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OrgiaRacconti erotici sull'IncestoTrio

Il buco…

By 14 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019One Comment

Tutto accadde quando con mia moglie Luciana fummo ospiti di sua madre.
Mia suocera Maria Luisa abitava in una nota località balneare in centro Italia dove si era trasferita dopo essere rimasta vedova. Niente di meglio quindi che passare quindici giorni al mare a spese di mia suocera.
Prima di partire però mia madre Milena si mise di mezzo tanto per rovinare il viaggio. ‘Ecco voi ve ne andate al mare e io resto qui come una povera scema’.
‘Mamma -provai a spiegargli- cerca di capire siamo ospiti della signora Luciana non posso mica dirle che porto anche te. Sarebbe scortese ti pare?’.
‘E quindi mi lasci qui come una povera stronza?’.
Restai a fissarla. Mia madre è una bella donna. Ha circa sessantanni un fisico minuto con le sue piccole tettine ancora parecchio sode.
Dietro, non per dire, ha un bel culone rotondo che si evidenzia con quei pantaloni elasticizzati e aderenti che indossa di solito.
Quel giorno per di più aveva una maglietta bianca e non indossava il reggiseno quindi ero molto imbarazzato perchè mentre la fissavo per litigare vedevo distintamente i suoi capezzoli duri.
‘Mamma che ci posso fare non sono io che decido è Luciana’.
‘Si -sbuffò lei- lo so, lo so che è la sua gnocca che decide’.
‘Come scusa’ pensai di non aver capito.
‘Ma si dai. Ti conosco bene tu ascolti solo quella che te lo fa infilare. Lei ti fa sfogare quella trave che hai tra le gambe e tu la fai contenta’.
‘Mamma ma che discorsi …’ mormorai quasi basito.
‘Ricordale però che se hai quella mazza da cavallo il merito è tutto di questa roba qui’ e tanto per farmelo capire meglio si afferrò l’elastico dei pantacollant marroni e se li calò fin quasi alla coscia mostrandomi la patata pelosa.
Non era la prima volta che la vedevo, anzi da ragazzo l’avevo spiata moltoi spesso soprattutto mentre faceva la pipì. Avevo infatti scoperto un piccolo buco proprio sotto al lavandino del bagno dritto di fronte alla tazza.
Così ogni volta che mammina entrava io andavo subito in cantina dove potevo spiare dal buco e vederla pisciare in allegria.
Mi ero fatto una montagna di seghe mentre lei pisciava e specialmente quando avevo notato che non faceva solo la pipì.
Già perchè la mammina ogni tanto si dilettava con le dita.
Una ficcata dentro e due sulle labbra della fica e giù a mungersela.
Così fin da ragazzo compresi che la mammina si faceva i grilletti.
Avrei dovuto scandalizzarmi ma invece la cosa mi faceva solo sborrare più volentieri.
Ora a rivedere quella patata pelosa che io ricordavo bella nera ma che ormai era irsuta di peli bianchi non potei fare a meno di sentirmelo venire duro.
Non si era rimessa a posto i pantaloni e continuava a fissarmi arrabbiata mentre io me ne stavo incantato a fissarle la ciospa.
‘Bhe che hai nostalgia?’.
Non avevo quasi sentito ‘Come scusa?’.
‘Ti chiedo se me la fissi per nostalgia. Se te lo fa ancora venire duro come una volta’.
‘Mamma ma che dici dai non scherzare’.
‘Perchè non te lo ricordi più il regalo che ti ha fatto mamma al diciottesimo compleanno?’.
Me lo ricordavo eccome era stata una delle migliori chiavate della mia vita.
Quella sera mia madre che, scoprii poi, aveva sempre saputo che la spiavo dal buco in bagno aveva deciso che era ora di concludere il gioco.
Approfittando che quella sera eravamo soli mi aveva chiamato dal bagno con una scusa ‘Corri, corri per favore corri subito’.
Quando ero entrato meraviglia la mamma era seduta sulla tazza e indossava solo le calze autoreggenti nere e un ridottissimo body che non le copriva neanche mezzo seno.
Gambe oscenamente spalancate e mi guardava.
‘Mamma che succede?’.
‘Che vuoi fare andare in cantina a guardare dal buco o resti qui?’.
Io ero imbarazzatissimo, il mio cazzo un po’ meno perchè si era già rizzato di brutto sotto ai pantaloni.
‘Forza decidi ormai sei un adulto. Vuoi continuare a farlo con la mano o cerchi di più…’.
La voglia di farmela c’era ma ero ancora bloccato dal fatto che fosse mia madre. ‘Senti io ho voglia. O lo fai tu o mi arrangio con quello di plastica che ho in camera’.
‘Hai un cazzo di plastica in camera?’ ero basito.
‘Quando non ho di meglio mi aggiusto’.
Ormai aveva preso la situazione in mano. Mi aprì la patta dei pantaloni e me lo fece uscire ‘Guarda che bella trave che ti ho fatto mi pare il minimo che la provi no?’.
‘Mamma non so darti torto’ annuii io mentre lei se lo portava alla bocca.
Mi fece un pompino meraviglioso e poi mi portò in camera da letto.
Sembrava una pazza. Il mio cazzo non le bastava mai. Persi il conto delle volte che mi fece sborrare nella sua fica, sul suo seno e in faccia.
Aveva gli occhiali perchè vedeva poco e non li tolse neanche mentre la montavo così ora gli avevo colato sopra tutto il mio sperma.
Poi finì tutto.
Il mio compleanno era passato e nonostante avessi ancora tentato di portarla a letto lei rifiutò sempre. Non stava cercando un amante, il suo era solo una regalo di compleanno.
E adesso eccola di nuovo all’attacco. Disposta a tutto pur di farsi portare al mare o forse solo vogliosa di cazzo.
‘Allora ti manca questa bella susina?’.
‘O mamma sapessi. Sapessi quante volte ho ripensato a quella notte’ e mentre lo dicevo le misi una mano fra le gambe sentendola umida e calda.
Lei meccanicamente si spogliò restando completamente nuda.
‘Così ti è mancata…’.
‘E a te è mancato?’ chiesi sfoderando il mio attrezzo duro.
‘O ma è cresciuto ancora o sono gli occhiali?’ rise lei e senza esitare me lo prese in mano.
Sedemmo sul divano e dalla mano passò alla bocca.
Spompinava ancora bene come un tempo. Una vera dote naturale.
Si sdraiò sul divano e allargò le gambe. ‘Dai infilalo, infilalo che sono rovente’.
Così la accontentai. Mi misi sopra di lei leccandole il collo e i seni e lasciai che il mio cazzo di marmo le entrasse dentro fino ai coglioni.
Pompavo di brutto e più pompavo più lei gemeva e mi diceva ‘Dai sfondami, fammi venire, fammelo sentire tutto’.
Era ancora più porca di quanto la ricordassi e così colsi al volo l’occasione per chiederglielo ‘Mamma voglio una cosa’.
‘Cosa, cosa, cosa?’ chiese lei senza smettere di farsi impalare.
Non avevo il coraggio di dirlo a voce e così glielo toccai con la mano.
Il mio dito delicato si infilò tra le sue natiche e copn la punta sentii il suo buchetto stretto che accarezzai piano.
‘Il culo!’ esclamò e proprio a quella parola sentii che veniva un altra volta.
‘Si lo voglio, lo voglio tutto. Voglio aprirtelo’.
‘Non ci è mai passato nessuno lo sai’.
‘Meglio ancora mammina. Te lo apro io te lo apro’.
‘Allora facciamo un patto. Tu portami al mare e io te lo regalo per tutta la vacanza’.
‘Tutta la vacanza a prenderlo nel culo mamma?’.
‘E in bocca e nella gnocca’ solleticava lei ansimando.
‘E in facciaaaaaaaaa!’ urlai io mentre la sborra mi saliva su per la canna.
Uno schizzo da mezzo litro che le andò dritto sul naso e sugli occhiali per colarle poi sulla bocca fino al collo.
Venti minuti dopo, puliti, lavati e rivestiti la salutai con la raccomandazione di preparare la valigia.
Ora il problema era dire a mia moglie Luciana che portavamo anche la mamma. Non sarebbe stato facile.
Arrivai a casa e lei venne ad aprire la porta.
Aveva addosso solo le ciabatte e un collant trasparente senza le mutande sotto. I suoi grossi tettoni al vento erano una manna dal cielo.
Così lesto mi spogliai tutto e mi misi comodo in poltrona. Nonostante la chiavata con mia madre una bella pompa da mia moglie fu gradita.
Negli anni l’avevo addestrata bene, sapeva che il mio cazzo necessitava di continue attenzioni e non si tirava mai indietro.
In ginocchio sul tappeto del salotto se lo fece scivolare fra il solco delle tette e tirò fuori la lingua.
Una bella lappata alla cappella mentre le tettone me lo accarezzavano dolcemente fu perfetto per raggiungere il massimo dell’erezione.
Poi iniziò a succhiare ingoiandolo sempre di più finchè non se lo fece sparire quasi del tutto in gola.
‘Succhia troia succhia’ ansimavo incitandola a darsi da fare e lei che a sentirsi chiamare troia si accendeva come un fuoco ci mise ancor più foga palpandomi i coglioni gonfi con la mano finchè non sentì che evaquavo tutto lo sperma.
Ingoiò tutto e bevve senza problemi quindi con la sborra che ancola le solcava il viso mi chiese ‘Vuoi un caffè?’.
Presi il caffè e ne bevve uno anche lei per sciacquarsi l’alito poi, sempre nudi, parlammo ‘Ho deciso di portare al mare anche mia madre’.
‘Cosa?’ sbottò lei.
‘Si sente tanto sola… Non ho saputo dirle di no’.
‘Quella grandissima rompicoglioni? Vuoi portarla e rovinarci la vacanza?’ Luciana era infuriata.
‘Non ci disturberà stai tranquilla’.
‘Balle lo sai che è noiosa e si fa odiare. E poi che ne sarà dei nostri programmi’.
‘Possiamo fare tutto anche con lei non vedo la difficoltà’ tentai di rassicurarla.
Lei mi guardò male ‘Davvero? Sul serio sei convinto di poter fare tutto con tua madre… Anche il pompino mentre guidi in autostrada. Te lo ricordi che lo avevo promesso?’. Era vero, quella era solo una delle tante porcate che avevo programmato nel viaggio.
‘Cosa pensi che mi metta a succhiarti il cazzo mentre tua madre ci guarda seduta dietro’.
Luciana stava ovviamente ironizzando ma a me l’immagine di quanto aveva descritto eccitò e lo fece venir duro.
Essendo nudo lei se ne accorse.
‘Bhe adesso ti arrapi anche quando litighiamo?’ chiese indicandomi il pisello gonfio e dritto.
‘No è solo che mi hai fatto pensare una cosa’.
‘Cosa!’ mi squadrò seria.
‘Niente scusa…’.
‘Si tanto ho capito’ disse arrabbiata e sparì lasciandomi solo col mio uccello duro a chiedermi cosa pensasse di aver capito.
Andandosene mi voltò la schiena e vederla ondeggiare quel culone bianco velato nel collant fu il colpo di grazia.
Ci sarebbe voluta davvero un altra chiavata adesso…

Quando Luciana tornò ero ancora sulla poltrona e mi accarezzava piano piano l’uccello in tiro in cerca di sollazzo.
Sperai le fosse passato e volesse farsi una bella scopata ma era evidente dal suo sguardo rabbioso che non erano quelle le sue intenzioni.
In mano aveva qualcosa che riconobbi solo quando me le gettò sul petto.
‘E’ così che ti fai convincere dalla mamma vero brutto porco’.
Erano vecchie polaroid, quelle foto fatte con le macchinette a sviluppo automatico. Uno scherzo, un gioco fatto con mia madre parecchi anni prima.
In una c’era lei nuda con le sole autoreggenti nere che sorrideva palpandosi il seno.
Un’altra era un autoscatto. Mamma ed io nudi in piedi sorridenti l’uno accanto all’altro. Il mio uccello duro e in tiro in bella mostra.
Una terza era di mamma chinata sul letto con una zucchina infilata nella fica.
Una quarta era il primo piano del suo viso coperto di sborra
L’ultima era presa da lontano (avevo messo la polaroid su un mobile) c’eravamo noi due sul letto a pecorina.
In quelle foto io ero giovanissimo e anche mamma era molto più arzilla con almeno una dozzina di chili in meno addosso e la patatona bella nera.
Conservavo quelle foto come un caro ricordo e ogni tanto le riguardavo e magari mi facevo anche una bella sega.
‘Le ho trovate facendo le pulizie. Sappi che sei davvero un gran porco non so dire altro’.
‘Sono roba vecchia Luciana’.
‘Si le foto sono vecchie ma è un fatto che appena ho nominato tua madre e i pompini il cazzo ti è venuto duro’.
E lo era ancora fra l’altro…..
‘Dimmi la verità ti chiavi ancora tua madre?’.
Mentirle non aveva senso tanto valeva che sapesse anzi, forse vantarmi per la prima volta di aver posseduto quella troia mi dava piacere.
‘L’ho montata stamattina. Una bella chiavata a pecorina mentre mi chiedeva di portarla con noi anzi, a dirla tutta, quando me lo hai ciucciato molto probabilmente ti sei bevuta anche il residuo del suo succo di fica’.
‘Per quello aveva un sapore strano’ scatto Luciana.
E io a quel punto non potei fare a meno di mettermi a ridere.

Ci calmammo. Luciana non era stupida e ascoltò con calma tutta la mia storia di incesto con la mamma. Le confessai la mia passione per le donne mature e per i culi abbondanti. Ogni più sordido dettaglio venne alla luce ma riuscii anche a farle capire che quelle sporadiche chiavate con la vecchia troia nulla avrebbero tolto al nostro amore.
Quelle scopate non significavano nulla.
Le raccontai anche di cosa mi aveva promesso mamma per la vacanza e Luciana abbozzò un sorriso.
‘Tu adori farlo nel culo lo sò’ e tanto per favorirmi mi si sedette quasi in braccio strusciando le natiche sul mio uccello. Se non fosse stato per il collant l’avrei sodomizzata subito.
Proprio mentre ero sul punto di allungarle le mani e strappare il collant per infilarglielo tra le chiappone lei si alzò in piedi e mi disse.
‘Facciamo un patto. Tu porti tua madre ma io voglio una cosa in cambio’.
‘Se lo vuoi nel culo amore non hai neanche da chiederlo’.
‘No, non è quello. Tu lo sai che con tua madre non ci siamo mai prese vero? E’ invadente, mi critica sempre, sembra che sia brava solo lei… Insomma lo sai’.
‘E’ storia vecchia’ ammisi.
‘Bene allora dammi questa soddisfazione. Fammi vedere mentre gli spacchi il culo. Trova il modo per farmi assistere mentre glielo sfondi…’.
‘Ti farebbe piacere?’.
‘Si, voglio vederla mentre geme, mentre sente quella trave che le entra tutta dentro e le svergina le chiappe. Voglio vederti cavalcarla e chiamarla con ogni nome che ti viene in mente…’.
‘Sarebbe questa la tua soddisfazione guardarmi mentre la monto’.
‘No -mi bloccò Luciana- non basta. Alla fine quando siete proprio nel buono della chiavata voglio che lei mi veda. Voglio che sappia che l’ho vista. Voglio che ogni volta che prova a fare la saccente o che tenta di criticarmi poterla fissare con lo sdegno di chi sa cosa ha fatto’.
‘Insomma vuoi umiliarla?’.
‘Si, in un certo senso’ ammise lei
‘Bhe in effetti mia madre non è una pasta di persona, quando ci si mette è davvero pesante. Tu è vero ne hai sempre fatto le spese e forse quello che mi chiedi te lo meriti… In più lo ammetto l’idea di incularla mentre mi guardi è stranamente eccitante’.
‘Allora affare fatto’ chiese Luciana ondeggiando le tettone.
‘Però bisogna che lo tenga in allenamento se vuoi farmi fare una ingroppata nel culo come si deve.
‘Questo non è un problema’ sorrise Luciana e mettendosi a quattro zampe sul tappeto si strappò il collant fra le gambe liberando fica e culo quindi con le mani si afferrò le grosse natiche burrose allargandole più che poteva e liberando il suo bel buchetto del culo già ampiamente allargato dal mio uccello.
‘Allenati pure’ disse e io senza esitare mi misi dietro di lei e con il cazzo gonfio e duro presi a incularla a tutto spiano…
Era il giorno della partenza.
Avevo fatto una bella dormita dopo una bellissima chiavata e mi alzai fresco come una rosa. Luciana era già in piedi da un po’ a preparare le valigie infatti entrando in salotto la trovai tutta intenta a preparare la roba che si voleva portare dietro.
E’ un fatto però che mia moglie sia abituata ad andare in giro nuda per casa ondeggiando a tutto spiano le enormi tettone ed è un suo vezzo dare molta importanza alla biancheria intima da indossare.
Così eccotela tutta nuda in ciabatte con di fronte una pila di calze autoreggenti, perizomi e reggiseni di pizzo che passava in rassegna uno dopo l’altro. La cosa era inequivocabilmente eccitante.
Si provava infilandoli e sfilandoli dei capi che avrebbero fatto invidia a una porno star. C’erano per esempio delle mutandine di pizzo che non nascondevano nulla e facevano sembrare il suo culo ancor più voluttuoso, corpetti di pizzo rossi che sostenevano il seno ma ne evidenziavano la grandezza, calze a rete, giarrettiere…
Insomma mi venne un cazzo da elefante solo a guardarla.
Così quando si infilò un perizoma nero che era poco più di un filo interdentale mi decisi e facendola appena accucciare in avanti con le poppe poggiate sul tavolo mi misi alle sue spalle e cominciai a spingere.
‘Ancora nel culo?’ domandò Luciana con un pelo di astio.
‘Fa parte dell’allenamento no’ dissi io mentre già le avevo piazzato mezza trave tra le chiappe.
‘Si va bene l’allenamento ma ho anche una fica se non te lo sei scordato. Cristo santo sono due giorni che mi inculi a tutto spiano!’.
‘Dai troia che ti piace!’ ridacchiai io mentre completavo la penetrazione anale infilandoglielo completamente dentro.
‘Siii -sospirò lei- ma lo vorrei ogni tanto davanti… La mia micetta piange’.
‘Micetta? La gattona in calore caso mai’ conclusi mentre già pigiavo per bene inculandola con lunghi colpi di fava.
‘Si la tua sorca, la tua gatta bagnata, tua tua tua… Fottila ti scongiuro fottila’.
E così la accontentai. Sfilato il cazzo dal culo glielo infilai senza esitazione nella passerona. Era così calda e bagnata che non dovetti quasi spingere.
Appena un paio di colpi di cazzo e già Luciana belava ‘O si vengo! Vengo! Sono la tua troia la tua puttana! Vengoooooooo!’.
La sentì colare di brutto, stava venendo come una fontana. Era così tanta la voglia di cazzo che in venti minuti di trapanazione ebbe cinque orgasmi uno dietro l’altro.
Poi ebbi il mio. Soddisfacente, ampio e bollente.
Un bel mezzo litro di sborra sparato a tutta forza su per la sua fregna unta.
Quando glielo sfilai dalle gambe le colava tutto macchiando calze e pavimento.
‘Mi sa tanto che devo rifarmi la doccia’ disse.
‘In questi giorni al mare di docce te ne dovrai fare parecchie -le feci notare- non crederai mica che il culo di mia madre ti assolva dai tuoi compiti’.
‘Ci mancherebbe ancora bel pisellone’ rise lei e tutta contenta se ne andò sculettando in bagno.
‘Forse è meglio fare la doccia assieme’ dissi io seguendola.
E così entrammo insieme sotto ai getti tiepidi d’acqua. Bastò poco di struscio, soprattutto quando Luciana mi insaponò il cazzo o quando la vidi insaponarsi quel ben di dio che aveva per tette ed eccoci di nuovo punto e a capo.
Così ce ne fregammo di partire in ritardo e la montai un altra volta con tutta la forza che avevo in corpo.

