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Il primo incontro

By 22 Ottobre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Mia madre mi ha accolto in maniera rilassata: non era né offesa né arrabbiata per come l’ho sputtanata su internet. Mio padre, al contrario, ha paura di finire in uno scandalo ed oltre a quello si sente a disagio come genitore.
Lei sapeva che la spiavo fin da quando ero bambino. Mio padre non sapeva fino a quando ha visto le foto.
Le ho mostrato la pagina su xhamster, le foto a volto scoperto. Era divertita da alcuni commenti e stupita dalle oltre 55.000 visite. Alla fine mi ha detto di togliere solo le foto in cui era ben riconoscibile e l’abbiamo fatto assieme. ‘Papà voleva che cancellassi tutto, ma a me va bene così. Però non devi farne altre’
Dopo un caffe mi ha spiegato che lei ha cominciato a far sesso a sedici anni e sotto consiglio di una zia (di cui &egrave coetanea) fino al matrimonio ha fatto solo sesso anale. Mio padre era ben felice di quella scelta ed ha continuato in quel modo anche dopo. Papà a letto &egrave sadico ed autoritario. ‘E’ sempre stato eccitato dall’idea di farmi male, non gli &egrave mai piaciuto sapere che godevo mentre lui lo faceva, quanto a me mi piace essere trattata come un oggetto di piacere’
‘Quando mi ha proposto una variante sadica, gli ho risposto di farmi quello che voleva. Poche settimane dopo eravamo passati alle prime torture e, nel giro, di un mese a forare interamente i miei seni. Qualche tempo dopo sono arrivati gli amici strani di tuo padre’
Le ho spiegato che &egrave colpa mia se papà si &egrave avvicinato al sadomaso e alle torture sessuali ‘a papà farà piacere saperlo’ mi ha detto sorridendo ‘per quanto mi riguarda te ne sono grata: quegli uomini e le sevizie mi fanno sentire donna come non mai’

Dopo aver parlato e ribadito quello che potevo fare si &egrave tolta la parte superiore dei vestiti lasciando scoperti i seni. Dal vivo, senza serrature di mezzo, sono veramente grandi anche se la pancia li fa sembrare proporzionati al suo fisico. Da giovane era magra: doveva essere spettacolare.
‘Se non hai mai torturato una donna ti insegnerò a farlo’
Si &egrave disinfettata e mi ha offerto un ago di piccole dimensioni ‘&egrave solo per iniziare, poi ti darò quelli più grandi’. Mi ha spiegato che bisogna tenere la pelle ben tesa, oppure pizzicarla, specie sui capezzoli. Mi ha guidato lei stessa ed invitato a provare in vari punti del seno. Non &egrave molto sensibile, nel senso che con gli aghi di quella dimensione, non fa smorfie o lamenti mentre li infilo dentro, tranne che nel capezzolo dove non &egrave così indifferente.
‘Hai capito come si fa, vado a prendere quello più lungo’
E’ uscita dalla stanza e quando &egrave tornata aveva in mano un ago spinale lungo una ventina di centimetri. ‘E’ancora uno di quelli che ci hai regalato tu, non li abbiamo buttati’
Si &egrave serrata il seno destro con degli elastici. ‘Fammi quello che vuoi’
L’ho avvicinato sul lato esterno ma mi tremava la mano.
‘Non ti preoccupare, fai un bel respiro e rilassati. Le prime volte fa paura a tutti’
L’ago era enorme e lunghissimo. Lei aveva i capezzoli duri. Mi sono messo a guardarle l’areola così chiara in cui svettava quel capezzolo scuro e duro: sembrava un tubicino.
‘Non vedo segni, hai la pelle uniforme. E’ molto che non lo fate?’
