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Una strana allergia

By 20 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Salve a tutti, è da un po’ che frequento questo sito e ne leggo i racconti. Dopo un po’ mi sono decisa a scrivere un racconto anch’io. E’ un racconto che prende spunto da alcune cose che mi sono realmente accadute e che poi ho arricchito prendendo spunto da notizie lette su internet e a cui ho poi aggiunto un po’ di pepe ed un po’ di immaginazione! E’ la prima volta che scrivo un racconto di questo genere. Ho già fatto qualche tentativo ma su altri generi. Spero vi piaccia.

UNA STRANA ALLERGIA

Elena era una piacevole ragazza di 19 anni. Un carattere molto gentile e un fisico decisamente maturo per la sua età. Aveva dei capelli ramati, che si arricchivano di striature rosse ai raggi del sole, e che apparivano come castani nelle giornate nuvolose o di notte. Occhi blu come l’oceano, pelle rosea, un fisico asciutto ma con una terza abbondante di seno e un sedere piuttosto prominente. La primavera era abbastanza inoltrata e da qualche giorno aveva una leggera irritazione alla pelle. Le capitava di sentire prurito sulle braccia, sulle gambe, sul collo e su altre parti del corpo. Osservandosi vedeva delle chiazze rosse. Erano piuttosto fastidiose ma se stava un paio di minuti senza grattarsi sparivano del tutto.  Notò che si formavano soprattutto dove era solita tenere le maniche arrotolate sulle braccia, o sul collo in corrispondenza del colletto delle magliette. Non disse niente ai suoi genitori pensando che fosse una cosa transitoria. I giorni però passavano e il problema non accennava a diminuire, anzi diventava sempre più fastidioso. Al punto che non ce la faceva a non grattarsi e così le comparivano delle bolle. E inoltre toccandosi provocava anche la diffusione delle macchie in altre parti del corpo. Non ce la fece più e lo disse a sua madre. Lei era un’infermiera e le diede una pomata al cortisone che affievolì il prurito, ma disse che il giorno dopo sarebbero andati dal dottore. La visita fu veloce, il medico prescrisse subito una dieta priva di cibi grassi, e sconsigliò l’uso del cortisone, che avrebbe potuto peggiorare la situazione. Spiegò che la cosa poteva essere dettata da un’attività anomala del fegato. Ma le cose non migliorarono affatto. La mattina quando si svegliava era già ricoperta di chiazze. Sentiva un prurito costante. In pratica non poteva toccarsi. Ma era quasi impossibile. Tant’è che veniva spesso sgridata da suo padre, sua madre e suo fratello di 5 anni più grande.  Non andava neanche più a scuola, era infatti impossibile seguire le lezioni, non faceva altro che grattarsi e i compagni la prendevano in giro. La stessa cosa valeva per la pallavolo. Dovete infatti sapere che Elena aveva avuto qualche problema in passato, e frequentava ancora il quarto anno della scuola superiore. Aveva avuto gravi problemi di salute e per questo aveva perso due anni di scuola. Ci aveva messo un po per riprendersi, anche psicologicamente, ma alla fine era tornata a scuola per prendere il diploma, e poi chi sa… magari avrebbe proseguito gli studi all’università. 

Una notte molto calda Elena si ritrovò a sudare nel letto e si tolse il pigiama rimanendo in intimo. Solitamente non lo faceva. Aveva sempre dormito col pigiama, anche d’estate metteva dei pigiamini estivi. Era piuttosto pudica. Infatti, per esempio non amava molto andare al mare, per via del fatto che doveva mettersi in costume. Le dimensioni del suo seno la mettevano in imbarazzo. Faceva finta di niente con gli altri ragazzi e ragazze che conosceva al mare o con i suoi amici, ma non poteva fare più di tanto quando veniva tradita dai suoi capezzoli che spuntavano dal tessuto del costume. Si sentiva a disagio e osservata, in imbarazzo. E così anche a pallavolo. Durante le partite lei e le sue compagne dovevano mettere la divisa. Una maglietta aderente ed un paio di calzoncini attillati a mutanda. A volte durante le partite si deconcentrava pensando di essere osservata, soprattutto quando giocavano in casa e al palazzetto c’erano le famiglie e gli amici suoi e delle sue compagne. Cercava continuamente di aggiustarsi i calzoncini, che avevano la brutta abitudine di avventurarsi nella fessura tra i glutei. Ma con i movimenti continui che doveva fare, salti, piegamenti e tuffi, era praticamente una missione senza speranza. Pensava a tutto questo mentre si acclimatava dentro le coperte leggermente a disagio per via dell’assenza del pigiama, e poi si addormentò. La mattina seguente le ci volle un po’ prima di realizzare che non sentiva prurito. Nonostante le sue abitudini pudiche andò da sua madre in biancheria intima, e le fece vedere. Entusiaste pensarono che forse era tutto finito, ma quando dopo la doccia Elena si vestì ricominciò tutto da capo. Si rivolsero nuovamente al medico e gli esposero le novità. Il medico disse che forse si trattava di un’allergia sviluppata nei confronti di alcuni materiali chimici usati dalle industrie tessili. Prescrisse una pomata e una serie di test allergenici da svolgere nel suo ambulatorio la settimana successiva. Nel frattempo a casa Elena, per evitare il ritorno delle chiazze, era praticamente costretta a stare in slip e reggiseno. Il suo imbarazzo iniziale era evidente, i genitori e il fratello infatti la prendevano pure in giro, bonariamente si intende, per sdrammatizzare.

Le situazioni imbarazzanti erano però all’ordine del giorno. Una sera per esempio vennero a trovarli i suoi zii con i suoi due cugini di un anno e due anni più piccoli di lei. Appena capì cosa stava succedendo lei  si fiondò subito in camera. Dopo un po’ però sua madre venne a prenderla, e rimproverandola per la sua maleducazione  la trascinò a salutare i parenti. Indossava un paio di mutandine rosa che non coprivano tutto il sedere, ed un reggiseno bianco che altresì non copriva l’intero seno ma ne lasciava scoperta la parte superiore, e che per giunta le era pure rimasto un po’ piccolo. Le tette erano quindi strizzate e piuttosto prominenti. Evidentemente in imbarazzo venne salutata dagli zii e dai cugini che, forse ancora più imbarazzati di lei, rimasero a bocca aperta a fissarla. Sua madre cominciò a spiegare la situazione raccontando tutto. Elena tentava di reggere la conversazione con gli zii mentre i cugini continuavano a fissarla spudoratamente senza che nessuno sembrava farci caso. Era viola in volto e i capezzoli le si inturgidirono, la cosa la si poteva notare chiaramente. Fu una delle serate più imbarazzanti della sua vita, ma non era niente in confronto a quanto la aspettava.

A forza di stare solo con slip e reggiseno le chiazze cominciarono a comparire nuovamente, a partire dalle zone coperte dalla biancheria intima. La cosa tornò a farsi insopportabile. Aveva forti pruriti alle zone intime, vere e proprie irritazioni alla vagina e ai capezzoli, che praticamente erano sempre rigidi. L’irritazione alla vagina le provocava uno strano effetto. Le pareva di essere sempre al limite dell’orgasmo, in un perenne stato di eccitazione. Cercava di non toccarsi ma la cosa non era proponibile. La tentazione di grattarsi era fortissima. Si chiudeva in bagno e si grattava finendo per masturbarsi furiosamente. Mentre si sfregava con forza la vagina si sentiva incendiare. Non osava penetrarsi con i diti perché era ancora vergine, ma non ce ne era bisogno. Sentiva l’eccitazione crescere, il clitoride infiammato era di dimensioni enormi, Elena lo massaggiava con le dita, quasi come si stesse facendo una sega. E quando l’orgasmo scoppiava era un’esplosione di energia, con i muscoli del bacino presi da convulsioni e la vagina da contrazioni così forti che Elena non aveva mai provato prima. Appena finito e rimessi gli slip tutto ricominciava da capo e nel giro di un paio di minuti era di nuovo nella stessa condizione di prima. Aveva molte decine di orgasmi al giorno, anche centinaia. Elena dovette quindi rinunciare anche alla biancheria intima. Non poteva uscire di casa ne indossare vestiti, girava per casa sempre completamente nuda. Inutile dire quanto si vergognava, ma del resto non c’era nulla da fare. All’inizio cercava di coprirsi con le mani il seno e la vagina, ma non poteva certo coprirsi per tutto il tempo. Anche suo fratello non riusciva a non guardarla. Lei se ne accorgeva, e si accorgeva anche dell’effetto che faceva su di lui, con i suoi calzoni perennemente gonfi all’altezza delle parti basse. Elena si sentiva a disagio a passare tutto quel tempo nuda, si sentiva in imbarazzo e spesso e volentieri si eccitava pure. I capezzoli le diventavano turgidi e la fica le diventava umida e se ne vergognava. Ad un certo punto la situazione cominciò però ad essere piacevole per lei. Le piaceva quella sensazione di liberta e trasgressione che le dava essere nuda, le piaceva sentirsi in imbarazzo, osservata, sapere che eccitava suo fratello. Certe volte faceva anche a posta a mettersi in posizioni eccitanti. Per esempio a tavola se finiva l’acqua andava lei in cucina a prenderne dell’altra. Così di ritorno con la brocca piena faceva a posta a versarne un pò, e poi si piegava a gambe tese senza piegare le ginocchia, almeno per quanto poteva, per pulire il pavimento, offrendo così una visione celestiale delle sue grazie. Le piaceva sentire l’eccitazione salire e poi doversi sforzare per riprendere il controllo ed evitare di avere un orgasmo davanti alla sua famiglia.

Una volta si trovò sola in casa, e sentì suonare il campanello, guardò dalla finestra della villettina familiare in cui viveva con la sua famiglia ma non riusciva a vedere chi fosse. Il campanello continuò a suonare con insistenza. Elena era nuda e non sapeva come comportarsi, poteva ignorare il campanello, ma poteva essere importante, poteva essere suo fratello che ritornava prima dalle lezioni dell’università. Pensò di mettersi qualcosa solo per aprire ma poi avrebbe dovuto sopportare le terribili irritazioni per ore e decise che non ne valeva la pena. Infine si decise ad aprire. Affacciò il capolino coprendo il resto del corpo dietro la porta. Era un giovane che cominciò subito a parlare senza darle alcuna possibilità di liquidarlo cordialmente. Era un ragazzo che stava passando di casa in casa per raccogliere fondi per un progetto umanitario e stava spiegando la situazione in cui vivevano le popolazioni della regione della Somalia dove l’associazione umanitaria, con cui collaborava volontariamente, operava. Non la finiva più. Elena stava in una posizione piuttosto scomoda che non era facile mantenere a lungo. Così cominciò ad aprire un po’ di più la porta per assumere una posizione più comoda. Questo però non le permetteva di nascondersi completamente. Il ragazzo si accorse che era nuda. Anche perché di lato alla porta nell’entratina c’era una parete a specchio. Il giovane poteva vedere dallo specchio il corpo di Elena di profilo. Rimase un po’ sorpreso ma si riprese agevolmente. Così chiese a Elena se potesse entrare per palare meglio, ma non diede il tempo ad Elena di rispondere e si infilò sfacciatamente in casa. Arrivò fino in salotto ancora ringraziando Elena poi si girò. Elena non aveva ancora realizzato bene cosa era successo, così non si era coperta con le mani. Il giovane poté godere della visione di Elena nuda per degli interminabili istanti. Quando Elena si accorse della situazione cercò di coprirsi. Con una mano si copriva la vagina e con quell’altra tentava inutilmente di coprirsi il seno. Il giovane si finse sorpreso e dispiaciuto ma intanto non la perdeva di vista un secondo. Era enormemente imbarazzata ed impaurita. Gli urlò di andarsene e così il giovane, anche se a malincuore, dovette abbandonare la visione celestiale di Elena completamente nuda. Appena ebbe chiuso la porta Elena si accorse di quanto la cosa l’avesse eccitata. Era infatti tutta bagnata. Ora quasi rimpiangeva di averlo mandato via,  pensò che avrebbe potuto giocare un po’ con lui. Ma poi si disse che sarebbe stata una sciocca ed un’ irresponsabile.

Quella sera i suoi genitori avrebbero lavorato fino a tardi entrambi ed il fratello aveva fatto sapere che avrebbe dormito a casa di alcuni suoi amici all’università per una festa. Quindi era sola. Non aveva voglia di cucinare e decise di ordinare una pizza a domicilio. Sfogliò l’elenco telefonico, e appena trovato quello che cercava fece l’ordine e fornì l’indirizzo per la consegna. Appena finita la telefonata pensò che tutto questo le forniva un’altra occasione per fare un po’ la scema. Quando dopo una mezz’ora suonò il campanello il cuore le batteva a mille e già si sentiva l’eccitazione salire. Andò ad aprire coprendosi come fece anche il pomeriggio con il volontario. Alla porta c’era un ragazzo piuttosto anonimo, bassino con un cappello da baseball ed un accenno di barba. Aveva in mano una scatola quadrata per una pizza tonda. Si rese subito conto che avrebbe dovuto o farlo entrare e far appoggiare sul tavolo la pizza a lui, oppure spalancare la porta e prendere la pizza lei con tutte e due le braccia. In entrambi i casi lui l’avrebbe vista completamente nuda. Ma nel secondo caso lei non avrebbe potuto coprirsi in nessun modo. Con coraggio optò per quest’ultima opzione. Aprì completamente la porta offrendo la visione del suo corpo nudo all’ignaro ragazzo che rimase immobile e stupito a guardare tanta meraviglia. Lei era eccitatissima e imbarazzatissima ed aveva già i capezzoli oltre modo rigidi. Elena disse che doveva scusarla perché stava andando a fare la doccia quando aveva sentito il campanello e che poteva darle la pizza. Il ragazzo si scosse dall’ estasi e, senza perdere di vista quelle tette sode, tonde ed abbondanti e quella fighetta coperta da una leggera peluria rosso rame, le porse la pizza senza dire una parola. Lei con la voce un po’ scossa dall’imbarazzo si girò e disse con il tono più naturale che poté di seguirla per i soldi. Elena aveva così esposto al ragazzo l’immagine dei suoi glutei sodi e ben scolpiti dallo sport e dalla giovane età che sculettavano ondeggianti  ed invitanti. Elena posò la pizza nel tavolo della sala dove la raggiunse il ragazzo. Elena aveva appositamente messo la borsa con il portafoglio dentro in basso vicino al televisore. Così per prendere i soldi fu costretta a piegarsi badando a non flettere le ginocchia, offrendo così al ragazzo della pizza una visione paradisiaca del suo ano e delle sua figa totalmente esposti. Lei era eccitatissima, aveva la figa visibilmente bagnata e aveva il cuore che andava a mille. Rimase per interminabili momenti a cercare il portafoglio fino a che decise che aveva esibito a sufficienza le sue parti intime a questo sconosciuto e si alzò porgendo i soldi al ragazzo. Nel farlo rimase piacevolmente colpita nel vedere il gonfiore nei calzoni del ragazzo pizza. Il ragazzo esitando un po’ le disse che mancava la mancia. Questo era chiaramente falso perché le aveva dato un pezzo da dieci euro, ma stette al gioco e dopo averci pensato un po’, sempre più eccitata, gli disse che per mancia avrebbe potuto toccarla. Lui non se lo fece ripetere… non poteva credere a quanto era stato fortunato. Non solo aveva visto una splendida ragazza nuda ma questa gli aveva impacchettato una bella esibizione stile nightclub e ora si faceva anche toccare. Eccitatissimo si fiondò sul seno di Elena afferrando a mano piena le tette e giocando con esse e con i capezzoli. Elena rimase sorpresa dall’impeto del ragazzo, ma lo lasciò continuare. Lui prese a giocare con quei capezzoli ormai drittissimi anche con la lingua e con le labbra. Baciava e leccava quei seni e succhiava quei capezzoli, e pensava di vivere un sogno. Lui dopo un po’ fece scendere le mani fino al ventre di lei, si inginocchiò e arrivò all’altezza della vagina che squadrava per bene mentre con le mani abbracciava le natiche sode di Elena. Elena sentiva quelle mani vogliose avventurarsi per il suo corpo per farlo proprio e violare la sua intimità. Sentiva quelle mani abbracciare e avvolgere il suo seno, i suoi glutei, i suoi fianchi ed il suo ventre. A poco a poco sentiva la sua respirazione farsi più profonda, il suo bacino sempre più caldo e infuocato. Sentiva i capezzoli ed il clitoride gonfiarsi e l’eccitazione salire. Intanto il ragazzo pizza continuava a violare quel corpo, esplorandolo e godendo di tutto quello splendore. Ad un certo punto afferrò le piccole labbra allargandole per baciarle e laccarle, percorrendole con calma con la sua lingua. Vedeva il clitoride di Elena crescere di dimensioni e farsi prepotentemente avanti, quasi fosse un invito a stimolarlo. Cominciò a succhiarlo, a massaggiarlo, mentre con le dita percorreva le piccole labbra.  Poi si avventò con la lingua sul clitoride e sulla vagina sempre più bagnata di Elena. Usava la lingua come strumento per aprire definitivamente le porte del piacere ad Elena. Leccava il clitoride facendo dei cerchi con la lingua intorno ad esso, poi passava alle piccole labbra. Con le mani tendeva la pelle per allargare la fica di Elena, e abbracciò con le sue labbra quelle della fica di lei, baciando e succhiando quella vagina come se la stesse mangiando. Elena intanto aveva cominciato a mugolare di piacere e a muovere il bacino con un movimento sensuale andando in contro alla lingua del ragazzo. Ragazzo che con le mani tornò su quel meraviglioso culo, afferrando le natiche, percorrendo con le dita lo spazio fra i glutei, fino a ritrovare la fica di Elena sotto quell’ano inesplorato. Elena era sempre più eccitata, sentì un calore pervadere il suo ventre, le labbra della vagina contrarsi. Il ragazzo pizza capì cosa stava succedendo e si allontanò leggermente con la faccia per assistere meglio alla scena. Continuava a stimolare la vagina di Elena con una mano mentre questa era preda di violenti spasmi muscolari. Dopo di che Elena venne urlando di piacere puro, dimenando incontrollatamente il bacino, con le tette che ballavano in maniera super eccitante, e la vagina che si contraeva e si bagnava. Mentre ancora Elena ansimava il ragazzo si alzò e le disse che adesso doveva ricambiare il favore. Elena abbassò lo sguardo e vide i calzoni del ragazzo incredibilmente rigonfi. Pensò che la richiesta era sensata, però non aveva mai fatto ciò che si apprestava a fare. Infatti per via del suo carattere riservato, almeno fino a qualche giorno fa, e dei problemi di salute che aveva affrontato non aveva mai avuto esperienze sessuali di alcun tipo fino a quel momento. A parte un bacio, il suo primo bacio, ma questa è un’altra storia. Ormai la vergogna era sparita, quindi non si fece problemi.  Si inginocchiò, sbottonò i calzoni del ragazzo e tirò fuori il suo pene. Era abbastanza grosso, anche se Elena non ne aveva mai visto uno dal vero, tranne quello di suo fratello quando era piccolo ma non contava. Lei lo prese con una mano e cominciò a massaggiarlo su e giù. Con l’altra mano cominciò ad accarezzare i testicoli, come aveva visto fare in uno dei filmini porno che suo fratello pensava di aver nascosto bene nel pc. Dopo un po’ cominciò a leccare e a succhiare la cappella. La avvolgeva con le labbra, baciandola e leccandola.  Il ragazzo pizza mugolava di piacere. Dopo un po’ Elena cominciò a far scivolare quel cazzo dentro la sua bocca, percorrendolo e accogliendolo al suo interno per quanto le fu possibile. Lo abbracciava e lo avvolgeva con la lingua mentre andava sempre più in profondità e lo succhiava mentre risaliva in superficie. Con una mano continuava a percorrere quel pisello dal fondo fino ad incontrare le sue labbra, coordinandosi in modo da percorrere con la mano tutto il cazzo. Cazzo che ormai era duro, gonfio e grosso, attraversato da vene imponenti e pulsanti. Con l’altra mano invece massaggiava i testicoli sempre più gonfi del ragazzo. Il ragazzo intanto sentiva il suo cazzo all’interno della bocca di Elena, come se le appartenesse, come se glielo avesse ceduto e potesse farne quello che voleva. Sentiva il suo cazzo mentre era coccolato da quelle mani, da quelle dita, da quelle labbra e da quella lingua. Sentiva il piacere risalirlo e farsi strada. Dopo non molto i gemiti del ragazzo si fecero più intensi, i suoi spasmi più violenti, il suo viso fu sconvolto dal piacere  e Elena fu sorpresa da una schizzata di sperma che le finì dritta in gola. Tirò subito fuori il cazzo, ma per questo prese un’altra schizzata in faccia e nel seno , e quando riuscì ad alzarsi e ad allontanarsi il ragazzo aveva già finito. Costui rimise il cazzo nelle mutande, e dopo essersi ripreso la salutò con un bacio e una pacca sul sedere. Dopo di che se ne andò con un “mille grazie, ci chiami ancora”. Elena richiuse dietro la porta. Si guardò allo specchio e realizzò di essersi completamente esposta e offerta in tutta la sua intimità ad un ragazzo di cui non conosceva nemmeno il nome e del cui sperma era ricoperta, che l’aveva toccata e leccata dappertutto, a cui aveva fatto un vero e proprio pompino. Si immedesimò in lui e pensò che dovesse considerarla una vera troia. E per giunta aveva pure l’indirizzo di casa sua, e con un minimo di furbizia anche il numero di cellulare che aveva usato per l’ordinazione. E per finire aveva pagato 10 euro per una margherita che ne valeva 4 e che ormai doveva essere fredda! Pensò a tutto questo ed era spaventata, si sentiva esposta ed indifesa, ma anche eccitata. Infatti la sua fica era di nuovo fradicia.