Così arrivammo sotto casa di mamma con più di un ora di ritardo.
‘Adesso vedrai che farà storie per l’ora’ borbottò Luciana.
‘Stai tranquilla se rompe me lo tiro fuori e glielo caccio subito in bocca’.
Luciana rise ‘Una bella idea per farla stare zitta’.
Mia madre si affacciò dalla finestra ‘Vieni su un attimo che devi portarmi la valigia!’ urlò.
Io da sotto diedi un bacetto a Luciana ‘Torniamo subito’.
E così salii in ascensore e mentre salivo mi immaginavo davvero cosa avrei fatto, se davvero avrei avuto la forza di prendere mia madre chinarla a forza sul mio uccello e piazzarglielo in bocca. Magari tenerla per i capelli e darle il ritmo del succhio tutto mentre Luciana ci guardava soddisfatta.
Quando arrivai sulla porta di casa non lo nego avevo l’uccello duro.
Poi entrai e me la vidi davanti. Le due valigie erano già pronte vicino alla porta e lei era vestita con una camicetta a fiori una gonnellina chiara e calze autoreggenti trasparenti.
C’era solo un problema: la gonna non la stava indossando ma la reggeva sul braccio ben piegata pronta per essere indossata.
La sua fica bianca e grigia era lì in primo piano.
‘Non vorrei che si stropicciasse’ mi disse.
‘In che senso?’ le chiesi.
‘Bhe ho pensato che se poi dobbiamo viaggiare tutto il giorno era meglio prenderci un aperitivo ti pare…’.
‘Cioè hai voglia di cazzo troiona’ la presi in giro io.
‘Ci vedi qualcosa di male figliolo caro’ disse lei facendomi l’occhiolino.
‘Assolutamente no’ ammisi io e già mi ero calato i pantaloni.

E così ci facemmo la più classica sveltina. La vecchia troia in piedi contro la porta d’ingresso chinata in avanti col culo teso e io attaccato ai suoi fianchi a spingerglielo in fica senza pietà.
Mi detti da fare e conclusi in otto minuti per non farmi aspettare troppo da Luciana. Anche mamma aveva una certa fretta ‘Sbrigati prima che tua moglie salga a cercarci. Dai, dai, daiiiiiiiiiiiiii’.
Era venuta. La vecchia troia si era fatta la sua goduta e ora toccava a me. Immaginando davvero che sarebbe successo se in quel momento mia moglie avesse aperto la porta glielo sfilai dalla fica e glielo misi pulsante vicino al viso.
Lo spruzzo le inondò gli occhiali.
Mamma si dette da fare a leccarmi ben bene la cappella per ripulirla e io ne approfittai per passarle con insistenza un dito sul buco del culo consapevole che fra poche ore glielo avrei aperto come un anguria.

Il viaggio fu abbastanza tranquillo e il mio uccello si prese una pausa almeno fino al primo autogrill. Infatti è da dire che con Luciana in mini gonna nera e calze a rete e mia madre con quella gonna bianca trasparente che non nascondeva nulla era un bel darsi da fare per non mangiarle con gli occhi.
Milena aveva insistito per sedersi davanti con la scusa che pativa la macchina e di chilometro in chilometro lo spacco della sua gonna pareva aprirsi sempre di più.
Nel contempo mia moglie Lucia con una abbondante scollatura del vestito mi aveva piazzato le poppe nello specchietto retrovisore e ogni volta che alzavo gli occhi erano lì a ciondolare per me.
A un certo punto abbassando lo sguardo vidi chiaramente il pelo grigio di mia madre. Ormai aveva divaricato così tanto le cosce che era impossibile non vederle la topona.
Anche Lucia la vide perchè disse ‘Sai Milena forse dovresti cominciare a tingerti un po’ sembreresti molto più giovane’.
Mia madre si passò la mano fra i capelli ‘Dici che dovrei cara? Non vorrei che alla mia età pensassero che voglio civettare ancora’.
‘Bhe se civetti solo in famiglia non credo ci sia nulla di male’ sorrise Luciana ed era chiaro che cosa intendesse quel civettare.
‘Comunque quei peli bianchi e grigi non ti stanno molto bene’.
Notammo tutti che aveva detto peli e non capelli.
La provocava sistematicamente. Non vedeva l’ora di sbattere in faccia a mia madre quanto fosse troia.
Non ci furono altri commenti ma la mamma si affrettò a mettersi a posto la gonna.

Arrivati all’autogrill andai a pisciare mentre le due si ordinavano qualcosa da mangiare. Nonostante tutto giudicai mentre me lo tenevo in mano la voglia di fottere non mi era calata per niente.
Pensai quasi di farmi una pippa consolatoria ma poi sentii bussare alla porta. ‘Forza apri spicciati’ era Luciana.
Entrò e si calò al volo la gonna, il mini perizoma viola che aveva nascondeva ben poco. ‘Te lo ha fatto venir duro la troiona?’ chiese.
‘Come scusa?’.
‘Non fare l’innocentino aveva mezza fica fuori e so che l’hai vista perchè la vedevo io da dietro’.
‘Bhe si stava mettendo comoda’.
‘Comoda e senza mutande la troia. Non gli è bastato farsi fottere prima di partire…’.
‘Ma come fai a …’.
‘Amore caro quando tua madre è salita in macchina aveva una puzza di sborra da far paura. La tua sborra ovviamente’.
‘Mi aspettava già pronta’ mi giustificai.
‘Bhe anche io sono pronta’ disse Luciana sollevando una gamba e poggiandola sulla tazza del water per offrirmi meglio la sua gnocca.
Non resistetti. Anche la posizione e il luogo mi facevano sentire un porco. La spinsi contro il muro e glielo ficcai dentro.
‘Le ci vorranno almeno 15 minuti per mangiare la pizza che le ho preso’ disse mia moglie incitandomi a pompare.
Per aumentare il mio piacere si fece anche uscire le tettone dal vestito e me ne offrì una da ciucciare avidamente mentre il mio cazzo andava su e giù a tutta forza.
Le feci raggiungere l’orgasmo in otto minuti. Raggiunsi il mio dopo undici. Uscimmo puliti e ordinati dopo tredici.
Mamma aveva appena finito la pizza.
Ora era Luciana ad emanare quel simpatico olezzo di sperma. Il marchio del mio uccello che aveva colpito un altra volta.
Anche lei probabilmente lo aveva sentito perchè subito disse ‘Scusate ma è meglio che vada a sciacquarmi’.
Appena rimasti soli Milena mi fissò e con un sorriso compiaciuto disse ‘Non fartelo consumare troppo sennò stasera devo arrangiarmi con le dita’. Grandissima puttana pensai sapendo che in realtà sarei stato io a metterle il mio bel ditone senza unghia nel culo.
‘Stai tranquilla lo sai che è sempre duro quando serve mammima’.
Lei passò una mano sotto al tavolo, me la poggiò sull’inguine e me lo sfiorò ‘Mi pare un po’ fiacco adesso’ sussurrò con aria di sfida.
‘Perchè lo vorresti adesso? Ti ho montata neanche due ora fa’.
‘Sono quasi certa che anche quella troia che hai per moglie si è fatta dare la sua bella dose di carne prima di partire eppure nulla le ha impedito di fare il bis mi pare’.
‘Cioè vorresti… Vuoi andare al cesso anche tu’.
‘Va bene anche in macchina. Ho notato che il parcheggio è abbastanza tranquillo’.
Che porca pensai ma l’idea lo ammetto mi stimolava non poco.
Così ci allontanammo e in effetti Milena aveva ragione, dietro ad un alta siepe con l’assenza di altri veicoli avevamo tutta la necessaria intimità.
Non la feci neanche entrare in auto. Con una printa decisa la obbligai ad appoggiarsi al cofano dove le infilai una mano dritta fra le cosce tastando la sua gnocca rovente.
Un attimo dopo l’avevo già spogliata dal culo in giù sollevandole la gonna sulla schiena e mi guidavo il cazzo fra le labbra bagnate del suo utero.
Sprang!
Una mazzata secca e glielo infilai dentro.
‘Urka!’ sbraitò mia madre per lo choc di essere trafitta con tanta rude violenza. ‘Ogni volta sembra più grosso. O che bello, che bello’ belava la vecchia.
E io coi calzoni calati fino alle caviglie non volevo certo toglierle il piacere che cercava. Così presi a pompare di brutto. Lunghi colpi di cazzo alternati a sonori schiaffi sul suo culo bianco.
Il dolore aumentava il suo piacere.
I suoi lamenti enfatizzavano la mia passione. La cappella era di nuovo gonfia e pronta ad esplodere.
Fu a quel punto che mi resi conto che Luciana era alle mie spalle e si godeva la scena.
Non reagì come pensavo. Nulla che potesse imbarazzarmi o altro. Disse solo ‘Forza amore pompa veloce che poi andiamo’.
Io la fissai strano. Mia madre a sua volta era in grosso imbarazzo e sentivo i muscoli della sua vagina contratti e la pelle tesa.
‘Su che aspettate. Sborra e andiamo che il viaggio è lungo’.
‘Si amore, va bene, hai ragione’ dissi con un sorriso e mi resi conto che montare quella vecchia puttana di mia madre con mia moglie che assisteva mi eccitava ancora di più.
‘Sborrrooooo’ ululai e credo mi abbiano sentito fin dentro all’autogrill.
Mia madre zitta mi lasciò fare. La presenza di Luciana l’aveva resa fredda e impassibile. Non che si tirasse indietro ma era chiaro che davanti alla nuora non voleva lasciarsi andare.
‘Sborra amore sborrala tutta la mammina. Tanto non rimani incinta vero Milena?’ disse con una nota di palese sarcasmo.
‘No penso di no’ disse fredda mia madre mentre si rialzava in piedi con la sborra che ancora le colava giù dalla patata.
Salimmo in macchina. Mia madre ancora mezza nuda intenta a pulirsi con un fazzolettino di carta Luciana sul sedile posteriore tutta contenta e soddisfatta, io col volante in mano a fissarle a turno domandandomi quale delle due fosse più troia.
Finalmente arrivammo a casa di mia suocera, la madre di Luciana.
Una bella donna oltre i sessanta che a differenza di mia madre che ha un seno relativamente piccolo, ha due bocce da paura.
Grassoccia con quel pancione gonfio, Maria Luisa aveva un culo gigantesco. Chiapponi grossi, cosce grasse e super tettazze.
Confesso che nonostante lei non mi avesse mai dato l’occasione di pensare a cose perverse più di una volta mi ero immaginato come sarebbe stato farsi una pecorina in quel culo immenso o farsi una sborrata alla spagnola fra quelle due angurie.
Poi, era accaduto circa due anni fa a Natale, era successa una cosa strana. Essendo tutto il parentado riunito per il cenone mi ero ritrovato a dover fare la cosa anche per andare in bagno.
Ma quando era stato il mio turno e stavo entrando a far pipì mia suocera mi era apparsa alle spalle tutta frenetica. ‘Scusa ma me la stò facendo addosso’.
Io però non ero nelle condizioni di fare il cavaliere. Avevo già l’uccello in mano e i lavori erano troppo avanti per interromperli.
Lei capì e senza battere ciglia si acquattò sul bidet. ‘Non dirlo a nessuno’ sussurrò con un mezzo sorriso.
E così mi godetti mia suocera che si calava la gonna fino alle caviglie, mi mostrava il reggicalze delle sue belle calze nere di nylon e mi mostrava una ficona folta con il pelo grigio. Tutto bello spalancato visto che il bidet la obbligava ad allargare le cosce a tutto spiano.
A guardarla pisciare mi venne voglia di sborrare.
Duro mi era già venuto quando vidi che la vecchia maiala non aveva le mutande.
E ora ecco la gatta che pisciava grondando urina giallastra. Spalancata, quasi sfondata colava a tutto spiano.
Mi godetti tutto lo spettacolo e mai neppure per un istante Maria Luisa si mostrò imbarazzata o provò a farmi notare che la stavo fissando.
Non disse nulla, si lasciò guardare bene fino alla fine quindi si pulì la gnocca con la carta e se ne andò tranquilla.
Ovviamente appena uscì d’istinto mi sparai una sega.
Poi non era più avvenuto nulla ma la voglia di vedere ancora la fica di mia suocera mi era rimasta.
Chissà pensai se avrei ancora avuto l’occasione. Non capita certo spesso di doverla fare assieme.
Ora però appena mi misi nella camera che Maria Luisa ci aveva riservato per la vacanza mi resi conto quasi subito che era giusto di fianco al bagno padronale.
Una piacevole coincidenza specie in quella casetta coi muri sottilissimi. In pratica valutai che sdraiato sul letto potevo anche sentire chi pisciava dall’altra parte. Immaginai di sentire Maria Luisa che tintillava urina sulla tazza e mi venne duro un altra volta.
Luciana entrando con la valigia mi vide nudo sul letto con il cazzo dritto. ‘Amore ma è l’aria di mare che ti fa questo effetto?’.
‘Può darsi’ dissi io mentre già Luciana si sfilava il vestito lasciando esplodere le sue immense tette.
Pareva pronta a salirmi sopra per farsi impalare ma io le afferrai la testa e gliela guidai sul mio pene.
‘Fammi un bel lavoro con la bocca prima’.
‘Maiale’ sorrise lei.
‘Troia’ dissi io e glielo feci scivolare in bocca.
Lasciai che me lo succhiasse per bene, mia moglie era molto addestrata negli anni e sapeva bene dove e come volevo che me lo coccolasse. Ancora un po’ e le sarei venuto in bocca.
Poi sentimmo chiaramente la porta accanto alla nostra aprirsi.
Qualcuno era entrato in bagno. Come ho già detto i muri della casa estiva di mia suocera sono molto sottili.
E la sentii, sentii chiara e netta la ficona che si scaricava, il liquido giallo che scrosciava come una cascata nella tazza.
Una goduria.
Di botta feci mettere Luciana a pecorina e con tutta la carica della mia perversione la montai come una cagna.
Lei gemeva, io fissavo il muro.
E alla fine sorpresa, lo vidi, piccolo ma all’altezza giusta. Forse un tempo reggeva una mensola o chissà cosa fatto stà che il muro tra la nostra camera e il bagno aveva un buco.
Immaginandone le potenzialità afferrai Luciana per i fianchi, le feci scorrere le braccia in vita fino ad afferrarle le tettone e quindi attaccato a quelle enormi mammelle che strizzavo con forza cominciai a pompare con vigore finchè non sborrai copiosamente dopo ovviamente aver fatto raggiungere a quella puttanella che avevo per consorte un soddisfacente orgasmo.

