse successo.
La vidi alzarsi, sfiorare le labbra del marito con un bacio e dirigersi verso l’uscita della sala.
Passandomi davanti mi fece un sorriso e i suoi occhi ammiccarono maliziosi.
Lasciai passare qualche secondo e poi la seguii.
Raggiunsi la hall, lei stava parlando con il portiere, il quale le porgeva una chiave, poi si diresse verso gli ascensori.
Arrivò l’ascensore, entrò e, prima che le porte si chiudessero, mi sorrise ancora facendo un gesto con la testa.
Aspettai, guardando l’indicatore, che l’ascensore raggiungesse il piano e ne presi nota mentalmente: settimo, l’ultimo.
Rientrai nella sala, con una scusa mi congedai dall’ospite, salutai qualche conoscenza e me ne andai.
Nella hall, feci finta di andare alle toilettes e raggiunsi l’ascensore.
Mentre premevo il pulsante del settimo, avevo la tasta in subbuglio; in effetti non sapevo se quello che stavo facendo fosse bene o mi stessi cacciando in qualche grosso guaio, sapevo solo che dovevo provarci, desideravo Frida, mi era entrata nel sangue, la volevo.
Giunto al settimo, uscii nel corridoio e mi guardai attorno smarrito, poi notai, a circa metà che una chiave era infilata in una porta.
Sfilai la chiave dalla serratura e spinsi; la porta si aprì.
Entrai in un saloncino illuminato da una luce soffusa, lei era lì, seduta sul divano, le gambe accavallate; attraverso lo spacco della gonna si vedeva la coscia ornata dalla balza delle autoreggenti velate, in mano aveva una coppa e beveva sorridendomi.
‘Vieni.’ ‘ m’invitò ‘ Ti aspettavo.’ ‘ e continuando ‘ ‘Mio marito aveva riservato una stanza per dormire perché non voleva guidare a tarda notte.’
‘E’ quando viene? ‘ chiesi un po’ indeciso.
‘Aaahhh, non ti preoccupare.’ ‘ fece con la sua risatina roca ‘ ‘Abbiamo due stanze separate; lui si occupa, ormai, solo dei suoi affari, non di me. Dormiamo in camere separate. Ma ora basta parlare, vieni qui.’
Così dicendo si alzò dal divano con un movimento fluido ed appoggiò la coppa sul tavolino.
Rimasi in piedi, fermo, a guardarla.
Portò le mani dietro il collo e aprì la chiusura dell’abito facendolo scivolare, lentamente, lungo il corpo fino ai piedi e rimanendo nuda, a parte le autoreggenti ed i sandali.
Il suo corpo era stupendo: spalle dolcemente arrotondate, seni non troppo grandi, ma sodi ed alti, fianchi che si allargavano in una morbida curva, al centro, sul monte di venere, un piccolo e curato cespuglietto biondo chiaro, il tutto su due gambe affusolate inguainate nelle calze che ne evidenziavano la bellezza.
‘Hai detto che sono bella. E così ti piaccio?’ ‘ domandò, scavalcando i resti del vestito e facendo una piroetta sui tacchi mi mostrò la schiena e quel suo meraviglioso culetto a mandolino.
Una fitta mi percorse il basso ventre ed il pene mi s’inturgidì in un attimo.
Mi avvicinai, le misi le mani sulle spalle e cominciai a baciarle il collo, attraverso la massa setosa dei suoi capelli, per tutta risposta lei s’incollò a me con tutto il corpo; mi stringevano i calzoni tanta era la potenza dell’erezione.
Mi appoggiò una mano sulla coscia e risalì lentamente verso il mio inguine.
“Ti fa male? Pensi che potrei aiutarti in qualche modo?” – chiese iniziando a massaggiami la patta gonfia.
“Certo, avrei bisogno di aiuto.”
Lei mi abbassò la zip ed infilò dentro una mano.
“Non ti preoccupare. Se è il genere di aiuto che penso io, posso dartelo io.” – dichiara tirandomi fuori l’uccello.
Pensavo mi avrebbe fatto una sega, ma Frida s’inginocchiò ed avvicinò il cazzo alle labbra.

Lei succhia anche più forte, lavora di lingua, mi tormenta il glande ed il prepuzio, non ce la faccio a trattenermi ancora.
“Sto per venire.” – la avverto.
Lei annuisce con la testa ma non smette di succhiare; non ne posso più, mi sembra di scoppiare, è un piacevolissimo tormento.
Si stacca da me, si alza e si avvia verso una porta.
‘Vieni.’ ‘ mi dice semplicemente, camminando ondeggia i fianchi come un’indossatrice.
Entriamo nella camera da letto e lei si gira verso di me.
I suoi occhi continuano a sorridere, mentre le nostre labbra si uniscono e un tremore mi percorre il corpo quando la sua lingua penetra le mie ed inizia a vorticare con la mia.
La mia mano scende ad accarezzarle un fianco, poi risale fino ad un seno, che stringo sentendo nel palmo il turgore del piccolo capezzolo.
L’altra mano da là dove le calze terminano scivola fino ad una natica che la stringo tra le dita, gioendo della dolce arrendevolezza di lei e assaporando la soda compattezza del gluteo.
La sua mano penetra sotto la mia camicia a carezzarmi il petto conficcando, poi, le unghie nella pelle; le sue carezze mi danno un brivido profondo.
La camicia vola via e lei copre di piccoli baci i graffi che mi ha fatto.
La sua mano scende e cerca la cinta, la apre e con un movimento esperto mi abbassa pantaloni e boxer al ginocchio.
‘Mettiti sul letto.’ ‘ mi ordina.
Mi sdraio e lei continua a spogliarmi togliendomi scarpe, calze ed il resto degl’indumenti; ora siamo nudi entrambi, fatta eccezione per lei che indossa ancora le autoreggenti ed i sandali.
Con movimenti felini sale sul letto e si sdraia su di me, spalmando il suo corpo sul mio.
Ci abbracciamo e cominciamo a baciarci voracemente; i nostri corpi strusciano uno contro l’altro, cercando il piacere del contatto della pelle.
Lei scivola su di me, si solleva ed arriva a mettere le sue cosce attorno alla mia testa.
Si abbassa, mentre mi guarda sorridendo; non c’è bisogno che parli per capire cosa vuole.
Mi tuffo fra quelle cosce vellutate ed affondo la lingua tra le sue labbra turgide e umide.
Trovo il suo bottoncino, grande e duro come un pisello, lo stringo tra le labbra e prendo a succhiarlo.
è come se la percorresse una scarica elettrica, comincia a tremare e a scuotere i fianchi, così forte che fatico a mantenere il contatto.
Quando sento che i suoi fianchi ed il ventre iniziano a danzare senza più controllo, la sollevo di peso e la sdraio sul letto.
Scivolo tra le sue cosce spalancate ed il cazzo trova da solo la strada; è talmente bagnata e calda, che mi sembra di affondare in un mare umido e caldo.
Comincio a scoparla con foga; è talmente eccitata che bastano pochi affondi ed inizia a scuotere la testa da una parte all’altra.
‘Aaaagggghhhh” ‘ è quasi un urlo,quello che esce dalle sue labbra mentre comincia a godere e a gridare frasi incomprensibili; immagino che sia la sua lingua e che stia gridando il suo piacere!
Non smette un attimo di godere, i suoi orgasmi sono continui, si susseguono uno dietro l’altro!
Ma anch’io sono al limite, mi stendo su di lei ed affondo con forza nel suo ventre, mentre lei allaccia le gambe attorno alle mie reni per sentirmi meglio.
Soffoco un urlo nell’incavo della sua spalla e l’orgasmo, a lungo trattenuto, mi esplode nella testa, mentre comincio a riversare fiotti di sperma nel profondo della sua vagina.
Restiamo lì, abbracciati l’uno all’altra, ancora fusi assieme, baciandoci e mordendoci le labbra.
E infine ci sciogliamo ed io ruoto al suo fianco, entrambi supini, mentre cerchiamo di riprendere fiato.
‘Frida.’
‘Si.’
‘Ti amo.’
‘Esagerato, comunque è stato proprio bello. Sei stato bravo, proprio come immaginavo.’
Faccio scorrere la mano su di lei; come è liscia e morbida la sua pelle!
E di nuovo mi prende la voglia.
La mia mano scorre sul ventre e si insinua a giocare con la sua fighetta grondante di un miscuglio di umori.
Lei si gira sul fianco, lasciando una gamba distesa e piegando l’altra, in modo da lasciare le cosce disgiunte affinché la mia mano possa ancora accarezzarla lì.
Allunga una mano dietro:’Porcellino, sei di nuovo in tiro!’ ‘ dice girandosi a guardarmi ed inizia a carezzarmi il pene nuovamente rigido.
Io le sorrido e non dico nulla.
Faccio scorrere la mano, lubrificata dei suoi e miei umori, in un ampia lenta carezza, dall’inizio delle grandi labbra fino in fondo al solco dei glutei, soffermandomi a carezzare l’ingresso della vagina ed infine la rosetta anale.
Quando sento che è ben lubrificata ovunque ed il suo corpo comincia a fremere, le infilo indice, medio nella figa e, mentre lei butta la testa indietro, socchiudendo le labbra e chiudendo gli occhi per il piacere, comincio a muoverle.
Ma non è tanto per darle il piacere, bensì per bagnarle di quanto più umore posso, mentre con il pollice prendo a carezzare il forellino anale, forzando appena un poco.
Lei gira la testa fissandomi con sguardo interrogativo ed io mi precipito a baciarla prima che possa dire qualcosa.
Estraggo le dita dalla sua figa e comincio a spalmare gli umori sulla rosetta; quando la sento ben lubrificata, sprofondo l’indice ben inumidito fino in fondo.
La sua lingua si ferma, si stacca da me:’Cosa stai facendo? Vuoi anche questo?’
‘Sì amore.’ ‘ le soffio sulle labbra ‘ ‘è tutta la sera che me lo muovi davanti. è stata la prima cosa che ho visto ed ammirato di te e’ poi il resto. Ti voglio, lo voglio.’
Riprende a baciarmi e la sua lingua inizia a vorticare per fermarsi nuovamente ed abbandonare la mia quando comincio a giocare con indice e medio, facendo scorrere ora l’uno ora l’altro dentro di lei, ora tutti e due assieme.
Quando inizio a ruotare un dito nello stretto pertugio, esplorandone le calde e molli pareti interne, comincia ad ansimare e mi serra la base del dito stringendo il muscolo.
Tolgo il dito e mi sistemo dietro di lei, sempre sul fianco.
‘No!’ – urla quasi ‘ ‘Mi farai male!’ ‘ ma respira di sollievo quando sente che cerco e penetro la sua fighetta madida.
Inizio a scorrere con movimenti lenti, poi accelero di colpo nello sprofondare in lei, per gustare lo sbattere contro quei glutei sodi ed morbidi nel contempo.
‘Non l’hai mai fatto?’ ‘ le chiedo, mentre la scopo, quando sento che si rilassa.
‘Sì,’ – mi dice, dopo un esitazione, con voce rotta dal piacere ‘ ‘ma non mi ha dato mai molto piacere, ho troppa paura di sentire male.’
Le passo un braccio sotto l’ascella e schiacciandole un seno con l’avambraccio arrivo serrare l’altro con la mano.
Se veramente non vuole il suo errore è stato di non muoversi; voglio possedere completamente questa donna stupenda.
Estraggo il pene e, aiutandomi con l’altra mano, lo punto alla rosetta.
‘Mamma mia! Ti supplico!’ – implora con tono lamentoso, ma non si ritrae.
Alza le mani a serrarmi con forza l’avambraccio per resistere al previsto dolore e trattiene il respiro.
Inizio a premere con delicatezza.
‘Non ti contrarre, se vuoi diminuire il dolore devi lasciarti andare. Anzi, spingi.’ ‘ le dico con dolcezza all’orecchio.
Sento che obbedisce, si rilassa e di colpo sento la cappella superare lo sfintere e affondo in lei.
‘Aaahhh” ‘ geme ed inizia di nuovo a contrarsi, ma ormai sono dentro di lei.
Le sue unghie si piantano nel mio avambraccio e il suo respiro si fa affannoso.
Inizio a muovermi con dolcezza, un poco arretrando e ancor più avanzando, fino a che il pene non è completamente dentro di lei e il mio bacino è nuovamente a contatto con le sue natiche.
Ormai la resistenza è vinta e prendo a muovermi, serrato, ma scorrevole in quell’antro caldo.
Sollevo la testa a guardarla e mi beo nel vedere gli effetti dei miei movimenti dipinti sul suo volto; ha ancora gli occhi chiusi, tiene le labbra dischiuse e ne esce un flebile lamento, che non sembra di dolore, ma di perverso piacere nel sentirsi così violata.
Le sue mani si rilassano ed inizia a lasciarsi andare e a subire con condiscendenza i miei affondi.
Affondo il viso nella massa setosa dei suoi capelli, le bacio il collo e con la mano scivolo dal suo seno fino alla vagina, non arrivo a penetrarla, ma alla clitoride sì; inizio a stuzzicarla col polpastrello e lei si mette a gemere.
Geme di piacere ed inizia a muovere i fianchi venendo incontro ai miei colpi.
I suoi gemiti aumentano, prende ad agitarsi spingendo, ora con vigore, le natiche incontro al mio cazzo, che entra fino in fondo, fino a sbattere i testicoli contro i suoi glutei.
Mette una mano sulla mia premendola, per sentir meglio le mie dita contro la clitoride; quindi il suo respiro diviene corto, il corpo si inarca costringendomi ad inseguirlo e, con un’espressione quasi di stupore, urla:’Mio Dio, Godoooo!’ ‘ e si irrigidisce, squassata dal tremore del godimento.
Do due rapidi, profondi colpi e, piantato nel fondo delle sue viscere, mi lascio andare anch’io, mentre il cazzo vibrante erutta il suo seme allagandole l’intestino.
Restiamo lì col mio pene, che va via via perdendo volume, ancora affondato nel suo culo, con lei che si rilassa tra le mie braccia, scossa da tremori sempre più radi.
Quando il pene, ormai ammorbidito, scivola fuori, lei si gira verso di me, mi abbraccia e le nostre gambe si intrecciano, sento l’umido caldo della sua passerina sulla mia coscia; ci avvinghiamo in un bacio mozzafiato, poi mi sorride ed appoggia la testa sulla mia spalla.
‘è stato bellissimo!’ ‘ mormora ‘ ‘è la prima volta che provo un orgasmo anale. è intenso, profondo, come dire’ squassante.’
Poi alzando gli occhi ai miei:’Sei stato dolcissimo. Mi hai fatto capire che nel sesso non bisogna avere paura. Non avevo mai goduto così tanto!’ ‘ poi sorridendo ‘ ‘Se diventerò una che ama la sodomia sarà merito tuo.’
Si solleva e ridendo dice:’Ora, però, devo scappare in bagno, col clistere che mi hai fatto ho un’urgenza. Per di più mi hai aperto il sedere e non riesco a trattenere la tua cremina bianca dentro di me.’ ‘ e si dirige al bagno.
“Ti senti meglio ora?” – le chiedo malizioso, quando torna.
‘Molto.’ ‘ sospira appoggiando la testa al mio petto ‘ ‘Sono distrutta.’
Dopo qualche minuto sento un rumorino, la guardo; sta russando, un russare leggero e delicato, ma russa!
Mi viene da ridere.
Vorrei andarmene, ma non voglio svegliarla, così mi addormento anch’io.

Quando riaprii gli occhi, la luce grigia dell’alba cominciava ad entrare dalla finestra.
Mi girai; Frida dormiva di fianco, dandomi la schiena.
Ammirai, ancora per qualche istante, quello splendido corpo di cui avevo goduto, poi scivolai giù dal letto, recuperai silenziosamente i miei abiti, mi vestii nel saloncino ed uscii dalla camera.
Quando attraversai l’atrio dell’albergo per uscire, il portiere mi augurò il buongiorno con un sorriso complice.

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
7^ – Lezioni di sesso: Morgane

Tenendomi per la mano, si siede sul letto, tirandomi a sé; la bacio e mi distendo sul letto accanto a lei,.
Lei sembra come gettarsi su di me; il suo viso si dirige verso il mio cazzo, prendendolo subito in bocca.
Si gira, non mollando il pene di un centimetro e pone il suo corpo in posizione tale da offrirmi la figa all’altezza del viso; in un attimo, avviamo un intenso e voluttuoso sessantanove.
La sua figa è ornata da un rado cespuglietto di peli corti e lisci, castano scuro come i capelli, li separo con le dita ed affondo la lingua tra le sue labbra gonfie e bagnate.
Lei succhia il cazzo immergendoselo ritmicamente nella bocca, stringendo con le labbra, facendo girare la lingua.
‘Ahi!’ ‘ esclamo, sollevando la testa fra le sue cosce ‘ ‘Così me lo stacchi!’
Ha stretto le labbra attorno al glande e con esse anche i denti:’Fai un po’ più di attenzione’ ti prego.’
‘Scusa’ sai non ho molta esperienza’ in fatto di sesso.’ ‘ si scusa con aria colpevole ‘ ‘Con mio marito non lo facevamo molto spesso e quando accadeva, lui mi montava sopra, pochi colpi e veniva. Insegnami tu come devo fare.’