Intanto era arrivato il giorno dei test allergenici all’ambulatorio del dottore. Dopo attente osservazioni lei e sua madre decisero che avrebbe indossato un vestitino leggero senza niente sotto, con una certa scollatura sul davanti e che le arrivava a metà coscia. Era la prima volta da un mese circa che usciva di casa. Era una giornata ventosa e il suo vestito si muoveva piuttosto liberamente al vento, scoprendole ogni tanto le parti intime. L’effetto della brezza sulla pelle nuda era estasiante per Elena, che con quel vestito si sentiva un po’ a disagio visto che si era ormai abituata alla nudità. Anche se quel vestito non è che la coprisse più di tanto. Entrarono in macchina e arrivarono all’ambulatorio in orario per l’appuntamento. Non c’erano altri clienti ed entrarono subito. Appena entrati e fatti i convenevoli Elena chiese di potersi togliere il vestito perché cominciava a sentire del prurito. La richiesta fu accolta e Elena si ritrovò completamente nuda in una stanza con altre 5 persone. C’erano infatti la sua famiglia, il dottore e la sua assistente. Dopo tre ore di vari test il medico poté eseguire la diagnosi. Disse che Elena era affetta da una sindrome incurabile, una malattia delle pelle che si sviluppa nel periodo finale dell’ adolescenza e che si manifesta con reazioni allergiche molto violente al contatto con qualsiasi tipo di tessuto. Disse che l’unica cosa che poteva fare era prescriverle una pomata naturale alle erbe disponibile in farmacia, che avrebbe ritardato il comparire delle irritazioni per qualche ora, in media 3, ma questo poteva variare da soggetto a soggetto. Elena apprese quindi con sgomento misto ad una strana soddisfazione che la sua situazione non era affatto transitoria, ma che sarebbe stata perennemente costretta a vivere senza quasi usare i vestiti.

 

Elena si rese conto che avrebbe dovuto ripensare radicalmente la sua vita. Non avrebbe più potuto indossare la biancheria intima e anche i costumi da bagno sarebbero stati un problema. Avrebbe dovuto rinunciare per sempre ai jeans. Avrebbe potuto indossare solo gonne e vestiti piuttosto corti ed arieggiati. Per lo sport avrebbe dovuto usare dei calzoncini e dei top molto minimali, e avrebbe quindi dovuto chiedere alla società di realizzare una divisa particolare per lei. Ed ogni vestito poteva essere messo solo per 3 ore. Dopo di che avrebbe dovuto toglierselo, spalmarsi tutto il corpo con quella crema, che quindi doveva sempre portare appresso, aspettare 10 minuti che la crema fosse assorbita dalla pelle e poi avrebbe potuto rivestirsi. Sarebbero stati quindi un problema l’inverno, i lunghi viaggi, le vacanze e le gite. Per non parlare del fatto che avrebbe dovuto spiegare tutta questa situazione imbarazzante a tutti i suoi amici e parenti. 

 

Arrivò quindi il primo giorno di scuola dopo la pausa forzata. Aveva indossato una minigonnelina di quelle svolazzanti ed un top con una scollatura a cui aveva abbinato delle scarpe con un leggero tacco. E ovviamente niente mutandine e reggiseno. Ormai la voce si era diffusa e tutti conoscevano la sua situazione. Appena entrò nell’autobus per andare a scuola la confusione che solitamente regnava cessò di colpo. Tutti la osservavano. Elena fece questa strana sfilata tra i sedili del pullman con il seno che le ballava, i capezzoli che sporgevano del top e la gonna che faceva immaginare un mondo pieno di meraviglie sotto di essa. Mentre passava tra i sedili un ragazzo riuscì a tirare su la gonna per un istante lasciando quindi scoperto il sedere di Elena. Lei si girò evidentemente imbarazzata e vide che tutti la stavano guardando, non riuscì a dire nulla e rossa in volto si affrettò a cercare un posto. Non era però ancora finita. Infatti qualcuno ebbe la bella pensata di farle uno sgambetto. Elena cadde rovinosamente a terra in avanti, la gonna venne su e si ritrovò praticamente a pecorina con il culo e la sua figa esposti a mezzo autobus. Lo zaino era peso e quindi non riuscì a rialzarsi subito. Nell’autobus scoppiò un boato e Elena subì anche un bello sculaccione prima di riuscire ad alzarsi, al che il frastuono fu ancora più assordante. Non aveva mai provato così tanto imbarazzo in vita sua. Trovò finalmente posto e si sedette. Era paonazza in volto, con il cuore che le batteva a mille, e mentre cercava di calmarsi si accorse che aveva la figa bagnata, con il liquido del suo piacere che le colava sulle cosce. Arrivati a destinazione cercò di scendere per ultima dal pulman ma non ci riuscì del tutto. Qualcuno era rimasto ad aspettarla. I ragazzi la fissavano vogliosi e le ragazze la fissavano ridendo. Qualcuno le diede pure un’altra sculacciata che generò molta ilarità. Finalmente era scesa dall’autobus e si incamminava a scuola. Si sentiva umiliata. Già immaginava che tutta la scuola sapesse cosa era successo nell’autobus. Però si sentiva anche eccitata, e questo in parte la spaventava, ed in parte la estasiava. Camminando si accorse che passo dopo passo la gonna saliva. Questa infatti veniva tenuta su dallo zaino. Era nel bel mezzo dell’orda di ragazzini che coprivano la distanza dall’autostazione alla scuola, e in molti potevano accorgersi della cosa. Si immaginava vista da dietro e si chiedeva cosa si vedesse, ma non osava controllare con le mani e aggiustarsi la gonna, anche se la tentazione era forte. Raccontava a se stessa che lo faceva per abituarsi, che queste erano cose con cui doveva imparare a convivere. Ma in realtà sapeva che lo faceva perché le piaceva essere osservata. Le piaceva immaginare cosa pensava la gente che la vedeva così svestita. Le piaceva essere al centro dell’attenzione. La consapevolezza del fatto che compreso quello in corso le mancavano ancora due anni di scuola la spaventava e la eccitava ancora di più. In classe le cose filarono abbastanza tranquille, almeno fino alla seconda ora. Era caldo e la finestra era aperta, Elena era distratta a guardare fuori alcuni ragazzi che cazzeggiavano quando fu chiamata dal professore di matematica alla lavagna per risolvere un problema. Lei era rimasta un po’ indietro e non sapeva eseguire il problema, quindi rimase parecchio alla lavagna. Ad un ceto punto un bidello che cercava il professore aprì la porta. Sul corridoio c’erano altre finestre aperte, quindi si sviluppò una corrente. Il vento fu talmente forte ed improvviso da scombinare tutti i fogli del professore e da alzare la gonna di Elena. Tutti in classe poterono così vedere il culo di Elena. Ci fu un silenzio surreale per un bel pezzo. Dopo di che il professore cercò di togliere Elena dal disagio e di riprendere la lezione. Ma cercava comunque di far capire a Elena come risolvere il problema e dunque non la mandò a posto. Elena agitava nervosamente il gesso nelle mani fino a farlo cadere. Così si piegò per raccoglierlo e proprio mentre era piegata arrivò un’altra grossa folata che le alzò nuovamente la gonna. La sua fica e il suo culo furono quindi totalmente esposti a tutta la classe. Elena visibilmente imbarazzata e con i capezzoli che le esplodevano nel top fu salvata dalla campanella e corse dritta in bagno chiudendosi  dentro una cabina. Nei giorni seguenti questa scena si ripeté più volte. L’ora di matematica divenne improvvisamente interessantissima, e la più attesa dagli alunni della sua classe. Elena poi frequentava il liceo scientifico, dove la maggior parte degli studenti erano maschi. In classe sua infatti su un totale di 22, 15 erano maschi. Quando entrava il professore di matematica, per prima cosa apriva finestra e porta, poi la chiamava alla lavagna e la teneva li per tutto il tempo, anche quando aveva due ore consecutive. Elena era costretta a indossare gonnelline o vestitini che svolazzavano al vento, così tutta la classe poteva ammirare le sue cosce, le sue chiappe ed il suo culo che qualche volta lo si poteva vedere addirittura per intero nelle giornate più ventose. Ma ritorniamo al bagno dove Elena si era rifugiata per fuggire l’umiliazione di quel primo show che aveva dovuto fare davanti alla classe. Primo di una lunga serie. Era eccitatissima, alzò la gonna e vide la sua vagina bagnatissima. Si chiese se in classe se ne fossero accorti. Il clitoride era gonfio ed irritato. Doveva spalmarsi quella crema, che aveva portato con se al bagno. Doveva spogliarsi e spalmarsi quella pomata, dopo di che attendere 10 minuti. Quindi poteva rivestirsi. L’unico problema era che le serrature delle porte erano rotte e non si chiudevano a chiave. Ma cominciava a sentire prurito quindi dovette spogliarsi e spalmare tutto il corpo con la crema miracolosa. Appena conclusa l’operazione attese. Era seduta sulla tazza del gabinetto in un bagno le cui porte non si chiudevano a chiave, completamente nuda e lucida per via della pomata. Se entrava qualcuno non poteva neanche coprirsi se non voleva rovinare il trattamento, ed in quella posizione la sua vagina era totalmente esposta. Inoltre la loro scuola era abbastanza vecchia e mal curata. I bagni di ragazzi e ragazze erano vicini, e i simboli dell’omino e della donnina erano stati tolti tempo fa. Quindi poteva succedere che qualcuno dei ragazzi nuovi si confondesse e l’avrebbe sorpresa in quella situazione. Pensava a queste cose e vide il suo clitoride gonfio ed eccitato. Aveva l’ enorme tentazione di masturbarsi ma non poteva. Soprattutto nella vagina, che era la parte del corpo più sensibile alle irritazioni. Ad un certo punto sentì entrare qualcuno nel bagno e caso volle che si diresse proprio nella cabina dove si trovava Elena. Una ragazza aprì la porta e si trovò di fronte l’immagine di Elena completamente nuda e spalmata di questa crema che dava l’effetto dell’olio, con la vagina completamente esposta e il clitoride gonfio come non ne aveva mai visti. Rimase interdetta e paralizzata. Anche Elena non riusciva a dire nulla. Aveva il cuore che batteva all’impazzata e un’eccitazione che la stava devastando. Questa ragazza rimase talmente eccitata dalla visione che non poté fare a meno di avvicinarsi. Aveva sempre avuto un certo interesse per le ragazze, ed ora non poteva certo sprecare questa incredibile occasione. Chiuse la porta e si inginocchiò. Rimase con la faccia a qualche centimetro dalla fica di Elena che sembrava sporgersi invitandola a farla sua. Poi risalì con il volto il corpo di Elena fino al seno e rimase a contemplarlo per un po’. Poi salì verso la faccia e la baciò appassionatamente. Afferrò con le mani quelle stupende sode e piene tette continuando a baciarla, a leccare e a succhiare i capezzoli che sembrava stessero per esploderle. Poi si fiondò sulla vagina e sul clitoride. Lo leccava e lo massaggiava con una mano, e con quell’altra massaggiava le grandi lebbra e l’ano. Elena cominciò a gemere e ad avere spasmi muscolari fortissimi. La ragazza continuò a masturbarla fino a che Elena esplose in un orgasmo potentissimo. La ragazza a questo punto prese il cellulare e le scattò delle foto. Dei primi piani della vagina grondante, dei seni e dei capezzoli e qualche foto che riprendevano Elena in tutto il suo splendore. Elena ancora non riusciva a dire o fare niente. La ragazza poi cercò il cellulare di Elena nella borsa che aveva appoggiato per terra, e chiamò il suo numero, salvò il numero di Elena associandoci una delle foto che le aveva appena scattato. Riprese la sua borsa, baciò ancora una volta il clitoride di Elena e la congedò con un “ci vediamo domani, stesso posto stessa ora vero?”, Elena accennò un si con la testa, e capì che quella scena si sarebbe ripetuta molto spesso.  L’altra ragazza fece i propri bisogni nell’altro cesso e scappò via di corsa per non fare troppo tardi alla lezione. Elena non poté fare a meno di pensare che quelle che le erano state scattate forse non erano le uniche foto che le erano state fatte quel giorno. E non poté neanche fare a meno di pensare che era soltanto alla terza ora del primo giorno di scuola nella sua nuova condizione, e già le erano successe un sacco di cose interessanti!

