Skip to main content
OrgiaRacconti di DominazioneRacconti Gay

Per primo il culo

By 10 Luglio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono all’interno della cantina dell’Adele, nel vicolo dietro la chiesa del quartiere, prono sulla vecchia coperta, nudo e con l’intestino pieno di sborra, una certa quantità è uscita, me ne accorgo dal senso di appiccicaticcio che sento fra le chiappe.
L’ano è buco informe, un antro buio.
Tutto è iniziato un paio d’ore fa, hanno mandato avanti Riccardino, è venuto a cercarmi a casa.
“Oh, Fuffi, siamo tutti lì, c’è anche Maurizio. Ha detto che devi venire subito, ti aspettiamo dietro la chiesa, poi si va nella cantina dell’Adele, suo nipote ha preso le chiavi… beh, lo sai… bisogna dargli il culo”.
“Il culo, okay” rispondo io.
Maurizio è il capo del gruppo, viviamo in paese dell’entroterra, luogo di vigneti, cantine e (per me) di inculate.
Io soddisfo il branco già da tempo, non sono il solo, ci sono un altro paio di cagnette, fra cui Riccardino, ma io sono la più ricercata, perché la più disponibile, sottomessa, femmina e troia.
Il mio padrone è Maurizio, quello che mi ha sverginato di fronte agli altri, che mi ha rotto il culo mentre applaudivano.
Anche quella prima volta mi ha poi ceduto a loro, che mi hanno preso, in fila, uno dopo l’altro, perché Maurizio ha il guinzaglio, mi scopa e mi fa tutto quello che vuole ma ama anche stare a guardare mentre i suoi compari fanno lo stesso.
Poi ci sono quelli fuori dal branco, che hanno sentito l’odore e sono venuti a cercarmi.
Mi chiamano Fuffi, come la bastardina sempre in calore che gira per il paese.
Dico a Riccardino di aspettarmi, mi sfilo i pantaloni, mi lavo il culo, poi li rimetto, ma senza mutande, ne ho perse un casino e così ho imparato che è meglio non portarle.
Avverto mia madre che ritarderò un po’ perché vado con Riccardino, mi domanda cosa vado a fare, ovviamente resto sul vago: “Facciamo un giro… dobbiamo fare delle cose”, si, farci inculare.
Mentre camminiamo parliamo di culi e cazzi, dimensioni, penetrazioni, sborrate e ingoio, noi due non abbiamo altri argomenti, un continuo. Riccardino mi dice che un paio i giorni fa è stato a casa di uno, che questo, mentre lo inculava si è vantato di essere stato con me giusto il giorno prima, che me l’ha messo dentro fino alla merda e che dopo, per finire, gliel’ho preso lo stesso in bocca e mi ha sborrato in gola.
Gli rispondo che è tutto vero, ho ingoiato dopo che mi aveva scopato di brutto ma il cazzo non era sporco di merda, che “l’ho messo dentro fino alla merda” è un modo di dire quando quelli che ce l’hanno lungo come il tuo braccio te lo ficcano tutto dentro, fino in fondo, lui lo sa ma gli piace ribadirmelo.
Beh, capita che escano fuori un po’ smerdati, penso che forse lo era anche questo, ma sono abituato, merda, piscio, sborra, conosco tutti i sapori.
Questo tizio vive solo, gli piacciono le cagnette e le fa andare a casa sua, effettivamente ce l’ha bello lungo e me lo infila sempre fino all’ultimo centimetro.
Lo fanno tutti.
Quando arrivo nei pressi della capanna, sono tutti lì fuori, quindici, sedici, forse di più, accidenti quanti!
Mi viene un dubbio, quasi quasi me la svigno, ma mi hanno visto, non lo posso più fare.
Entriamo tutti dentro, il posto è abbastanza grande.
“Brava fighetta, sei obbediente” mi dice Maurizio: “Adesso ti facciamo contenta, Fuffi”.