Erano, ormai, due mesi che mi trovavo in quella cittadina dell’ovest della Francia; ero stato mandato lì come capo del distaccamento di coordinazione italo-francese.
Avevo affittato un piccolo appartamento, di quelli che chiamano studio con l’accento sulla o, la cittadina era carina, la gente simpatica, ma’ mi annoiavo.
Non avevo compagnia, tranne qualche conoscenza di lavoro alla base, non conoscevo nessuno ed anche se parlavo un discreto francese, non era facile fare amicizia; c’era, è vero, qualche signora della base, che mi aveva fatto capire il proprio interesse per me, ma non volevo mescolare il lavoro con il piacere, così passavo il mio tempo libero a bighellonare per la città e dintorni.
Erano le quattro del pomeriggio di una giornata di primavera avanzata, entrai in un bar per prendere un caffè.
Mentre uno svogliato barista mi serviva una tazza con dentro una brodaglia scura, entrò una giovane donna.
Non molto alta, capelli castano scuro, una vita sottile sotto la quale si aprivano due fianchi rotondi ed opulenti; indossava un tailleur grigio chiaro, con una camicia bordeaux aperta sulla gola candida, la gonna, appena sotto al ginocchio, lasciava vedere poco delle gambe, ma da quel poco non sembravano niente male.
Passando, salutò il barista con fare amichevole e mi lanciò uno sguardo; rimasi incantato, credo con una faccia da pesce lesso.
I suoi occhi erano magnifici! Di un verde molto chiaro, come l’acqua di certi laghetti alpini, risplendevano sotto due sopracciglia scure e sottili e sembravano dotati di una forza magnetica, tanto avevano calamitato i miei!
Mentre si dirigeva verso un tavolino, notai che il suo lato B, messo in evidenza dalla gonna aderente, non era da meno di tutto il resto.
Doveva essere una habituée, perché come si sedette, accavallando le gambe, il barista si diede da fare per portarle una tazza simile alla mia.
Seduto al bancone, continuai, con discrezione, l’esame della bella arrivata.
Doveva avere sulla trentina, aveva un’aria seria, anche se i suoi meravigliosi occhi, ogni tanto, lanciavano lampi maliziosi agli uomini che la guardavano, me compreso.
Ora che era seduta e la gonna era salita un poco, vidi che le ginocchia erano tornite e belle e le cosce, fasciate dal tessuto, piene e, all’apparenza, sode.
Bevve con calma il suo caffè, poi si alzò e dirigendosi all’uscita, salutò con un sorriso il barista e rivolgendo lo sguardo su di me continuò a sorridere.
Quando fu uscita, mi avvicinai al barista, feci scivolare un biglietto da venti franchi verso di lui e chiesi chi era quella bella sconosciuta.
Lui, intascando la banconota, rispose che era la segretaria di una ditta di pulizie, che aveva gli uffici lì vicino, era divorziata e spesso veniva lì durante la pausa del pomeriggio.
Lo ringraziai ed uscii nell’aria cittadina, molto meno annoiato di quando ero entrato.
Inutile dire che il pomeriggio dopo, alla stessa ora, ero nel bar in attesa di rivedere quella splendida donna.
Ma lei non venne e così fu anche il giorno dopo.
Al terzo giorno, era venerdì e, sconsolato, già mi preparavo a passare un altro weekend da solo, quando lei entrò nel locale.
Stessa scena della volta precedente: saluto al barista, sguardo magnetico a me, tavolino e tazza di caffè.
‘Ora o mai più.’ ‘ pensai.
Presi la mia tazza e mi diressi al suo tavolo.
‘Bonjour.’ ‘ le dissi con il mio francese, con inequivocabile accento italiano ‘ ‘è la seconda volta che la vedo qui e sono rimasto colpito dalla sua bellezza. Per favore, posso sedermi con lei per finire il caffè e fare due chiacchiere?’
Lei alzò gli occhi su di me e mi scrutò dalla testa ai piedi, poi i suoi occhi s’illuminarono e le sue labbra si schiusero in un sorriso:’Prego.’
Mi sedetti davanti a lei, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal suo.
‘Lei è italiano, vero?’ – mi chiese, sorseggiando il caffè.
‘Si sente tanto?’ ‘ risposi a mia volta, sorridendo ‘ ‘Sì sono italiano, il mio nome è Michele e sono qui da due mesi per lavoro.’
‘Ah! Bene io sono Morgane. Che lavoro fa, Michele?’
‘Sono alla base di ‘ come ufficiale di collegamento.’ ‘ risposi vagamente; non mi piace parlare del mio lavoro con sconosciuti, anche se erano belli come lei.
‘Ah! un militare, dunque?’
‘Sì. Qualcosa contro i militari?’ ‘ la incalzo.
‘No, no, anzi ho diversi amici che sono militari e lavorano alla base.’ – e così di seguito, parlammo per una ventina di minuti.
Quando fu il momento di congedarsi, ci stringemmo la mano e mantenendo la sua nella mia, le chiesi in un fiato:’Morgane quando ho detto che sono rimasto colpito dalla sua bellezza, non scherzavo, è vero. Posso rivederla? E se non è impegnata posso invitarla a cena una sera?’
‘Uuuhh, come corre! Ma mi piace la gente che sa il fatto suo. Facciamo così; oggi pomeriggio devo accompagnare i miei figli al treno perché passeranno il weekend con il loro padre, il mio ex marito. Dopo sono libera, se per lei va bene, quella cena possiamo farla questa sera.’
Rimasi sbalordito da tanta fortuna:’ Certo’ anzi sicuramente.’
Ci accordammo su dove e a che ora incontrarci e poi ci separammo.
‘Wooowww’ ‘ esultai tra me, forse mi stava arrivando, finalmente, una mano di buone carte!
Andai a prenderla all’ora prefissata; ero emozionato come un diciottenne al suo primo incontro.
Aspettai in auto per quasi 15, interminabili, minuti, in piedi accanto all’auto, fumando.
Stavo quasi per desistere e andare via, quando mi sentii chiamare:’Michele.’ – era lei.
Mentre si avvicinava la osservai: aveva i capelli sciolti sulle spalle, un maglioncino a collo alto, una gonna a metà polpaccio, stivaletti alla caviglia, il tutto rigorosamente nero e sopra una giacca di pelle marrone chiaro.
Mentre si avvicinava, ondeggiando i fianchi, i suoi occhi sorridevano al mio esame; la feci salire e partimmo.
Cominciammo a parlare, di noi, della città, dei suoi figli e quando arrivammo al locale eravamo quasi amici.
Quando si tolse la giacca, osservai che aveva un bel seno, una bella terza avrei detto, messo in evidenza dal maglioncino aderente.
Ci sedemmo e cominciammo a parlare come vecchi amici e lei dimostrò di essere contenta di avermi conosciuto.
Mi raccontò della sua vita, del matrimonio fallito, del marito alcolizzato che la trascurava, del suo lavoro’ e alla fine sapevo di lei come se la conoscessi da anni.
Avevamo preso un buon vinello bianco, che bello fresco, scendeva giù con piacere.
Non le facevo mancare mai il vino nel bicchiere e lei si dimostrò una buona bevitrice, oltre che una compagnia deliziosa e verso fine della serata era allegra, forse un po’ brilla, ma manteneva un certo contegno.
Uscimmo ed io la presi sottobraccio, come una fidanzata; di tanto in tanto un suo passo mal fermo faceva strusciare il suo seno al mio braccio; la situazione cominciava ad eccitarmi.
Morgane mi chiese se le avessi usato la cortesia di accompagnarla a casa, perché era venuta all’appuntamento a piedi.
In macchina, mi confessò di essere stordita e di avere paura dei suoi comportamenti, la misi a suo agio dicendogli di rilassarsi.
Come uscii dal parcheggio, lei abbassò leggermente lo schienale, affermando che sarebbe stata più comoda; dopo un po’, mentre parlavo, mi resi conto che si era appisolata.
Quando arrivai all’indirizzo che mi aveva dato, non scese, ma mi chiese se volessi entrare un momento da lei, per bere qualcosa.
Parcheggiai ed entrammo nella casetta a schiera in cui abitava; una volta dentro, gettò negligentemente la giacca su una poltrona e mi chiese cosa volessi bere ed optai per un whisky.
Mentre lei preparava il drink, io mi avvicinai alla portafinestra che dava su un piccolo, ma ben curato giardino.
Porgendomi il bicchiere, mi chiese:”Non hai caldo. Levati la giacca?”
Ubbidii e mentre cercavo dove appoggiarla, si avvicinò a me, mettendosi in piedi dietro di me, mi mise le mani sulle spalle, poi lasciò che le sue braccia scendessero sul mio petto, lo massaggiò leggermente e mi sussurrò in un orecchio:’Lasciala cadere per terra.’ – terminando quel sussurro con un leggero bacio poggiato sotto l’orecchio.
I suoi seni spingevano sulla mia schiena, le sue mani scivolarono dentro all’abbottonatura della camicia, a carezzarmi il petto per poi dedicarsi ai bottoni per slacciarli.
Queste manovre mi avevano fatto subito effetto e il mio cazzo era diventato duro e rigido e premeva dentro i pantaloni.
L’aiutai a sbottonare la camicia e, quando l’opera fu completa, fu lei a togliermela, lasciandomi a torso nudo; passò nuovamente le sue mani sul mio petto, scivolando con una dolce pressione e raggiunti i capezzoli, ci giocò con le unghie.
Le alzai con una mano il mento e fissandola negli occhi, poggiai le mie labbra sulle sue.
Lei spinse in fuori la lingua ed io ricambiai avidamente, mentre le mie mani salirono a carezzarle i seni.
Improvvisamente, si scostò, quasi allontanandomi, con un gesto deciso, ma lento, si sfilò il maglioncino, rimanendo con il solo reggiseno di raso nero.
Poi le sue dita armeggiarono con la chiusura della gonna lasciandola scivolare ai suoi piedi; scavalcò i resti della gonna e rimase così, con una mise nera di reggiseno e tanga, davanti a me, guardandomi con quei suoi occhi da favola.
“Andiamo di là” – disse in un soffio.

