Skip to main content
Racconti erotici sull'IncestoRacconti GayRacconti Trans

Il Nipote Perfetto- Parte Decima (Le Prime Lezioni Di Monica)

By 25 Giugno 2025No Comments

Era passata appena una settimana, alla fine avevo confessato ai miei genitori di non lavorare più al bistrot mentendo e dicendo che insieme a me erano stati licenziati anche un altro paio di camerieri. Secondo proprietario il lavoro era diminuito e non poteva più permettersi altri dipendenti oltre a quelli essenziali. Poco male alla fine, mamma e papà mi incoraggiarono ad andare avanti e a non lasciarmi buttare giù da quel licenziamento.
“Sono cosa che succedono ma devi sempre andare avanti, non c’è altra soluzione. Vedrai che chiusa una porta si aprirà un portone!” mi disse papà, aveva ragione in effetti, anche se io vedevo questo portone in Monica e zio Domenico. Oramai passavo le mie giornate a casa e al parco, cercando di correre un po’ per rimettermi in forma, mentre la sera uscivo con gli amici senza mai fare troppo tardi e senza bere un goccio d’alcool se non una volta ogni tanto. Anche loro sapevano che stavo cercando di dimagrire e mi incoraggiavano. Domenico in quei giorni purtroppo lavorava molto, i nostri soliti incontri diminuirono ancora di più anche se ogni tanto riuscivamo ad incontrarci nella solita scala anti incendio per dei rapidi pompini, mi dispiaceva tantissimo non poterlo più soddisfare come facevo di solito, mi rendevo conto che dispiaceva anche a lui nonostante cercasse di far finta di niente. Ci scambiavamo qualche messaggio veloce durante la giornata, sapevo che ovviamente non poteva rischiare e cancellava tutto quello che gli mandavo dopo averlo letto. Era difficile cercare di sopportare quella improvvisa lontananza da Domenico dopo una settimana come quella che avevamo passato insieme, soprattutto dopo quel sabato sera, culmine perfetto per una settimana perfetta. Andare a correre al parco era un ottimo passatempo, mi teneva impegnato e soprattutto mi distraeva nonostante i miei pensieri fossero fissi su Domenico, ma almeno correre mi aiutava ad ignorarli quel tanto che bastava per non essere sempre e costantemente eccitato. Appena due giorni dopo quella domenica pomeriggio passata insieme a Monica, mi ero reso conto che avevo passato le precedenti quarant’otto ore a ripensare ininterrottamente a quel fine settimana, masturbandomi di continuo e tormentando il mio culetto (una mattina ero così eccitato che arrivai ad infilarmi dentro anche quattro dita nel mio ano mentre mi masturbavo) senza nemmeno dargli il tempo di riprendersi dagli sforzi fatti nell’ultima settimana. Il pomeriggio del secondo giorno ero così sfinito che la mia cappella e il mio ano erano completamente arrossati, per non parlare del dolore alla palle. Capì di aver esagerato, non potevo certo andare avanti in quel modo. Mi misi in testa di cambiare radicalmente dal giorno dopo, infatti quella stessa sera andai a letto presto e il giorno dopo mi svegliai fresco come una rosa, indossai i leggins ed una t-shirt bianca ed andai a correre al parco. Fu difficile spezzare il fiato ma quando ci riuscì non mi fermai più e dopo aver corso una mezz’ora abbondante me ne tornai a casa felice e soddisfatto. Prima di mettermi sotto la doccia provai alcuni esercizi di aerobica e corpo libero, soprattutto per l’addome, gambe e glutei. Ci tenevo molto a rassodare quelle parti e nonostante fosse faticoso non demordevo. Il pomeriggio lo passavo dando una mano a mamma in casa oppure andando a fare qualche commissione mentre la sera uscivo raramente, usando la scusa di voler risparmiare un po’ e salvaguardare quei pochi soldi guadagnati con il lavoro al bistrot. Mamma e papà non si rifiutavano certo di aiutarmi, quando dovevo uscire con gli amici mi davano sempre qualcosa, sapevano che volevo risparmiare ma comunque non volevano che uscissi di casa senza soldi. A poco servivano i miei rifiuti, ci rimanevano male se non accettavo quei venti o quindici euro che mi davano al volo prima che uscissi di casa, per loro era una questione di principio. “Quando troverai un nuovo lavoro userai i tuoi soldi, non c’è nulla di male se ti diamo un piccolo aiuto ogni tanto!” era la risposta che mi dava mamma tutte le volte che cercavo di rifiutare gentilmente i suoi soldi. Alla fine quasi tutti i loro piccoli