Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti EroticiRacconti Gay

Le disavventure di uno schiavo- puntata 3

By 31 Gennaio 2022No Comments

PUNTATA 3

Per tre giorni non abbiamo più giocato, Giacomo non mi ha cercato e due maldestri tentativi di chiedergli di fare qualcosa con me sono stati inutili. Il pomeriggio, io di rientro dall’università, Giacomo mi saluta prima di andare in facoltà: – Matteo, hai due minuti? – Sì, certo Giacomo, dimmi –
– Non mi è piaciuto come ti sei comportato l’altra sera, non voglio uno schiavetto a metà. Devi accettare tutto quello che ti ordino. Se vuoi continuare a giocare con me, stasera ti sottoporrò a una prova. Se accetti e la esegui, diventerai definitivamente mio schiavo, in caso contrario la nostra storiella sarà finita sul nascere.
– Ma… ma..
– Ma un cazz0!! Se mi vuoi, fai quello che dico io, altrimenti puoi cercarti un amichetto come lo vuoi tu, ma quell’amichetto non sarò di certo io.
E se ne va, senza nemmeno salutarmi.
Non mi ha dato tante spiegazioni, non so di che prova si tratterà, ma immagino che si tratti di qualcosa di forte, magari sulla falsariga della scorreggia che ho subito qualche giorno fa’. Ma l’idea mi ossessiona, sia perché mi rendo conto che i suoi limiti sono più estremi dei miei e sono spaventato dall’idea di spingermi troppo oltre, ma anche perché non mi ha dato un’alternativa – La nostra storiella sarà finita sul nascere -, quindi eseguo quanto chiederà oppure il mio sogno erotico da adolescente si trasformerà in un paio di piacevoli serate passate insieme.
La giornata sui libri non passa velocemente e lo studio viene sostituito dalle mie fantasie e dalle mie ipotesi. Un foglio con un elenco puntato di possibili cose che potrebbe farmi e, di fianco alle eventualità, una “v” o una “x” a seconda che si tratti di un’alternativa che sono disposto ad accettare e rifiutare. Verso le 18 strappo il foglio in mille pezzi, se mi propone una “x” sono disposto a perderlo? Sto impazzendo.
Giacomo invece, bello come il sole e tranquillo arriva in casa verso le 19-19.30. Si spoglia, resta in boxer, mi invita in camera sua.
– Eccomi padrone. – dico, prima di entrare
– Per adesso puoi chiamarmi Giacomo – mi dice, – non sono il tuo padrone. O almeno, non lo sono per ora spero.
– Io spero che tu lo sia –
– Questo dipende solo da te. Ci sono rimasto molto male, quando hai rifiutato una mia scorreggia in faccia. Mi piace che tu sia il mio leccapiedi personale, ma a me serve qualcosa in più. Voglio uno scarafaggio da calpestare, uno scemo da dominare e umiliare. Stasera non ci sono scorregge per te, ma se diventerai mio schiavo ce ne saranno in futuro. Questo devi metterlo in conto
– Sì – rispondo semplicemente, senza mettere davanti il sostantivo “Padrone” o “Giacomo” che sia.
– Se non superi la prova, non sarai punito, perché sarà il rifiuto di un uomo libero. Se la superi, diventi mio schiavo e ogni rifiuto futuro sarà punito severamente. Questo devi capirlo da subito.
– Sì
Non dice più niente. Prende il cellulare, attiva l’orologio in modalità conto alla rovescia. Tre minuti, che partono. Poi prende un bicchiere.
Mi guarda, sorride, si cala i boxer. Due minuti e quarantacinque.
Ci piscia dentro, riempie il bicchiere. Due minuti e ventotto.
– Hai tempo per bere tutto fino alla fine del countdown. Se berrai tutto prima che scada il tempo tu diventerai ufficialmente e definitivamente mio schiavo. – Due minuti e dodici.
Chiudo gli occhi. Scorro la mia vita da checca davanti, i ragazzi improbabili su cui mi sono eccitato, quelli certi, carini, ma non troppo con cui ho concretizzato. E il mio sogno proibito davanti che resterà realtà, a soli due minuti e qualche secondo di pipi. Non c’è più il foglio con le “x” e le “v” sulle sue proposte, l’ho tolto dalla mia testa. La pipi era un’ipotesi che consideravo remota e che aveva una “x” grossa vicino. Ma i miei viaggi mentali stanno a zero.
Prendo il bicchiere, già caldo, provo a mandarlo giù alla goccia. Poi dallo schifo mi fermo. Faccio per sputare il piscio nel bicchiere e rifiutare, poi mi trattengo e ingoio quanto ho tenuto in bocca. Un minuto e trentacinque.
Giacomo mi fissa, non dice nulla, non fa’ nulla, il suo sguardo è fisso.
Bevo un altro poco di pipi, ne resta un terzo di bicchiere. Un minuto e dodici.
Poi chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e questa volta sì, tutto quello che avanza lo bevo alla goccia e lo mando giù. Trentotto secondi. A differenza delle bombe dei film d’aziome americani ho tolto il pathos in anticipo.
– Ho superato la prova, padrone? – dico tossendo
E porgendomi il cazz0 da leccare, per pulirlo dalle poche gocce di piscio ancora attaccate Giacomo dice semplicemente – Sì schiavo.

Leave a Reply