 

Quella notte non riuscì a chiudere occhio. Ripensava a ciò che le era successo e a ciò che l’aspettava il mattino seguente. Ripensava a tutte le umiliazioni che aveva subito, e a quanto era stato eccitante. Nuda sotto le coperte con questi pensieri nella testa si toccava e si bagnava a ripetizione. Finalmente suonò la sveglia e con la testa piena di pensieri e emozioni contrastanti si preparò per un altro giorno di scuola. Questa volta si mise un vestito bianco a fiorellini piuttosto corto che le copriva a malapena il culo e con una generosa scollatura sul davanti. Si mise lo zaino sulle spalle e si avviò verso la porta. Si guardò un istante allo specchio e vide che in quei pochi passi il vestito le si era già alzato ed infilato sotto lo zaino, tant’è che si vedeva l’attaccatura delle cosce ai glutei. Decise di fare un gioco perverso con se stessa e di mettersi alla prova giurando a se stessa che durante tutta la giornata non si sarebbe mai aggiustata il vestito. Uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle e già le venivano i brividi lungo la schiena. Non sapeva se era per il fresco venticello di prima mattina o per via dell’eccitazione, ma le piaceva la sensazione e le venne la pelle d’oca. Mentre camminava per raggiungere la fermata dell’autobus sentiva il vestito salire sempre di più, e più veloce camminava e più saliva, ma rischiava di perdere il pullman e così non poteva rallentare. Arrivata alla fermata c’erano già i ragazzi che salivano alla sua stessa fermata. Fece per aggiustarsi il vestito ma si ricordò del gioco perverso che aveva iniziato con se stessa e resistette. Passando davanti a delle vetrine vide la sua immagine riflessa e notò che il vestito le lasciava scoperto già mezzo culo. Ebbe un ondata di calore e di eccitazione. Arrivata alla fermata si appoggiò al lampione e si mise ad attendere. Il venticello fresco lambiva le sue gambe, le sue natiche e la sua vagina aumentando ancora di più l’eccitazione. I suoi capezzoli erano rigidi e bene in evidenza. Dietro di lei 3 ragazzini che aspettavano anch’essi l’autobus si godevano lo spettacolo che stava offrendo Elena e documentavano il tutto con i loro cellulari. Uno di essi si avvicinò e la salutò. Lei rispose al saluto. Lui le disse che da dietro le si vedeva tutto. Elena era viola e con la voce più ferma che riuscì a fare rispose che lo sapeva. Al che lui le mise una mano sul culo esclamando frasi di approvazione per il suo fondoschiena. Lei lo ringraziò. Lui continuando a palparla le chiese che classe faceva e cose del genere. Anche lui era al quarto anno come lei, ma non frequentavano la stessa classe. Arrivarono anche gli altri due presentandosi. Anche loro le diedero una bella tastata alle chiappe. La situazione la stava facendo impazzire, ed il fatto che questi ragazzini erano di due anni più piccoli di lei aumentava ancora di più l’umiliazione e l’eccitazione. Finalmente arrivò l’autobus. Lei ovviamente fu la prima a salire per i ripidi gradini che conducevano dentro l’autobus, offrendo così ai suoi nuovi amici l’incantevole visione della sua figa e del suo ano. Come si aspettava nell’autobus erano tutti in trepida attesa del suo arrivo, e come al solito era quasi pieno, e quindi avrebbe dovuto nuovamente farsi una sfilata tra le fila di questi ragazzini. Mentre passava tra le file di sedili sentiva molte mani intrufolarsi tra le sue gambe, sculacciarla e palparle le chiappe. Il corridoio era pieno di zaini e questo rallentava l’avanzata. Era ricoperta di “frasi di apprezzamento”, “inviti” a sedersi accanto, un sacco di osservazioni rudi sulle sue parti intime. Lei continuava a testa bassa al limite dell’orgasmo cercando di trattenersi. Ad un certo punto fu bloccata da delle braccia e non poteva andare avanti. In un istante un grappolo di mani cominciò a frugarle tra le cosce, tra le chiappe e tra le labbra della vagina mentre le venivano urlati contro insulti come puttana, troia in calore, o espressioni come “godi maiala”. Elena si sentiva impotente nelle mani di un branco vorace di lupi affamati del suo corpo, si sentiva incendiare, provò inutilmente a sdivincolarsi ma intanto cominciava a gemere rumorosamente. Improvvisamente non ce la fece più a trattenersi e scoppiò in un orgasmo spaventoso. I ragazzi che la stavano trattenendo rimasero stupefatti ed Elena ne approfittò per liberarsi e nel boato che si era scatenato riuscì finalmente a trovare posto. Si sedette accanto al finestrino e mise nel posto accanto a lei lo zaino. Appena si sedette notò i ragazzi che esibivano le loro dita ricoperte dei suoi umori come un trofeo e gli sguardi di coloro che le erano seduti vicino che la circondavano e che con i loro occhi la giudicavano e la spogliavano. 

Nel sedile davanti a lei c’era un ragazzo biondino che la fissava affacciato al di sopra dello schienale. Da seduta il suo vestito le lasciava scoperte tutte le gambe e dall’alto del sedile il ragazzo che la fissava poteva godere di buona parte del seno di Elena. Dopo un paio di minuti quando Elena lo fissò finalmente negli occhi, lui le disse di aprire le gambe. Lo fece con un tono pacato, ma deciso. Lei rimase un po’ perplessa, ma quasi non credendo a quello che stava facendo aprì le gambe per davvero. In questo modo il vestito le salì per i fianchi e la lasciava scoperta. Il ragazzo che in questo momento sembrava quasi un burattinaio che giocava con la sua bambola osservava arrapato ciò che ancora fino a quel momento non aveva mai avuto occasione di vedere. Intanto intorno a lei in molti stavano seguendo lo svolgersi della vicenda. Il ragazzo allora le disse  di avanzare con il bacino affinché potesse vedere meglio la sua fica. Elena allora cominciò lentamente a farsi scivolare nel sedile. Nel farlo il vestito le salì ancora più su, finché le arrivò all’altezza dell’ombelico.  Lui continuò con le istruzioni e le disse di portare le ginocchia al petto e di tenerle larghe. Sempre più stupito ed eccitato il ragazzo guardava Elena mentre eseguiva le sue richieste e poté così vedere le grazie di Elena. Elena era a questo punto completamente piegata sul suo sedile, e aveva l’ano e la figa completamente esposte al suo burattinaio improvvisato. Costui provò ad allungare il braccio per toccare l’oggetto dei suoi sogni e dei suoi desideri ma arrivava solo a sfiorarla. Allora mentre il pubblico si assiepava stupito e arrapato il ragazzo prese il cellulare, lo avvicinò al bacino di Elena e cominciò a filmare. Elena era in fiamme per l’eccitazione, aveva i capezzoli ritti e il clitoride che si gonfiava sempre di più nello stupore generale. Dalla sua posizione poteva vedere solo un nugolo di facce assiepate intorno a lei. Di sua iniziativa e sotto l’occhio attento del videofonino che la riprendeva  cominciò a toccarsi le grandi labbra con una mano e a massaggiarsi il clitoride con l’altra. I ragazzi e le ragazze che la circondavano e che spingevano per arrivare in prima fila levarono un coro di stupore. Elena si sentiva in quel momento il centro dell’universo. Al colmo della sua follia Elena si infilò un dito nell’ano. Non lo aveva quasi mai fatto prima ed emise un gridolino di dolore che i più scambiarono per piacere. Intorno a lei sembrava di essere allo stadio. Continuava a masturbarsi la fica e a penetrarsi l’ano con il medio della mano destra vincendo il dolore che aveva inizialmente provato. Dopo un paio di minuti cominciarono gli spasmi e le contrazioni, i suoi gemiti divennero più forti. Ansimava e scuoteva il bacino furiosamente mentre le sue dita la sodomizzavano e la masturbavano freneticamente e nell’euforia generale venne nuovamente urlando il suo piacere. Elena quindi appena si riprese, si ritirò su e iniziò a fissare il finestrino. A coloro che l’avevano circondata gli ci volle un po’ prima di rassegnarsi e ritenere lo spettacolo  finito. Piano piano quindi, tutti ritornarono ai loro posti. Elena era in uno stato emozionale misto tra l’euforia e la vergogna. Aveva concesso il suo corpo e la sua intimità agli sguardi e alle mani di quelli che lei, vista la differenza di età, considerava dei ragazzini. La cosa le provocava emozioni contrastanti. Da una parte l’eccitazione, da una parte l’umiliazione. Un mix a cui Elena era molto sensibile, e che faceva molto effetto su di lei

Terminato il viaggio in autobus cominciò quello a piedi fino a scuola. Prima di rimettersi lo zaino aspettò che il vestito le scendesse del tutto. Pensò che questo potesse rientrare nel patto che aveva stipulato con se stessa. Per quando era arrivata a scuola però il vestito era salito di nuovo e aveva tutto il suo bel culetto all’aria esposto agli sguardi di tutti e alla brezza mattutina. Dietro di lei infatti si era assiepato un gruppetto di ragazzini che, cellulari alla mano, sghignazzavano soddisfatti. Resistette alla tentazione di aggiustarsi e anzi le venne in mente un idea per continuare lo show. Fece finta di far cadere il cellulare, e quindi nel piegarsi per raccoglierlo lasciò che i ragazzi dietro di lei godessero della visione delle sue parti intime completamente esposte, per la gioia dei presenti.

Alla fine arrivò in classe e posò lo zaino. I suoi compagni la guardavano in modo strano. Erano radunati in gruppetti e schiamazzavano osservando alcuni cellulari. Evidentemente Il video girato in autobus aveva fatto già il giro della scuola. Questo in qualche modo la rassicurava, pensava ormai che si era completamente sputtanata, e quindi non poteva più tornare indietro, tanto valeva darsi pace e godere al massimo della sua nuova vita e delle nuove emozioni e sensazioni di cui ormai era più o meno volontariamente o consapevolmente schiava . D’altra parte però, ora aveva la sensazione che qualsiasi persona che vedeva o a con cui parlava avesse avuto modo di vederla nuda dal vivo o in video, e in qualche modo questo la faceva sentire come se fosse veramente  nuda, come se tutti potessero vedere attraverso di lei e che la conoscessero ancora meglio di quanto lei credeva di conoscere se stessa. Questo la metteva in un quasi perenne stato di imbarazzo, vergogna ed eccitazione al quale però non sembrava abituarsi. E riteneva di essere fortunata per questo.

 

Quella mattinata era passata per il resto in modo abbastanza tranquillo, a parte per l’intervallo tra la seconda e la terza ora, nel quale si era dovuta nuovamente concedere alla ragazza lesbica conosciuta il giorno prima. Anche in questa occasione aveva lasciato che quella ragazza esplorasse il suo corpo centimetro per centimetro, che la possedesse e che le desse piacere. Quando tutto era finito le chiese come si chiamava e perché facesse ciò senza chiedere nulla in cambio. La ragazza disse che si chiamava Chiara, e che darle piacere l’eccitava moltissimo, il poter possedere una ragazza bellissima ed indifesa, con nessuna possibilità di opporsi era sempre stato uno dei suoi sogni erotici mai realizzati. E ora grazie a lei poteva soddisfare questa sua fantasia. Detto questo la salutò. Quello con Chiara divenne una sorta di appuntamento fisso, che si ripeteva inesorabile giorno dopo giorno. Pensava a questo Elena mentre si avviava nuovamente al bagno al termine delle lezioni per rimettersi la crema prima di prendere l’autobus. Autobus che sarebbe partito solo dopo una mezz’oretta buona. Se non ripeteva il trattamento adesso, la crisi di prurito l’avrebbe colta nel bel mezzo del viaggio per casa. Arrivò al bagno, si spogliò completamente, si spalmò pazientemente la crema su tutto il corpo, mise il conteggio alla rovescia di 10 minuti sul cellulare e si mise ad attendere. Quasi subito sentì la voce del bidello che si avvicinava nel corridoio. Non aveva considerato questa evenienza nel suo piano. Il bidello faceva il giro per pulire, e sarebbe entrato anche nel suo bagno. Elena aveva il cuore in gola e stava cominciando a sudare freddo quando il bidello entrò nel bagno borbottando e trascinando dietro di se il carrellino con lo straccio per pulire i pavimenti. Elena era immobile, cercava di respirare pianissimo per non farsi scoprire nella speranza che Cesare, così si chiamava il bidello, non entrasse nelle cabine dei cessi. Dopo un po’ che smanettava con lo stracciò Cesare aprì la porta del primo cesso per pulirlo. A questo punto Elena seppe che avrebbe dovuto prepararsi all’inevitabile. Stava ansimando più forte e l’eccitazione era ormai più che evidente nel suo corpo bello, sexy, giovane e soprattutto completamente esposto ed indifeso. Dopo circa un minuto Cesare si avviò verso il secondo cesso ed aprì la porta. Non si sarebbe mai aspettato di trovare quello che trovò quel giorno, neanche nelle sue fantasie più sfrenate aveva mai immaginato quello che si apprestava a succedere. Elena vide comparire un ometto di una trentina d’anni, alto poco più di un metro e settanta, senza capelli e un po’ in sovrappeso. Lo vide attraversare la porta e bloccarsi, lo vide rimanere a bocca aperta mentre la osservava. Mentre osservava il corpo di una bellissima ragazza completamente nuda, seduta a gambe aperte sulla tavoletta del cesso, con un seno e una figa spettacolari. Cesare guardava quella ragazza ansimante farsi rossa in volto, guardava i suoi capezzoli mentre si irrigidivano ed il suo clitoride si gonfiava, ed il tutto senza che accennasse a coprirsi o a intimargli di andarsene. Gli ci volle un po’ per capire chi aveva di fronte, ma quando ebbe l’illuminazione capì in un folgorante ed indimenticabile momento che aveva di fronte Elena. Le voci erano arrivate anche a lui, sapeva di lei alcune cose riguardo alla sua situazione, e sapeva che non era proprio una ragazza innocente. Tutti questi pensieri lo incoraggiarono. Si avvicinò ad Elena gongolante ed arrapato  avventandosi sul seno sodo, tondo e giovane di Elena, possedendolo, leccandolo e succhiandolo come se fosse colmo di latte. Esplorò e fece sua la bocca di adolescente di Elena con la sua ruvida e penetrante lingua . Ed infine leccò, baciò e succhiò avidamente la vagina di Elena ed il suo monumentale clitoride mentre il corpo di Elena era sempre più in preda a spasmi incontrollabili  di piacere e ansimava sempre più forte. Cesare incoraggiato dal comportamento di Elena tirò fuori il suo pene. Elena guardava quel pene grosso, duro e dritto, pulsante e pensava che era decisamente più grosso di quello del ragazzo pizza. Mentre pensava a ciò realizzò che Cesare stava puntando il suo arnese verso la sua fica. Al che Elena ruppe il silenzio e lo supplicò di non farlo perché era ancora vergine. Cesare rise come se non le credesse, allora Elena presa dal panico gli disse che poteva avere il suo culo. Sentendo queste parole Cesare si fermò per un momento preso alla sprovvista. Non poteva credere a quello che stava succedendo. E sempre più estasiato non se lo fece ripetere due volte e cominciò a premere col suo cazzo nell’ano di Elena. Elena si era già masturbata qualche volta nell’ano, ma non le era mai piaciuto più di tanto, aveva provato dolore, e soprattutto non ci aveva mai infilato qualcosa delle dimensioni del cazzo di Cesare. Questo infatti notò la resistenza di Elena e le disse di rilassarsi, e di spingere come per espellere qualcosa, come quando doveva cacare. Intanto con un dito massaggiava l’apertura dell’ano di Elena. Piano piano il cazzo di Cesare penetrava nel culo di Elena, che sentiva aprirsi sempre di più. Elena sentiva il suo ano sempre più aperto ed un bruciore sempre più forte. Cesare spinse il suo cazzo sempre più dentro il culo di Elena. Poi con un colpo secco arrivò fino in fondo, fino a che non sentì i suoi testicoli sbattere contro la pelle della ragazza a cui scappò un urlo di dolore. Cesare ritrasse piano piano il suo pene per poi rispingerlo dentro. Continuò con questo movimento sempre più veloce, sempre più fluido, mentre Elena non sentiva più il dolore. Era piegata in due sulla tazza del cesso, con le gambe aperte, mentre si faceva inculare dal bidello della scuola. Questa situazione la fece eccitare ancora di più, tornò a sentire il suo clitoride esplodere, e la voglia di masturbarsi la vagina era enorme, ma con le mani si teneva alla tavoletta mentre Cesare la sbatteva sempre più violentemente, e non poteva lasciare la presa. Cesare sentiva il suo cazzo avvolto dal culo caldo e stretto di Elena, la teneva per i fianchi e aveva le gambe di lei intorno al suo bacino. Aveva la visione in primo piano del seno di Elena che sobbalzava su e giù, della sua faccia stravolta dal piacere, e della sua figa bagnata e aperta. Come se avesse sentito i pensieri di Elena, Cesare tornò con una sua mano a stimolare la vagina ed il clitoride di Elena, che quindi nel giro di poco tempo esplose di piacere in un orgasmo travolgente. Cesare invece andava ancora, sembrava ne avesse ancora per molto. Elena fece in tempo a sentire il cellulare squillare la fine dei dieci minuti, e a venire un’altra volta prima di sentirsi chiedere da Cesare dove voleva che lui venisse, se dentro o fuori. Elena pensò che lo sperma avrebbe potuto sporcare i suoi vestiti, la sua borsa, la sua faccia e i suoi capelli se Cesare fosse venuto fuori e quindi gli disse che poteva venirle dentro. Cesare alla fine si arrese e rilasciò nel culo di Elena il suo seme. Elena sentì l’interno del suo culo farsi caldo, sentiva lo sperma uscire dal pene di Cesare e espandersi dentro di lei. Quando tutto fu compiuto Cesare si rimise l’uccello nei calzoni, le diede un paio di colpetti a mano piena sulla vagina mentre Elena si stava ancora riprendendo facendola sussultare, poi uscì dal cesso e si diede una sciacquata alla faccia. Elena dopo qualche momento si alzò, si rimise il vestito, prese la borsa nelle spalle e uscì dal cesso. Incrociò la sguardo compiaciuto di Cesare, e lo ricambiò con un sorriso. Fece per andarsene quando Cesare la trattenne da dietro, le tastò a fondo il seno con una mano, mentre con l’altra le sgrillettava il clitoride risvegliandolo. Le disse all’orecchio se si sarebbero rivisti e mentre continuava a giocare con le sue parti intime lei rispose con un cenno della testa. Cesare allora  le strinse una chiappa con la mano che prima giocava col suo clitoride e le disse di ripetere ad alta voce. Elena già aveva ripreso ad ansimare e con voce tremolante confermò che si sarebbero rivisti il giorno dopo alla stessa ora nello stesso posto mentre Cesare le infilò un dito nell’ano che fece impennare la voce di Elena sul finale della frase. Al che Cesare la lasciò andare con una bella sculacciata. Mentre Cesare pensava a quanto era stato fortunato a trovare questa giovane puttanella da sbattere, Elena si avviava verso l’autostazione pensando a sua volta che anche questo sarebbe diventato un appuntamento fisso. Questo la eccitò. Dopo un po’ il dolore si rifece sotto e divenne piuttosto forte, tanto che fare tutta la strada in salita fino agli autobus mantenendo una certa velocità per non restare appiedata fu una vera e propria tortura. Si sentiva il culo aperto e rivoltato al contrario. Per sentire meno dolore ogni tanto faceva qualche passo camminando a gambe più larghe, ma questo la rallentava, inoltre le dava un’andatura ridicola, così in linea di massima cercò di sopportare il dolore e di tirare a dritto. Camminando in quel modo il vestito le si era alzato velocemente e ora aveva tutto il culo all’aria. Ad un certo punto si rese conto con un certo stupore e spavento  che lo sperma di Cesare le era in parte uscito e le stava colando lungo la coscia. Si pulì velocemente. Se qualcuno l’avesse vista avrebbe capito subito cosa era successo. Per fortuna la maggior parte degli studenti era già arrivata agli autobus, e così dietro di lei non c’era nessuno. Sentiva solo qualche clacson dalle macchine che passavano, per fortuna poche a quell’ora e in quel tratto di strada. Era quasi arrivata a destinazione quando vide la solita folla di studenti intorno agli autobus, e capì che in quella situazione tutti avrebbero capito cosa le era successo, anche perché lo sperma aveva ripreso a colare per le cosce. Ci saranno stati qualche centinaio di studenti. Si fermò un attimo. Questo era troppo anche per lei, ma d’altronde si era ripromessa che non avrebbe aggiustato il vestito. Ma non le veniva in mente come uscire da quella situazione, anche perché se pure si fosse aggiustata il vestito, nel salire nell’autobus si sarebbe nuovamente sollevato e da sotto si sarebbero goduti lo spettacolo in pieno. Si accorse che non solo il culo le stava colando, ma anche la sua fica. I liquidi del piacere maschile e femminile che scorrevano lungo il suo corpo si ricongiungevano all’altezza delle cosce e continuavano una sorta di ballo perverso abbracciandosi lungo la discesa. Elena si pulì con le mani, che poi pulì strusciandole contro lo zaino. Cercò di calmarsi, si tolse lo zaino facendo scendere il vestito, poi si incamminò verso l’autostazione rimettendosi lo zaino in spalla dopo un po’. Passò in mezzo alla ressa dei ragazzi e ragazze che riempivano l’autostazione senza farsi notare. Arrivò al suo autobus e si mise in fila per salire, le porte infatti erano state appena aperte. Il vestito le era già salito un po’ ma quando salì gli scalini ripidi dell’autobus extraurbano, tutti da dietro poterono vedere che non portava le mutandine, e chi era immediatamente sotto di lei poté godere per un istante della visione della sua figa bagnata e del suo ano leggermente aperto, da cui fuoriusciva una goccia di sperma. Elena tirò a dritto fino al primo posto che trovò, e si mise a sedere a testa bassa, non senza qualche difficoltà. Dietro di lei c’era una ragazza, per fortuna pensò Elena. Sperava solo che non spettegolasse troppo su ciò che aveva visto. 

