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Io E Luca: Una Storia Di Sottomissione. V° Episodio. Evoluzione.

By 15 Luglio 2020No Comments

Le nostre vite scorrevano regolarmente: io ormai frequentavo l’università, Luca dopo il diploma aveva iniziato a lavorare nell’impresa edile di famiglia, dato questo appreso per caso nel corso degli anni. Infatti, come già accennato, nessuno sapeva nulla di quello che accadeva nella vita dell’altro, pur essendo anni fondanti la struttura di un uomo adulto, anni di scelte determinanti, nel mondo del lavoro e negli affetti. Anni in cui ci spogliamo dei panni dell’adolescenza e ci rivestiamo di quelli della maturità, in cui tutto cambia, a volte, a ritmi vorticosi, per lasciare solo un tenue ricordo dei tormenti della pubertà .
Realmente tutto stava mutando nella mia vita e, immagino, che trasformazioni di pari entità si stavano verificando nella vita di Luca: gioie, dolori, fallimenti, e successi. I primi lutti ma anche la nascita di un figlio, l’amore e il matrimonio.
Ma nulla di questi eventi epocali veniva condiviso con l’altro.
Nella nostra vita segreta, tutto restava immutato. Una dimensione cristallizzata in un’eterno presente, dove gli anni sembravano non lasciare traccia del loro passaggio e tutto restava immobile a quel giorno, al mare, in cui io glielo presi in mano per la prima volta, quando le nostre vite si fermarono stabilendo per sempre lo spazio e il tempo: io sotto e lui sopra…questo la natura mi aveva insegnato ed entrambi restavamo fedeli a questo incantesimo, in un gioco perverso che ci voleva entrambi immobili, statue votate al piacere…e all’altare del piacere entrambi abbiamo sacrificato una parte di noi che non ci verrà più restituita perché irrimediabilmente dissolta in nome di una depravata ricerca e conquista, ogni volta rinnovata, del godimento pieno e totalizzante.
Il segreto della nostra storia, tanto durevole, è forse stato il piacere puro, mai contaminato da qualsivoglia forma di sentimento e immutato, al riparo dal tempo e dai giudizi degli altri.
Io e Luca soltanto, soli con il nostro piacere che appariva ad ogni nostro incontro e spariva immediatamente dopo, abbandonandoci alle nostre vite per poi riafferrarci con forza per scaraventarci nel chiuso di una stanza pronti ad offrire il nostro sacrificio sul suo altare.
Un’intermittenza che ci ha permesso di vivere autonomamente senza mai degenerare nella dipendenza che travolge la vita privata distruggendola….Come le luci dell’albero di natale che si accendono e si spengono, apparentemente senza fine: il piacere che ci soggiogava, si accendeva e si spegneva.
Nel corso della nostra lunga storia, solo una volta e per qualche mese, i nostri ruoli si invertirono: io dominante e Luca sottomesso.
Non ho mai compreso le cause di ciò, né ho mai investigato: posso supporre che sia accaduto in concomitanza forse di una separazione da sua moglie.
Comunque, una volta, eravamo a casa sua e avevamo circa 30 anni, Luca mi fece un pompino per la prima volta. Il mio stupore fu di pari intensità dell’eccitazione, a tal punto che dopo pochi minuti già me ne stavo venendo.
“Luca, piano altrimenti me ne vengo…..”
Luca non solo non si fermò ma continuò, aiutandosi con la mano e provocando una portentosa eiaculazione nella sua bocca che fu interamente ingoiata.
Ero sconvolto dal piacere, non ci potevo credere e non capivo cosa stesse succedendo.
Però era tutto vero: Luca mi aveva appena fatto una pompa con l’ingoio e stava indugiando sul mio cazzo per suggere anche le ultime gocce. Aspettò che il mio cazzo perdesse consistenza nella sua bocca con la pazienza della più abile delle troie, con la stessa devozione che io gli ho tributato per decenni. Poi, finì di leccare delicatamente la cappella, si scostò e andò al bagno dove lo sorpresi mentre masturbandosi, scaricava tutto il suo piacere.
Fedele alla regola del silenzio che tacitamente avevamo posto a fondamento del nostro rapporto, non feci domande. Mi rivestii e dopo averlo salutato uscii.
Questo si ripeté nel corso di tutti i nostri incontri per qualche mese.
I nostri incontri avevano cadenza variabile, a volte una volta la settimana, a volte una volta al mese ma in genere non passava mai più di un mese senza incontrarci.
Durante quel periodo, approfittai per sviluppare una discreta capacità di dominazione su Luca sempre però con grande cautela perché sapevo che tutto si reggeva su un equilibrio instabile. in fondo era sempre lui a decidere ed ero pienamente consapevole che questa variante sarebbe stata a termine, un termine che Luca avrebbe stabilito così come aveva stabilito l’inizio.
Tuttavia, non posso negare che Luca mi ha dato grande soddisfazione anche come passivo.
Amava moltissimo fare bocchini, sempre rigorosamente ed io ovviamente ne approfittavo, non mancando occasione per umiliarlo verbalmente, accertandomi se il trattamento che gli riservavo fosse di suo gradimento. D’altra parte quanto ad umiliazioni verbali lui era stato un insuperabile maestro. Mai però mi permisi di chiamarlo frocione: quello era un epiteto a me riservato e comunque inadeguato alla sua virilità.
Una volta, mentre, io in piedi e lui in ginocchio, mi stava facendo un abilissimo bocchino gli dissi:
“Troia, fammi capire se davvero ti piace spompinarmi: se ti piace 10 da uno a dieci, alza le braccia al cielo, continuando a spompinarmi, e muovi le mani come se dovessi avvitare una lampadina”
Luca regolarmente eseguì e anzi intensificò il bocchino provocando un’inevitabile sborrata nella sua bocca. 

