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Le due taccheggiatrici – Capitolo 1 – “Glicine”

La brezza che spirava dalla valle scivolava dalla finestra, accarezzando i capelli d’oro di Marianna mentre le sue mani scivolavano lungo i fianchi nudi di Francesca, i pollici che seguivano i solchi degli addominali scolpiti della mora. Lanciò un ultimo sguardo agli occhi neri e radiosi dell’amica prima di affondare il viso nel suo pube, inspirando con avidità il profumo emanato dal suo bocciolo di rosa ormai spruzzato abbondantemente da gocce di rugiada di desiderio. Tolse una mano dalla pancia piatta di Francesca e con un dito accarezzò un petalo, spostandolo dolcemente per soffiarci lievemente e poi passare la punta della lingua, gustandone il delizioso sapore di donna.

Francesca fremette, lasciandosi sfuggire un gentile gemito.

Era ormai da tutta la mattina che facevano l’amore, dopo aver dormito insieme a casa di Francesca, al termine di una serata alcolica al bar. Avevano deciso di passare una notte di passione, ma si erano presto addormentate e solo il mattino dopo avevano potuto dare soddisfazione al loro desiderio.

Non era certo la prima volta che le due ragazze facevano l’amore insieme, amiche da anni, quasi due socie a delinquere, come le definiva qualcuno, sebbene nessuno a parte loro due conosceva fino a che punto giungesse il loro rapporto di amicizia.

La bionda fece scivolare un dito lungo il sesso dell’amica, mentre la lingua cominciava a indugiare nei pressi del suo clitoride che iniziava, come una lumachina, a porgere la testa fuori dal suo pertugio. Era fottutamente attratta sessualmente dalla ragazza su cui stava praticando tutte le sue capacità in un arte che ogni uomo avrebbe dovuto conoscere come il palmo della propria mano: era intelligente, simpatica, e aveva un corpo meraviglioso, magro e sodo, un paio di tette non troppo grosse ma che sembravano perfette con il suo busto, un culo stupendo, e degli occhi neri profondi.

Non che lei fosse brutta, tutt’altro: in effetti non era molto dissimile dalla sua amica, ma aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Tutti le facevano i complimenti per il loro colore, ma sapeva che a far drizzare i cazzi di quelli che la vedevano erano soprattutto le sue labbra, carnose come poche di quelle naturali che si vedevano in giro. Forse il suo culo e le sue tette non erano perfetti come quelli di Francesca, ma era conscia che gli uomini più intelligenti cadevano ai suoi piedi quando sfoderava la sua arguzia e l’irriverente umorismo.

Un falchetto lanciò il suo grido passando come un’ombra nel cielo azzurro, mentre il fiato di Francesca si faceva sempre più profondo e le sue mani cominciavano a stringersi il seno, i suoi denti a mordersi le labbra ed il suo sesso farsi sempre più caldo, più umido, più rosso, sotto i colpi di lingua e le carezze, a tratti dolci, a tratti più energiche, di Marianna.

Non era la prima volta che la bionda faceva raggiungere l’orgasmo all’amica, che a volte la deliziava con qualche zampillo di acqua di Luna spruzzato fuori dall’uretra e che Marianna si premurava di suggere con voracità, una specie di gradita ricompensa per le sue capacità nell’ars amatoria.

Le gambe ben tornite di Francesca cominciarono a tremare accompagnate dal gemere della ragazza sempre più forte e concitato, le sue braccia che parevano avere vita propria stringere i seni, improvvisamente la schiena arcuarsi e, sotto lo sguardo in parte stupefatto ed in parte soddisfatto di Marianna, la mora ricadde su un fianco, con un profondo respiro e poi senza più muoversi.Marianna si spostò una ciocca di capelli che le era caduta sull’incantevole viso, poi si tirò su, lungo il letto, fino a mettersi a fianco all’amica. Le appoggiò una mano su una spalla, la pelle che scottava ed il fiato appena percettibile. Rivoli di sudore avevano cominciato a scendere lungo la schiena della fanciulla, che sembrava essersi addormentata. La bionda, che iniziava a preoccuparsi, posò con delicatezza un paio di dita sul collo dell’amica: percepire il battito del cuore, seppure debole dopo l’orgasmo che l’aveva colpita, la rassicurò.

