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Una giornata intera

By 28 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019One Comment

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Questo è un racconto di fantasia anche se alcune scene fanno parte della mia vita vissuta, però non credo che qualcuno sia in grado di passare una giornata del genere. Se volete, leggete e commentate! Buon divertimento!

 

Ore 6.30, spengo la sveglia e mi rigiro nel letto. Non ho proprio voglia di alzarmi ma mi tocca questo sabato mattina di scuola, in una bella giornata primaverile. Sforzandomi mi alzo e faccio colazione, poi vado in bagno a prepararmi. Mi viene in mente il sogno che facevo prima di svegliarmi, non lo ricordo bene ma c’era un gran figo che si strusciava a me, credo in una discoteca. Dato che stasera ci andrò per una festa, speriamo sia una premonizione! Con questa idea nella testa, quasi non mi rendo conto che la mia mano scende quasi da sola a sfiorarmi. Mi tocco il clitoride e sfrego tra le labbra, mentre l’altra mano va a toccarmi le tette e giocare con i capezzoli da sopra la maglietta. Vorrei tanto continuare ma devo impormi lo sforzo di interrompermi, lasciando una gran voglia insoddisfatta, così vado a vestirmi. Jeans stretti a risaltare il culo scolpito, una felpa leggera sopra ad una maglietta scollata che lascerebbe intravedere la mia quarta (sì, sono una ragazza bella e me ne vanto, mi piace essere guardata anche se difficilmente esagero con i vestiti, e soprattutto sono molto… disinibita). Ai piedi scarpe da ginnastica, comode, anche perché dovrò camminare un po’, prima fino alla stazione e poi verso scuola.

Vado a prendere il treno che mi porta alla scuola, a un’oretta da casa mia. Il brutto del sabato è che non c’è nessuno dei miei amici a prendere lo stesso treno, così mi trovo sola nello scompartimento. Guardando nel mio zaino… Cavolo! Non ho il portafoglio e, di conseguenza, l’abbonamento. Che stupida! Decido di andare a cercare il controllore, prima di prendere una multa… lo trovo nella cabina di testa, con il macchinista, e spiego la situazione. Purtroppo, non sembra molto convinto, e a me viene da pensare “ma scusa, mi vedi tre volte la settimana e non ti ricordi che sono abbonata? Ma sei scemo allora!”.

  • Eh, signorina, io devo vederlo l’abbonamento per sapere che ce l’ha, non posso credere a tutti.

  • La capisco, è che proprio ho lasciato a casa il portafogli con tutti i documenti dentro…

  • Guardi, io purtroppo non ho molta scelta. Se si venisse a sapere che non controllo i biglietti ne andrebbe anche del mio lavoro.

  • Non c’è nessuna possibilità?

  • Aspetti un attimo che c’è una fermata, subito dopo vediamo che possiamo fare.

Mentre aspetta che salga la poca gente di questa fermata, vedo nel riflesso del vetro che mi sta squadrando bene, soffermandosi in particolare sul mio culetto e facendo uno sguardo di apprezzamento.

  • Venga con me, nella cabina del macchinista. Franco (il macchinista), questa ragazza dice di essere abbonata ma che ha il portafogli a casa. Tu che ne dici?

  • Che se non ha il biglietto va multata – “simpatico”, mi viene da pensare

  • Però, via, le si potrebbe anche fare un favore…

  • Lo penso anche io, a una bella ragazza come lei un favore si fa volentieri…

Io balbetto un ringraziamento, ma non hanno ancora finito di parlarmi

  • Certo, adesso noi le facciamo questo favore… ma in cambio di cosa?

  • Bè, io… non so…

  • Facciamo così, lei ci fa compagnia durante il viaggio e noi facciamo finta che non sia successo niente.

Io ovviamente accetto, anche se scopro di non aver capito bene… infatti come prima cosa, il controllore mi fa sedere sulle sue gambe, dato che ci sono solo due sedili. Poi mentre il macchinista mi invita a guardare alcuni strumenti, per vedere come funziona guidare un treno, facendomi così sporgere in avanti, il marpione dietro di me inizia a muoversi. Inizia con una mano appoggiata sulla mia coscia, poi passa a toccarmi i fianchi, fino a quando una mano arriva comoda comoda sul mio culo. Io scatto in piedi, ma lui mi fa tornare seduta, ricordandomi il favore che mi ha fatto. Dato che lo lascio fare si fa più intraprendente, una mano rimane sul culo mentre una gira e va anche sulle mie tette. Sono paralizzata, ma forse per il sogno della mattina e la masturbazione interrotta o forse perché, come dicevo, sono molto disinibita, inizio un po’ ad eccitarmi. Quando può, anche il macchinista inizia ad imitare il suo compare, spesso mi trovo con due mani sul culo e due sulle tette, non osando (o non volendo) spostarmi. Come è ovvio che sia, a un certo punto vogliono qualcosa di più, e iniziano a portarsi le mie mani sui loro pantaloni, dove sento del duro.

  • Dai, signorina, tocca a lei adesso, tanto si sente che le piace

Mi spingono ad inginocchiarmi tra di loro mentre si slacciano i pantaloni, facendo uscire due cazzi non troppo grossi, ma già durissimi, come avevo potuto constatare prima. Muovo le mani su di essi, insieme (ammetto che non è proprio la prima volta…), ottenendo la loro approvazione:

  • Brava, così… hai visto che non era niente che non ti piacesse?

Non gli rispondo, ma continuo il mio lavoro per alcuni minuti, prima che uno dei due mi tiri la testa verso di lui. Non c’è bisogno di dirmi niente di più, apro la bocca e inizio a succhiarglielo, non essendo tanto lungo riesco anche a prenderlo tutto senza fare fatica, ottenendo dei versetti di approvazione. Alterno entrambi i loro cazzi, mentre ne succhio uno mi occupo dell’altro con la mano. Non so quanto durano, credo un quarto d’ora circa, poi iniziano a dare segno che non reggeranno ancora tanto a lungo.

  • Sì, troia, continua che vengo, così, brava… aahhh, sì, bravissima… Aaaaaahhhh!

Mi viene in bocca, ingoio e, anche se non è tanto, il sapore non è il massimo, molto acido. Poco dopo finisce anche l’altro, faccio la stessa cosa con lui e, questa volta, almeno il sapore è sopportabile.

Mi fanno i loro complimenti e continuano a palpeggiarmi ancora per il resto del viaggio.

Mi salutano quando scendo, dicendomi che si augurano di rivedermi presto. Io invece spero di non dimenticare più il biglietto, anche se non posso negare che almeno un po’ mi sia piaciuto.