‘Da un paio di settimane: gli aghi si vedono per pochi giorni, le frustate si vedono per una settimana ed anche più. In genere prendiamo qualche giorno di riposo tra le varie volte: sono già finita una volta all’ospedale per averlo fatto troppo spesso’
Mentre parlavamo avevo l’ago in mano e giocavo a stuzzicarle la pella con la parte appuntita. La mano non tremava più ed ho iniziato a spingere fino a quando non ha forato la pelle che faceva una forte resistenza, molto di più di quanto mi aspettassi: il ligure mi aveva sempre detto che i suoi seni erano morbidi come il burro. Ho iniziato a spingerlo in profondità. All’inizio, credo per il primo centimetro, &egrave entrato facilmente, poi ho sentito che diventava più denso, di nuovo poco attrito e poco dopo di nuovo denso. Superata l’ultima parte densa, entrava con facilità per alcuni centimetri, prima di trovare una nuova zona densa. Guardavo la parte esterna dell’ago e valutavo che ogni volta che incontravo una parte densa durava per poco spazio, non credo più di un centimetro, poi ricominciava la parte morbida. Tieni conto che comunque entrava bene, non era come con la pelle. La parte più dura era la pelle, specialmente per forarla in uscita. Avevo sentito la mamma urlare mentre lo facevo ma non ero riuscito a distogliere lo sguardo dal seno deformato dall’ago.
‘Rilassati, ho fatto. E’ state bellissimo! Ti ho fatto molto male?’
‘Sono abituata’ poi hai aggiunto ‘se vuoi puoi farlo andare avanti ed indietro, oppure sfilarlo e farlo entrare da un’altro punto’
Sarò sincero: ho fatto entrambe le cose. Prima l’ho sfilato quasi del tutto per reinserirlo fino a far tendere la pelle dall’altro lato, ma senza forarla: guardandola deformarsi. Trovavo molto eccitante vedere la forma che prendeva il seno, perdeva la sua normale forma arrotondata, si torceva, allungava, deformava in base al movimento che facevo. Notavo, soprattutto la differenza di densità interna, specialmente quando inclinavo in modo differente l’ago e glielo facevo notare:
‘Mi stai forando le ghiandole interne, tutt’attorno &egrave grasso’
Mentre lo diceva ho avuto un orgasmo e mi sono venuto nelle mutande. Lei se ne &egrave accorta.
‘Anche a tuo padre piace molto forare le ghiandole’
Quando riprendevo l’esplorazione notavo che la mamma in profondità era quasi insensibile e me lo confermava: ‘dentro il seno sento meno che sulla pelle’
Sfilavo l’ago e la mamma prendeva un batuffolo del cotone con cui si era disinfettata e tamponava velocemente il foro. Quasi niente sangue da quel lato. Al centro, non l’aveva fatto ed avevo ammirato alcune gocce colare sulla pancia dove si erano rapprese.
Ho provato, a quel punto sia dall’alto verso il basso che in diagonale. Entrando dall’alto avevo trovato meno resistenze interne: ‘Le mie ghiandole sono qui, qualche centimetro sotto la pelle’ e mi aveva indicato il punto, disegnando un cerchio con la mano. ‘Vanno avanti per un po’ ma se le vuoi forare devi tenerti più vicino al capezzolo’. Così ho provato l’inserimento diagonale: un po’ mi spiaceva perché preferivo andare molto in profondità, ma l’idea di forare le sue ghiandole interne mi eccitava molto.
Man mano che prendevo confidenza amavo guardare il suo viso mentre foravo il seno ed in particolare mentre uscivo dal lato opposto: stringeva gli occhi, a volte si mordeva la mano che si era portata alla bocca. Si vedeva che le faceva male.
Volevo provare l’inserimento dal capezzolo.
‘Non oggi, adesso vado a lavarmi, ti va una pizza? Non ho voglia di cucinare’
E mi ha fatto un regalo inatteso: quando si alzata si &egrave sfilata la gonna e le mutande.
‘Guarda ma non allungare le mani’
E si &egrave chinata sul tavolo, dove si &egrave allargata le natiche mostrandomi bene il suo ano. Era serrato e circondato da un’enorme corona di pieghe: era evidente la dedizione con cui si era applicata a quella disciplina.