Ripreso fiato Luciana andò a lavarsi e io sapevo che quella era la mia occasione.
Ancora nudo seduto sul bordo del letto ficcai il mignolo nel buco. Era stretto e insufficiente a ficcarci un occhio ma era così fragiloe che non ci volle molto per iniziare a farlo allargare sotto alla spinta del mio dito.
Pochi minuti ed ebbi un perfetto buchino tra un muro e l’altro, una sorta di periscopio in cui guardare, spiare e godere.
Eccitato vi poggiai l’occhio sperando fosse nel punto giusto.
E vidi mia moglie. Luciana seduta comoda sulla tazza con una spugna in mano che si passava tra le gambe per pulirsi la gnocca della mia sborra.
Era perfetto. Assolutamente perfetto.
Assistetti all’operazione di lavatura fica di mia moglie con un certo entusiasmo tanto che quando uscì dal bagno la sorpresi con l’uccello di nuovo duro.
‘O tesoro ma…. ancora?’.
‘Mi sa che hai ragione tu. L’aria di mare mi fa un effetto strano’.
‘Però mi sono appena lavata amore. E poi la mamma ci aspetta sotto per la cena. Siamo già in ritardo’.
‘Si lo so -dissi io e mal volentieri lo feci entrare a forza nei pantaloni cercando di non far notare troppo il bozzo duro – vorrà dire che dopo cena mi farai un lavoro più accurato col buco del culo’.
‘Sei proprio un perverso. Un fantastico toro perverso lo sai’ mi strizzò l’occhio Luciana che certo non si sarebbe tirata indietro alle mie voglie.
‘Io il toro e voi le mie vacche’ ammisi.
‘A proposito di culi e di vacche ricordati cosa mi hai promesso prima di partire. Non ci avrai mica ripensato’.
‘Amore te lo giuro inculare mia madre con te che mi guardi è la cosa più bella che potessi chiedermi di fare per te’.
‘Ummmm’ mi strizzò l’occhietto lei.
‘Puttana’ pensai io e la seguii obbediente verso la sala da pranzo.
Durante la cena passai di nascosto un bigliettino a mia madre ‘Presentati alle nove in calze autoreggenti e culo unto di vaselina. Una promessa è una promessa’.
Lei fece sparire il bigliettino nell’immondizia e poi disse ‘Ogni parola è debito’.
Mia moglie e mia suocera la guardarono senza capire.
‘Nulla scusate stavo solo pensando ad alta voce’ e mi strizzò l’occhietto.
Così finalmente alle nove puntuale la troia mi bussò alla porta.
Io stavo nudo sul letto con l’uccello dritto e in tiro che accompagnavo con delicate carezze per mantenerlo eretto.
Si era messa in perfetta divisa da troia: body nero, calze a rete e tacchi.
‘Sembri proprio una lucciola da marciapiede lo sai’ le dissi.
‘Tu invece mi sembri un palo della luce’ disse lei scivolandomi accanto e afferrando il mio cazzo con forza.
‘Lubrificalo bene’ le suggerii. ‘Più è lubrificato più entra bene’.
Non se lo fece ripetere e mi fece uno dei pompini più bagnati di saliva che io abbia a ricordare. Io intanto approfittando che mi porgeva le chiappe china sul mio uccello le misi due dita nella fica.
Masturbandola un po’ la feci bagnare per bene e quindi coll’indice ancora unto glielo misi fra le chiappe. Di culo era così stretta che anche il dito faticava a entrare.
Sentii la sua resistenza e lei interrompendo un attimo la pompa mi disse ‘Ma sei sicuro che questo ci passa?’.
‘Stai tranquilla porcona. Basta spingere e vedrai che passa’.
‘Cerca di non farmi male’.
‘Devo farti male. Romperti il culo significa proprio questo vecchia porca’.
Faceva tante storie ma era ovvio che non vedeva l’ora di essere sodomizzata.
‘Almeno prima fammi venire’ disse.
Io non feci obiezioni, mi sdraiai per bene e la invitai a sedermi sopra infilandoselo tutto nella passerona bianca.
Aveva una tale voglia che la sorca pareva incandescente.
Pompava a tutto spiano lasciando ciondolare al vento le tette, muggiva di piacere e anche io me la spassavo parecchio tanto che a un certo punto le dissi ‘Non farmi sborrare adesso, voglio prima colarti nel culo capito’.
‘Allora perchè esiti ancora’ disse lei e scivolandomi via dal cazzo si mise di fronte a me a pecorina col culo dritto all’aria ‘Forza incula la mamma che aspetti’.
Nulla. Non aspettai nulla.
In un miscuglio di rabbia, perversione e dolore le afferrai saldamente una chiappa per mano, le allargai bene liberando il buchino e ci piazzai sopra la cappella che a occhio e croce pareva larga due volte il suo culo.
Bastò infilarle quella per farla urlare di dolore ‘Troppo grosso, troppo grosso’ piangeva la mammina.
‘Troppo tardi’ risposi io spingendo ancor più forte.
‘E’ peggio che infilarsi una supposta da cavallo’ singhiozzava.
‘sei tu che me lo hai fatto così grosso’ risi io mentre guadagnavo qualche centimetro dentro al suo culo.
‘Fai troppo male, esci ti prego esci’.
‘No troia, nel culo hai detto e nel culo te lo metto. Se hai tanto male fatti un grilletto così godi e senti meno male’.
Obbedì, si piazzò una mano nella fica e prese a masturbarsela con l’esperienza di chi si faceva i grilletti da cinquantanni.
Come previsto la cosa la distrasse abbastanza e il mio cazzo potrè entrare un altro po’ tra le sue chiappe.
Un altro po’, ancora un po’ e finalmente avevo i coglioni poggiati sulle sue chiappe.
‘E adesso che me lo hai messo tutto dentro che vuoi fare’ disse la troia.
‘Adesso mammina viene il bello. Adesso tieniti forte perchè parte la giostra’.
E infatti iniziai. La inculavo selvaggiamente con tutte le mie forze. Il suo culo si apriva a colpi di cazzo, sapere che quella troia era mia madre mi eccitava e rinvigoriva la mia forza di penetrazione ad ogni colpo.
Lei passato il dolore aveva iniziato a godere e ora ancheggiava avanti e indietro per godersi completamente i colpi della mia mazza di carne ululando con voce sommessa ‘O si che bello, o che bello ifilamelo tutto, spaccamelo, spaccamelo…’.
Soddisfatto eruttai sborra ‘Siii ti riempio il culo mamma te lo riempio tutto’. Probabilmente me neo uscì un litro per quanto sentivo i coglioni svuotarsi dentro di lei. ‘Aaaa si lo sento, godo dal culo, allora è vero, stò godendo dal culo, è fantastico’ strepitò la mammina e fu a quel punto che lungi dallo sfilarglielo dalle chiappe le afferrai i fianchi a tutta forza perchè non si divincolasse e rispettai i miei impegni chiamando ‘Milena tocca a te’.
Sorprendendola mia moglie saltò fuori dall’armadio.
Era completamente nuda e da come aveva unti i peli della fica dedussi subito che si era fatta un bel ditale guardandomi.
Mia madre provò istintivamente a divincolarsi ma io la trattenni.
Luciana sorrideva con aria di sfida mia madre teneva la testa bassa.
‘Che cazzo pensate di fare voi due?’ sussurrò.
‘Nulla di grave cara signora suocera solo levarti un po’ di puzza sotto al naso’ disse Luciana mentre si sedeva sul letto di fianco a lei.
Io sempre in posa da monta col cazzo piazzato nel culo a mia madre mi godevo la scena.
‘Mi hai sempre trattata come una troia e ti sei atteggiata a gran signora ma io lo sapevo che eri tu la più vacca di tutte. Tu che ti scopi il figlio e non lesini a farti rompere il culo da lui’.
‘Ha parlato la santarellina… -sbottò mia madre- credi non sappia le porcate
che fai con lui?’.
‘Sono una moglie che soddisfa il patner non c’è nulla di male’ si giustificò Luciana.
‘Sei una cagna in calore che cerca solo cazzo’ scattò mia madre.
Luciana si irritò e dallo sguardo credo ci mancasse poco perchè schiaffeggiasse Milena ma poi si limitò a mostrarle il telefonino che aveva tra le mani. ‘Mi sono fatta un bel video di te che ti fai inculare dal figliolo. Una cosa carina da mostrare magari alle tue amiche, alle vicine di casa..’.
‘Facendo così sputtani me ma sputtani anche tuo marito’ scattò Milena.
Io in effetti restai scioccato da questa notizia.
‘Non temere al massimo gli farò un po’ di pubblicità. Lui adora monarsi le vecchie tardone e queste una volta visto che randello ha tra le gambe saranno ancora più disponibili. No cara Milena l’unica che ha da farci la figura da troia sei tu…’.
‘Bastarda!’ imprecò mia madre.
Io stavo zitto anche perchè più mamma si arrabbiava più contraeva il culo e più lo faceva più il cazzo mi dava scariche di puro piacere.
‘Calmati vecchia bagascia tutto ha un prezzo non lo sai?’ scattò Luciana.
‘Cioè voi due mi state ricattando. E’ questo che volete soldi?’.
‘Noo. Non affannarti. Tieni cari i tuoi risparmi, certe cose si pagano in natura’ ammiccò Luciana.
Mia madre non capiva, anche io ero perplesso.
Luciana si sdraiò bene sul letto di fronte a noi spalancando le gambe. ‘Io sono una troia questo è accertato ma tu cara suocera da oggi sei la nostra puttana capisci?’.
Milena abbassò la testa. ‘Quindi?’.
‘Quindi’ ridacchiò Milena e afferratale saldamente la testa per i capelli la trasse a se finchè mia madre non ebbe la faccia proprio piantata fra i suoi peli pubici.
‘Forza datti da fare e fai un buon lavoro’.
Non so se sopraffatta dal ricatto o eccitata dalla situazione ma mia madre la prese in parola. Con la maestria di una vecchia lesbica si mise delicatamente sulla fica di mia moglie e iniziò a slinguarla a tutto spiano.
Una cosa indecente ma così eccitante che mi ritrovai il cazzo duro e riprsi a pompare nel culo con foga.
Scopammo tutta la notte.
Le due si leccavano a vicenda la fica, si venivano in bocca, si sgrillettavano come pazze.
Mia madre succhiava le tettone a Luciana.
Luciana succhiava il mio cazzo.
Avevo quattro buchi tutti a mia disposizione per fottere e non mi feci mancare l’occasione per tapparli tutti uno dopo l’altro, più volte e ancora e ancora. ‘Si troie, vengo, siete due troie due grandissime troie’ ululavo mentre il mio uccello sborrava ancora e ancora e ancora… Per tutta la notte. Mai conobbi modo migliore per riappacificare una moglie e una suocera in conflitto…
Dopo quella notte di fuoco al mattino avevo l’uccello rosso fuoco per il super lavoro. Mia moglie Luciana dormiva sul fianco accanto a me ronfando sonoramente. Tutta sudata, chiazzata di sperma un po’ ovunque e con le chiappe ancora ben spalancate.
Mia madre era tornata in camera sua con fica e culo rotti.
Nonostante tutto il risveglio del mattino era sempre ad alza bandiera ed ero li a fissarmi il cazzo dritto incerto se tirarmi una sega o voltarmi sul fianco e impalare Luciana nel sonno.
Proprio mentre facevo queste profonde riflessioni sentii aprirsi la porta del bagno accanto alla nostra stanza. Poteva essere mia madre che non aveva nulla di nuovo da mostrarmi ma poteva ben trattarsi della mia cara suocera
Maria Luisa. Solo all’idea che avrei potuto vederla a gambe spalancate mentre pisciava mi fece vibrare la cappella.
Eccitato scesi dal letto e accostai l’occhio al buco nel buco.
All’inizio vidi solo una cosa nera indistinguibile e ne rimasi deluso ma poi si spostò in lontananza e distinsi che si trattava di una gamba dentro a un collant.
Era mia suocera ora ne ero sicuro visto che mia madre metteva le autoreggenti.
Ora la vedevo per intero. Vedevo le sue gambe fasciate nel collant nero, vedevo il suo culone ben segnato da una gonna attillata.
Meccanicamente presi a toccarmi il cazzo.
Si calò i collant e sollevò la gonna quindi voltandosi sprofondò sulla tazza a gambe larghe.
Le teneva così spalancate che la vidi in tutta la sua bellezza. Una bella ficotta con le labbra grosse, poco rado pelo grigio invitante…
La mia mano già stantuffava sul cazzo a tutta velocità.
Aspettavo solo di vederla pisciare per godermi lo spettacolo e concludere con una sborrata celebrativa invece non accadeva nulla.
Esitava..
Fra l’altro solo in quel momento feci mente locale al fatto che sotto al collant non indossasse le mutande. Abituato con quella porca di mia moglie che aveva sempre la passera al vento sotto alla gonna e quella troia di mia madre che non metteva mutande per non perdere tempo a toglierle, avevo del tutto trascurato il dettaglio che anche quella cicciona di mia suocera aveva la fica in bella vista.
La cosa la faceva puzzare tanto di troia…
Fantasticando sulla cosa continuavo a guardarla, ancora non si era decisa a pisciare. In compenso si stava passando un dito tutto attorno alle grosse labbra carnose della vulva come se ne volesse misurare la circonferenza.
E poi agì.
Il dito piano piano scivolò tra le labbra, iniziò a penetrare lento e quindi a muoversi piano piano come un solletico.
Poi le dita divennero due, il ritmo accelerava sempre più.
Non potevo crederci, mia suocera si stava sparando un grilletto.

Ci masturbammo assieme divisi solo da un muro. Potevo anche sentire i suoi gemiti soffocati mentre si consumava la fica con le dita e mentre soffocavo i miei per non spaventarla.
La vidi colare. Una vera sborrata di fica come non ne vedevo da tempo. Colava orgasmi la vecchia porca e io ormai lanciato schizzai a mia volta con gusto.
Continuai a osservarla mentre se la ripuliva bene bene con delle salviette bagnate, la fissai mentre si ritirava su il collant e giudicai l’effetto vedo non vedo della sua fica sotto al nylon semplicemente sublime.
Queste operazioni di pulizia, questo vestire da porca mi fecero un certo effetto e così nonostante avessi ancora il cazzo umido per la sborrata mi era già tornato duro, quando la sentii uscire dal bagno mi infilai sotto alle coperte e lentamente presi a farmi un altra sega.
Con mia moglie sempre sprofondata nel sonno me ne stavo seduto su un fianco a ripassare mentalmente quanto avevo appena visto e a placarmi i bollori con la mano quando la porta della camera si aprì piano piano.
Feci appena in tempo a fermare la mano per non farmi beccare. Era mia suocera. Tutta vestita, con i suoi grossi meloni che le ondeggiavano sul petto, il suo incedere incerto per la stazza, il culone che la seguiva ciondolante. Chiusi gli occhi fingendo di dormire ma lei non parve farci caso. Mi si avvicinò e chinandosi per appoggiare la bocca al mio orecchio mi sfiorò con le tettone. ‘E’ meglio che tu venga un attimo in cucina…’.
Non dissi nulla e tenni gli occhi chiusi sperando capisse che stavo dormendo ma lei insistette. ‘Non voglio certo svegliare Luciana. Forza alzai e vieni subito in cucina’.
Era così insistente che obbedii. Mi alzai dal letto senza dire una parola e così come ero le andai dietro fino in cucina.
Si sedette su una sedia e mi invitò a fare altrettanto. Il fatto fossi nudo e che tra le gambe avessi una palese erezione non parve turbarla.
‘Stanotte vi ho sentiti lo sai?’ mi disse con calma fissandomi negli occhi.
‘Sentito cosa?’ finsi io.
‘Non fare finta di nulla. Ci avete dato dentro così tanto che mi domando come abbiate fatto a non sfondare il letto’.
‘Bhe se ti abbiamo svegliato mi spiace, scusami’.
Lei abbozzò un sorriso ‘Non è per quello figurati anzi lo immaginavo, Luciana me lo aveva detto che sei sempre eccitato e lo fate più volte al giorno…’ mi strizzò l’occhiolino.
‘Luciana te lo ha detto?’.
‘In realtà mi ha chiesto dei consigli, cose fra donne… Comunque anche io con mio marito stai pur certo che non ci siamo mai risparmiati quindi non sono certo un marito e una moglie che si divertono a sconvolgermi’.
‘Però qualcosa ti ha sconvolto?’ annuii io.
‘Sconvolta no, incuriosita si’.
‘Cosa se posso chiedertelo?’ domandai.
‘Tua madre che ululava e si lamentava perchè il tuo cazzo nel culo le faceva male’ disse secca.
‘Hai sentito tutto?’ rimasi di sasso io.
‘Tutto -confermò lei tua moglie che lesbicava con tua madre, tu che le chiamavi troia e puttana e le penetravi a turno in ogni buco. Ho sentito ogni cosa’.
Abbassai lo sguardo ‘Immagino che mi giudicherai un porco… Suppongo che chiederti scusa non serva a nulla’.
Maria Luisa allungò una mano e mi fece una carezza sul viso. Io alzai la testa e vidi un sorriso angelico sul suo volto ‘Forse non mi sono spiegata bene. Sono io che ti stò chiedendo scusa’.
Restai basito ‘Tu chiedi scusa a me non capisco?’.
‘Per quello che hai visto in bagno un attimo fa’ disse cogliendomi in fallo.
Feci per negare ma lei mi fermò subito mettendomi una mano sulla bocca ‘Non dire nulla. Quel buco in bagno è così grande che esattamente come tu hai visto me io ho visto te. Forse mi sarebbe anche piaciuto vedere di più… Anzi, a proposito, complimenti davvero una bella proboscide’.
Ora lo fissava direttamente e il mio uccello vanitoso non trovò di meglio che alzarsi bene sull’attenti.
Maria Luisa riprese ‘Chissà come mi giudicherai male adesso. Ti assicuro che di solito non sono così, non sono quel tipo di donna ti giuro ma stanotte, sentirvi fare certe cose, immaginare certe posizioni. Si lo confesso mi sono fatta due ditalini uno dietro l’altro mentre voi scopavate e stamane appena sveglia ne volevo ancora’.
Restai a fissarla ‘Dove vuoi arrivare con questo discorso’.
‘Nulla vorrei solo che tu non pensassi…’.
‘Pensassi cosa? Chiesi.
‘Che sono una troia…’ concluse.
‘Non lo sei?’.
‘No. Non credo proprio. E’ stato solo un attimo di debolezza’.
‘Peccato’ le dissi.
‘Peccato cosa?’ chiese lei.
‘Che tu non sia una troia. Un vero peccato’.
‘Perchè peccato?’ domandò innocente Maria Luisa.
‘Non l’hai ancora capito? Non hai capito che mi sono fatto una sega guardandoti? Non hai mai notato come ti studio le grosse bellissime tette che hai?’ le presi una mano nella mia ‘Maria Luisa io credo tu sia davvero una gran fica’.
‘Ho sessantaquattro anni’ mormorò lei.
‘Quella troia di mia madre ne ha sessantadue…’ le feci notare.
Sorrise, forse immaginando mia madre a pecorina col mio uccello nel culo.
‘Sono anche parecchio grossa se non te ne sei accorto’.
‘Non sai neanche quanto vorrei giocarci con quella ciccia, quanto la spio con attenzione’ confessai.
Lei fece un mezzo sorriso, il complimento le era gradito.
Si alzò e si mise a preparare il caffè. La gonna era corta e le vedevo bene le grasse cosce fasciate nel collant. Sapere che se mi fossi alzato in piedi avrei potuto montarla a pecorina me lo fece diventare di marmo.
Bevemmo il caffè, nero, caldo con poco zucchero. Molto tonificante.
‘Bhe vado a farmi una doccia -dissi alzandomi in piedi e lasciando che il mio uccello traboccasse in tutta la sua dura possenza- peccato davvero comunque’ dissi.
‘Peccato cosa?’ chiese Maria Luisa.
‘Che tu non sia neanche un pochettino troia, neanche un pò’ le strizzai l’occhio malizioso.
‘Perchè? -chiese lei- se lo fossi?’.
‘Oooo se lo fossi cara suocera -mi avvicinai a lei ancora seduta- se tu lo fossi solo un pochino…’ il mio uccello era praticamente a dieci centimetri dalla sua faccia.
‘Magari un pochino’ mormorò lei.
‘Solo un pochino’ ripetei io avvicinandomi ancora.
‘Quel poco che basta’ disse lei.
‘Si quel che basta’ conclusi e poggiatale una mano sulla testa le afferrai i capelli bianchi e la guidai verso il mio uccello…
‘Uuuuuuu magari non sarai una troia ma di pompe te ne intendi lo sai’ dissi godendomi la lingua di mia suocera che mi scappellava di brutto.
Avevo sempre gradito le pompe e dovetti ammettere che quella vecchia baldracca di mia suocera le faceva davvero bene.
‘Se lo ciucci ancora un po’ mi sa che sborro’ dissi.
Lei, come se avesse ricevuto un comando se lo sfilò dalla bocca ‘Vorresti forse togliermi il divertimento?’.
‘In che senso?’.
‘Ho sempre creduto che il pompino servisse solo a farlo venire più duro e grosso per spassarsela meglio quando si viene impalate dopo’.
‘Quindi è per questo che ti ci impegni tanto? Più lo gonfi più godi’ sorrisi.
‘Lo scopo è quello’ annuì lei.
‘Allora non è il caso di tergiversare ancora -conclusi io- forza bella fammela vedere…’.
Mia suocera iniziò a spogliarsi.
Si tolse la camicetta. Sotto non aveva nulla e le sue poppe grosse come due enormi angurie esplosero sul suo pancione. Non erano quelle zinne dritte che paiono mezze rifatte qui si trattava proprio di roba naturale, due grossi globi di carne gonfi e bianchi, un gigantesco capezzolone dritto per seno e il tutto sbattuto sul pancione grasso e ciondolante con un ombelicone spalancato.
I cuscinetti doppi sui fianchi traboccavano mentre si toglieva la gonna e fu fantastico vedere la sua ciospa fare capolino sotto al collant. Era così eccitante che le chiesi di tenerli e proposi di strapparli solo nei punti giusti… con la lingua.
Così mi chinai al suo capezzale, lei che ogni secondo diventava un tantinino più vacca restò in piedi e poggiò una gamba su una sedia per offrirmi il suo ventre nel modo più appagante.
Chinato a terra le ficcai la testa fra le gambe. Anche sotto al collant sentiva i miei colpi di lingua e belava come una troia. Le piaceva eccome se le piaceva.
Afferrai il nylon fra i denti e lo strappai. Uno strappo secco dalla fica al culo. Ora libera la sua vulva cicciotta era tutta pronta per essere assaggiata.
Le piazzai la lingua dentro. Era bagnatissima per l’eccitazione e io da buon porco mi bevvi tutto quel succo di fica facendola gemere finchè non mi afferrò la testa con una mano e tirandomi i capelli fino a quasi farmi male strepitò ‘Vengooo vengo tutta…’.
Ovviamente era solo l’inizio. Si sedette per bene sulla sedia e mi tolsi la soddisfazione di una spagnola in quelle gigantesche tettone. ‘Forza succhia, succhialo ancora’.
‘Tesoro lo voglio dentro, mettimelo dentro che vado a fuoco’ implorava mia suocera.
Ma io non sentii ragioni ‘Succhialo porcona’.
Obbedì. A sentire quelle tette sul cazzo a fissarmi l’uccello che sguazzava in quel tettame schizzai. ‘Sborroooooo!’.
‘Nooo’ disse Maria Luisa ‘Lo voglio dentro, lo voglio dentro’ implorava.
‘Non temere porcellona’ la rassicurai continuando a muoverglielo fra le tettone mentre le schizzavo dritto in faccia.
In effetti quasi non si smosciò e il dolce candore di quel tettame me lo fece subito tornare attivo.
‘Visto. Non sono mica uno da colpo unico…’.
‘O che bello, che bello’ applaudiva Maria Luisa. ‘SU dai forza che non resisto più. Prendimi prendimi tutta’ disse e senza esitare si accucciò sul tavolo inarcando il culo.
La accontentai. Mi agganciai a quei grossi fianchi grassi, le feci allargare bene le coscione gonfie e dopo averle accarezzate un po’ eccitandomi al contatto col nylon la penetrai con tutta la mia forza.
‘Ommadonna che trave’ sussultò lei mentre la profanavo infilandoglielo dritto fino ai coglioni.
‘Fa male?’.
‘No non è fantastico. E’ così bello, così grosso’.
Presi a fotterla a tutta forza e nel frattempo ne approfittavo per giocare con la sua ciccia. La fottevo e le palpavo il pancione, le strizzavo una tettona, gli davo qualche bello schiaffetto sul culo.
Maria Luisa veniva, veniva a ripetizione. Non solo era troia era anche multi orgasmica…
Dopo venti minuti buoni di trapanata di cazzo l’avevo completamente distrutta. Era tutta sudata, tutta bagnata e faticava a reggersi ancora sulle braccia appoggiata al tavolo.
‘E’ stato stupendo’ disse.
‘E non è ancora finito’ dissi io tirandoglielo fuori dalla fica ormai colma di liquami.
Lei fece appena in tempo a prendere un respiro prima di capire a cosa alludevo.
I suoi chiapponi erano enormi e dovetti afferrarli uno per mano per scostarli e liberarmi il buchino.
‘No lì non ci passa tesoro, sono certa che non ci passa’ provò a bisbigliare ma ormai era mia succube totale e non fece resistenza.
Tutto unto dei suoi orgasmi era così ben lubrificato che la cappella le entrò dentro in un sol colpo. ‘Aia fa male’ belò Maria Luisa.
‘Poi passa’ le dissi e continuai a spingere.
E spinsi un colpo dopo l’altro fra i suoi lamenti che ben presto diventarono mugolii di piacere.
‘Non l’avevo mai fatto nel culo’ mi confessò mentre attaccato ai suoi fianchi le spalancavo il buco a colpi di cazzo.
‘Ti piace troia?’ le chiesi mentre sentivo i coglioni sbatterle sulle natiche.
‘E’ bello, un po’ doloroso ma bello, bello, bellissimo’ annuì.
‘Allora preparati che ti faccio il bidet’.
‘Bedet?’.
‘Un bidet alla sborra’ conclusi e lasciandomi andare sparai tutto in quell’immenso culone soddisfatto.
‘Aaaaa sembra che mi infilino dentro della lava’.
‘Godi troia, godi e fammi godere. Ti rompo il culo, te lo rompo’ sussultavo io mentre mi svuotavo piano piano.
Ormai le gambe non mi reggevano più. Stavo per sfilarglielo esausto dal culo quando la sentii alle mie spalle con la sua inconfondibile voce.
‘Questa davvero non me l’aspettavo!’.
Mi voltai con ancora l’uccello nel culo di mia suocera e vidi mia madre.
Mi fissava seria ‘Volevo chiedere a Maria Luisa se aveva una crema emolliente per il culo ma credo ne abbia più bisogno lei di me…’.
‘Si lo credo anche io’ ammisi e sfilato il cazzo dal culo di mia suocera fissai mia madre per nulla intimorito ne imbarazzato.
Anzi a dirla tutta la situazione mi eccitava parecchio.
‘Bhe complimenti mi hai scopato il figlio’ disse acida mia madre.
Mia suocera ancora nuda e scombussolata per la lunga scopata si era accasciata nuda su una sedia e non parlava.
Io mi avvicinai a mia madre che indossava ancora il pigiama. Un maglia e pantaloni molto maschile di colore azzurrino che non era ne sexy ne eccitante. Le andai così vicino che il mio uccello pregno di sborra e di orgasmi di mia suocera le si poggiò sulla felpa lasciandone il segno.
‘Ma che fai mi sporchi tutta’ scattò lei.
‘Tanto meglio -dissi- se è sporco è meglio toglierlo’ e con un colpo di mano afferrai l’elastico dei pantaloni e lo calai fino alle ginocchia lasciandola con la fica al vento.
‘Ma che cavolo ti salta in mente?’ disse lei ancora decisa a fare la bacchettona.
Io le misi una mano sulla fica pelosa e la accarezzai ‘Guarda che stanotte ci ha sentititi. Sa tutto troiona?’.
‘Tutto cosa’ disse mia madre.
‘Tutto questo’ risposi secco e senza darle modo di tirarsi indietro le presi la testa da dietro e la feci chinare a novanta verso il mio cazzo.
‘Forza vediamo chi è più brava a fare le pompe troia che non sei altro’.
Ormai sgamata mia madre non potè più sottrarsi alla sua natura e così eccola chinata in ginocchio, nuda a farmi un pompino davanti a mia suocera.
‘Siete due vecchie puttane lo sapete. Non vedo l’ora di portarvi a letto insieme per vedere cosa siete capaci di combinare.
‘Andiamo adesso’ chiese mia suocera alzando subito le orecchie all’idea lieta di un altra dose di cazzo.
‘No, anche il mio cazzone ha bisogno di una pausa. Fatemelo sborrare e per ora la chiudiamo qui’.
‘Il resto stasera?’ chiese ansiosa mia suocera.
‘Oggi pomeriggio può bastare’ dissi io sapendo che quel giorno mia moglie si sarebbe assentata per un po’ di ore.
Mia madre succhiava a tutta forza e nonostante tutto mi portò in fretta all’orgasmo. Schizzai le ultime gocce sui suoi occhiali umiliandola più che potevo e quindi le lasciai sole e andai a farmi una doccia.
‘Mi raccomando puntali alle due in camera mia e vestite come si conviene’.
‘Non vedo l’ora’ ammiccò mia suocera.
Mamma invece annuì soltanto… la bocca era ancora piena di sborra…

