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Nota dell’autore: Si conclude con questa terza e ultima parte il racconto tra Lea e Carlo, madre e figlio adottivi. Dopo una notte agitata un’inaspettata sorpresa, un’improvvisa svolta alle vite dei due protagonisti.
Per contattarmi via mail scrivete a raccontidienea (chiocciola) gmail.com

N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti

Buona lettura!

Tornai in camera lasciando Lea in lacrime.

Mi sentivo impotente, rabbioso per la bruciante sconfitta che mi soffocava dentro e fuori.
Mi spogliai e mi misi a letto.

Provai a ripercorrere quanto accaduto durante quei giorni in cerca di un motivo per rassegnarmi, per girare pagina e andare avanti.
Ma l’unica immagine che continuava a girarmi ossessivamente in testa era quella di Lea con in bocca il mio cazzo che mi faceva venire, e poi ancora il suo corpo fantastico, che si impalava su di me, la sua voce che mi implorava di farla venire.
Mi ritrovai a masturbarmi forsennatamente.
Venni all’immagine di Lea su letto a gambe aperte che si spalmava la mia sborra sulla fica.

Riuscito a trovare un attimo di pace, chiusi gli occhi, provando a dormire.
Di tanto in quanto mi svegliavo con la sensazione di sentire Lea singhiozzare di là.
E allora la confusione tornava nella mia testa. Mi rigiravo nel letto e finivo per pensare ancora una volta a lei, a come sarebbe stato fantastico vedere ancora una volta il suo viso sconvolto dal piacere dell’orgasmo.

Alle prime luci dell’alba ero riuscito a prendere sonno.

“Buongiorno campione…” – sentìi sussurrare Lea dolcemente all’orecchio

In uno stato di semi incoscenza non risposi.
Dopo un po’ una mano aveva iniziato a carezzarmi i capelli da dietro. Poi ancora la sensazione di strani movimenti del letto, come se qualcuno si stesse muovendo dietro di me e mi stesse spingendo in avanti per farsi spazio tra le coperte.
Provai a mugugnare qualcosa, seccato da quell’improvviso fastidio.
Notai un piacevole tepore sulla schiena.

“…non dirmi che preferisci dormire invece di saltare addosso a quella fantastica donna che ti ritrovi in casa” – questa volta le parole di Lea provenivano da pochi centimetri dal mio orecchio.

“Lea, ma che cosa…?” – mi girai quasi di scatto ritrovandomi il suo viso sul cuscino, a pochi centimetri dal mio.

Lea si era messa sotto le coperte, nel mio letto, accanto a me.
Negli occhi i segni di una notte passata a piangere.

Mi sorrideva.

“Ho pensato tanto stanotte…sai? A quelle cose che mi hai detto…a tutto quello che è successo tra di noi e…”

Il suo volto era tornato serio.

“…penso che tu abbia ragione. Sarebbe meglio che chiudessi la storia con tuo padre.”

Mi sentìi gelare il sangue: Lea sarebbe andata via di casa e non avrei avuto più possibilità di conquistarla. Oltre ad aver perso la battaglia pensavo di aver perso anche la guerra.

“Lea, io non…” – tentai di blaterare mentre la mia mente provava a trovare delle parole che potessero farla tornare sulle sue decisioni.

Ma lei mi mise prontamente un dito sulle labbra zittendomi: “Shhh…fammi finire…”

“Io…io….credo di essere attratta da te. Tutte quelle cose che ho fatto per te…credo che di non averlo fatto solo per aiutarti…penso che…insomma…sentire il tuo piacere scorrere sulle mie dita…e poi ancora in gola…”

Si interruppe per prendere fiato.

“Insomma…dopo averti fatto quelle cose…ero così eccitata dai tuoi orgasmi che dovevo correre a sfogarmi in camera, sai?”

Sorrisi.

Scrutò il mio viso con aria stranita. Una scintilla scattò nei suoi occhi,
e improvvisamente disse sbalordita: “tu…tu…tu lo sapevi! …oddio, Carlo! …mi hai seguita! …mi hai visto…cioè…hai visto tutto!”

“…ed è stato meraviglioso!” – conclusi io.

Un meraviglioso sorriso tornò ad illuminare il suo viso.
Mi baciò sulle labbra. Un bacio leggero, da scolaretta innamorata.
Poi un secondo bacio ed un terzo…e poi ancora un quarto mentre le sue mani cingevano il mio viso.

Al quinto bacio le nostre labbra rimasero incollate, si dischiusero lasciando che le nostre lingue cominciassero a giocare insieme.
La dolcezza dei suoi baci aveva ceduto il passo alla passione.
Lottare con la sua lingua mi fece eccitare all’istante.
Il mio cazzo, ormai dritto, sfiorava qualcosa di morbido e caldo sotto le coperte.

Lei, staccatasi imporovvisamente da me, con il sorriso tra le labbra,
fece scivolare una mano sotto le coperte e andò ad tastare la mia erezione.

“Guarda guarda cosa abbiamo qui…” – disse con tono divertito

Senza darmi tempo di reagire, con un gesto repentino della gamba Lea aveva spinto le coperte a terra:
si era infilata nel mio letto completamente nuda!
Rimasi estasiato a guardarla per un istante che, per me, durò troppo poco.

Con fare risoluto Lea si era messa subito a cavalcioni su di me ed era tornata a baciarmi con la stessa passione di prima.
Con il petto premuto sul mio, Lea si muoveva lentamente su di me. Dietro di lei il mio cazzo in piena erezione continuava a sfiorare
quelle che dovevano essere le labbra della sua fica.
Istintivamente iniziai a carezzarle i fianchi per poi passare alla schiena, le spalle, i suoi capelli.
E poi ancora la schiena fino ad arrivare al suo culetto sodo.
Lo strinsi tra le mie dita mentre una piacevole sensazione di possesso, di potere, invadeva la mia mente.