Il resto della serata &egrave trascorsa tranquillamente. Non l’ho rivista nuda, ci siamo mangiati la pizza a domicilio ed abbiamo visto assieme un po’ di televisione. Dopo cena sono andato due volte in bagno per svuotare i testicoli. Questa mattina mi sono svegliato sentendo sbattere la porta di casa: era mia madre che rientrava dopo esser andata a fare la spesa. Mentre facevo colazione si &egrave portata avanti con i lavori in cucina, in modo da non avere troppo da fare all’ora di pranzo.
Verso le dieci e mezza mi ha chiesto se avessi da fare o se volessi ricominciare. Non osavo chiederlo: credevo che si fosse arrabbiata quando le avevo chiesto di forarla dai capezzoli.
‘Ieri ti ho interrotto perché &egrave pericoloso. Devi fare attenzione a non superare la profondità del mio seno. Quando abbiamo esagerato con le sevizie, il senologo dell’ospedale ha convocato tuo padre e me. Aveva già visto segni simili in altre donne ma mai così estesi. Ci ha sconsigliato di continuare con queste pratiche, ma quando gli ho risposto che non indendevo farlo ha dato consigli su come evitare traumi. Ci ha mostrato dove erano posizionate le ghiandole interne per dirci di evitarle. Tuo padre, da quel momento, ha dedicato tutti i suoi sforzi alla loro sistematica esplorazione: ogni volta che mi fora il seno le cerca espressamente . Sono sedici in quello destro e quattordici in quello sinistro che &egrave un po’ più piccolo. Io so cosa rischio con le torture del seno ed &egrave bene che lo sappia anche tu se credi che ti piaccia. Tuo padre ed il suo amico di Genova hanno disegnato questa mappa che &egrave più leggibile, anche se, oramai, conoscono entrambi le posizioni a memoria. E’ una cosa che diverte molto voi uomini’
‘Questa mattina continuerai con il seno destro e mi spoglierò completamente’
Poco dopo la mamma era completamente nuda. Rispetto a ieri si &egrave rasata completamente la patata: ‘Penso sia giusto farti vedere dove sei nato, mentre mi sevizierai’
Sul tavolo ci sono due aghi spinali, hanno un diametro maggiore di quello che abbiamo usato ieri, ma sono un poco più corti.
‘Questi sono più grandi e non hanno la punta forta: sono più difficili da far entrare e fanno molto più male ma permettono un migliore controllo, specie se vorrai infilarli molto in profondità: dovrai fare molta più forza per spingerli dentro. E’ un regalo dei nostri amici tedeschi e ti spiegerò la tecnica che ci hanno insegnato: &egrave la più efficace ma &egrave estremamente dolorosa.
Proprio qui (e mi indica poco sotto l’areola) c’&egrave la ghiandola più grande di questo seno. E’ affusolata ed &egrave larga come una moneta da due euro. Oggi non leghiamo il seno così sentirai meglio la sua consistenza interna, ma dovrai fare molta più forza e tendere la pelle’
In quella condizione posso finalmente palpare la sua mammella. Non &egrave morbida: &egrave veramente molle.
Prendo l’ago che mi sta porgendo, le allargo la pelle mentre lei continua ad indicare il punto esatto in cui devo forare. Spingo ed effettivamente la pelle &egrave molto difficile da superare ma con un po’ di tensione l’ago inizia ad entrare. La mamma, si mette a piangere.
‘Non ti preoccupare e continua ad affondarlo lentamente’
Sento il grasso e dopo qualche centimetro e’ come toccare qualcosa di elastico.
‘Penso di averla raggiunta’
‘Bravo, se muovi l’ago dovresti sentire che ha la forma di piccoli acini grandi come mirtilli. Se farai per spingerli, sentirai l’ago scivolare tra di loro, senza riuscire a forarli’
Effettivamente, muovendo l’ago riesco a percepirne la forma arrotondata.
