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Xilia82 vs Il Sole di Tom

By 8 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Xilia82 vs Il sole di Tom

 

Entrerai nell’open space che condividi con nove colleghi – di cui la maggioranza di sesso femminile, ho saputo – prima degli altri, come ogni mattina, ed aperta la porta la prima cosa che vedrai, oggi, saranno i miei stivali.

Sono seduta sulla tua sedia con i piedi appoggiati sulla tua scrivania, sulle tue scartoffie, in perfetta posa da duro texano – le gambe nude ovviamente – e una minigonna in camoscio. Ti guarderò e ti sorriderò beffarda, perché ti ho trovato (e mi guarderai sbalordito senza sapere assolutamente come). Tu ora certo non puoi immaginare che mi troverai qui.

E’ ovvio che gli stivali li ho messi solo per quello che mi hai rivelato nel nostro rapporto epistolare e anche la mia posizione strafottente ha il solo scopo di mostrarteli subito, come prima cosa.

Come avresti reagito, mi sono chiesta, e non ho resistito. Ora lo sto per scoprire.

 

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La mia giornata inizia nel migliore dei modi. Accendo le luci della stanza, e oggi nel farlo mi sono trovato davanti lo spettacolo di quegli stivali che tanto avevo sognato di vederti addosso. Il tuo aspetto è da vera dominatrice il che mi eccita davvero un sacco, perché stimola l’analogo mio sempre forte ed innato desiderio di dominio. Dominare è difficile, e con te so che lo sarebbe più che con chiunque altra, ma il piacere che ne potrebbe ricavare in cambio sarebbe immenso…

Sono sorpreso, sì, ma fino a un certo punto. Ho capito sin dal tuo primo racconto che Marinella non ha limiti, e questa è la parte di te che mi ha sempre affascinato di più, perché è quella in cui io stesso mi ritrovo maggiormente. Ma più che lo stupore a prevalere in me è la gioia, la meraviglia di averti finalmente davanti ai miei occhi dopo averti tanto desiderata. Questo è il tuo regalo, ma ora tocca a me donarti qualcosa, e la mia intenzione è darti un piacere che difficilmente hai provato. Voglio farti godere, godere davvero. Sorridendo mi avvicino e subito appoggio una mano sulle tue caviglie, appoggiate sulla mia scrivania… e da lì scendo delicatamente lungo tutto il tuo stivale prima e poi sulle tue gambe… mentre mi chino per darti un bacio di benvenuto… che non sarà il solo e che sicuramente è il più pudico di questa giornata, perché ben presto realizzo di come il tuo collo sia ancora più eccitante dal vivo di quanto me l’ero sognato, e le mie labbra bramano di possederlo.

Prima però non posso esimermi dal regalarti un sorriso e dirti grazie. Cercherò di meritarmi tutto questo. E questo grazie sarà, nelle mie intenzioni, l’unica parola che ti dirò oggi. Il tuo collo ha un sapore sublime, tanto quanto la morbidezza della pelle delle tue gambe sotto le mie mani che scendono. Mi abbasso con te seduta e istintivamente allarghi le gambe appoggiandone una sul bracciolo della mia sedia, quasi a farmi spazio, ad accogliermi. La tua gonna corta di camoscio è già completamente salita lasciandomi vedere solo i tuoi slip chiari… e già con un abbondante chiazza umida all’altezza delle grandi labbra… una visione che per me è davvero come l’odore del sangue per lo squalo. Eccitazione chiama desiderio… e così eccomi inginocchiato tra le tue gambe con la bocca ansiosa di spostare quello slip e di assaggiare il tuo umore eccitato. Il tuo clitoride già durissimo viene torturato senza sosta dalla mia lingua, e succhiato dalla mia bocca, che poi si sposta per aprire ancora di più le tue grandi labbra quasi a volerti entrare dentro, e a prosciugare tutto quel succo di piacere di cui ti stai bagnando continuamente. I tuoi mugolii di approvazione, la tua mano sulla mia nuca che mi tiene lì mi ordinano di continuare. Siamo eccitati da morire, tanto che anche il rumore di passi che si sentono fuori all’open space ci sconvolge. Rumore di tacchi che camminano sul parquet, talvolta lontani ma talvolta vicinissimi tanto che sembra stia entrando qualcuno. Questo ci eccita ancora di più, il desiderio di essere visti ma non beccati, il gusto del proibito ci fa perdere la ragione, ed è meraviglioso. Io quasi sogno che in realtà una mia collega entri e ci veda, sogno il suo stupore, la sua indignazione prima ma la probabile eccitazione poi, una volta che si sia inebriata di tutti gli ormoni di desiderio che stiamo rilasciando nell’aria… Voglio leccarti fino a farti venire… mi aiuto penetrandoti con due dita. Hai notato come sono lunghe le mie dita? E grandi le mie mani? Ora puoi sentirle al servizio del tuo godimento. E mentre ti lecco e tu gemi l’altra mano cerca il tuo seno per strizzarti il capezzolo tra due polpastrelli umidi dei tuoi umori, dopo averli bagnati nell’eccitazione della tua figa. Ti sento godere, e ti lecco sempre più veloce fino a farti venire. Ma per me, come sempre, non è mai abbastanza… e così ecco che mi sollevo in modo da mostrarti quanto duro sia il mio cazzo ancora chiuso dentro ai jeans, non resisto e lo estraggo… e per prima cosa te lo punto sulla figa bagnata, tenendolo in mano lo muovo come sia un vibratore pronto a entrare ma non è questo che voglio, voglio bagnarlo per bene di te. Voglio che poi tu mi succhi e che tu senta per prima cosa il sapore del tuo piacere.

