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Un sabato di pochi anni fa mi trovavo a Roma per lavoro, mi ero fermata perchè ho dovuto accettare un “pranzo di lavoro” proprio nel fine settimana;(non sto a darvi altri riferimenti per mantenere l’anonimato)
Questo preambolo per rendere precisare la mia posizione.
Il cliente lo avevo incontrato già nei giorni precedenti ma mi aveva strappato l’appuntamento e siccome ci tenevo a concludere anche con lui, direttore-amministratore di una grande catena di distribuzione, voleva parlarmi fuori dalle modalità formali così mi propose (non rifiutabile per me) un pranzo di lavoro e per non scontentarlo e partire male ho sacrificato il weekend non tornando a casa.
Una persona cordialissima, carismatica, 67 anni, ancora un bell’uomo con fare da “riccone so tutto io, ottimo e paicevole oratore, con fare da “quel che voglio lo devo avere”, educatissimo e carismatico.
Raggiungiamo uno stupendo posto agreste ai castelli romani, poco fuori Roma.
Pranzo squisito e mentre io cercavo di argomentare il lavoro lui cambiava sempre il discorso. Stavo già pensando che si stava facendo tardi, stavo mentalmente calcolando il tempo per rientrare a Roma e raggiungere la stazione Termini quando lui, al dessert, sottilmente mi fa capire che si aspettava da me anche un “regalino”. Al che dico che non sono io che si occupa di questa “modalità” ma che potevo telefonare…(in realtà avevo capito benissimo che non voleva soldi!!!)
Così fu costretto a chiarirsi ed essere più esplicito tra battute e sottintesi vari.
E’ vero che potevo farmi accompagnare alla stazione o addirittura prendere un taxi ma avrei perso un affarone per la ditta e siccome abbiamo un bel po’ di dipendenti che lavorano alla catena di produzione, una perdita così avrebbe avuto un certo penso.
Finsi accondiscendenza per non essere brutale nel rifiuto netto e visto le sue cordiali insistenze provai la scusa del ciclo mensile.
Lui sorrise con gli occhi lucidi e mi disse: “ho bisogno di approfondire meglio il discorso delle forniture, le sarei grato se mi farà l’onore di accettare un altro incontro per cena”. “Ma io ho il treno prenotato, verrò un’altra volta…” dissi quasi spaventata e mentre mi accompagnava nuovamente in albergo facendo il simpatico senza mai toccare l’argomento fornitura, provò anche ad allungare le mani.
Non reagii, sorridendo mi limitai a dire: “Sono al secondo giorno ed ho il flusso abbondante e se non mi cambio in fretta le sporco questo bel sedile in pelle beige”, al che desistette con le gambe.
Rientrata in albergo telefonai a mio marito, del resto il treno era pressochè perso e gli raccontati l’accaduto e che dovevo sopportare quel tipo. Non fu molto contento e si raccomandò di chiamarlo a qualsiasi ora rientrassi.
Ed ecco che passa a prendermi verso le nove, l’autista questa volta mi guardò come se fossi una vittima, pazienza, sicuramente non sarò stata la sola rassegnata.
Cena squisita e lui ottimo conversatore tanto che riusciva anche a strapparmi delle risate anche aiutato da un po’ di vino di qualità, poi in macchina. Indica all’autista di passare dal Vaticano, dai Fori, dall’altare della Patria per un tour veloce della città.
Visto l’andazzo mi ero ormai tranquillizzata, solo che arrivati al parco del Celio, non c’era traffico nelle stradine interne, l’autista rallentò a passo d’uomo e mentre cerco di capire cosa devo vedere di sera a quella velocità ridotta, il direttore armeggia velocemente con la patta dei pantaloni abbassandoli e mostrandomi i suoi attributi. Mi afferra la mano ed io, capendo ormai di non poter evitare questa condanna, glielo afferro ancora molle, sperando in una rapida soluzione.
Era bello caldo, largo tanto che con la mano riuscivo a malapena a cingerlo, morbido.