‘Ora il centro del capezzolo con l’altro ago. Sarà estremamente doloroso. Oggi il seno fa ancora male per quello che abbiamo fatto ieri. Se mi metterò ad implorare di smetterla, tu dovrai continuare perché non ha senso interrompere a quel punto: il dolore durerà parecchi giorni. Appena sotto il capezzolo ci sono i canali che portano alle mie ghiandole interne. Non li sentirai, ma se sei come gli altri, dovrebbe eccitarti sapere che mentre li attraverserai li devasterai internamente. Quando la punta sarà poco sotto il capezzolo fermati’
Come mi ha spiegato ieri, le pizzico il capezzolo e comincio a spingere l’ago. La mamma caccia un urlo di disperazione e piange a dirotto. Non riesce neanche a parlare: le parole si strozzano in gola
Mi fermo dove mi dice ed aspetto che si riprenda. Ammiro il capezzolo dilatato dal grosso ago che l’ha trafitto
‘Oggi fa veramente male, scusami’ ancora una pausa, poi riprende ‘dirigi l’ago verso la punta dell’altro, fino a toccarlo se &egrave andata bene sei ancora nel canale del latte e dovresti entrare proprio dentro la ghiandola senza sentire differenze di consistenza, altrimenti vuol dire che sei fuori dal canale ma non cambia molto per la mia ghiandola’
Continuo a spingere delicatamente e quando sono in zona provo a tastare con l’altro ago, sento una specie di pellicola che avvolge l’ago che &egrave entrato dal capezzolo.
‘Penso di essere dentro al canale’
‘Spingi deciso, allora’
Pareva di forare un foglio di carta ed ero sceso di un centimetro circa.
‘Ti &egrave piaciuto?’
‘Si, mamma’
‘Hai forato la parte più interna della ghiandola. Adesso spingi l’ago fino alla base del seno, ma fermati prima di toccare le costole’
Dopo un paio di centimetri pare di forare qualcosa di solido e poi entro nella parte meno densa del seno: effettivamente &egrave molto burrosa internamente.
‘Se muovi l’altro ago, noterai che gli acini non si muovono più e se spingi si foreranno. Forane un paio’
‘Oh mamma: &egrave meraviglioso!’
‘A voi uomini piace da matti frantumarli. I tedeschi sono andati avanti per tutta la notte. Dovevi sentire come ridevano facendo commenti sui miei seni distrutti e pieni di aghi. Ci vogliono un paio di mesi perché si riformino, per questo non ne rompiamo mai più di un paio per volta.
‘Posso forare un’altra ghiandola, mamma?’
‘Si ma dovrai farlo da solo, ora’
Sfilo l’ago da sotto l’areola e lo premo con forza sulla parte superiore destra. La mamma ringhia di dolore mentre io, incurante, lo spingo fino a toccare la ghiandola che trovo proprio dove &egrave indicata sulla mappa di papà. Faccio indietreggiare quasi completamente l’ago del capezzolo lasciandolo a penzoloni fuori e lo spingo in direzione dell’altro.
‘Mamma, temo di aver mancato il canale interno’
‘Non ti preoccupare spingi l’ago dentro e fuori finché non troverai l’entrata’
Non ci vuole molto e sono dentro’ così, spingo l’ago in profondità dentro al seno. Ora con l’altro ago sento la parete di quegli acini e spingo l’altro ago fino a forarla. E lo ripeto’
‘Tesoro, so che ti diverti ma adesso mi devi fare riposare qualche ora: andiamo a pranzo’ Verso le 16 sentiamo suonare alla porta, vado ad aprire e mi trovo questo tipo (il Genovese). L’aspetto é quello di un palestrato con la faccia alla Quentin Tarantino ed uno sguardo tra l’allucinato e l’allupato. Appena mia madre lo sente parlare viene incontro turbata, dicendo che mio padre non &egrave in casa .
‘Lo so benissimo: tuo padre mi ha detto di venire a controllarvi e di approfittarne per divertirmi un po’ con la troia’
Io non so bene come comportarmi e mia madre telefona a mio padre in piena crisi isterica, urlandogli insulti per ribadire che avevano un accordo e che si sentiva offesa per non averlo rispettato. Nel frattempo il Genovese &egrave entrato in casa e si dirige all’armadio dei liquori servendosi direttamente alla bottiglia. Tra un sorso e l’altro mi chiede che cosa avessimo fatto in quei due giorni, ridendo mentre glielo descrivo.