Puntualissime si presentarono vestite come due vere troie. Come in seguito scoprii Maria Luisa aveva un intero guardaroba di abitini da vacca regalatogli dal marito anni prima e che ora non chiedeva di meglio che essere di nuovo sfoggiato, mia madre in body rosso da porno shop, calze a rete nere e scarpe rosse col tacco.
‘Ma tu non avevi la gnocca grigia?’ chiesi alla mamma guardandola meglio.
‘Mi sono tinta sopra, ho fatto anche sotto, perchè ti spiace’ chiese lei sfoggiando quella gnocca tutta bella platinata con orgoglio.
‘Solo le puttane si colorano la gnocca’.
‘Infatti’ rise lei e tanto per gradire me lo prese in mano ingoiandomelo come un assatanata.
‘Calma calma che me lo consumi. Voglio chiavarvi a turno e con calma. Mettiti a pecora che te lo infilo e intanto tu Maria Luisa solleticami il culo che così mi viene più dritto’.
‘Vuoi che ti metta la lingua nel culo?’ chiese mia suocera.
‘Perchè ti spiace? Guarda che è bello pulito sai’.
‘No è solo che non l’ho mai fatto non vorrei sbagliare’.
‘Vedrai che andrà benissimo, fai come con la mia patonza e sarai perfetta’ la rincuorò quella troia di mia madre che già si era messa a pecora pronta a ricevere il missile in fica.
Così me le scopai con mia suocera a leccarmi il culo e mia madre a implorarmi di spaccarle la fica venendo come un lago finchè anche io non mi placai riempiendola con un litro bello di sborra.
‘Si troia te lo sborro tutto quel buco di fica che hai’.
Poi lo estrassi e lo diedi a mia suocera. ‘Leccalo bene, più lecchi più è duro, più e duro più godi’.
‘O ragazzi io sono tutta rotta ho bisogno di una pausetta, vado a bere qualcosa’ disse mia madre.
‘Pausa un cazzo adesso tocca a te ficcarmi la lingua in culo e cerca di fare un bel lavoro se non vuoi che ti scorreggi in bocca’.
‘Sei un maiale’ sorrise lei.
‘E tu una puttana’ dissi mentre facevo mettere mia suocera a pecora.
Invertite le posizioni me la chiavai portandola al paradiso. Perse il conto degli orgasmi e mi iplorava di pompare più forte e più in fondo tanto che a un certo punto pensai volesse le ficcassi nella gnocca anche i coglioni.
Mia madre si dava da fare di lingua nel mio ano e mi ficcava ben bene la punta su nel culo con una tale attenzione che sentii dei fremiti bestiali prima di aprire un altra volta i tubi e sborrare tutta la fica a mia suocera con gusto divino.
Ero ancora dietro di lei a montarla e lo stavo tirando fuori tutto bello appiccicoso di sperma quando mi venne la tentazione di esplorare quel grosso culone flaccido che la vecchia mi aveva fatto ballare davanti per tutto quel tempo. Approfittando che era bello lubrificato di sborra guidandolo come una sciabola lo spinsi dove presumevo avesse il buco.
‘Oddio ma cosa fai… No lì no mi fa male mi fai venire la diarrea’.
‘Pazienza!’ dissi e la sodomizzai a tutta forza.
‘Aia, aia mi spacchi, mi spacchi il culo!’ urlava.
‘Ma dai quante parole che fai è solo un cazzo nel culo no? Tieni il fiato e allarga’ commentò mia mamma.
‘Certo tu hai un buco che ci passa un braccio troiaccia’ urlò mia suocera rabbiosa.
‘Dagli tempo e avrai così anche il tuo’ rise mia madre divertita e poi tornò al lavoro solleticandomi ancora il culo per favorire la sborrata.
‘OOOOOOOOOOOOO!’ godetti io nel suo culo.
‘Aia, aia, vengo, aia, vengo nel culo vengo ancora’ ululava mia suocera.
‘Godi porca, godi’ disse mia madre che si godeva la scena.
La riempii di sborra e quindi la lasciai andare.
Maria Luisa si era messa due dita sul culo e si alzò in fretta ‘Scusate ma credo di cagarmi addosso devo andare in bagno’.
‘Il bagno è occupato’ disse l’inconfondibile voce di mia moglie.
Noi ci guardammo attorno sorpresi ma non la vedevamo ‘Luciana ma dove cazzo sei? Luciana sei tu?’ mi chiesi.
‘Si sono io. Sono in bagno e vi guardo porconi che non siete altro!’
Spiandoci dal buco che io avevo allargamo mia moglie se ne era stata tutto il tempo seduta sulla tazza a guardarmi mentre mi fottevo sua madre e la mia. Probabilmente si era anche sgrillettata di brutto
‘Oddio mia figlia mi ha visto che lom prendevo in culo’ impallidì mia suocera.
‘Ti ha anche vista prenderlo in bocca e fica se è per quello’ rise mia madre.
‘Che vergogna’ sbottò Maria Luisa.
‘Non preoccuparti quella troia di tua figlia non è certo nella posizione di dare giudizi -la tranquillizzò mia madre- vero puttana, lo sa tua madre le porcate che abbiamo fatto’.
‘Ti sei fatta mia figlia anche tu?’ chiese mia suocera a mia madre.
‘Si tesoro, ci siamo leccate bene le patonze proprio come ho fatto con te’.
‘Ma vi rendete conto che in un sol giorno ho scoperto che mio genero si scopa la madre, mi sono fatta inculare da lui e sono diventata lesbica con mia suocera… Devo essere impazzita’.
‘Non sei impazzita mamma -disse mia moglie spuntando in camera tutta nuda- sei solo diventata troia’.
‘Una troia -ripetè mia suocera- una vera troia. E a voi non dispiace?’.
‘Dispiacerci -risi io- ma stai scherzando? Adesso possiamo farci una bella orgia in famiglia senza più censure…’.
‘Se resta in famiglia non abbiamo nulla di cui vergognarci -la rassicurò mia moglie accarezzandole un seno- e non sai da quanto desidero leccartela.
‘Luciana ma che dici?’ inorridì lei.
‘Dico che ti lecco la fica mammina, te la sei fatta leccare da quella vecchia vacca -disse indicando mia madre- perchè non da me dammi un motivo?’.
‘Veramente -disse la vecchia- un motivo l’avrei. Scusate tanto ma se non vado subito al cesso vi cago sul tappeto’ e correndo maldestramente col culone e i tettoni che ciondolavano si ficcò in bagno a farsi uscire dal culo la mia sborra rovente…

E poi lo facemmo.
Loro semi nude con solo quegli indumenti intimi di nylon che servono a far restare bello duro il cazzo di un maschio.
Io ormai avevo un cazzo che andava come un martello pneumatico. Le chiavavo insalotto, in cucina, in camera da letto… una volta anche in bagno con mia madre che pisciava e mi ciucciava il cazzo allo stesso tempo.
Le fottevo da sole, in coppia, in trio.
Una mi leccava il culo, l’altra mi impalava e la terza me la faceva leccare.
Inculavo quella grassona di mia suocera, impalavo la fica a mia moglie, sborravo in faccia a mia madre e poi di nuovo, nel culo a Luciana, in fica a mammina, tra le tettone della suocera.
Persi il conto delle sborrate che mi facevo come loro persero quella degli orgasmi che provocai alle loro sorche.
Un dio del sesso con tre troie ai suoi piedi.

Quando la vacanza finì stabilimmo di non far passare troppo tempo. Ormai mia suocera aveva riscoperto la voglia di cazzo e non vi avrebbe rinunciato facilmente.
Stabilimmo che almeno un week-end al mese saremmo andati tutti a casa di mia suocera dove nella tranquillità della solitudine avremmo potuto fare di tutto e di più per tre giorni sfrenati.
Le tre troie erano più che d’accordo.
Così ci salutammo con una chiavata finale dove naturalmente privilegiai fica e culo di Maria Luisa visto che sarebbe stata quella che per più tempo non avrebbe avuto la sua dose di cazzo.
Mia madre potevo andarmela a sbattere quando volevo e mia moglie era scontato che me la bombassi ogni giorno.

Fatta godere per vene quella vecchia cicciona ci avviammo verso casa ma naturalmente, già in macchina mia madre scalpitava ‘noi tre spero ci vedremo più di una volta al mese…’.
‘Si direi di si’ annuii io ansioso di fottermi assieme mia madre e mia moglie un altra volta.
‘Potremmo fare che ogni mercoledì veniamo a casa tua a cena… e dopo cena ovviamente’ propose Luciana.
‘Mi pare un ottima idea… Prima mangiamo un boccone e per dessert il wurstelone’ rise mia madre.
‘E per me le passerone’ aggiunsi io e senza tanto andarci per il sottile le ficcai due dita nella gnocca facendola sussultare.
‘Porco se fai così non resisto fino a casa’.
‘Tanto meglio c’è un area di sosta tra meno di un kilometro’ le dissi mentre mi tiravo fuori il cazzo dai pantaloni.
Era venerdì e stavo rientrando dal lavoro. Era già passato un mese e quel giorno saremmo partiti per andare da mia suocera.
Ero ansioso di partire e soprattutto di arrivare per farmi la mia bella orgia con mia moglie e le due tardone che erano anche mia madre e mia suocera.
‘Luciana sei pronta dobbiamo andare, sei pronta?’ chiesi entrando in casa.
‘Stò venendo amore, vengo, vengo’ disse lei sosprirando.
Pensai si facesse un grilletto, cosa che faceva spesso così andai in camera. Se era all’opera col dito nella micia magari potevo darle una mano col mio bazooka pensai.
Entrai ed effettivamente era nuda sul letto. Body nero di pizzo, calze a rete e tacchi a spillo sdraiata a gambe larghe da vera puttana.
Solo che, sorpresa, non era sola.
Chinata fra le sue gambe con la testa piantata nella sua gnocca c’era una testa bruna che si dava da fare a leccarla a tutto spiano.
Visto il bellissimo culo che avevo spiato già tante volte non faticai a riconoscere Angela, la sua migliore amica nonché moglie di mio fratellino.
‘O che sorpresa’ esclamai.
Angela, lo confesso era un bel pezzo di fica, poche tette ma un bel fisico che più di una volta avevo desiderato possedere.
Il culo soprattutto, un bellissimo culetto a mandolino che avrei sfondato con tanta, tanta voglia.
Non potendo resistere mi sfilai il cazzo iniziando a toccarmi.
‘Accidenti -disse lei alzando la testa dalla fica di mia moglie per fissarmi- non scherzavi mica tuo marito ha davvero un campanile al posto del cazzo’.
‘Pensavo che i due fratelli sotto fossero uguali’ obiettò mia moglie.
‘No, no mio marito non lo ha così grosso. Certo anche lui non scherza ma tuo marito te lo giuro è da guinnes dei primati’
Io ormai ero in tiro e dai sorrisi di mia moglie era ovvio che le due ci stavano ‘Vuoi suonare la campanella di questo bel campanile troia?…’.
‘Ooo -disse Angela- afferrandomi il cazzo per farmi una sega- din don, din don’ rideva mentre me lo segava su e giù per bene.
Poi me lo prese in bocca mentre mia moglie si godeva la scena sgrillettandosi come una vacca.
‘Succhi bene lo sai’.
‘Lo dicono sempre anche tua moglie e tuo fratello’ rise lei.
‘E brava la troia lecca fica’ dissi e infoiato come un montone la spinsi lungo il letto, le salii sopra e presi a chivarmela con gusto.
‘Oooo che trave, che travona, mi spacchi, mi sfondi’ belava la troia mentre mia moglie mi faceva l’occhiolino certa che il regalo mi fosse gradito.

