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Una storia quasi normale….

By 5 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Fin da bambine, sua sorella Irene ere sempre stata il suo idolo da raggiungere ed il suo incubo da rifuggire.
Sempre in piena forma, un’ossatura sottile che la rendeva una silhouette. Un viso che sembrava una madonna tanto era dolce, intelligentissima e la prima della scuola in quanto a profitto. Era semplicemente perfetta.
Lei, la sorella minore; forse venuta per su sbaglio, visto come la trattavano i genitori, le cui attenzioni erano sempre e solo per Irene. Ire di qua, Ire di la; guarda che bei voti, ma che soddisfazione’. E così via.
Tonda fin dall’infanzia. Un’ossatura grossa che ricorda suo padre. L’unica somiglianza con qualcuno di famiglia. Nonostante le massacranti diete a cui si era sottoposta restava comunque due/tre taglie più di Irene.
Un viso non brutto, ma tondo come tutto il resto. L’unico pregio che aveva era un vitino sempre proporzionato ai fianchi (troppo grossi ‘ secondo lei) ed al suo prosperoso seno.
La cosa che più di tutte la faceva incazzare era che riusciva ad andare alle feste solo perché doveva accompagnare Irene che era quella invitata.
Ma Ire, era buona con lei: l’aiutava con i compiti, le dava consigli sulle diete, su come vestirsi. Una volta le ha anche combinato un incontro con un ragazzo (fratello di uno a cui lei faceva il filo e che era imbranato da morire).
Fu così che a 13 anni, con un corpo che ricordava una star dei cartoon americani anni 50, tale Betty Boop, fu lei la prima ad avere un rapporto sessuale con un ragazzo più grande di lei. Gli accarezzò il cazzo fino a che uscì una densa crema bianca, che poi lui, presane una parte con un dito le fece assaggiare, e lei gradì moltissimo.
A 15 anni al liceo si era passati tutti quelli di quinta. La sua grande abilità nell’accarezzare il cazzo l’aveva fatta diventare un mito fra i maschi.
Chiaramente questo suo comportamento la rendeva colpevole agli occhi di quella santa di sua sorella che diceva sempre di voler restare vergine fino all’altare! Ma lei niente, continuava imperterrita.
La sua successiva specializzazione fu l’uso della bocca. Quando a 16 anni cominciò i pompini con l’ingoio, tra i suoi fans si contavano diversi professori (tutti rigorosamente sposati e di fervente fede cattolica).
A 18 anni si decise a offrire di più. Però, più per paura di restare in cinta che per le rampogne di sua sorella, Alessandra (Ale per tutti) iniziò a lasciarsi penetrare nel didietro. Lo fece con metodo scientifico. Da quelli più sottili, via via sempre più grossi. La vasta conoscenza che si era fatta trattando gli articoli di quasi tutta la scuola in questo senso la aiutarono molto.
Fu quando giunse all’ultimo anno di liceo, che aveva raggiunto non certo per meriti scolastici, che si trovò di fronte al primo vero dilemma.
Uno dei professori che adorava il suo culo a mandolino, ma soprattutto le sue portentose seghe che duravano anche 40/50 minuti senza far eiaculare il maschio, le disse che il membro interno della sua commissione d’esami era il prof. D’Argenio che era famoso per essere un santo e pio uomo di chiesa.
Ale era terrorizzata. Senza l’esplicito aiuto del membro interno sicuramente non sarebbe riuscita a superare l’esame di stato. Non era preoccupata per le prove scritte, aveva già concordato con altri professori, suoi amanti, le singole materie che le avrebbero consentito di trovare il compito già svolto in una cassetta di un water della scuola. A lei terrorizzavano le prove orali. In quel caso bisognava davvero che qualcuna dall’interno l’aiutasse.
Cominciò allora una minuziosa ricerca su tutto ciò che poteva scoprire sul prof. D’Argenio. Arrivò a frequentare un gruppo della sua parrocchia per arrivare ad avvicinarlo.
Fu proprio in quell’ambito, che sotto le feste di Natale, riuscì a farsi assegnare ad un compito di assistenza al prof. D’Argenio sulla preparazione dello spettacolo teatrale che la parrocchia doveva allestire. La sua frequentazione divenne così quotidiana.