 

Quel giorno appena arrivò a casa corse subito in bagno per lavarsi, dopo di che si tolse i vestiti, e si accomodò a tavola. Tutti avevano già pranzato tranne lei, perché l’autobus non la portava mai a casa prima delle 14:30. Aveva tutto il pomeriggio per se, infatti i suoi avevano nuovamente entrambi il turno di pomeriggio, e suo fratello non sarebbe arrivato prima delle 19:30. Finito di pranzare, di sparecchiare, di spazzare e di lavare tutti i piatti, compiti che le spettavano tutti i giorni, si erano già fatte le 15:30. Si diresse quindi in camera e accese il pc per cazzeggiare un po’. Andò, come sua abitudine, subito sul sito di un quotidiano per spulciare qualche notizia. Una in particolare la colpì molto. Quella di una ragazza americana che era stata beccata dai genitori mentre si esibiva in uno spogliarello in chat. La webcam aveva ripreso anche la sfuriata del padre, la smanacciata e il pianto della ragazza. Il tutto era andato in onda su internet e poi ripreso da siti in stile utube. In breve il video aveva fatto il giro del mondo. Questo le diede un’idea. Si informò su siti che permettevano di comunicare in web chat, anche siti porno. Alla fine decise quasi per gioco di registrarsi ad uno di questi siti. Nella pagina di registrazione le veniva chiesto di descriversi. Lei quasi per gioco, si descrisse come una ragazza disinibita, esibizionista, che adorava esibirsi in pubblico, e che era pronta a farlo in video chat. Descrizione che per altro era piuttosto veritiera. Alla pagina successiva le venne chiesto di inserire le proprie generalità e di allegare una foto. Mentendo scrisse di avere 19 anni, mentì pure sul nome, scrivendo nell’apposito spazio il suo nomignolo che usava in internet: “paperella2.0”. Le rimaneva solo da allegare una foto. Detto fatto… prese la sua fotocamera, la posizionò sopra ad un mobile, preparò l’autoscatto e si allontanò mettendosi in posa. Dopo vari tentativi ottenne una foto che la ritraeva di profilo, da mezza coscia fino al collo, con il busto ruotato in modo da mostrare sia il fondoschiena che il seno leggermente di lato,ma bene in evidenza. Le braccia le aveva sopra la testa per non coprire il corpo. Contenta del risultato caricò la foto sul pc e poi sul sito. Cliccò dove le si chiedeva di accettare tutti i termini sulla privacy, e poi su avanti. Le arrivò una mail all’indirizzo che aveva indicato, cliccò sul link che conteneva, ed era finalmente registrata al sito. Fece la prova della webcam. Vide la sua immagine su un riquadro dello schermo, si vedeva tutto da sopra l’ombelico, seno compreso. Purtroppo la sedia era altina, la scrivania al contrario piuttosto bassa, la webcam attaccata sul monitor del computer da tavolo infondo alla scrivania. Se avesse deciso di connettersi con qualcuno, costui avrebbe subito visto che era nuda. Dopo qualche minuto di riflessione decise che se qualcuno l’avesse contattata nei prossimi 2 minuti, avrebbe accettato l’invito. Cosa che puntualmente accadde. Apparì un messaggio sul monitor che l’avvertiva che aveva ricevuto una richiesta di connessione, se avesse accettato uno sconosciuto l’avrebbe vista nuda. Sentiva già salire l’eccitazione, e con un po’ di timore cliccò su ok! Dopo qualche istante apparvero sullo schermo due finestre, una più grande ed una più piccola in basso a destra. Su quella più grande apparve l’immagine di un ragazzo seduto davanti alla tastiera del suo pc con uno sguardo da ebete e a bocca aperta. Sullo schermo più piccolo invece c’era lei, nuda e con la sua terza abbondante di seno al vento. Questo spiegava l’espressione del ragazzo.  Fece ciao con la mano. Ad un certo punto vide il ragazzo scuotersi e digitare qualcosa sella tastiera, apparve così una scritta nel monitor sotto alle finestre dei video. Era lui che le faceva i complimenti. Dopo una sorta di presentazione, le disse che voleva che si esibisse per lui. Dopo qualche istante Elena decise di assecondare la richiesta, cominciò quindi a toccarsi il seno, i capezzoli, a strizzarseli, tirarli e lasciarli facendo ballonzolare le tette. Fatto questo staccò la webcam dal monitor e se la portò vicino al petto, guardando sul monitor cosa si vedeva. Fece un primo piano del suo seno, dei suoi capezzoli con una mano, mentre con l’altra continuava a torturare il capezzolo sinistro. Si allontanò con la sua sedia dotata di rotelle un po’ dalla scrivania, e diresse la webcam verso la sua vagina. Guardava nello schermo il ragazzo farsi sempre più rosso, e sempre più agitato. Ciò la incoraggiò ad andare avanti. Allargò le gambe e fece un primo piano della sua figa aperta, del suo clitoride, delle sue grandi e piccole labbra mentre con una mano cercava di allargarsele per migliorare l’inquadratura. Poi cominciò a toccarsi e a masturbarsi con la mano che non teneva la webcam. Successivamente rimise la webcam nel monitor, si allontanò da esso fino a che non vide il suo corpo per intero nel monitor, allora si girò dando la schiena e il culo al computer, continuando però ad osservare lo schermo. Allargò le gambe e strinse le chiappe con le mani, poi si piegò lentamente fino a toccare il pavimento con i polsi. Aveva ano e figa completamente aperti, ricominciò quindi a toccarsi, infilandosi pure un dito nel culo. La cosa ormai non la spaventava più. Si riavvicinò al monitor e vide che il ragazzo agitava un braccio sotto la scrivania. Probabilmente si stava facendo una sega. Questo la eccitò moltissimo, si sentiva quasi lusingata. Riprese la webcam e la diresse nuovamente verso la fica, riprendendo a masturbarsi, con maggior vigore di prima. Cominciò a cavalcare un immaginario stallone africano, dondolando il bacino, mentre dal monitor si poteva chiaramente vedere il clitoride ingigantirsi e la vagina contrarsi. Dopo poco venne con un orgasmo più che soddisfacente. Ancora ansimante rimise la webcam a posto e notò che anche il suo spettatore aveva concluso. Scrisse una breve frase di saluto e chiuse la connessione.

Dopo lo spettacolo che aveva dato su internet, andò al bagno per lavarsi nel bidè, poi in cucina per farsi la merenda. Si affettò una bella fetta di pane su cui spalmò un bello strato di nutella. Finito di preparare il panino ci si avventò avidamente. Dopo circa una mezz’oretta sentì suonare il campanello. Andò fino all’entratina e quando il campanello suonò nuovamente guardandosi allo specchio decise che avrebbe aperto la porta, completamente, offrendosi tutta nuda, e senza sapere chi stava suonando. Fece un respirone e aprì lo porta spalancandola. Ciò che vide la fece rimanere di stucco. A suonare il campanello era stato un venditore ambulante abusivo. Un nero. Molto robusto, alto più di un metro e ottanta. Lei rimase a bocca aperta e divenne rossa in viso. Lui pure a bocca aperta la squadrò attentamente senza riuscire a dire nulla. Lei incredibilmente imbarazzata fece per coprirsi e cercò di accampare una scusa. Disse che pensava fosse un amica, e che stava andando a fare la doccia. Poi scusandosi chiuse la porta. Ansimando si rese conto della cazzata che stava per fare, si guardò allo specchio, era visibilmente eccitata. Poi stupendo anche se stessa riaprì la porta. Il ragazzo nero aveva ripreso il borsone e se ne stava andando, lei lo chiamò. Gli chiese il nome, Aziz. Lo fece avvicinare, e con uno sguardo non più imbarazzato, ma accattivante, quando le fu vicino e la sormontava, le accarezzò il pacco chiedendogli se voleva entrare. Aziz non se lo fece ripetere due volte. Lo prese per mano e lo condusse in casa. Arrivati in cucina Elena andò a chiudere la porta, Aziz posò il borsone. Osservava il magnifico culo sculettante di quella troietta bianca che le aveva aperto la porta nuda, col seno sodo e dritto al vento, con la figa rasata, con le cosce forti e piene. Pensò che era il suo giorno fortunato. Quando Elena tornò in cucina, si avvicinò ad Aziz,sfiorandogli il pacco. Lui la strinse a se affondando le mani nelle chiappe sode di Elena. Guardando verso il basso aveva la visione delle tette di Elena schiacciate contro i suoi addominali. Lei si mise in punta di piedi, abbracciò Aziz per il collo e lo baciò. Le loro lingue fecero l’amore a lungo mentre Aziz continuava a stringere la chiappe di Elena. Poi l’allontanò da se un poco e affondò la sua bocca tra quelle tette stupende, facendole sue con la bocca, con la lingua, con le mani. Dopo un po’ Elena si abbassò, sbottonò i calzoni di Aziz e glieli tolse. Era eccitatissima. Stava per fare sesso con un nero, un clandestino probabilmente. Si stava per far sbattere da uno sconosciuto venditore ambulante che aveva bussato alla sua porta, ed oggi sarebbe stata già la seconda volta che si faceva scopare da uno sconosciuto. Stava proprio diventando una troia. Questo pensiero l’eccitò ancora di più! Sfilò le mutande di Aziz, che sfoderò un cazzo gigantesco. Era grosso come quello del ragazzo pizza, con la differenza che questo era ancora floscio. Era completamente nero, e questo sorprese un po’ Elena, anche se effettivamente non c’era nulla di strano. Era solo che lei aveva sempre immaginato i cazzi bianchi. Tirò giù la pelle che copriva la cappella e l’avvolse con le labbra, leccandola, massaggiandola e succhiandola, mentre con la mano cominciò a fare su e giù lungo tutto il pene di Aziz. Con l’altra mano si concentrò sui testicoli piacevolmente senza peli, che già si stavano gonfiando. Così come la cappella che dentro la sua bocca diventava sempre più grande. Andò a leccare un testicolo, mentre con le mani continuava la sega. Prendeva ormai quel cazzo a mano piena, indice e pollice non si toccavano, e mentre con una mano scorreva su e giù quel monumentale pene, con l’altra abbracciava e massaggiava la cappella. Con la bocca invece continuava il lavoro sui testicoli prendendone uno completamente in bocca. Poi si infilò il cazzo tra le sue tette. Le strinse e cominciò e muoverle su e giù. Stava veramente dando il massimo. Il cazzo di Aziz era talmente lungo che mentre lo segava con le tette, con la lingua e le labbra poteva continuare a succhiare la cappella. Poi tornò al pompino classico. Se lo infilò in bocca per quanto poteva e cominciò a scorrere quel pene dalla cappella in giù, e poi ancora su e così via mentre con la lingua massaggiava e succhiava il pene. Con una mano continuava a segare  tutta la metà inferiore del cazzo di Aziz mentre con l’altra mano tornò a stimolare i testicoli. Un trattamento così Aziz non l’ aveva mai “subito” in vita sua. Non resistette più,la prese e la mise con la schiena sul tavolo, le allargò le gambe e dopo aver contemplato per un attimo le grazie di Elena affondò la lingua e la bocca nella figa della ragazza. Sembrava stesse mangiandola, divorandola avidamente. Poi prima che Elena potesse accorgersene infilò il suo cazzo dentro la fica di Elena. Elena fu presa alla sprovvista. Aziz continuò lentamente a penetrarla, godendo di quella fighetta così stretta, fino a riempirla completamente. Elena sentì un dolorino fastidioso, e del sangue cominciò a scorrerle dalla figa. Non era più vergine. Aveva perso la verginità facendosi sbattere da un nero sconosciuto che aveva fatto entrare in casa e a cui si era concessa in tutto e per tutto. Il dolore aumentava, ma dopo poco fu sovrastato dall’eccitazione e dal piacere portato dalla devastante prestazione di Aziz. Costui non credeva alla propria fortuna. Aveva trovato un troietta espertissima nei pompini ancora vergine, e la stava scopando. Era il primo che infilava il suo membro dentro la fica di questa ragazza. Un po’ rimase spiazzato all’inizio, sinceramente non pensava che fosse ancora vergine, ma l’incertezza durò pochissimo. Elena sembrava aver sopportato bene il dolore. Cominciò a fotterla sempre più forte, sempre più velocemente. Era come un treno sparato a tutta velocità. Elena stava scoppiando di piacere. Aziz vedeva il suo viso stravolto dal godimento e il suo seno mentre veniva sbattuto su e giù furiosamente. Dopo un po’ la prese e la girò, la mise a 90 gradi appoggiata con l’addome ed il seno al tavolo e le divaricò le gambe. Elena ormai era completamente nelle sue mani. Aziz massaggiò un po’ quella fighetta dandole un po’ di riposo, poi riprese la corsa devastante dentro il corpo di Elena. Sembrava potesse continuare all’infinito. Elena godeva come non aveva mai goduto in vita sua, aveva già avuto due orgasmi, e sembrava potesse averne altri ancora. Cominciò a seguire con il bacino i movimenti di Aziz. Lui inizialmente la teneva per i fianchi, poi prese i capelli di Elena con le mani tirandoli e costringendola ad inarcare la schiena. Poi con l’altra mano la sculacciò forte e ripetutamente nel culo. Nel fare questo si era fermato concedendo a Elena un po’ di riposo. Inaspettatamente però Elena afferrò i bordi del tavolo con le mani e cominciò un movimento con il bacino e con le gambe, che la portò a fottersi da sola mentre Aziz in piedi si godeva il tutto. Dopo un po’ Elena per accelerare iniziò anche un movimento ondulatorio e frenetico con il bacino che cominciò a roteare mentre andava su e giù lungo il cazzo di Aziz. Aziz ricominciò quindi il suo movimento andando in contro a quello di Elena, che così riusciva a prendere quasi tutto il cazzo di Aziz dentro di lei. Elena venne nuovamente, ma Aziz ancora non accennava a concludere la sua corsa. Aziz si fermò nuovamente , prese Elena con se, si sedette nel divano invitando Elena a sedercisi sopra. Elena scavallettò le gambe di Aziz prese in mano il cazzo di Aziz e dopo averlo infilato un attimo in bocca per inumidirlo un po’, lo diresse verso la sua vagina. Lo infilò dentro e cominciò a farsi scivolare fino a che non si adagiò sulle gambe di Aziz. Aveva tutto il cazzo monumentale di Aziz dentro di lei. Iniziò quindi a correre su e giù lungo il cazzo di Aziz aiutandosi con le gambe e le ginocchia. Aziz godeva della visione di Elena che si impalava con il suo cazzo, e delle sue tette che ballavano al ritmo di quella memorabile scopata. Dopo un po’ quando Elena cominciò a dare segni di cedimento Aziz cominciò a muoversi. Sempre più velocemente, fino ad arrivare ad una potenza devastante con la quale stantuffava Elena, che nel frattempo urlava di piacere e veniva in continuazione. Aziz sentì che stava venendo. Sfilò il suo cazzo dalla fica di Elena, si alzò e la fece inginocchiare. Lei capì cosa stava succedendo e prese il pisello di Aziz in bocca tornando a segarlo a con la mano. Poi Aziz tirò fuori il cazzo dalla bocca di Elena e iniziò a menarselo furiosamente. Dopo poco iniziò a urlare e a scaricare il suo sperma nella bocca e nel volto di Elena riempiendola completamente. Continuava a venire e a venire. Elena si sentì quasi soffocare, poi dovette chiudere gli occhi perché alcune gocce di sperma l’avevano colpita in pieno. Quando Aziz finì Elena era ricoperta di sperma, il volto era pieno, e lo sperma le colava nel seno. Elena iniziò pazientemente a raccoglierlo con le dita e a ingoiarlo per ripulirsi. Aziz si alzò, andò in cucina e si versò un bicchiere d’acqua, si sciacquò la faccia, si ripulì il pene con un fazzoletto e si andò a rivestire. Elena osservava ammirata quel corpo d’ebano scolpito. Quando Aziz ebbe finito di rivestrirsi, Elena si alzò e gli andò incontro. Aziz le prese il volto tra le mani e la baciò appassionatamente, le accarezzò ancora una volta il seno e il culo. Elena gli chiese se fosse rimasto in zona. Alla risposta negativa di Aziz Elena si scurì in volto. Al che Aziz le chiese il numero di cellulare. Elena un po’ titubante glielo diede. Aziz le disse che quando fosse tornato in zona l’avrebbe contattata e che se voleva, nel frattempo, avrebbe potuto mandarle alcuni suoi amici. Elena tornò così a sorridere annuendo con la testa. Detto ciò si salutarono.  Elena chiuse la porta e lo vide allontanarsi. Vide andare via l’uomo che le aveva portato via la verginità trasformandola in una donna. L’uomo che l’aveva iniziata al vero sesso. L’uomo che le aveva fatto provare il piacere più forte e devastante della sua vita. Vendendolo andarsene, Elena fu cosciente che quel giorno la sua vita era cambiata, e niente sarebbe più stato come prima.

