Skip to main content
OrgiaRacconti di DominazioneRacconti EroticiRacconti Gay

Lo Stregone Anupan e le sue malefatte

By 8 Gennaio 2022No Comments

Se volete contattarmi scrivetemi a acchiappasognii918@gmail.com oppure visitate il mio sito https://eroticcity.forumcommunity.net

Ci fu un tempo in cui gli uomini e le donne vivevano nelle terre dell’Eden in armonia con le altre creature. Credete di aver già letto questa storia? Non proprio…

In principio gli Dei sognarono quello a cui avrebbero potuto dar vita sulla Terra, ne furono felici e cominciarono a plasmare la realtà. Grazie alle rune, l’alfabeto magico, crearono un continente e lo ricoprirono di verdeggianti foreste, limpidi fiumi, maestose montagne, ridenti colline e ricche valli. Popolarono l’Eden di una varietà quasi infinita di animali diversissimi tra loro: draghi, unicorni, basilischi, grifoni ma anche lupi, cervi e ogni sorta di uccelli. Infine comparvero gli elfi, i nani, i mezz’uomini, le sirene e gli uomini. A tutte le razze gli Dei offrirono in dono un pezzo di terra perché se ne potessero prendere cura; così sorsero il regno degli elfi, il regno dei nani, degli uomini, delle sirene e così via.

Gli Dei vollero con loro un assistente, un elfo di nome Anupan, a cui insegnarono l’uso delle rune affinché li aiutasse. Insegnarono ad Anupan come creare attraverso le rune, manipolare la realtà e distruggere. Lo accolsero nella loro dimora al di là delle Bianche Montagne. Un giorno però, nessuno sa perché né tantomeno lo sa Anupan, gli Dei decisero di abbandonare la Terra. Se ne andarono. Lo fecero di notte come ladri o fuggitivi, non prima di aver bruciato tutte le rune magiche. Al suo risveglio l’elfo non li trovò, pianse per essere stato lasciato solo, ne attese il ritorno per mesi invocando il loro nome in ogni angolo dell’Eden e alla fine si rassegnò. Come mai l’avevano abbandonato e con lui avevano abbandonato l’intero mondo? Perché non avevano dato spiegazioni? Era colpa sua? Dentro di lui germogliò il seme della rabbia che come quasi sempre accade diede il frutto dell’odio. Giurò che se gli Dei non volevano più questo mondo egli lo avrebbe corrotto e distrutto per spregio. È vero che le rune erano andate perdute ma ne aveva imparato un gran numero a memoria, era sufficiente perché si potesse ritenere l’essere più potente e non temesse intralci.

Paradossalmente il primo atto dell’opera di corruzione e distruzione fu di creazione. Anupan creò qualcosa che prima non esisteva nelle terre dell’Eden: il tempo. Con il tempo sopraggiunsero fra tutti gli esseri la vecchiaia, la morte, la paura della vecchiaia e della morte, la nostalgia e il rimorso. Pensò poi di manipolare e controllare le menti dei mortali ma non sarebbe stato abbastanza crudele. Si disse che avrebbe fatto ricorso solo di tanto in tanto alla manipolazione mentale per infondere in loro visioni di sofferenza e cattivi pensieri. Disperati si sarebbero piegati a lui volontariamente, avrebbero strisciato ai suoi piedi per implorare pietà e avrebbero chiesto la sua protezione misericordiosa. Per un po’ li avrebbe illusi di avere qualche speranza. D’altronde non vi può essere disperazione senza speranza. Se gli Dei non fossero intervenuti per fermarlo avrebbe gettato la loro creazione nel caos.

Propose a tutti i regni un patto di vassallaggio: in cambio di assoluta obbedienza e devozione avrebbero potuto sopravvivere più o meno in pace. Avrebbero dovuto assecondare qualunque sua richiesta in qualunque momento senza protestare e avrebbero avuto protezione. In realtà non tutte le razze accettarono immediatamente di sottomettersi, tra cui gli umani. Essi tentarono di muovergli guerra ma in breve tempo le truppe umane furono colpite da un’improvvisa peste e vennero decimate. Anche gli uomini si convinsero quindi che conveniva riconoscere Anupan come Signore Supremo.