Non ci potevo credere!
Una bella donna come Morgane mi stava dicendo che era inesperta; prima mi spoglia, si getta su di me e poi mi chiede d’insegnarle a fare sesso!
Decido di prendere in mano la situazione e dettare le regole del gioco.
Cambio posizione mi stendo sulla schiena:’Vieni.’ ‘ le dico invitandola ad avvicinarsi ed agitandole l’asta davanti.
Ubbidiente lei si mette in ginocchio tra le mie cosce.
‘Ora prendilo con una mano.’ ‘ lei allunga la mano e stringe le dita attorno al mio sesso ‘ ‘Brava così. Ora comincia a muoverla lentamente e se vuoi puoi baciarne la punta’ leccarla’ se vuoi.’
Comincia a masturbarmi lentamente, si china, sorride, tira fuori la lingua e, fissandomi negli occhi, la fa scorrere lungo l’asta come se fosse un cono gelato.
‘Ottimo.’ – mormoro mentre lei ripete un paio di volte l’operazione.
I capelli ricadono in avanti nascondendole il volto, ma sento il suo alito caldo sul glande, l’umido della sua lingua avvolgermi.
Allungo una mano e le scosto i capelli dal viso, le sue labbra sono poggiate sulla punta del glande.
‘Vai ora, prendilo in bocca e’ fai attenzione ai denti.’
Sento le sue labbra aprirsi, istintivamente inarco i fianchi ed esse scivolano lungo il mio tronco facendone sparire un bel pezzo.
Evidentemente ricorda il mio avvertimento riguardo ai denti perché non li avvicina nemmeno e si impegna a fondo in un notevole gioco di lingua che mette a dura prova la mia volontà.
Dopo qualche affondo con un risucchio si sfila l’uccello di bocca:’Come vado?’ – chiede continuando a lavorare di mano.
‘Benissimo.’ ‘ rispondo sorridendo ‘ ‘Si vede che segui con attenzione i miei consigli.’
‘Hai qualche altro consiglio da darmi, in materia.’
‘Solo di fare molta pratica.’
‘Se tu sei d’accordo, questa è proprio la mia intenzione.’ – dice, dandomi una slinguata proprio sulla cappella.
‘Hai qualche tecnica particolare da suggerirmi?’ ‘ mi chiede guardandomi con quegli occhi assassini.
Ci penso un secondo, poi le dico:’Pensi di riuscire ad ingoiarlo tutto?’
Lei mi fissa stupita negli occhi e fa una faccia perplessa, poi alza le spalle e spalanca la bocca.
‘Fai piano,’ ‘ le consiglio ‘ ‘prova un po’ alla volta.’
Lei alza gli occhi per guardarmi ed inizia ad abbassare la testa, facendo sparire qualche centimetro di cazzo tra le labbra.
Rimane ferma qualche secondo, si ritrae, riprende fiato e ridiscende.
Altri due centimetri di più infilati in gola; vedo che strabuzza gli occhi e si ritrae lentamente.
‘Non ti soffocare, non è importante.’ – le dico quando vedo due lacrimucce comparirle negli occhi.
‘Il problema è la punta,’ – dice, inghiottendo a vuoto ‘ ‘è grossa.’ – ma riapre di nuovo la bocca e riparte verso il basso.
Osservo affascinato il mio uccello sparire dentro le sue labbra, che continuano a scendere lungo l’asta, raggiungere il punto in cui era arrivata prima e proseguire imperterrita.
Tiene gli occhi chiusi ma non si ferma, prosegue nella corsa senza un’esitazione e qualche attimo dopo l’ha inghiottito tutto.
Viene fermata dal mio pube sul quale ha schiacciato il naso.
Riapre gli occhi e li sbarra incredula, mentre io mi godo, nel vero senso del termine, l’effetto della sua gola che si contrae attorno alla mia cappella.
Sempre muovendosi molto lentamente si ritrae:’Merde! Ce l’ho fatta!’ – dice, facendo seguire alla frase un nuovo tentativo, che le riesce perfettamente.
Sembra proprio che ci abbia preso gusto perché prende ad alternare semplici leccate e risucchi a “gole profonde” da infarto.
Mentre lei si dedica al nuovo gioco, io inizio a darmi da fare; la sposto leggermente facendola stendere sul letto e mi piazzo sotto di lei nel classico sessantanove.
Le apro le grandi labbra e prendo a leccare per un po’ il suo grilletto, poi passo più in alto ed affondo la lingua nel paradiso del suo nettare; è talmente bagnata che gli umori mi colano sul mento e lungo le sue cosce.
Quando comincio ad alternare penetrazioni di lingua e succhiotti alla clitoride, lei interrompe il movimento tenendo il cazzo stretto tra le labbra, ansima come un mantice, mi serra la testa tra le gambe e viene come una fontanella.
Anch’io sono a buon punto, la sua bocca, ormai esperta, decisamente mi tenta molto, ma ho in mente altre cose e sarebbe un peccato finire troppo presto.
Le sfilo l’uccello dalle labbra, mi rigiro e mi stendo al suo fianco, trascinandomela sopra.
Lei intuisce al volo, afferra il mio cazzo e se lo porta alla figa, lo strofina un po’ tra le labbra per inumidirlo e si lascia cadere sopra di peso.
‘Aaahhh’ è stupendo!’ – ansima iniziando a muoversi.
Ho le mani completamente libere e quindi le uso a mia discrezione, tormentandole i seni, carezzandole la schiena ed impastandole le natiche.
Tanto per saggiare le sue reazioni, le apro e appoggio un dito sullo sfintere e spingo leggermente.
Lei blocca il suo saliscendi e mi guarda:’Cochon!’ – mormora, con un’espressione non tanto contrariata, solo leggermente indecisa, ma non si ritrae.
Dunque la bella ed inesperta Morgane sa che esiste anche la sodomia!
Spingo ancora un po’ ed il dito affonda per metà, poi riprendo a muovermi sotto di lei, aggiungendo anche il movimento del dito e l’effetto è stupefacente.
Morgane chiude gli occhi, si morde le labbra, prende a mugolare come una gattina e comincia a cavalcarmi di buona lena.
Io aumento il ritmo ed i gemiti aumentano; Morgane punta le mani sul mio petto e risponde colpo su colpo ai miei affondi ansimando.
Non ci vuole molto, con quel trattamento, perché tutti e due siamo sull’orlo dell’orgasmo.
Ad un certo punto si irrigidisce, spalanca gli occhi fissando il nulla e manda uno strano urlo soffocato:’ Ooorrggghhh!’
‘Mon Dieu’ je viens” ‘ urla ancora per poi accasciarsi sul mio petto senza fiato.
Nel frattempo anch’io ho rotto gli argini e le ho inondato la figa di copiosi getti di calda sborra.
Giaciamo abbracciati e senza fiato sul letto per qualche minuto, poi le sussurro in un orecchio:’Sei stata magnifica! Scusami non volevo venirti dentro, ma è stato troppo forte e non mi sono controllato.’
‘Non ti preoccupare, prendo la pillola’ ‘ mi dice sorridendo e sollevando il volto dal mio petto ‘ ‘e poi è stato magnifico. Il sentire che mi stavi riempiendo, ha prolungato il mio piacere all’infinito.’
‘Alla faccia della donna inesperta.’ ‘ penso ‘ ‘Questa è una bomba di sesso.’
Con un movimento fluido si gira, sfilandosi da me e si alza dal letto.
‘Uuhhmm’ mi hai proprio riempita! ‘ dice sorridendo sorniona e mettendosi una mano tra le cosce ‘ ‘Ti dispiace se vado a darmi una rinfrescata sotto la doccia?’
‘Certo, fai pure’ ‘ rispondo stirandomi sul letto.
‘Anzi, perché non vieni anche tu?’ ‘ mi fa fermandosi a mezza strada ‘ ‘è un’esperienza nuova per me. Non ho mai fatto la doccia con un uomo.’
Richiesta strana, ma non ho nulla da obiettare, così mi alzo e la seguo.
La cabina è un po’ piccola; entro per primo.
Lei sguscia all’interno e mi si appiccica contro:’Stiamo un po’ stretti,’ – dichiara, iniziando a strofinarsi contro di me ‘ ‘ma non importa.’
‘Mi passi il sapone?’ – chiede come se niente fosse e ignorando platealmente la reazione del mio uccello, che inizia, di nuovo, ad alzare la testa e ad irrigidirsi.
Obbedisco alla sua richiesta e lei inizia ad insaponarsi, senza curarsi del fatto che nel farlo continua a strofinare il suo basso ventre contro il mio uccello che ormai è a pieno regime.
‘Per piacere, mi lavi la schiena?’ – dice, voltandomi le spalle.
Io prendo il sapone dalle sue mani ed inizio a strofinarle la schiena, mentre il cazzo mi si fa sempre più duro.
Il colpo di grazia arriva quando decide di darsi un’insaponata anche alle gambe, e per farlo si china tranquillamente in avanti stampandomi il culo sul cazzo.
‘Questa è istigazione bella e buona.” – dico, premendo l’uccello duro nel solco delle sue natiche e passandole una mano davanti per afferrale il seno.
Sento che geme quando le stuzzico i capezzoli.
La sollevo leggermente ed infilo il membro tra le sue cosce, poi apro la doccia e ci mettiamo entrambi sotto il getto d’acqua per sciacquarci.
Quando la schiuma se n’è andata riprendo le manovre da dove le avevo interrotte; le massaggio i seni, poi scendo lentamente a carezzarle i fianchi ed il ventre, mi fermo qualche minuto sul monte di venere, poi proseguo più in basso, stuzzicando il grilletto e le grandi labbra; quando le infilo un dito nella figa geme ancora più forte e si appoggia contro di me.
Nel box doccia non si sta’ molto comodi e rischiamo di scivolare malamente un paio di volte, sono costretto ad afferrarmi alle manopole dell’acqua per evitare una brutta caduta e questo ci fa decidere ad interrompere le nostre effusioni per il tempo necessario ad asciugarci ed a trasferirci a letto.
Lei si stende e mi osserva, con quei suoi occhi da gatta, mentre finisco di asciugarmi.
‘Cosa prevede la seconda lezione?’ – mi domanda maliziosa mentre butto da una parte l’asciugamano e mi avvicino bordo del letto.
Ho l’uccello all’altezza del suo viso e lei lo segue con lo sguardo, come uno spillo segue una calamita.
‘Iniziamo con un ripasso della lezione precedente.’ ‘ avvicinandoglielo alle labbra.
‘Oh no!’ ‘ fa allontanandosi da me e girandosi a pancia sotto ‘ ‘Quella la conosco, ormai, a memoria, insegnami qualcosa di nuovo.’
Morgane rimane a pancia sotto e ne approfitto per aggredirla alle spalle e mi piazzo sopra di lei stendendomi sulla sua schiena.
Infilo il cazzo tra le sue cosce, punto alla sua fighetta e spingo con forza; entro di colpo, tutto in una volta, strappandole un gemito.
Senza lasciarle il tempo nemmeno per riprendere fiato, inizio letteralmente a sbatterla, la prendo con forza, tanto che è costretta a puntare le mani alla testiera del letto.
‘Oh… ahi…’ – dice, a ritmo con i miei colpi ‘ ‘Così… ahi… mi sfondi.’ – ma nonostante le parole, non fa niente per sottrarsi, anzi, solleva un po’ di più il sedere per lasciarmi campo libero.
Sento le sue contrazioni vaginali farsi sempre più frequenti ed aumento il ritmo, poi, proprio quando sta per venire, mi blocco di colpo, interrompendole l’orgasmo.
‘Noooo…. stavo per venireeee…’ – più che una protesta è un ringhio.
Non le lascio il tempo di continuare perché riprendo a muovermi, forse anche con più forza di prima, tagliandole la frase sul nascere.
Appena un minuto più tardi, ecco che mi stringe nuovamente l’uccello con le pareti della vagina nel preludio dell’orgasmo; ma non ho intenzione di dargliela vinta e sul più bello mi blocco di nuovo, strappandole l’ennesimo grugnito di disappunto.
Mi sfilo quasi completamente e lei, convinta che voglia spostarmi, gira la testa per guardarmi.
Proprio in quel momento do un colpo di reni e affondo nuovamente dentro di lei, che lancia un grido e sbarra gli occhi.
Riprendo a scoparla ad un ritmo infernale, tanto da farla singhiozzare, ma non rallento e di lì a poco la sento di nuovo serrarmi il cazzo in una morsa.
Sono quasi tentato di bloccarmi di nuovo, ma mi dico che forse è troppo, quindi continuo a muovermi.
Quando l’orgasmo la raggiunge, Morgane urla di piacere, inarcando la schiena e spingendo indietro verso il mio uccello per prenderlo tutto.
Poi si accascia stremata, respirando come un maratoneta all’arrivo.
‘Tu vuoi uccidermi!’ – dice dopo qualche minuto, sempre a pancia sotto.
‘è la punizione per avermi provocato nella doccia’ – ribatto.
‘Oh merde!’ – risponde seria, poi chiude gli occhi e sorride ‘ ‘Allora lo farò più spesso.’
‘A tuo rischio e pericolo.’
‘L’unico rischio che posso correre, è di dover camminare qualche giorno con le gambe divaricate.’
‘Ed è ancora poco. Avrei potuto farti anche di peggio.’ ‘ ribatto fra il serio e il faceto.
‘Peggio? E come?’
‘Vuoi saperlo davvero.’
‘Sì!’
‘Ne sei sicura?’
‘Certo!’
‘Ok, peggio per te. Resta così, non ti muovere.’ ‘ le ordino, mentre scendo dal letto e mi dirigo verso il bagno.
Quando torno tengo una mano dietro la schiena, perché lei non veda cos’ho.
Mi metto dietro di lei, le passo un braccio sotto al ventre, la sollevo e le infilo un cuscino sotto la pancia.
‘Cos’hai?’ – chiede tra il curioso ed il preoccupato.
‘Non ti preoccupare. Fidati.’
Tolgo il tappo e lascio cadere una buona dose di olio per bambini sulle dita della mano, che porto rapidamente in mezzo alle sue gambe.
Teoricamente, visto come è fradicia, non servirebbe, ma è meglio andarci cauti.
Velocemente, prima che reagisca, la ungo per bene in mezzo alle natiche, soffermandomi a massaggiare il forellino posteriore.
‘Non vorrai per caso…’ – chiede con tono decisamente preoccupato.
‘Hai detto tu che vuoi sapere com’è il trattamento peggiore.’
‘Aspetta un momento,’ ‘ dice, con una nota di preoccupazione nella voce ‘ ‘non pensavo certo a questo.’
‘Seconda lezione. Chi è colpa del suo male…’ – intono e contemporaneamente infilo un dito.
‘Ahaaaaa…’ – fa lei chiudendo gli occhi e sento il suo sfintere che si serra con forza.
‘Ti consiglio di rilassarti.’ ‘ le dico, rimanendo un momento immobile.
Lei ansima ma sento che segue il mio consiglio; muovo lentamente il dito avanti ed indietro poi, quando la sento abbastanza morbida, ne accosto un secondo e spingo anche quello dentro.
Altra strizzata ed altro gemito.
Continuo a manovrare per farla rilassare e ci riesco perfettamente.
Le faccio sollevare i fianchi e la metto pecorina:’Appoggia le mani alla spalliera.’ ‘ le ordino, poi mi sistemo dietro a lei e sfilo le dita.
‘Fai piano, ti prego.’ ‘ dice, con un filo di voce, quando sente che appoggio la punta alla rosetta ‘ ‘è la prima volta, dietro.’
Come se non me ne fossi accorto!
Spingo leggermente e sento la resistenza dello sfintere:’Lasciati andare.’ – le mormoro.
‘Sììììì…’ – risponde sullo stesso tono.
Spingo ancora e sento il muscolo allentarsi, cedendo il passo all’oggetto estraneo.
‘E’ troppo grosso.’ ‘ protesta in un soffio.
‘No, se tu mi aiuti.’
‘Come?’- chiede, ansimando.
‘Rilassati e spingi.’ ‘ rispondo, senza tirarmi indietro.
Esita un attimo, poi sento che contrae i muscoli del ventre e di riflesso l’ano si apre, lasciandomi aperta la via; do una spinta leggermente più forte e la cappella passa.
Il più è fatto, ma rimango perfettamente immobile, se spingessi ora farei male ad entrambi.
‘Mi sento aprire in due.’ ‘ boccheggia.
‘Continua a spingere.’ – le ordino.
Lei esita, ma obbedisce e sento la morsa allentarsi.
Riprendo a spingere e lentamente scivolo nel suo retto fino in fondo; è una fornace bollente ed il mio istinto mi dice di mettermi a fotterla come un forsennato, ma sarebbe uno sbaglio e mi trattengo con difficoltà.
‘Mi sembra di scoppiare” – dice, senza muoversi ‘ ‘Non posso prenderti tutto.’
Quando dice tutto, non si è neppure resa conto che invece lo ha fatto.
‘Invece, a quanto pare lo hai fatto.’ – le sussurro in un orecchio, appoggiando il basso ventre alle sue natiche ‘ ‘Lo senti?’
Lei allunga una mano dietro e si tasta tra le natiche:’Oh, mon Dieu! Sììì! Sei tutto dentro!’ – e respira a fondo, il che provoca una contrazione del muscolo.
‘Ahiii.’ – si lamenta debolmente, ma ormai ci siamo.
Lentamente mi ritraggo, senza sfilarmi del tutto, poi torno ad affondare.
‘Oh, merde!’ – dice, mordendo il cuscino.
Inizio l’andirivieni dentro il suo culetto, muovendomi lentamente e dolcemente; lei ansima, è ancora allo stadio in cui il dolore non è superato dal piacere, ma ben presto le cose s’invertono ed i gemiti cambiano tono, virando decisamente al piacere.
‘Allora?’ ‘ chiedo ‘ ‘Ti piace?’
‘E’ fortissimo.’ ‘ dice ‘ ‘Non ho mai provato una simile sensazione.’
Perfetto, è il momento; aumento il ritmo.
‘Ah… si!… sbattimi…’ – comincia a dire Morgane, vinte le ultime remore ‘ ‘Non… ci… credo… è troppo’ belloooo!’
Quando la sento, ormai, aperta e disponibile, mi fermo e rapidamente mi sfilo da lei.
‘Oh nooo” ‘ sospira di protesta.
La faccio stendere sulla schiena e l’accosto alla sponda del letto, mi piazzo le sue gambe sulle spalle, punto di nuovo alla sua rosetta e torno a penetrarla.
Questa volta la difficoltà è trascurabile, con un colpo sono dentro fino in fondo senza, da parte sua, nessun gemito, se non di piacere.
‘Si… fottimi…’ – bofonchia, mentre sposta rapidamente una mano sulla figa, iniziando a sgrillettarsi senza ritegno ‘ ‘Merde… encule…moi’ – ha perso gli ultimi freni inibitori e si sente ‘ ‘Ancora… più forte… sfondamiii” – mi incita continuando a menarsela.
Uno spettacolo del genere è un afrodisiaco potentissimo e sento che anche per me si sta avvicinando il punto di non ritorno.
Gli ultimi dubbi in materia me li leva proprio Morgane:’Dai… vienimi dentro… nel culo… oraaa”
L’invito è decisamente impossibile da rifiutare, sento il piacere montare come uno tsunami.
‘Sììì!’ – riesco a sibilare ‘ ‘Ti vengo dentroooo…’
‘Sìììììììì!’ – rantola, mentre l’orgasmo l’assale.
Do un ultimo affondo e resto piantato nel suo culo, schizzando il mio piacere in profondità nel suo intestino, in un orgasmo che mi sembra lunghissimo.
Ci buttiamo sul letto, ancora l’uno dentro l’altra, fianco a fianco e impieghiamo diversi minuti per riprenderci.
E’ lei a parlare per prima:’Non l’avrei mai pensato.’ – dichiara a bassa voce.
‘Cosa?’ ‘ le chiedo.
‘Che si potesse godere tanto’ dietro” – dice voltandosi verso di me per quanto lo consente la situazione ‘ ‘E che avrei incontrato un uomo come te.’
Mi viene da ridere:’Non sono male, questo l’ammetto, ma niente di eccezionale.’
‘Sarà anche vero, ma finora non ho mai provato tanto piacere a fare sesso.’
‘Ed è solo l’inizio.’ ‘ rispondo ‘ ‘Ce ne sono ancora parecchie di cose ancora da fare e da imparare in due.’
L’ho detto senza pensare, ma evidentemente a Morgane non sfugge niente.
Mi guarda incuriosita:’In in due?’ – ci pensa un momento ‘ ‘Quindi, secondo te, sarebbe possibile aumentare il numero?’
‘Se interessa, perché no.’ – rispondo leggermente basito.
‘Uuhhmm. Ci devo pensare’ – risponde Morgane, ma il suo sguardo non lascia dubbi.
“Oh Dio.” ‘ penso – “Ho creato un mostro”

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
8^ – I due fidanzatini: Aline e Pierre

Mi dedico innanzitutto alle tette, sono uno sballo e meritano una bella leccata, nel frattempo Pierre la bacia infilandole la lingua in bocca, mentre con una mano accarezza le il pube e lei allarga le cosce in un invito ad una carezza più mirata, mentre, con manine esperte, si da fare con i nostri membri.
Scendo con le labbra sul ventre e proseguo per assaggiare la sua fighetta, ma il ragazzo mi ha già preceduto, allora mi sollevo e appoggio la cappella alle sue labbra; Aline non si fa pregare e mi prende l’uccello in bocca iniziando un pompino con i fiocchi.
Il lavoro di Pierre deve essere valido perché dopo un paio di minuti la ragazza inizia a dimenarsi come un serpente e solo il mio membro, infilato nella sua bocca, le impedisce di dar libero sfogo alle urla di piacere.
Pierre si solleva e con un sol colpo inforna la porcella, la quale dimostra di apprezzare particolarmente il trattamento accanendosi sul mio cazzo con voracità.
I colpi di lui la scuotono, facendole ballonzolare le tette e costringendola, in certi momenti ad ingoiare completamente il mio uccello fino in fondo.
Poi la giostra cambia; Pierre si stende sul divano si mette sopra Aline, nel classico 69, ed i due cominciano a leccarsi a più non posso.
Mi sto chiedendo se intervenire o meno quando Pierre mi fa cenno di prendere da dietro la figa spalancata della sua ragazza.
Se a lui va bene, a me va anche meglio.

Dovevo passare ancora due mesi in Francia; la mia relazione con Morgane andava a gonfie vele, lei era diventata molto esperta e si era rivelata, come avevo capito dall’inizio, una vera bomba di sesso.
Quando i figli andavano dal suo ex marito, passavamo dei weekend di fuoco e anche quando erano da lei, trovavamo sempre un modo per fare sesso, in auto, nel mio studio, la sera tardi nel salone da lei con i figli che dormivano di sopra.
Intanto era arrivata l’estate e Morgane doveva lavorare ancora un mese prima di avere le sospirate vacanze; avevamo concordato che avrebbe fatto quindici giorni di vacanze con i figli e poi quando loro sarebbero andati con il padre, saremmo partiti insieme per quindici giorni a Cap d’Agde.
Intanto, per passare il tempo libero, mi ero comprato una moto e mi divertivo a fare lunghe corse per le colline intorno alla città.
Stavo proprio facendo uno di questi giri in collina, godendomi quel po’ di frescura fornita dai boschi attorno alla città oppressa dal caldo, quando, al bordo della strada, vidi due ragazzi fermi in panne con la loro moto.
Di solito tra motociclisti è uso darsi una mano a vicenda quindi decisi, se non altro, di chiedere se avevano bisogno di aiuto; mi fermai a fianco a loro, salutai e chiesi cosa era successo.
Si chiamavano Aline e Pierre; erano una coppia, lui di una venticinquina d’anni, biondino e leggermente efebico, per quanto ben proporzionato, lei, una bella moretta, un po’ più giovane, con un visetto pulito ancora un po’ da bambina, piuttosto minuta, ma con un bel seno coperto da un top minuscolo, dalla scollatura vertiginosa ed un culetto tondo ed alto fasciato da un paio di fuseaux che lo evidenziavano in modo delizioso.
“Mi si è rotto il cavo dell’acceleratore e non riesco a sistemarlo.” – disse Pierre.
Mi accovacciai accanto a lui e gli feci gentilmente segno di farmi posto per vedere.
In effetti il cavo era staccato dalla forcella, ma si poteva riparare; evidentemente il ragazzo non era molto pratico di moto e di meccanica.
Presi un cacciavite e un paio di pinze dalla mia sacca degli attrezzi e mi accinsi alla riparazione.
Intanto anche la ragazza si era avvicinata per curiosare e si era chinata in avanti per riuscire a vedere cosa combinavo ed inavvertitamente, pensai al momento, mi aveva piazzato la scollatura ad un paio di centimetri dagli occhi.
Nonostante stessi lavorando, mi concessi una lunga occhiata alla mercanzia che lei metteva in mostra; aveva due tette da infarto, ad occhio una terza misura, che, senza reggiseno a sostenerle, tendevano il top all’inverosimile costringendolo a delineare nettamente i capezzoli che spiccavano sotto la stoffa tesa.
Finii il lavoro ed alzandomi le strusciai l’avambraccio su un seno; le lanciai un’occhiata per vedere come l’aveva presa e vidi che sorrideva furbescamente.
‘Questa ci sta.’ ‘ pensai; il problema era il fidanzato, certamente non mi avrebbe concesso di scoparmi la sua ragazza, nonostante gli avessi dato una mano.
Mentre mi spostavo per far posto a Pierre sulla moto, una manina femminile mi sfiorò la patta dei calzoni!
Era un’esplicita dichiarazione di guerra.
Restava sempre il problema di lui, ma mentre rimettevo via gli attrezzi vidi che confabulavano tra loro.
“Ora potete tranquillamente continuare il vostro giretto.” – dissi sperando in un’occasione per avere almeno il numero di telefono di lei.
Pierre alzò le spalle e sorrise:”A dire il vero stavamo andando a casa di Aline, i suoi sono fuori e volevamo stare un po’ assieme.’
“Che fregatura.’ ‘ pensai – “Allora buon divertimento.” ‘ dissi e feci per rimettermi il casco.
“No, aspetta. Vieni con noi, almeno ti offriamo qualcosa da bere per ringraziarti.” ‘ mi fece Pierre e Aline:”Con le moto in dieci minuti siamo arrivati a casa mia, con questo caldo una bibita fresca ci sta bene.”
“Allora…Ok” – dissi.
Lei guardando Pierre e gli fece un cenno e lui:”Possiamo chiederti ancora un piacere?”Aline non ha mai viaggiato su una moto come la tua, ti dispiacerebbe farle fare un giro fino a casa sua?” ‘ chiese un po’ imbarazzato.
Come potevo rifiutare:”Volentieri.” ‘ risposi annuendo.
Pierre, davanti, faceva strada con me dietro, mentre Aline abbarbicata dietro di me mi si stringeva contro.
Sentivo la consistenza delle sue tette sulla schiena e lei non lesinava di strusciarmele addosso, mentre con le mani si teneva stretta alla vita, solo poco più su della patta.
Risultato? Non avevamo fatto nemmeno duecento metri che l’uccello mi era diventato duro e scalpitava nella patta.
Come previsto, in meno di dieci minuti eravamo davanti a casa di Aline; entrammo e pochi minuti dopo eravamo seduti comodamente sul divano con una bibita fresca in mano.
Cominciammo con le solite quattro chiacchiere che si scambiano le persone appena conosciute, poi Aline si alzò, dichiarando che aveva caldo e voleva mettersi più comoda.
Mentre usciva ancheggiando leggermente, il mio sguardo era puntato sul suo sederino rotondo.
Pierre ed io rimanemmo da soli e lui, che non era scemo, si era accorto perfettamente del mio interesse nei confronti di Aline.
“Ti piace Aline, vero?” ‘ mi chiese diretto.
“E’ davvero un bel pezzo di…figliola.” – risposi con sincerità.
Pierre rise:”Diciamo che è un bel pezzo di figa” – disse senza scomporsi – “Penso proprio che le piaci, ed in questi casi non si sa mai quello che riesce a combinare.” ‘ proseguì tranquillo.
Pensai a cosa volessero dire le sue parole, quando Aline riapparve; ed ogni mio dubbio si disciolse.
Si è tolta il top ed i fuseaux sostituendoli con un… una semplice vestaglia di garza sottile piuttosto trasparente e sotto era inequivocabilmente nuda.
Si sedette tra noi due e l’abitino risalì di un’abbondantemente lungo le sue cosce che, viste da vicino, a nudo, erano decisamente molto belle: sode, tornite, affusolate e di una magnifica tinta bronzata.
Mise una mano sulla mia gamba e l’altra su quella di Pierre e ci diede un’occhiata che era tutta un programma: aveva gli occhi lucidi e le labbra tumide, si capiva che era eccitata al massimo!
Pierre mi fece cenno di avvicinarmi ed io mi avvicinai per sentirlo:”Che ne dici di una cosetta a tre?” ‘ bisbigliò nel mio orecchio.
Aprii la bocca per rispondere ma mi bloccò una manina che si appoggiò sulla protuberanza del cazzo; abbassai lo sguardo e vidi che anche Pierre era nella mia stessa situazione.
“Non penso ci sia bisogno di rispondere.” dissi.
Ci gettammo entrambi su Aline la quale, evidentemente non aspettava altro; la vestaglietta prese il volo, seguita a breve dai nostri vestiti; in pochi secondi eravamo aggrovigliati sul divano in piena azione.