Elena non aveva però finito di provare nuove esperienze. Ad un tratto le balenò un idea su un ulteriore modo in cui avrebbe potuto mettersi in mostra. Aveva deciso di andare in palestra. Ne conosceva una che era vicina a casa sua, e poteva arrivarci anche a piedi. Era una palestra con uno stile ed un arredamento interno particolare, forse anche per questo era frequentata soprattutto da giovani. Era dotata anche di un’apposita sezione specializzata in massaggi e altre tecniche di rilassamento, solarium e centro estetico. Insomma era una palestra dotata di ogni confort e di ogni servizio, veramente completa. Per questo era anche un po’ costosa. Un giorno andò a sentire quanto potesse costare un abbonamento. Alla reception all’ingresso, le fu detto che per la sua fascia d’età, considerato lo sconto per gli studenti un abbonamento mensile sarebbe costato 80 euro. Un prezzo decisamente alto per quelle parti. La buona notizia era che avrebbe comunque potuto provare gratuitamente la palestra per un totale di 7 ingressi. Lasciò quindi i suoi dati e si fece dare una tessera magnetica ad uso limitato che le serviva appunto per quei famosi 7 ingressi. Il pomeriggio seguente si presentò quindi in palestra verso le 17, appena ebbe finito di fare i compiti e le faccende a casa. Era venuta con un vestito abbastanza anonimo e il borsone che usava a pallavolo. Nel borsone aveva messo asciugamano, ciabatte, phon, sciampo e bagnoschiuma, la sua crema e il completo da palestra. Questo consisteva in un top bianco minimale per il seno e con una certa scollatura, che comprimeva  ed esponeva molto bene le sue tette senza però apparire volgare; una mini gonnellina svolazzante tipo quelle da tennis nera e con decorazioni bianche, un paio di calzini che ricoprivano solamente il piede e scarpe da ginnastica della nike bianche. Non poteva indossare degli shorts, la superficie di contatto con la pelle sarebbe stata troppa, la crema anti irritazione avrebbe fatto effetto solo per una mezz’oretta. Per questo aveva smesso con la pallavolo. Finalmente trovò lo spogliatoio, e vi entrò. Questo era diviso in posti numerati con degli armadietti per ogni postazione. All’ingresso le era stata data la chiave di una di queste postazioni. Si cambiò e si guardò nello specchio dello spogliatoio. Era molto sexy. Il seno le ballava visibilmente, soprattutto quando saltellava. La gonnellina le copriva a malapena quel suo culetto sporgente, tanto che appena si muoveva un po’, correndo o saltellando, si poteva ammirare tutta la grazia del suo fondoschiena. I capelli rossi legati con un elastico inoltre contrastavano con il completo e la rendevano ancora più appariscente. Provava già un certo imbarazzo. Uscì e si recò nuovamente dalle ragazze che stavano all’ingresso a disposizione della clientela. Spiegò la sua situazione mostrando il certificato medico per non avere guai. La ragazza a cui aveva esposto il suo problema, dopo aver parlato con un responsabile le disse che non c’erano problemi. Le spiegarono il regolamento della palestra, le varie sezioni in cui era divisa e così via. Le parlarono inoltre della possibilità di avere un personal trainer, cosa che però Elena rifiutò. Aveva già fatto sport e aveva già usato alcuni attrezzi nella palestra in cui aveva fatto pallavolo, e quindi pensava di sapersi gestire da sola. Entrò quindi nella palestra vera e propria. Era un grande stanzone pieno di strumenti e macchine varie, spalliere, pesi, materassi, e specchi. C’erano specchi ovunque. La palestra era abbastanza piena. C’erano un sacco di ragazzi e ragazze. Appena entrò attirò subito l’attenzione su di se. Tutti infatti si girarono a guardarla mentre passava sculettando, con il seno che si muoveva libero nel top, e la gonnellina che svolazzava a ritmo dei suoi passi. Si diresse verso una parte dove c’era uno spazio aperto, usato per stendere i tappetini e fare addominali, flessioni, dorsali. Lei cominciò con il riscaldamento e l’allungamento dei muscoli. Cominciò scaldando le caviglie, poi passò al bacino. Cominciò a farlo roteare con le gambe leggermente divaricate come se stesse giocando con l’hula hop. Già la sua gonnellina aveva attirato l’attenzione dei più. Poi tirò i muscoli delle gambe, portando il tallone fino a toccare i glutei prima con una gamba e poi con l’altra, appoggiandosi ad una parete con una mano, mentre con l’altra prese il piede che teneva sul culo per tenderlo ancora di più. Nel farlo si sporgeva in avanti e tirava il ginocchio verso l’esterno per tirare ancora di più. Così facendo però aveva esposto la sua fica, e l’immagine eccitante, riflessa dai numerosi specchi, era arrivata agli occhi di molti uomini e ragazzi. Elena continuò lo show. Si piegò completamente fino a toccare terra con le dita, tenendo le ginocchia serrate e dritte. Così facendo tutti poterono vedere la sua fica leggermente pelosa, ed il buchino del suo bel culetto all’aria. I giovani che la guardavano erano sempre più stupiti ed eccitati. Rimase nella posizione per un minuto buono,  incurante in apparenza del brusio generale che si stava diffondendo. In realtà era molto attenta alle reazioni della gente, il suo corpo lo era. I suoi capezzoli erano infatti già notevolmente rigidi e dirompenti nella stoffa del top. L’imbarazzo e l’eccitazione di Elena crescevano minuto dopo minuto. Cambiò ulteriormente posizione allargando le gambe il più possibile e piegandosi ancora di più fino a far aderire completamente i palmi delle mani al pavimento. In questo modo il suo didietro e la sua vagina erano platealmente esposti ed aperti, per la gioia degli astanti. Dopo un altro minuto si tirò su, saltellando leggermente per scogliere i muscoli. Le prime gocce di sudore cominciavano a scenderle in mezzo alle tette, che sobbalzavano vistosamente e con i capezzoli sempre sull’attenti. Si sedette per terra, allargò le gambe il più possibile e si piegò in avanti toccando con le dita le punte dei piedi. In questo modo la gonnellina era totalmente aperta. Da davanti si poteva vedere il seno abbondante toccare quasi terra, mentre da dietro aveva mezzo culo scoperto. Ormai tutti gli occhi erano per lei. Si avvicinò quindi alle spalliere, alzò una gamba e la incastrò tra due sbarre che si trovavano all’altezza dell’addome e con le braccia arrivò nuovamente a toccare i piedi. I muscoli erano tutti in tensione, il suo corpo giovane ed atletico era contemporaneamente molto sensuale, ed il sudore che le cominciava a scorrere per la pelle amplificava la sensazione. Inoltre nella posizione in cui era le si potevano vedere buona parte dei glutei, e si aveva una buona visione delle sue parti intime. Elena era molto eccitante ed arrapante. Quando ebbe finito questo esercizio si voltò e notò gli occhi di tutti su di lei. Si era creata una certa folla che girava negli attrezzi intorno a dove stava lei e che non la perdeva d’occhio un solo istante. Notava più di un rigonfiamento nei calzoncini dei ragazzi e degli uomini che guardava di sfuggita, e questo la eccitava e la lusingava tantissimo. Dopo aver allungato anche le braccia si diresse al tapirulan. Cominciò a correre. Corse per un buon quarto d’ora. Nello specchio davanti a lei poteva chiaramente vedere il suo seno ballare vistosamente su e giù come la coda dei suoi capelli, mentre il top bianco cominciava a diventare semi trasparente per via del sudore e a far intravedere il suo contenuto, soprattutto i capezzoli. Da dietro si potava ammirare la gonnellina oscillare. C’era infatti un gruppo di giovani che scrutavano con attenzione il fondoschiena di Elena nella speranza di vedere qualcosa di interessante. I più audaci si misero a correre nei tapirulan accanto al suo, tenendo fisso l’occhio sul suo davanzale. Cominciò quindi ad usare gli attrezzi. Quelli per le braccia, quelli per le gambe, quelli per i pettorali. Alternava questi esercizi facendo qualche serie con dei pesi da 3 Kg. Durante questa fase le sue parti intime erano un po’ meno esposte visto che era quasi sempre seduta. Ma lo spettacolo era comunque affascinante. Il top era infatti ormai praticamente trasparente, i capezzoli si vedevano benissimo, ed il resto del seno era ben visibile. Sempre più audacemente alcuni ragazzi tentarono degli approcci con la scusa di spiegarle bene il funzionamento degli attrezzi. Mentre spiegavano ad Elena la giusta posizione da tenere ne approfittavano per toccarla, accarezzarle i fianchi, il seno, tastarle il culo. Poi passò alla panca. Si sdraio a pancia in su sulla panca, tenendo le gambe ben divaricate, anche più del necessario. Prese l’asta che aveva caricato con 8 Kg e cominciò a fare dei sollevamenti con le braccia. Portava l’asta al petto e poi in alto, ripetutamente. Intanto Il gruppo di coloro che le osservavano tutti i buchi era sempre più folto. E adesso potavano ammirare la fica di Elena in tutto il suo splendore. Continuò così per altri 5 minuti riposandosi ad intervalli regolari. Dopo aver finito con i macchinari tornò poi nell’area dei tappetini, seguita dalla folla indiscreta che ormai non la lasciava sola un attimo. Sdraiata sul tappetino piegò le ginocchia verso l’ alto e cominciò con gli addominali. Andava su e giù con il busto, fino a toccare le ginocchia con il seno e poi nuovamente a terra lentamente. Nel farlo aveva le gambe leggermente aperte, e lo spettacolo era imperdibile. Elena sapeva di avere tutti gli occhi su di se, e ormai il sudore si mescolava ai suoi umori nella vagina sempre più bagnata e sempre più arrapante per i presenti. Dopo circa 2 minuti cambiò addominali. Sempre sdraiata incrociò le gambe e le tirò al seno con un movimento del bacino, per poi stenderle completamente e così via. Ormai erano pochi coloro che continuavano a fare esercizi, era rimasta quasi solamente Elena, gli altri godevano della visione del suo culo e della sua vagina, sudati e sballottati su e giu. Poi cambiò e iniziò a muovere le gambe tese tirandole su fino a formare un angolo di 90 gradi col suo busto, con le mani che tenevano alto il bacino, e poi giù lentamente. Teneva le mani in modo da allargare le chiappe, volontariamente, ed offrire così una visione ancora più angelica delle sue grazie. Lo spettacolo delle sue cosce, dei suoi glutei in tiro, tesi e poi contratti, bagnati dal sudore, e le labbra della vagina ancora più umide come ciliegina sulla torta era una visione a dir poco arrapante. I suoi gemiti e i suoi profondi respiri rendevano ancora tutto più interessante. Ormai nessuno più parlava a bassa voce e Elena poteva chiaramente sentire apprezzamenti e aggettivi più o meno sconci rivolti alla sua intimità, commenti sempre più spinti. Qualcuno le suggeriva addirittura qualche posizione. Elena faticava moltissimo per trattenere un orgasmo, che era sempre più vicino ad esplodere. Sempre sdraiata si mise a croce, poi alzò la gamba destra fino a toccare la mano sinistra, rimise la gamba apposto, e con la sinistra arrivò a toccare la mano destra. Così facendo offriva un primo piano delle labbra della vagina prima aperta quando alzava la gamba, e poi schiacciata e gonfia quando incrociava la gamba. Dopo qualche minuto si fermò. Era una maschera di sudore e di eccitazione, il suo corpo era incredibilmente eccitante. Era sull’orlo dell’orgasmo. Ormai dopo più di un’ora e mezzo di sculettamenti, sudate, sforzi, piegamenti e quant’altro  aveva finito con gli esercizi. Aveva offerto uno spettacolo completo del suo corpo, come e più di quanto potesse fare una spogliarellista durante una sua esibizione. Decise però di fare un ultimo regalo ai suoi spettatori. Si stese sul tappetino a pancia in sotto, culo al pubblico, teneva bacino e gambe stese sul tappetino e tirò in alto la schiena tendendola la massimo. Dopo circa un minuto cambiò posizione, si mise praticamente a pecorina, inarcando la schiena verso il basso, con il collo teso ed il culo bene in alto. Così il suo culo e la figa erano completamente in vista. Continuò a passare dalla prima alla seconda posizione, poi di nuovo alla prima e viceversa, e ogni volta che si metteva a pecorina partiva un ”OLEEEE”  dai presenti. Quando ebbe finito si rigirò a pancia in su, con la testa verso il pubblico per il suo spettacolo finale. Nell’assumere la posizione notò come il pubblico era ormai impressionante, c’erano anche ragazzi dello staff  e gente in giacca, e molti avevano il cellulare a portata di mano. Era eccitatissima, respirava a pieni polmoni e il seno le si alzava e abbassava vistosamente. Fece un ultimo respirone ed assunse la posizione. Tirò il bacino all’indietro seguendo il movimento con le gambe, fino a toccare terra con le gambe tenute a terra dalle braccia e larghe perché nel mezzo stava la sua testa,. La gonna era completamente rivolta all’indietro. In questo modo offriva ad una folla di uomini e ragazzi arrapati la sua figa ed il suo culo completamente aperti. Scoppiò un boato. Elena era piegata in due ed aveva la figa e l’ano ad un palmo dal suo viso. Lei e  gli altri potevano chiaramente vedere la figa pulsare di piacere ed il clitoride incredibilmente gonfio. Un ragazzo si avvicinò e fece una foto in primo piano della sua figa. Le diede uno sculaccione e nel delirio più totale infilò due dita nella fica di Elena masturbandola, con l’altra mano le accarezzava i glutei. Un altro arrivò e le infilò un dito nell’ano masturbandola e sculacciandola con l’altra mano. Elena vedeva ad un palmo dal suo naso queste due mani che la possedevano e la masturbavano, mentre le suo orecchia sentivano parole e frasi di ogni tipo indirizzate a lei. Altri si avvicinarono per guardare o toccare. Sentì l’orgasmo travolgente arrivare come un treno ed esplodere come una scarica di fuochi d’artificio. Si inondò il voltò del suo liquido mentre urlava di piacere nel delirio più completo. Quando i due la liberarono, rimase un attimo distesa, poi si rialzò stanca, ansimante, sudata, sporca del suo piacere, e circondata da uomini e ragazzi arrapati che la toccavano ovunque e le chiedevano quando sarebbe tornata o il numero di cellulare. Le ci volle un po’ per guadagnare gli spogliatoi. Aveva provato una delle esperienze più umilianti, imbarazzanti ed eccitanti della sua vita, e ne era soddisfatta. All’ingresso degli spogliatoi fu chiamata da una delle ragazze della ricezione clienti all’ingresso che le fece segno di seguirla. La portarono al piano superiore mentre ancora aveva il fiatone, era sudata, emanava un odore di sesso ed era praticamente nuda. Fu portata in un ufficio. Pensò di averla fatta grossa questa volta. Inaspettatamente parlò invece con un dirigente entusiasta. Disse che aveva assistito a tutto e che era sicuro che la sua esibizione aveva fatto parlare molto, la voce sarebbe girata e il numero degli abbonamenti cresciuto. Le proposero di ripetere lo spettacolo almeno 4 volte a settimana, non l’avrebbero fatta pagare, anzi forse le avrebbero pure dato qualcosa. Lei entusiasta accettò immediatamente. Le diedero un pass perpetuo che apriva tutte le sezioni della palestra, e stringendole la mano la salutarono contenti. Elena già si sentiva avvampare nuovamente per le future esibizioni che avrebbe dato. Avrebbe potuto sfogare il suo spirito esibizionista gratuitamente, e forse ci avrebbe pure guadagnato qualcosa. Scendendo per le scale incontrò una mappa che indicava come raggiungere la sezione benessere della palestra. E con la testa piena di  mille pensieri decise di farsi fare un massaggio. Tanto era gratis!