Le venni dentro la fica scioccandola e quando sentì il mio seme rovente che le colava nell’utero sbarrò gli occhi ‘Ma sei pazzo, guarda che a far così mi metti incinta’.
‘Peggio per te cosi spiegherai a mio fratello quanto sei troia’ dissi e continuai a pompare più forte per svuotarle tutto dentro.
Poi preso dalla foga lo tirai fuori ancora ragionevolmente duro e presa per le gambe me le misi sulle spalle per farla arcuare bene bene e…
Sprong!.
‘AAAAAAAAAAAA!’ urlò Angela
La cappella era penetrata in un sol colpo. Il suo culetto si era lacerato appena avevo spinto ‘Cazzo no, fai piano, è troppo grosso mi fai male’.
‘Vedrai che poi passa’ sorrisi io pompando più forte per farglielo entrare tutto in quel delizioso culetto.
Le ruppi il culo per venti minuti buoni e lei dopo una iniziale riluttanza prese a godersi la cosa incitandomi a pompare con più vigore.

Mia moglie aveva fatto apparire non so da dove un grosso cazzo di lattice e si deliziava con quello ammirandomi mentre le inculavo l’amica a tutta forza.
Quando infine le venni anche nel culo Luciana mi si avvicinò baciandomi lasciva sulla bocca ‘Buon compleanno tesoro’ mi sussurrò in un orecchio.
‘Grazie amore, un regalo bellissimo’ sorrisi io ed estratto il cazzo dal culo di quella troia di Angela lo piazzai senza esitazione in fica a mia moglie per chiudere in bellezza.

Ma non era ancora finita.
Angela dopo essersi fatta una doccia si era rivestita per tornare a casao e Luciana eravamo ancora nudi e mi avvicinai per salutarla educatamente solo che lei si era messa una gonna nera cortissima e le calze autoreggenti.
Insomma a guardarla mi venne di nuovo una gran fame di fica e l’uccello mi si rizzò davanti a lei andando a poggiare la cappella sulla sua gonna.
‘Hey mi macchi di sborra!’ scattò Angela cercando di scartarmi ma era già troppo tardi.
‘Hai davvero fretta di tornare a casa?’ le chiesi mentre già le avevo messo una mano tra le cosce palpando il suo piccolo perizoma.
‘Tuo fratello mi aspetta’.
‘Lascialo aspettare’ le dissi mentre già le avevo messo un dito nella fica.
‘Mi provochi…’.
‘Dai apri le gambe guarda come è duro Angela’.
Lei lo prese in mano e iniziò a segarlo ‘Oooo….’.
La spinsi contro il muro e scostandole appena quel piccolo perizoma nero glielo ficcai dentro senza pietà.
‘O si, o si cazzo che bello, che bello -ansimava la troia- però nel culo basta ok per oggi basta mi brucia troppo’.
‘Allora vorrà dire che ti sborrerò in gola’ risi io chiavandola a tutto spiano mentre lei già veniva come una vacca.

Quando finii conclusi come le avevo annunciato. Lei chinata in ginocchio e la mia cappella piazzata nella sua buccuccia carnosa.
Le tenni ferma la testa con una mano e sborrai copiosamente obbligandola a bere fino all’ultima goccia.
Alla fine era così spompata che zoppicava per quanto l’avevo rotta davanti e dietro.

‘Non ha il fisico per questi tour de force’ disse mia mogli scuotendo la testa.
‘Tu invece si vero puttana’ le feci notare e senza tanti giri di parole la inculai sul tappeto a pecorina…
Un altra volta ancora.
Mentre mi stavo beatamente facendo fare un pompino da mia madre le chiesi ‘Ma queste porcate le hai mai fatte con Gabriele?’.
Mamma china sul mio uccello smise per un attimo di ciucciarlo e mi fissò con aria strana.
‘Io non ho mai fatto preferenze fra voi lo sai. Ho sempre dato a entrambi le stesse possibilità’.
‘Quindi lo prendo per un si?’ chiesi.
Ma lei scosse la testa ‘Diciamo che io gli ho dato la possibilità ma lui non ha saputo approfittarne’.
Ero curioso ‘Racconta dai che mi eccita’.
Così mamma si sedette comoda accanto a me e mentre me lo muoveva bene con la mano e io le mungevo una tetta mi confessò tutto.
‘Un giorno che eravamo soli gli ho detto che avevo mal di schiena. Gli ho anche detto che dovevo mettermi una crema che mi aveva dato il dottore e che da sola non potevo farlo. Così, se aveva voglia, mi avrebbe fatto piacere farmelo fare da lui.
Lui ovvio ha accettato e così gli ho detto che lo aspettavo a letto per fare tutto.
Lì mi sono messa ad aspettarlo mezza nuda con le tette fuori, un bel body nero da troia e le calze a rete. Insomma mi ero vestita come faccio con te per essere certa di arraparlo’.
‘E lui si è eccitato?’.
‘Si, si vedeva che sotto ai pantaloni aveva il bozzo duro. Poi ha iniziato il massaggio e io mi strusciavo bene col culo sul suo ventre. Insomma ero già senza mutande con la patata fuori, doveva solo abbassare la cerniera e prendersi tutto’.
‘E lui?’.
‘Lui niente, ha finito in fretta di passarmi la crema sulla schiena ed è scappato in bagno’.
‘Scommetto che si faceva una sega’ dissi.
‘Si infatti se la stava sparando quando ancora nuda sono entrata. Era lì a tirarsi l’uccello a tutta forza. Che spreco, gli ho detto ridendo per fargli capire che volevo proprio chiavare’.
‘E lui?’.
‘Lui mi si è avvicinato, mi ha fatto inginocchiare a forza e me lo ha messo in bocca. Insomma si è fatto fare una pompa’.
‘Quindi l’avete fatto troia?’.
‘No, solo la pompa. Appena mi ha sborrato in bocca mi ha guardato male e mi ha detto ‘Mamma sei una puttana mi fai schifo’ ed è scappato via. Dopo di allora non abbiamo mai più fatto nulla, ne ne abbiamo mai più riparlato’.
‘Ti spiace vero…’.
‘Molto. Avevo una gran voglia di farmi anche lui, anzi il mio vero sogno sarebbe di fottervi assieme. Uno per buco. Sarebbe il massimo avervi dentro assieme’.
‘Mamma quanto sei troia’ le dissi.
‘Si e adesso sono una troia attizzata’ concluse lei e sdraiatasi sul divano spalancò le gamme a V invitandomi a chiavarla un’altra volta.

Dopo averle lavato bene la fica di sborra mentre riprendevo fiato le dissi ‘Qualche giorno fa mi sono chiavato Angela’.
‘Non mi stupisce -disse mamma- ha una faccia così da troia. Te la sei anche inculata?’.
‘Mi pare ovvio -dissi- con quel bel culetto che ha sarebbe stato un peccato rinunciare. Mi ha detto che ce l’ho molto più lungo di Gabriele, tu che li hai visti tutti e due dici che è vero’.
‘Bhe siete diversi. Tu ce l’hai più lungo ma lui è più largo di diametro. Insomma sono due belle banane. Ammettiamolo ho fatto proprio un bel lavoro quando vi ho fatto il cazzo a voi due dovrete ringraziarmi sempre’.
‘Mi sembra che ti stò ringraziando più che posso’ dissi mentro mettevo la bocca fra le sue gambe per leccarle la fica.
Lei se la godeva come una pazza ululando a tutta forza. Poi, tra un gemito e l’altro mi disse. Forse se tu parlassi a Gabriele, se tu gli spiegassi che non c’è nulla di male a farlo in famiglia…’.
‘Cioè vuoi che dica a mio fratello di fotterti?’.
‘Di aiutarti. Potreste farlo assieme. Tu gli saresti di incoraggiamento e lui potrebbe trovare la forza…’.
‘Mamma sei una vacca lo sai?’.
‘Lo so, ma lo faresti? Mi faresti questo regalo’.
Io ci riflettei su un attimo poi le dissi ‘Ok, lo faccio. Lo faccio ma voglio qualcosa in cambio’.
Mia madre mi fissò strano ‘Che cosa posso darti? Mi hai già chiesto e preso il culo. Guarda che non ho altri buchi a meno chè tu non voglia ficcarmelo nelle orecchie’.
‘Non è una brutta idea magari la teniamo come opzione per la prossima volta. No oggi io pensavo, visto che mi scappa’.
‘In che senso?’ chiese lei.
‘Non hai mai sentito parlare di pissing?’.
‘No fammi capire bene vorresti pisciare addosso a tua mamma?’.
‘Non solo addosso. Voglio che spalanchi la bocca e te la bevi’.
Sembrava arrabbiata ‘Sei uno schifoso lo sai’.
‘Si, sono figlio di tanta madre, quindi?’.
‘Quindi ti aspetto in bagno fra cinque minuti… Di certo non ti lascio pisciare in salotto bello mio’ e ridendo si alzò per prepararsi alla doccia d’urina.

E così lo feci, andai in bagno e mi tolsi la soddisfazione.
Lei nuda con le sole calze di nylon seduta sul cesso a succhiarmi la cappella finchè non mi venne da sparar fuori urina a tutto spiano.
Lei a sua volta pisciava bagnandosi il pelo del suo piscio. Bella da guardare e altrettanto da fottere.
Una sensazione di incredibile padronanza su quella vecchia troia, un godimento totale mentre le slavavo le tettone e lei si affannava a cercar di bere senza restare soffocata.
Ero così in estasi che appena pisciato mi tornò duro e me la chiavai li sul cesso, girata a pecora con la faccia nella tazza e io dietro come un montone a sfondarle la fica e il culo e a gonfiarle le chiappe di schiaffi mentre le urlavo quanto era troia e puttana sborrandole ancora una volta nel culo.

Tornato a casa raccontai a Luciana della proposta di mia madre. Naturalmente lo feci mentre eravamo a letto e la mia mogliettina in calore rispose da vacca come immaginavo.
‘Magari potremmo organizzare una serata oscena e vedere come reagisce’ propose lei.
‘Cioè vorresti una scusa per farti mio fratello. Vuoi fartelo se ho capito bene? Sei proprio una troia Luciana’.
‘Ma sentilo il santarellino. A tuo fratello hai fottuto la mamma e gli hai chiavato la moglie, il minimo che puoi fare sarebbe ricambiargli il favore’.
‘Troia, tu hai la stessa idea di mia madre, far venire mio fratello e fare la troia per finire a letto con me e lui che ti sfondiamo a tutto spiano’.
‘Non ci vedrei nulla di male -rise lei- anzi solo l’idea uuuu già me la immagino’ e prese a menarsi il grilletto a tutta forza.
Aveva due dita in fica e se la mungeva da vera esperta in grilletti. Io, tanto per gradire mi misi alle sue spalle e glielo misi nel culo ‘Fai finta che nella gnocca ci sia il cazzo di Gabriele’ le suggerii.
‘Si è proprio quello che stò immaginando’ gemette lei che già godeva come una vacca in calore.

Dopo che le ebbi fatto un clistere di sborra mi disse ‘Senti un po’ che idea mi è venuta. Sabato prossimo invitiamo tuo fratello al mare da mia madre. Pensaci. Pensa a cosa potrebbe accadere…’.
Mi immaginai la scena.
Due giorni da soli mio fratello, io e quattro vacche da competizione. Sua moglie Angela, mia moglie Luciana, quella porca di mia madre Milena e quella gran troia di mia suocera Maria Luisa.
Solo a pensare a cosa avrebbero potuto fare quelle quattro porche mezze nude e sempre in calore me lo fece venire duro.
Di certo Gabriele non avrebbe potuto resistere a una simile orgia. Così acconsentii ‘Mi pare un’ottima idea’.
‘Allora vado a chiamare Angela e li invito per sabato prossimo da mia madre va bene?’.
‘Si va bene però aspetta un attimo’ dissi mostrandole quanto mi era tornato duro.
‘Tesoro -disse lei agguantandomelo con una mano- risparmiati per sabato’.
‘Tranquilla troia questo cazzone non si stanca mai’ sorrisi e glielo spinsi in bocca per un appagante pompino.
Ci ritrovammo al mare.
Mamma, Luciana ed io con una macchina, Gabriele e la moglie con un altra.
Luciana e Angela sapevano bene quale era l’idea e anche mia madre ne ebbe un certo sospetto quando vide che mio fratello e sua moglie ci avevano raggiunto.
Infatti prima di scendere dalla macchina disse a Luciana ‘Stanne certa anche Gabriele ha l’uccello molto grosso’.
‘Lo spero proprio’ disse quella porca di mia moglie.
L’unica che forse non si aspettava nulla era mia suocera Maria Luisa che infatti provò qualche istante di imbarazzo. Infatti sentendo arrivare la macchina corse fuori di casa per accoglierci con addosso solo un collant nero molto velato.
Così eccola avvicinarsi con i coscioni e il culone sexy sotto al nylon, la fica pelosa ben evidente e i grossi cocomeri ciondolanti al vento come il pancione burroso.
Fece appena in tempo a farmelo venir duro che sopraggiunto Gabriele si bloccò basita.
Cercò di coprirsi i cocomeri con la mano ma la fica era sempre in bella vista quindi resasi conto di quanto era apparsa troia scappò verso casa non prima comunque che mio fratello vedesse distintamente il suo culo e un abbondante scorcio della patatona.
Infatti lo vidi un po’ imbarazzato e così per tranquillizzarlo gli dissi ‘In questa casa siamo abituati a non coprici troppo, in fondo siamo tutti della famiglia’.
‘Ok nessun problema -disse Gabriele toccandosi vistosamente il cazzo sotto ai pantaloni- comunque belle calze tua suocera’.
‘Si hanno un po’ la mania dell’intimo arrapante non farti problemi’.
Infatti, neanche a farlo apposta mamma si avvicinò e gli fece notare dondolandogli davanti che indossava una camicetta semi trasparente.
Era evidente che aveva le tette in bella vista e mio fratello gliele fissò bene bene mangiandole con gli occhi.

Maria Luisa era scappata a vestirsi ma mia moglie le era subito corsa dietro per spiegarle il piano cosicchè quando entrammo non si era vestita un gran che.
Si era infatti messa una camicetta viola ma sotto aveva solo in collant nero che indossava come se fossero pantaloncini elasticizzati.
Peccato che in nylon venti denari fumè non nascondesse quasi nulla sottolineando ancor di più il culone sferico e flaccido e le cosce grosse.
In più ogni volta che si sedeva o si chinava tutti le vedevamo la ficona.
Ma era solo l’inizio.

Angela e Luciana attaccarono quasi subito a fare le troie
‘Che caldo’ disse mia moglie.
‘Caldissimo davvero’ disse mia cognata
E via le magliette.
Popponi di mia moglie in bella vista e tettine di Angela al vento.
Mia madre, neanche l’avessero sfidata a una gara annuì ‘Si caldissimo’ e si slacciò la camicetta che già di per se nascondeva davvero poco.
‘Bhe se non danno fastidio le vostre’ disse mia suocera Maria-Luisa e via anche lei il sopra per restare in collant.

Luciana e Angela erano in minigonna e sotto io sapevo non indossavano mutandine quindi appena si sedettero in poltrona le loro gatte si presentarono in primo piano. Io nonostante stessi al gioco per attizzare mio fratello avevo il cazzo duro come una trave.
Notai che Gabriele strabuzzava gli occhi mentre Luciana allargava le gambe tipo Basic Instict lasciandogliela vedere bene bene e piano piano.
Si stava mangiando la fica di mia moglie con gli occhi.
Notando con quanta insistenza la fissava Angela fece ‘Cara mia ma non hai le mutandine?’.
Vidi Gabriele arrossire ma le due mogliettine continuarono il loro giochino.
‘O Angela cara sapessi mi sono dimenticata tutti i perizoma a casa, mi sa tanto che me ne dovrò stare tre giorni a farle prendere aria. Casomai me ne presti qualcuno tu che ne dici?’.
Ma Angela spalancando bene le gambe ‘No tesoro mio guarda anche io me le sono dimenticate a casa’.
E giù con mezzi sorrisi maliziosi a starsene col la fichetta al vento.
‘Casomai ce ne presta qualcuna tua madre’ disse Angela a Gabriele.
‘No ragazze mi spiace -disse mia madre sollevandosi la gonna completamente- io non le uso proprio’.
‘Neanche io’ disse Maria Luisa slargando bene le coscie per mostrare che non aveva nulla sotto al collant.
‘Bhe -dissi io- tanto siamo in famiglia e poi, la volete sapere una cosa buffa, anche io non ho i boxer’ e mi calai le braghe.
Ero bello carico quindi il mio uccello si sollevò dritto e duro davanti a tutti.
Gabriele me lo fissò e strabuzzò gli occhi.
‘O Luciana cara -disse Angela- ma che mazza che ha tuo marito’.
‘Bhe il merito è di Milena’ disse mia moglie guardando mia madre.
‘Si ragazze in effetti ho fatto proprio due begli uccelloni a questi ragazzi. Più lungo questo e più largo quello di Gabriele’ e fingendo di volerlo mostrare meglio me lo prese in mano.
‘Mamma vacci piano sennò finisce che Luciana ed io vi lasciamo soli e andiamo a letto subito’ dissi.
‘No dai, restiamo tutti assieme qui, è così bella la vostra compagnia, e se poi proprio volete il divano è grande abbastanza’ disse mia suocera.
Mi avvicinai a mia moglie e gli poggiai il cazzo quasi in bocca ‘In effetti siamo un po’ in arretrato’.
‘Tanto siamo tutti maggiorenni’ disse Angela come se il fatto che mia moglie mi stesse facendo una pompa fosse la cosa più naturale del mondo.
‘E tu le hai le mutande Gabriele?’ chiese mia suocera.
‘Si ho i boxer’ disse lui serio e tutto rosso in viso.
Io intanto avevo preso Luciana per i capelli e le guidavo la bocca avanti e indietro sul mio cazzo.
Angela ne approfittò per togliersi del tutto la gonna restando solo con le calze autoreggenti bianche e le scarpe nere col tacco alto.
Si avvicinò al marito e gli si strusciò ben bene contro attizzandolo. ‘Vi disturba se anche noi… Dai Gabry non fare complimenti dai che ho voglia’.
‘Angela ma che cazzo dici? Vuoi che ti scopi qui davanti a mia madre?’.
‘Io lo stò facendo fratellino’ gli dissi e spingendo Luciana lunga sul divano le montai sopra senza tanti complimenti.
A quel punto Angela sbottonò la cerniera del marito ed eccolo il suo uccellone. ‘O ecco un altra banana, anzi un banano direi’ commentò mia suocera.
Angela glielo prese subito in bocca e dopo poco gli si era seduta in grembo.
Ora scopavamo tutti e due le nostre mogli come maiali davanti a mia madre che se la sgrillettava piano piano senza fare commenti.