Le infilo lentamente l’uccello fino in fondo ed inizio un andirivieni piuttosto tranquillo, in compenso Aline, presa tra il mio cazzo e la lingua di Pierre inizia a dare in escandescenze; mugola a bocca piena ed agita i fianchi ed il culetto come un ossessa.
Come m’intriga quel culetto che si agita!
Per provare comincio ad accarezzarle il buchetto posteriore con il pollice, con il risultato di farla agitare ancora di più; si agita talmente tanto che, ad un certo punto il cazzo scivola fuori dalla figa e urta il viso di Pierre.
“Scusa.” – bofonchio.
“Di niente.” – risponde lui, poi apre la bocca e la richiude sulla mia cappella.
Resto lì a bocca aperta a guardare il biondino che succhia il mio cazzo con indiscussa maestria; non che mi dia fastidio, solo che non me l’aspettavo e mi ha preso di sorpresa.
In ogni caso è pure bravo, succhia con impegno ed ardore lavorando abilmente di lingua, passandola sulle palle, risalendo lungo l’asta per imboccare la cappella e riprendere a scendere, in un continuo movimento decisamente eccitante.
Aline, che è rimasta a figa vuota interrompe il lavoro di bocca sul suo amico per osservare Pierre al lavoro, poi si gira, gli si piazza sopra e s’infila l’uccello del fidanzato in figa, iniziando a cavalcarlo con trasporto; si china in avanti e, senza chiedere permesso, si appropria del mio cazzo, sottraendolo brutalmente a Pierre.
Il lavoro di lingua di lei è decisamente differente ma altrettanto godurioso che l’altro.
Nel frattempo Pierre, restato senza asta, si dedica al mio scroto con qualche puntata alla zona anale; con una bocca bollente che mi succhia il cazzo ed una lingua serpentina che mi stimola l’ano, poco dopo devo ritirarmi precipitosamente per evitare di sborrare.
“Dove scappi?” – chiede Aline.
“Ritirata strategica.” – rispondo io.
Mi siedo sul divano aspettando che l’ondata passi e cercando di riprendere il controllo delle mie sensazioni; intanto i due riprendono a fottere a tutto spiano.
Dopo qualche minuto, quando ho sbollito il grosso dell’eccitazione, faccio il giro dei due corpi allacciati e mi dedico al buchetto posteriore di Aline.
Lo stuzzico con la lingua e cerco di aprirlo con un dito; la rosetta raggrinzita ha l’aria di non essere stata usata molto, per quanto non sia proprio vergine.
Il mio lavoro sul culetto di Aline sorte l’effetto desiderato, la rosetta palpita e si contrae contro la mia lingua mentre io continuo a stuzzicarla, tanto che la ragazza non resiste più ed inizia a chiedere con voce roca di essere riempita anche dietro.
Non me lo faccio ripetere, mi alzo e mi sistemo per bene alle sue spalle e dopo una bella insalivata alla cappella, la punto sul forellino palpitante e comincio a spingere progressivamente.
Favorito da Pierre che ferma il suo stantuffare e tiene divaricate le natiche della fidanzata, inizio ad entrare.
Aline sussulta e trattiene il fiato a bocca spalancata finché la cappella riesce a passare, poi esala il respiro in un unico colpo quando il mio cazzo penetra, con lentezza, ma tutto in una volta, nel suo retto.
La ragazza serra le mani sulla fodera del divano e stringe i denti; non mi sembra tanto allenata da permettersi una doppia penetrazione come se niente fosse, prima di iniziare a godere, dovrà soffrire un po’.
La conferma me la da Pierre che guardando stranito Aline dice rimproverandola: “E a me il culo lo dai una volta all’anno!” ‘ ed inizia a muoversi leggermente dentro di lei.
Lei alza la testa, prende fiato un paio di volte e biascica:”Non… potevo per… perdermi… una simile… oc… casione…per provare… due… bei cazzi… assieme.”
“Allora mi sa che non avremo riguardi!” – sibila lui e per punizione le molla un affondo che la fa guaire e inizia a sbatterla con foga.
I gemiti di Aline si decuplicano, ansima, guaisce e si contorce, non saprei davvero se le piace o se le stiamo facendo male.
Continuiamo imperterriti a fotterla ed incularla contemporaneamente e, dopo qualche minuto, ecco che la ragazza da evidenti segni che il trattamento le piace.
“Dai… forza'” – incomincia ad incitarci a bassa voce – “Sbattetemi… cazzo, mi state…aprendo in… due’ non vi fermate.”
Si muove contro i nostri cazzi a ritmo, spingendo il bacino verso di noi, il volume della sua voce aumenta con l’aumentare dei colpi:”Riempitemi… forza… fatemi godere… siii… sto venendooo…” ‘ e si agita come se avesse il diavolo in corpo.
“Sto per sborrare!!!” ‘ urla Pierre.
“Si!! Schizzatemi dentro… sborratemi in corpo…” ‘ grida lei ormai senza ritegno.
L’orgasmo ci prende tutti ad un tratto, mi tendo, artiglio quasi con rabbia i fianchi di Aline, m’irrigidisco dentro di lei e le allago gli intestini seguito a ruota da Pierre; sento i suoi spasmi che inondano la figa di Aline, mentre lei si accascia tremante sul suo petto, ormai senza fiato.
Ci abbattiamo l’uno sopra gli altri, troppo sfiniti per riuscire anche solo a muoverci, per scioglierci da quel nodo sessuale.
Ci vuole un po’ di tempo prima che i nostri cuori riprendano a battere in modo normale e solo in quel momento riusciamo a sfilarci da Aline.
Ci gettiamo sul divano boccheggianti.
Aline si fissa le cosce e con un dito gioca pigramente con i rivoli di sperma che defluiscono dal suo corpo.
“Non avrei mai immaginato che avere due uomini a disposizione potesse essere così appagante.” – mormora stiracchiandosi languidamente.
Si struscia contro Pierre facendo le fusa e contemporaneamente mi accarezza leggermente il petto.
“Che ne dite? Vi andrebbe un gelato, magari dopo che ci siamo riposati scopriamo qualche altro giochetto da fare in tre” ‘ dice sorridendo.
Questo, secondo me, è molto meglio di un invito a nozze!
Lei si alza e sculettando si avvia verso quella che penso sia la cucina.
Pierre accende la televisione e ci rilassiamo guardando un programma musicale.
Dopo un po’ Aline, sempre nuda e splendida, torna con tre coppette di gelato e ce ne offre una ciascuno, poi si siede sul divano in mezzo a noi.
Sorride e prende la coppetta del gelato infilandosi in bocca il cucchiaino; lo succhia lentamente, togliendolo dalla bocca in una perfetta imitazione di un pompino.
Porca puttana, mi sta già ridiventando duro!
Pierre ride vedendo quello che sta facendo Aline e la faccia che sto facendo io.
Aline si agita, si stiracchia, comincia ad avere il respiro corto, si vede che si sta di nuovo eccitando; muove continuamente le cosce e penso che, se continua così, dovranno far pulire la fodera del divano.
Poi la porcella, appoggia la coppetta sul tavolino, allunga le manine e ci afferra i cazzi iniziando un lento massaggio.
Trovo giusto ricambiare le attenzioni e quindi allungo una mano verso la sua fighetta.
Pierre ha avuto la stessa idea e le nostre dita si scontrano; nessun problema, ci dividiamo da buoni amici i compiti, io alla clitoride e Pierre alle grandi labbra.
Tempo due minuti e Aline sta smaniando; si inginocchia davanti al divano, ci fa mettere fianco a fianco leggermente girati, avvicina i nostri cazzi, spalanca la bocca ed ingoia entrambe le cappelle, in un duplice pompino.
La sua bocca non è sufficientemente accogliente da ingoiare tutti e due, quindi, si accontenta delle due cappelle, alternando lunghi affondi ora all’uno ora all’altro.
Dopo un po’si stacca e guarda Pierre, gli fa un cenno e questi si lascia scivolare accanto a lei e mi ritrovo con Aline e Pierre che si alternano a succhiarmi l’uccello.
è una sensazione un po’ strana ma per niente spiacevole, il bello è che tra i due il più bravo è proprio Pierre; si da fare con labbra e lingua come un ossesso e mi sto davvero convincendo che ha più di una semplice voglia di trasgredire, ci prova davvero gusto.
Poi Aline decide di lasciarmi nelle mani, o meglio nella bocca, di Pierre, si alza, sale sul divano e si piazza a gambe larghe sulla mia faccia.
Ciò che vuole è chiarissimo; affondo la lingua in quella fessura bollente e mi do da fare mentre Pierre continua imperterrito il suo lavoro.
Aline affonda le dita nei miei capelli e mi preme con forza contro il suo pube incitandomi sottovoce a leccarla e a farla godere; m’impegno a fondo e per completare l’opera inizio a lavorare con le dita il suo buchino posteriore e, visto il raddoppiare dei mugolii, credo proprio che non le dispiaccia affatto.
Ad un certo punto, si olleva, si alza e si mette in piedi davanti a noi a gambe divaricate, le labbra atteggiate ad una mezza smorfietta, i capezzoli turgidi ed aguzzi dall’eccitazione ed il pube spinto in avanti con fare invitante, sul quale passa lentamente una mano, massaggiando con le dita la clitoride.
Restiamo per un momento ad ammirarla; è da violenza carnale!
A quel punto, con quello stimolo, non possiamo fare altro che saltarle addosso; ci alziamo in piedi, avvicinandoci a lei.
Pierre la prende alle spalle afferrandole le tette da dietro ed iniziando ad impastarle, io faccio lo stesso con il sedere, standole davanti, ed infilandole la lingua in bocca.
Le schiaccio il cazzo sul ventre e muovo lentamente il bacino, massaggiandola, nel frattempo le tengo le natiche e le cosce divaricate e Pierre ne approfitta per ficcarle il cazzo in figa.
Quando le affonda dentro Aline mugola contro le mie labbra e si piega leggermente in avanti per facilitare il fidanzato; ne approfitto subito, le prendo la testolina e la abbasso velocemente verso il mio uccello, non serve specificare cosa voglio, apre la bocca e lo ingoia.
Prendiamo a fotterla in piedi, Pierre in figa ed io in bocca, scopandola entrambi con foga.
Sotto le nostre spinte Aline non tarda a raggiungere l’orgasmo, le cedono le gambe, ma noi la manteniamo in piedi.
Pierre mi guarda con gli occhi appannati dal piacere e dalla lussuria:”Insieme?” ‘ chiede ed io annuisco.
Sfila il cazzo dalla figa della fidanzata, io le allargo le natiche e lui, con un colpo secco la incula al volo, con un unico affondo spaventoso che fa sobbalzare e gridare Aline.
Non le lasciamo nemmeno il tempo di riprendere fiato, Pierre piega le ginocchia, si sdraia e la tira verso di se, facendole aprire le cosce ed esporre la figa, io mi abbasso, punto il cazzo all’entrata della vagina e lo spingo dentro con forza.
è talmente bagnata che non trovo alcuna resistenza ad arrivare fino in fondo.
Aline spalanca gli occhi e la bocca, completamente piena:”Sie… siete… ma… matti! Mi… aa… aprite… in… due!” – balbetta, sballottata dai nostri colpi.
“Non fare… tanto…. la lagna… che lo… sappiamo… che ti… piace…” – le risponde Pierre ansimando.
“Siii…” risponde con una vocina flebile.
Poi mi passa le braccia attorno al collo e le gambe attorno alla vita aggrappandosi a me; in quel modo non riesco a muovermi come vorrei, ma bastano le spinte di Pierre per agitarci a sufficienza.
Bastano ancora pochi colpi che Aline viene di nuovo, le braccia le cedono:”Mi state ammazzando!” – protesta, boccheggiando in modo decisamente poco convincente.
Mi sfilo da lei e la lascio adagiarsi sul petto del suo ragazzo.
Pierre, intanto, continua ad incularla a tutto spiano:”Porco!” – lo rimprovera lei con una smorfia di dolore sul viso, perché Pierre la sta martellando senza nessun riguardo – “Mi fai male!”
“Ma dai, che ti piace.” – risponde lui col fiatone.
‘Dovresti provare anche tu a farti sfondare il culo, scemo!” – lo riprende Aline – “è anche piacevole, ma non quando uno fa di tutto per aprirti in due come una mela. Michele è’ più… delicato.”
Pierre si ferma, fa un mezzo sorriso e si fila dal culo della fidanzata:”Va bene, ho capito.” ‘ si alza in piedi e mi fa un inchino – “A te il posto!”
Un invito così non si può rifiutare, quindi, aiuto Aline ad alzarsi e la faccio mettere a pecorina sul divano.
La ragazza si sistema per bene a pancia sotto e si afferra le chiappe con le mani, divaricandole:’Dai vieni’ fammi il culo.’ – mi incita, mentre Pierre ci osserva attentamente menandosi l’uccello.
Mi piazzo dietro di lei, ma prima, per ammorbidire l’impatto, m’infilo nella sua fighetta bagnandomi per bene il cazzo con i suoi umori, poi mi sfilo e mi appoggio al forellino.
Spingo leggermente, lasciando che sia lei stessa a rilassarsi per permettermi di passare; lei respira profondamente un paio di volte, quindi si rilassa completamente e dilata lo sfintere.
Entro in lei lentamente centimetro per centimetro, senza nessuna interruzione e mi fermo solamente quando le palle sbattono sulle labbra della sua figa.
“Così è bello’ è stupendo'” – mormora Aline ad occhi chiusi – “Mi sento completamente piena.” ‘ e da sola, lavorando di bacino, incomincia a incularsi, mentre io assecondo i suoi movimenti.
“Cazzo, quanto mi piace!” ‘ dice, volgendosi verso Pierre e puntando le braccia sui cuscini per spingersi contro di me con maggior forza – “Mi sembra… di avere del… fuoco in… pancia’ Dai…così… più…forte… allargami…aprimi… Ancora…”
Allunga una mano verso Pierre e gli prende il cazzo, tirandolo a se e lo imbocca senza nemmeno un attimo di esitazione, infilandoselo fino in gola.
Io comincio ad aumentare la frequenza dei colpi afferrandomi ai suoi fianchi; il rumore delle natiche di Aline colpite dal mio ventre è inebriante e mi fa venire una voglia matta di scaricarmi subito nel suo culo, ma stringo i denti e penso ad altro per poter prolungare al massimo quel rapporto.
Aline non riesce più tenere il cazzo di Pierre in bocca, sia perché i colpi che le sferro sono fortissimi sia perché sta godendo come una matta e preferisce avere la bocca libera per incitarmi liberamente.
“Cosi’… Porco… Dai… Allargami il culo… Forza… Ancora…”
Molla il cazzo del fidanzato e torna a divaricarsi le chiappe con le mani per farsi infilare completamente, inarca la schiena grugnendo al ritmo dei miei colpi, infine si tende completamente e viene a bocca spalancata senza riuscire nemmeno a respirare.
Rallento i colpi fino a fermarmi e mi sfilo lentamente da quel buco bollente.
Aline resta lì a culo allargato ed io osservo affascinato lo sfintere che si richiude palpitando e la fessura rosata della figa dalla quale cola un vero ruscello di broda.
“Cazzo… che… bello…” – mormora, lasciandosi le natiche ed abbandonandosi con un espressione soddisfatta sul divano, mentre io tento di riprendere fiato sedendomi accanto a lei.
Pierre ha gli occhi lucidi di libidine repressa ed ha una strana espressione in faccia, si avvicina a Aline, le mette la lingua in bocca e si lanciano in un bacio da rianimazione, poi si stacca e le si avvicina per bisbigliarle in un orecchio.
Non riesco a capire cosa sta dicendo ma quando ha finito, Aline lo guarda sbarrando gli occhi e mormora:”Davvero?”
Pierre annuisce con convinzione e Aline reprime un brivido mentre una mano corre verso la figa; mi da un’occhiata, poi torna a guardare Pierre con una faccia da troia.
“Si, dai! Vedrai che ti piace.” ‘ mormora, afferrando l’uccello di Pierre ed infilandoselo in bocca.
La sua linguetta rosa dardeggia sulla cappella, discende lungo l’asta, lambisce le palle ed infine, agevolata dal fidanzato che si solleva e divarica le gambe esponendosi completamente, s’infila nel solco delle natiche ed va a stuzzicargli l’ano; Pierre ansima e chiude gli occhi abbandonandosi completamente all’intimo massaggio.
Credo di capire cos’hanno in mente quei due ed il mio uccello, si rimette subito in moto; ho le palle talmente piene che mi fanno male, alla prossima devo sborrare!
Mi avvicino e vedo che lei infila un ditino impertinente nel culo a Pierre; si dà da fare come un ossessa ed in poco tempo le dita diventano due; Pierre ansima e affonda l’uccello nella gola di Aline, con una faccia che dimostra quanto gradisce quel massaggio.
Infine Aline, non resiste più, toglie le dita dal sedere di Pierre e si inginocchia sul divano:”Non ne posso più! Sbattetemi!” – dichiara massaggiandosi con foga la figa.
Pierre si alza e la fa a distendere sul divano, lei allarga oscenamente le cosce, mostrando la figa lucida di umori, lui le si distende delicatamente sopra e, aiutandosi con una mano, le struscia l’uccello sulle grandi labbra per lubrificarlo e piano piano glielo infila nel culetto.
Spinge senza fermarsi finché non è penetrato completamente, lasciando Aline boccheggiante, poi si ferma, allarga le ginocchia ripiegandole un po’ ed inarca la schiena:”Dai, Michele!” ‘ mi incita.
“Sarà come se ci inculassi entrambi.” – rincara la dose, Aline.
Non ci vedo più dalla libidine, salgo sul divano, mi sistemo come posso alle spalle di Pierre, mi lubrifico abbondantemente l’uccello con la saliva, do una bella insalivata anche a lui e infine punto la cappella sullo sfintere del biondino.
Spingo leggermente per saggiare la resistenza e mi ritiro subito, poi spingo nuovamente, ogni volta l’affondo e maggiore e lentamente l’ano di Pierre si rilassa sotto le mie spinte, permettendomi di avanzare sempre un po’ di più.
Non riesco ad avanzare molto, ma in compenso chi ci guadagna è Aline che, a causa del mio ondeggiamento, riceve lente e continue spinte dal cazzo del fidanzato profondamente piantato nel suo sedere.
Proseguo il mio andirivieni ancora per un po’ e tutto ad un tratto l’ano di Pierre cede, completamente rilassato e il mio cazzo scivola dentro di lui senza nessuno sforzo, fino in fondo.
“Oooohhhh’.” – esclama lui con un rapido respiro.
M’immobilizzo perché sento la sua improvvisa contrazione, Pierre respira a brevi tratti, leggermente agitato.
Gli do il tempo di riprendere fiato poi ricomincio a muovermi; sento che pulsa serrandomi l’asta mentre i miei movimenti si fanno leggermente più ampi pur restando leggeri e lenti.
Aumento l’ampiezza dei movimenti, ritirandomi con lentezza esasperante, per poi riaffondare fino alla radice; il ragazzo si aggrappa alle tette di Aline, ha gli occhi chiusi ed il respiro lento; evidentemente ci sta prendendo gusto.
Aumento il ritmo, divento più veloce e profondo:”E’… è… strano… ma mi… piace.” – borbotta sottovoce.
Chi invece non ha dubbi è Aline, la quale con i nostri movimenti sta incominciando a godere e ci incita a muoverci più in fretta:’Forza, su’ muovetevi’ non ne posso più’ sfondatemi’ voglio godere”
Mi sistemo meglio sulle ginocchia e afferro i fianchi di Pierre iniziando a sbatterlo nel vero senso della parola.
Pierre accoglie i miei colpi con un misto di sorpresa e di piacere e tra un sospiro ed un”Haaa!!” sento il suo retto che mi si serra convulsamente, mentre Aline urla ancora di farla godere.
Anche Pierre ormai è arrivato e ne ho conferma quando si blocca con le braccia per assorbire meglio i miei colpi.
“Tra… il tuo… culo che… mi… stringe e… il cazzo di… Michele che mi sfonda’ tra.. poco sb… sborro!” – dice con voce roca nell’orecchio della fidanzata.
“Allora riempimi’ tuttaaaa.” – è la risposta della giovane.
Anch’io sono in dirittura di arrivo e lo dico ai due che per tutta risposta si agitano ancora di più sotto di me; Aline inarca la schiena per ricevere meglio i colpi di Pierre, che allo stesso tempo muove il bacino, sia per ricevere meglio le mie spinte, sia per affondare meglio nel culo di Aline.
I movimenti si fanno convulsi e disordinati, pervasi dalla smania e dalla fretta che precede l’orgasmo.
Il motivo scatenante è Pierre che, contraendosi all’inverosimile muggisce un:”GODOOOOOOO!” – all’orecchio di Aline, riversandole nel culetto un torrente di sperma.
Il suo sfintere si serra attorno alla mia asta come una morsa ed è la goccia che fa traboccare il vaso; non resisto più e gli scarico una serie di fiotti di sperma nel culo, grugnendo riverso sulla sua schiena, mentre sento Aline gridare e godere a sua volta ricevendo gli schizzi del fidanzato nell’intestino.
Ci rovesciamo sul divano, completamente esausti ed appagati.
E’ stata una prima volta sia per Pierre nel ricevere, sia per me nel dare ad un uomo, ma è stata un’esperienza esaltante!
“Non ci avrei mai creduto.” – dichiara Pierre.
‘A cosa?” – gli chiede Aline.
“Al fatto che fosse così piacevole prenderlo nel culo.”
“Te l’avevo detto, no?” – ride lei, felice.
“Già! E adesso non ci resta che trovare una bella fighetta disposta a leccarti e a farsi leccare.” – ribatte lui.
Mi guardano contemporaneamente e non posso fare a meno di ridere assieme a loro.
“Per questo, forse, ho io una soluzione.” ‘ dichiaro, pensando a Morgane, la mia amica, ansiosa di fare nuove esperienze.