aiuti finirono nel mio salvadanaio, insieme ai soldi di Domenico che ancora non mi decidevo a toccare. Un pomeriggio dopo aver pranzato decisi di andare a fare una bella passeggiata al solito parco, quella mattina non ero andato a correre e non avevo fatto esercizi, diedi una sistemata alla mia stanza e in generale alla casa per aiutare mamma con le solite faccende. Avevo deciso che quel giorno mi sarei riposato e avrei fatto due passi al parco, magari fermandomi sotto il solito albero per leggere un libro e rilassarmi. Misi il reggiseno e le mutandine nere, una t-shirt bianca, i leggins push up (per mia fortuna erano un modello sportivo anche se femminile, quindi non davo molto nell’occhio), la felpa della tuta e per finire mi coprì con un pesante e coloratissimo maglione con la zip che avevo rubato qualche tempo prima a mio padre. Era un modello nepalese che aveva comprato molti anni prima durante un viaggio in Asia, a lui oramai andava stretto e aveva deciso di darlo a me. Misi nel mio zaino anche una sciarpa ed un cappello oltre al libro. Oramai le giornate iniziavano ad essere sempre più corte e le temperature sempre più basse. Uscì di casa velocemente e mentre scendevo le scale, mi toccai appena il culetto. Sentì l’effetto push up, avevo due chiappe belle sode, molto più del solito. Non persi tempo, chiamai subito l’ascensore al piano e una volta dentro mi guardai allo specchio, notai come i leggins mi facevano il culo più sodo e grande del solito, erano i primi frutti degli esercizi che facevo dopo la corsa. Dopo quella bella visione uscì dall’ascensore e corsi giù per le scale fino al portone più felice di prima. Camminai rapidamente in strada, sentì il vento freddo che iniziava ad alzarsi, andando verso l’ingresso del parco passai davanti al negozio cinese dove avevo comprato le decolletè rosse. Sostai per un attimo davanti la porta d’ingresso, indeciso se entrare o no, del resto non avevo nulla da fare, alla fine decisi di perdere qualche minuto ed entrai. Il parco non andava certo da nessuna parte… La signora cinese in cassa mi salutò, le risposi e poi andai a perdermi tra i corridoi. Guardavo gli scaffali senza nemmeno sapere cosa cercassi davvero finchè non arrivai di nuovo al reparto dell’abbigliamento. Improvvisamente mi trovai davanti allo scaffale con l’intimo femminile, esitai un minuto guardando velocemente tutti i reggiseni esposti, camminando lentamente fino ad arrivare alle calze e a quei completini e tutine e rete ma alla fine mi trovai davanti ad una vestaglia nera di raso, appesa su una stampella. Colpì subito la mia attenzione, era molto simile a quella di zia Maddalena, con dei bordi in pizzo molto semplici. La guardai per un attimo, poi timidamente presi la stampella. Sembrava troppo grande per me, anche con i tacchi la vestaglia avrebbe toccato il pavimento. L’etichetta all’interno diceva che quella era una taglia unica, la rimisi al suo posto a malincuore ma appena mollai la presa, notai che poco più avanti erano appesi altri modelli. Trovai una bellissima vestaglia nera, in raso delle strisce di pizzo che partivano dai seni e salivano su lungo le spalle fino a perdersi nella schiena, che era tutta lasciata quasi a nudo da una porzione di pizzo ancora più grande che finiva in un semicerchio appena sotto la cintura. Sicuramente avrebbe lasciato quasi a nudo la schiena per intero e una leggera parte del sedere. Presi la stampella, aprì velocemente la zip del maglione e mi poggiai la vestaglia addosso. Sembrava starmi bene, arrivava appena a metà coscia. Mi guardai intorno, non c’era nessuno, chiusi la zip del maglione ed andai verso la cassa. Davanti a me c’era un signore che stava chiedendo informazioni alla signora cinese su alcune pellicole protettive per il telefono, sembrava non capire quello che la signora cinese le stava dicendo. Tenni la stampella con la vestaglia più in basso che potevo per non farla vedere, avevo paura che quell’uomo mi vedesse e capisse cosa stavo comprando. Alla fine pagò di corsa e se ne andò, forse non si accorse nemmeno della mia presenza. Timidamente misi la stampella sul bancone della cassa, la signora cinese guardò il cartellino.