 

Dalla stazione a scuola sono pochi minuti, quando arrivo in classe, trovo un’altra sorpresa: il professore di italiano, che doveva fare la prima ora, non c’è. Il bidello della scuola ci chiede solo di non fare casino, dato che non c’è nessuno a controllarci ma la nostra classe è a non molta distanza dall’ufficio del preside e non sarebbe il caso di farlo arrabbiare. Non succede niente di particolare durante quest’ora: qualcuno ascolta musica, qualcuno ripassa, qualcun altro riprende a dormire, mentre io parlo con alcuni compagni, tutti abbastanza attraenti, tra l’altro. Come sempre succede, si parla anche di sesso. Io fingo di essere ingenua ma loro sanno almeno alcune delle mie storie, così passiamo del tempo tra una palpata al mio culo, una alle mie tette e qualche strusciamento… Questo è un problema, perché alla seconda ora c’è ginnastica e mentre andiamo in palestra qualcuno continua ad allungare le mani e le mie occhiatacce non bastano ad allontanarli. Dopo essermi cambiata nello spogliatoio femminile (maglietta e pantaloncini non troppo attillati), il professore ci divide in 4 squadre e ci invita a fare un torneo misto di basket. Inutile parlare delle marcature “strette” che mi vengono fatte dai ragazzi, nella prima partita, ogni volta allungando una mano o appoggiandosi da dietro e facendomi sentire la durezza nei loro pantaloncini. Quando finisce la partita, vado a rinfrescarmi un po’ nello spogliatoio con le mie compagne, poi guardando il cellulare, non mi accorgo che rimango da sola. Entra Luca, quello che mi marcava prima e che allungava le mani in classe.

  • Ehi, Chiara! Mi spiace sia già finita la prima partita… Però non vale, avete vinto solo perché tu mi distraevi!

  • Io ti distraevo? Sei tu che mi stavi attaccato.

  • Lo so che hai fatto apposta… guarda qui cosa hai combinato!

Mi fa vedere il rigonfiamento dei pantaloncini, che lascia intuire un bel pezzo di carne compresso

  • Hai visto? Come faccio adesso? E’ troppo evidente… devo fare qualcosa!

  • Prova a metterlo in acqua fredda!

Mi si avvicina e si mette davanti a me. Lo sa di essere un bel ragazzo e di piacere.

  • Perché non mi dai una mano tu?

  • Io?! E come faccio?

  • Così, ad esempio

Mi prende una mano e la appoggia lì. Io lo guardo, poi decido che si può fare, lo accarezzo da sopra i pantaloncini poi infilo la mano e lo tiro fuori: una bella ventina di centimetri durissimi mi scattano davanti, mentre lui sorridendo riprende a toccarmi le tette. Decido che non può godere solo lui, è già capitato sul treno che io non fossi soddisfatta (oltre a casa, questa mattina), così mi alzo e tirandomelo dietro per il suo bel pisello lo porto in bagno.

  • Non fare casino, se no ci beccano subito! – gli dico mentre gli tolgo la maglietta, prima di spogliarmi anche io.

  • Che spettacolo che sei, Chiara!

Lo bacio, poi ricomincio a segarlo. Lui porta la mano sulla mia patatina, ricambiando il favore. Mi scaldo in fretta oggi, così mi giro e mi appoggio al muro piegandomi in avanti. Lui non ha bisogno di inviti: prima mi tocca, complimentandosi perché il pube liscio lo eccita di più, poi inizia a penetrarmi senza trovare nessun ostacolo, dato che mi sento eccitatissima, infatti dopo un minuto scarso a ritmo subito deciso, vengo trattenendo a fatica i versi che vorrei fare. Lui continua, sempre con un ritmo molto veloce, prendendomi le tette a mano piena. Sento che ansima adesso, giro la testa e lo bacio.

  • Prendimelo tra le tette.

  • Ah… dai, fai in fretta…

  • No, dai, prendilo tra le tette che tra un minuto vengo

  • Ok…

Mi siedo sul bordo del water e glielo prendo tra le tette, iniziando una spagnola veloce. Bastano pochi secondi e viene, schizzandomi le tette e il mento.

  • Sei un bastardo! Dimmelo che stai venendo!

Lui ride, poi mi passa un po’ di carta. Fa finta di aiutarmi, ma ne approfitta per raccogliere con le dita lo sperma che trova in giro per poi farmelo leccare.

Finito di pulirmi torniamo in palestra e finiamo il torneo. Per fortuna nessuno fa’ notare che siamo stati via per un po’, noi due.

 

La terza ora, di inglese, è stranamente normale, passata a fare lezione, dopodiché c’è l’intervallo.

Mangio un frutto, portato da casa, poi vado in bagno. Qui ci trovo Elisa, una ragazza dichiaratamente lesbica, che fuma una sigaretta. E’ molto simpatica, mi piace stare con lei a parlare e capita di confidarsi a vicenda. La sua novità odierna mi viene mostrata subito, appena siamo sole: un piccolo vibratore, appena comprato. E’ lungo una decina di centimetri, con la punta che gira leggermente.

  • Vuoi provarlo?

  • No, grazie… per oggi sono a posto!

  • Cosa vuoi dire? – le spiego la mia mattinata – Ah, capisco… allora lo provo io!

Si slaccia i pantaloni, che abbassa leggermente insieme al perizoma. Rimango un po’ incantata, mentre la vedo provare piacere, sentendo i suoi sospiri che crescono lentamente di intensità. Quando suona la campanella per rientrare in classe, è ancora “in alto mare”. Mi stupisco da sola di me stessa quando mi porto davanti a lei, mi inginocchio prendendole il vibratore, con cui la penetro, mentre con la lingua inizio a stuzzicarle il clitoride. Sarà per la sorpresa, ma sento che viene in fretta, ringraziandomi poi per quanto fatto.

  • Sei sicura di non essere lesbica anche tu? Sei brava con la lingua!

  • Grazie per il complimento ma… mi piace troppo il cazzo!

  • E come mai mi hai leccato adesso?

  • Perché se no facciamo tardi in due! Adesso ho due ore di matematica ed è severissima!

 

Anche queste sono ore dedicate solo allo studio, dato che la professoressa non permette molti movimenti. Essendo le ultime della settimana sono ancora più pesanti e quando finiscono c’è una gioia notevole tra di noi. Vado in fretta verso la stazione, dove il treno per tornare a casa parte praticamente mentre salgo. Trovo dei ragazzi che conosco che si offrono di condividere con me un trancio di pizza ancora calda, ma mangiandola mi ungo le mani. Vado in bagno per lavarle, chiudo la porta ma non faccio scattare la serratura. Mentre mi sto insaponando, entra un uomo sulla quarantina, uno di quegli uomini dall’aria rozza che a me da’ abbastanza fastidio, che si ferma quando mi vede, poi prosegue dicendomi:

  • Scusa, ma è l’unico bagno che funziona e non ce la faccio più!

