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Un’amica che consola

By 29 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Il giorno dopo, esco di casa per andare in negozio con quasi mezz’ora ritardo.
Ieri sera, io e Jean abbiamo scopato tanto…e come al solito è stato divino…ma lui mi ha insultato continuamente.
Mentre attraverso le strade parigine alla guida della mia auto, ripenso a lui. Il mio amante. Perché chiamarlo “il mio uomo” mi sembra eccessivo, presuntuoso.
Socchiudo gli occhi sotto il sole che mi acceca e rivedo lui su di me, ieri, nel buio del vicolo. Mi sembra di risentire il suo cazzo che mi penetra…mi sbatte con forza, strofinandosi sulle pareti della mia vagina. Mi dà colpi così violenti che la mia testa sbatte sulla portiera, mi stringe malamente i seni tra le mani, mi chiama puttana, troia, e piange e mi scopa, mi scopa, e sento l’orgasmo che arriva senza dolcezza, prepotentemente…
Mi riscuoto dai miei pensieri quando un automobilsta dietro di me dà una sonora strombazzata di clacson. E riparto.

Eccomi in negozio. Sono in ritardo di tre quarti d’ora. A testa bassa entro e cerco di guadagnare il mio spogliatotio, ma incrocio la direttrice, madame Ateuil. Mi squadra con severità e io le chiedo scusa, sollevando lo sguardo…e lei vede i miei occhi e il rimbrotto le muore in gola.
“Vera…cos’è successo?”. Non ho idea di cos’abbia il mio viso, di cosa mostri il mio sguardo, ma non aspettavo altro che questo: una voce amica, qualcuno che mi dimostrasse interesse.
Crollo davanti a madame Danielle e mi metto a piangere. Lei mi prende per le spalle e mi spinge nel suo ufficio. “Niente scene in pubblico”,  dice a denti stretti, indicandomi una coppia di mezza età davanti al banco dei diamanti.
Entro nel suo ufficio che ormai piango senza ritegno. Lei mi accarezza le spalle, i capelli, mi porge un fazzoletto, mi fa sedere sul largo divano rosso. E mi chiede cos’è successo…e io comincio a raccontare. Snza remore, senza vergogna. Non mento. Trascuro i particolari più scabrosi, ma le confido quasi tutto. Lei ascolta, mi accarezza i capelli, mi abbraccia. Poi comincia a parlare, mi dice che gli uomini a volte sono cinici, cattivi. Che spesso mancano di sensibilità, che feriscono anche chi amano, senza accorgersene. Mi parla con voce dolce, mi sorride. “A volte il sesso per loro è la priorità – mi spiega –e i sentimenti vengono dopo. Povera piccina…devi crescere, li devi ancora capire gli uomini”. Parlando con lei mi sento bene, coccolata, compresa.
Mi rilasso, appoggio le spalle sulla spalliera del divano, mi sciolgo i capelli imbrigliati nello chignon. E parlo, mi sfogo, sempre accarezzata  coccolata da madame Danielle….che ad un certo punto mi posa una mano sul ginocchio. Continua a parlare dolcemente, mentre la sua mano sale lungo la mia coscia.
Sento le sue dita bollenti sulla mia pelle calda, che salgono su, fino all’elastico della giarrettiera, e poi la superano, salgono ancora, fino al perizoma leggero, che non riesce a contenere tutti i mie peli pubici. Madame Ateuil fa una specie di soffio con la bocca, “Tu, sempre tutti questi peli….porcona…”, e si fa spazio tra i riccioli con un dito, cercando la mia vulva.
La trova, eccola, è lì, vibrante sotto il suo tocco delizioso. Io chiudo gli occhi e mi rovescio all’indietro, mentre madame Danielle mi accarezza la passera con un tocco leggero. Ha un dito sotto il perizoma, che mi sfiora il clitoride dall’esterno, mntre il resto della mano mi accarezza il pube da fuori, sullo slip velato.