Poi Angela si accasciò sul divano e fece mettere Gabriele sopra.
Fu a quel punto che mia madre passò all’attacco. Si mise alle spalle di mio fratello, allungò la lingua e gli leccò le palle.
A lui dovette piacere molto perchè prese a pompare sempre più forte.
Io tanto mi divertivo a chiavare Luciana, tanto a guardarli.

Gabriele era ancora intento a fottersi la moglie quando mia madre gliela piazzò in bocca. ‘Mamma!’ sbottò lui.
‘Zitto e lecca. Dai leccamela forza che aspetti!’ scattò mia madre.
Lui tentennò, la guardò per un po’ quasi intimorito ma poi obbedì.
SLAP SLAP SLAP.
Mia madre era così eccitata che gli venne in bocca.

Da lì in poi tutto andò come previsto.
Mia madre gli scivolò tra le gambe e Gabriele se la scopò per la prima volta. Io intanto beato tra le donne mi alternavo a fottere sua moglie, la mia e la cara suocera. Nessun problema ormai ci ero abituato.

Una volta che ebbe sborrato in fica a nostra madre urlando ‘TROIA!’ a pieni polmoni anche Gabriele era del gruppo e iniziammo a darci da fare con più vigore.
Pronti sul letto matrimoniale facevamo entrare in camera le troie una alla volta e ci facevamo una doppia penetrazione da veri professionisti scambiandoci fica e culo della troia di turno fino alla sborrata finale nelle loro bocche.
Prima facemmo il trattamento a mia moglie, poi alla sua, poi a Maria Luisa e infine alla cara mammina.
‘Si mamma, ti inculo, ti sfondo, brutta troia, te la spacco tutta’ diceva Gabriele senza smettere di fotterla e io sorrisi estasiato dai sensi certo di essere ormai arrivato al culmine della perversione sessuale umana.

Ma sbagliavo e lo capiii qualche ora dopo quando in una pausa in cui ci stavamo fumando una sigaretta facendo riprendere fiato ai nostri uccelloni Gabriele mi disse ‘Ma tu lo hai mai inculato un uomo?’.
‘Come scusa?’ dissi sorpreso.
Lui allungò la mano e mi prese il cazzo per bene facendomi un paio di carezze ‘Ti ho chiesto fratellone se questo bel tarello lo hai mai messo nel culo di un maschietto… Ti stò chiedendo se ti piacerebbe provarci capito?’.
Io lo fissai impietrito mentre il cazzo mi veniva duro nella sua mano…
Questa proprio non me la aspettavo.
‘Scusa credo di non aver capito’ gli dissi mentre lo fissavo basito.
Lui senza smettere di tenermi l’uccello in mano me lo disse con estrema calma ‘Sono bisex’.
‘Cioè ti piacciono i maschioni è questo che mi dici. Con quella bella moglie che hai ti piacciono i maschi’.
‘Non mi piacciono i maschi. Io adoro le tettone, mi piace sborrarci sopra, godo da matti a venire nella fica e anzi, ti ringrazio perchè quella di tua moglie era davvero caldissima e ho goduto come un pazzo. Senza contare la soddisfazione di fare il culo alla mamma. No è solo che… Insomma mi fa godere avere un uccello nel culo’.
‘E come lo sai ci hai già provato?’ chiesi.
‘Si. Alcuni anni fa con un amico. Lui era davvero gay e mi ha convinto a farlo. Mi ha rotto il culo e mi ha fatto godere’.
‘Quindi io cosa dovrei fare adesso? Cosa pensi Gabry, perchè continui a farmi una sega?’.
‘Lo voglio nel culo. Voglio il tuo cazzo nel culo. Lo desidero. Voglio impalare quelle quattro fiche mentre tu mi inculi è questo che voglio’.
‘Non so se mamma la prenderà bene questa cosa lei ci crede due spacca gnocche’.
‘La mammina -rise Gabriele- la cara mammina che ha appena finito di farsi penetrare fica e culo assieme dai suoi figli. Cosa vuoi che dica quella puttana? Ognuno ha le sue perversioni ti pare’ e facendomi l’occhiolino si chinò e me lo prese in bocca.
Era la prima volta che un uomo mi faceva una pompa e provai a tirarmi indietro ma devo ammettere che era davvero bravo a ciucciarlo.
Dopo un po’ mi rassegnai e lo lasciai fare mentre me lo consumava come un calippo e si segava a tutta forza.

Eravamo in tiro per fottere e chiamammo le quattro puttane per un giochino.
Per prima facemmo mettere Angela a pecora sul pavimento e Gabriele le si mise dietro infilandoglielo tutto nel culo.
Io intanto che si mettevano comodi lo misi in bocca a mia suocera per tenerlo dritto e pronto.
‘E a noi ci lasciate sole’ disse mia moglie nuda accanto a mia madre.
‘Le lingue le avete, aggiustatevi’ dissi.
Non se lo fecero ripetere due volte e si misero a 69 a scoparsi di lingua come due lesbiche professioniste.

Gabriele intanto era già nel buono dello sfondamento del culo della moglie. Era anche in perfetta posizione per essere soddisfatto…
E lo feci.
Mi misi dietro di lui e glielo feci provare.
Un pezzo alla volta tutto nel culo di mio fratello e lui più lo infilavo e più pompava, più pompava e più sua moglie ululava di spingerlo più in fondo.
‘Pompa, sfondami, sfondami’ diceva Gabriele.
‘Spaccatemi tutta’ implorava Angela mentre il nostro trenino aumentava la velocità.
‘Godooooooo’ ululò Gabriele contraendo le chiappe.
‘Vengo anche io, si’ belò Angela.
‘Sborrooooooo’ annunciai io.
Venimmo tutti e tre. Io nel culo di mio fratello lui in quello di sua moglie.

In seguito ci prendemmo il tempo necessario e facemmo lo stesso trattamento anche a mia madre, poi a mia moglie Luciana e infine a quella puttana di Maria Luisa inculata e sborrata sotto agli occhi della figlia come meritava.

Ormai non c’erano più limiti. Ce le chiavavamo tutte e quattro senza sosta e per due giorni i nostri cazzi fecero gli straordinari a inculare la mamma, fotterci le mogli o chiavare la suocera. A volte le prendevamo assieme con doppio gaudio di avere due cazzi dentro nello stesso momento.
Ce la spassavamo come matti e di tanto in tanto quando vedevo mio fratello nella posizione giusta mi toglievo lo sfizio di inculare anche lui…
Non era male era bello stretto.

Era domenica pomeriggio ed eravamo tutti stanchi, sudati e pieni di sborra sdraiati in salotto a prendere fiato quando per curiosità chiesi ‘Ma si gode anche noi maschi a prenderlo in culo?’.
‘Non immagini neanche quanto’ disse Gabriele.
‘Bhe se non riesce a immaginarlo potrebbe provarlo così capirebbe’ disse mia madre tra il serio e il faceto.
Io finsi di ridere ma in realtà la proposta era più che seria tanto che Gabriele, notai, se lo stava già menando eccitato.
‘Vorrai mica restare l’unico della famiglia col culo vergine’ disse mia madre.
In effetti ormai avevo ben poco di vergognarmi, non davanti a quattro puttane come quelle.
Non davanti a mia madre che si faceva dei begli incesti multipli coi figli, leccava la fica alla nuora e si faceva pisciare addosso.
Non davanti a mia suocera che si faceva inculare dal genero mentre leccava la fica alla figlia.
Non da mia moglie che si faceva scopare in doppio da mio fratello, la leccava a mia madre e alla sua.
E non certo da Maria-Luisa che ci ospitava nella sua casa perchè facssimo con lei tutte le più perverse porcate.
Insomma temevo si di perdere un po’ la mia virilità maschile ma ero davvero curioso…

E così lo feci,
Feci mettere le quattro troie a pecora una accanto all’altra e mentre me le ripassavo ficcandolo a turno nel loro culo e nelle loro fiche invitai mio fratello Gabriele a mettersi dietro di me.

E si… siiii…. siiiii. Cazzo era vero, pur non essendo frocio con un cazzo nel culo si godeva da matti e si sborrava come cammelli.
Certo faceva un po’ male ma il dolore passava subito e dopo si cominciava a friggere per il piacere di quel coso caldo e duro che ti consumava lo sfintere.

Estrassi il cazzo dalla fica di mia suocera e sborrai in mezzo al salotto. Mentre mio fratello me lo spingeva dentro fino ai coglioni.
Uno schizzo fuori controllo che volò verso l’alto per poi cadere su faccia, seni e fiche delle nostre quattro troie.
Una vera doccia di sborra!

Gabriele mi venne dentro al culo subito dopo e io compresi cosa fosse davvero un orgasmo anale.