Elena dopo aver concluso la sua esibizione in palestra ed aver raggiunto un accordo per le future esibizioni, aveva deciso di farsi un massaggio, nel centro benessere della struttura. Arrivò alla sezione indicata ed aprì il tornello di controllo con la tessera che aveva appena ricevuto. Questa le dava accesso al trattamento più lussuoso. Fu accolta subito da una ragazza molto carina. Le disse che desiderava il trattamento completo. Al che la ragazza la accompagnò ad uno spogliatoio, le indicò l’armadietto dove trovava ciò che avrebbe dovuto indossare e quello dove riporre i suoi vestiti. Le disse che sarebbero stati portati nello spogliatoio generale, nella cabina numerata che le era stata assegnata. Continuò dicendole di fare una doccia e di uscire quando aveva finito dalla seconda porta. Elena si spogliò, Fece una doccia rilassante, poi aprì l’armadietto e vi trovò un perizomino, delle infradito ed un accappatoio. Elena si mise le infradito, ma non poteva indossare nessuna delle altre due cose, l’effetto della crema era svanito e non avrebbe sopportato il prurito delle irritazioni. Aprì timidamente la porta. C’era la stessa ragazza di prima in attesa seduta su una poltrona. Elena le disse che non poteva indossare quelle cose e le parlò della sua situazione. La ragazza capì chi aveva di fronte, la voce le era già arrivata. Allora le disse di non preoccuparsi e di farsi avanti. Elena quindi si fece condurre completamente nuda in una stanza dove c’era una grande vasca. Non era sola, c’erano delle signore, e delle ragazze, nessuna era nuda però. Anche in questo caso, nonostante l’assenza di uomini, attirava l’attenzione di tutti su di se. Si immerse nella vasca, l’acqua era bollente e le arrivava sotto il seno, che quindi era in bella vista. Le signore e le donne presenti la squadravano, osservandola magari di sfuggita, magari con un po’ di invidia o di nostalgia. Elena sentiva la piacevole sensazione dell’acqua calda avvolgerle il corpo. Si immerse del tutto e le scappò un gridolino quando l’acqua raggiunse i suoi capezzoli sensibili. Dopo circa 5 minuti la stessa ragazza di prima le disse di seguirla. La portò in un’altra stanza di fronte alla prima, con un’altra vasca, ma più piccola della prima. In questa l’acqua era freddissima. La forte escursione termica le diede una sorta di scossa elettrica. Si sentiva il corpo attraversato da brividi. Qui era sola, quella vasca non era molto gettonata.  Dopo altri 5 minuti la stessa ragazza la fece tornare nella prima vasca. Attraversò completamente nuda, con la pelle d’oca e sensibilissima, i capezzoli drittissimi e i seni traballanti il corridoio che separava le due vasche, sotto gli sguardi sorpresi dei passanti. Questa volta nella vasca c’erano anche degli uomini. Videro questa ragazza tremante, con le belle tette ballanti entrare di fretta nella vasca, scendendo i gradini e offrendogli così il suo lato B. Dopo un po’, mentre si godeva il calduccio si accorse della presenza degli uomini, che nel frattempo si stavano avvicinando discretamente, e non staccavano gli occhi dal suo seno e dai suoi capezzoli dirompenti. Quando fu il momento di uscire, Elena dovette salire gli scalini della vasca, e piegandosi in avanti offrì agli uomini presenti una soave visione delle sue parti intime. Ripeté la cosa per altre 5 volte e ogni volta la sua esibizione era sempre più sfrontata. Ormai qualcuno si era accorto del suo andirivieni e c’erano dei ragazzi che rimanevano nei paraggi, per vederla attraversare nuda il corridoio. Sembrava essere l’unica ad effettuare questa strana procedura. Ogni volta quando andava via dalla vasca gelida aveva la pelle d’oca, i brividi, i capezzoli sensibilissimi ed i pori della pelle aperti, così quando entrava nell’acqua bollente sudava tantissimo e le sembrava di andare a fuoco. Il trattamento serviva, le spiegò la ragazza che la guidava per tonificare la pelle e amplificarne la sensibilità. Finito il trattamento venne portata sempre nuda in un’altra stanza dove c’era un lettino. Fu fatta accomodare sdraiata con la pancia sotto. Dopo qualche minuto arrivarono due ragazze ed in breve la coprirono di impacchi caldissimi. Era appena uscita dalla vasca gelida, e quindi stava sudando in modo impressionante. Dopo un tempo che le sembrò infinito le ragazze tornarono con altri impacchi, la fecero girare e le coprirono pure il davanti del corpo con quegli impacchi caldissimi. Dopo un altro periodo infinito di tempo, che in realtà furono solo 10 minuti, le ragazze tornarono e la portarono in un’altra stanza ancora dove la fecero sdraiare nuovamente. Subito le cominciarono a spalmare una sostanza marrone sulla pelle. Le spiegarono che era una crema che serviva per farle rilassare i muscoli. Elena sentiva le mani esperte di quelle due ragazze esplorarle tutto il corpo per spalmarle la crema. Non le risparmiarono neppure le parti intime, nemmeno il clitoride ed i capezzoli. La sensazione era piacevole. Quando ebbero finito la fecero girare e le spalmarono così la crema su tutto il corpo. Dopo altri 10 minuti la portarono nel centro estetico. Le dissero che mentre preparavano le altre fasi del suo trattamento, qui si sarebbero presi cura del suo corpo e del suo aspetto. Entrò nella nuova stanza. Ci saranno state un decina di donne, e quasi altrettante estetiste. Lei nuda, l’unica ad esserlo. Ancora una volta attirò su di se l’attenzione. Fu quindi presa a parte dalle estetiste che cominciarono a prendersi cura delle unghie delle mani, dei piedi, dei suoi capelli lavandoli con shampoo particolari. Per le unghie dei piedi la fecero sedere su una poltrona con lo schienale reclinato all’indietro. Due ragazze le presero entrambi i piedi, le allargarono le gambe e cominciarono a lavorare sulle unghie. In questo modo Elena aveva la fica spalancata, all’altezza degli occhi delle due ragazze. Elena si sentiva esposta. Non sapeva se qualcuno la stesse guardando, e non voleva alzarsi sui gomiti per saperlo. La cosa era eccitante e la sua fica si bagnava. Elena si chiedeva se qualcuno se ne fosse accorto. Dopo di che fu portata in un altro stanzino dove subì un trattamento completo di depilazione. L’estetista le passò subito dopo aver finito la depilazione una crema sul corpo che serviva per ritardare la ricrescita per 6 mesi. Elena pensò che avrebbe avuto la patatina e l’ano ben rasati per un bel po’ di tempo, e questo le fece piacere. Dopo un paio di minuti tornarono le due ragazze di prima. La portarono in un altro stanzino dove la fecero entrare in uno strano macchinario che si chiudeva rinchiudendola come in una scatola, e facendo fuori uscire solo la testa. Restò li per altri 10 minuti. Era un macchinario che le sparava addosso una sostanza strana, che aderiva alla pelle e che sentiva scivolare procurandole solletico. Poi la macchina cominciò a scaldarla fino a che la sostanza non si sciolse e fu assorbita dai pori della pelle. La cosa era piacevole, sentiva come se tutta la pelle del suo corpo si fosse in qualche modo risvegliata. Il passo successivo fu una bella sauna. Entrò nella sauna e si sedette. La visibilità era abbastanza buona, e cominciò subito a sudare. Neanche si accorse dell’ingresso di una coppia. Avevano entrambi il costume, e visto lo spazio non molto grande si sedettero davanti a lei. Elena era spaparanzata, con le braccia che le cadevano di lato, la testa appoggiata al muro e leggermente reclinata all’indietro, le gambe aperte e la fica ben visibile. Quando si accorse degli intrusi, non cercò di sistemarsi o coprirsi. L’uomo la guardava, morbosamente e attentamente, la donna pure, parlottavano a bassa voce tra loro. Probabilmente la donna era gelosa. Il pensiero la fece sorridere. Sentiva una certa eccitazione, e cominciò a toccarsi discretamente. Dopo un po’ decise di lasciarli nella loro intimità. Quando ne uscì era completamente rilassata. Sia nei muscoli che nella mente. Contemporaneamente però la sensibilità della pelle al tatto era notevolmente aumentata, era una sensazione molto piacevole. Era quasi in estasi. Il trattamento che aveva subito era stato veramente efficace.  Fu portata nell’ultima stanza, per l’ultimo trattamento. Le ragazze la fecero sdraiare a pancia sotto sull’ennesimo lettino e le dissero che a momenti sarebbero arrivati due operatori specializzati in massaggi. Dopo un paio di minuti Elena sentì la porta aprirsi. Qualcuno era entrato. Elena pensò fossero altre due ragazze esperte in massaggi. Erano appena entrati si due esperti in massaggi, ma non erano ragazze. Erano due giovani uomini, entrambi sui 25 anni. Appena entrati videro stesa sul lettino una ragazza nuda, con un fisico da urlo. Solitamente vedevano signore di una certa età, o sulla trentina. E comunque avevano un costumino addosso. Non erano abituati ad avere una visione come quella del corpo di una ragazza come Elena sdraiato su quel  lettino e a loro completa disposizione. Si guardarono negli occhi e puntarono decisi su Elena. Si spalmarono l’olio da massaggio nelle mani e cominciarono il massaggio. Uno cominciò dalle gambe di Elena, l’altro dalla schiena. Elena sentì quelle quattro mani che forti e decise, ma delicate allo steso tempo, cominciavano a lavorare sul suo corpo. Sentiva il contatto delle mani sulla sua pelle rosea resa incredibilmente levigata e liscia dall’olio e dai trattamenti precedenti. Sentiva quelle mani esperte mentre agivano energicamente sui suoi muscoli, e che le provocavano brividi che si spandevano su tutto il corpo. Si faceva trasportare da quelle mani senza opporre alcun tipo di resistenza. I ragazzi che la massaggiavano potevano vedere il bel culo di Elena, alto sodo e sporgente, leggermente divaricato, offrendo così da dietro anche un’incantevole vista della sua vagina. Il ragazzo che le massaggiava le gambe passò quindi ai glutei. Affondò le mani su quelle chiappe da dea, stringendole, afferrandole e rilasciandole. Le massaggiava energicamente, allargandole il più possibile, per vedere così il bell’ano di Elena in tutto il suo splendore. Poi passò all’interno coscia, spingendo Elena ad allargare ancora di più le gambe, offrendogli così una visione ancora più spettacolare di se stessa. Elena intanto aveva il corpo pervaso dai brividi di piacere. Ogni movimento che facevano con le mani sul suo corpo veniva amplificato dalla sensibilità della pelle. Provava una sensazione di piacere emanata da tutto il suo corpo, che le arrivava fino all’anima. I muscoli continuavano ad essere incredibilmente rilassati, e non opponevano resistenza alcuna al massaggio. Il massaggio del ragazzo che era rimasto folgorato da quei glutei si era ora spostato sull’interno coscia, mentre il secondo ragazzo si era concentrato sul culo di Elena, non voleva lasciarselo scappare. Elena aveva quattro mani che godevano con il suo culo, intrufolandosi ovunque. Fecero allargare ancora le gambe ad Elena e iniziarono ad arrivare con il loro massaggio anche alle labbra della vagina già bagnata di Elena. Mentre un ragazzo continuava con i glutei, l’altro a mano piena passava tutta la superficie della vagina di Elena, con un movimento ora roteatorio, ora sussultoreo. Ma sempre molto delicato. Con le dita allargava le labbra della vagina di Elena, oppure si avventurava fino al clitoride. Via via presero sempre più coraggio man mano che Elena li lasciava fare, e man mano che i suoi gemiti si facevano sempre più profondi e forti. Un ragazzo infilò un dito dentro la fica di Elena,mentre l’altro fece la stessa cosa col suo culo, mentre con una mano le teneva larghe le chiappe. Elena fece un respiro più profondo degli altri, alzando leggermente il bacino. Mentre i due ragazzi intensificavano la masturbazione Elena ridistese di nuovo tutte le sua membra nel lettino e aumentò il ritmo dei profondi sospiri. Elena era ormai in estasi, stava godendo con tutto il suo corpo, aveva i recettori del piacere che le esplodevano, e i suoi umori bagnavano ormai di continuo la sua fica, le dita dei massaggiatori ed il lettino. I due la fecero girare, e poterono ammirare così il maestoso seno ed il monumentale clitoride di Elena. Ora potevano chiaramente vedere la fica bagnatissima di Elena. Uno dei due massaggiatori si mise in testa al lettino e si concentrò sul seno di Elena. Lo tastava, lo massaggiava a fondo, lo tirava, stringeva quei capezzoli. Era un seno sodo. Con le mani andava anche lungo i fianchi, lungo l’addome, ma poi tornava inesorabilmente su quel seno fantastico, su quei capezzoli dritti come delle antenne. L’altro massaggiatore continuava con la vagina. Le allargò le gambe, e cominciò a leccarla. La leccava a bocca piena, ora dandole dei colpi con la lingua sul clitoride, ora percorrendo con la lingua tutta la superficie compresa tra le grandi labbra, ora infilandole la lingua dentro, ora baciando con le labbra a bocca piena tutta la fica di Elena come se la stesse mangiando. Elena ormai era un orgasmo continuo, senza quasi potersi muovere, tanto era rilassata, ed aveva il corpo in fiamme. Era talmente estraniata per via del piacere che solo ora si accorse che i due massaggiatori erano uomini. Aveva praticamente il cazzo gonfio di voglia di uno dei massaggiatori sopra il viso, con la stoffa degli shorts dell’uomo che le strusciava in faccia. Questo accortosi dell’interesse di Elena si abbassò i calzoni e le mutande e ritornò con il cazzo a strusciare il volto di Elena, che cominciò a leccarlo, e a leccare i testicoli. Il massaggiatore tirò avanti Elena in modo che la testa di Elena uscisse fuori dal lettino, e ricadesse all’indietro. Quindi inserì il cazzo nella bocca di Elena. Elena a occhi rigorosamente chiusi, come per tutto il massaggio, sentì il cazzo premerle contro le labbra, e quindi le aprì accogliendolo al suo interno. Era un cazzo gonfio, pulsante e già umido quello che sentiva. Leccava e abbracciava con le labbra la punta di quella cappella. L’uomo cominciò a inserire il cazzo più a fondo nella bocca di Elena, molto dolcemente, e molto dolcemente Elena lo succhiava. L’uomo cominciò a fare su e giù con il bacino, come se le stesse scopando la bocca. Sempre più velocemente. Il rumore del cazzo che si introduceva dentro la gola di Elena e che poi si ritraeva fino alle labbra era molto eccitante. Il rumore della saliva che inondava la bocca di Elena schioccava quasi durante le penetrazioni. Ad Elena non pesava affatto la presenza di quel membro ingombrante nella sua bocca, che arrivava fino alla gola. Sembrava fosse quello il suo posto naturale. Intanto l’altro ragazzo le era salito a cavalcioni sopra al bacino, anche lui si era tolto mutande e calzoncini, e diresse il suo cazzo dentro la figa di Elena. Elena sentì quel membro penetrarla. Sempre più a fondo, con delicatezza. L’uomo appoggiò le mani lungo i fianchi di Elena, a volte aggrappandosi al suo seno dondolante, che a volte leccava e baciava. Con il bacino, aiutandosi con le gambe e le braccia iniziò a muoversi dentro la fica di Elena, che lo assecondava con un delicato movimento del bacino. Elena sentiva contemporaneamente la presenza di questi due cazzi dentro di se, ed era bellissimo. Doveva contemporaneamente spampinare un cazzo, e scoparne un altro, ma la cosa non le pesava. Il suo corpo era ormai diventato il tempio del piacere, votato al piacere. Destinato a dare e a ricevere piacere, come una dea. Inondava continuamente con i suoi umori i due cazzi, i cui movimenti erano più fluidi che mai. I due si diedero il cambio. Elena fu fatta girare e tornò a pancia sotto. Prese un altro cazzo in bocca. Era già oltremodo bagnato con il liquido del piacere di Elena e scorreva benissimo dentro la bocca di Elena, scopata da un altro cazzo. Questa volta si aiutò con una mano. Mentre la prima metà del cazzo penetrava la bocca, Elena segava il resto del cazzo con la mano, sincronizzandosi con i movimenti dell’uomo, il cui cazzo era di dimensioni ragguardevoli. L’altro massaggiatore si sdraiò sul corpo di Elena, si puntellò con le mani sulle chiappe sode di Elena, e introdusse il suo cazzo dentro alla vagina stretta tra le cosce semichiuse di Elena. Elena era scopata da due cazzi contemporaneamente, due sconosciuti, che non aveva neanche visto in volto. Continuava a venire ed i due sembrava che  avessero ancora un sacco di piacere da darle. Ad un certo punto il ragazzo che la scopava da dietro andò a prendere una sorta di cuscinetto a parallelepipedo triangolare, fece alzare il bacino di Elena e lo infilò sotto, mentre lei continuava a spampinare l’altro. Ora Elena aveva le ginocchia appoggiate sul lettino, tutte le cosce sul cuscino, il culo sulla punta, e l’addome ed il petto sull’altro lato del cuscino, che discendeva più lentamente e dolcemente. I gomiti li teneva puntati sul lettino per tenere alta la testa e continuare il pompino. Le allargò le gambe e così messa da dietro Elena offriva uno spettacolo mozzafiato. Aveva la figa ed il culo completamente aperti e grondanti. Il corpo perfettamente rilassato, senza possibilità di cambiare posizione, e quindi senza possibilità di uscire dalla morsa di quei due cazzi. Non era questa comunque la sua volontà. Da dietro riprese a scoparla tenendola per il culo, sempre più forte, fino a che i testicoli sbattevano sulla pelle di Elena, fino a che il cazzo era giunto fino a riempire tutta la fica di Elena. Dopo un po’ il massaggiatore che la scopava da dietro cominciò a infilare le dita dentro all’invitante buchetto di Elena, continuando a scoparla. Le dita scorrevano bene. Una, due tre dita. A questo punto tolse il cazzo dalla fica di Elena e lo infilò nel culo. I muscoli di Elena erano talmente rilassati che non sentì per niente dolore. L’ano, già lubrificato dall’abbondante liquido che le era colato dalla vagina, accoglieva caldo e confortevole quel piacevole intruso che si inoltrava nelle profondità intime di Elena. I colpi che subiva da dietro spingevano Elena contro il cazzo che le riempiva lo bocca, coordinando i due movimenti. Elena sentiva quel cazzo riempirle l’ano, sempre più in profondità, scorrere prepotentemente, senza dolore, provocandole anzi sensazioni uniche. Brividi le partivano dalla base della schiena e le percorrevano tutto il corpo ad ogni affondo. Dopo un po’, quando ormai il cazzo le scorreva nell’ano senza incontrare nessuna resistenza, le fecero cambiare ancora posizione, tolsero il cuscino e la fecero sdraiare di lato, uno si mise di lato, di fronte alla bocca, riprendendo a fotterla, l’altro dall’altra parte si infilò di nuovo nella fica, tenuta stretta tra le cosce chiuse di Elena. Ora prendeva la gamba esterna di Elena  e la alzava per godere della visione del suo cazzo che sfondava quella giovane fica, ora la rimetteva giù, per sentire il cazzo strettissimo dentro Elena. I due si cambiarono un’altra volta. Uno tornò a fottere la bocca di Elena, l’altro la prese da dietro, mettendoglielo nel culo, mentre entrambi le stringevano il seno. Elena era in paradiso, ora le sembrava di godere con la bocca e con il culo come se avessero un loro clitoride, mentre tutto il corpo in fiamme era scosso da continui brividi di piacere. Alla fine i due cedettero, e uno dopo l’altro le vennero addosso, in bocca, nei capelli, nel culo, nel petto, nell’addome. Si svuotarono completamente su di lei, inondandola con una fiume di sperma. Appena fu finito rimasero tutti un po’ a riprendersi per qualche istante. Poi i due uomini lentamente si rivestirono, Elena si mise a sedere sul lettino. I due la salutarono con un grazie , un bacio ed un ultima palpata. Elena rispose con un grazie a voi. Gli chiese come si chiamassero, così avrebbe saputo di chi chiedere la prossima volta che sarebbe venuta. Loro le dissero i nomi, Luigi e Antonio. Le dissero che erano sempre in palestra, tutti i pomeriggi, e li vide uscire dallo stanzino. Erano sconvolti e felici. Avevano appena fatto una delle migliori scopate in vita loro, neanche fossero stati in un film porno, e non sarebbe stata l’ultima con quella dea del sesso. Elena rimase un attimo a pensare seduta sul lettino. Si era fatta scopare senza ritegno da due massaggiatori in un centro benessere, dopo aver dato spettacolo di se a tutta la palestra. Era ricoperta di sperma e aveva tutti i buchi aperti. Ma aveva provato l’esperienza più sconvolgente e piacevole della sua vita. Era stata una continua esplosione di piacere, come un fiume in piena. Era sconvolta, ma felice. Scese dal lettino. Si sentiva leggera, in pace con l’universo. Tornando alla realtà, notò che era nuda, senza vestiti e con lo sperma che le colava da tutte le parti. Si guardò intorno ma non trovò niente con cui pulirsi o coprirsi. Non aveva scelta, aprì la porta ed uscì. Riconobbe l’ambiente. Aveva di fronte a se un lungo corridoio, alla fine del quale c’era lo spogliatoio. Sarebbe dovuta passare davanti alle stanze dove facevano i vari trattamenti, dove passavano le addette e i clienti, poi davanti all’entrata della palestra, davanti allo spogliatoio degli uomini e solo allora sarebbe entrata negli spogliatoi femminili, dove comunque ci sarebbe stata qualche altra ragazza o donna. E per giunta gli spogliatoi erano davanti all’ingresso. Si fece coraggio e si incamminò. Nel corridoio incrociò qualcuna delle ragazze che l’avevano accompagnata nel tour del benessere. La guardavano stupite, e capirono subito cosa era successo. Elena non tentava di coprirsi, esponendo così il suo corpo nudo, sudato, oliato, ricoperto di sperma e odorante di sesso ai passanti. Era una visione di se stessa molto eccitante quella che concedeva. E molto imbarazzante ed umiliante per lei. Mix molto d’effetto per Elena. Passò nella piazzetta dove si incrociavano l’ingresso della palestra, del centro benessere, degli spogliatoi e l’ingresso generale. In molti la videro, e rimasero stupiti, esterrefatti. La guardavano ad occhi sgranati mentre passava, suscitando non poche perplessità. Lei tirò dritto nello stupore generale e si fiondò nello spogliatoio, dove ovviamente c’era un bel numero di ragazze e di donne. Subito tutte la guardarono.  Chi ammiccando, chi dandole della troia, chi ridendo. Prese subito, sciampo, bagnoschiuma, asciugamano e si diresse sotto la doccia. Fu una doccia veloce. Uscì. Si asciugò, prese il phon e si asciugò i capelli, mentre una ragazza le chiese ironicamente se si era divertita, e chi era il fortunato o i fortunati scatenando l’ilarità generale. Appena fu asciutta, sempre nuda, rifece la borsa, si mise le calze a fantasmino, le scarpe, il vestito con cui era venuta, prese il borsone e si avviò verso l’uscita, causando ancora più perplessità e ilarità tra le presenti per l’assenza della biancheria intima. Uscita dalla palestra era di nuovo in subbuglio ed in preda all’eccitazione per l’ulteriore umiliazione a cui si era esposta. 