Dopo una ventina di minuti mia madre entra nella stanza totalmente nuda ed in lacrime e porge il telefono al Ligure.
‘Si la troia si &egrave spogliata ed ha il seno destro già bello martoriato. Ci sarà da divertirsi, sei sicuro di non volere venire?’ Chiude la telefonata e se la ride di gusto guardando mia madre in lacrime.
‘Cosa succede, Troia? In genere sei felice di farti torturare!’
‘Non &egrave quello’ singhiozza mia madre ‘era il suo giorno’ e mi indica ‘scusa, tesoro, papà non me l’aveva detto’
Il Ligure tracanna un altro paio di sorsi continuando a guardare mia madre con quella faccia da depravato poi le ordina di andare a prendere gli strumenti. Quando ritorna porge ad ognuno di noi due di quegli aghi enormi senza punta e si accomoda sullo sgabello, sulle sue gambe tiene la mappa dei suoi seni.
‘Tuo padre ha detto: devastatela dentro ed &egrave quello che faremo. Oggi non risparmiaremo nulla delle tue ghiandole, Troia’
Mi fa cenno di prendere il seno sinistro. Conficco il primo ago al centro del capezzolo come mi ha spiegato mia madre e la sento urlare di dolore. Guardo la mappa, confronto la forma della tetta poi, quando mi sento sicuro appoggio l’altro ago e mentre sto per spingerlo dentro lei indica un punto poco distante per correggermi.
‘Niente suggerimenti, Zoccola! Ficcalo dentro lo stesso, così impara!’
Cerco gli occhi di mia madre e le vedo far cenno di si con la testa, ancora in lacrime e così spingo l’ago in profondità, pur sapendo di aver sbagliato punto.
‘Fallo uscire dall’altro lato, così le fai più male’ e lo faccio mente lei ringhia di dolore. Faccio per sfilare l’ago dal seno, ma il Genovese mi ferma.
‘Fora la ghiandola dall’altra parte delle tette’ e me la indica sulla mappa. Inizio a rovistare l’interno del seno di mia madre, sfilando e reinserendo più volte. Il Genovese vuole che ogni volta che inserisco a vuoto io continui ad avanzare fino a forare la mammella dal lato opposto.
Finalmente esclamo: ‘ho trovato la prima ghiandola!’. Spingo l’altro ago fino ad intercettare la punta del primo. Percepisco nettamente la forma sferica di uno degli acini e spingo, sentendolo squarciarsi.
‘Tutti, cercali tutti. Non devi lasciarne neanche uno intatto!’
Di nuovo cerco sguardo di mia madre e negli occhi terrorizzati le vedo nuovamente un cenno di continuare così continuo a frugare la zona e appena sento una di quelle sfere, la trapasso. Nel frattempo anche il Genovese ha iniziato a fare altrettando con il seno che ho torturato questa mattina. Quando non sento più nessuna zona elastica in quel punto, sfilo l’ago, guardo la mappa e riprendo in un altro punto, dopo un po’ mi rendo conto che le ghiandole interne sono disposte come i petali di un margherita e da quel momento quasi tutte le volte vado a segno senza sbagliare il foro iniziale. Dopo due ore di esplorazione capisco che le ghiandole più esterne sono circondate da più acini di quelle più interne: mediamente le une ne hanno nove, le altre sette. Sono arrivato a metà dell’esplorazione. La mamma non ha mai smesso di urlare e di lamentarsi, non vedo tracce di piacere quando la guardo negli occhi, ma solo dolore ed umiliazione. Guardo l’orologio e sono trascorse due ore. Continuo a devastarla un’altra mezz’ora, quando mi rendo conto che il centro di quelle ghiandole &egrave circondato dagli acini, per una volta non li foro appena trovati ma cerco di individuare la parte più interna e rifacendo il punto spostando i due aghi riesco a trovare il punto in cui il dotto lattoforo entra nella ghiandola e solo allora spingo dentro e di nuovo, come durante il mattina sento quella specie di diaframma cedere: sono entrato dentro la ghiandola senza frantumarla! Se spingo sento tendersi la parete interna della ghiandola e sono estasiato! Lo spiego anche al Genovese che nonostante faccia queste cose nei suoi seni da molti mesi non ha ancora capito come entrare nella ghiandola senza squarciarla. Il Ligure &egrave tanto entusiasta che molla tutto e prende il telefono per raccontarlo a mio padre, ridendo a crepapelle mentre racconta la tecnica che ho usato. Terminata la chiamata ricominciamo a seviziarla. Finiamo quasi assieme, visto che il seno destro aveva già subito quella tortura la mattina ed alcuni acini erano già stati forati. Il Genove sfila il suo ultimo ago e si mette a premere il seno torcendolo con forza, fino a fare colare un liquido giallo appicicoso misto a sangue.