Ormai ero a tutti gli effetti un porco totale.
Un porco totale con nessuna voglia di smettere di esserlo e tanto desiderio di continuare a fottere a più non posso tutti i suoi famigliari maschi o femmine che fossero. Da tempo avevo notato che mio fratello Gabry si sparava delle lunghe seghe guardando film con donne ultra lardose dai cento cinquanta chili in su che ne facevano di tutti i colori e in tutti i buchi.
La cosa che più mi aveva stupito era che noi fratelli, in casa, non eravamo certo a corto di fica. C’era la mia splendida moglie Luciana con le sue tettone da urlo, c’era sua moglie Angelica con quel culetto perfetto e la fichetta sempre bollente. Due vere troie da scopata che fra l’altro non si facevano problemi a farsi fottere alternativamente da me o da lui e anche insieme uno per buco…
Va detto che siamo entrambi dotati di travi da competizione che tanto per dare un’idea ci consentono senza difficoltà di infilarci in bocca la nostra stessa cappella.
Quando puoi dire che ti potresti fare i pompini da solo hai davvero una mazza da urlo credo.
Così, arrapati con le nostre mazze belle dure ci divertivamo a impalare le mogli in tutti i buchi, in tutte le pose sborrando come cammelli ogni volta.
Se questo non fosse bastato c’era mia madre Milena. Sessantanni compiuti, bel culo grasso, grosse tettone e la fica col pelo biancastro ma molto, molto invitante.
La mamma non si faceva grossi problemi. Rimasta vedova troppo presto, nostalgica del cazzone di nostro padre, non si era fatta grandi problemi a prendersi i nostri in bocca, in culo, fra le poppe e ovviamente in fica.
Così ogni volta che avevamo ridotto come colabrodi i culi e le gnocche di Angelica e Luciana ci potevamo togliere lo sfizio della trombata con la mamma.
Tempo prima dovevamo andare a casa sua e organizzare la scopata ma da un po’ ci era parso più pratico ospitare a casa la mammina a tempo pieno per averla sempre pronta e calda.
Infatti era proprio la cara mammina che ogni mattina ci aspettava in cucina con addosso solo un body nero tutto pizzi e le calze nere velate. Una vera fica!
Gabry ed io scendevamo per la colazione, di solito in vestaglia, ma in pratica con tutto al vento, ci sedevamo a tavola e poco dopo sentivamo una mano afferrarci i cazzi.
Mamma Milena da vera vacca, si accucciava a 4 zampe sotto al tavolo e ce li segava ben bene uno per mano. Al momento giusto quando già sentivo la cappella gonfia qualcosa di caldo e umido mi inghiottiva l’uccello.
Mamma iniziava a spompinare….
Un po’ a turno fino a farceli diventare di marmo.
A quel punto sparivano dal tavolo le tazzine e tutto il resto e mamma si sdraiava sul tavolo pronta con le gambe larghe.
La fottevamo a turno, uno in fica mentre l’altro continuava a pomparglielo in bocca e alla fine SPRUZZZZZZZZZZ! Una doppia colata di sborra sulle sue tettone.
Dopo, felici e svuotati, andavamo al lavoro.
Se poi non fosse bastato fottere mia moglie, la moglie di Gabry e mia mamma avevamo anche ospite fissa in casa mia suocera Maria Luisa, una bella donna grassottella col seno gonfio e la faccia da vacca.
Per i primi anni di matrimonio non ci eravamo presi molto ma poi in una calda estate, nella sua casa al mare era successo.
Avevo scoperto quanto mia suocera fosse ancora troia e vogliosa di cazzo e non mi ero certo risparmiato l’occasione di fotterla e di allargarle un po’ il buco del culo.
Naturalmente da buon fratello avevo spartito la vecchia baldracca con mio fratello con soddisfazione sia di Gabry sia di quella porcona di Maria Luisa che non vedeva l’ora di farsi impalare fica e culo all’unisono.
Insomma, per farla breve, avevamo quattro porcone pronte da mattina a sera a consumarci i cazzi….
E se poi non fossero bastati i nostri cefali le nostre quattro vacche avevano già da tempo scoperto il piacere saffico di una donna che lecca la fica ad un altra.
Infine c’erano i vibratori. Mia madre ne aveva almeno una dozzina di ogni forma e colore e non li teneva certo per arredare la stanza.
Quindi considerando quanto aveva da fare il cazzo di mio fratello in casa, di quanto si dava comunque da fare fuori casa (il nostro palazzo era pieno di porcone) mi stupii non poco vedendo che la sera si tirava una segona con un film di lardone. Soprattutto notai che non era un fatto sporadico ma quasi ogni sera si piazzava nudo in salotto e giù di mano…
Così una sera entrai e mi sedetti accanto a lui. Sullo schermo c’era una bruna di almeno 150 kg con un negro che la inculava a raffica.
Tutto sommato non era male e così seduto accanto a Gabry me lo presi in mano duro e ci masturbammo commentando il lardo della vaccona.
Restammo lì una mezz’oretta buona mentre le troie, sempre più ciccione, si susseguivano sullo schermo. Ogni volta che inquadravano le loro pace grosse vedevo Gabry godere e aumentare il ritmo finchè non sparò la sua sborrata.
Io invece stentavo ancora un po’ e così gli dissi ‘Quasi quasi vado a svegliare la mamma e me la inculo’.
‘Lasciala dormire’ mi strizzò l’occhio mio fratello.
Intuendo cosa aveva in testa mi venne ancora più duro e un secondo dopo ero già chinato sopra di lui. In perfetta pecorina mi aveva porto il suo bel culo e io lo avevo sodomizzato a tutta forza.
Già, avevo dimenticato questo particolare, oltre a essere sempre pronti a sfondare una fica o un bel culo di donna ogni tanto non ci spiaceva affatto sondarci a vicenda il culo con le nostre mazze.
Non era proprio un fatto omosessuale ma solo il piacere della stimolazione anale ad eccitarci. Certo da quel punto di vista Gabry era un po’ più avanti di me perchè ogni tanto prima di farsi inculare da me si era prima infilato calze autoreggenti, tacchi e si era anche truccato il viso.
Finito di venirgli in culo mentre a lui tornava duro e sborrava un altra volta andammo a letto.
Avevo compreso quanto lo eccitasse una donna col pancione grasso e già avevo in mente una grande idea.
Ero proprio lì a fare queste riflessioni quando mia moglie che dormiva al mio fianco si mosse un pochino nel sonno arcuandosi in avanti. Siccome dormivamo nudi ora avevo le sue belle chiappe giusto ad altezza uccello che solleticato dal suo calore si stava già alzando.
Dovetti giusto giusto spingere un po’ in avanti e lo sentii penetrare nel suo culo.
Luciana sbarrò gli occhi di colpo e cacciò un urlo di dolore. ‘Ma che cazzo succede?’.
‘Tranquilla tesoro faccio una sborrata veloce’ le dissi mentre le palpavo una tetta.
Capito che andava tutto bene lei si tranquillizzò e tranquilla mi lasciò sfogare il cazzo nel suo culo ‘Ummm meglio della ninna nanna’ sussurrò beata mentre pompavo sempre più a fondo dentro di lei.
La panetteria sotto casa nostra era gestita da una signora di nome Magda. Una donna sulla cinquantina con la facci da vera troia.
Mi hanno sempre fatto un certo effetto le donne over che vanno in giro con delle gonne cortissime, le calze a rete e i tacchi, specie se hanno i capelli grigi.
Sembra proprio che si vestano in quel modo con un unico scopo… e di solito è così. Da tempo stavo aspettando l’occasione giusta per offrirle la mia baguette di cazzo ma per ora, anche per mancanza di tempo, non avevamo mai concretizzato la cosa.
Quel giorno però non ero tanto interessato a lei quanto alla sua giovane aiutante. Una ragazza di 25 anni, capelli rosso carota, pelle bianca e almeno 130 chili di ciccia.
Ogni volta che si chinava per prendere il pane dai ripiani più bassi, il grembiule da lavoro color verde acqua si sollevava così tanto che spesso le avevo visto le grosse chiappone contratte in un paio di mutande giganti.
La cosa che più mi aveva fatto pensare era che una donna di simili proporzioni portasse le autoreggenti.
Quei due salamoni che aveva per gambe fatti su in calze di nylon sembravano proprio da porno star. Forse ero indotto a pensarla così perchè la maggior parte delle grassone che avevo visto con mio fratello in tv erano in autoreggenti ma di fatto, più guardavo la panettiera e più mi pareva una delle vaccone dei dvd di Gabry.
Aspettai una mattina in cui la signora Magda era uscita per andare in banca e solo soletto con l’ingenua aiutante che sapevo chiamarsi Gloria feci scattare il mio piano.
‘Ciao’ dissi sorridendo.
‘Buon giorno signor Michele’ sorrise lei gracchiando con la sua vocina stridula.
‘Oggi vorrei… quelli, come si chiamano quelli lì nella cesta in basso?’.
Lei guardò appena in basso ‘Sono tartarughe all’olio’.
‘Ummmm. Perfetto ne vorrei una dozzina’.
Come avevo previsto Gloria si avvicinò alla cesta e si chinò in avanti per riempire il sacchetto. Indossava un grembiule a righe verdi e blu e le calze trasparenti di nylon. Era perfetto. Il suo grembiule era così piccolo che appena cominciò a infilare il pane nel sacchetto già vedevo il colore delle sue mutande.
Bianche….
Mi avvicinai. ‘Sono molto dure quelle pagnotte?’.
‘No signor Michele sono piuttosto morbide’ annuì lei mentre ormai avevo la patta appoggiata alle sue chiappe.
‘Ma tu preferisci le cose dure vero’ dissi.
‘Cosa?’ gracchiò lei confusa ma io avevo già una mano sulla sua chiappa.
‘Ma signor….’ balbettò.
‘Su stai tranquilla non te ne pentirai’ dissi tranquillo mentre le calavo quella schifezza di mutande fino alle caviglie.
Aveva una ciospa che pesava un chilo. Un utero gigante tutto peloso e umido.
In compenso quando gliela carezzai con un dito la sentii stretta come non mai… Non era proprio vergine ma poco ci mancava.
Iniziai con un bel grilletto e lei sempre chinata iniziò a dimenarsi tutta gemendo di brutto. Tratteneva a stento gli urli per la paura che da fuori la sentissero ma si stava bagnando come una cagna in calore.
Era il momento, mi tirai fuori il cazzo già parecchio duro e lo poggiai sul suo pelo.
‘O no per favore’ implorò Gloria.
‘Non vuoi farti una bella scopata?’ chiesi sorpreso.
‘No, Non possiamo. Se entra qualcuno perdo il posto’.
‘Tesoro -dissi carezzandole i fianchi ciccioni- ho già rimediato stai tranquilla’ e così la feci alzare e potè vedere coi suoi occhi che sulla porta c’era mio fratello di guardia. ‘Visto… Su dai chinati tranquilla’.
‘No aspetta -disse lei- e scattando verso la porta fece entrare velocemente mio fratello nel negozio. Togliendole quelle grosse mutande avevo liberato la troia che era in lei….
Chiuse la porta a chiave e ci fece entrare nella stanzina sul retro del negozio. Lì c’erano un tavolo, un tappeto e un paio di sedie. Tutto intorno scaffali pieni di roba da mangiare.
Tranquilla ma veloce Gloria si sbottonò il grembiule e ci trovammo davanti due tettone grosse come angurie. Ci volevano due mani per afferrarne una.
Gabry però pareva più arrapato da quel pancione grinzoso a borse che le ciondolava davanti. Era la pancia a farlo eccitare e infatti non resistendo più si tirò fuori il cazzo.
Si avvicinò alla lardona, le mise la mano sul pancione pacioccandola ben bene mentre lei sgranava gli occhi sorpresa da quel cazzo ultra lungo.
Se lo portò alla bocca senza difficoltà e prese a ciucciarlo bene bene. Io ero pronto e mi misi alle sue spalle. Le sue chiappone erano gigantesche e dovetti scavare non poco per liberare il buchetto.
Era vergine… non più per molto.
Gabry la fece sdraiare sul tappeto a gambe larghe e prese a fotterla a tutta forza. Tutta la ciccia ballonzolava ritmicamnete mentre mio fratello pompava come un dannato eccitato da quella grassa visione.
Io intanto vedendo la bocca libera non trovai di meglio che piazzarglielo in gola dove Gloria si rivelò una assetata di cazzo da competizione.
Gabry si tolse la voglia venendole in fica e mi lasciò il posto ma io anziché scivolare sopra di lei preferii far sdraiare la lardosa a pecorina.
Con quel baule davanti mi misi bene in posizione e glielo piazzai nel culo.
‘Aaaaaaaaaa!’ urlò di dolore la ragazzona ma io non avevo certo intenzione di smettere. ‘Stai serena dopo un po’ il male passa e si gode da pazzi’ le dissi mentre glielo spingevo sempre più su per il culo.
‘Bruciaaaaaa’ ululava lei ma ormai il suo anello era sfondato e mi muovevo bene lungo tutto l’ano.
‘Sborroooo’ conclusi poco dopo e le feci un bel clistere di sperma che non avrebbe dimenticato tanto presto.
Gabry, nuovamente arrapato prese il mio posto e avvantaggiato dallo sperma le scivolò nel culo senza tanta resistenza.
Ora che era ben dilatata anche Gloria cominciò a godere dell’inculata che divenne ancor più bella quando Gabry le ficcò tre dita nella ficona masturbandola a tutta forza.
Ero lì a godermi la scena e decisi di immortalarla con il telefonino facendo un bel video che poi Gabry ed io ci saremmo guardati a casa tranquilli e beati.
Devo ammettere che veder sbattere la panettiera cicciona era davvero eccitante… infatti mi stava già tornando duro.
Mi misi davanti alla bocca di Gloria e presa per i capelli le alzai la testa e glielo cacciai in gola deciso a farmelo succhiare finchè Gabry non mi avesse lasciato il buco libero per un altra inculata.
Invece non andò così….
‘Ma che cazzo!’ sbottò la voce roca della signora Magda.
Smettemmo di scopare la cicciona e ci voltammo a guardarla. La padrona del negozio in mini gonna, calze a rete nere e tacchi pareva venutra per fare una cosa sola. Già immaginando la sua bernarda coi peluzzi bianchi lo sfilai dalla bocca della cicciona e mi avvicinai col colpo in canna…
Magda non era esattamente una signora dell’alta borghesia e si esprimeva con modi assai rozzi per non dire di peggio. Infatti appena mi vide con l’erezione pronta strabuzzò gli occhi e subito fece ‘Porca puttana che cazzone’.
‘Ti piace?’ sorrisi io.
Lei per tutta risposta si sbottonò la gonna che le cadde fino ai piedi. Sotto, da brava vaccona non aveva gli slip e la sua fica molto più pelosa di quanto avessi immaginato era lì tutta pulsante con le sue labbra cicciotte e umide.
Con le autoreggenti nere la porcona pareva ancora più vacca e quando mi mostrò le tettone grasse con due capezzoli duri come chiodi non potei fare a meno di piazzarci la bocca sopra iniziando a succhiare a tutta forza.
Magda intanto mi aveva afferrato l’uccello e lo muoveva su e giù con una certa pratica. Come avevo immaginato la bonazza era una di quelle che non si fanno mai sfuggire l’occasione.
In un attimo ero sdraiato sul pavimento e lei sopra di me accucciata sulle ginocchia ad impalarsi a tutta forza.
‘Urka! Si, si, che bello, che cazzone, siiiii’ urlava a tutta voce mentre quelle due zinne gonfie dondolavano ritmicamente su e giù in uno spettacolo eccitantissimo che me lo faceva restare duro come marmo.
Intanto Gabry era sempre li a montare la giovane cicciona che ormai messasi comoda a pecorina come una vacca non si sognava certo di alzarsi.
Aggrappato ai suoi fianchi come un cane lo piantava a tutta forza in quel culone gigantesco senza riuscire a smettere di sborrare con continue raffiche di sperma.
Fuori intanto qualche cliente bussava alla porta chiusa, aspettava per un po’ e poi spariva. Per un po’ pensai quasi che potesse sentire le due vacche che mugulavano a tutta forza ma siccome nessuna delle due vacche sembrava preoccuparsene pensai che non era affar nostro e mi godetti la mia chiavata.
Lo misi nel culo a Magda senza che lei facesse alcuna obiezione, anzi era quasi evidente che la cosa la divertiva parecchio. Il fatto che con un unico colpo già glielo avessi piazzato dentro fino ai coglioni era li dimostrazione che la vecchia porcona aveva già dato ampiamente il culo in giro.
Al momento giusto sborrai sulla sua passera. Eccitato colai tutto il mio seme sui suoi palazzi bianchi. Una doccia al suo cespuglio che mi diede un immenso piacere.
Avevo ancora la forza per una veloce conclusione e così, siccome quel tettame meritava di essere usato a dovere la feci mettere a terra e glielo infilai tra il solco di quelle belle mammelle per una bella sborrata alla spagnola che non tardò ad arrivare visto che la vaccona vedendosi la cappella così vicina al viso subito spalancò la bocca ingoiando più che poteva.
Gabry, probabilmente eccitato, mi venne in aiuto poggiando anche lui il cazzo sulle tettone e un attimo dopo Magda si godeva una doppia colata direttamente in bocca… Una indigestione di sperma che lei bevve come un’assetata troia.
Gloria intanto coperta di sborra da capo a piedi con le sole autoreggenti ciondolava per la stanza pulendosi con un asciugamani. Vedere tutto quel lardo che colava sborra, quelle borse di carne, quella tettone era davvero un bello spettacolo.
Anche io, forse contagiato da mio fratello, cominciavo a capire quanto fosse divertente trombare donne enormemente grasse e troie.
C’era però una cosa che ancora non avevo provato e, confesso, quando Gabry fece chinare in ginocchio Gloria, mi lasciò un po’ perplesso.
Fermo di fronte a lei gli posò la mazza sulle tettone, fece un bel sorriso soddisfatto e subito dopo lasciò partire una pisciata potente e decisa dritta verso il volto della cicciona.
Gloria chiuse gli occhi per non essere accecata ma tenne la bocca abbastanza aperta per bere parecchio del suo piscio.
La lardona coperta di sborra e piscxio era così lurida che non potei fare a meno di voler fare altrettanto.
Magda era ancora sdraiata sul pavimento a spalmarsi la sborra sulle tettone quando glielo appoggiai appena sulla gnocca pelosa. Mi rilassai e lasciai andare anche io tutto il piscio che avevo in corpo.
Non potevo crederci, le stavo lavando il pelo di piscio, le stavo colando urina direttamente nell’utero e a lei…. piaceva.
Quella calda sensazione di piscio nella vagina la solleticava di brutto. Arrapata, si infilò due dita dentro e prese a sgrillettarsi come una pazza….
Gabry ed io avevamo fatto la nostra parte e ce ne andammo alla chetichella poco dopo. Le due vaccone erano ancora intente a smulinarsi le gnocche. Gloria in piedi, con una gamba su una sedia stava tutta larga a farsi un giro col dito, Magda sul pavimento si era ormai messa tutta la mano dentro e colava tanta di quella roba da far paura.
Andando via uscimmo dal retro per non destare sospetti. Sulla vetrina d’ingresso c’era il cartello ‘Vengo subito’.
‘Viene subito si ma non ha specificato quante volte di fila’ rise Gabry.
‘E mi sono anche dimenticato di prendere il pane’ notai io ricordando che avevo lasciato il sacchetto sul bancone prima di mettermi a chiavare Gloria.
‘Fa nulla… C’è un altra panetteria in fondo alla strada’ mi strizzò l’occhio mio fratello.
‘Quella con la panettiera calabrese? La nanetta mora con la faccia da troia?’.
‘Già’ rise mio fratello.
‘Sembra che non chieda altro che di essere chiavata’ gli feci notare.
‘Infatti me la sono fatta già un po’ di tempo fa’ si vantò Gabry.
‘E non me lo hai detto?’.
‘Se ti dovessi dire tutte quelle che chiavo non finirei più’.
‘In effetti per me è lo stesso’ ammisi.
‘Comunque si è già fatto tardi quindi è meglio se entri tu e fai finta di niente’.
‘In effetti per stamattina può bastare’ risi io convinto a rimandare la prossima scopata almeno al pomeriggio. Peccato però perchè quando mi trovai la piccola calabrese con la pelle olivastra in collant neri e mezza coscia scoperta un mezzo pensiero di cosa sarebbe potuto essere me lo feci.
Conobbi Michela al supermercato pochi giorni dopo.
Eravamo in coda per pagare lei davanti, io dietro e fin da subito non potei fare a meno di notare quanto fosse grossa la donna. Indossava un pantacollant verde scuro che su quel culone a baule non poteva che enfatizzare la grandezza delle sue forme. Cominciai ad immaginare quanto potesse essere divertente prendere a pecorina quel culo fuori misura, piazzargli dentro l’uccello e pompare a tutta forza… Insomma mi stava venendo duro.
A un certo punto lei, forse sentendosi addosso il mio sguardo, si voltò a guardarmi. Il viso era carino, nonstante il doppio mento aveva due begli occhi verde acqua molto graziosi. Bionda, con i capelli rasati corti da maschietto non era certo un modello di femminilità, in compenso sul petto aveva due angurie che facevano paura. Gli sbattevano comodamente sull’ombelico senza problemi, due cose enormi, gigantesche, incontenibili.
Mi fissò un attimo mentre io studiavo quelle cose con lasciva intenzione. Che pensasse quello che voleva, non mi interessava.
Alla fine però mi fece un sorriso. Aveva capito cosa volevo?
Mi allungò la mano ‘Piacere Michela’.
‘Ciao’ le dissi col mio sguardo carico di perverse intenzioni. Sotto avevo il pacco già duro e se non fossimo stati in un luogo pubblico non avrei esitato un secondo a tirar fuori l’artiglieria.
Per un attimo fui tentato di proporle una sveltina nel bagno pubblico del supermercato ma non eravamo ancora abbastanza in confidenza. Infatti Michela tornò a dedicarsi alla sua spesa come nulla fosse.
Stava quasi per andar via col suo carrello e i suoi tettoni a ciondoloni quando riuscii a raggiungerla ‘Sei una donna stupenda lo sai?’.
‘Mi prendi in giro’ sbottò lei conscia dei suoi 140 chili.
‘Non riesco a smettere di guardarti. Non sai quanto vorrei conoscerti meglio’.
Lei ci pensò su un attimo quindi dalla borsetta tirò fuori una penna e su un foglietto mi scrisse il suo indirizzo e il suo numero di telefono ‘Chiamami al mattino quando mio marito è al lavoro’ disse e poi sparì.
Misi via il biglietto. Domattina l’avrei chiamata di sicuro.
Intanto però restava il problema che avevo tra le gambe. La trave mi era venuta bella dura e ora non vedevo l’ora di dare una bella sgrullata al cazzo.
Mi ci sarebbe voluta almeno mezz’ora per arrivare a casa dove mia madre di certo non mi avrebbe lesinato la sua confortevole gnocca ma, quando si è arrapati, mezz’ora sembra un’eternità.
Stavo già affrettando il passo prima che l’uccello si facesse notare troppo sotto ai pantaloni quando le vidi.
Non potevo crederci, il destino mi stava venendo in soccorso. Un soccorso passera!