Non faccio in tempo a rispondere che si sbottona i pantaloni e si mette a fare pipì. Mi da’ fastidio, ovviamente: uno sconosciuto entra e fa’ i suoi bisogni nel bagno in cui mi sto’ lavando le mani? Siamo impazziti? Poi lo sguardo mi cade sul suo attrezzo: molto lungo e largo, saranno 20 centimetri abbondanti ancora a riposo. Lui girando la testa vede il mio sguardo fisso.

  • Ti piace? Dovresti vederlo quando è in tiro…

  • Cosa? Scusi, ma non capisco.

  • Non fare la santarellina… Ecco – si sgocciola e si pulisce un po’ (questo mi piace, almeno ci tiene un minimo all’igiene) – guardalo così, che almeno non sei dietro le spalle!

Girato verso di me, posso vedere che si tratta davvero di qualcosa che non avevo mai visto: confermo che sono almeno 20 centimetri, con un diametro di almeno 4-5 e, come già detto, ancora moscio.

  • Visto che ti piace? Tutte che fate le santarelline ma appena vedete una cosa così vi incantate! Dai, fai quello che vuoi che si capisce da un kilometro che vuoi provarlo… sempre se sei capace!

Questa provocazione mi infastidisce un po’ e decido di dimostrargli di che cosa sono capace: lo prendo in mano e inizio ad andare su e giù, poi quando prende consistenza inizio a leccarlo dalle palle alla punta. Basta un minuto di quel trattamento che inizia a diventare duro e aumentare notevolmente la dimensione, adesso credo che passi i 30 cm con un diametro sempre attorno ai 5. Fatico a farlo entrare in bocca quando decido di succhiarglielo, ma ormai sono decisa a portare a fondo il mio lavoro, così mi impegno e riesco a prendere almeno la cappella.

  • Non pensavo fossi così brava… continua che sei fantastica!

Vado avanti per alcuni minuti, poi mi fa alzare e mi chiede di spogliarmi, perché vuole fare qualcosa anche a me. Tolgo i jeans e il perizoma, lui si inginocchia, mi fa aprire le gambe e inizia a leccarmi. E’ molto bravo, in pochi attimi mi sento bagnata completamente e inizio a mugolare. I versi si fanno sempre più intensi fino a quando lui si accorge che sto per venire. Si ferma e mi dice:

  • Aspetta perché adesso vedrai come vieni! Siediti sul lavandino.

Lo faccio, lui punta il suo missile alla mia entrata ed entra per buona parte con un colpo solo, molto deciso. Mi sento devastata, lacerata, piena come non mai. Eppure, mentre entra, vengo. Mi sento scuotere tutta da un orgasmo strepitoso, non mi accorgo neanche che lui sta’ continuando ad entrare ed uscire, tanto sono eccitata. Continua a scoparmi per un buon quarto d’ora, costellato dai miei orgasmi. E’ proprio vero che le dimensioni contano, se sono notevoli come in questo caso! Quando mi annuncia che sta’ per venire, esce da me e mi fa scendere. Prendo in bocca la punta, succhio un attimo e sento che scoppia dentro la mia bocca. Non riesco a capire quanta è ma so che devo sforzarmi molto per tenere in bocca praticamente tutto quello che ha prodotto, mentre una parte cade sul pavimento.

  • Wow! Prima mi hai fatto un pompino che neanche alcune di 30 o 35 anni sono capaci, poi ti sei fatta scopare prendendolo tutto e alla fine hai tenuto quasi tutto in bocca e l’hai ingoiato. Sei veramente straordinaria, non ne ho mai conosciute come te!

Gli sorrido, incerta se essere contenta del complimento o imbarazzata da come sono porca. Mi aiuta a rivestirmi e usciamo. Vorrebbe il mio numero di telefono ma preferisco non darglielo. Torno al mio posto, dai miei amici e ridiamo e scherziamo fino a quando sono alla mia stazione. Mentre aspetto che si apra la porta, mi viene in mente che di quell’uomo conosco solo le misure, non ho la più pallida idea del suo nome e praticamente non mi ricordo la faccia!

 

Sono ormai le 14:00 quando arrivo a casa, dove trovo i miei genitori che stanno uscendo:

  • Ciao Chiara, noi andiamo al mare a casa di amici, c’è pronto da mangiare in cucina. Ci vediamo domani sera!

Mangio, abbastanza contenta di quanto appena sentito, poi in bagno mi do’ una rinfrescata prima di tornare in camera mia. Qui mi spoglio e mi cambio, tengo solo una tuta e una canottiera senza reggiseno. Provata da quanto fatto durante la mattina, mi metto sul mio letto a riposare e mi addormento. Vengo svegliata dopo pochi minuti da un suono strano e quando apro gli occhi vedo mio fratello Andrea, di un anno più piccolo, che, davanti al computer, guarda incantato il monitor e si tocca da sopra i pantaloni.

  • Che stai facendo, Andre?

  • Eh? Io? Niente, niente…

Mi avvicino a lui, che non fa in tempo a chiudere tutte le finestre del pc.

  • Ah, bravo! E’ così che passi il tempo quando non ci sono mamma e papà…

  • No, no… Si è aperto così per caso, non so come…

  • Dai smettila! Hai cinque finestre aperte e in ognuna c’è un porno! Vuoi magari dirmi che non è come sembra? Perché guardi queste cose?

Vi risparmio il dialogo che segue: problemi con la ragazza, poco sesso, appena maggiorenne quindi sempre eccitato…

  • Però dovresti evitare di toccarti così tanto

  • Non è facile! Non so per una ragazza, ma quando diventa duro da’ fastidio nei pantaloni!

  • Anche adesso ti dà fastidio?

  • In che senso?

  • Si vede che sei gonfio

  • Bè… a dire la verità è anche colpa tua!

  • Mia? Sei eccitato a parlare con me?

  • Non a parlare, ma guarda come sei vestita!

In effetti ho solo i pantaloni della tuta da cui spunta il bordo sottile del perizoma, e la canottiera in effetti non contiene molto le mie tette.

  • Quindi oggi rimarrai eccitato tutto il giorno?

  • Bé, fino a quando non mi calmo in qualche modo…

  • Te l’ho detto, dovresti evitare di masturbarti tanto… Ti aiuto io!

Faccio ripartire uno dei porno sul pc davanti a lui e mi siedo accanto a guardarlo insieme. Poi imito la ragazza sullo schermo e inizio a toccargli i pantaloncini, lasciandolo ogni momento più stupito. Poi faccio in modo che anche lui imiti l’attore e lo faccio spogliare, è tanto eccitato che non oppone la minima resistenza. Fa’ quasi fatica ad abbassarsi gli slip, tanto ce l’ha duro

  • Hei! Non sapevo che il mio fratellino fosse così ben fornito!

  • Tu hai grosse le tette, a me dovevano fare qualcos’altro!

  • E’… grande!

  • 23 centimetri… se non ci credi c’è un righello da qualche parte.