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
9^ – La giumenta in calore: Lucia

Si avvicina a me ed io mi alzo in piedi.
“A te il compito.” – dice sporgendo in avanti il bacino ed indicando il nodo che tiene chiusa la cintura.
Ne tiro i bandoli ed il kimono si apre, lei abbassa leggermente le spalle e l’indumento scivola ai suoi piedi.
Come avevo previsto si è messa la guepiere, con le calze ed il tanga ed il tutto le sta a meraviglia.
‘Allora?’ ‘ mi chiede, ruotando lentamente su se stessa e permettendomi di ammirarla dalla testa ai piedi ‘ ‘Ti piace?’
‘Sei splendida!’ – ed è vero; il bluette risalta sulla sua pelle abbronzata valorizzandola perfettamente.
Senza rendermene conto me la trovo addosso in un bacio mozzafiato; si è incollata a me, facendo aderire ogni centimetro del suo corpo al mio.
Sento attraverso la camicia i suoi seni, dai capezzoli eretti, contro il petto, mentre il suo pube si strofina contro il mio con un lento movimento ondeggiante, poi si abbassa lentamente senza perdere il contatto, s’inginocchia, mi slaccia i pantaloni e mi tira fuori l’uccello che ormai è duro come il marmo.
Mi stimola con le labbra e la lingua poi, finalmente lo prende in bocca.
Rimango li a godermi le sue arti da pompinara per un po’, poi la prendo sotto le ascelle e la costringo ad alzarsi.

‘è davvero una bella cavalla.’ – questo era stato il commento che avevo sentito su di lei quel pomeriggio.
Ero in un centro commerciale in città; ci ero andato solo per godermi un po’ di aria condizionata in quell’estate torrida e per dare una guardata alle vetrine.
Stavo guardando una vetrina di intimo femminile, una mia grandissima passione ed ero un po’ perso con la testa tra pizzi, merletti, micro tanga, reggiseni, calze velate ed altre “cosette” del genere, quando il commento mi giunse all’orecchio.
Erano due ragazzi che, fermi davanti alla vetrina successiva, stavano osservando con notevole interesse qualcosa all’interno.
Incuriosito mi avvicinai per dare un’occhiata anch’io.
Caspita! Era vero, si trattava davvero di un bellissimo esemplare avrei detto, se avessi concordato con il termine usato dai due, solo che il termine non mi piaceva troppo, era come qualcosa di dispregiativo e siccome io le donne, in genere le adoro, preferisco usare altri aggettivi più consoni.
Pensai, invece, che si trattava di una bellissima donna: circa quarant’anni, mora, capelli lunghi fino a metà schiena, abbronzata di una magnifica tonalità caffellatte che ne valorizzava la pelle, un bel seno che tendeva una semplice camicetta bianca, un sedere “a mandolino” inguainato da una gonna nera piuttosto attillata e corta, che scopriva due gambe affusolate le quali terminavano con dei piedini infilati in sandali neri dal tacco alto e, per finire, un sottilissimo braccialetto alla caviglia sinistra.
Era uno spettacolo!
Stava guardando una decina di completini intimi di vari colori, di quelli che io definisco “da sesso”.
Restai a guardarla cercando d’immaginare quale avrebbe potuto acquistare e rimasi ad ammirarla finché non si decise: una guepiere completa di reggicalze, in raso bluette, con bordura in pizzo sempre bluette ma di una tonalità leggermente più chiara e con mezzecoppe a balconcino, calze in tinta e per finire un sottilissimo tanga satinato sempre in tinta con un piccolo fiocchetto turchese sul davanti.
‘Beato l’uomo che potrà godersi lo spettacolo di vederla abbigliata così! ‘ pensai.
Si fece mettere il tutto in un sacchetto, pagò ed uscì.
La tentazione di seguirla era troppo forte, anche perché aveva un modo di ancheggiare che era tutto un programma, così m’incamminai dietro di lei.
Come pedinatore dovevo essere proprio una nullità, perché dopo una decina di minuti si era perfettamente accorta che la stavo seguendo ed ogni tanto si voltava con un sorrisetto divertito.
‘Per la miseria,’ ‘ pensai ‘ si è accorta che la seguo e non fa niente per seminarmi, vuoi vedere che questa ci sta!’
Alla vetrina successiva, dopo l’ennesima sbirciatina a me, per vedere qualcosa in basso alla vetrina, si piegò, spingendo il culetto in fuori, piazzandomelo direttamente davanti agli occhi.
‘Forse le piace farsi ammirare’ ‘ pensai ancora.
Appoggiò il sacchetto per terra per guardare un paio di prodotti e poi si allontanò senza riprenderlo.
L’invito era chiaro come il sole; presi la borsa e la seguii fuori nel parcheggio.
Mi avvicinai a lei:”Sarebbe stato un peccato perdere un completino bello come questo.” ‘ le dissi sorridendo e porgendole il sacchetto.
Senza nessun imbarazzo da parte sua, ne tantomeno un gesto di meraviglia riguardo al fatto che io sapessi che cosa c’era nel sacchetto, mi rispose:”Piace anche a lei questo tipo di biancheria?”
“L’adoro! ‘ le dissi ‘ ‘E mi piace ancora di più se posso ammirarla’ come dire, con il… giusto ripieno.” ‘ conclusi ridendo.
“Un ripieno così potrebbe andare bene?” ‘ mi fece, allargando leggermente le braccia ridendo anche lei con un’espressione maliziosa sul viso.
“Assolutamente perfetto!” ‘ le dissi aprendole lo sportello dell’auto.
A quel punto facemmo le presentazioni; lei si chiamava Lucia.
‘Ti andrebbe un caffè?’ ‘ mi chiese, passando al tu ‘ ‘Per ringraziarti di avermi riportato il sacchetto.’
‘Certo!’ ‘ come avrei potuto rifiutare ‘ ‘Dove andiamo?’
‘Da me. Seguimi con la tua auto.’
Non me lo feci ripetere due volte.
Giunti a destinazione e parcheggiato, mi avvicinai, le presi le borse degli acquisti e le porsi il braccio; lei si appoggiò leggermente ed entrammo in un portone.
Salimmo con l’ascensore parlando del più e del meno ed arrivati nel suo appartamento ci sedemmo in salotto, continuando a parlare.
Dopo una decina di minuti di chiacchiere sempre più tendenziose, la maggior parte riguardanti la biancheria intima piccante, mi chiese:”Allora cosa vuoi bere? Caffè, the…’ – attimo di pausa, risatina soffocata”…Me!”
Non potei fare a meno di ridere assieme a lei; la battuta era vecchia, comunque mi adattai al gioco.
‘Non c’è neanche bisogno di chiederlo. Te, naturalmente.”
“Aspettami qui un paio di minuti.” ‘ fece, alzandosi e sparendo nel corridoio, mentre io seduto sul divano, pregustavo il seguito.
Cinque minuti più tardi rientrò, avvolta in un kimono blu scuro con degli aironi grigio perla ricamati e indossando lo stesso paio di sandali neri.

E’ il mio turno di inginocchiarmi davanti a lei, le faccio appoggiare un piede su una sedia, scosto il tanga ed infilo la lingua tra le sue grandi labbra; ha il pube coperto solo da una strisciolina di peli neri larga meno di due centimetri mentre il resto dell’inguine è liscio e depilato alla perfezione.
Prendo a leccarla con passione e lei mi afferra la testa ruotando il ventre contro la mia bocca.
“Hoo, si! Bravo’ cosi!” ‘ mormora – “Li, leccami li’ sul grilletto.” ‘ guida la mia testa ed io obbedisco più che volentieri.
Dopo qualche minuto di quel trattamento le gambe le iniziano a tremare, ansima sempre più rapidamente e, con un ultimo sussulto, viene contro la mia lingua.
E’ senza fiato, ma mi è prende la mano e mi guida in camera da letto, mi fa distendere, si sfila il tanga, scalcia via le scarpe e, dopo essersi assicurata che il mio cazzo sia duro al punto giusto con un paio di colpi di lingua, mi monta sopra e se lo infila nella figa.
Da come agisce è evidente che le piace condurre il gioco ed io la lascio fare molto volentieri.
Sento le pareti della figa pulsare contro di me e questo già mi rende difficile resistere, poi inizia a cavalcare impalandosi da sola; si punta contro il mio petto e comincia ad agitare il bacino in una danza erotica che mi sconvolge tutto.
Nel frattempo mi dedico con la bocca alle sue tette e con le mani impasto e massaggio il suo culo.
Sembra indiavolata, si sfila l’uccello dalla figa, si rigira di schiena e se lo rinfila dentro, ora ho sotto gli occhi il suo culetto favoloso incorniciato dalle sottili striscioline del reggicalze.
Il suo buchetto palpita invitante a ritmo con la cavalcata ed io provo a massaggiarlo con un dito, lei mugola e rincula, per quanto le permette il mio cazzo, infilandoselo più in profondità.
“Siii!” ‘ mugola – “Ancora!” ‘ ed io eseguo prontamente infilandole un secondo dito.
Lei si sbatte con più forza reggendosi con una mano alle mie gambe e con l’altra tormentandosi i capezzoli e con un brivido, che la scuote completamente, viene una seconda volta e lasciando il cazzo profondamente piantato dentro, rotea il bacino borbottando frasi prive di senso e mugolando di libidine, mentre io continuo a tenerle infilate nel culo due dita.
Sto faticando enormemente a trattenermi, se non mi concede un attimo di respiro mi farà venire a tempo di record.
Fortunatamente cambia posizione, si alza in piedi, fa un giro su se stessa e si piazza a cavalcioni della mia faccia.
“Leccami ancora, mi piace come l’hai fatto prima.’ ‘ e si apre le labbra con due dita; la sua figa gronda di umori, tanto che l’interno delle cosce e le calze ne sono completamente intrise.
Mi applico di lingua alla sua figa, ma questa volta mi concedo anche un paio di passaggi sullo sfintere anale, che lei accoglie con dei mugolii sempre più accentuati.
Prendo la clitoride tra le labbra e comincio a succhiarla mimando una specie di pompino e già che ci sono le infilo un paio di dita nella figa.
Il duplice trattamento da presto i suoi effetti e nell’arco di qualche minuto viene di nuovo imbrattandomi la faccia di broda calda.
Cavolo, questa donna la si può definire multiorgasmica! Tre orgasmi nell’arco di si e no una mezzora!
Ma non è ancora soddisfatta, ne vuole ancora; si mette a quattro zampe sul letto e sculetta nella mia direzione.
“Dai, prendimi da dietro.” ‘ m’invita.
M’inginocchio dietro di lei, le punto il cazzo alla figa e glielo pianto dentro in un colpo solo.
Iniziamo a muoverci contemporaneamente in qualcosa che sembra più un incontro di lotta che una scopata; è una vera furia, si spinge contro di me, sbattendo le chiappe sul mio ventre ed impalandosi ogni volta fino in fondo.
Sento che sto perdendo il controllo, così decido di cambiare posizione; la rovescio sul letto, le alzo le gambe fin sopra la testa e, inginocchiato davanti a lei, glielo rimetto dentro in un colpo solo.
Lei guaisce ma non protesta, anche perché non gliene do certo il tempo, riprendo a pomparla a ritmo serrato, incitato dalle sue urla di piacere.
‘Sììì’ daiiii’ così, scopami per bene’ dai porco sfondamiiii’ aprimi in dueee”
Il suo respiro si fa ansimante, mi stringe le braccia sempre più forte poi punta la testa contro il cuscino, inarca la schiena e viene di nuovo, con un urlo ancora più forte che lentamente si trasforma in un lungo e sibilante sospiro.
E quattro! Ed io non sono ancora venuto.
In quella posizione ho una vista magnifica sia della figa che del culo di Lucia ed è proprio lì che decido di scaricarmi.
Mi sfilo dalla sua figa e lo punto sull’entrata posteriore.
“Aspetta.” – mi blocca lei.
Abbassa la gambe e si gira stendendosi sulla pancia, poi si prende le chiappe e le allarga.
“Così mi piace di più.” ‘ mi fa, con la voce soffocata dal cuscino.
Per me va più che bene; mi metto a cavalcioni sulle sue gambe reggendomi con una mano, mentre con l’altra punto l’uccello sul forellino ed inizio a spingere.
Il glande si fa strada e, quando e quasi passato, mi lascio cadere di peso su di lei penetrandola di colpo tutto in una volta.
Lei grida, s’irrigidisce e poi sibila:”Porco!”
Prendo ad incularla con forza, quasi con una certa cattiveria, mentre lei affonda di nuovo il viso nel cuscino.
Sento che la sborra, fin troppo trattenuta, mi ribolle nelle palle pronta a schizzare e la voglia di scaricarmi in quel culo bollente mi sta sopraffacendo.
“Vienimi dentro.” ‘ rantola, girando la testa ed intuendo che sono allo stremo – “Riempimi il culo, dai’ dai che sto per venire.”
‘Ma porca puttana, questa non ha proprio limite!!!’ ‘ riesco a pensare.
Mi fermo per un attimo, poi riprendo a pomparla sbattendola, affondando in lei quasi con rabbia e godendo nel sentire il suo sfintere contrarsi attorno alla mia asta.
Lei continua a tenersi le natiche divaricate ed è tesa come un arco, mi sprona ancora a riempirle il culo, a sfondarla.
Sento l’orgasmo montare, tendo le braccia e sferro gli ultimo fortissimi colpi nel culo di Lucia che a sua volta sta raggiungendo ancora una volta la vetta del piacere.
Do un altro colpo, rimango piantato a fondo e schizzo a raffica nel suo culo, mentre un frammentato gorgoglio mi sale alle labbra:”Veeengggooo.”
Mi abbatto sopra di lei, che è venuta insieme a me mentre le riempivo il budello, e rimango lì boccheggiante, senza fiato.
Con uno sforzo riesco a sfilarmi da lei e a rotolarle a fianco.
Lei si solleva con fatica sulle ginocchia; si passa una mano fra le natiche e la ritira coperta di sperma.
“Cazzo quanta ne hai fatta!” ‘ esclama sorpresa.
“Hahufff” e tutto quello che, almeno per il momento, riesco a dire.
Lucia mi guarda e sorride, poi si stende accanto a me.

