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La famiglia bisex al lago

By 10 Febbraio 2014Febbraio 9th, 2020No Comments

Non avrei mai pensato che col tempo la mia vita sessuale e famigliare sarebbe cambiata così all’improvviso. Eppure così fu e da quel momento mi sento un’altra persona.

Tutto nacque da una gita che facemmo tempo fa al lago. Io, Angelo, ventiduenne pieno di vita, adoravo quel casolare che papà Franco prendeva in affitto ogni anno: isolato ma aperto sul lago con una piccola rada che permetteva di entrare in acqua come se si fosse su una sabbiosa spiaggia dell’Adriatico. Il periodo oltretutto, vista la stagione con una temperatura anomala e calda, permetteva di andarci spesso e di crogiolarsi al sole almeno nelle ore più calde della giornata.

Io sono un ragazzo leggermente in sovrappeso, moro con i capelli corti, senza peli (per mia fortuna) e per scelta intimamente depilato. Papà Franco è un omone molto robusto, 45 anni come la mamma, alto e potrei dire quasi grasso, ma data l’altezza di quasi due metri rimaneva alla vista quasi proporzionato. Ancora molti capelli grigi e due braccia che quando ti cingevano davano un senso di protezione nonostante fosse una persona molto posata e che in certe circostanze dava una sensazione di autorità e autorevolezza che potevano quasi intimorire. Mai però in famiglia aveva dato sfogo al suo essere maschio ma si era sempre dimostrato molto tenero, anche nei confronti di mamma Carla. Lei invece era una donna piuttosto in carne, moretta e decisamente più bassa di papà. La classica donna di casa che aveva scelto la famiglia al lavoro, visto anche che papà poteva permetterci una vita agiata dato il suo incarico di dirigente. La famiglia terminava poi con mia sorella Silvia, 24 anni di donna ormai formata, bellissima, l’angelo della casa che a volte mi faceva provare un po’ di invidia per le attenzioni rivolte dai miei genitori verso di lei.

Fu quindi in uno dei weekend che passammo al lago che la mia vita di ragazzo perennemente con il pisello in mano a sollazzarlo (e non solo quello; anche il culetto mi piaceva far godere) cambiò. Era quasi ora di pranzo e mamma con Silvia erano uscite per un giro nei boschi e nelle radure intorno casa. Non vedendole rientrare dissi a papà che forse era meglio andarle a prendere: se uscivano insieme la cognizione del tempo spariva e non c’era verso di averle in orario agli appuntamenti. Con noi quel fine settimana si era aggiunto il nonno Ferdinando, vedovo ormai da anni di nonna Lory, che spesso portavamo insieme perché non stesse solo. Lui era il classico nonnino premuroso, basso per la verità, con un viso scavato dalle rughe del tempo e anche un po’ dall’età pur non avanzata per i suoi sessantanove anni. Anche lui piuttosto robusto, pelato a differenza di papà, sempre molto attento ai bisogni della famiglia, essendo pensionato e vivendo in città al piano sotto il nostro. Ero molto legato a lui e fin da piccolo era il mio nonno preferito, quello che spesso ti accompagna a letto la sera e ti dà l’ultimo bacio della buonanotte, oppure il ‘baby sitter’ quando mamma e papà erano fuori per conto loro.

Fu così che io decisi di rimanere in casa, magari per iniziare a preparare qualcosa per il pranzo, mentre papà e nonno uscirono per cercare le signore di casa.
Passarono altri 45 minuti e la cosa diventava preoccupante. Nessuno tornava. Per scelta non portavamo telefonini con noi al lago, per restare tranquilli e isolarci dalla frenesia cittadina, per cui, mangiato un pezzo di pane e formaggio visti i morsi della fame che iniziavano a farsi sentire, anche io uscii di casa alla ricerca della perduta ciurma.