Lo stregone credette comunque di doverli punire per la loro protervia, sarebbe stato di monito per future rivolte. Come segno di completa sottomissione richiese che gli venisse consegnato il principe degli uomini, Lolo, perché ne potesse fare il suo luogotenente. Il re Adolfo e la regina Priscilla furono quasi sollevati, si poteva dire che si sarebbero trovati così almeno in una condizione di grazia rispetto agli elfi e ai nani. Lolo si sarebbe fatto valere e gli uomini ne avrebbero avuto forse qualche vantaggio. Naturalmente il re Adolfo e la regina Priscilla non immaginavano quali fossero le reali intenzioni dell’Oscuro Signore. Anupan non avrebbe fatto di Lollo un luogotenente bensì una sissy: una domestica, una cagna e una schiava sessuale. Già si pregustava l’espressione della famiglia reale quando avrebbero rivisto la propria figlia ad addestramento ultimato.

Lolo era un bel ragazzo alto nella media, pelle leggermente olivastra, fisico asciutto, occhi castani, capelli neri e un bel sedere. Sarebbe stato una vera soddisfazione umiliarlo anche a causa della sua grande vanità. Il principe era solito compiacersi spesso e volentieri della sua fortuna con le ragazze.
Per prima cosa lo stregone condusse Lolo nel castello in granito nero che aveva eretto sopra le Brune Montagne per dominare meglio le terre dell’Eden; si trattava di un castello davvero imponente, con quattro torri, in stile gotico diremmo noi; i cancelli erano presidiati da due draghi spaventosi e circondati da un lago di fuoco incantato. Lollo ne fu terrorizzato e meravigliato.

Lo stupore e la perplessità del principe crebbero quando Anupan dopo avergli mostrato i suoi alloggi gli chiese di spogliarsi mettendogli nelle mani quelli che sarebbero stati i suoi nuovi vestiti, delle lamette e uno spolverino. L’Oscuro Signore scoppiò in una grassa risata:

“Credevi mi servisse un luogotenente, sciocca? No, le tue mansioni saranno pulire il castello, farmi divertire e appagarmi sessualmente quando ne avrò voglia. Capito, Lola? Da oggi ti chiamerai con questo nome”

Non pensiate che l’orgoglioso principe non tentò di ribellarsi. A quelle parole gettò i vestiti a terra e sferrò un pugno ma al negromante fu facile schivare il colpo e bastò muovere due dita nell’aria per immobilizzare a terra la sua nuova sissy per mezzo di un incantesimo.

“Stasera andrai a letto senza cena. Da domani quando non dimostrerai di aver ben chiaro il tuo posto sarai punita più severamente”
“E quale sarebbe il mio posto? Essere la tua puttana? Giammai!”
“Quando ti mostrerò il cazzo tu lo succhierai, quando ti mostrerò un filo di polvere lo pulirai con la lingua, quando avrò fame mi servirai dell’arrosto sulla tua schiena. Sarai ciò di cui ho bisogno e a volte ciò che mi diverte. Ecco, il tuo posto”

L’indomani si presentò nella sala da pranzo, dove doveva preparare e servire la colazione, senza essersi depilata né truccata. Fu per questo legata in posizione supina al tavolo e ricevette dodici frustate con la frusta di cuoio. Com’era prevedibile le prime settimane furono un susseguirsi di punizioni una dopo l’altra. Nel codice del Supremo Signore vi erano tre tipi di inflazioni: un’inflazione minore, un’inflazione maggiore e un’inflazione senza perdono. Lola commetteva un’inflazione minore quando lasciava cuocere un po’ troppo le patate, si contorceva un po’ troppo durante una sessione di sodomia educativa oppure scordava di pulire una delle stanze del castello. Ad un’inflazione minore corrispondeva una punizione di lieve intensità: Lola veniva legata al tavolo della sala da pranzo o alcune volte in giardino contro un albero e frustata. Le frustate dipendevano dall’umore di Anupan e siccome raramente era di buon umore il numero era quasi sempre superiori alle dieci. Una volta la sissy si meritò trenta frustate. Presto Anupan sostituì la frusta di cuoio semplice con una dotata di piccoli chiodi di ferro. Se si trattava della prima punizione giornaliera la principessa veniva colpita sul sederino che divenne pieno di strisce rosse e lividi, se era già stata frustata sul sederino le frustate le riceveva sul petto, infine sulle “ovaiette”.