‘Facci da mangiare ora, Puttana!’ intima il Ligure. E mia madre si affretta ad andare in cucina con le mammelle coperte di segni.
‘Guarda! Ha le tette flosce ora!’
Effettivamente i capezzoli puntano decisamente in basso ed i seni appaiono meno gonfi di prima di iniziare, probabilmente devastare ogni ghiandola in quel modo e tutte quelle ore con l’ago conficcato nei capezzoli hanno lasciato il segno!
Poco dopo mia madre rientra nella stanza per apparecchiare tavola ed ogni volta che si affaccia il Ligure non perde occasione per lanciarle epiteti ingiuriosi e commenti circa lo stato dei suoi vecchi seni cadenti. Finalmente iniziamo a cenare. La Mamma, durante tutto il pasto, continua a portarsi le mani ai seni dolenti. Non facciamo tempo a terminare che il Ligure &egrave già pronto a ricominciare con le torture. ‘Adesso appendiamo la troia per le tette: una per volta! Vedrai, ci sarà da ridere!’
In pochi minuti mia madre si trova con i seni legati con forza. Ogni mammella &egrave legata singolarmente da cui sporge un capo di una fune lunga un paio di metri. Senza bisogno di dirle nulla sale da sola su una sedia e fa passare una delle corde in quello che, una volta, era il gancio del lampadario. Porge a ciascuno di noi una cima e tiriamo con forza fino a farle staccare i piedi dalla sedia, a cui il Genovese infligge un calcio, scaraventandola un metro più avanti. La Mamma urla e viene percorsa da tremori. I seni sono compressi con forza e deformati innaturalmente verso l’alto.
Il Ligure allenta la sua fune e mia madre resta appesa per il solo seno sinistro. Urla ancora più forte.
‘Lascia andare la corda’ mi intima. Ed io lo guardo perplesso, pensando che sarebbe caduta a terra.
‘Fallo’ ringhia rabbiosamente mia madre. Lascio la presa e lei cade di mezzo metro prima di venire trattenuta dalla corda che tiene il Genovese. La Mamma grida. La caduta era breve, ma la forza espressa nell’impatto quando il seno viene trattenuto &egrave tremenda: per un brevissimo istante vediamo la base del petto allungarsi prima di tornare in posizione.
‘Tiramola su e rifacciamolo, questa volta mollo io, però!’ dice il Genovese con il suo buffo accento
E riprendiamo un tira e molla fatto di sollevamenti e ricadute, fino a quando sono esausto per lo sforzo. I seni sono diventati molto scuri. Caliamo mia madre a terra: non riesce a reggersi in piedi tanto &egrave esausta: povera donna, si accascia a terra implorando di farla riposare. Ma il Genovese non vuole e così la aiuto ad alzarsi mentre l’altro la slega. Oramai la devastazione dei seni &egrave evidente: sono tumefatti, afflosciati su se stessi, un pallido ricordo di quello che erano la sera prima.