Fu proprio una sera come le altre, mentre la famiglia di D’Argenio era già partita per le vacanze natalizie, che si trovò da sola a casa sua a studiare alcune variazioni al copione. Ale, che vestiva normalmente in modo provocante, ne approfittò subito; si slacciò ancora di più la camicetta; alla prima occasione andò in bagno e si tolse le mutandine, lasciandole in bella vista sulla lavatrice a fianco del water.
Aveva capito che nonostante tutto anche il prof non era del tutto insensibile alla sua carnalità. Ed infatti, ad un certo punto della serata, lo vide uscire dal bagno tutto rosso che la guardava con gli occhi allucinati. Per un attimo ebbe quasi paura, ma subito le sovvenne perché si trovava lì, e subito sfoderò uno splendido sorriso:
– scusa prof, mi sono dimenticata di rimettirmi le mutandine e devo averle lasciate in bagno; ma si sta così comode senza!
Il prof D’Argenio stava quasi per avere un collasso, Ale le si avvicinò, lo prese per mano e lo trascino in camera da letto. L’uomo era come in catalessi.
Lo fece stendere, gli sbottonò la patta e gli abbasso i pantaloni insieme alle mutande. Il suo cazzo, non proprio ragguardevole (una quindicina di cm) era già duro da morire.
Con il suo musetto pieno d’innocenza gli disse:
– Credo proprio che ha bisogno di coccole, cosa ne dici?
Senza neanche accorgersi che intanto lei era passata al tu, lui divenne, se possibile, ancora più rosso e scosse la testa in senso affermativo.
Ale cominciò una delle sue fantastiche seghe. Durò quasi un’ora. Ogni volta che lo sperma cominciava a risalire il condotto, lei gli stringeva con forza la base del cazzo fino a che si bloccavano gli spasmi dell’eiaculazione. Quando finalmente riuscì a venire, il povero prof ne eiaculò tantissima. Lei fu pronta a lasciarsela arrivare sul volto, sul seno che ormai, essendosi intanto denudata era a sua completa disposizione e si lasciò ricoprire. Quando l’uomo si abbandonò al dolce rilassamento inseguito alla potente sborrata, Ale fu repentina nel tirare fuori il cellulare con il bastone per i selfie, ed immortalò la scena facendo in modo che sia il suo volto che quello del prof fossero ben visibili.
Lui ebbe un attimo di sconcerto e stava per reagire, ma Ale non aveva ancora finito, si abbasso sul cazzo ormai barzotto e cominciò con le sue carnose labbra un opera da manuale. Ben presto il prof era di nuovo in tiro. Fu allora che lei, deludendolo, abbandonò il pompino, e ponendosi a cavalcioni su di lui di spalle accompagnò il suo cazzo dentro il suo culo. Anche qui, le lunghe esercitazioni avevano affinato la sua tecnica meglio di una cortigiana. Aveva imparato a fare contrazioni con i muscoli anali e quando cominciò il su e giù, il prof era completamente partito. Con tutta comodità, usando lo stesso attrezzo di prima, Ale ne fece uno splendido video. Quando lui si fu scaricato la seconda volta, Ale chiese il permesso di fare una doccia. Quando ne uscì, ancora bagnata e nuda, lui si era già ricomposto e a testa bassa aspettava la sua sentenza.
– Dai non preoccuparti. Possiamo ripeterlo tutte le volte che vorrai. Basta che io riesca a passare l’esame. Il giorno che escono i quadri, la foto ed il video saranno tue.
Il prof D’Argenio aveva capito di essere stato giocato da una ragazzina. Però che splendida ragazzina. Così decise, senza più remore, che quell’esame le sarebbe costato molto caro, dicendole:
– Va bene, però adesso ti lasci anche chiavare.
Per Ale era un colpo che non prevedeva, però non poteva mollare adesso la sua preda.
– Ok, però fai piano e stai attento perché li sono vergine.
Non glielo avesse mai detto. Il prof si ringalluzzì ancora di più e la prese con una violenza atroce, riempiendola ben bene di sperma.
Fu così che a luglio Ale fece gli esami, che superò con un per lei ragguardevole 42, ma anche con un pancione da otto mesi e le prossime nozze con Roberto, il figlio maggiore del Prof D’Argenio.