Non gli rispondo ma inizio a muovere la mano sul suo cazzo, segandolo lentamente e fissandoglielo. Lui scherzando mi dice di guardare il film, dove la ragazza nuda sta’ succhiando. Secondo me non crede che lo farei anche io, ma sono incantata da quanto è perfetto, così assecondo il suo desiderio sfilandomi la maglietta e mettendogli le tette nude sotto il naso. Inizia a palparmi, senza ormai interessarsi al film, mentre io riprendo a muovere la mano. Comincio a sentirmi calda, così mi sfogo in parte, inginocchiandomi sotto la scrivania e facendo provare al mio fratellino un pompino che di sicuro nessuno ha mai fatto così bene!

  • Wow, sei bravissima! Continua!

Vado avanti, succhiando la cappella poi scendendo fino a metà, poi ancora risalendo fino alla punta prima di rifarlo entrare. Continuo per un paio di minuti prima di aumentare il ritmo e farmelo arrivare fino in gola. Quando sente che è tutto in bocca e le labbra sono incollate ai suoi testicoli emette dei versi di eccitazione e piega la testa all’indietro. Lo sento sempre più duro, pronto a venire, così smetto e lo guardo.

  • Dimmi che non vuoi smettere, ti prego!

  • No, però non voglio farti venire così presto.

Vedo lo schermo, dove l’attrice sta’ facendo godere il suo compagno con le tette.

  • Hai mai provato una spagnola, Andre?

  • No, la mia ragazza ha le tette un po’ piccole…

  • Allora ti dimostro che è piacevole!

Detto questo, prendo il suo bel cazzone e lo posiziono tra le mie tette che stringo tra le mani e inizio a muovere su e giù. A quanto pare l’ho bagnato talmente tanto che scorre a meraviglia tra i miei seni, provocandogli altri gemiti di godimento.

  • Chiara, sei fantastica! Mi fai godere, così!

Non sono molto contenta che sia già a questo punto, anche se il fatto di eccitare un ragazzo in questo modo è un piccolo motivo di orgoglio. Accelero il movimento e prendo in bocca la punta del cazzo, succhiandogliela con una certa forza. E’ questione di attimi, poi alcuni versetti e un gridolino di soddisfazione accompagnano il suo orgasmo, che mi riempie la bocca di sperma, prontamente ingoiato.

  • Wow Chiara, sei stata favolosa. Anche con l’ingoio!

  • Bè, non è una novità per me. E comunque non è stato un grande problema…

  • Che intendi?

  • Che hai un buon sapore! Il problema è stato la durata, un po’ scarsina, scusa se te lo dico.

  • Purtroppo era da qualche giorno che non facevo niente. Mi ero trattenuto perché dovevo vedere la mia ragazza ieri sera per stare insieme, poi è saltato l’appuntamento. Però guardami, se vuoi posso anche ricominciare!

Lo guardo tra le gambe e vedo che sta’ tornando duro. Allora lo faccio sdraiare sul letto e riprendo ad accarezzarlo con la mano.

  • Non ci credo, lo stai facendo davvero?

  • Ehi, dovrò pur godere anche io! (come se oggi non fosse già capitato…)

  • Sei bravissima anche con la mano, lo sai?

  • Me l’hanno detto un paio di volte – rispondo con un sorriso.

La risposta ha un effetto notevole su di lui, che (credo) eccitato all’idea di sua sorella che fa una sega a qualcuno, diventa d’acciaio. Ne approfitto salendo su di lui e puntandomelo all’ingresso della mia patatina, prima di scendere e lasciarlo scorrere dentro; bagnata come sono entra con estrema facilità, provocando anche in me delle sensazioni piacevolissime. Inizio piano, aumentando gradatamente il ritmo, fino a raggiungere quello di una cavalcata che porta me a un primo orgasmo e lui quasi sul punto del secondo.

  • Hei, non penserai di venire ancora? – gli dico mentre rallento – Guarda che non ho finito!

  • Continua pure, basta che ti fermi se te lo chiedo!

Riprendo a cavalcarlo, rallentando quando mi sembra al limite. Dopo una bella decina di minuti, scendo da lui, lo faccio alzare e mi metto alla pecorina davanti a lui.

  • Tocca a te adesso!

Si mette dietro di me, me lo punta e lo infila con un colpo deciso che mi toglie il fiato per un attimo. Poi si muove, cercando di riprendere il ritmo che avevo io prima, portandomi velocemente ad un nuovo orgasmo.

  • Sì, Andre, così! Bravissimo! Vengo!

  • Ah! Sììì! Godi! Ahh! Sto per venire anch’io!

  • Aspetta, tieniti ancora un attimo!

Lo faccio uscire, mi sdraio e lo faccio sedere sulla mia pancia, riprendo a fargli una spagnola succhiandogli la cappella. Ancora una volta bastano pochi istanti per sentire i suoi gemiti e un nuovo schizzo imponente riempirmi la bocca. Questa volta aspetto ad ingoiare, mi alzo e lo bacio in bocca.

  • Ma dai, Chiara, che schifo!

  • Schifo? Non conosci il sapore che ha di solito! Non senti che buono, questo?

  • In effetti temevo peggio. Ma sei sempre così a letto?

  • No, no… di solito i miei ragazzi durano di più!

  • Spiritosa… Intendevo se sei sempre così porca. Comunque se vuoi continuo volentieri!

  • Ma dai, sei ancora duro! Non sei soddisfatto?

  • Sì, ma lo faccio per te! Hai detto che volevi godere…

  • Allora facciamo così, tu mi dici una tua fantasia e vediamo se riesco a realizzarla

  • Bè… mi sarebbe piaciuto provare il sesso anale, ma non ho mai trovato una ragazza disposta

  • Ci credo, con quel coso che ti ritrovi tra le gambe!

  • Eh, lo so… va bè, fa niente

  • Hei, non ho detto che non si fa!

Approfitto del suo momento di stupore per riprenderglielo in bocca, così da farlo venire duro e soprattutto bagnato. Mi metto nella posizione del 69, chiedendogli di bagnarmi il buchino che (per quanto allenato…) sicuramente sentirà qualcosa! Mi lecca, mi penetra con la lingua, poi pian piano inizia a giocarci anche con le dita, infilandone uno, poi due, poi infilandone anche un paio nella mia fighetta, così da regalarmi una doppia penetrazione che unita al leccamento del clitoride mi manda fuori di testa. Vorrei urlare il mio piacere, ma evito di fare troppo rumore infilandomi fino in fondo il suo cazzo in gola, godendo anche del piacere che riesco a provocargli. Quando mi sento sul punto di esplodere un’altra volta, mi sposto rimettendomi a pecorina, quando si porta dietro di me lo indirizzo alla mia entrata posteriore e mi sposto all’indietro, prendendo dentro la punta.

  • Fai piano, Andre, almeno all’inizio!