Apro le cosce leggeremnte, e per la donna è un invito. Si piega su di me e mi solleva la gonna fino al bacino, poi mi guarda tra le gambe, e guardo anche io. La mia pelle bianca fa spiccare incredibilmente il nero della mia biancheria intima. Il perizoma è velato, e schiaccia la massa di peli neri e folti della mia fica. Vedo la testa bionda di madame Danielle che si avvicina al mio corpo, poi sento la sua lingua sullo scudetto pubico…calda e umida, mi lecca il monte di venere sullo slip. La sensazione è deliziosa, molto, molto eccitante…sento un calore improvviso che mi attraversa il corpo, sento che comincio a bagnarmi, che tutto il mio ventre si muove di piacere.
La mia direttrice ora mi infila il naso tra le labbra della fica, senza levarmi lo slip. “Questa mutandina è così sottile che mi fa sentire il tuo odore – mormora – ma ora voglio avere il tuo sapore sulla lingua”. E mi toglie il perizoma, e con uno sguardo estasiato comincia a leccarmi il sesso. Io sono bollente e mi apro come un fiore davanti a lei. Sento la sua lingua che affonda dentro di me. Madame Danielle trascura il clitoride, non mi masturba…va dritta dentro, comincia a scoparmi con la lingua, ed io mi allargo e mi bagno, e gemo. Voglio godere, voglio un orgasmo forte e devastante, voglio dimenticare…mentre mi strofino contro la lingua della donna penso a Jean e mi metto a piangere. Rumorosamente.
Madame Ateuil se ne accorge e si stacca da me, mi guarda e capisce. Si solleva e riprende a parlarmi. Dolce, suadente. Attende che il mio pianto si calmi, poi si alza e si ricompone. “Scusami, ho dimenticato che devo fare una telefonata urgente. Aspettami qui”. Si allontana col cellulare in mano, la vedo parlare sommessamente per pochi secondi, poi torna da me.
Io sono seduta, un po’ imbarazzata un po’ smaniosa. E non vedo l’ora che accada quello che sta per accadere. Madame Ateuil ritorna e mi sfila la gonna, poi mi slaccia la camicetta e mi toglie il reggiseno, poi comincia un massaggio circolare su entrambi i seni, ed è bellissimo…Mi rilasso, mentre le sue dita ora vengono giù, sfiorano il mio ombelico, arrivano al sesso e pian piano si insinuano nel mio sesso. La donna mi stuzzica il clitoride e comincia a farmi un ditalino leggero ma deciso. Io sento il piacere che mi invade, la mia direttrice mi sta masturbando e nel frattempo mi parla, mi dice che Jean mi ama e che nessuno ci separerà mai, e che se ha fatto ciò che ha fatto è stato solo per gioco, e non voleva umiliarmi, e mentre lo dice continua a sditalinarmi e io sospiro, sempre più forte.
“Dimmi quando stai per venire”, mi dice madame Danielle. Non riesco a rispondere, gemo, assecondo il ditalino di lei, mi sento bagnata, smaniosa. “Eccolo, arriva”, sussurro quando sento le onde del piacere che mi afferrano le reni.
“Chiedimi di farti godere”, mormora madame Danielle.
“La prego madame, mi faccia venire”. Lei toglie le dita da me. Io mi sento persa. Allargo le gambe. “la prego, voglio godere”.
“Vuoi godere?”, mi chiede lei, avvicinando il viso al mio, sfiorandomi il sesso bagnato con le dita. “Sì, la prego madame, la prego, continui a masturbarmi, la prego”.
Ora piango di nuovo, ma per il piacere negato, per il mio sesso privato delle sue dita calde e abili, piango per la frustrazione di un orgasmo sospeso. E’ terribile, anche perché la direttrice gioca con il mio corpo, mi stuzzica il clitoride con un polpastrello, mi sfiora i peli, ma non mi penetra.