“Sono dieci euro.” disse. Tirai fuori il portafoglio e pagai la cifra esatta, lei piegò la vestaglia e la mise in una busta azzurra e mise dentro lo scontrino. “Ecco a te…” mi passò la busta sorridendomi. La ringraziai e cercando di far finta di nulla, misi la busta nello zaino ed andai via. Notai che mi fissava mente uscivo dal negozio, forse si ricordava di me, ero quel ragazzo taciturno che qualche tempo prima aveva comprato quelle scarpe rosse e ora era tornato a comprare una vestaglia di raso e pizzo… Temetti che forse potesse aver intuito qualcosa, mi allontanai a passi svelti dal negozio e corsi verso il parco. Mi diressi al solito posto, la mia solita panchina sotto l’albero e mi sedetti con il libro sulle gambe pronto a godermi quel bel pomeriggio. Iniziai a leggere e a sfogliare le pagine una dopo l’altra, mi persi completamente nella storia di quel romanzo. Non mi resi conto nel tempo che passava finchè il sole non tramontò del tutto e il freddo mi colse di sorpresa. Chiusi il libro e misi il cappello e la sciarpa, mi accorsi che oramai non c’era più luce sufficiente per poter leggere, così me ne tornai a casa. Prima di cenare feci un bel bagno caldo, rimasi nella vasca per quasi un’ora e dovetti uscire solo dopo aver sentito al voce di mamma che mi avvisava che la cena era pronta. Uscì dalla vasca, misi l’accappatoio e tenendolo ben chiuso andai a vestirmi, avevo raccolto i capelli in uno chignon per non farli bagnare. La cena fu a base di petto di pollo e verdure alla griglia, sapendo che volevo dimagrire un po’ mamma cercava di aiutarmi preparando cose salutari, con il dispiacere di papà che avrebbe voluto una cena molto più sostanziosa anche se alla fine cercava anche lui di adattarsi per darmi una mano e supportarmi.
“Allora sei andato a correre anche oggi?” mi chiese papà mentre cercava di rendere il petto di pollo più appetitoso con della maionese.
“No in realtà oggi ho fatto una passeggiata al parco e provato a fare qualche esercizio alla sbarra.” risposi.
“Sentì un po’, ma come mai adesso all’improvviso ti è venuta tutta questa voglia di fare ginnastica? C’è per caso qualche ragazza su cui fare colpo?” con uno sguardo cercò la complicità di mamma che però rimase in silenzio.
“Ehm… diciamo di si.” risposi timidamente.
“Ah! Lo sapevo! E chi è dimmi un po’, la conosciamo per caso?” sentivo che papà cercava di affrontare l’argomento con un po’ di spirito da camerata, come si fa tra uomini.
“No non la conoscete. E’ un’amica di amici, una che va all’università.” cercai di fare il vago e vidi che mamma mi guardava sorridendo, al contrario di papà comunicava tutto il suo interesse con il silenzio.
“Bhè, spero che un giorno ce la farai conoscere allora…” papà cercò di tagliar corto, dandomi un colpetto complice con il gomito sul braccio, risposi con un sorriso.
Finita la cena me ne tornai in camera, da quando ero rientrato a casa non avevo ancora tirato fuori dallo zaino la vestaglia. Papà mi diede la buonanotte ed andò a dormire mentre mamma si mise a lavare i piatti. Chiusi la porta della mia stanza, rapidamente mi spogliai, misi il completino rosso, indossai le decolletè facendo attenzione a non fare troppo rumore con i tacchi e poi misi la vestaglia. Sistemai le maniche e provai a chiudere la cintura in vita, mi stava leggermente stretta ma sicuramente perdendo qualche altro chilo sarebbe stata perfetta. Mi sciolsi i capelli, presi il telefono ed iniziai a scattarmi alcune foto mettendomi in posa, aprendo leggermente la vestaglia per far vedere il reggiseno rosso, mi appoggiai all’armadio di schiena cercando di mettere in mostra il seno e le gambe; aprì la vestaglia mostrando tutto il corpo nudo ed i miei seni coperti mentre dalle mutandine si vedeva chiaramente la mia cappella che spuntava fuori appena sotto il mio ombelico. Intanto sentivo il rumore dei piatti in cucina, la cosa mi tranquillizzava ma avevo il cuore in gola al pensiero di sentire dei passi lungo il corridoio. Scattai una ventina di foto in tutto, quando finì poggiai il telefono sul comodino, accarezzai la vestaglia, sentì il finto raso sotto le mie mani e sopra la pelle del mio corpo. Ero felicissimo. Delicatamente tolsi la vestaglia e sfilai le scarpe, misi tutto con cura nello zainetto segreto che oramai era diventato il mio guardaroba e misi il pigiama. Il telefono vibrò, era il messaggio della buonanotte di Domenico, accompagnato da un cuore. Lo visualizzai subito e dalla chat vidi che era online.