Per quanto lento e delicato, sento che mi allarga, d’altra parte è un calibro niente male! Va’ avanti lentamente, fino a quanto io non sento più dolore.

  • Aumenta. Aumenta adesso! Dai, così! Sììì! Dai! Dai! Sfondami adesso! Sììì! Voglio venire con te nel mio culo!

Inizia a sbattermi con un gran ritmo, provocandomi un nuovo, ulteriore orgasmo che mi fa’ quasi perdere i sensi per un attimo, tanto lo sento intenso. Continua così a pomparmi per un bel pezzo, dato che è già venuto due volte e adesso resiste a lungo. Io mi perdo nell’eccitazione e in altri due orgasmi che riesce a provocarmi toccandomi anche di tanto in tanto la patata. Finalmente, dopo quella che sembra una vita (anche se piacevolissima):

  • Ah, sì, Chiara, sto per venire!

  • Continua così, svuotati!

Mi viene nel culo, provocandomi un ulteriore senso di piacere quando sento il suo liquido caldo al mio interno. Ci sdraiamo sul letto, sfiniti ma estremamente appagati dal pomeriggio.

  • Cazzo, Chiara… Scusa se te lo dico, ma sei proprio una gran troia! Mi spiace dirtelo perché sei mia sorella, ma è vero!

  • Sono una ragazza a cui piace godere…

  • No no – continua lui sorridendomi – per me sei proprio un po’ troia dentro!

  • Stronzo!

Gli rispondo così ma rido, in effetti tutte le volte che mi è capitato di pensare alla mia vita sessuale, devo dire che questa parola mi è rimbalzata in mente.

Ci addormentiamo così per un’oretta, poi mi sveglio perché lo sento sfregarsi sul mio culo, mentre mi sfiora le tette.

  • Non dirmi che ne vorresti ancora?

  • A me non dispiacerebbe!

Gli do’ un piccolo bacio sulla bocca, ma rifiuto la sua offerta

  • Adesso no, sono quasi le sei e mi devo preparare perché vado a cena per la festa di una mia amica. Anzi, corro a lavarmi perché faccio tardi

Vado in bagno: doccia, asciugatura e pettinatura dei capelli. Torno in camera vestita solo dell’accappatoio e trovo mio fratello ancora al computer:

  • Non ti sarai messo a riguardare quei film!

  • No, tranquilla. Sto solo dando un’occhiata a Facebook.

  • Vedi di non raccontare di quello che hai fatto oggi! Piuttosto, che vestito mi consigli per stasera?

  • Vuoi un consiglio da me?

  • Dopo aver scoperto che ti eccito così, sono sicura che mi darai un giudizio serio, se no te lo sogni che ricapiti! Meglio questo vestito azzurro o questo rosso? No, magari metto questo nero…

  • Quello azzurro mi piace perché è molto scollato. Quello rosso è un po’ troppo… serioso.

  • Hai ragione. Troppo scollato quello azzurro. Questo nero a fascia mi piace, ma dato che sta meglio senza reggiseno non so se è il caso…

  • Perché ti preoccupi? Brutta figura non la fai di certo, stanno su da sole ormai!

  • Che gentile il mio fratellino… Dovrò usare più spesso l’arma del ricatto sessuale! Che dici, metto anche le calze? Però ho caldo, non so se è il caso…

  • Ma sì, non fa più freddo, la sera…resta a gambe nude

Tolgo l’accappatoio restando nuda, vedo che mio fratello mi guarda eccitato, poi infilo un tanga nero molto minimo piegandomi in avanti e mostrandogli il culo che nel pomeriggio mi ha aperto.

  • Chiara, o la smetti o ti fai scopare un’altra volta! Non puoi farmi eccitare così e poi andartene!

Rido e mi infilo il vestito che mi arriva poco sopra il ginocchio. Poi scelgo come scarpe delle decolleté nere con tacco 10, non troppo esagerato ma adatto a una serata con cena e discoteca (anche se non ballerò troppo, pena la perdita dell’uso dei piedi!)

  • Che ne pensi?

Lui si alza, si avvicina, mi mette una mano sul seno e una sul culo e mi stringe a se baciandomi:

  • Sei una figa da paura! Se non ci credi toccami.

  • E’ vero, sei duro come tutto il pomeriggio! Mi spiace di non avere tempo, ma devo ancora truccarmi e uscire di casa!

Detto fatto, mi trucco con mascara e matita ad allungare ciglia e occhi, e un lucidalabbra rosso per rendere provocante la bocca, poi esco di casa salutando Andrea e il suo “grosso amico” con un principio di masturbazione.

 

Viene a prendermi una mia amica, ci rechiamo direttamente alla pizzeria e troviamo, in attesa di entrare, i nostri amici. In tutto siamo una quindicina, più che altro maschi, io mi ritrovo seduta tra Enrico e Federico, due amici con cui in passato ho avuto dei rapporti e che, da quanto ne so, si sono raccontati un po’ tutto, quindi sanno bene chi hanno tra di loro. Mi convinco ancora di più di quanto pensato quando si avvicinano con le sedie con la scusa di parlarmi sovrastando il volume della sala, salvo poi non allontanarsi. A un certo punto, a conferma, sento che le loro mani, quasi contemporaneamente, si appoggiano sulle mie gambe nude accavallate, spostando un po’ la tovaglia per coprirsi. Guardo prima uno e poi l’altro, ma entrambi mi lanciano uno sguardo tipo “che male c’è?”. Li lascio fare per un po’, anche se si fanno un poco più intraprendenti salendo e spostando il vestito. Li rimprovero a bassa voce per non farmi sentire dagli altri, loro si fermano un attimo scambiandosi un’occhiata e riprendono, tenendosi però vicini al ginocchio. Dopo aver ordinato, arrivano le bevande, per me solo acqua ma per quasi tutti attorno a me, vino. Sarà per quello che Enrico e Federico si scaldano in fretta e riprendono a farsi intraprendenti, arrivando anche al punto di risalire fino a sfiorarmi il tanga, provocandomi anche un certo piacere. Ancora una volta in contemporanea, mi prendono le mani portandosele sulla patta dei pantaloni, che trovo ben tesi. La mia fortuna è che iniziano ad arrivare le pizze e la mia è tra le prime. Posso iniziare a mangiare quasi tranquillamente, anche se le loro mani di tanto in tanto tornano a trovarmi sotto il tavolo. Sono più lenta di loro a mangiare, così finiamo insieme e, complice probabilmente il vino che fa salire di giri e fa perdere attenzione a chi ci sta attorno, non perdono tempo per tornare ad accarezzarmi. Anche a me viene versato del vino, che non reggo molto, quindi mi provoca subito una certa euforia, che viene sfruttata dai due porcellini per prendermi di nuovo le mani e portarle verso di loro. Rimango sorpresa, anche se cerco di non darlo a vedere, quando scopro che i pantaloni se li sono slacciati e vengo a contatto con la loro pelle. Ricordavo una buona dimensione per entrambi, ed in effetti la mia memoria è buona, infatti trovo due paletti di 15-20 cm ben consistenti. Mentre cerco di muovere le mie mani su e giù senza farmi notare da chi ci è attorno, mi allargano le gambe per poter agire più comodamente.