“Madame, mi faccia godere”. Lei ride, e finalmente mi penetra con il medio…e mi sembra la sensazione più bella che io abbia mai provato. Il suo dito è caldo, sottilissimo ma lungo ed agile, ed io mi muovo a ritmo col suo tocco, ed ecco che il mio orgasmo arriva, un’onda breve e poi più lunga, io gemo e prendo la mano di madame Danielle e la premo sul mio sesso, spingendomi dentro il dito, succhiandolo quasi, e mi muovo sempre più veloce e l’orgasmo finalmente arriva, è luce bianca che mi acceca, è energia libera che fluisce dal mio ventre caldo, è il mio dolore che va via…finalmente.
Quando finisco di muovere i fianchi, un applauso leggero mi scuote. Clap, clap, clap. Viene da dietro di noi. Mi giro…è lui. Jean. “Brave, che bello spettacolo. Grazie per avermi invitato, Danielle…Brava, Vera, sei sempre la mia porca di razza, la mia cavalla vogliosa. E ti amo”.
Ti amo…mi ha detto proprio così: “ti amo”. Jean ha detto che mi ama. Nemmeno mi chiedo perchè sia lì, come mai, a far che. Mi metto a piangere, di nuovo, ma è un pianto diverso, di gioia, di sollievo. Un pianto d’amore.
“Ti amo anch’io”, rispondo. E lui si avvicina e in un attimo è su di me, si libera dei pantaloni e mi penetra, senza perdere tempo.
Io sono ancora sensibile per l’orgasmo appena provato con Danielle, e la penetrazione è leggermente dolorosa, ma non importa…lui è qui, è dentro di me, adesso.
Lo bacio, riconosco la sua lingua, i suoi denti, il suo sapore…mi apro a lui, ridendo e piangendo. Mi ama. Ha detto che mi ama, solo questo importa.
Jean mi sta scopando con foga e il suo pene mi invade il sesso, mi brucia, mi penetra a fondo, con spinte intense. Danielle è lì, in piedi accanto a noi, ci guarda, e ora anche lei si avvicina, mi prende i capezzoli tra le dita e li strofina. Sono confusa….e tutte le sue storie sul fatto che gli uomini sono insensibili e che pensano soprattutto al sesso? E lei?
Lei adesso cosa c’entra? E’ una cosa tra me e Jean, noi siamo una coppia, stiamo facendo la pace…con lei è solo sesso, e in questo momento lei non dovrebbe essere qui.
Sono vagamente infastidita, ma madame Danielle ora si è piegata su di me e mi sta titillando i capezzoli con la lingua, ed è una sensazione bellissima, mentre il mio uomo mi scopa.
Comincio a sentire meno dolore e più eccitazione, sono bagnata, e adesso Jean mi prende per la vita e mi solleva, passa sotto di me e mi alza. “Cavalcami, maiala mia”, e io comincio a cavalcarlo, frenetica, arrapata, la cavalla porca che piace tanto a lui.
Madame Ateuil non ha intenzione di starsene lì passiva e decide di approfittare della situazione: io sono seduta sul pene del mio uomo, a cosce aperte, una posizione ideale per la mia direttrice, che mi abbraccia da dietro e, mentre con una mano continua a stuzzicarmi i capezzoli, con l’altra può insinuarsi tra le labbra della mia fica aperta e massaggiare il mio clitoride.
Sono lì, scopata dal mio capo e dalla mia direttrice, nuda se non fosse per la giarrettiera nera, cavalco Jean mentre Danielle mi sditalina e mi sento porca veramente…ma finalmente libera dai complessi e dalle inibizioni. “La mia porcona – mormora Jean – cavalcami, cavallona mia, montami come sai fare tu. Senti il mio cazzo come va in fondo? Cavalla mia, vieni qui, prendimi, scopami, sono tutto tuo, sono il tuo stallone, cavalcami, su, montami, porca che non sei altro, dai, montami”.