La più giovane era in pantaloni neri e camicetta bianca, era una specie di rospetto con lo sguardo perennemente arrabbiato stampato in volto. Si chiamava Silvia, aveva 25 anni ed era antipatica come pochi. Abitava nel mio stesso palazzo e, lo confesso, avevo provato un particolare gusto a farmela e soprattutto a ficcarglielo in culo togliendole una botta dopo l’altra quell’aria altezzosa da troia. Umiliarla con una bella sborrata in faccia mi era parso praticamente dovuto.
La donna che aveva accanto, quaratasei anni, bionda, gambe stupendamente lunghe e ben levigate enfatizzate dalle calze di nylon trasparenti e dai tacchi alti era sua madre Patrizia.
Una donna molto sensuale e gentile. Era bastato andare da lei a prendere un caffè circa sei mesi fa per concludere la serata con una bella chiavata.
A dirla tutta era stata proprio Patrizia ad insistere perchè dopo la scopata dedicassi un po’ di attenzione anche a quella sogliola antipatica della figlia.
Naturalmente mio fratello mi era venuto in aiuto e ci eravamo strombazzati alla grande madre e figli per tutta la notte.
Più tardi al nostro gioco si era aggiunto il marito di Patrizia che non aveva potuto fare a meno di scoparsi la propria figlia davanti agli occhi della moglie. Lei non se ne era neanche dispiaciuta molto…..
Così, al mattino, dopo aver scaricato un litro di sborra a testa avevamo scoperto di avere per vicini di casa una signora molto fica e molto troia, una figlia bisessuale e un padre incestuoso nonché egli stesso un po’ bisex visto che nella notte, sia io che Gabry glielo avevamo piazzato in culo più volte.
Ogni tanto capitava di vederci per una sveltina ma, con tutta la gnocca che avevo in giro, tra una cosa e l’altra erano almeno due mesi che non ci incontravamo.
Era proprio il momento giusto per rimediare.
Mi avvicinai e Patrizia, che aveva l’occhio lungo subito si accorse che avevo la patta gonfia. Senza tanti giri di parole mentre mi salutava cortese mi fece una bella carezza verificandone la consistenza. ‘Ma vai sempre in giro col cazzo così duro?’ mi chiese.
‘Forse sei tu che mi fai questo effetto’ le dissi.
‘Che gran maiale’ disse acida Silvia che in pubblico continuava ad atteggiarsi a santarellina acidella.
Patrizia però la zittì subito ‘Sbaglio o mezz’ora fa stavi spompinando tuo padre?’.
‘Mamma….!’ inorridì Silvia tutta rossa in volto.
‘Tesoro smettila. Sei irritante’ la sgridò ma un secondo dopo, con la scusa di consolarla le piazzò la lingua in bocca. Quello che doveva essere un bacetto affettuoso divenne subito un groviglio lesbico di lingue vogliose che me lo fece gonfiare ancor di più. ‘Ti andrebbe di fare una capatina in bagno assieme?’ proposi.
Patrizia ovviamente annuì, Silvia sgranò gli occhi come se le avessi chiesto di correre nuda in mezzo alla strada.
‘O su dai. Se non vuoi fatti un giro per negozi. Noi andiamo’ concluse Patrizia accarezzandomelo un’altra volta.
Andammo verso i bagni. Eravamo quasi sulla soglia quando a grandi falcate con le sue gambe mezze storte Silvia ci raggiunse ‘Vengo anche io’.
‘Non ne avevo dubbi’ sorrisi.
Entrati quatti quatti nel bagno femminile passai subito all’azione infilando una mano sotto alla gonna di Patrizia. Era tutta depilata di fresco e non aveva gli slip cosa che apprezzai moltissimo. Spingere le donne che avevamo chiavato a non mettere slip era un po’ un nostro marchio di fabbrica e quando le vacche lo facevano era sempre apprezzato come palese tributo alla nostra potenza sessuale.
La presi in piedi appoggiata contro il muro con una gamba sulla tazza. Senza remore glielo piantai dentro tutto e iniziai a fotterla a tutto spiano. Il fatto che Silvia fosse lì poggiata a tener chiusa la porta mi eccitava ancora di più. Le passavo lascivo le mani sui seni, godevo palpando le sue belle gambe solleticato dalla dolce sensazione del nylon delle sue calze sulla pelle. Patrizia cominciò ad ancheggiare, sentivo la sua fica calda come un fuoco dilatarsi ai miei colpi mentre il suo utero si contraeva stringendomi il cazzo in una morsa.
Venne mordendosi la lingua per non urlare e intanto notai che la giovane vacca si era calata la cerniera dei pantaloni e si stava sgrillettando appagata dallo spettacolo di sua madre chiavata a tutta forza.
‘Dai che tocca a te puttanella’ le dissi certo di aver soddisfatto la madre.
‘Ma come ti permetti!’ scattò lei pignola.
‘Ma falla finita e succhia’ risi io stufo di quei suoi modi altezzosi e acidi. Le afferrai la testa e con la cappella bella pregna del seme di sua madre glielo piazzai fra le labbra.
La ragazza non fece resistenza e iniziò il bocchino mentre la madre se la spassava con la mano. Vedere sua figlia sbattuta come una troia l’aveva sempre eccitata e questa nuova esperienza non faceva differenza.
Poco dopo avevo fatto mettere Silvia a novanta gradi con le mani puntate sulla tazza e la faccia giusto davanti al cesso. Il suo culetto piccolo e stretto non chiedeva di meglio che essere aperto come una cozza.
Patrizia intanto scivolò proprio davanti alla figlia come se all’improvviso le fosse scappata una pisciatina. Con le gambe belle larghe aveva la patata depilata proprio di fronte alla faccia della ragazza…
Era fatta. Io glielo piantai tutto nel culo e per poco Silvia non fece un urlo da richiamare tutto il super mercato. Patrizia intanto l’aveva afferrata per i capelli e se la era messa a forza fra le gambe.
Silvia la troietta acida leccava la madre e si faceva sfondare dal mio cazzo duro. Patrizia veniva e colava umori di piacere, Silvia leccava, beveva e ingoiava tutto.
Andammo avanti così per un quarto d’ora buono finchè non bussarono alla porta.
Qualcuno aveva bisogno del bagno libero.
Aumentai il ritmo nel culo di Silvia e Patrizia per incentivarmi la sborrata si alzò, mi si mise alle spalle e senza indugi si mise a leccarmi sotto alle palle, proprio nel punto sensibile…
Sborrai di brutto.
Il culo di Silvia era tutto burro e se ne stava lì chinata mentre il mio sperma le scivolava fuori dall’ano. Patrizia si tirò su in fretta la gonna e con un fazzolettino si tamponò la patata per non colare ancora, io presi un po’ di carta igienica e mi pulii alla meglio la cappella.
Solo Silvia non riusciva a fermare la falla. Le avevo ficcadto talmente tanta sborra nel culo che pareva pisciasse all’infinito. Rassegnata si infilò i pantaloni e dopo un attimo aveva una vistosa macchia scura che andava dal culo fino alla fregna.
Ben gli stà pensai icerto che non sarebbe stata più tanto acida ora che aveva un segno indelebile di quanto era vacca.
Aprimmo la porta e subito ci trovammo di fronte una donna sulla sessantina piuttosto grassottella. Ci guardava ed era chiaro che aveva capito cosa avevamo fatto. Di solito avrei fatto finta di nulla ma la vecchia aveva davvero due belle poppone e sembrava ancora attiva. Così feci un mezzo sorriso, mi tolsi dal portafogli un biglietto da visita e glielo misi tra il solco dei grossi seni.
Lei sgranò gli occhi scandalizzata.
Io le feci l’occhiolino malizioso ‘Chiamami’ e me ne andai.
Arrivato a casa trovai mio fratello nudo sul divano intento a montare una troia a pecorina.
‘Sai Gabry, mi sono fatto la Patrizia con la figlia al supermercato. Me le sono portate al cesso e mi sono chiavato una e inchiappettato l’altra.
Mio fratello che pur pompando senza sosta mi ascoltava con attenzione di colpo si fermò e mi guardò con un sorriso. ‘Ma pensa la combinazione’ disse.
Solo a quel punto mi accorsi che la troietta in calze autoreggenti che stava inculando con tanta passione aveva il culo flaccido, la testa quasi calva e un piccolo pisello duro fra le gambe che menava a tutta forza.
Era il marito di Patrizia… Il porco che quando non si chiavava la figlia Silvia se la spassava indossando le calze autoreggenti della moglie a farsi spaccare il culo da qualche bel cazzone.
Davvero una bella combinazione. Proprio mentre io gli scopavo la moglie e inculavo la figlia lui si faceva allargare ancora un po’ il suo sfondatissimo buco del culo…
Il giorno dopo telefonai a Michelona, la bionda che avevo puntato al supermercato. Al telefono la porcellona aveva molte meno remore e si lasciò andare presto ad una conversazione molto spinta. Infatti potei sedermi comodo sul divano a tirarmi l’uccello certo che lei dall’altra parte si stava sgrillettando ben bene ascoltando le mie porcate.
A un certo punto la sentii gemere così forte mentre se la massaggiava con le dita che fui certo di andare a casa sua a colpo sicuro.
Fissammo per la mattina successiva quando suo marito era al lavoro e, senza andare troppo nel dettaglio le preannunciai una bella sorpresa.
Così eccoci lì Gabry ed io a suonare alla porta di quella vecchia cascina in periferia.
Michela venne ad aprirci con un bel sorriso e quasi subito sbiancò vedendo che non ero solo e subito dopo restò ancor più stupita notando che avevamo i cazzi fuori dai pantaloni.
Lei si guardò a destra e a sinistra spaventata. Molto probabilmente temeva che i vicini di casa notassero cosa stava facendo ‘Dai svelti, venite dentro presto’.
Entrammo e ci accomodammo su due sedie accanto al tavolo da pranzo. Lei aveva già il caffè sul fuoco e venne a servircelo come se fossimo ospiti qualunque ma non poteva certo far finta a lungo di non vedere quelle grosse mazze che tenevamo in bella mostra, tanto più che Gabry appena aveva intravvisto le poppone giganti di Michela era esploso in piena erezione e ora aveva tutta la cappella tesa che pulsava a piena potenza.
Infatti ci mise poco a piazzarle una manata sul gigantesco culone che oggi era appena coperto da un pantacollant nero. Lei sbarrò gli occhi colta in fallo e io le feci ancora un po’ di complimenti per il giunonico corpo.
Gabry intanto si era già piazzato con la mano al punto giusto e ora le sue carezze erano molto dirette e si vedeva bene che Michela sentiva la fica fremere sotto alle sue mani.
I pantacollant scivolarono a terra liberando quel culo grande come una Basilica ma erano le tettone giganti che si scoprirono poco dopo quando Michelona si sfilò la maglia a farci davvero ingigantire il cazzo.
‘Che meraviglia’ dissi mentre gliene afferravo una con entrambe le mani giocandoci un po’.
La facevo ballonzolare, la palpavo, la succhiavo ero tutto un bollore.
Gabry si era piazzato sotto in quella gnocca da un chilo. Aveva infilato due dita in quei labbroni e la masturbava a tutta forza.
Michela dal basito era passata all’eccitazione più totale. Ingenua e diciamolo pure un po’ troia si stava facendo fare di tutto.
Con una tettona ciascuno ci giocammo come fossero palloncini succhiandole avidi quei capezzoloni fuori scala, strizzandogliele con rabbia come se stessero per esplodere…
Lei intanto, arrapata prese a toccarsi la patata da sola. Era già bagnata, aveva una voglia di essere chiavata che non riusciva più a contenere.
La facemmo sdraiare sul pavimento e sdraiata a terra continuai a strofinarle l’uccello sulle tettone facendolo poi salire fino alla bocca dove piano piano la cicciona si convinse ad aprire la bocca per assaggiare il gusto del mio cazzo.
Ma Michela non resisteva più. Era così eccitata che si vedevano dei rivoletti di sbroda colare lenti dalla sua passerona..
Alla fine Gabry glielo piazzò dentro iniziando a fotterla mentre le stava sopra. La cicciona si dimenava fremendo giuliva. Probabilmente nessuno l’aveva mai scopata con tanta forza e ardore… e noi eravamo addirittura in due…
Dopo che Gabriele le ebbe abbondantemente sborrato dentro alla gnocca, senza darle il tempo di prender fiato fui lesto a prendere il suo posto e mi infilai nella patonza umida pronto a divertirmi fino all’orgasmo.
Mi misi comodo con le mani su quei popponi da mucca mentre sentiva il caldo abbraccio della sua vulva saturarmi la cappella.
‘Siete stupendi….’ mormorava Michela tra un gemito e l’altro.
Ma il bello, per noi arrivò qualche minuto dopo. Soddisfatto dalla sborrata in fica avevo una gran voglia di sfondare quel culone burroso.
Sodomizzare le ciccione riserva sempre una certa difficoltà perchè quelle chiappone giganti offrono non poca resistenza alla penetrazione celando il buchino in una profondità di lardo. Infatti, appena Michela si mise a pecorina ci dovemmo mettere in due per prepararla adeguatamente. Gabry le afferrò le chiappe tirando verso l’esterno fino a scoprire il buchetto. Io ero già pronto con un dito bel leccato di saliva a masturbarla per un po’ per allargarla un pochino.
Michela fece qualche resistenza, ma il solletico nel buchino le piaceva e si prodigava arcuando le chiappone per farlo entrare sempre più a fondo. Appena pronta vi infilai un altro dito e alla fine ne avevo addirittura tre tutti ben piantati nel suo ano a sgrilletarle il culo a tutta forza.
Al momento giusto tolsi piano piano le dita e piazzai il mio randello voglioso.
‘Siiiii’ gemetti mentre le spaccavo il culo con un sol colpo e aggrappato a quei fianchi burrosi mi sollazzai a sfondarla come una vacca….
Non solo era bello chiavarla, era fantastico vederla dimenarsi tutta con i tettoni ballonzolanti al ritmo della cavalcata. Così dopo che uno di noi aveva ben sborrato si poteva comodamente sedere a guardare l’altro fare lo stesso godendosi lo spettacolo. Mi feci anche un piccolo video per ricordo, quasi certo che non avrei mai visto altre tette di quella portata…
Eravamo così carichi e arrapati che passammo tre ore a fottere senza rendercene conto. Michela era ricoperta di sperma sia in faccia, che in culo che sulle poppe ma pareva avere tanti di quegli arretrati da recuperare che non voleva fermarsi.
Mi misi di sotto e la feci scivolare piano su di me in modo da ficcarglielo nella ciospa nel modo giusto. Un attimo dopo Gabry glielo mise in culo… ‘Oooooo dueeeeeeeee’ gemette mentre le nostre due verghe instancabili la sondavano in entrambi gli orifizi…
E nessuno dei tre aveva intenzione di smettere tanto presto.
Eravamo intenti a sfondare a turno il culone di Michelona a turno quando la porta si aprì e una signora sconosciuta ci sorprese proprio in pieno lavoro. Michela era a pecorina sul pavimento, Gabry dietro di lei glielo teneva tutto infilato nel culo e io lo muovevo a ritmo di danza fra le sue angurie giganti.
‘Puttana!’ esclamò la vecchia.
Michela era un ghiacciolo di vergogna a noi invece parve subito di un certo interesse che la donna, piccolina, bionda con la faccia un po’ da vacca avesse un bel paio di gambe mal nascoste da una gonna nera a pois molto corta e le calze nere. Più che vergogna o imbarazzo ero curioso di sapere se fossero collant o autoreggenti…
Così lo sfilai dalle poppone di Michela e usandolo come fosse un fucile feci un bel ‘presentat-arm’ alla vecchia tenendolo dritto con una mano.
‘Lei chi è scusi?’.
‘Io sono la suocera di questa puttana!’ sbraitò la vecchia che nonostante fingesse indifferenza non poteva fare a meno di guardarmi il pisello.
‘Oddio che vergogna’ scattò Michela portandosi le mani al viso. Con uno scatto secco che mi stupì vista la mole si alzò in piedi mentre con un sonoro ‘SPOK’ l’uccello di mio fratello le fuoriusciva dal culo a effetto ventosa.
Lui restò lì con la cappella quasi in fase spruzzo e riuscì solo a dire ‘Hey non avevo finito’ mentre la cicciona facendo ondeggiare tutte le trippe, le chiappe e le zucche al vento in una specie di danza molto arrapante fuggiva chiudendosi in bagno.
Deluso e arrapato ora anche Gabry fissava la vecchia che gli aveva bloccato la sborrata ‘E adesso che facciamo?’ le disse mostrandoglielo in piena erezione.
‘Ma che intenzioni avete’ sbottò la donna.
‘Signora mi ha interrotto la chiavata e adesso ho una trave che stà per scoppiare. Secondo me lei ora ha delle responsabilità’ e si avvicinò un po’.
‘Ma…..’ sbottò la vecchia.
‘Come ti chiami bella signora?’.
‘Guendalina’ sussurrò lei turbata.
‘E da quanto non scopi cara Guendalina?’ chiesi.
‘Ma…. Ma voi siete due pazzi. Aspettate che torni mio figlio e vedete cosa succede’.
‘E che deve succedere? Potrebbe arrivare e potresti dirgli che ha la moglie zoccola, le corna e la madre vacca….’.
‘Io vacca?’ sbottò lei.
Prendendola alla sprovvista Gabry le scostò un lembo della gonna. Le calze autoreggenti erano uno splendore e le mutandine di pizzo tutte traforate non erano affatto male. ‘Un pochino direi di si’ commentò Gabry.
‘Oppure potresti lasciarli vivere felici, stare zitta, lasciare che ogni tanto Michela si prenda qualche diversivo e, naturalmente esigere la tua parte….’ conclusi.
‘Due parti…’ aggiunse Gabry che ormai le aveva poggiato il cazzo su un fianco.
‘Non lo faccio da dodici anni’ mormorò lei piano piano.
‘Ma poverina’ commentò mio fratello mentre aveva già afferrato il lembo delle mutandine e glielo calava lentamente.
‘Troppo, troppo tempo’ aggiunsi io mentre mi avvicinavo a lei e le baciavo il collo.
‘Meriti molto di più’ disse Gabry mentre le mutande sparivano del tutto liberando una bella fichetta molto stretta con un rado pelo bianco e grigio.
‘Molto molto di più’ aggiunsi io mentre le guidava la mano sulla mia asta di carne.
Gabry si chinò e le piazzò la lingua dentro. La vecchia subito fece un gemito incontenibile ‘Guendalina da quanto non ti leccano la patatina?’.
‘Non me l’hanno mai fatto… Mio marito non amava i preliminari’ confessò mentre mi muoveva il cazzo nella sua mano.
‘Si rimedia presto’ la tranquillizzai mentre mio fratello si prodigava in una perfetta succhiata di sorca che avrebbe fatto godere anche una frigida.
Gli venne in bocca urlando in dialetto delle frasi sconnesse mentre il mio cazzo si agitava sempre più forte fra le sue mani. Ormai in tiro ci fece raggiungere veloci la camera da letto dove si spoglio anche del pezzo sopra restando con le sole autoreggenti e rivelando due tettine piccole ma per nulla malvagie considerando l’età.
Gabry che era più infoiato di me se la chiavò per primo scivolandole sopra e prendendola con dei lunghi colpi decisi. ‘Cazzo se sei stretta’ disse mentre pompava a tutta forza.
‘Non l’ho mai fatto con una roba così grossa…. Mi stai sverginando un’altra volta’ gemette la vecchia ciabatta.
‘Allora godi. Godi mentre te la sfondo’ annuì lui iniziando a pompare a ritmo indiavolato.
La vecchia aveva perso ogni controllo. Urlava, si agitava, si dimenava tutta borbottando frasi sconnesse in dialetto.
L’unica cosa che capivo era che voleva essere trombata ancora.
Gabry lo sfilò proprio mentre sborrava e il suo getto la coprì dal petto fino alla bocca. Gli occhiali erano tutti macchiati e aveva un po’ di roba bianca anche sulle labbra.
La vecchia ciabatta, perso il conto degli orgasmi, tirò un respiro di soddisfazione e ancora non sapeva che era solo a metà del gioco.
Quando un attimo dopo anche io le scivolai sopra tappandola col mio randello mi sorrise e disse ‘O si, si…. Mai scopato così tanto in vita mia. Mai’.
E non aveva ancora visto tutto perchè toltomi lo sfizio di fotterle la fichetta dilatata da mio fratello appena ne ebbi l’occasione la afferrai per le caviglie sollevandole il culo al vento quanto bastava per avere il buchetto a mia disposizione. Aveva due chiappette bianche, magre palliducce e un piccolo buchino nero con un po’ di pelo attorno.
Perfetto per il mio randello.
‘AIAAAAAAA!’ urlò a squarciagola mentre le spaccava l’anello dell’ano ma io lungi dallo smettere pompai ancora più forte.
Vidi che incerta e confusa fra il dolore e il piacere chiudeva gli occhi cercando di godersi l’inculata e afferrata ai seni, uno per mano, presi il giusto slancio per fotterla di gran carriera.
Intanto, molto probabilmente richiamata dall’urlo Michelona uscì dal bagno.
Ancora nuda aveva tutta la mercanzia al vento e mio fratello fu subito lesto a dedicarsi a lei.
Mentre io scopavo il culo alla suocera a tutta forza Gabry e Michela si sedettero comodi accanto a noi. La grassona si sdraiò inarcando le gambe e lui le scivolò sopra un’altra volta soddisfandola di nuovo.
Sdraiate una accanto all’altra le due porcone si guardarono con un certo odio. Ognuna delle due biasimava l’altra per quanto era vacca ma nessuna delle due poteva avanzare critiche vista la posizione.
Noi intanto continuavamo a scopare a tutta forza. Le tettone di Michela ballonzolavano ovunque, il culo di Guendalina traballava ritmando la sodomizzazione.
Alla fine, sorprendendoci non poco notai che le due si avvicinavano un pochino, poi un altro po e alla fine…..
Si baciarono.
Le lingue delle due presero ad avvinghiarsi una all’altra e noi due maschietti sopresi da quello slancio lesbico non avemmo certo problemi ad incentivare la loro tendenza.
Così un attimo dopo avevamo fatto piazzare la cicciona a pancia all’aria con le gambe ben spalancate e aiutammo la vecchia a scivolarle sopra… a 69.
La vecchia, pur se alla prima esperienza aveva una certa predispozione. Leccava la fica come una professionista e non posso dire che la cosa non ci eccitasse.
Infatti, poco dopo, ero già piazzato alle spalle della vecchia vaccona e di nuovo glielo stavo spingendo nel culo.
Gabry intanto si era piazzato di fianco a noi e si segava come un pazzo eccitato dallo spettacolo.
La scopata terminò quando fummo investiti dal suo fiotto di sperma che ci inzaccherò tutti e tre col suo caldo tepore.
Io intanto mi scaricai nel culo della vecchia allo stesso modo.
Nessuno aveva voglia di andar via ma, vista l’ora, facemmo sforzo su noi stessi e recuperammo i vestiti.
Andammo in bagno a darci una sciacquata veloce e quando tornammo puliti e vestiti salutammo educatamente le due donne.
Loro però ci risposero solo a cenni.
La vecchia suocera maiala e la giovane nuora cicciona erano così prese a slinguarsi la gnocca una con l’atra che non smisero neanche per dirci ‘Ciao’.
Salimmo in auto felici della chiavata…
Era ovvio che saremmo tornati spesso a trovarle…

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