Le nozze volarono e dopo poco meno di un mese nacque Alfredo Jr (come il nonno).
Ale dovette trasferirsi a casa dei suoceri ed iniziò un menage abbastanza complicato. Roberto la chiavava da sfinirla tutte le notti. Nonno Alfredo la prendeva invece di giorno, quando Alberto, ma soprattutto Maria sua moglie, erano via per lavoro. Nel giro di cinque mesi Ale fu di nuovo in cinta, e nessuno seppe mai di chi.
Roberto scoprì le abilità di Ale in questo periodo. Finora l’aveva sempre e solo chiavata, ma con il pancione non aveva il coraggio. Allora Roberta, almeno lui, lo accontentava di mano e di bocca tutte le notti. Nonno Alfredo invece non si accontentava, voleva anche il suo culo. E lo prendeva con violenza. Fu in occasione proprio di una di queste violente inculate che Alfredo si irrigidì e rimase nel culo della nuora mentre il suo cuore cessava di battere.
Per fortuna, Ale non era una che si perdeva d’animo. Con difficoltà, dato anche il pancione, riuscì a sfilarselo. Lo rivestì e con grande fatica lo trascinò fin in soggiorno dove lo sistemò sulla sua poltrona che pareva dormisse.
Fu così che Maria lo trovò quando tornò da lavoro. La famiglia entrò in un periodo di stretto lutto. Ale poté così essere lasciata tranquilla fino al secondo parto.
Ora il marito non la perseguitava più tutte le notti, la suocera colpita dal lutto era in un avvio di demenza precoce, tutto sommato per Ale poteva anche andare.
Le due gravidanze non avevano certo giovato al suo fisico. Ma anche grazie a molti allenamenti in palestra, tutto sommato, riusciva ancora a fare arrapare qualsiasi uomo la guardasse, soprattutto dal didietro.
Il suo seno aveva raggiunto una notevole quarta ed i fianchi pur grossi, erano morbidi e senza cellulite. A 30 anni era un gran figone. Non bella, ma come dicono certi uomini: da montare come una vacca anche subito.
Anche il marito apprezzò i suoi sforzi fisici, però ormai la considerava una minestra riscaldata. Fu così, che per tenere assieme il matrimonio, Ale accettò i primi scambi di coppia.
Poi arrivarono incontri con più uomini ed addirittura con un trans.
L’ultimo colpì molto anche lei, che non negò al marito che le sarebbe piaciuto anche con una donna vera, non una delle puttane con cui avevano fatto finta di scambiarsi finora.
Roberto non disse ne si e ne no. Solo un sabato le disse:
– Stasera preparati da troia quale sei che ti faccio divertire.
Ad Ale non piacque come l’aveva appellata. Era la prima volta che usava con lei quel frasario. Ma tutto sommato lei non si era proprio comportata da verginella, quindi incassò il colpo e si diede da fare.
Seduta in palestra, dall’estetista per rimuovere le pelurie in eccesso. Trucco da porca, che sul suo viso tondo, circondato dal caschetto nero, la facevano sembrare proprio una puttana.
Indossò un intimo molto sexy senza mutandine; una mini vertiginosa ed una camicetta che se anche i primi tre bottoni erano aperti, sembrava volesse esplodere da un momento all’altro.
Quando suonò il citofono lei accolse Roberto che la squadrò da capo a piedi, le girò intorno ed alla fine espresse il suo benestare:
– Sembri proprio una baldracca! Ok, vieni qua troia.
L’accompagnò in camera da letto, la fece stendere supina e con dei legacci le legò mani e piedi ai quattro angoli del letto e quando lei stava per dire qualcosa le infilò una palla in bocca con un legaccio che fermò dietro la sua nuca. Le bendò gli occhi e le disse:
– Aspetta vacca, che adesso ti faccio godere.
Attese un periodo di tempo che le sembrò lunghissimo.
Poi ad un tratto sentì il rumore della porta che si apriva ed alcuni passi felpati sulla moquette. Erano certamente più persone.