  • Finalmente! – mi sussurra uno dei due all’orecchio – Sai che gli sei mancata tanto?

  • A chi?

  • All’amico che tieni in mano… Ci siamo visti troppo poco, secondo lui. E anche secondo l’altro amichetto, nell’altra mano, da quel che ne so.

  • Eravate d’accordo, voi due?

  • Pensavamo di provarci con te in discoteca ma abbiamo anticipato!

Sorrido e mi accorgo che le sue lusinghe mi hanno eccitata un po’ e sono bagnata; loro non possono non accorgersene dato che mi stanno toccando quasi insieme e iniziano a toccarmi il clitoride e allargarmi le labbra facendo entrare la punta delle dita. Sono molto eccitata adesso e velocizzo la doppia sega che sto facendo muovendo il polso, così da limitare il movimento delle braccia che sarebbe evidente. A un certo punto Enrico mi chiede di smettere, poi prende un bicchiere senza farsi notare dagli altri commensali e lo porta sotto il tavolo. Lo fa passare dietro la mia schiena per darlo a Federico che fa la stessa cosa. Quando me lo porgono, è pieno per metà di un liquido biancastro che non si può non identificare. Non sono molto dell’idea di fare quello che vogliono, ma richiamano l’attenzione della gente al tavolo proponendo un brindisi e costringendo me a usare quel bicchiere per non far sorgere domande sul perché io non ne abbia uno. Mi prendono anche in giro:

  • Ti è piaciuto? Non era male, dai

  • Pensate se qualcuno vi avesse visti!

  • Pensa se avessero visto te che bevevi!

Ha ragione lui, in effetti… per farmi passare il sapore che ho in bocca (così dicono loro) mi fanno bere anche un bicchiere di limoncello, che ovviamente mi dà alla testa subito. Quando ci alziamo mi offrono la cena e mi portano con loro in macchina, per andare verso la discoteca che si trova a una ventina di minuti da qui. Enrico va alla guida, mentre Federico si siede con me sui sedili posteriori. Appena il tempo di sistemarmi che mi trovo con la sua lingua in bocca, il vestito abbassato sul seno e le sue mani sulle tette e tra le gambe. Per una decina di minuti continua a limonarmi e masturbarmi, mentre io mi lascio andare a un orgasmo, causato dall’abilità del suo tocco. Quando si fermano a una piazzola riconosco che siamo circa a metà strada. Mi dicono di non rivestirmi perché non abbiamo finito, cambiano posizione ed Enrico continua quanto fatto in precedenza dal suo amico, palpandomi, baciandomi e infilando le sue dite nella patatina e anche, in un’occasione, nel mio buchino posteriore.

  • Cazzo, sei larga anche dietro…

  • Zitto e continua!

Mi lascio andare perché sto per godere ancora, succede poco prima di arrivare e ho il tempo solo per ricompormi velocemente prima di scendere dalla macchina ed entrare nel locale. Sono ancora loro due a seguirmi, mi portano da bere un drink che scopro tardi che è troppo alcolico per i miei gusti. Quando mi vedono fin troppo allegra, mi invitano a ballare, approfittandosene per strusciarsi contro di me insieme, uno davanti e uno dietro, facendomi ridere ma soprattutto scaldare un’altra volta. Inizio ad avvicinarmi alle loro bocche, baciandoli alternatamente, e ad assecondare le loro strusciate, sporgendo un po’ il culo o avvicinandomi a chi mi sta davanti.

Mi portano la borsa, poi mi prendono per mano e mi conducono fuori, in macchina. Salgo dietro, ancora con Enrico che mi bacia, ma prima che Federico possa partire salgono anche due ragazzi che conosco, Alessandro e Francesco, il primo di fianco a me, l’altro davanti. Andiamo in una casa a poca distanza e mi fanno scendere, mi portano in braccio, approfittandone per palparmi ancora, diretti in una camera con un letto matrimoniale spazioso.

  • Ti piace? E’ casa di Francesco, si è offerto di prestarcela stasera perché i suoi tornano tardi. Ovviamente abbiamo dato la nostra parola che avresti fatto divertire un po’ anche lui!

Non rispondo a parole ma bacio Francesco in bocca, ricevendo degli applausi dagli altri. Sono ubriaca, lo so, altrimenti avrei anche chiesto cosa c’entrava Alessandro in questo. Ma ormai sono qui, eccitata come tutto il giorno, ormai, lascio che mi abbassino il vestito scoprendo le tette e che me lo tolgano. Sento mani che mi toccano dappertutto, palpeggiandomi le tette, il culo, le gambe e ogni centimetro di corpo che riescono a trovare. Nella mia bocca si alternano le loro lingue, anche se non sempre riconosco quale mi sta lavorando, mentre le mie mani toccano i loro pantaloni, a turno, trovandoli sempre tesi. Come in una scena da film porno, mi fanno inginocchiare tra di loro, mi fanno slacciare i pantaloni e iniziare a masturbare alternatamente quello che trovo dentro. Enrico e Federico, come già detto, hanno dei piselli di circa 18 cm, anche Francesco si attesta su quella lunghezza mentre Alessandro (capisco perché è stato invitato) è decisamente superiore, sarà di circa 25 cm, appena più lungo di quello di mio fratello, ma con un diametro esagerato di 6-7 cm. Tutti ridono quando si spoglia perchè rimango stupita dal trovarmelo davanti, non me lo aspettavo così imponente. Lo prendo nella mia mano, senza riuscire a chiuderla e lo tocco, incantata. Mi riscuoto solo quando qualcuno mi mette davanti alla bocca il suo arnese, che prontamente inizio a succhiare. Inizia così un turbinio di pompini, facili quando si tratta dei tre ragazzi “normali”, ma complicatissimi quando si presenta davanti a me quella bestia di Alessandro, che non riesco a prendere, ma devo limitarmi a leccare. Lo faccio meglio che posso, anche se naturalmente lui rimane un po’ dispiaciuto. Francesco si mette sul letto, chiedendomi di salire. Gli altri tre si spostano dall’altra parte, di modo che quando sarò su di lui li avrò davanti alla bocca. Mi giro e mi piego a 90 per togliere il tanga mantenendo i tacchi ai piedi, ottenendo ancora una volta l’approvazione del mio pubblico. Poi faccio quanto richiesto prima, salendo sul cazzo del padrone di casa e iniziando a muovermi per dargli piacere. Appena preso il ritmo, mi piego in avanti succhiando uno di quelli davanti e aggrappandomi agli altri due. Le complicazioni nascono, naturalmente, quando si tratta di Alessandro, che non riesco a prendere in bocca ed è quasi scomodo per tenersi. Raggiungo comunque un primo orgasmo, poi Francesco mi dice che non durerà tanto, allora lo faccio uscire, lui si sfila da sotto di me approfittandone per toccarmi e leccarmi la patatina, dandomi ulteriore piacere. Si sdraia Enrico e inizio una nuova scopata a smorza-candela, con lui aggrappato al mio culo con le mani e Federico e Alessandro davanti. Dopo diversi minuti, anche Enrico dà segni di cedimento; io raggiungo un secondo orgasmo, per poi farlo uscire e lasciare il posto a Federico. Si ripete di nuovo il copione, questa volta però, ebbra del vino e degli orgasmi provati, invito Francesco ad avvicinarsi, prima lo spompino, poi mentre vengo pompata da Federico gli dico:

