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Villa V…. Diario segreto

By 29 Luglio 2012Febbraio 9th, 2020No Comments

Al confine con i Paesi Bassi, Villa V’ è abbastanza ben raggiungibile dall’Italia arrivando agli aeroporti di Weeze, di Dusseldorf , di Colonia/Bohn. La macchina è d’obbligo, ovviamente. Nei pressi della villa ci sono anche alberghetti carini e poco costosi. Quindi, anche se non facilmente raggiungibile come altri Club più prossimi alle grandi città, può essere una valida alternativa da tenere presente.

Come il W’, il G’,l’A’, anche Villa V’, in quanto club ‘suburbano’ offre infatti il vantaggio di gradevoli spazi aperti dove è possibile trascorrere in modo tranquillo e rilassato un intero week end. Non avendo la riviera romagnola o ligure, i tedeschi, non a caso, si sono inventati questa formula di well-sex-ness, per trascorrervi dei periodi di ‘vacanza interna’, rilassanti ed eccitanti assieme. E se la figa straniera mai e poi mai raggiungerebbe posti così poco ameni per turismo, ecco unire nella formula l’attrattività di business per il popolo femminile, che così vi accorre a frotte.

Arrivo nel pomeriggio e cerco di orientarmi un po’. Il movimento femminile è vivace anche se siamo in una giornata infrasettimanale. Ho capito che il posto migliore per vedere il via vai e farsi un po’ l’idea è una lounge con la serra vetrata che si affaccia al giardino.

Lì vengo accalappiato da una ragazza mora, piuttosto bella di corpo e di viso. Caro, metà tedesca e metà spagnola, sorridente e vivace. E’ lì che si ‘rilassa’ tra un esame e l’altro all’università. Bene rilassiamoci assieme, le propongo. Mi conduce in una camera. Bella grande e con una parete a specchi. Accendo tutte le luci come in un set. Mi siedo su una poltrona e le dico di spogliarsi lentamente. Indossa un tubino di cinz nero stretto che le lascia intravedere bene le forme: il seno gonfio e abbondante, la schiena dritta e leggermente arcuata in lordosi in basso, il culetto da cui partono lunghe e belle gambe fasciate da autoreggenti velate che finiscono in scarpe decolté di vernice nere. E’ elegante la ragazza, e me la godo un po’ anche così.

Tolgo l’accappatoio e inizio a masturbarmi allo spogliarello. Si muove bene, seguendo una musica che ha in testa solo lei, e recitando un po’ mi guarda negli occhi fingendosi vogliosa. Pur nella finzione tutto è piuttosto efficace. E’ bello vedere un bel corpo che si svela poco a poco. Ecco che il tubino scende dalle spalle lasciando in vista il bel seno turgido, abbondante, che sfida la gravità. Ecco che il tubino sale e lascia in vista le brasillere nere a vita bassa che fanno risaltare culetto e pancino. Indugia un po’ sulle mutandine su e giù per creare suspense. Mi alzo e, nudo, mi unisco alla sua danza davanti allo specchio. Me la giro di schiena e le punto subito il cazzo duro bello orizzontale sulle mutandine, proprio all’altezza del buco del culo, come a volerla inculare di botto. Abbracciandola in vita con la destra, le allargo braccia e gambe con la sinistra, incollandola allo specchio tutta aperta. Intrufolo il mio cazzo sotto le mutandine e glielo rigiro dentro, sentendo con piacere, sul mio glande, che tutto lì sotto è ben liscio e morbido.

Cerco di immaginarmi la forma dell’inguine e della topolina, ancora nascosti dalla seta delle mutandine, solo percependolo dal cazzo di cui intravedo il rigonfiamento da sotto le mutandine. La figa sembra piccola, ma se indugio in alto sento la consistente protuberanza del clitoride. A lei piace questo gioco, e a me eccita. Le bacio la nuca, il collo. A lingua piatta le do una leccata dal mezzo della schiena fin su ai capelli. Lei gira il capo e la lingua piatta gliela passo sulla collo, sulla guancia fino a raggiungerle la sua di lingua, bella dispiegata per essere accolta dalla mia bocca. Le sue tette mi riempiono bene le mani e le lascio lì a strapazzargliele a palmi aperti, finché non ho voglia di indossarmi il preservativo.

Mi eccita questa figurina a gambe e braccia aperte, inerme, immobile, incollata allo specchio. E me la prendo così. Solo scostandole le mutandine da sotto l’inguine me le infilzo in un sol colpo senza troppi complimenti. Non si aspettava un colpo così netto e la faccio guaire di sorpresa. E poi pompo furiosamente appena capisco che anche lei gode nel sentirsi posseduta. Mi va proprio una bella sveltina per iniziare, e pompo in questa posizione tenendomela bene per la vita, stando più in fondo che posso. Il mio glande batte sul suo utero, e lo sento ben sollecitato dai riverberi delle sue mucose umide. Le sue tette sono spettacolari tanto vibrano ai miei colpi, mantenendosi ferme e turgide. Quando sento che sto per venire le giro la testa con una mano e le ficco la lingua in bocca come a penetrarla anche lì, e lei succhia, mentre il mio urlo di piacere viene soffocato dal suo bacio.
Le faccio pulire tutto lo sperma grondante con la sua lingua. Poi, per riconoscenza, la faccio venire con un lecchino unito a una penetrazione con indice e medio infilato di piatto a massaggiarle il suo punto più sensibile dentro la sua bella figa stretta.