Qualcuno salì sul letto e si sistemò fra le sue gambe. Una lingua dolce cominciò a leccarle la figa. L’inequivocabile profumo che emanava l’estranea presenza diceva che era una donna. Una donna che sapeva come leccare una figa. In breve il suo sesso si riempì di umori. La lingua scese sul suo buchetto ed anche li si impegnò finch&egrave anche questo cedesse al godimento con continue secrezioni che ne facilitavano la penetrazione. Come aveva cominciato, così la lingua smise di leccare e con un movimento felino scese giù dal letto. Ale si sentiva delusa di non essere riuscita a raggiungere l’orgasmo. In quel mentre due possenti mani le afferrano i fianchi e la sollevano senza apparente difficoltà. Qualcuno le infila un cuscino o qualcosa di simile sotto le reni. Il suo sesso ed il suo culo sono oscenamente offerti. Ale &egrave presa da un eccitante vortice di voglia. Finalmente qualcuno sale sul letto. Sul suo buchetto sente premere una cappella enorme. E’ sicura che una cappella così non l’ha mai presa. La voglia la assale. Il cazzo spinge ma non riesce ad aprire il buchetto. Sente l’ariete che si ritira ed una mano che comincia ad ungere il suo culo. Un dito, poi due entrano e girano dentro di esso. Adesso le dita sono tre, poi quattro. Il lubrificante scorre lungo la mano riempiendo anche le pareti interne. La mano adesso a cuneo la sta forzando. E’ grande ma non eccessiva. Ecco che entra. Ale ha un sospiro di godimento. Il pugno ruota più volte poi esce. Adesso torna il cazzo. Con un solo potente colpo la cappella &egrave dentro. Le lacrime impregnano la maschera che le ricopre gli occhi. Il dolore &egrave atroce. Il cazzo adesso &egrave immobile nelle sue viscere. Finalmente il dolore comincia a cedere il passo al solito piacere che la sopraffà quando la inculano. Il cazzo, lentamente, riprende ad affondare. Un solo, lento ma inesorabile spinta e sente il pube dell’uomo contro le sue chiappe. Ne sente il sapore in gola. Il culo le fa male. Ma quel mostruoso cazzo, invece di darle il tempo di riprendersi, comincia un lento quanto inesorabile via vai. Dentro, fuori, dentro, fuori. Il ritmo e la potenza cresce seppur lentamente. In breve si trova a godere dell’inculata. Ormai già pregusta l’orgasmo quando il cazzo si ferma.
Ale &egrave disorientata. Non capisce. Sente qualcun altro che sale sul letto e si dispone sopra di lei. Un altro mostruoso cazzo comincia a spingere sulle labbra della figa. Anche in questo caso sente che qualcuno irrora l’attrezzo di lubrificante che in qualche modo le da sollievo. Fino a quando con un potente colpo di reni esso sprofonda fino in fondo alla sua figa. Vorrebbe urlare ma non ci riesce per via della bocca tappata. La cavalcata prende il ritmo insieme all’inculata che ha ripreso il suo movimento. I colpi la sconquassano ma allo stesso tempo la stanno facendo partire. Ormai ha ripreso a godere come non mai. Qualcuno le toglie il bavaglio e due morbide labbra le si avvicinano. Lei apre la bocca e queste sputano una bella quantità di sperma che lei non ha dubbi essere di Roberto, suo marito. Ha un sapore inconfondibile che lei conosce bene. Un’altra donna ha succhiato suo marito. Per poter parlare &egrave costretta ad ingoiare tutto lo sperma e quello che non riesce le cola ai lati della bocca.
Finalmente ha la bocca libera e comincia a riempire d’improperi quella svergognata che si &egrave permessa di toccare suo marito. Ma mentre urla ancora una grande quantità di sperma le viene rovesciata in bocca. Quasi soffoca. Mentre tenta di liberarsi la gola due mani le tolgono la benda e lei si trova sovrastata dal meraviglioso viso d’angelo di Irene sua sorella:
– Ciao troia. Come stai?
Le fa con voce beffarda:
– La smetterai adesso di fotterti tutti quelli su cui metto gli occhi. Non te ne bastavano mai, vero? Sei proprio una puttana. Si hai ragione, quello &egrave lo sperma di tuo marito. Ma sai da quanto me ne da tutti i giorni? Praticamente da quando sei uscita in cinta la seconda volta. L’ho dovuto consolare io poverino. Ma adesso lo vedi, &egrave soddisfatto.