E poi…

 

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…E poi capisco che tocca a me.

Ti scosto dal mio corpo, appoggio le mani sui fianchi e ti faccio appoggiare il fondoschiena alla scrivania. In piedi, di fronte a me, mi guardi dall’alto e respiri pesantemente, bagnato di sudore e dei miei umori.

Mi metto io in ginocchio ora.

Lo guardo. E’ bello. Gonfio di sangue e passione. Teso, verso di me. Avvicino la bocca al prepuzio, lo bacio. Lo accolgo tra le labbra, lo sento appoggiarsi sulla mia lingua.

Succhio. Avida. Inizio il movimento che so essere gradito. Le mie mani ti abbassano pantaloni ed intimo, poi si congiungono sui tuoi genitali. Li palpano, prima delicate e poi sempre più vigorosamente. Fatichi a star fermo. Il tuo busto sobbalza quando creo il vuoto nella mia cavità orale, per poi tornare a rilasciare, e di nuovo risucchiare, senza alcuna intenzione di fermarmi.

Ci provi a farmi capire che l’apice è vicino, ma non mi curo della tua mano e insisto. Voglio sentire il fiotto caldo esplodermi in gola, sentire ancora una volta quel sapore che ben conosco. Voglio sentire gli spasmi della tua carne scaricarsi in me… Non voglio lasciarti andare. Non voglio darti la possibilità di avere poi un rapporto completo con me (probabilmente non hai nemmeno un preservativo). Voglio tutta la tua libido subito. Adesso.

Ed eccolo. L’orgasmo ti arriva improvviso. Mi sorprende e lo sperma finisce direttamente nel mio esofago. Ma non tossisco, sono brava in queste cose. Continuo con il mio movimento, senza nemmeno perdere il ritmo. Ti stringo ancora più forte lo scroto, ma tu non sembri neanche accorgertene.

Passano lunghi secondi prima ch’io permetta al tuo pene di uscire dalle mie labbra. Quando lo faccio cade esausto contro i testicoli, luccicante di saliva.

Voglio metterti alla prova.

Mi alzo in piedi. I nostri nasi sono a pochi centimetri di distanza. I tuoi occhi sono ancora eccitati, curiosi e ansiosi. Apro la bocca e ti mostro il tuo liquido seminale, quella parte che non ho inghiottito. Ne ho sulla lingua e ora che la sollevo anche sul labbro inferiore. Inclino leggermente la testa azzerando la distanza tra noi. Provo a baciarti…

E adesso?

 

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E adesso… alle tue labbra non posso resistere… e ti bacio sentendo anche il mio sperma… ma non lo ingoio… quello no, quello è tutto per te e voglio che lo ingoi tutto tu… mi concentro sul sapore delle tue labbra cariche di eccitazione e impazzisco per questo. I miei occhi sono ancora eccitati, curiosi, ansiosi… ora tu mi hai fatto venire, il mio corpo per un breve momento è scarico. Non la mia testa però, quella non si potrà mai esaurire. E nella mia testa in questo momento c’è solo un’insana voglia di farti godere, ancora una volta e sempre di più.