  • Ah…. Francesco, tu sei… ah…. il padrone di casa. Quindi Ah… Sì…. è giusto che mi hai scopata per prima e che… Ah… Sììì… mi prendi da dietro!

Non se lo fa ripetere, si sposta subito dietro di me e si appoggia al mio culetto. Mi fermo un attimo per permettergli di entrare senza farmi troppo male, anche se mi sono allenata bene a casa, poi i due dentro di me iniziano a muoversi cercando la sincronia. Appena la trovano e aumentano il ritmo, mi lascio andare ad un nuovo orgasmo, trovandomi quasi ad abbracciare quel coso enorme che è ancora davanti a me. Lo bacio e lo lecco ancora, segandolo con due mani, fino a quando gli altri due non si trovano ancora al limite. Li fermo perché voglio tenerli ancora carichi.

  • Adesso sarà dura! – dico ridendo mentre Alessandro prende posto sul letto.

Ridono anche gli altri, dicendomi che vogliono godersi la scena. Alessandro è proprio grosso, o meglio, lo è il suo cazzo. Mi rivela che nessuna glielo ha mai succhiato bene, anche perché riconosce che le dimensioni sono notevoli, facendo così scattare dentro di me la voglia di regalargli quella soddisfazione. Inizio a leccargli la punta, poi a succhiargliela, apro al massimo la bocca, mi sforzo più che posso e finalmente riesco a farmi entrare una parte, succhiandolo ancora. Pian piano guadagno qualche centimetro, ma più che la cappella non ci sta proprio. Quando lo tolgo sento la mascella come slogata, lui mi fa i complimenti perché gli è proprio piaciuto e allora decido di non pensare al dolore e continuare. Mi trovo praticamente a pecorina, impegnata a lavorare di bocca quella mazza che ho sotto di me, esponendo il culo a chi è dietro. Francesco decide di riprendere la posizione che aveva prima, così viene a riempirmi ancora il culo per qualche minuto, prima di annunciarmi che questa volta non si tratterrà. Lo faccio spostare davanti a me e mentre tengo l’uccellone di Alessandro in mano segandolo, succhio Francesco facendolo venire dopo poche pompate. Posso solo ingoiare, anche se non cercherei alternative, poi quando si allontana arriva Enrico davanti a me, con il cazzo duro come il marmo che mi pianta in gola, scopandomela, togliendolo del tutto e rimettendolo fino in fondo in continuazione. Intanto Federico si mette dietro di me, prendendo posto nel culetto e iniziando a pompare con decisione. Enrico si svuota riempiendomi di nuovo la bocca, subito dopo anche l’altro si porta davanti a me e fa lo stesso. Non ho idea di quanti siano gli orgasmi che io provo, né quanto sperma ormai sto ingoiando. Inghiottito anche questo carico, torno da Alessandro, che ormai è al limite. Il tempo di riprendere in bocca la cappella quattro o cinque volte, e anche lui si svuota. Come le sue dimensioni, anche il suo schizzo è impressionante. Ingoio quanto possibile, sicuramente al ristorante avrebbe riempito il bicchiere, ma una parte esce, cadendo sulla sua pancia. Lo sguardo che lui mi rivolge è di riconoscenza, ma per farlo sentire ancora meglio, lecco dalla sua pancia quanto caduto, ottenendo questa volta applausi e fischi di apprezzamento da tutti.

Dopo essermi ripresa, mi fanno bere un po’ di vino portato dalla cucina riportandomi in stato di ebbrezza e mi alzano in piedi, mettendosi attorno a me. Mi bendano, mi fanno mettere una gamba su uno sgabello, portato per l’occasione, poi tenendomi le braccia in alto, uno dei quattro mi bacia, prima di scendere a leccarmi le tette. Un altro si mette tra le mie gambe andando a stuzzicarmi il clitoride con la lingua, un terzo mi lecca il buchino e l’ultimo si prende cura delle mie gambe, anche lui con la lingua. Si alternano, facendomi godere come forse non ha mai fatto nessuno, almeno senza penetrazione. Continuano per non meno di una mezz’ora, baciando e leccando bocca, tette, fichetta, culo, gambe, piedi… La cosa più eccitante (vorrei un sinonimo ma non riesco a trovarlo) è quando vengo portata sul letto, senza benda, e si alternano a leccarmi le scarpe; una pratica che mi piace molto, forse perché mi dà un’idea di dominarli. Forse stanchi del trattamento che mi stanno riservando, o come me molto eccitati, riprendono il lavoro di prima: Enrico si sdraia, io salgo sul suo cazzo, Francesco si impossessa del mio culo e Federico si mette davanti a me a farsi succhiare. Una tripla penetrazione che mi regala una nuova, ulteriore, serie di orgasmi clamorosi. In mezzo a questi orgasmi, faccio avvicinare Alessandro che se ne stava un po’ in disparte con il cazzo ancora rilassato (quindi di dimensioni normali…) e inizio a segarlo per farlo tornare in forma. Ci riesco quando ormai gli altri sono di nuovo al limite, così mi sposto da loro tirandomi dietro Alessandro e mi metto a 90 gradi appoggiata a una scrivania lì vicino.

  • Dai Ale, è il tuo momento. Sfondami la figa e fammi godere ancora!