Fatti circa due chilometri di radura, si apriva un piccolo boschetto di alberi radi: mi incamminai all’interno quando sentii provenire delle voci famigliari. Erano Silvia e mamma che ridevano. Mi appostai quanto più possibile vicino e le vidi accoccolate a terra con la gonna su. Immaginai stessero pisciando e inconsciamente sorrisi per la situazione che vedevo. Poi sentii Silvia: ‘Mamma, non ho carta per asciugarmi, come faccio ora?’. ‘E’ un problema; ma se vuoi si può risolvere. Vieni qui davanti a me in piedi’, le disse. Vidi mia sorella davanti alla mamma e lei, senza esitazione, avvicinò la bocca alla vagina della figlia. Mi sentii mancare le gambe: stavo impazzendo?? Ero forse sul divano addormentato e questo era solo un sogno?
Purtroppo, o per fortuna, era tutta realtà: silvia aprì le labbra della fica, un triangolo rosa bellissimo con un ciuffettino raso di peletti sopra il monte di venere che sembravano formare una freccia che indicava la fonte del piacere, e mamma infilò la bocca nell’antro. ‘Mamma ma quanto sei porca’. Tutte le volte la stessa storia e io non so dire di no!’. E mamma: ‘Tanto lo sai, tale madre tale figlia. Sei una puttanella uguale a me’, e riprese a lappare quella fonte di piacere. Iniziai a sentire i mugolii quando di lì a poco dalle spalle di Silvia comparve la figura di papà: cazzo, pensai, ora succede il finimondo!!

E invece dovetti ricredermi: appena alle spalle di Silvia papà esordì: ‘Non vi si può lasciare mai sole voi due zoccolette’ E poi lo fate senza di me? Siete proprio egoiste!’. Silvia si voltò di scatto e, sorridendo, senza proferire parola, infilò la lingua direttamente in bocca a papi. Mio dio ma che succedeva? Certo io avevo sempre avuto pensieri un po’ sconci di sesso in casa, avevo letto molti racconti sul genere e anzi erano quelli su cui le mie sborrate erano più copiose e che mi facevano venire voglia di leccarmi e ingoiare il mio stesso liquido, ma da qui a vivere la cosa realmente’.

Subito papà si abbassò il pantaloncino e vidi un pacco chiuso nei boxer di dimensioni fenomenali. Non so perché mi soffermai a guardarlo, ma forse per l’eccitazione sentii subito il mio prepuzio bagnarsi e il mio membro ergersi nello slip. E i miei occhi scorrevano dal culo accovacciato di mamma, alla fica di Silvia al pacco di papà appunto. Ma nonno dov’era?
Pronta fu la risposta quando sentii una mano sulla spalla che mi fece sobbalzare pur strozzandomi la voce in gola: ‘Ehi Ange, bella scena vero?’, esordì il nonno. Io ormai ero inebetito: ma anche lui?….
‘Nonno ma che succede? Cos’è questo porcume?’, chiesi sottovoce. ‘Se non ti piace puoi andartene ma da come vedo il tuo pacco forse la cosa interessa anche te”, istigò il maiale.
In effetti il mio cazzo diventava sempre più duro nello slip e l’eccitazione nella mia testa stava arrivando alle stelle.
Senza nemmeno poter reagire il nonno mi prese per mano e mi fece avvicinare al gruppetto: ‘Ehi gente, abbiamo un nuovo membro che sembra interessato a partecipare allo spettacolo!’. Ormai sembravo inebetito. Papà mi guardò con occhi luccicanti di desiderio e mi disse: ‘Benvenuto fra noi maialone, finalmente’. Bisognava escogitare tutto questo casino per farti partecipe? Muoviamoci, andiamo a casa che la giornata è ancora lunga’.

Detto ciò ci ricomponemmo alla bell’è meglio e ci incamminammo verso la villetta. Strada facendo Silvia disse: ‘Ehi fratellino, guarda che da dietro hai proprio un bel culetto. Sai che mi piacerebbe leccarlo un po’?’. Fra me e me pensai che avevo proprio una sorella puttana con quello che sentivo e che avevo visto ma il peggio, ovvero il meglio, doveva ancora arrivare.

Appena arrivati a casa, mia sorella con mia mamma si buttarono sul divano e cominciarono a slinguazzarsi, mentre papà e nonno le palpavano su ogni centimetro di pelle, soffermandosi sulle poppe di mamma, davvero generose, e in mezzo alle cosce della svaccata di casa, Silvia.