In un baleno sono nudo, i miei abiti scompaiono da qualche parte, del resto è estate, solamente pantaloncini, maglietta ed infradito.
Ci sono i soliti scurrili commenti sulle mie rotondità, sul mio cazzo piccolo, sul mio culo che non sembra affatto quello di un ragazzo, qualcuno allunga le mani e me lo tocca.
Con Riccardino “limoniamo”, piace a tutti stare a guardare.
Spuntano fuori i primi cazzi, se li menano: “Dai faccelo venire duro, con la bocca”.
Questo non era nei patti, solo nel culo, si era detto.
Invece adesso sono inginocchiato sopra la coperta, che è già stata usata in altre occasioni simili anche se meno affollate.
Davanti alla faccia ho tutti quei cosi, alcuni già duri, altri solo un po’ balzotti, i più ancora giù, ballonzolanti.
Non lo chiedono a Riccardino, tocca a me, gli piaccio di più, ho le labbra di una femmina.
Un consueto dejà vu, infatti mi rivedo le prime volte, quando ho cominciato a soddisfare i maschi, i più grandi, nella stessa posizione. Però ero piccolo, mi dovevo allungare oppure stare in piedi per succhiare quei grossi cosi mollicci, sempre più di uno, che mi facevano senso, ma solo fino a che non diventavano di ferro fra le mie labbra che dovevo allargare fino al limite, pronti a spaccarmi il culetto imberbe e già non più vergine.
Infatti la prima cosa che mi hanno fatto è stato il culo, poi in mano ed in bocca, ma il culo per primo, tutti assieme come ho spiegato prima.
Già da allora, come adesso, da duri mi piaceva già di più tenerli in bocca la consistenza ed il sapore erano diversi, poi abbassarmi ed aspettare la penetrazione, così ammaestrato da sempre.
Passo dall’uno all’altro, li smanetto e li succhio in punta, sono abile e fanno presto ad erigersi.
Mi sento spingere verso il basso, la testa è appoggiata sulla coperta lurida, sono sempre sulle ginocchia, adesso il è culo in alto, a disposizione.
Maurizio, come sempre, è il primo, sputa nel solco, poi entra, rapidamente e con forza, all’inizio fa male e gli chiedo di fare piano, gli altri sghignazzano e lo incitano.
Ci sta mettendo tanto, allora si spazientiscono e urlano che tocca a loro, si sfila senza venire, un altro prende immediatamente il suo posto, questo mi sborra quasi subito nelle viscere.
Con la coda dell’occhio vedo che anche Riccardino è nella stessa posizione, ha un grosso cazzo piantato nel, culo, però si dimena e si lamenta troppo, allora si stancano e lo lasciano perdere, si dedicano tutti a me.
Quindi via con tutto il gruppo, per i primi tre che sborrano resto ancora in quella posizione, poi, stanco, mi stendo completamente.
Si sdraiano sopra di me, alcuni vengono, tutti dentro, altri fanno come Maurizio, troppo lenti, finiranno dopo.
Si muovono al mio interno, profondi, come serpenti nella tana, li avverto benissimo quando sprizzano il loro seme.
Mi brucia, sono diventato sensibile, mi inculano quasi tuti i giorni, le mucose sono irritate.
Vengo usato per godere, è evidente il loro disprezzo ma va bene così, sono una piccola serva soggiogata, uno sfogo.
Non riesco e non posso tirarmi indietro, sono fatto così.
E’ di nuovo il turno di quelli che non avevano finito. Maurizio, il Capo, aspetta, vuole essere l’ultimo come è stato il primo. Riccardino glielo ha succhiato, per farlo rimanere bello in tiro.
Mi sono messo di nuovo nella posizione iniziale, vanno più profondi, però ho l’impressione che fanno prima.
Siamo lì ormai da parecchio tempo, il loro ansimare, il mio mugolare, il loro gemito finale, gli schizzi, scandiscono i minuti che passano, un bagno di sudore.