Ale non sa cosa fare. Sente che l’uomo che le riempiva la figa, che vede essere un possente negro si ritrae ed aggiustandosi si mette vicino all’altro uomo, anch’esso nero, per far entrare anche il suo cazzo dentro il suo culo. Ale inizia ad urlare per paura. Le versano un altro bicchiere di sperma in bocca. Lei non ce la fa a deglutire. Le entra nel naso. Tossisce, ha paura di soffocare. Quando ha quasi liberato tutta la bocca sente che il secondo mostruoso cazzo sta entrando nel culo insieme al primo. Il dolore la fa piangere ma ancora non riesce ad urlare. Una figa pelosa, quella di sua sorella, le tappa la bocca. I due cazzi cominciano a stantuffare all’unisono.
Non ci vuole molto. Anche a questo il suo culo si abitua e comincia a rispondere come al solito. Lei vibra, l’orgasmo comincia a coglierla. Apre la bocca per lasciar sfogare il suo godimento e quasi non si accorge del liquido caldo che le sta riempiendo la gola. Deve deglutire a fatica per non soffocare. Capisce che &egrave piscio dal sapore. Si rende conto che sua sorella le sta pisciando in bocca. Ma il suo corpo non vuol saper ragioni. Adesso deve godere. E così &egrave. Il suo orgasmo adesso può strillarlo ma i due cazzi non ancora sono sazi. Continuano a martellare dentro il suo culo. Ormai sta aspettando solo che godano. Ma continuano per troppo tempo e di nuovo comincia a godere. Ecco allora farsi avanti Roberto e sua sorella che all’orecchio le dice:
– Dai apri questo cesso di bocca che anche Roberto ti vuole pisciare dentro.
Presa dalla lussuria che la sta sopraffacendo, Ale la guarda negli occhi e apre la bocca. Il cazzo di Roberto le si presenta davanti e le piscia in bocca, in faccia, sui capelli, sul seno. Lei gode fino allo sfinimento. Quando sente uscire i due cazzi svuotati da una quantità enorme di sperma, tutto riversato nel suo culo, si sente come fisicamente svuotata.
Roberto da un lato ed Irene dall’altro le sussurrano:
– Da oggi sarai la nostra puttana. Se ti sta bene &egrave così, altrimenti prendi i tuoi due bastardi e vattene fuori dai coglioni.
Tutti si alzano e vanno via. Lasciandola così, legata ancora al letto, con il culo pieno di sperma e ricoperta di piscio. La stanchezza ha il sopravvento e lei si addormenta.
Sembra albeggiare quando si risveglia. Ora &egrave slegata, ma ancora puzza di piscio ed &egrave ricoperta di sperma rappreso. Prova a tastarsi il culo e lo trova ancora spalancato. Ripensa a quanto ha goduto e come le sia piaciuto. Sul comodini vede qualcosa. A fatica si tira su nel letto e trova 100 euro ed una busta.
Apre la busta e legge:
Cia sorellina,
come hai capito hai finito di essere quella che fa i cazzi suoi. Se vuoi farai la puttana per me e Roberto e ti daremo 100 euro ogni volta. Anche due o tre volte al giorno. Secondo quanti clienti troviamo. Se non vuoi, vai fuori dai coglioni prima di stasera. Sappi che tu resterai moglie di Roberto perché io continuo ad essere sposata con quel cornuto di mio marito. Però Roberto non lo toccherai più. Se lui vorrà ti userà come meglio crede. Ma sempre e solo davanti a me. A te piace essere una puttana. Ti &egrave sempre piaciuto ed adesso mi ripaghi di tutto quanto mi hai portato via in precedenza. Se qualche volta avrò voglia anche io di te, te lo farò sapere. Ma non preoccuparti. I cazzi non ti mancheranno mai e sai che per ogni marchetta 100 euro saranno per te ed i tuoi due bastardi.
Stasera, quando arriverò con i primi clienti saprò se avrai accettato la mia proposta.
La tua sorellina
Ire

Ale, rigira la lettera fra le mani per più di un ora. Poi alla fine, vinta come sempre, si alza va in doccia e programma come deve farsi trovare stasera dai nuovi clienti’.

By Imitalo

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