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10^ – Ancora Lucia e’ Sandra

“Davvero sapresti resisterci? Voglio proprio vedere se ci riesci. Sandra, vediamo chi riesce a eccitarlo per prima.”
Così dicendo slaccia quasi tutti i bottoni della sua camicetta avendo però cura che la stoffa resti al suo posto, senza far vedere niente, tira su la gonna, ma tiene le cosce ben chiuse.
Sandra, seduta accanto a me, dopo un brevissimo momento di smarrimento, la imita, facendo esattamente quello che fa Lucia, la quale però la rimprovera dicendole che è una gara, quindi ognuna deve trovare qualcosa di diverso per farmi eccitare.
Intanto infila una mano sotto la camicetta e dal rigonfiamento capiamo che si sta accarezzando un seno.
A questo punto tocca a Sandra che risponde tirando fin quasi all’inguine la gonna e aprendo leggermente le gambe mostra l’interno delle cosce, dove il mio sguardo s’incolla; sono semplicemente fantastiche!
Sono, comunque, affascinato dalla competizione che si è instaurata tra le due, quindi torno a guardare Lucia che, ormai, ha gli occhi lucidi di libidine.
Lei mi guarda leccandosi le labbra con la lingua e schiude le cosce abbondantemente fino a mostrare gli slip.

Dal il mio incontro con Lucia, la mia vita sessuale ha subito un’impennata clamorosa.
Dopo la prima, meravigliosa, “scappatella” fatta a seguito del nostro primo incontro, Lucia si è rivelata un vero ciclone e mi ha fatto vivere incontri pieni di fuoco.
Circa un mesetto dopo eravamo seduti al bar del solito centro commerciale ed eravamo lì a sorseggiare un caffè, quando si avvicinò una donna che oserei dire, era dirompente: bionda, ben messa, con seni grossi e sodi, cosce imponenti, fasciate da una corta ed aderente gonna bianca, su lunghe gambe e, soprattutto, un culo, un culo imponente, tondo e sodo, su cui mi sono subito perso… in fantasie erotiche.
‘Ciao Lucia che sorpresa trovarti qui’ ‘ esordì la bionda, mentre si chinava per baciarla sulle guance ‘ ‘è un po’ lontano da dove abiti, no?’
‘Ciao Sandra. Sì è vero,ma ogni tanto vengo in questo centro perché ci sono veramente dei bei negozi.’
Poi lo sguardo della bionda si posò su di me.
‘Ti presento Michele,’ ‘ gli disse Lucia, intuendo l’interesse dell’altra ‘ ‘un amico della palestra.’ ‘ inventò sul momento ‘ Lei è Sandra, una collega di lavoro, oltre che un’amica.’
Dopo le presentazioni Sandra si sedette al nostro tavolo e continuammo a chiacchierare.
Mentre le due parlavano, io passai allo scanner Sandra: era davvero una donna notevole, abbastanza alta, capelli biondi lunghi alle spalle, occhi azzurro cupo, un paio di tette, che a occhio avrei detto una quarta abbondante, forse una quinta, belle cosce tornite e sode, che ora che era seduta, si erano scoperte per una buona metà e, poi, un culo da favola che da seduta occupava tutta la sedia.
Dopo un po’ Sandra si alzò e dicendo che doveva continuare delle spese, ci salutò e si allontanò.
Non potei fare a meno di lanciare un’ultima occhiata a quel culo maestoso che si allontanava ancheggiando.
Lucia, che aveva notato il mio interesse particolare mi disse subito con fare malizioso:”Ti piace, vero? Te la faresti, confessa!”
‘Beh, non si può negare che è una bella donna, ma tu sei meglio.’ ‘ risposi schernendomi.
‘Bugiardo! Ho visto come la guardavi, se non ci fossi stata io le saresti saltato addosso per fartela anche qui.’ ‘ mi disse scherzandoci sopra.
‘Adesso esageri.’ ‘ risposi sorridendo e accarezzandole il collo, per poi scendere con la mano sul suo seno, che strinsi dolcemente.
Lucia non reagì male, sapevo quanto lei amava queste attenzioni, anche erotiche, pure se eravamo in pubblico, anzi mi chiese, continuando il discorso su Sandra, cosa mi piaceva di lei, cosa gli avrei fatto e cose del genere, per finire con una frase sibillina:’Beh’ chissà’ forse un giorno”
Per farla breve, circa una decina di giorni dopo, mi telefonò dicendomi di tenermi libero per l’indomani sera e per la notte successiva, perché m’invitava a cena da lei e per il dopo aveva in mente qualcosa di particolare.
Arrivai a casa di Lucia che era già buio, quando stavo per suonare sentii delle voci; rimasi un po’ sorpreso, mi aspettavo di trovarla sola, naturalmente.
Lucia venne ad aprirmi, invitandomi ad entrare e mi accompagnò in sala dove’ sorpresa’ trovai Sandra.
Lucia mi tolse subito dall’imbarazzo e prendendomi la mano m’invitò ad accomodarmi proprio vicino a Sandra.
La serata andò avanti con chiacchiere banali e una cenetta leggera ma con abbondanti sorsi di vino.
Seppi, così, che Sandra, aveva quarantuno anni, si era separata da sei mesi, perché il marito la tradiva ed ora viveva da sola con il figlio diciannovenne; insomma le solite storie di tutti i giorni.
Finita la cena tornammo sul divano portandoci dietro bottiglia e bicchieri.
Ad un certo punto Lucia iniziò a fare apprezzamenti su di me, dicendo come ero gentile, come ero maschio a letto e dichiarando, alla fine, che, io avrei potuto anche farle perdere la testa e farla arrivare a fare gesti poco eleganti per una signora, anzi a due signore.
Sandra prese tutto come uno scherzo e rise alle parole di Lucia; era decisamente su di giri, ma non ubriaca.
Io non capivo dove volesse arrivare e feci finta di essere un po’ imbarazzato dalle sue parole e dissi che non avrei mai potuto approfittare di due signore come loro.
A questo punto Lucia dette il tocco finale; il suo sguardo cominciò a farsi voluttuoso, le sue mani iniziarono a scorrere sul suo corpo, i suoi occhi erano incollati ai miei.