“Posso mandarti una cosa?”
Rispose subito.

“Certo tesoro, ma fai in fretta…”

Selezionai al volo un paio di foto e gliele inviai.

“Buonanotte amore mio…”

Era la prima volta che lo chiamavo così, sentì un brivido lungo tutto il corpo. La sua risposta arrivò subito.

“Sei meravigliosa tesoro mio, mi dispiace dover cancellare tutto. Ci sentiamo.”

Vidi che non era più online, sentì un leggero magone alla gola. Avrei tanto voluto essere con lui in quel momento. Avrei voluto farmi sfilare quella vestaglia e quelle scarpe da lui, sentire la sua bocca su di me, su tutto il mio corpo. Rimasi sdraiato a fissare il soffitto e a farmi prendere dalla tristezza. Presi il telefono e collegai le cuffie, cercai di non pensare più a Domenico provando a distrarmi con un po’ di musica ma era più forte di me, non riuscivo a non pensarci. Aprì la galleria del telefono e riguardai tutte le foto che avevo scattato poco fa. Creai un album fotografico con tutte le mie foto, tutte quelle che mi ero fatto e che avevo inviato a lui. Ovviamente l’eccitazione non diminuiva. Riguardai tutte le foto in sequenza. Scelsi le più belle tra quelle fatte con la vestaglia addosso. Le selezionai e le inviai a Monica, fu più forte di me. Gliele inviai per augurarle la buonanotte. Appena poggiai il telefono lo sentì vibrare, mi aveva risposto. Pensai che in quel momento Monica avesse di meglio da fare, la cosa mi sorprese, eppure eccola che mi stava scrivendo.

“Che meraviglia Luana! E’ nuova?”

Rimasi a fissare il messaggio per qualche secondo, poi le risposi velocemente dicendole che l’avevo comprata quel pomeriggio, non avevo resistito. Lei continuò a farmi mille complimenti, disse che le piacevano le mie scarpe. Avevo comprato tutto sperando di poterlo indossare per Domenico, ma purtroppo in quei giorni la fortuna non era per niente dalla nostra parte.

“Ma questa sera hai impegni? Ti passerei a prendere tra una mezz’oretta, porta pure quella bella vestaglia e quelle scarpe favolose!”