– Eh, ho capito che fai finta di esserti addormentata per non leccarla a me, vero? – esclamò tra il serio ed il faceto, alzandosi dopo qualche secondo e, ancora nuda, si affacciò alla finestra sulla stretta via in cui abitava Francesca. Si godette il calore del sole che scaldava il suo seno ed il suo viso, inspirando  il profumo intenso del glicine che cresceva e si estendeva su un pergolato sotto la finestra, bloccando la vista sulla strada che correva tra case ancora in pietra e altre ristrutturate, nella vecchia contrada che si abbarbicava su un terrazzo naturale che dava sulla stretta valle. Il cuore di Marianna si riempiva sempre di gioia a quella vista, nel pensare in che luoghi meravigliosi aveva la fortuna di vivere. Non potevano avere tutte le comodità delle città, durante l’inverno si presentava sempre qualche problema per il ghiaccio e la neve, ma la tranquillità, la pace, la natura… Non li avrebbe cambiati per nulla al mondo.

E mentre era lì, persa tra le sue montagne e la sua valle, il suo fiato si mozzò quando una mano le si appoggiò sul seno e soprattutto qualcosa le penetrò nell’ano. Solo allora si accorse che Francesca si era ripresa e l’aveva presa letteralmente da dietro.

– Quando vedo il tuo culo, – le sussurrò all’orecchio la mora, – vorrei avere un cazzo grosso come quello che si vedono nei porno per sfondartelo dopo averti gettata su un letto e averti tenuto la testa ferma con una mano.

– Cosa? – domandò Marianna, sconcertata. – Sono vergine di culo, non… non l’ho mai dato.

Francesca fece uscire un po’ il dito, per poi rinfilarlo dentro con un po’ di forza, facendo sussultare l’amante. – Meglio ancora: io sopra di te e tu sotto che urli, implorandomi di smettere ma io no, dentro a spingere fino a sborrare un litro di sperma nel tuo culo, e poi a godere mentre ti scivola fuori da un buco grosso come una bottiglia.

– Non… non mi attrae affatto il sesso anale. – disse Marianna, palesemente a disagio. – Mi fa pure un po’ paura.

– Che sciocca. – commentò Francesca, estraendo finalmente, per il sollievo di Marianna, il dito dall’ano. – A me piace. E sarebbe una giusta punizione per una come te che va in giro con un culo così bello, così sodo, che tutte ti invidiamo, troia fortunata. – Si portò il dito al naso e lo annusò. – Almeno puzza pure a te.

– Vai a cagare, cagna. – sbottò Marianna incapace di trattenere un sorriso. – Piuttosto, cosa ti è successo? Come mai sei svenuta, prima?

La voce di Francesca giunse dal bagno, dove si aggiunse il suono dell’acqua che scorreva nel lavandino. – Non sono svenuta, è solo una specie di… Boh, non so descriverlo, è come se mi sentissi improvvisamente esausta. – le spiegò. – Mi succede quando ho orgasmi troppo forti e, beh…, – aggiunse, tornando in camera, mentre si asciugava le mani – oggi hai dimostrato di avere una cazzo di tecnica invidiabile nel leccare. Vorrei essere così brava a succhiarlo come tu la lecchi. Gli uomini non lo sanno quanto ci piace farli sborrare, vedere il loro seme che spruzza fuori dal loro cazzo e, ah!, quando li fai impazzire con le bocca sono tuoi schiavi.

Un paio di cenni con la testa di Marianna suggerirono che era della stessa opinione. – Considerami troia quanto vuoi, ma adoro il profumo della sborra.

– Non ti preoccupare, ti consideravo una gran troia pure prima. – sorrise Francesca. – Sapessi quanto mi piace annusare le mutande degli uomini… Per lo meno davanti.

Marianna si appoggiò con un’anca alla finestra, la brezza che le accarezzava il corpo ed il sole le baciava il seno. Onestamente, in quel momento non le sarebbe dispiaciuto che qualcuno la vedesse “per errore” nuda e si eccitasse. – Adesso cosa facciamo? È ancora mattino e il sabato si preannuncia abbastanza noioso.

– Non ti va di leccarmela di nuovo? – scherzò, ma fino ad un certo punto, Francesca con un occhiolino. – Ok, allora facciamo qualcosa di eccitante?

– Tipo?

Marianna ebbe l’impressione che Francesca fece solo finta di pensarci un attimo. – Andiamo a rubare profumi e trucco in qualche supermercato? – propose infine, con un certo entusiasmo. – Sappiamo tutte e due quanto ti eccita.

La bionda valutò velocemente i pro ed i contro. – Ok. E dove andiamo? Qui in provincia, no, lo sai anche tu. Fuori, nel resto del Veneto, li abbiamo girati praticamente tutti…

– No, forse uno l’abbiamo mancato.

CONTINUA…

Per contattarmi, potete scrivere all’indirizzo email william.kasanova@email.it

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