La mossa tocca ora a Sandra che rimane però immobile, indecisa sul da farsi.
Lucia, che intanto ha messo su una musica languida, la incita a ballare e lei finalmente si alza e comincia ad ondeggiare, a tempo di musica, davanti a me, ancheggiando lascivamente.
Io, che ormai ho capito il tono della serata, non perdo tempo e comincio ad accarezzarle le cosce, lei si ritrae, si allontana, poi torna verso di me e ogni volta io salgo più su con la mano, poi si allontana ancora e va a sedersi su una poltrona a fianco a quella dov’è Lucia aspettando la sua prossima mossa.
Lucia, porta una mano sul petto a tenere ferma la camicia, l’altra la infila dietro le spalle, sgancia il reggiseno, lo sfila da sotto, lo agita per un attimo con il braccio teso, poi lo lascia cadere e torna ad accarezzarsi il seno da sopra la camicia.
Sandra si mette un dito in bocca ed inizia a succhiarlo, mentre con l’altra mano solleva il bordo della maglia fino a scoprire i suoi magnifici seni, stretti nelle coppe, lasciando intravedere, nel suo movimento, un capezzolo rosa e turgido, prima di coprirsi con le mani.
Lucia capisce che ormai la sua amica non si fermerà prima di aver vinto quella bellissima gara, quindi, decisa, apre la sua camicetta offrendoci lo spettacolo dei suoi seni, con gli scuri capezzoli dritti come chiodi; sicuramente sono più piccoli di quelli di Sandra, ma sono ugualmente pieni, sodi ed eccitanti, del resto, ormai, li conosco alla perfezione.
Sandra si toglie il dito dalla bocca e scende con le mani ad accarezzarsi il corpo, lasciando ben in vista i seni colmi; arrivando fino alle cosce per poi risalire all’inguine.
Io finora mi sono goduto lo spettacolo in silenzio, ma ora incito Sandra a farmi vedere il suo seno, dicendole che è da quando l’ho conosciuta che spero di ammirarlo.
Lei mi guarda, sorride, si sfila la maglia, toglie il reggiseno e mette le mani sotto i seni, sollevandoli, come in un’offerta.
Non resisto più, faccio per alzarmi e andare verso di lei, con l’intenzione di baciare e leccare quelle due meraviglie, ma Lucia mi blocca.
‘Un momento, la gara non è ancora finita.’
Si alza e si sfila la gonna, si risiede e lentissimamente, scende con le mani verso il tanga, lo afferra e, inarcandosi, lo sfila rimanendo a gambe larghe.
Sandra la imita subito facendo altrettanto, ma in più, dopo aver tolto lo slip, inizia a giocherellare con la punta delle dita sulla sua peluria bionda.
Lucia a questo punto mi chiede:’Chi delle due ti eccita di più?’
Francamente non so cosa rispondere, mentre faccio scorrere lo sguardo da una all’altra.
è Lucia stessa che mi toglie dall’imbarazzo:’Visto che non sai decidere, evidentemente la gara è terminata in parità e quindi ci vuole qualcosa di supplementare per vincere.’
‘Facciamo così” – dice rivolgendosi a Sandra – “Michele ora conterà fino a dieci, nel frattempo noi decideremo cosa fare per vincere; io un’idea ce l’ho, tu fai in fretta a decidere.”
Sandra annuisce ed io inizio a contare; arrivato a dieci, Lucia si alza di scatto, viene verso di me, s’inginocchia ed inizia ad accarezzarmi il cazzo da sopra i pantaloni.
“Se me lo tiri fuori” – le dico – “hai vinto tu”.
“Farò di meglio, tesoro” – mi risponde guardandomi lasciva e abbassa la chiusura, infila la mano, lo tira fuori e un attimo dopo è nella sua calda bocca.
“Sei la vincitrice.” – dichiaro convinto dopo un po’ – “E sei anche bravissima con la bocca, mi stai facendo impazzire.”
Sandra dopo un primo momento di smarrimento, si avvicina per guardare meglio l’opera dell’amica.
Si ferma in piedi affianco a noi, poi s’inginocchia, ad ammirare da vicino l’esperto su e giù di Lucia sul mio palo duro ed ad ascoltare i miei gemiti.
Improvvisamente decide che è giunto il momento di fare qualcosa, afferra il mio cazzo, togliendolo dalle labbra di Lucia e dicendo:”Sono brava anch’io” – e se lo affonda in bocca iniziando subito a pomparmi decisa.
Lucia mi strizza l’occhio e si gode il risultato del suo piano.
Sandra ormai è partita per la tangente, mi pompa in modo delizioso tanto che sto quasi per godere.
Lucia se ne accorge:”Ti piace, vero, il cazzo di Michele?” ‘ rivolta a Sandra, la quale conferma mugolando e facendo sì con la testa.
” Ma se continui così lo farai godere subito. Rallenta un po’, leccalo lungo l’asta; brava, leccagli anche le palle, così, ora torna su, leccalo sul glande. Senti come geme di piacere, lo stai facendo impazzire.”
Intanto che Sandra continua il suo lavoro di lingua e di bocca, Lucia gli dice della mia passione per il suo seno e la invita ad accogliere il mio cazzo in mezzo a quelle tette meravigliose.
Sandra acconsente e fa scivolare il cazzo tra le sue colline ed è Lucia stessa, poi, che da dietro, afferra quei due globi e li stringe intorno alla mia asta, non disdegnando di palparli per bene.
Continua, a parlarle dolcemente:”Che tette superbe che hai! A lui piacciono tantissimo, sai? Me lo ha confessato dal primo giorno che ti ha vista… effettivamente sono eccitantissime, così sode… e che bei capezzoli… come sono duri!… sei eccitata anche tu, vero?… Scommetto che stai colando.”
Così dicendo scende con una mano verso il pube di Sandra e le accarezza la figa, suscitando nella sua amica un gemito di piacere.
Incoraggiata Lucia, le accarezza le cosce e le gambe, per poi risalire di nuovo alla sua figa.
“Sei un lago, hai proprio bisogno di un bel cazzo duro” ‘ le fa, infilandole due dita dentro.
Sandra, che ha continuato a massaggiare il mio cazzo in mezzo alle tette e a leccarlo sulla punta, mugola:”Sììììììì” – e si abbandona, di schiena, sul tappeto; allarga le gambe e aspetta, guardandomi il cazzo dritto con desiderio.
Mi sfilo pantaloni e camicia e mi sdraio su di lei, appoggio il glande all’entrata della sua vulva e la penetro lentamente; lei geme e s’inarca venendomi incontro.
Incitato da Lucia inizio a fotterla penetrando quanto più posso in fondo a quell’antro di piacere e chinandomi, nel frattempo, a succhiarle i capezzoli.
Ad ogni affondo Sandra allarga la sua bocca carnosa, quasi a voler gridare, ma dalla gola gli escono soltanto leggeri gemiti:’Oh sì’ che bello’ è da tanto che’ non ti fermare”
Intanto Lucia continua a parlarle:”Ti piace il cazzo di Michele, vero? è bello duro e ti da’ tanto piacere, lo so! Sai io lo conosco bene, mi ha fatto godere già diverse volte, ma stasera lo regalo a te, solo lasciamene un poco per dopo, mi raccomando!”
Intanto io continuo imperterrito ad affondare dentro Sandra, ma dopo tutto il lavoro di bocca precedente, sono, ormai, sull’orlo dell’orgasmo, ma voglio che prima goda lei.
Mi fermo, quindi, per raffreddarmi un poco suscitando un gemito di disapprovazione da parte di Sandra.
Per rimediare scivolo indietro fino a raggiungere con le labbra la sua figa.
Anche Lucia si avvicina ed insieme iniziamo a leccarla, io fra le labbra della figa e lei sul pube, poi ci sistemiamo in modo che io posso ad affondare la lingua nella figa e lei possa tormentarle la clitoride.
Quando la sentiamo sull’orlo dell’orgasmo, torno a penetrarla, mentre Lucia si dedica a leccarle i seni e a succhiarne i capezzoli.
Sono sufficienti pochi colpi profondi e Sandra urla letteralmente il suo orgasmo:’Sìììì’ cosìììì’ dai più forte’ ora’ vengoooo.’ – poi si abbandona esausta e felice.
A questo punto anche Lucia reclama la sua parte.
Mi fa sdraiare accanto a Sandra e viene ad offrirmi la sua figa da leccare mettendosi a cavalcioni sulla mia faccia, opera che mi accingo a fare con piacere leccando a piena lingua lo spacco in mezzo alle sue gambe.
Dopo un po’ cambia posizione mettendosi in ginocchio in modo che io possa continuare a leccarla mentre lei riesce a raggiungere le tette di Sandra, rimasta ferma a guardarci.
Inizia a leccarle avidamente, ma il suo obiettivo è un altro, vuole baciare quelle labbra carnose.
Lo fa prima timidamente, poi, accorgendosi della partecipazione di Sandra, prende a baciarla voluttuosamente abbandonasi tutta sul corpo dell’amica,strusciando tette su tette, pube su pube, mentre io rimango in ginocchio affianco a loro.
Ma ora vuole godere, si gira e mette la figa a portata di lingua di Sandra: “Leccami Sandrina, lecca il mio bottoncino, così.. .dai… brava”’ e girandosi verso di me ‘ ‘Vieni anche tu’ dai’ scopami”
Mi metto dietro di lei e la penetro a pecorina, tenendola per i fianchi comincio a pomparla, mentre Sandra da sotto continua il suo lavoro di lingua sulla clitoride, non disdegnando, ogni tanto, di darmi una bella leccata alle palle.
Lucia comincia a tremare, ora è pronta a godere, s’inarca con la schiena e schiaccia la figa sul volto dell’amica:’Sììì’ che bello! godo! Godo! …nella tua bocca…” ‘ e l’orgasmo la travolge scuotendola tutta.
Stremata si lascia andare sul corpo di Sandra lasciandomi col cazzo all’aria.
Non so che fare, quando Sandra allunga una mano, lo afferra e sollevando un po’ la testa se lo infila tutto in bocca.
Prende a succhiarmi con passione facendo roteare ogni tanto la sua lingua sul mio glande, poi decide di finirmi e inizia un costante su e giù.
Appoggia le labbra alla punta della mia asta, poi le schiude e affonda quanto più può; con un tale trattamento non posso resistere a lungo e vengo copiosamente nella sua bocca e lei beve con gusto, facendo anche in modo che alcuni schizzi finiscano sulle natiche di Lucia.
Restiamo a lungo sdraiati, affiancati, senza riuscire a muoverci, stremati dall’intensità degli orgasmi, guardandoci negli occhi.
Sandra ora sembra un po’ imbarazzata, ma Lucia la rassicura abbracciandola, baciandola, accarezzandole il seno.
“Sei stata bravissima, ci hai fatto godere tanto!’ – le dice tra un bacio e l’altro ‘ ‘Queste tue labbra così carnose mi hanno fatto impazzire. Fammele baciare ancora… così… la lingua… fammi succhiare la tua lingua… uummhh! Sai di sborra… ti piace berla, vero?”
“Si.. . adoro sentire un cazzo duro in bocca…. Sì così, accarezzami, ti prego… e… mi piace sentire i fiotti di sperma inondarmi la gola…”
‘Ti è piaciuto Michele? Ti ha scopato bene?’ ‘ vedo Lucia che allunga la mano sul corpo di lei e raggiunge la figa con le dita.
‘Oh sì è stato fantastico’ Oh siiii! Muovile, muovile… fottimi così…’
‘Sai Michele è molto bravo anche in altre cose e a lui piace da pazzi un’altra cosa di te…’ ‘ Lucia continua a parlare, mentre fotte con le dita l’amica ‘ ‘Ma ogni cosa a suo tempo, ora ti voglio per me… toccami anche tu, dai… come faccio io.. mi senti?”
“Oh sì, che ti sento’ baciami Lucia, fammi sentire la lingua… sì anch’io… anch’io voglio toccarti.’
“Sei proprio una gran figa, Sandra… ci hai fatto proprio impazzire… voglio leccarti di nuovo… facciamolo insieme…’ ‘ e rivolta a me ‘ ‘Guarda, il cazzo di Michele sta già tornando duro… gli stiamo offrendo uno spettacolo coi fiocchi.”
“Si, è quasi pronto di nuovo’ ‘ fa Sandra voltandosi verso di me ‘ ‘Lo ridurremo ai minimi termini… ma dopo… ora anch’io voglio la tua figa… sdraiati… allarga le gambe… ecco mi metto su di te…’ ‘ e si volta a 69 su Lucia ‘ ‘Dai leccamela… aaahh!… sììì… così! Entrami dentro con la lingua… sììì… ora te la mangio anch’io….”
Da questo punto in poi è tutto un susseguirsi di mugolii, gemiti, urletti eccitati, incitamenti a leccarsi; le due donne mi stanno offrendo, davvero, uno spettacolo unico; completamente perse nelle loro carezze, si leccano di gusto le rispettive fighe, mentre con le mani si accarezzano i corpi.
La prima a venire è Lucia che, presa dall’orgasmo, affonda quasi per intero un dito nel culo di Sandra, la quale lancia un urlo di dolore, ma poi, travolta dalle sensazioni che prova, dimostra di apprezzarlo; infatti incita Lucia a non smettere ed a continuare a fotterla.
“è terribile… bellissimo… mi fai godere… dai, ancora un po’… sbrodolooooo… vengooo'” ‘ e si abbatte sul corpo di Lucia con il corpo scosso dai sussulti dell’orgasmo.
Lentamente le due si riprendono; sono rimaste allacciate nel 69, Lucia ha ancora il suo dito ben piantato nel culetto di Sandra e ogni tanto lo muove, provocando gustose reazioni.
“Cosa mi fai Lucia… Oooh!”
“Ti piace?”
“è bellissimo… ancora… vai su e giù… dai'”
“Non ti fa male?”
‘Si… un po’… ma mi piace… continua, ti prego…’
Ad un certo punto Lucia sentenzia che era arrivato il momento di sostituire quel dito con qualcosa di più sostanzioso.
Ci ordina di non muoverci, si alza e si dirige verso il bagno, ritornando quasi subito con un tubetto di crema in mano.
‘Cos’è… quella crema?” ‘ domanda Sandra un po’ preoccupata.
“Non ti preoccupare… goditi le mie carezze….”
Naturalmente avevo capito dove voleva arrivare Lucia: mi sarei fatto il bellissimo culo di Sandra!
Si sdraia accanto a Sandra e riprende ad accarezzarla in mezzo alle natiche.
“Ti è piaciuto quello che ti ho fatto con il mio dito nel culo, prima?” – chiede Lucia.
“Sì è stata una goduria.” – risponde convinta Sandra.
“Immagina come sarebbe più bello avere questa spada di carne dentro!” ‘ le dice, indicando il mio cazzo che svetta verso l’alto.
“Ma…”
“Hai paura?”
“Sì.. cioè… no… non lo so’ il dito è stato bello ma’ il cazzo è grosso…”
“Prova, dai… se ti farà male lo farò fermare…”
Restiamo per qualche secondo a fissare Sandra aspettando impazienti la sua decisione.
“Ma si… proviamo.. è stato tutto così bello finora, ma se mi fa male giura che ti fermerai.” ‘ dice rivolta a me.
Cosi, spontaneamente, si mette a pecorina di fronte a noi offrendoci il panorama del suo meraviglioso sedere.
Lucia si accuccia dietro di lei e comincia a baciarle le natiche, poi vedo che si mette un po’ di crema sulle dita e le fa sparire nel solco.
Sandra prende subito a mugolare di piacere; altra crema, altre carezze ed altri mugolii, sempre più forti.
Poi Lucia si fa da parte:’Vieni ora è pronta, ma sii gentile penso che non sia molto allenata.’
Eccitato come non mai mi avvicino e appoggio la cappella al buchino e spingo lentamente.
Mi accorgo che Lucia ha fatto un buon lavoro lubrificandolo, ma la punta del mio cazzo entra solo di qualche millimetro.
Lucia incita Sandra a rilassarsi mentre io continuo a spingere con più convinzione, ma sempre molto lentamente.
Lentamente, poco alla volta la cappella entra dentro; mi fermo per qualche attimo per fare abituare lo sfintere a quella nuova presenza, poi torno a spingere, fermandomi ogni volta che conquisto più spazio dentro di lei.
Sandra geme e Lucia le chiede se le fa male.
“Sì fa male… ma mi piace anche… continua a spingere, dai’ non ti fermare.”
Incoraggiato spingo più deciso, sono ormai per metà dentro il suo culo; Lucia continua ad incitare me e incoraggiare Sandra a sopportare il dolore.
Accompagno con un urlo di piacere, seguito da un gemito di dolore di Sandra, il momento in cui il mio cazzo penetra in tutta la sua lunghezza dentro di lei.
Poi grida anche lei, un po’ per il dolore, ma mi incita a fotterla:”Mi hai rotto il culo… e mi piace… siii!, dai, fottimi… scopami il culo…”
Lucia, eccitatissima, si sdraia sotto Sandra fino a raggiungere con la bocca la sua figa, si aggrappa con le braccia al suo sedere e inizia a succhiarle la clitoride, mentre io mi sdraio sulla sua schiena, raggiungo le sue tette, le afferro, le palpo, cercando di non interrompere il ritmo dell’inculata.
Sì inculami… sì… è bellissimo ora… ancora… più veloce… più in fondo…’ – ci incita entrambi – “Oooh! Leccami Lucia, leccami… mi fate impazzire… la tua figa… voglio leccarti anch’io… dammi la tua figa’ – ma non arriva a farlo perché l’orgasmo la prende all’improvviso.
Sìììì!… ecco…” ‘ e lancia un urlo cominciando a godere in modo pazzesco.
Poco dopo sussulta ancora, quando sente che vengo anch’io spargendo il mio seme dentro di lei.
Ci accasciamo ancora profondamente avvinti uno nell’altra.
“Ora tocca a te” – dice rivolta a Lucia quando ci siamo ripresi.
“Si…, ora tocca al mio culetto. Dai, facciamoglielo tornare duro…”
Alzo gli occhi al cielo:’Cazzo, queste mi vogliono morto!!’ ‘ penso.

Lascio immaginare a voi come è stato il resto della nottata; l’indomani nessuno di noi tre è andato al lavoro.

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com
11^ – L’epilogo: ritrovarsi e…

Le mie labbra sono sulle sue, le nostre lingue s’inseguono, s’intrecciano, s’incontrano per tempo indeterminato, lasciandoci senza fiato.
Le mie mani, accarezzano il suo corpo dandole sensazioni piacevoli, facendola vibrare come una corda di violino, siamo piacevolmente persi in un mondo tutto nostro, anche se per pochi istanti.
‘Che fai?!’.che facciamo?’ – sussurra con voce bassa.
‘Non lo so ‘ ma non fermiamoci” ‘ le rispondo.
Continuo a baciarla, lei ha una lingua morbida che si muove bene dentro la mia bocca, le accarezzo un seno e nel palmo sento il capezzolo durissimo, le tocco anche l’altra tetta; sono morbide e rotonde mi riempiono perfettamente la mano.
Prendo la sua mano e provo a metterla sul mio cazzo durissimo.
‘è questo che vuoi, vero?’ ‘ le dico tenendo la sua mano schiacciata sul pacco.
Lei non risponde ma comincia a massaggiarlo da sopra il tessuto dei pantaloni.
Mi stacco da lei, la prendo per un braccio e la faccio entrare dentro la camera, chiudendo la porta.
La tiro verso di me e la bacio di nuovo, ma con più vigore, quasi violentemente, le prendo un seno e comincio a stringerle il capezzolo, lei geme ma mi asseconda e comincia a toccare anche lei.
‘Se lo vuoi, prendilo.’ ‘ e con una mano abbasso la chiusura dei pantaloni e lo tiro fuori.
Voglio che mi tocchi il pene, voglio farle sentire quanto è grande, duro, eccitato; lei lo sfiora con le dita e lo muove piano, scende ancora più giù e mi solletica i testicoli, per poi risalire di nuovo sull’ asta, la prende, finalmente, con tutta la mano e comincia a masturbarmi.
Si stacca dalle mie labbra e scivola lentamente verso il basso; sento il suo alito caldo sulla punta, poi la morbidezza delle sue labbra, apre la bocca e lo accoglie, prima la cappella turgida e poi tutta l’asta, fino in fondo, tutta quella che riesce a inghiottire.

Era la metà del mese di novembre ed ero stato invitato da amici, amici che avevo conosciuto una quindicina di anni prima durante la mia permanenza in Francia, ad essere loro ospite il weekend della festa del Beaujolais nouveau, festa che si tiene ogni anno, il terzo giovedì di novembre, in occasione dell’apertura delle botti di questo vino novello.
Ero con loro, aspettando altre persone che avrebbero partecipato con noi a quello che loro chiamano ‘le tour des caves’, cioè il giro delle varie cantine per assaggiare le diverse qualità di vino dell’ultima vendemmia, ma non solo: questa è l’occasione per fare festa, danzare, ridere, scherzare e a volte’ anche rimorchiare.
Ero lì, nel salone, con un bicchiere in mano, mentre altri arrivavano ed io salutavo vecchie conoscenze o mi venivano presentate delle nuove.
Ad un certo punto arrivò una coppia: lui alto, robusto, capelli sale e pepe tagliati a spazzola, lei capelli neri, non tanto alta e con un paio di pantaloni rossi che le fasciavano i fianchi rotondi ed opulenti come una seconda pelle, mettendo ben in evidenza il suo lato B.
Dopo i convenevoli dei saluti, il mio amico li avvicinò a me per presentarmi.
‘Questo è Michele’ ‘ disse Jean Paul ridendo ‘ ‘un nostro amico italiano venuto apposta per il nostro Beaujolais.’
Rimasi di sasso!
Quegli occhi che mi guardavano li ricordavo bene, erano rimasti impressi nella mia mente; verdi come l’acqua, con delle pagliuzze dorate, non li avevo mai scordati, anche se erano passati quindici anni.
MORGANE!!!
Anche se aveva cambiato il colore dei capelli e aveva messo su qualche chilo, era proprio lei: Morgane.
‘E questi sono Morgane e Patrice.’ ‘ continuò Jean Paul.
Cercai di riprendermi dalla sorpresa e dissi qualcosa di conveniente, ma notai che anche lei era rimasta interdetta, senza parole; mi aveva riconosciuto!
Dopo la nostra avventura, durata finché io avevo finito la mia missione ed ero ripartito, ci eravamo tenuti in contatto telefonicamente per un po’ di tempo, poi le nostre vite avevano preso direzioni diverse e ci eravamo persi di vista ed ora il caso aveva fatto incrociare di nuovo le nostre strade.
In ogni caso tutti e due ci stringemmo la mano come se fosse la prima volta che ci vedevamo.
Quando tutti i componenti la comitiva furono arrivati, partimmo e cominciammo il giro programmato da Jean Paul.
Bisogna dire che in queste occasioni i francesi sanno veramente come organizzare le cose per divertirsi: si mangia, si beve, soprattutto si beve, si danza ed organizzano giochi che coinvolgono tutti nell’allegria generale.
E così ebbi l’occasione di fare qualche ballo con Morgane.
‘Allora sei tornato. Come mai?’ ‘ mi chiese subito come cominciammo a ballare.
‘Sono stato invitato da Jean Paul e Ginette e visto che era tanto tempo che non festeggiavo più il Beaujolais nouveau, ho deciso di accettare.’
‘E come li hai conosciuti?’
‘Beh, li ho conosciuti durante lo stesso periodo che ho conosciuto te, lavoravano entrambi alla base.’
‘Ah! Io li ho conosciuti dopo, tramite mio marito, anche lui lavorava alla base.’
E continuammo a parlarci, a raccontarci cosa era successo dopo la nostra separazione, come erano andate le nostre vite.
Seppi così che circa un anno dopo che io ero partito, lei aveva conosciuto Patrice, stavano bene assieme ed avevano deciso di sposarsi.
Con lui aveva avuto altri due figli, un maschio ed una bambina, avevano una vita agiata, ma dopo la nascita della bambina, circa sei anni prima, i loro rapporti avevano cominciato a raffreddarsi, fino al punto che, ormai, lui non la toccava più da quasi due anni.
Questo, pensai, per lei che era così calda e vogliosa, doveva essere un supplizio infernale, peggio che un tradimento.
Man mano che la serata passava, forse a causa del vino, lei si faceva sempre più disinibita, audace: ogni tanto si avvicinava e si strusciava, mentre ballavamo e ridevamo, i suoi movimenti si facevano più lenti, sentivo la sua tetta contro il mio braccio, non so se lo faceva apposta, sta di fatto che me lo stava facendo diventare duro.
Le passai una mano sotto la giacca e le carezzai la schiena da sopra la camicia; sentii il suo corpo vibrare, come attraversato da una scossa.
Dopo qualche secondo, lei si riprese e guardandomi indecisa, sorpresa, ma sorridente, mi disse:”Mi hai fatto venire la pelle d’oca’ mi ha pervaso un lunghissimo brivido !” – continuai ad accarezzarla…e lei continuava a tremare, poi si staccò da me e rapida fuggì via.
Verso le due di notte decidemmo di rientrare, ma la festa non era ancora finita.
I nostri anfitrioni c’invitarono tutti da loro, dove avevano preparato qualche snack per assorbire il vino bevuto e continuare la nottata.
Ci ritrovammo tutti a casa loro, chi più chi meno brillo, accaldati ma desiderosi di continuare a divertirci.
Ad un certo punto decisi di salire nella mia camera per togliermi il maglione che indossavo e, visto il caldo, mettermi una camicia.
Mi cambiai, mi diedi una veloce rinfrescata e mi accinsi a ridiscendere con gli altri.
Quando chiusi la porta della camera me la trovai davanti; i suoi occhi, nella penombra del corridoio scintillavano.
Un attimo dopo eravamo avvinghiati in un bacio mozzafiato.

Ora lei, ha tutto il mio membro duro in bocca e lo lavora con impegno; è vorace, volitiva e passionale, sa di non avere molto tempo e vuole farmi venire alla svelta.
Lo ingoia fino in fondo alla gola e quando risale il suo risucchio sembra voglia tirarmi fuori l’anima; sono molto eccitato dalla situazione.. moltissimo’ non resisterò per molto.
Ancora qualche succhiata ben assestata e le inondo la bocca di sperma, mentre lei si spinge l’uccello in fondo alla gola e beve avidamente tutta la mia sborra.
Quando l’orgasmo si placa, la prendo per le braccia, la alzo in piedi e la bacio mischiando la mia e la sua saliva che sa di sborra.
Si stacca da me e mi dice:”Mi spiace che debba andare, sennò avremmo potuto continuare.” ‘ e si avvia per il corridoio.
Prima di scendere le scale si volta:’Lunedì è il mio giorno di riposo e tutta la mattina sono da sola.’
‘Abiti sempre allo stesso posto?’ ‘ le chiedo.
‘Sì’ ‘ e si volta per scendere le scale.
Attendo qualche minuto prima di scendere anch’io ed intanto penso che se il marito avesse voglia di baciarla, chissà se sentirà il sapore della sborra!