Lola commetteva invece un’inflazione maggiore quando rispondeva a un ordine, contestava una punizione o addirittura era sorpresa a insultare il suo padrone di nascosto. A questo punto, poiché non aveva usato saggiamente la bocca, veniva costretta a star in ginocchio tutto il giorno a succhiare un uraki. Gli uraki sono frutti tipici delle Brune Montagne, crescono su alberi simili a pini; grossi come zucchine hanno la particolarità che al tramonto si schiudono spruzzando una sostanza liquorosa molto amara. Ecco, la sissy sapeva che poteva smettere di succhiare nel momento in cui la sua bocca veniva inondata da quel sapore amaro, non prima. Quella punizione era particolarmente temuta perché Lola ne usciva con le ginocchia indolenzite, piena di crampi e con la mascella dolorante. Ovviamente di notte doveva provvedere alle pulizie che giocoforza aveva trascurato il giorno.
Solo una volta commise un’inflazione senza perdono perché esasperata provò a sorprendere il padrone mentre dormiva e a sgozzarlo. Anupan la bendò e la portò a far visita a una delle tante miniere che i nani hanno tra le montagne. I nani accettarono ben volentieri il dono imprevisto e la scopandola per ore, inculandola senza pietà, sborrandole dappertutto sul viso, nel culo e sui capelli e arrivando persino ad impalarla con il manico delle loro asce.

Dopo il suo primo mese di servizio ricevette la sua gabbietta in ferro e le venne imposta la castità forzata dapprima per due settimane, poi per tre settimane e poi per un mese. Un paio di volte fu scoperta nei suoi alloggi intenta a farsi un “ditalino” attraverso la gabbia o a strusciarsi contro un mobile per darsi sollievo. Venne frustata sui genitali:

“Il padrone vuole che godi solo con il culo”

Presto l’Oscuro Signore prese ad usare sempre meno Lola come domestica e sempre più come prostituta. Era stato divertito da tutta quella situazione con i nani. Sicché Anupan e la sua troia presero a viaggiare per tutte le regioni dell’Eden facendo sosta nei bordelli più alla moda ma con maggior gusto in quelli più luridi e malfamati. Si inoltrarono persino nel regno degli uomini dove qualcuno avrebbe potuto riconoscere la principessa. Così accadde in un bordello alla periferia della capitale. Un uomo anziano che gli aveva richiesto una leccatina ai suoi piedi lerci la riconobbe, contrasse i muscoli del volto in un sorrisetto sadico:

“Ah, ebbene ha fatto questa fine l’orgoglio della casata reale, lo scapolo d’oro: ti usa come baldracca”
L’uomo non attese oltre per afferrarle di forza la testa e ficcarle l’uccello in gola.
Quando fu terminato il suo periodo di addestramento a Lola fu permesso di far ritorno a casa. Ci pensò Anupan stesso a portarla su un cavallo a palazzo. Per l’occasione le fece indossare un vestitino rosa e bianco, con un orli in pizzo e gonna larga, dei calzini bianchi, scarpine rosa confetto e un fiocco sui capelli. Lola era forse eccessivamente truccata e profumata. Un silenzio imbarazzante accolse gli ospiti nella sala del trono. Anupan parlò:

“Eccovi la vostra troia reale. Ha il culo un po’ rotto, spero mi scuserete…”

3
1

Leave a Reply