Il mio sguardo cade sulla boccia di profumo della mia dirimpettaia in ufficio. Appena mi vedi afferrarla ti accorgi del suo aspetto completamente falliforme, di almeno 25 cm e del diametro degno di un toro. Non fai in tempo ad incrociare il mio sguardo, che con una mano ti ho abbracciata aprendoti le chiappe, e con l’altra ti ho infilato il profumo dietro… nella tua fica completamente fradicia e spalancata in precedenza dalla mia lingua… ed entra tutto… fino in fondo… guidato dalla maestria del ritmo della mia mano. È grosso e duro e una volta dentro hai un sussulto… ti lasci andare col tuo peso tutto addosso a me, siamo in piedi… mi abbracci ma ti chini leggermente in avanti per favorire la penetrazione con questo fallo enorme… lo vuoi sentire dentro tutto, non ti basta mai, ti muovi per farlo entrare di più, la velocità della mia mano nel muoverlo aumenta il tuo piacere, ti senti posseduta, violentata, desiderata, presa.

A me non basta farti godere così però, non mi basta davvero mai… e così ecco che l’altra mano inizia a stringerti ancora un seno penzolante… a scendere sulla pancia e ad arrivare al clitoride, dove però godo tantissimo nello scoprire che c’è già la tua mano. Per sopportare il dolore/piacere di cotanto sfondamento ti stai già masturbando. La mia mano è enorme e lo sai… e si appoggia sopra la tua coprendola del tutto, afferrandola, guidandola. Ora ti stai sì masturbando tu, ma seguendo il mio ritmo, è la mia mano che muove la tua. Un ritmo che ben si coordina con quell’enorme fallo che ti sta scopando. Sento il tuo godimento salire, alzi lo sguardo e i tuoi occhi implorano i miei di continuare mentre io ti tengo aggrappata a me. Poi sposto la mia mano umida dal tuo clitoride fradicio… e la sposto sulla tua schiena, e dopo averti accarezzato la spina dorsale sfiorandotela solo con un polpastrello, scendendo… arrivo al culo… leggermente aperto dalla grande penetrazione che stai subendo. Un buchetto è ancora libero però… ed è lì che infilo il mio dito bagnato… man mano che lo senti entrare ti accorgi di quanto è lungo e di quanto godi con questa doppia penetrazione.

Sento i tuoi rantoli di piacere misto a dolore salire incontrollati, ti sento venire quando fai due movimenti violenti che mi fanno entrare dentro di te come non ero ancora entrato. Per qualche secondo le gambe non ti sorreggono, ma lo fa il mio petto forte. Incroci il mio sguardo. Tutta la tua eccitazione e un po’ di tempo mi hanno fatto tornare la voglia, e ce l’ho di nuovo duro come il marmo davanti ai tuoi occhi, visto che non ho mai rialzato i pantaloni. Ti starai chiedendo cosa ho ancora intenzione di farti, ma prima che tu possa pensarci sentiamo in lontananza dei passi avvicinarsi decisi, sarà un mio collega? O una mia collega?

 

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…Mi conosco. Arrivata a un tale livello di eccitazione mi è assolutamente impossibile fermarmi. Sono quei momenti in cui farei, o mi farei fare, qualsiasi cosa. Sono i momenti di cui poi mi pento, fino poi a farmene una ragione. E a ricaderci.

C’è un sorriso nuovo sul tuo viso, è ancora complice, ma ha una sfumatura di malignità. Mi affascina e mi spinge a sottomettermi a ciò che ti viene in mente. Così lascio che tu mi…

 

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…che io ti abbassi e ti costringa a succhiarlo ancora, non perché lo voglio troppo realmente… ma per dimostrarti ancora la mia durezza e la mia superiorità sessuale a te in questo momento di perdizione dei sensi. Tu sei in mio potere ora… e voglio farti di tutto, ma soprattutto farti ancora godere. Prendo uno dei preservativi che ho nel cassetto (leggo un’espressione stupita sul tuo viso quando vedi la confezione, evidentemente non hai scoperto proprio tutto su di me!). Lo estraggo e ti obbligo a mettermelo, me lo devi stendere lungo il cazzo turgido con la bocca. Ti alzo, ti giro, ti bacio il collo da dietro mentre ti sollevo una gamba e la appoggio alla mia sedia.

Ora voglio scoparti per davvero, mi sono rotto di aspettare. Ti ho però appena penetrato con un oggetto che ha le dimensioni del cazzo di un cavallo, e sostituirlo con il mio, per quanto non sia per nulla un mini dotato, ti farebbe sorridere. Io voglio che tu mi senta, che il mio cazzo spacchi la tua carne per farti godere e godere ancora. I tuoi orgasmi sono la mia ossessione.

E allora il mio cazzo lo punto direttamente sull’altro orifizio, leggermente aperto dalle mie dita che però non hanno certo il diametro del mio uccello. Mi sputo sul palmo mano, un fiotto abbondante di saliva lubrificante che poi spalmo tra i tuoi glutei prima, e successivamente sulla punta della mia cappella. Lo punto lì e spingo… e non fa fatica a scivolarti dentro aprendo le tue carni e regalandoti un gemito.