Ora tocca a Maurizio, oramai entra facilmente, il mio è un antro sformato e spanato, pieno di sborra.
Si muove lentamente, colpi cadenzati, parla: “Ma quanti ne hai presi oggi, eh, Rosy… hai fatto il pieno… hai goduto… stai godendo, dillo!”.
“Si, Maurizio, godo”, rispondo io.
Probabilmente è vero, non lo so.
Passano ancora parecchi minuti, finalmente riesce a venire, mi strizza i fianchi e bestemmia, lo tira fuori e se lo asciuga sulle natiche, mentre mi molla uno sculaccione di commiato.
Resto lì sdraiato, per riprendermi, l’ho già detto all’inizio. Così nudo e pieno della loro sborra mi guardano, soddisfatti, la cagnetta in calore li ha fatti divertire un’altra volta.
Parleranno di oggi fra loro e con altri, dicendo quanto me ne hanno dato.
Non riesco a trattenere tutto il liquido seminale che ho dentro, sta colando fuori, mi fa male la pancia.
Mi accovaccio da una parte e lo faccio uscire, poi mi pulisco con un paio di fazzolettini che ho portato con me.
Sono spariti tutti quanti.
I mie pochi abiti sono appoggiati da una parte.
Li indosso ed esco, sento l’aria che mi sale su per il culo, il buco è rimasto aperto.
Mentre cammino da solo si accosta un tipo laido, un sessantenne che conosco già, col quale sono già dovuto andare, perché è un guardone ed una spia.
Infatti: “Ti ho visto, Fuffi, nella cantina con tutta la banda… dalla finestra… ti hanno spaccato il culo… il tuo culo tutto sborrato non lo voglio, mi fai un pompino con l’ingoio, lo sai che ti conviene, altrimenti…”.
Già, va in giro e dice a tutti quello che ha visto.
Faccio di si con la testa, cagna troia puttana sfranta e asservita fino all’ultimo.
Lì vicino c’è una legnaia, la porta è solo accostata, entriamo, lui si cala i pantaloni e si siede sopra una cassa, io, ancora un volta mi inginocchio.
Ce l’ha molliccio, schifoso, puzzolente. Sa di innumerevoli pisciate, di non lavato, lo conosco già, gliel’ho già succhiato altre volte, me l’ha anche messo nel culo, più o meno con le stesse modalità di approccio.
Non sono l’unico in paese che si fa, gli piacciono i ragazzi, se non ci stanno usa il ricatto e le minacce ma generalmente ci stanno, per forza. Noi troiette del branco tutte nella stessa situazione, ci conosce e sa tutto, fra queste c’è Riccardino che, però, in questo caso se l’è già filata.
Ora finalmente è duro, di discrete dimensioni, mi do da fare per farlo finire il più presto possibile.
Tenendomi la testa mi scopa la bocca come fosse il culo, tutto dentro fino in gola, ho dei conati ma lui non si ferma.
Fortunatamente dopo un po’ mi lascia fare, gli lecco la cappella, la stimolo, segandolo, sento che cambia il ritmo del suo respiro, qualcosa sta succedendo, quando viene da un breve urlo, mi tiene ancora ferma la testa mentre sborra, io mando giù tutto, avverto appena il sapore. Meno male, ce l’ha cattiva, sa di cipolla andata a male e ammoniaca.
Però se lo strizza e mi dice di leccare, di pulirlo per bene, obbedisco.
Ora è soddisfatto, si tira su i pantaloni e mi da un buffetto sulla guancia, mentre bofonchia che qualche volta devo andare a trovarlo a casa sua, vive solo e gli farei “compagnia”, mi farà vestire da donna, ride.
Mamma mia, in quella lurida tana.
Gli rispondo che senz’altro lo farò.
Vorrei dire nemmeno morto, ma non è vero, mi toccherà.
Ora, però, corro a casa, per oggi ho ne ho abbastanza di cazzi, sborra e tutto quanto e domani è un altro giorno.

4
1

Leave a Reply