 

Una sera mentre preparava la cena, nuda come al solito, per suo fratello ed i suoi genitori, tutti tornati da poco da dure giornate di studio o lavoro, ricevette dai suoi una notizia interessante. I suoi avevano deciso di ristrutturare la villetta. Avevano deciso di ridipingere l’esterno della casa, imbiancare gli interni, rifare il tetto, sostituire le tubature. La casa sarebbe stata invasa da muratori, elettricisti ed idraulici per dei mesi, e lei aveva l’handicap dei vestiti. In casa avevano deciso che non era un lavoro rinviabile, e che nuda o no la casa andava ristrutturata. Elena si finse impensierita e imbarazzata per salvare le apparenze, ma fu inutile, la decisione era stata presa. Pensavano che avrebbe potuto usare la crema anti irritazioni anche a casa, finche c’erano i lavori in corso, ma Elena già sapeva che le cose sarebbero andate diversamente. Ora anche casa sua era diventata il palcoscenico della sua esibizione, l’ultimo posto che era rimasto privato per Elena.Ora anche li avrebbe dovuto esporsi agli sguardi indiscreti di estranei. Un po’ era effettivamente preoccupata, ma in fondo la cosa non le dispiaceva.

Nel giro di qualche settimana gli esterni dell’abitazione furono circondati da ponteggi, carrucole e muratori. Erano in 4, che lavoravano per ora al rifacimento delle pareti esterne. Iniziavano a lavorare alle 7:30, proprio quando Elena usciva di casa per andare a prendere l’autobus. La prima mattina dei lavori Elena indossò delle scarpe con dei tacchi abbastanza modesti e un vestitino bianco, aderente, con una generosa scollatura sul seno, e che le arrivava a malapena a coprire la vagina e il sedere. Un vestito di un tessuto a maglie fitte, ma non così tanto, tipo lino. Aveva i bei capelli mossi e rossicci legati dietro la nuca con un bastoncino per capelli. Lo zaino con le cinghie tirate non le copriva il culo. Quel vestito modellava benissimo il suo corpo. Avrebbe dovuto mettersi la crema più frequentemente, ma si sentiva bellissima e aveva deciso che qualche sacrificio si poteva fare per soddisfare la sua sete di esibizionismo. Camminando il vestito saliva e faceva vedere l’attaccatura delle chiappe alle cosce, il culo ben modellato dal vestito, il seno traballante ed abbondante, le cosce muscolose e piene. Mentre usciva passò davanti ai muratori sculettando, e facendo una sfilata di tutto rispetto, salutandoli cordialmente con un sorridente buongiorno. I 4 muratori risposero al saluto e fischiando discretamente osservarono increduli Elena allontanarsi. Erano tutti piuttosto giovani, il più vecchio aveva 40 anni e si manteneva ancora piuttosto bene, il più giovane ne aveva appena 20.

Qual giorno a scuola Elena diede il meglio di se. Ad ogni passo le tette sobbalzavano vistosamente e mostrava parte delle sue chiappe, e quando si alzava da sedere il culo era del tutto esposto. Nell’aggiustarlo faceva un movimento sensuale con i fianchi, senza fretta. Quel giorno quando arrivò in bagno per la prima volta, già le prime macchie irritanti stavano spuntando ed il clitoride era paonazzo e gonfio ancora più del solito, per il piacere di Chiara, che puntuale come un orologio svizzero ogni giorno arrivava per avere la sua parte di Elena.  Fu una giornata molto eccitante. Quando finalmente arrivò a casa i muratori stavano in pausa pranzo e azzannavano dei panini imbottiti. Lei fece nuovamente la sfilata davanti a loro prima di entrare in casa, dopo di che si spogliò, e pranzò. Appena ebbe finito di lavare i piatti andò in camera sua, e sempre nuda prese il libro di storia, aprì la finestra per far entrare un po’ d’aria, si sdraiò sopra al letto e cominciò a studiare la lezione della mattina. Non si accorse che nel balcone su cui si affacciava la finestra c’erano i muratori a lavoro. A loro invece non gli ci volle molto ad accorgersi che dentro la camera, sdraiata sul letto con la testa rivolta dalla parte opposta alla finestra, c’era una ragazza nuda, con le chiappe al vento. A volte stava sdraiata offrendo loro inconsapevolmente l’immagine delle suo sedere alto e dritto davanti ai loro occhi, ad un paio di metri di distanza. A volte alzava le gambe muovendole e allargandole e poi stendendole nuovamente. I muratori potevano così godere della visione della giovane figa di Elena bella ed invitante.   Altre volte ancora si metteva sdraiata su un fianco, con le gambe accavallate così da mostrare culo e vagina, stretta tra le cosce. I 4 muratori si alternavano litigandosi la finestra, e godendosi la scena. Elena ad un certo punto stanca decise di fare una pausa dallo studio. Allargò ancora le gambe e infilò una mano sotto al ventre, fino ad arrivare alla sua vagina. Si toccava il clitoride, massaggiandoselo. Poi iniziò a percorrere con le mani le grandi labbra e le piccole labbra e tutta la superficie della sua figa. Cominciò ad ansimare. Mentre si masturbava pensava a quello che era successo a scuola in mattinata e a quello che sarebbe successo in palestra questo pomeriggio. Pensò per un attimo che però doveva sbrigarsi a studiare. I muratori increduli la videro allargare ancora di più le gambe così da mostrare anche l’ano, e videro spuntare le dita. Vedevano le dita esplorare quella zona sacra, il bacino di lei muoversi ritmicamente. Elena poi inserì  il medio dentro la fica, tutto dentro, e cominciò a muoverlo dentro e contemporaneamente su e giu. Ansimava e respirava sempre più intensamente, immaginava che il professore di matematica le venisse incontro, e invece di guardare soltanto, le strappava la gonna, la metteva a 90 gradi sulla cattedra, e se la scopava senza pietà davanti a tutta la classe, che faceva il tifo e filmava il tutto. Cominciò a strusciarsi muovendo il bacino su e giù, strofinando la fica sulle coperte del letto, aiutandosi con mani e gambe. I muratori non potevano credere ai loro occhi, lo spettacolo che Elena stava dando era senza eguali. Dopo un po’, quando il professore le sborrò in faccia dopo averla pure sodomizzata ed inculata, venne anche lei, e inondò il letto del suo liquido, cercando di non urlare, e scuotendo furiosamente il bacino per gli spasmi di piacere. Elena si riprese, si sedette sul letto, si alzò. I muratori tornarono frettolosamente a lavoro. Elena si diresse al balcone per godere un po’ dell’aria fresca di quella splendida giornata di Aprile. Si affacciò, si avvicinò alla ringhiera e si stirò. Allargando lo sguardo vide i 4 muratori che la guardavano inebetiti. Ora potevano ammirare anche il seno abbondante e sodo di Elena. Elena capì adesso cosa era appena successo e, strano a dirsi, per un attimo divenne rossa in volto. Decise di non coprirsi, e di continuare quello show inaspettato. Si girò a loro con le mani nei fianchi dandole in pasto il suo corpo giovane e atletico. L’eccitazione le stava assalendo nuovamente. Si avvicinò a loro e con la voce più naturale che riuscì a usare si presentò. Strinse le mani ad ognuno dei 4, che si presentarono a loro volta, mentre increduli la mangiavano con gli occhi. Si chiamavano Alessandro, Giorgio, Mario e Ernesto. Le spiegò la sua situazione, l’allergia ed il resto. Sempre nuda, con le tette, il culo e la fica all’aria. Al più giovane dei 4 gli scappò una mano, che andò ad accarezzare il culo di Elena. Lei sembrò non farci caso, e lo fece continuare. Incredulo si fece più coraggioso, e anche gli altri. Giorgio le chiese addirittura se poteva, facendo il gesto di allungare la mano. Elena gli rispose che certamente poteva, come se fosse la cosa più naturale del mondo. In breve fu coperta dalle loro mani, che la esploravano ovunque. Le tastavano, toccavano e palpavano il seno, i capezzoli, i fianchi, il ventre, l’addome, le cosce, il culo, la fica. Elena era immersa in un vortice di mani e di passione. Dopo un po’ anche le lingue e le lebbra cominciarono a esplorare il suo corpo. Le lingue e le mani si alternavano sulla sua vagina, sui capezzoli, i seni, e dentro la sua bocca. Elena stava impazzendo. La sua vagina irrorava di piacere le sue cosce, e le mani dei 4 muratori. Scoppiò in un grande orgasmo. Quindi si inginocchiò ed in breve fu circondata. Sbottonò i calzoni del muratore che aveva di fronte, e gli abbassò le mutande. Quello che ne uscì era un cazzo di tutto rispetto, e già gonfio e pulsante. Lo prese subito con una mano e con le labbra si avventò sulla cappella. Succhiava e leccava quel cazzo, mentre su entrambe le sue mani furono messi altri due cazzi. Mani insistenti ancora indugiavano sui suoi seni, mentre presa per i capelli veniva spinta ad alternare i cazzi che possedevano la sua bocca e quelli che segava con le mani. Con la bocca accoglieva dentro di se finché poteva quei cazzi, succhiandoli e percorrendoli da cima a fondo il più velocemente possibile. I 4 mentre possedevano la sua bocca, le dicevano di tutto. La situazione la eccitava molto, dove si girava vedeva cazzi e aveva di nuovo la fica bagnata. Addirittura ogni tanto chi rimaneva con l’uccello in mano si divertiva a sbatterglielo in faccia. Passava da un cazzo ad un altro, e a volte addirittura ne metteva due in bocca, leccando entrambe le cappelle. Dopo qualche minuto i 4 cominciarono a venire, e uno dopo l’altro le vennero addosso, schizzandola e ricoprendola di sperma dappertutto. Quando ebbero finito era piena di sperma in viso, nei capelli, nel seno, ovunque. Si alzò, li ringraziò e su scusò dicendo che avrebbe voluto continuare ma ora non poteva, infatti doveva studiare, e poi doveva andare in palestra. Così fece capire loro che da lei potavano ottenere molto di più. Elena, come tutti i pomeriggi era sola in casa. Si ripulì, e ricominciò a studiare, sempre sotto l’occhio attento dei muratori. Elena pensava alla situazione in cui si era messa. Pensò che a questo punto ci sarebbe voluto più del previsto per finire i lavori, come minimo l’estate non sarebbe bastata. Per tutto il tempo avrebbe dovuto vivere a stretto contatto con quelle, e altre persone, e a questo punto si sarebbero aspettati molto da lei. Tutti i giorni. Già era di nuovo eccitata, anche perché sentiva lo sguardo dei muratori su di se, ma cercò di concentrarsi e si rituffò nei libri. I 4 muratori non potevano credere alla loro situazione. Stavano lavorando in una casa dove tutti i pomeriggi si aggirava sola e nuda una ragazza bellissima e ninfomane. E il lavoro sarebbe durato molto a lungo. Non potevano credere alla loro fortuna.