Cercai di masturbarlo con dolcezza sperando che reagisse in fretta ma lui mi invitò a mettermi comoda così non mi sarei stancata e mi fece accovacciare tra i sedili. Fortunatamente la macchina era spaziosa. Lui si sfila pantaloni e boxer poggia un piede sul sedile quasi fosse una posizione ginecologica e vidi che anche i testicoli erano voluminosi, superiori alla media, diciamo.
Non ci volle un genio per capire che voleva altro oltre la mano e senza aspettare l’invito portai la cappella ancora coperta dalla sua pelle alle labbra sbaciucchiandola con dolcezza.
Ho pensato: “ormai non posso fare altro, tanto vale fargli vedere che ci tengo a fare un buon lavoro”.
Continuai a baciarlo con dolcezza anche quando lentamente gli scoprii la cappella per poi scendere senza mai prenderlo in bocca ma solo con baci lenti lungo l’asta fino alle balle comprese.
Mi riempì di complimenti, alcuni molto scurrili e offensivi, ma so che un uomo quando è eccitato perde la testa per cui evitai la tentazione di morsicarlo proprio li. Lo mordicchiai tirandogli la pelle più e più volte dalla cima alle palle e finalmente ottenni il risultato di sentirlo crescere e ne fui orgogliosa.
Volevo stupirlo ed anche se faticavo a tenerlo in bocca perchè molto largo, alternavo giochi di lingua e tentativi di ingoiarlo. Lui era estasiato e dalla sua bocca uscivano solo insulti, quasi fossi la più squallida delle puttane e per me era segno che stava gradendo il mio lavoretto.
Mi venne l’idea di provare a mettergli un dito nel culetto, come faccio sempre con mio marito, magari piace anche a lui, pensai.
Ed in effetti già solo ad appoggiarglielo ebbe un sussulto. Non lo infilai subito. Lo tenni li girandoci attorno e premendo leggermente ma senza forzare. Capivo che era al settimo cielo, avevo sentito in bocca alcune gocce che preannunciavano l’orgasmo ma non veniva, così gli misi un mio dito in bocca con dolcezza guardandolo con occhi vogliosi, lui lo succhiò e inumidì, gli rovistai la bocca aggiungendo un altro dito per fargli capire che ero io che dirigevo il gioco. Si lasciò andare, lo sentivo in mio potere e, peccato per la mia eccitazione, in quel momento potevo andare oltre.

In albergo lo avrei fatto impazzire, ma non potevo tradirmi per cui riportai un dito sul suo buchetto e cominciai a violarlo muovermi dentro lentamente tenendolo anche un pochino ad uncino per stimolargli la prostata.
Non riusciva più a parlare, emetteva solo gemiti sostituendo le parolacce con i complimenti e dolcezze varie. L’autista nel frattempo si fermò sistemandosi sull’altro sedile per godersi la scena masturbandosi. Non mi dava fastidio la sua presenza. Quando sono eccitata sono disposta a tutto….
Sentii il membro indurirsi maggiormente e la cappella allargarsi occupando totalmente la bocca …
Capivo che stava per venire, cercai di pensare dove avevo i fazzolettini per non sporcare tutto e se era meglio farlo venire sulla sua pancia, quando sentii le sue mani afferrarmi la testa e contemporaneamente dei grugniti che segnavano il suo orgasmo che fui costretta a ricevere tutto in bocca ingoiandone buona parte.
Lui si abbandonò appoggiato al sedile, io scesi per sputare i residui rimasti in bocca.
L’autista mi diete una bottiglietta e mi sciacquai la mano e la bocca.
Fuori dalla macchia mi mostrava il suo membro eccitato, e gli dissi: “fammi vedere come godi…” venne anche lui. Ci sorridemmo e rientrammo.
Mi riaccompagnarono in albergo, il contratto andò a buon fine ma mi disse che voleva rivedermi. Gli sorrisi e corsi in camera.
Mio marito che già temeva come sarebbe finita non fu molto molto contento del mio resoconto. Ma che potevo fare?
Mi sono fatta perdonare prendendo pochi giorni di vacanza il fine settima successivo e mi sono dedicata completamente a lui.

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