Esco in giardino a prendere il sole e a organizzarmi il resto della giornata.
Dopo qualche giorno senza sesso, come mi capita spesso quando per lavoro viaggio solo, mi piace, il primo amplesso, farlo abbastanza velocemente, come a svuotarmi, assieme allo sperma, anche della tensione libidica accumulata.

Ma appena finito, ho ancora più voglia di prima. E così non mi lascio sfuggire, appena salutato con un bacio nella bocca Caro, un biondazza alta e ben strutturata che mi passa di fianco ondeggiante sui tacchi a spillo.
In genere mi piace fare una perlustrazione per vedere le ragazze del locale, per avere la situazione estetico-libidinosa della gnocca ben presente, per non lasciarmi sfuggire quelle che a vista reputo le più belle e a naso le più porche. Ma adesso mi sto lasciando prendere un po’ dall’impulso, e prima ancora di vedere il tutto mi accingo a goderne le parti.

Seguo la biondazza, fisico da pornostar, e viso dolce. Le infilo una mano sotto la gonnellina e mentre le tasto il culo sodo mi presento. Melissa, olandese, studia veterinaria, ama i cavalli che accudisce personalmente nella sua fattoria. Una ruspante stallona è quello che mi serve in questo week end bisognoso di sesso e non di passione.

In camera la faccio subito inginocchiare e prima ancora che si tolga qualcosa le infilo in bocca il cazzo già duro come un tronco di legno. Non avevo intuito male, la sua bocca esperta sa come massaggiarlo bel salivato, e con colpi veloci di testa la contadinella olandese te lo tiene ben ritto in orizzontale senza l’ausilio delle mani, che tiene invece ben affondate nei miei glutei per tenermi imprigionato alla sua bocca.
Ecco perché mi blocca così, per controbilanciare la spinta vigorosa della sua testa che a bocca spalancata ti inghiotte il cazzo fino a portarselo nella profondità della gola.

Io mi meraviglio tutte le volte che succede. Non sono tante le ragazze che si inghiottono quasi venti centimetri di verga bella spessa. E soprattutto rimango sorpreso quando fanciulle, come Melissa, con un musino talmente dolce e una boccuccia a cuore apparentemente stretta che sembra te lo possano leccare solo da fuori come un gelato, che alla prova dei fatti dimostrano un’abilità da mangiatrice di spade.

E lei nella pratica della gola profonda ci sguazza che è un piacere. Si vede proprio che lo fa per sé e non per te. Con le unghie arpionate nelle tue cosce ti muove il bacino a esclusivo suo uso e consumo, portandosi il cazzo dove più le aggrada di sentirlo. Ti dondola a destra e a sinistra e tenendo la testa ferma e la bocca spalancata se lo conficca fino a titillarle le tonsille. Ti oscilla avanti e indietro ora lentamente ora velocemente per farselo scorrere tutto in bocca, ora chiudendo le labbra sulla cappella, ora spalancando la bocca per chiudersi a ventosa sulla tua pancia quando il tutto lo ha deglutito e tu ti senti dentro, lì in fondo, superata la parte stretta e la curvatura della gola.
Insomma come con alcune ‘culo profondo’ ti sembra di scopare direttamente l’intestino, con Melissa ‘gola profonda’ hai l’impressione di scoparle direttamente lo stomaco.

Andiamo a vanti così una bella mezz’ora. Indeciso se venirle nello stomaco o in fica, opto per la seconda via’ Rimango un tradizionalista. Per me il pompino, anche se fatto con così alta maestria, rimane sempre nell’ambito dei preliminari. Io il sesso lo vivo nell’amplesso. E così inizio con Melissa. Posizione del missionario, dopo un sessantanove soddisfacente anche per lei, dove mi viene in cinque minuti di succhiaggio clitorideo e profonde penetrazioni di dita, abilmente orientate dai sui movimenti di bacino.

Baciarle quella bocca profonda, mentre me la sgroppo a gambe aperte in spaccata, è una vera delizia. La bocca di rosa, piccola, te la spalanca quasi a volerti mangiare la testa, e vuole che tu gliela riempia con tutta la lingua che hai. E così la missionaria dura a lungo anche perché così imprigionato nel suo succhio non puoi fare altro che stare lì bloccato a pomparla.
Tanto pensa già lei a muoversi e contorcersi. A gambe spalancate a spaccata senti che il suo bacino va sempre più in retroversione per sentirsi il cazzo più in fondo. Poi, chiuse le gambe a una a una, te la ritrovi piegata in due con i polpacci sulle tue spalle e con il suo culo che ti sbatte lo scroto facendoselo rimbalzare contro.

Insomma sei il suo bambolotto gonfiabile che maneggia come vuole. Esige da te solo che l’assecondi e che lo tenga duro per le sue manovre. Io sono, in genere, un tipo piuttosto attivo e intraprendente, ma con Melissa è meglio non mettersi in competizione. Com’è abituata a domare i suoi puledri così doma anche te, e lasciala fare. Tanto fa tutto piuttosto bene, perché sforzarsi e interferire?
Missionaria vivace e dinamica, e dopo circa tre quarti d’ora di manovre condotte da lei, mi dice che vuole venire e vorrebbe che io venissi con lei. Detto fatto. Orgasmo all’unisono con urla soffocate in bocca. Spasmi e fremiti che da un corpo vanno all’altro come fossero corrente ad alta tensione.
Fulminati ci accasciamo sul letto ad aspettare una frequenza cardiaca adatta ad alzarci in piedi e uscire dalla camera senza barcollare troppo.

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