Ti piace essere sfondata, ti dà quel dolore che percepisci come eccitazione profonda. Ti senti veramente femmina, veramente posseduta, presa, penetrata, violata. Ora lo sei, sei in mio potere e ti sto scopando sempre più velocemente. Ma non sono crudele no, sono sadico quanto serve a farti godere, a te piace da morire tutto questo e mi chiedi che sia più forte e più veloce e così aumento il ritmo ancora, tanto quanto con le dita torturi il tuo clitoride per amplificare il piacere.

Vuoi urlare ma non puoi, dagli uffici vicini ci possono sentire, e quindi mentre ti inculo ti tappo la bocca così che le tue sensazioni, i tuoi umori e i tuoi gemiti possano solamente imploderti dentro. È così anche per l’orgasmo che arriva ancora prestissimo, che ti pervade dentro ogni goccia d’anima sconvolgendoti, assieme al mio di cui ti sei accorta quando ho iniziato a spingere forsennatamente schiaffeggiandoti il culo, fino a un paio di spinte secche e forti, e alla sensazione del mio cazzo che quasi ti vibra dentro perché lo sperma lo sta percorrendo velocemente per uscire in uno schizzo copioso. Lo tengo dentro il tempo necessario a guardarti negli occhi e gridarti col mio sguardo il mio compiacimento, ma la ancora assoluta voglia di te. Mi tolgo dal tuo culo, con un fazzolettino di carta mi sfilo con attenzione il preservativo ma due piccole gocce di sperma cadono sul pavimento.

Nemmeno il tempo di riprenderci che ci accorgiamo di una cosa. I passi che prima avevamo sentito così vicini non erano un’allucinazione. Di fronte alla mia scrivania, dall’altra parte dell’open space, una mia collega sta seduta su una sedia con le gambe accavallate strette in una gonna abbastanza corta che le mostra muscolose ma ancora toniche e ben depilate. È una bella donna, indubbiamente, pur avendo superato i 45, molto appariscente. Il suo tacco penzola nella misura in cui muove il piede in un misto di nervosismo ed eccitazione, tradita dal suo mordersi il labbro inferiore. Non ci siamo accorti ma ha assistito a tutta la scena e in questo momento ci sta fissando… che facciamo?

 

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Dopo l’orgasmo non ho nemmeno la forza di abbassarmi almeno la minigonna per tentare un’inutile parvenza di pudore. Vorrei poter dire che mi vergogno come mai mi è capitato, ma non è vero; è già successo fin troppe volte. Mi sento le guance in fiamme e vorrei essere ad anni luce da qui, ora che l’eccitazione è scemata dopo l’apoteosi del piacere.

“Quello dev’essere il mio” dice la voce ferma della donna, e mi indica tra le gambe. Il fondo della boccia di profumo spunta dalle mie grandi labbra, sporco di sperma e dei miei umori. Si alza, si avvicina decisa. Ti scansa dando un’occhiata veloce al tuo fallo ancora eretto, quasi schifata. Prima che io possa far qualsiasi cosa afferra il suo oggetto e lo estrae con un colpo secco. Mi scappa un urlo e le ginocchia mi cedono. “Gradirei riaverlo pulito come prima” e lo accosta al mio viso, solcato da un paio di lacrime. “Lecca, troietta.”

Sono confusa, in posizione di inferiorità per l’umiliazione appena subita. Non riesco a ribellarmi e a mandarla dove dovrebbe.

Lecco.

“Anche per terra. Non è quel bordello di casa tua questo ufficio.” Mi spinge la testa verso il pavimento, costringendomi ad inginocchiarmi, verso le gocce tra i suoi piedi. Le raccolgo con la lingua, ubbidiente. “Dammi quello schifo” dice rivolta a te; vuole il preservativo che abbiamo appena usato e che hai riempito. “Visto che le piace tanto, dobbiamo accontentarla no?” Lo prende dalle tue mani e me lo passa. “Bevi. Fammi vedere come sei brava…”

Appoggio le labbra all’apertura del profilattico e lentamente lo sollevo, facendo fluire il liquido bianco nella mia bocca. Ingoio. Glielo restituisco svuotato.

“Ma dove le trovi tutte queste puttanelle?” ti chiede divertita.

Sono ancora in ginocchio davanti a voi due, umile, e penso che non è certo così che m’ero immaginata il nostro incontro quando stamattina, spavalda, mi sono intrufolata qua dentro…

 

 

 

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