Mia Madre vede l’inquietudine nei miei occhi: ‘Non ti preoccupare, tra un paio di mesi torneranno come prima: non &egrave la prima volta che lo facciamo’
La aiutiamo ad andare a letto. Pensavo che fosse finita ma il Ligure la fa stendere a pancia in giù al bordo del letto: ‘Tienile il culo aperto, adesso fisto questa grandissima troia’
Salgo a cavalcioni sulla schiena della donna che mi ha dato al mondo, mentre il Genovese, senza perdersi in preliminari comincia a spingere il pugno contro lo sfintere di mia madre che cede immediatamente e prima ancora che abbia il tempo di ammirare per bene il suo ano vedo la mano scomparire fino al polso mentre l’altro depravato inizia a sfilarla ed infilarla con furia. Dalla facilità con cui la penetra si vede che &egrave una cosa abituale per lei ma il mio amico vizioso &egrave indispettito: ‘La troia non fa resistenza! Vai a prendere gli aghi’
Quando torno nella stanza, mia madre &egrave a pancia all’aria con la mano del Ligure che va avanti ed indietro rabbiosamente.
‘Forale i seni!’
Prendo gli spilli più grossi e lunghi. Le mammelle cadono flaccidamente sul fianco e sono costretto a tirarle per i capezzoli per infilzarle. Il Genovese vuole che io la penetri infilando e sfilando gli aghi e lo faccio.
‘La troia non fa resistenza!’ ripete il Ligure ‘forale il clitoride!’
Mia madre non reagisce neppure quando le allargo le grandi labbra alla ricerca del clitoride. Ma caccia un urlo devastante mentre lo foro con il primo degli aghi fini e continuo a farlo fino a quando non c’&egrave più spazio. Qualche minuto dopo le vedo raggiungere un orgasmo violentissimo ed incapace di trattenere la vescica inizia ad urinarsi addosso.
Il Genovese &egrave inviperito e mi ordina di cucirle le grandi labbra con un grosso ago da cucito ed un pezzo di nylon che erano assieme agli altri oggetti da tortura. Mia madre strilla e piange mentre lo faccio.
Il Ligure mi dice di lasciare un pezzo di figa aperto che se la vuole scopare, poi sfila la mano dalla cavità anale ed infila il suo pene nel posto da cui sono stato partorito. Un paio di colpi e le viene dentro, lasciando che il suo sperma coli sulle cosce bagnando le lenzuola già sporche di sangue e di altri umori. Poi si solleva su di lei ed inizia ad infierire sui seni infilzati fino a raggiungere una nuova erezione, a quel punto le infila il fallo in bocca continuando alternando le torture al seno a nuove sevizie sul clitoride. Questa volta dura più a lungo: la prima volta era troppo eccitato.
Quando il suo pene perde il turgore inizia ad urinarle in bocca e mi invita a fare altrettanto sul suo ano ancora dilatato per il fisting: in breve mia madre &egrave ridotta ad un pubblico urinatoio.
Il Ligure le sputa in faccia e se ne esce dalla stanza.
Io resto ed aiuto la Mamma a sfilare gli aghi ma lei non lascia che le liberi il clitoride e la vagina, con un ultimo sprazzo di pudore.
E’ tarda notte e vado a dormire ma nel cuore della notte vengo svegliato dai lamenti: vado nella stanza dei miei genitori e trovo il ligure che ha ripreso a trafiggere i seni di mia Madre, li guardo un po’ prima di decidere che ho bisogno di masturbarmi e così torno nella mia camera.
Mezz’ora dopo sento la porta di casa sbattere: lui se ne &egrave andato via.

L’indomani mi sveglio tardi, vado nella stanza di mia Madre che &egrave ancora nel letto sporco con i seni e la vagina lasciati infilzati. Vorrei sfilare gli aghi: ‘lasciali dentro, tesoro, non mi resta che questo’

All’ora di pranzo mi affaccio di nuovo nella sua stanza e la trovo in lacrime: ‘scusami tesoro, ieri sera dovevo essere solo per te’
Le do un bacio ‘sei stata meravigliosa’
‘Hai visto come si può ridurre una donna, quando diventa vecchia e non le resta che soffrire per dare piacere?’

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