Eccitato dalle mie parole, entra dentro di me, lentamente per i primi centimetri, poi con un colpo secco che mi lascia completamente senza fiato per una decina di secondi. Inizia a spingere con decisione, riempiendomi completamente prima di sfilarsi quasi del tutto e rientrare con un nuovo colpo secco. Tutte le volte che ripete questo movimento mi sento mancare, ma sento anche salire un nuovo orgasmo. Non so quanti ne ho avuti ormai, non riesco più a contarli, ma ancora una volta la sensazione è straordinaria e il piacere è devastante. Portato anche lui sul punto dell’orgasmo lo fermo. Faccio mettere Francesco sul letto e mi siedo su di lui, facendolo entrare nel mio culo ormai esageratamente aperto; Federico viene a mettersi nella mia fighetta, poi vengo piegata all’indietro, sorretta dalle mani di chi è dietro di me, per prendere in bocca Enrico, anche se in una posizione scomoda. Resta solo Alessandro, che si mette praticamente tra me e Federico, riuscendo così a piazzare quella bella bestia tra le tette che stringo attorno a lui. Penso che sia una posizione quasi mai sperimentata prima, ma che mi permette di far godere quattro maschioni tutti insieme. A parte gli orgasmi che continuo a provare e che non descrivo più, inizio a sentire dei dolori “posturali”, quindi accolgo con piacere gli avvisi dei miei scopatori che ormai è ora di venire. Prima esce Enrico, che si tiene duro masturbandosi, poi Federico lascia finalmente tranquilla la mia patatina. Tengo Alessandro ancora un po’ tra le tette, leccandogli la punta, ma quando anche Francesco non ce la fa più, ci fermiamo. In ginocchio in mezzo alla stanza li vedo avvicinarsi, poi Enrico mi schizza dappertutto, tette, faccia… Gli altri due lo imitano, anche se a me non piace molto l’idea. Appena finiscono loro tre, ecco Alessandro che si sega per alcuni secondi prima di innaffiarmi, riempiendomi la faccia con quello che produce, una quantità esagerata che no credevo neanche porssibile. Gli applausi questa volta sono anche per lui.

Eccomi quindi piena di sperma tra i capelli, con la faccia completamente coperta, così come le tette. Rido anche se mi sento distrutta, così sporca, con il culo aperto, la patata che brucia, la mascella quasi slogata e i muscoli di tutto il corpo doloranti. Mi aiutano a ripulirmi, vorrei lavarmi ma Francesco mi ferma:

  • Non che abbia problemi, ma sono quasi le due di notte, i miei stanno per tornare. Farei fatica a spiegargli…

  • Capisco. Hai detto le due? Quindi sono più di tre ore che siamo qui? Capisco perché mi sento stanca!

Mi rimetto il vestito ma non il tanga (per “prendere aria”), salutiamo Francesco, io baciandolo, e mi riportano verso casa. Alla discoteca scende Alessandro, dopo un altro saluto con la lingua in bocca e una palpata mia sui suoi pantaloni. Federico è al volante, a un certo punto, mentre mi sto addormentando, Enrico si sposta dietro iniziando a baciarmi e palpeggiarmi ancora. Cerco di allontanarlo ma non ne ho più le forze, così sfrutta la sua ultima opportunità della serata, slacciandosi i pantaloni e alzandomi il vestito fino a scoprire le tette. Poi mi alza quasi di peso portandomi su di lui, mettendo per l’ennesima volta il suo uccello dentro di me. Anche Federico si stupisce di lui:

  • Come fai a volerne ancora? A me ha succhiato fuori anche l’anima stasera!

  • Anche a me, ma questa troia mi eccita talmente tanto che ce l’ho ancora duro

Non ho più forze, è lui che dà il ritmo alzandomi con le mani sul culo e leccandomi le tette. Non so quanto dura, ma quando ci fermiamo vicino a casa mia, mi sdraia sul sedile, esce da me e segandosi velocemente mi viene sulla pancia, prendendomi anche le tette. Faccio per alzarmi ma lui mi prende la testa e si fa ripulire il cazzo da me.

  • Adesso puoi andare! Grazie per la serata più bella della nostra vita!

  • Concordo anche io, Chiara!

  • Mi sono divertita anche io… Però potevi evitare di venirmi addosso, come faccio a rientrare in casa adesso?

  • Tanto sei piena… sennò fai così

Mi sfila del tutto il vestito, lasciandomi nuda con solo i tacchi ai piedi.

  • Vai, su. Domani te lo riporto!

  • No, non pensarci neanche! E’ un condominio, se mi vede qualcuno cosa faccio?

  • Non mi interessa. Dai che adesso è tardi! Muoviti, puttana!

E’ diventato di colpo cattivo, io non ho neanche le forze per protestare. Questo ultimo insulto, poi mi fa incazzare, così scendo e mentre mi sta seguendo chiudo con forza lo sportello, a quanto pare colpendolo. Sono a pochi passi dalla porta del condominio, che è fatta a vetri. Entro e, quando lo richiudo dietro di me, vedo che stava cercando di rincorrermi. Ormai sono dentro e penso che almeno qualcosa per stasera mi è andato bene. Bè, a dire la verità, prima del viaggio di ritorno mi è andato bene tutto! Salgo con l’ascensore, per fortuna a quest’ora non c’è nessuno e riesco a rientrare in casa senza essere vista.

  • Oddio, Chiara, che cosa ti è successo?

  • Ciao Andre. Niente, davvero, vai a dormire, ti spiego domani

  • Come niente? Rientri nuda con solo le scarpe, non stai più in piedi, barcolli sui tacchi… e sei anche piena di… sperma?

  • Ti racconto tutto domani, davvero, adesso voglio solo riposare

Mi prende sottobraccio e mi porta in bagno, mi toglie le scarpe e mi lava, entrando nella doccia con me. Mi toglie tutti i segni che mi hanno lasciato i miei quattro partner di stasera, poi mi fa uscire e mi asciuga. Mi porta in braccio fino al letto dei nostri genitori , mi prende un pigiama e dietro mia richiesta anche qualcosa da bere. Mi sono un po’ ripresa, grazie alle sue attenzioni, così lo “premio” raccontandogli per sommi capi quello che è successo, dal ristorante, alla macchina, alla casa e di nuovo alla macchina. Quando gli racconto delle penetrazioni multiple, è evidente nei suoi pantaloni una certa reazione, ma quando scopre perché ero nuda, si incazza con Enrico. Cerco di calmarlo abbracciandolo, ma non riesco appieno nel mio intento. Lo accarezzo, anche sulla sua eccitazione, per calmarlo, ma mi scosta la mano. Mi arriva un messaggio sul cellulare che faccio leggere anche ad Andrea: Federico mi scrive che a Enrico “è stato spiegato da me e da Alessandro, che abbiamo incontrato ancora, cosa ha sbagliato. Sfortunatamente adesso è al pronto soccorso e non può scusarsi di persona. Domani ti riporto il vestito pulito”.

Andrea si tranquillizza, ride e mi abbraccia. Mi bacia e mi dice che vuole essere ringraziato, ma non adesso, solo quando lo vorrò io. Chiudo gli occhi e, stretta a lui, finisco una giornata che mi lascia distrutta. Anche se non credo qualcuno abbia mai goduto tanto quanto me!

 

 

Come ho già detto, è un racconto di fantasia, sono situazioni a volte vissute direttamente da me (anche se romanzate), a volte solo immaginate.

Per qualsiasi cosa vogliate scrivermi, che sia una critica o un complimento: ladychiara@yahoo.it

 

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