Mi avvicinai a loro come un automa e non capii da quel momento più nulla. D’istinto misi un dito in bocca alle due donne le quali iniziarono a ciucciarlo come un piccolo cazzo guardandomi con aria lussuriosa. Nel frattempo mi accorsi di una mano che indugiava nel mio basso ventre: cazzo! Era papà che mi palpava l’uccello. ‘Ti piace la mia mano porcellino? Ti va di farlo vedere a papà?’. Decisi che ormai, essendo un ballo, dovevo ballare; anzi, volevo ballare. Mi tirai fuori il cazzo dallo slip e lui lo impugnò a piena mano, visti i miei 21 centimetri di carne. Il nonno aveva intanto aperto le gambe di silvia e, accucciatosi a terra, prese a limonare con la sua passera: la bocca era un tutt’uno con la sua fica che ribolliva di umori filanti che si univano alle labbra del nonno ogniqualvolta lui staccava per un attimo la bocca da quella caverna. ‘Nonno infila la lingua dentro, fammi sentire la tua zoccoletta. Vero che sono una zoccoletta, mamma?’. E mamma: ‘Sei proprio una gran puttana come me. E Angelo vedrà ora in che famiglia è capitato’. Mi si avvicinò e mi infilò la lingua in bocca. Era salivosa, una saliva che mi fece perdere ogni freno inibitorio e che comincia a suggere come fossi un disperato in mezzo al deserto nel pieno della sete. Più ne ingoiavo e più ne volevo. Papà intanto si era posto dietro mamma e, apertele le gambe, si pose sotto di lei così che le poteva leccare la fica e il culo in contemporanea. ‘Mmmmm che porco che sei Franco, infilami la lingua e le dita, fammi sentire la troia che sono!’, disse. Papà così si impegnò, senza fatica a dire il vero, a leccare gli umori dalla vagina di mamma. Abbassai una mano e la posi sul suo sesso: era gonfio, senza un pelo, fradicio di umori e di saliva paterna. Papà stesso, quando vide che la toccavo, mi aiutava a infilare due o tre dita in lei e ogni tanto le ciucciava per assaporarne gli umori.
Ora avevo proprio perso il controllo. Volevo anche io leccare mamma: mi accovacciai e, nonostante ci fosse ancora mio padre lì sotto, allungai anche io la lingua. Non mi preoccupavo che potessi incrociare anche la sua, anzi, ormai anche gli ultimi tabù stavano cadendo e la cosa non mi dispiaceva; fu così che mi ritrovai a limonarmi papà sulla fica di mamma. Che sensazione nuova e meravigliosa stavo provando!!! Con le dita di una mano nella fica di mamma, allungai l’altra verso papà e la avvicinai al suo pacco. Sentivo perfettamente il suo cazzone duro e sotto due palle morbide ma sode che sembravano due noci. Feci in modo di farle uscire dallo slip e iniziai ad accarezzarle: lisce, sode, piene.

Silvia intanto cominciava a gemere sempre più forte sotto i sapienti colpi di lingua del nonno: ‘Nonno sei un porco, infilami la bocca nella fica. Se ciucci così mi farai pisciare maiale!!’. E lui: ‘Piscia troietta mia, sai che sei solo una sgualdrina e che sei nata per godere. Piscia in bocca al nonno’. E fu così che a spruzzi lei gli riempiva la bocca; nonno un po’ la ingoiava, un po’ la risputava sulla fica facendola colare fin sulla rosetta anale e un po’ iniziò a limonarla con lei. A quella scena papà si allontanò da me e si avicinò a mia sorella limonandola con la piscia che il nonno le passava. E il porco, non contento, si unì ai due che iniziarono a slinguarsi in tre, con le bave di piscia mischiata a saliva che colavano sulle tette della troietta. Ormai a vedere papà e nonno con le lingue che si incrociavano mi ero arrapato all’inverosimile, per cui misi mamma a terra e, lasciata ogni vergogna fuori dalla porta dissi: ‘Mamma voglio scoparti la fica, dammi l’utero da cui sono nato’. Lei sorrise maliziosamente e rispose: ‘Certo, ma per festeggiare mi sborrerai dentro porcellino mio’.’. Ero così arrapato che glielo infilai dentro come burro fuso penetrato dal coltello e dopo non molti colpi mi fermai con tutto il cazzo dentro e iniziai a inondarla: ero troppo eccitato e venni presto, ma stranamente il mio cazzo non accennò ad afflosciarsi. ‘Mamma che fica bollente’. Sei una vacca, mi hai fatto sborrare subito ma è ancora duro.’ Intervenne papà: ‘Allora Angelo ora toglilo e fallo mettere a me. Voglio scoparmi tua madre porca con la tua sborra in fica’. E mentre la penetrava mi prese per il collo, mi avvicinò a lui e mi sputò in faccia. Rimasi colpito ma se possibile ancora più infoiato e ricambiai il favore. Così, mentre la scopava e lei mugolava e urlava frasi piene solo di sconcerie e parolacce, io e lui iniziammo a limonare e sputarci in bocca e in faccia leccandocela dal viso di tanto in tanto.