 

La mattina dopo Elena con una delle sue solite gonne sfilò nuovamente davanti ai 4 muratori, che le raccomandarono di tenersi libera per il pomeriggio. Lei rispose loro che ci potevano contare, e andò a scuola. I 4 lavoratori già pregustavano la cosa, ed attesero impazienti il ritorno di Elena preparandosi al massimo, tra una spennellata e l’altra. Elena fu di ritorno alle 14:30. Come al solito appena entrata in casa si spogliò rimanendo nuda, mangiò quello che i suoi le avevano messo da parte, sparecchiò, spazzò e lavò i piatti. Quando finì erano le 15:30 circa. Già le tremavano le gambe al pensiero di quello che sarebbe successo di li a poco. Fece un respirone, e già colta dall’eccitazione andò in camera sua, ed aprì la finestra-porta che dava sul balcone. Uscì salutando i 4 uomini, completamente nuda, come ormai si aspettavano da lei. Gli andò in contro, dicendo che avrebbero ripreso da dove si erano lasciati il giorno prima. Già si erano avventati su di lei, e si sentiva le loro mani ovunque nel suo corpo. Ne prese due per mano e li portò in casa. Gli altri la seguirono. Andarono nel lettone dei suoi, perché c’era più spazio. Anche loro si tolsero i vestiti, e tirarono fuori i loro piselli. Elena era già in fiamme. Si lasciò cadere nel letto, invitandoli a prendere possesso del suo corpo. Ma loro la rimisero in piedi, la circondarono, e come il giorno prima i loro cazzi si alternavano nella sua bocca. Elena prendeva un cazzo dopo l’altro, succhiandoli, leccandoli e segandoli, poi passava ad un altro e così via. Poi quando tutti e quattro furono pronti, fu presa e stesa sul letto. Subito uno dei quattro infilò il suo cazzo nella fica di Elena, mentre un altro si mise a cavallo sopra di lei, infilò il cazzo tra le sue tette e quando Elena le strinse, cominciò a muoversi su e giù. Elena aveva la testa oltre al letto, a penzoloni nel vuoto. Non ci volle quindi molto, prima che anche la sua bocca fosse riempita da un cazzo. Un terzo muratore si mise infatti a cavalcioni stringendo la sua testa fra le cosce e sedendosi quasi sul collo di Elena. Elena quindi poteva vedere l’uomo sovrastarla col torace ed il busto imponenti sopra di lei, con il cazzo sbatacchiatole in faccia. Lo prese in bocca e se la fece scopare. Si sentiva in trappola, mentre era scopata da tre cazzi contemporaneamente, ed il quarto ce lo aveva in mano. Era in completa balia di quegli uomini, ed il suo corpo riempito di cazzi, devastato dal piacere. Elena era un continuo di spasmi, contrazioni, brividi che le percorrevano tutto il corpo. Aveva la figa che le esplodeva dal piacere, e che si bagnava in continuazione. Aveva un orgasmo dietro l’altro. L’uomo che la stava scopando nella fica affondava i suoi colpi in modo molto deciso, una vera e propria forza della natura. Ogni volta colpiva internamente il punto g di Elena, provocandole delle scosse di piacere irrefrenabile. L’altro che con le mani si appuntava sul seno, stringendolo, e torturandone i capezzoli, le scopava le tette come nessun altro aveva mai fatto prima, ed infine il cazzo che aveva in bocca la penetrava fino alla gola, riempiendole completamente la bocca, senza darle tregua. Tant’è che Elena aveva la bocca inondata di saliva che le usciva in continuazione, e respirava con il naso. Il rumore che veniva fuori dai continui affondi di quel cazzo nella sua bocca, era molto eccitante. Dopo un po’ cambiarono posizione, Elena si mise in piedi, quello che prima era rimasto fuori si sdraiò ed Elena dandogli la schiena ci si impalò, infilandosi quel cazzo nella fica, e facendosi scivolare, fino a che non lo ebbe tutto dentro. Poi cominciò, aiutandosi con le ginocchia a scopare quel cazzo voglioso. Nel farlo le tette le balzavano oscenamente su e giù, ma furono presto oggetto delle attenzione delle mani di due muratori, che non le davano tregua neppure per un istante. Dopo pochissimo la sua bocca fu nuovamente riempita da un altro cazzo. Il muratore che glielo infilò in bocca, le prese la nuca con entrambe le mani, e mentre spingeva avanti con il bacino, spingeva la testa di Elena incontro al cazzo, che così riusciva a prenderlo tutto dentro di se. Quell’uomo le scopava la bocca con una veemenza devastante. Intanto l’uomo che stava cavalcando iniziò a scoparla coordinandosi con Elena che faceva sempre su e giù con il corpo mettendo a dura prova le ginocchia ed i muscoli delle gambe. Il rumore della pelle dei testicoli e delle cosce di lui che sbattevano contro le cosce e la vagina di lei si faceva sempre più veloce ed incalzante. Non appena colui che le stava scopando la bocca allentò la presa con le mani, Elena ne approfittò per sfilarsi da quella mazza dura che le arrivava fino in gola, inspirò con potenza per riprendere aria, e cambiò posizione, adagiandosi con le gambe sul letto. Quindi appoggiandosi con le mani sul materasso e aiutandosi con le gambe iniziò a muovere il bacino come se stesse cavalcando, facendo scomparire quel cazzo dentro la sua fica. Dapprima con movimenti ampi e lenti scorrendo tutto il cazzo, poi sempre più velocemente sforzando al massimo i suoi addominali. Era piegata in avanti, e per accogliere un altro cazzo in bocca e continuare a scopare l’altro cazzo era costretta ad inarcare la schiena in modo quasi innaturale. Questo faceva risaltare il suo culo. Da sotto l’uomo che Elena stava scopando poteva vedere quel culo aperto, grande ed in primo piano mentre il bacino di Elena con movimenti incredibilmente veloci scopava il suo cazzo, come nessuna aveva fatto prima. Dopo qualche minuto, quando altri due cazzi si furono alternati nella sua bocca Elena cambiò nuovamente posizione, e si mise a pecorina, sotto di lei si diedero il cambio ed Elena cominciò a scopare il nuovo cazzo come faceva con quello di prima, questa volta però da davanti, mostrandogli così le tette generose che continuavano a sbatterle nel petto. L’uomo ci si aggrappò, e la scopò in maniera incredibilmente vigorosa. Da dietro una mano le spinse prepotentemente la schiena in basso, fino a farla stendere con il corpo sul petto dell’uomo che aveva sotto di lei. Fu costretta ad aprire le gambe, e sentì qualcosa premere sul suo ano. Il nuovo cazzo penetrò in lei facilmente, ormai infatti si era abituata al sesso anale, e riusciva a sopportare il dolore iniziale facilmente. Due cazzi si alternavano dentro di lei. Quando uno era completamente dentro la sua fica, l’altro stava quasi fuori dal suo culo, e quando il suo culo era  pieno dal cazzo dell’uomo che la stava inculando, l’altro si tirava indietro. Quei due cazzi non le davano tregua, ed il suo bacino era sconvolto dalla potenza di quei due uomini che la stavano scopando con una foga impressionante. Anche alla sua bocca non veniva concessa tregua, ed in breve fu riempita da un altro cazzo. Elena si sentiva adesso completamente piena, ed il suo corpo era sconquassato da quei cazzi che la scopavano senza pietà. Elena continuava a venire, a urlare il proprio piacere. Il suo clitoride era costantemente in fiamme, costantemente stimolato ed eccitato, e la sua figa sempre bagnata e sgocciolante umori, come fosse una tubatura rotta. Dopo ancora minuti che sembravano interminabili, i 4 si diedero ancora il cambio. Un nuovo cazzo fu accolto dalla bocca di Elena, e mentre la sua fica continuava ad essere stantuffata da il cazzo dell’uomo che stava cavalcando, un altro cazzo cominciò a premere nella sua fica. I muratori scommettevano sul fatto se potessero entrare entrambi oppure no. Elena provò a dire qualcosa per opporsi, ma riuscì solo ad emettere un mugolio incomprensibile, visto che aveva un cazzo infilato in bocca fino in gola. E nel delirio generale, dopo qualche sforzo, Elena riuscì a fare entrare dentro la sua fica tutti e due i cazzi. Piano piano riuscirono a coordinarsi, e ricominciarono a devastarla. Elena sentiva la sua fica come se fosse penetrata da un treno in corsa. Poi l’apoteosi. Il quarto muratore, le spinse la schiena verso il basso, il culo e la testa verso l’alto, fino quasi a farle male. Così Elena aveva il culo per aria. Il quarto muratore si mise in piedi, sopra di lei, davanti a colui che la stavano prendendo a pecorina, e con un po’ di tentativi riuscì a infilarglielo nel culo. Elena aveva quattro cazzi ora dentro di se, di cui due nella fica, che la stantuffavano ed era sconvolta dal piacere. Un estasi continua. Dopo un po’ l’uomo che aveva infilato il proprio cazzo nella fica già occupata di Elena lo sfilò, e cercò di infilarlo nel culo, anch’esso già occupato. Quando finalmente anche questa operazione riuscì, Elena aveva il culo completamente aperto, riempito da due cazzi, mentre altri due continuavano a scoparla nella figa e nella bocca. Era il delirio generale, tutti e quattro non facevano altro che ripeterle che aveva dovuto prendere tanti cazzi in vita sua, che era una gran maiala, una troia, ma che scopava come una dea. Dopo un tempo che ad Elena sembrò infinito, cambiarono nuovamente posizione dandole un attimo di tregua. Un altro muratore si stese nel letto, lei assunse la posizione del granchio e si sedette di culo sul suo bacino, infilando ella stessa il cazzo nel suo culo. Cominciò a muovere su e giù il bacino autoinculandosi. Gli altri tre stettero per un momento a guardare la scena. Elena completamente fradicia di sudore, sconvolta dallo sforzo fisico e dal piacere che si impalava su quel cazzo, con il seno che sbatteva irriverente sul petto ballando a ritmo della sua scopata. Poi entrarono nuovamente dentro di lei. A poco a poco vennero tutti e uno dopo l’altro, le sborrarono in bocca. Cosa chiesta espressamente da Elena per non sporcare in giro. Quando ebbero finito Elena esausta si lasciò andare sul letto. I muratori divertiti e provati si riprendevano anch’essi, continuando a trastullarsi con i capezzoli, i seni, e la figa di Elena come fossero palline antistress. Elena Si sentiva aperta, rivoltata al contrario e svuotata completamente. La cosa era stata devastante, e non aveva quasi la forza di muoversi, le gambe e le braccia le tremavano. Uno dei muratori la prese nuovamente, la fece mettere a pecorina, con il petto però completamente accasciato sul letto, mostrando così a tutti la fica e l’ano incredibilmente aperti di Elena. Tanto aperti che potevano infilarci tranquillamente dentro tutta la mano. Sia nella fica che nel culo. E così si ritrovò i muratori che facevano a gara ad infilare tutte e due la mani dentro di lei, a filmarsi mentre lo facevano, e a fotografare il suo ano e la sua fica aperti in maniera oscena e assurda. Quando ebbero finito ed Elena si fu ripresa dopo una decina di minuti, si alzò a sedere nel letto. E vide che i quattro ce lo avevano nuovamente dritto. Avevano infatti preso il viagra. Andarono avanti tutto il pomeriggio, fino alle 20 circa. E per tutto il tempo Elena era un fiume di piacere che usciva dalla sua fica. Quando finalmente si furono completamente scaricati Elena non si reggeva più in piedi, ma era al settimo cielo, in estasi pura. Prima di lasciarli andare permise loro di farsi una doccia, e offrì loro qualcosa da bere, invitandoli pure a restare per cena. Essi rifiutarono gentilmente e rimandarono la cosa ad un’altra volta. Quindi se ne andarono dalla finestra di camera. Era stata un’esperienza incredibile per Elena. Si reggeva a stento in piedi e poteva camminare solo a gambe oscenamente larghe. Il suo corpo era stato completamente devastato, sconquassato e posseduto da 4 muratori arrapati e drogati dal viagra per tutto il pomeriggio. L’avevano posseduta e scopata in tutti i modi, ripetutamente senza darle un attimo di tregua. Per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che spompinare una cazzo dopo l’altro, sempre e costantemente riempita di cazzo fino in gola, a succhiare e a leccare. Aveva infatti la gola dolorante, e secca. Il suo culo e la sua fica non erano stati da meno, ed erano ancora oscenamente aperti. Elena aveva provato un orgasmo dopo l’altro, senza tregua. Quegli uomini erano riusciti a far rimanere per tutto il tempo il suo clitoride gonfio, pulsante e paonazzo ai limiti del sopportabile, fino a farle male, continuamente stimolato ed eccitato. La sua figa non aveva fatto altro che bagnarsi. Infatti era fradicia. Era stata scopata da quei 4 muratori fino all’inverosimile, ed Elena non poteva non pensare al fatto che quelle ore passate a godere del suo corpo gli sarebbero state pagate dai suoi genitori come ore di duro lavoro! Si era fatta scopare a più non posso da quei quattro, e sarebbero pure stati pagati per questo. La sensazione di ulteriore umiliazione che questi pensieri le davano, era per lei fonte di un’eccitazione mai provata prima. Quando si fu ripresa rimise apposto la camera, chiuse la finestra, diede una pulita in giro e si fece una doccia. Dopo di che preparò la cena per la sua famiglia, che sarebbe arrivata a momenti. Avrebbe detto loro che aveva esagerato in palestra e quindi le facevano male tutti i muscoli.

Elena giunse alla conclusione che non avrebbe potuto passare così tutti i pomeriggi che era sola in casa, anche perché altrimenti i muratori non avrebbero mai lavorato. Si sarebbe divertita a stuzzicarli, a farsi vedere nuda, a masturbarsi davanti alla finestra chiusa davanti al balcone così che potessero vedere, concedendosi a loro ogni tanto. Ma solo se se lo sarebbero meritati. Solo quando, provocati e stuzzicati oltre ogni limite, non sarebbe più stato umanamente possibile resisterle ulteriormente. Allora si sarebbe nuovamente concessa loro, per farsi riempire e devastare nuovamente di piacere.

Qualche volta però le cose non andavano come Elena aveva programmato. Un venerdì in cui le scuole rimasero chiuse, Elena era sola in casa. La notte aveva sudato, e senza pensarci troppo durante la notte aprì la finestra. Il mattino seguente i muratori se la videro nuda nel letto, che dormiva come un angelo. Entrarono e controllarono che fosse sola. Dopo di che cominciarono a leccarla e tastarla ovunque. Quando Elena si svegliò aveva un cazzo in bocca e uno nella fica, mentre un altro si apprestava a riempire l’ultimo buco rimasto. Il resto è storia già scritta!

 

 

Le giornate passavano per Elena tra una esibizione e una scopata. In casa, in autobus, in classe, in palestra esibiva la sua bellezza e offriva il suo corpo ai presenti affinché potessero guardarlo, ammirarlo e toccarlo. I suoi incontri lesbo con Chiara tra la seconda e la terza ora al bagno erano sempre più coinvolgenti ed eccitanti per Elena, come quelli alla fine delle lezioni con Cesare, il bidello che aveva preso possesso del suo culo. A casa organizzava incontri di sesso e spesso ospitava il ragazzo pizza, Azuz il venditore ambulante e qualche suo amico e si faceva montare e cavalcare come fosse in calore, oppure improvvisava con ignari baciati dalla fortuna. Al centro benessere i suoi bagni e le sue saune nudiste erano ormai diventate famose, così come gli show in palestra, ed i suoi incontri con i massaggiatori Luigi e Antonio le regalavano sensazioni sempre più forti. Le sue giornate insomma erano sempre caratterizzate dall’esibizione e dalla concessione del suo corpo, che ormai era diventato il tempio del piacere sessuale. A questo si dedicava Elena anima e corpo, a dare e a ricevere piacere a chiunque mostrasse interesse a riceverlo. La cosa non la stancava, non era ripetitiva, ma anzi ogni giorno provava nuove sensazioni, nuove emozioni, ogni giorno faceva nuovi incontri. La sua sensibilità all’imbarazzo, all’ umiliazione, all’ eccitazione e al piacere rimanevano intatte, e questo le permetteva di godere delle sue giornate sempre al massimo.  Un giorno le capitò di riflettere molto attentamente sulla svolta radicale che aveva avuto la sua vita. Era una vita che le piaceva, era felice. Il destino era stato crudele con lei. Per ben due volte nella sua pur breve vita aveva dovuto affrontare delle gravi malattie. Già una volta aveva dovuto combattere contro un nemico invisibile e maledetto, contro il suo corpo, e aveva vinto la sua battaglia di vita. Ora Il destino aveva posto davanti a lei una sindrome imbarazzante, umiliante e debilitante. La cosa avrebbe potuto distruggerla. Lei invece era riuscita a volgere questa malattia a proprio vantaggio e usarla come punto di forza, come perno della sua esistenza. Ancora una volta aveva vinto la sua battaglia, ed era orgogliosa di questo. In famiglia dopo i primi contrasti si dimostrarono comprensivi, e anche contenti della stabilità e della serenità che Elena aveva raggiunto. Quel giorno fece una promessa a se stessa, un giuramento vincolante. Mai avrebbe rifiutato di dare piacere ad un uomo o ad una donna che si dimostrassero  interessati ad averne da lei. A nessuno avrebbe impedito di esplorare la sua intimità. Non avrebbe privato nessuno del piacere di vederla nuda, tutta o in parte. Non avrebbe mai più coperto il suo corpo da sguardi indiscreti. A nessuno avrebbe impedito di toccarla, baciarla, accarezzarla. A nessuno avrebbe negato di fare sesso con lei, di possederla. Si sarebbe concessa anima e corpo a chiunque lo chiedesse. Avrebbe acconsentito a qualunque richiesta. Non sentiva questa cosa come un contratto di schiavitù con il mondo. Anzi, tutto il contrario. In questo modo sarebbe stata completamente libera e avrebbe avuto il mondo ai suoi piedi, un mondo a cui dare il massimo del piacere, e dai cui riceverne ancora di più. 

 

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