Lea si staccò ancora una volta dalla mia bocca, con una mano raggiunse il mio cazzo e lo guidò dentro la sua fica.
Si alzò su di me e spinse per farlo entrare completamente dentro di lei.
Un caldo abbraccio avvolse il mio cazzo: la sua fica era così fradicia che il mio cazzo non aveva incontrato alcuna resistenza nel farsi strada dentro di lei.

Stavo vivendo un sogno ad occhi aperti.

Lea tornò a baciarmi iniziando contemporaneamente a muoversi su di me.
La sua fica calda e accogliente sembrava calzare perfettamente sul mio cazzone eccitato.

A questo punto probabilmente qualcuno sia aspetterebbe dal mio racconto la descrizione di una folle cavalcata,
di un amplesso da record…insomma di una lunghissima scena porno in cui i protagonisti sembrano fare esercizi ginnici
piuttosto che scopare con passione.

Ma non andò così: ero così in estasi, che, travolto da tutte quelle sensazioni improvvise mi lasciai andare all’orgasmo.

“Ohhh…Carlo…ma cosa fai?!” – esclamò Lea mentre sentiva spararsi dentro la mia sborra calda

L’imbarazzo che provai venne subito spazzato dal suo tono divertito – “…non vedevi l’ora di riempirmi, eh?!”

Tornò a baciarmi delicatamente mentre sentivo le prime gocce di sborra gocciolare dalla sua fica sul mio pube.

“…a questo punto…caro mio campioncino bello…hai due opzioni…” – continuò con tono falsamente serio e alternando parole a baci

“…dal momento che non sono…nè la tua mammina nè la tua sguattera…caro il mio non-ancora-dottore Carlo…
…o pulisci con la tua lingua impertinente…il macello che hai combinato tra le mie gambe…o te lo fai tornare duro immediatamente!”

Decisi di portare avanti in modo diverso quel gioco: “E se invece…”

Lea aggrottò le ciglia in attesa che continuassi.

“E se invece ti dessi una sonora sculacciata?” – aggiunsi facendo colpendo con forza la sua chiappa con la mano

Un oh di stupore dipinse il volto di Lea: “ma sei un Bruto!” – disse scherzosamente

Iniziammo una giocosa lotta, lei tentando colpendo ripetutamente il mio petto e io cercando i possibili punti dove soffrisse il solletico.
Rotolammo giù dal letto finendo uno sull’altra.
Ridemmo.

Cominciai a baciarla nuovamente.
Staccatomi dalla sua bocca feci scorrere le labbra sul suo collo, sul suo petto, sui suoi seni.
Mi soffermai a succhiare i suoi capezzoli mentre il respiro di Lea cominciava a diventare affannoso.
Continuai a scendere seminando sulla pancia, sull’addome, sul pube rasato e infine tra le sue gambe.
Mentre assaggiavo per la prima volta la sua sbroda dolcissima mista alle ultime gocce della mia sborra
Lea posò le sue mani sulla mia testa, come a volermi guidare nell’esplorazione della parte più intima e proibita del suo corpo.

Cominciò a gemere mentre tentava con le dita tra i miei capelli di dare il ritmo giusto alla mia lingua sul suo clitoride.

Indescrivibile l’orgasmo che la travolse.

Tornai su di lei, iniziai a baciarla passandole il sapore dei nostri orgasmi.
Mi era tornato duro.
Tra un bacio e l’altro le infilzai la fica con il mio cazzo tornato in piena erezione.
Un mugugno di piacere di Lea accompagnò quel mio gesto.

Cominciai a fotterla.

Staccata la bocca dalla sua e puntellando le mie braccia mi ero messo a darle colpi sempre più decisi.

“Ohhh…Carlo….come mi scopa bene il mio ometto….”

In preda all’eccitazione le parole di Lea si fecero sempre più volgari e sconclusionati.

“Ahhhh…siiii…che bel cazzone che hai…sfondami per bene…fai vedere alla tua mammina chi comanda in casa!
Scopa la tua mammina…la tua mammina troia…”

La mammina che sognava il rapporto incestuoso con il figlio…era questa la fantasia inconfessata di Lea!
Decisi di assecondarla.

“Ohh mamma…prendi in fica il cazzo del tuo bambino…senti come entro dentro di te!”

“Siiii amore mio…scopa la fica di mamma…scopami forte…fammi godere…fai spacca la fichetta della tua mammina!”
Lea aveva cominciato a torturarsi i capezzoli con le mani mentre con le sue gambe avevano afferrato il mio corpo.

“Godoooo” – fu l’annuncio del suo orgasmo

Qualche istante dopo anche io mi lasciai andare al piacere riversandole in fica la mia sborra bollente.

Restammo immobili uno sull’altro a prendere fiato per un tempo indefinito.
Le sue mani tornarono ad accarezzare i miei capelli.

Un nuovo capitolo della nostra storia era iniziato.
Nei giorni a seguire il pompino quotidiano fu sostituito dalla scopata quotidiana.
Ripresi l’università, mi feci dei nuovi amici a cui presentai Lea come la mia ragazza.
Tornai in sella alla mia moto, questa volta con Lea dietro, stretta forte a me.

Abbiamo infine chiarito con mio padre, che ha accettato la nostra relazione (Lea non era sposata con lui)
e ha deciso di lasciare la casa a noi, con la promessa che io termini l’università e cominci a dare il mio contributo alla sua azienda.

E così è stato.

Pochi giorni fa Lea mi ha confessato di aspettare un figlio, nostro figlio.
Ho vinto la guerra, ho fatto mia una meravigliosa principessa, sono insomma la persona più felice del mondo.

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