Credo che bevve circa un litro di sborra in quel periodo, anche perché non mi permetteva di eiaculare altrove.
Un’altra volta, come sempre per sua volontà, si penetrò col mio cazzo sedendocisi sopra, con un perfetto smorza candela. Prima però si preparò il culo con le sue dita, inumidite con la sua saliva. Quella prima volta mi mise un cuscino sulla faccia perchè non voleva che io lo vedessi. Altre volte lo scopai a pecorina, ma mai riuscii ad infilare più della metà del cazzo e mai potei incularlo per più di qualche secondo. Luca era pur sempre Luca: i tempi e i modi li decideva comunque lui.
Ricordo che il momento penetrativo gli provocavano dolore, anche perchè non mi permise mai di lubrificarlo adeguatamente, nè d’altra parte io ero certo nella condizione di chi poteva insistere.
Un’altra volta, che ancora oggi ricordo con grande eccitazione, osai dove non osano le aquile…..gli misi un piede in faccia e poi glielo infilai in bocca.
Io sono un autentico feticista del piede maschile, sono uno dei più abili leccapiedi in circolazione eppure, Luca mai mi permise di dare sfogo a questa mi perversione.
Solo una volta, mentre mi inculava a smorza-candela, mentre io gli voltavo le spalle, mi prostrai in avanti piegandomi fino a raggiungere i suoi piedi. Riuscii a leccarlo per brevi istanti poi, con un pugno sul fianco mi disse:
“Falla finita frocione e pensa solo a pompare di culo!”.
Dicevo quindi che una sola volta riuscii a farmi leccare i piedi da Luca che, con mia enorme sorpresa, apprezzò al punto da indugiare e ingollare, per quanto possibile, entrambi i piedi in un pompino osceno, che gli deformava la bocca in una smorfia indecente. Mai potrò dimenticare l’espressione di Luca in quegli attimi: il suo bellissimo viso reso mostruoso da quell’atto innaturale ma gli occhi dischiusi in un’eccitazione che sembrava spalancargli un mondo incognito e fantastico. Forse fu quella, la prima e unica volta, in cui colsi l’intimità della sua parte autenticamente sottomessa, sempre sapientemente celata e dissimulata ma che forse lo ha sempre ispirato nel corso dei decenni nella sapiente opera di dominazione nei miei confronti.
CONTINUA.

Jac

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