Io lo monto sul serio, sono imbizzarrita da un orgasmo folle, vagina e clitoride insieme, e sento le dita di madame Danielle che incontrano dentro di me il cazzo di Jean, e mi sento potente, una dea, e godo gridando, stantuffando su e giù sul mio uomo, impazzita di piacere.
Dopo, Danielle e Jean sono tutti per me, mi accarezzano, mi baciano, mi stringono. Mi sento amata, coccolata…quasi felice…e quando Jean, di nuovo con il pene eretto, chiede a Danielle di prenderglielo in bocca, non ho reazioni.
Vedo lei che mi siede sul divano, si apre la camicia e tira fuori i suoi seni gonfi e bianchi, e ancora resto inebetita. Poi vedo lui che, in piedi accanto a lei, le mette il cazzo in bocca, scostandole i lunghi capelli biondi per vedere meglio…e d’improvviso sento il cuore che mi si spezza per la gelosia.
Mi avvicino a loro, sposto Danielle e il cazzo di Jean lo prendo io tra le mani, lo accarezzo, e lo succhio. Jean però mi scosta da lui. “Masturbati – mi  dice – mentre Danielle mi fa un bocchino. Guardaci…e masturbati. Danielle, perché non le dai un giochino?”.
Madame Ateuil fa una risatina maliziosa e va verso la sua scrivania, apre un cassetto e tira fuori un piccolo vibratore…sembra un ovetto. Me lo mette in mano e me lo avvicina al sesso, poi si rimette al lavoro con il cazzo di Jean. Pompa e pompa, e io vedo solo il cazzo del mio uomo che entra ed esce dalla bocca rossa della donna, e impazzita di gelosia vorrei intervenire, fare qualcosa, ma Jean mi attira a sé e mi mette un dito sul clitoride, e me lo accarezza dolcemente…e poi accende il vibratore e comincia a massaggiarmelo sul clitoride. Chiude gli occhi, non so se per il piacere del pompino di Danielle o perché si diverte a guardarmi, ma ora il vibratore mi stuzzica deliziosamente, e non ho più voglia di farmi domande…mi abbandono al piacere, mentre Jean spinge il cazzo nella bocca di Danielle, e io mi stendo accanto a loro sul divano e mi masturbo col piccolo oggetto chiaro.
Godiamo insieme, il mio uomo e io, nello stesso istante cominciamo a gemere e abbiamo un orgasmo in contemporanea, stringendoci le mani.
Non ho ancora finito di palpitare e vibrare, che di nuovo madame Ateuil mi si avvicina e si piega su di me, e di nuovo mi infila la lingua nella vulva. Sono esausta, dico che non ce la faccio, e lei ride ancora e rivolta a Jean dice “ma come mai la tua donna è così, con questa cosina così pelosa?”, e anche lui ride e mio si avvicina, ora entrambi mi guardano la fica, ridono, ci infilano dentro le dita a turno, come se fosse un oggetto, come se non fosse mia, fanno commenti sui peli, sull’odore forte che emana, su com’è grande e aperta.
“E’ una cosina da troia”, dice Danielle, e lui, come se le stesse spiegando qualcosa, risponde: “No, lei è una cavalla e ha la fica da cavalla. Grande e grondante e con gli umori dall’odore fortissimo…e peli come setole dure, da cavalla”.
Mi bacia sulla bocca e non riesco a sentirmi umiliata, e mentre lui mi bacia madame Ateuil mi lecca il clitoride e dopo pochi minuti vengo nella sua bocca carnosa, stretta tra le braccia del mio uomo, un orgasmo caldo e umido, che mi lascia con le gambe molli e la fica grondante.
Poi Jean mi fa alzare e mi porge i vestiti. “Lei viene via con me oggi – dice a Danielle -, non lavora, me la porto via”.
“Ma oggi è sabato, c’è gente in negozio, non può assentarsi”, obbietta la direttrice.
“Lei è la mia donna – conclude Jean – la donna del capo…quindi fa ciò che dico io”.
E mentre io quasi salto di gioia, mi prende la mano e andiamo via insieme.

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