Abbassai la mano e iniziai a massaggiare le palle di papà che ormai stavano diventando una fissa per me, tanto che dopo poco mi accucciai sotto di lui e, mentre si scopava la mia dolce mamma cagna, iniziai a leccare colpendo a tratti il suo culo, quello di mamma e la sua fica. Mi umettai un dito e cercai di farmi spazio nel culone di papà per infilarglielo e quale fu la mia sorpresa quando sentii che lo stesso veniva quasi risucchiato dentro: ‘Figlio di puttana che sei, vedi come piace farmi penetrare il culo, frocetto di papà?’. ‘Sì papi, ma lo farete anche voi con me’ Anche io voglio sentirmi il culo aperto.’ E nel parlare aumentai il numero di dita: ormai ne aveva quattro dentro e il suo volto cominciava a essere sconvolto da smorfie di goduria. Insultava mamma pesantemente, le dava della zoccola, della troia e lei: ‘Sì frocio porco, scopami come una puttana mentre ti fai fare il culo da nostro figlio’.

Nonno intanto si era messo a terra con Silvia sopra a 69 e mentre lui continuava a leccarle la fica e il culo, non disdegnando di riempirle i buchi con le dita, lei prese a lappargli il culone spostando i due coglioni enormi e pendenti di lato. Anche lei iniziò a infilare le dita in culo a nonno e quale fu la mia sorpresa quando sentii un gemito prolungato e girandomi vidi che gli aveva infilato tutta la mano dentro. Il cazzo di nonno era barzotto, filava presborra dalla cappella lucidissima e la cagnetta leccava e la lasciava colare sul cazzo per spalmargliela lì e sulle palle. Era completamente viscido.

Lasciai papà e mamma al loro amplesso porco e mi avvicinai a nonno: mentre Silvia mi guardava come una gatta in calore, appoggiai la cappella al culo di nonno e spinsi. In meno di un secondo ero dentro e nonno emise un ‘Oooooohhhhhhhh’ di piacere. Cazzo, fino a quello mattina mai avrei pensato di ritrovarmi in una famiglia porca a fare le peggio sconcezze ma ora non volevo più smettere. Iniziai a stantuffarmi il culone anziano iniziando a gemere forte anche io. Nonno mi disse: ‘Sei un bastardo nipotino mio, mi fai godere, aprimi il culo con le dita e infila anche le palle.’ Mi sembrava impossibile eppure con il suo aiuto piano piano infilai anche le palle dentro: ora il mio cazzo con le palle erano chiusi nella morsa dell’ano di nonno che me le stringeva e mi faceva godere come mai mi era successo: ‘Cazzo nonno sei un pervertito. Mi fai impazzire. Voglio provarlo anche io il cazzo in culo!!!’. Mai parole furono prese più alla lettera. Papà si sfilò da mamma e si pose dietro di me. Iniziò a baciarmi e leccarmi il collo e io cominciavo ad avere fremiti di piacere lungo la schiena, mi colava la saliva sulla stessa e poi mi abbracciava per strusciarcela contro. Con quella voglia avrei preso anche il cazzo di un cavallo nel culo. Piano piano, dopo avermi umettato con le dita il buchino, appoggiò la cappella al mio orifizio: non nascosi la mia paura ma papà, che con la sua stazza mi sovrastava, mi abbracciò da dietro e mi disse: ‘Sentirai solo piacere, rilassati porcellino di papà’. A quelle parole mi sciolsi, mi fermai un attimo da scopare nonno e attesi. Erano momenti sublimi che non volevo finissero: sentivo il cazzo di papà farsi strada e quel piccolo dolore che stavo sentendo sparì in un baleno. Ora, come mai mi era successo, avevo il mio cazzo durissimo in culo al nonno e riuscivo a prendere pure quello ci papà. Iniziai quindi a muovermi avanti e indietro cosicché se affondavo in nonno papà era quasi fuori dal mio culo, se uscivo da nonno avevo tutto il membro paterno dentro fino alle palle.

Silvia e mamma intanto era da un po’ che si lesbicavano: messe una a contatto della fica dell’altra le strusciavano facendo rumore per tutta quella broda che colava dai loro sessi; si insultavano come le peggiori battone di strada (sei una troia, tu sei una lurida cagna, e tu la mia puttana, scrofa immonda pisciona), infilandosi le dita nelle fiche e sputandosi addosso. In breve entrambe aumentarono il ritmo e con un urlo gemettero la loro goduria accasciandosi a terra. Poi mamma, con la fica gonfissima e rossa e bagnata come non ne avevo mai viste, si mise a cavalcioni di nonno vicino alla mia bocca; anche papà da dietro avvicinò la sua e lei disse: ‘Ora benediciamo questo nuovo membro porco della famiglia eh Franco?’. Papà le fece l’occhiolino e io vidi solo mamma che apriva le grandi labbra del suo ficone e iniziò a zampillare pioggia dorata in faccia a me e papà. Lui mi voltò la testa e, mentre la troia urinava, iniziò a limonarmi in bocca da porco ma con una passione molto intima, che forse solo chi è così carnalmente unito può sentire. Ero in balia dei miei genitori, porci consanguinei con cui stavo provando il piacere e l’amore più porco, l’incesto. Non mi interessava se fosse giusto o meno, volevo solo godere con loro, e magari un domani non solo io ma anche qualche mio conoscente’