Il pomeriggio dell’indomani inventai una scusa di lavoro con i miei amici, per partire subito invece che il lunedì mattina, com’era preventivato.
Mi recai in albergo e presi una stanza per passare la notte.
Il lunedì alle dieci ero davanti alla porta della casa di Morgane.
Suonai e lei venne ad aprirmi avvolta in un accappatoio bianco, i capelli ancora umidi della doccia.
Mi fece entrare ed una volta giunti nel salone si fermò, si girò fissandomi negli occhi, senza parlare; un attimo dopo era tra le mie braccia e le nostre labbra si unirono.
Morgane sapeva baciare molto bene, alla francese, la sua lingua era un serpentello guizzante che esplorava ogni angolo della mia bocca, s’intrecciava con la mia, ci scambiavamo le nostre salive.
‘Sai quando sei partito mi sei mancato molto.’ ‘ mi sussurra a fior di labbra ‘ ‘Stavamo bene io e te.’
‘Si è vero.’ ‘ rispondo ‘ ‘Stavamo’ stiamo bene’ insieme.’
In quel mentre squillò il telefono e lei si staccò da me per rispondere.
‘Mio marito.’ ‘ mimò con le labbra mentre parlava al telefono.
Mi guardai un po’ intorno, poi un’idea folle si fece strada dentro di me.

Mi avvicino a lei, che continua a dialogare col marito, prendo i lembi della cintura dell’accappatoio e lo tiro sciogliendo il nodo.
L’accappatoio si apre, rivelando il suo corpo nudo in tutto il suo splendore di donna matura; lei mi guarda con fare interrogativo, ma non si muove.
La sera prima non mi ero sbagliato: con gli anni aveva messo su qualche chiletto, ma non gli stanno male.
La terza era diventata una terza abbondante, forse una quarta, ma era ancora soda e cadeva solo leggermente, il suo ventre si era bombato ed ora formava una dolce curva fino all’incavo del pube, i fianchi erano più rotondi ma le gambe e le cosce non avevano un filo di cellulite; si vedeva che si manteneva in forma.
Le accarezzo il suo bel pancino mentre la bacio sul collo, scendo in basso e comincio a leccarle un capezzolo, poi le lecco tutto il seno.
La sento che comincia ad ansimare ed il suo corpo inizia a tremare.
Scendo sulla pancia e la bacio ovunque; mentre la sento respirare forte, le bacio le cosce ed inizio a separarle le gambe.
Intravedo la forma della sua figa, ora completamente depilata.
Mentre lei continua a parlare col marito, scendo sulle gambe fino ai polpacci che bacio con foga, poi arrivo ai piedi che lecco facendole il solletico.
Risalgo piano piano, leccando più deciso l’interno delle cosce.
Gliele divarico ancora di più; ha una bellissima figa.
Quando mi avvicino con la bocca e comincio a toccarle la clitoride, lei sobbalza per il piacere ed un ‘Oohh’ le sfugge dalle labbra.
‘No, niente, ho urtato una gamba contro il tavolo.’ ‘ la sento dire al telefono.
Mi stendo sotto di lei, che divarica le gambe per facilitarmi il compito, poi solleva una gamba a l’appoggia su una sedia lì vicino offrendomi la sua intimità.
Affondo il viso tra le sue cosce ed aspiro il suo delizioso profumo, le mie labbra si appoggiano al suo sesso e la mia lingua si spinge a lambirla.
Passo la lingua sulla clitoride, che è già eccitata e gonfia, la lecco delicatamente e la sento fremere, per un attimo la sua voce s’incrina, ma subito riprende a parlare tranquillamente.
Inizia tra me e lei, una lotta assai eccitante, io do fondo a tutti i trucchi che conosco nel tentativo di farle perdere il controllo.
Prima le stimolo la clitoride, poi inizio ad entrare, ritmicamente con la lingua dentro e fuori, mentre con le mani le accarezzo le natiche e di tanto in tanto con un dito le stimolo anche il buchino posteriore.
Lei si eccita, lo sento, gli umori bagnano copiosamente la vagina e mi colano sul mento, ho le narici piene del suo profumo di donna eccitata.
‘Va bene’ ho capito’ – le parole, ora, le escono quasi a forza, sta quasi gemendo ‘ ‘D’accordo’ a dopo allora’ ciao.’ ‘ e chiude la telefonata.
‘Se vuoi smetto” – le dico, interrompendo un attimo il mio lavoro di lingua e mentre con l’indice la sto masturbando velocemente.
‘Nooooo, continua dai, fammi godere ‘.’ ‘ ansima, mettendomi le mani sulla testa e tirandomi a se.
Riprendo a leccarla, le metto indice e medio dentro la figa completamente bagnata, lei spinge in avanti il bacino per farsi penetrare meglio, ansima e suda.
La sento fremere, i muscoli del suo ventre si contraggono, il suo respiro si fa sempre più affannoso; sta per venire.
Mi diverto, ancora un po’, a tenerla sul filo del rasoio, tormentandola a lungo, poi mi decido a farla godere.
Aumento il ritmo, prendo tra le labbra il suo bottoncino e lo succhio con foga, mentre le infilo un dito anche dietro.
‘Aaaahhhhhh’ siiiii, dai dai dai ‘ vengooo” – è quello che riesce a dire mentre mi viene in faccia bagnandomela tutta.
Forse non ve l’ho mai detto, ma Morgane è una di quelle donne che i francesi chiamano ‘femme fontaine’, che significa che oltre a bagnarsi moltissimo durante il viaggio verso il piacere, quando gode emette dei piccoli getti di umori, come se urinasse.
Quando l’onda dell’orgasmo si placa, abbassa la gamba dalla sedia ed io mi alzo e la bacio, facendole gustare il suo sapore.
‘Sei un porco.’ ‘ mi dice, guardandomi negli occhi e sorridendo.
‘IO!’ ‘ esclamo, fingendo sorpresa ‘ ‘E tu allora, che ti fai leccare la figa mentre parli al telefono con tuo marito?’
‘Potrebbe leccarmela lui, così non dovrei andare a cercare altri. Ma ora basta. Vieni.’ ‘ e mi prende per mano.
Arriviamo alla sua camera da letto, lei si ferma e con grazia fa scivolare a terra l’accappatoio, rimanendo completamente nuda,
è ancor più bella di quanto ricordavo! Mi concede il piacere di ammirarla per qualche secondo ruotando su se stessa poi si sdraia sul letto ed apre le gambe.
‘Vieni.’ ‘ m’invita ‘ ‘Patrice mi ha detto che non viene a pranzo per ragioni di lavoro, mangerà con dei colleghi. Abbiamo fino alle due, quando devo andare a prendere i ragazzi a scuola.’
Non perdo tempo; in pochi secondi mi libero degli abiti e nudo la raggiungo sul letto e lei si attacca subito al mio cazzo succhiandomelo con foga, mentre le mie mani vagano sul suo splendido corpo; accarezzo ogni millimetro di pelle, soffermandomi a lungo sulle tette, stringendole delicatamente i capezzoli, lei geme e si affonda completamente il cazzo in gola.
Faccio per girarmi e mettermi in posizione per leccarle ancora la figa, ma lei mi blocca:”Basta con la lingua. Vieni voglio sentirlo dentro.”
Le appoggio la turgida cappella alle labbra della figa, è bagnata e cola copiosi umori, strofino un poco la cappella per lubrificarla.
“Non perdere tempo, scopami” – dice vogliosa, ed io le affondo violentemente il cazzo nel ventre.
Lei emette un suono strozzato dalla gola, ed inizia a fremere in preda al piacere.
‘Sììì così fammelo sentire tutto.’ ‘ gorgoglia sbarrando gli occhi ‘ ‘Sììì dai spingi così… dai fammelo sentire dentro, fammi godere.’
Mi passa le cosce intorno alla vita ed io le metto le mani sotto le stupende chiappe, palpandole, mentre la scopo con forza ed affondo il viso tra le sue belle tette, baciandole e succhiandole, concentrandomi poi sui duri ed appuntiti capezzoli.
‘Dai spingi’ così non ti fermare… ti voglio tutto dentro’ ‘ mi incita, quasi urlando ed io per tutta risposta le do dei colpi ancora più forti, le lecco le tette, le mordo i capezzoli, stringo forte ogni parte del suo corpo.
“Sìììì, sto per godereeee… più forte, dai non fermarti… più forte vengo’ sì sììì vengooo.” ‘ urla chiudendo gli occhi, mentre gli spasmi dell’orgasmo la scuotono tutta ed io sento la sua figa farsi liquida e pulsare attorno all’asta.
Quando l’ondata dell’orgasmo si placa, riapre gli occhi:’è stato fantastico, grazie. Era da tanto che non godevo così.’ ‘ ha gli occhi appannati dal piacere, ma sorride.
‘Che figa che sei, avevo proprio voglia di scoparti.’ ‘ le dico mentre sono ancora profondamente piantato nel suo ventre ‘ ‘Sapessi quante volte ho ripensato a noi due, quante volte avrei voluto averti lì per toccarti questa figa e fotterti.’
‘E allora scopami, non fermarti ‘ fottimi, fammi venire ancora, sfondami.’ ‘ mi incita ruotando il bacino attorno al mio cazzo.
Solleva le gambe e le appoggia alle mie spalle ed io riprendo a fotterla così, facendo sbattere sonoramente le palle sulle sue chiappe sode.
Il piacere del precedente orgasmo, non ancora sopito, la riprende subito e comincia a fremere e gridare:’Sììì’ haaaa’ sììì’ così, ancora dai’ sfondamiiii”
Sta avendo un altro orgasmo, la sento godere nuovamente, questa volta le contrazioni della sua vagina sono ancora più violente ed anch’io sento che sto arrivando al limite.
‘Vieni’ vieni adesso, vieni con me’ sborrami dentro’ allagami tutta.” – urla scatenata, accompagnando i miei furiosi movimenti con quelli del suo bacino.
Mi lascio andare ed inizio a godere a mia volta, il mio cazzo si contrae e le riempio il ventre di copiose bordate di caldissimo sperma, lo spingo a fondo facendolo penetrare nel più profondo del suo utero e lei viene ancora una volta insieme a me.
Resto piantato dentro di lei, godendo della sensazione di quell’abbraccio caldo e bagnato, fino a quando sfinito crollo sopra di lei.
Mi rotolo al suo fianco, sfilandomi da lei e cercando di riprendere fiato.
Dopo qualche minuto Morgane si volta verso di me:’Certo che siamo stati bene insieme, quante cose di sesso ho appreso da te e quante pazzie abbiamo fatto insieme.
‘Uhm, uhm.’ ‘ mugolo io.
‘Ti ricordi quella volta con Aline e Pierre, i due fidanzati? Come ci siamo divertiti con loro!’
E come potrei scordarmi!
Rivedo ancora Morgane con le gambe spalancate che si faceva leccare la figa da Aline, mentre ingoiava a piene labbra il cazzo di Pierre ed io da dietro mi facevo la ragazza a pecorina.
O quando Pierre s’inculò Morgane, appoggiata al tavolo del giardino ed io, dietro lo avevo messo nel culo a lui, facevamo proprio un bel trenino, mentre Aline ci girava attorno leccando e carezzando senza distinzione di sesso.
Quei ricordi sono ancora vividi nella mente e rivedendoli mi sta eccitando, tanto che il mio membro prende ad indurirsi di nuovo.
Lei se ne accorge e me lo prende in mano:’Oohh, vedo che ti ricordi molto bene quello che abbiamo fatto e ti fa anche un certo effetto.’ ‘ mi dice sorridendo e poi si stende sul mio ventre e se lo infila in bocca, poi quando lo sente bello duro, si solleva, mi passa una gamba sopra e si mette a cavallo su di me.
Per un po’ gioca con il cazzo facendoselo scivolare tra le grandi labbra e facendomelo indurire ancora di più, poi si solleva, lo punta e se lo infila fino in fondo con una lenta discesa ed un lungo gemito.
‘TI piace fottere eh?’ ‘ le dico, afferrandole le tette e strizzandogliele ‘ ‘Hai sempre quell’aria da brava signora e mammina ed invece sei una puttana.’
‘Mmhh’ sì sono una puttana, sono una troia, sono quello che ti pare, ma continua’ dai muoviti” ‘ mugola continuando ad andare su e giù ed bagnandomi le cosce con i suoi umori misti al mio sperma che ancora la riempie.
‘Sì, sei proprio una gran puttana e adesso devi solo farti scopare da me.’ ‘ le dico mentre affondo il viso tra le sue tette mordendola nel solco.
‘Sììì’ cosììì’ fammi male’ mangiami le tette’ fai male alla tua puttanaaa”
Mentre le mordo e le lecco le tette, allungo le mani dietro, le allargo le natiche e comincio a stuzzicare il suo buchino posteriore.
Questo sembra piacerle molto perché accelera il ritmo della cavalcata, fremendo e gettando la testa all’indietro.
Poi si blocca, si solleva e si stende accanto a me, dandomi la schiena.
‘Prendimi di dietro, Michele.’ ‘ mi chiede, con un mormorio sommesso ‘ ‘Inculami. è da tanto che non lo faccio. A mio marito non piace, dice che è una cosa sporca.’
‘Come si fa a dire di no ad un culo così.’ ‘ penso, mentre mi preparo ad accontentarla ‘ ‘Bisogna essere proprio scemi o froci.’
Mi posizioni dietro di lei, mentre lei con una mano si allarga le chiappe.
Passo la cappella tra le labbra della figa per lubrificarla con l’abbondante crema che secerne, poi appoggio la punta sul suo buchino.
Spingo piano e sento lo sfintere aprirsi, è stretta ma rilassata; si sente che è da parecchio che non lo prende lì.
Si lascia sfuggire un gemito e s’irrigidisce, mentre la cappella superato il muscolo le penetra nel culo; mi fermo per non farle male, mentre lei porta la mano davanti e comincia ad accarezzarsi la figa.
Quando penso che sia pronta l’afferro per le spalle e con un solo movimento la rovescio sotto di me affondandole completamente l’asta nel culo col peso del mio corpo.
‘Aaahhh.’ ‘ grida ‘ ‘Bastardo, così mi sventri, mi rompi il culo.’
‘Sììì’ ‘ le dico all’orecchio ‘ ‘Ti rompo il culo, ma so che ti piace, te l’ho fatto tante volte.’
La sento respirare forte, mentre cerca di adattarsi alla mia presenza nel retto, poi la sento che si rilassa di nuovo.
‘Dai comincia a scoparmi’ mi fa un po’ male ma mi piace’ dai muovi quel cazzo”
Comincio a pomparla dentro il culo, è stretto ma il cazzo ora entra bene, passo le mani sotto le sue ascelle e le afferro le tette, mi ancoro ad esse e prendo a sbatterla.
‘Toccati mentre ti inculo, fammi vedere quanto sei troia’ ‘ le grido all’orecchio.
Mette una mano sotto di lei e comincia a toccarsi la clitoride e la figa bagnata, mentre io la pompo senza sosta.
‘Inculami, Michele’ inculami non ti fermare’ – mi urla, mentre si accarezza freneticamente la figa, sditalinandosi furiosamente.
Tenendole ben strette le tette continuo ad incularla con foga, facendo scorrere il cazzo nel suo culo, veloce e potente.
La sento tremare sotto di me e capisco che è prossima all’orgasmo:’Mi stai spaccando il culo’ ma mi piace’ hai ragione sono una troia’sono una troia in calore’ dai cosììì’ continua che’ vengooo.’ ‘ e parte in un orgasmo da sballo.
Continuo a pomparla e lei è stravolta dai continui orgasmi:”Dai Michele, ora è il tuo turno vieni, sborrami nel culo.” – mi dice con voce resa roca dal piacere.
è vero anch’io ormai sono allo stremo e non resisto per molto.
‘Adesso’ adesso ti riempio’ ti riempio il culo di sborra” – e le vengo dentro.
Il mio cazzo impazzito pompa il mio caldo seme dentro di lei, mi sento lentamente svuotare di ogni energia, mentre urliamo insieme per la goduria.
Finalmente la tensione si allenta ed io mi accascio sulla sua perfetta schiena esausto e lei è altrettanto sfinita sotto di me.
Lo tiro fuori e mi sdraio accanto a lei; lei si gira e rimane sdraiata sulla schiena, figa all’aria e culo sfondato, si accarezza le tette.
”Era da tempo che qualcuno non mi sbatteva così e non godevo tanto.’ ‘ mi fa guardandomi e sorridendomi ‘ ‘è vero, sono una puttana e tu un bastardo. Mi sento tutta aperta e piena’ e in più mi brucia il culo.’

Sei mesi dopo mi disse, per telefono, che si era separata dal marito ed avevano avviato le pratiche del divorzio.
La invitai a venire a passare qualche giorno di vacanza in Italia per rilassarsi e circa un mese dopo l’andai a prendere all’aeroporto.
Passammo una settimana meravigliosa e da allora non ci siamo più separati.
Morgane è diventata la mia compagna, i figli dopo il divorzio sono stati inizialmente assegnati al padre, ora sono grandi e vivono per conto loro e noi li andiamo a trovare spesso.
Vogliamo continuare così e speriamo d’invecchiare insieme.

P.S.
Fatemi sapere se le mie storie vi piacciono; m’interessano sempre i vostri giudizi, soprattutto se femminili.
Scrivetemi a vecchiosatiro@gmail.com

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