Ero ormai arrivato alla fine. La scopata mi stava spompando, ero bagnato di piscia di mamma e viscido di saliva mia e di papà, il culo di nonno ormai era sfondato e sentivo lo sciacquio del mio cazzo dentro di lui che era pieno di umori e aumentai il ritmo, volevo sborrare. In pochi attimi urlai a squarciagola: ‘Nonno fottuto porco ti riempioooooooooooo!!!!!!!!!!!!’, e iniziai a inondare il suo intestino di crema: mai avevo schizzato così tanto. Quel frenetico ritmo aveva portato anche papà al culmine: ‘Angelo mio, frocetto di papà, vuoi la sborra di papi in culo maialino? Devo venire e non voglio che si sprechi!’. Gli risposi: ‘Papi sborrami in culo ma poi leccala, voglio assaggiarla!!’, e così fu. Papà Franco diede gli ultimi colpi al mio culo ormai aperto e mi riempì le viscere. Quando si fu calmato usci con un ‘flop’ dal mio ano e si mise a leccare la sborra dal culo. Lo girai mettendolo a 69 e mentre mi ciucciavo il suo cazzo ormai molle per leccare gli ultimi residui di sborra, lui lecco ogni filo di crema che il mio culo lasciava colare. Poi mi riprese il viso e iniziò a limonarmi: stavo raggiungendo il paradiso con quel liquido mischiato alla sua saliva che ingoiavo ma che volevo tenere ancora in bocca. Esausto poi, quando ogni goccia era stata leccata e ingoiata mi accasciai sul suo petto e osservammo le due puttane che ancora si godevano il nonno. L’avevano sdraiato a terra e si alternavano sul suo cazzo, non particolarmente lungo a dire il vero, ma dritto come un palo della luce. E chi non aveva il suo cazzo in fica o in culo, si prodigava per stimolargli la prostata infilandogli due o tre dita dentro.
Anche lui ora voleva sborrare e prese Silvia per i fianchi dicendole: ‘Ora brutta puttanella mia ti fecondo la fichetta. Scopati il nonno che ti sborro dentro!’. Mia madre si pose al loro fianco e nonno iniziò a infilarle le dita nella fica. Fu un attimo vedere la sua intera mano sparire fino al polso nella sua caverna: avevo proprio una mamma sfondata, con una fica grossa, gonfia, pulsante e piena di broda. Con papà mi avvicinai e iniziammo a leccarla insieme. In pochi attimi la sentimmo gemere e poi urlare: ‘Porci bastardi godo come una cagnaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!’ e Silvia: ‘Mammina anche io godoooooo!!!!!! Nonno sborrami in ficaaaaa e mettimi incintaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!’. Il vecchi non ce la faceva più e con la mano piantata in fica alla mia genitrice urlò le peggiori sconcerie a mia sorella mentre le riempiva la ciolla di sborra.

Eravamo sfiniti, io quasi semisvenuto tanto che rimasi ancora un po’ abbracciato a papà con la testa sul suo petto, finché mi ripresi e lo bacia dolcemente sulla bocca. Mamma con il nonno si lasciarono andare esausti per terra e Silvia si mise in mezzo a loro mettendosi un capezzolo di mamma in bocca come una bambina che ciuccia il latte.

Passata una mezz’oretta che ci fummo ripresi, a turno decidemmo di farci la doccia e poi avremmo fatto finalmente pranzo ma nudi. Avevo chiesto io di farlo così perché per me ogni momento di quel weekend doveva essere uno stimolo a fare l’amore in casa anche se da porci. Fu un weekend molto lungo e pieno di sesso porco’ chissà come sarebbe stato il rientro a casa’.. Ma questo ve lo dico la prossima volta.

Un bacio salivoso a tutti gli amanti dell’incesto e come sempre graditi i commenti a maiale.perverso@hotmail.it

Buon incesto a tutti!

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