Non riuscivo a crederci, velocemente le scrissi che non avevo nulla da fare e che mi sarei vestito e fatto trovare subito pronto. Mi alzai di corsa, presi lo zainetto e tirai fuori il completo rosso, rapidamente mi spogliai, allacciai il reggiseno e misi le mutandine, facendo attenzione a sistemare per bene il pisellino per farlo sparire il più possibile e poi misi dei jeans e il maglione nepalese. Presi Tolsi le decolletè rosse dalla scatola, che nascosi nell’armadio, e poi le rimisi nello zainetto cercando di incastrare meglio il tutto per occupare meno spazio. Lentamente uscì dalla mia stanza senza fare rumore, sentì che mamma era ancora in cucina a sistemare i piatti, cercai di nascondere lo zainetto sotto il maglione.
“Mamma io esco, mi hanno chiamato C. e D. che sono qui sotto in piazza, ci prendiamo una birra al volo.” cercavo di tenere il più possibile fermo lo zainetto sotto il maglione, sperando che mamma non si accorgesse della forma rigonfia che mi faceva sull’addome.
“Oh, esci a quest’ora? Va bene… Copriti bene tesoro che fa freddo. E non fare troppo tardi..!” mi diede un bacio mentre si stava togliendo i guanti di lattice. La salutai e facendo finta di niente andai verso la porta. Mentre scendevo le scale tirai fuori lo zainetto e me lo misi sulle spalle. Scesi in strada e trovai un nuovo messaggio di Monica, mi diceva di aspettarla davanti casa di Domenico. Andai ad infilarmi tra due macchine parcheggiate per paura che mamma oppure zia Maddalena potessero vedermi dalle finestre ed aspettai. I minuti sembravano non passare mai, controllavo di continuo il telefono sperando in un nuovo messaggio da parte di Monica ma non arrivava nulla. All’improvviso vidi la smarth bianca in fondo alla via, la freccia si accese ed accostò davanti casa di zio. Vidi Monica alla guida che si guardava intorno, uscì in strada e mi sorrise appena mi vide. Velocemente aprì lo sportello e salì in a bordo.
“Ciao tesoro! Come stai?” mi diede un bacio.
“Benissimo Monica, grazie per essere venuta a prendermi…” cercai di sistemare lo zainetto ai miei piedi mentre le sue mani ancora mi accarezzavano il viso.
“Andiamo da me va bene Luana?” mi chiese.
“Si va benissimo. Ho tutto nello zainetto.” la smarth partì velocemente verso casa di Monica.
“Non vedo l’ora di vederti dal vivo con quella bella vestaglia addosso. Sai che anche io oggi ho fatto un po’ di shopping? Poi a casa ti faccio vedere…” la sua mano corse sulla mia coscia e prese la mia. Restammo mano nella mano per buona parte del viaggio. Arrivammo abbastanza in fretta a casa di Monica, parcheggiammo la macchina e poi salimmo in ascensore. Nel breve tragitto fino al piano, lei mi abbracciò dopo aver aperto la lampo del piumino per tenermi la testa contro i suoi seni, riuscivo a sentire il loro profumo e la loro consistenza anche da sopra la maglietta.
“Non vedo l’ora che tu ti metta comoda Luana…” mi accarezzava il viso e mi baciava mentre restavo con la testa contro la sua maglietta. Avevo il cuore che batteva a mille, quei pochi secondi in ascensore mi sembrarono infiniti. L’ascensore si fermò e pochi secondi dopo, aveva già aperto la porta di casa. Entrai, sempre con un po’ di timidezza come se fosse la prima volta.
“Vai pure in camera a cambiarti se vuoi, fa come se fossi a casa tua amore.” disse dopo aver chiuso la porta.
Senza farmelo ripetere andai subito in camera, misi lo zainetto sul letto ed iniziai a spogliarmi, tirai fuori le scarpe e le misi in un secondo. Appena il tempo di calzarle per bene ed abituarmi ai tacchi, presi la vestaglia e feci scivolare un braccio dopo l’altro nelle maniche. Come ultima cosa, presi gli occhiali e li misi sul naso. Mi sciolsi i capelli, gli diedi un po’ di volume con le mani, mi guardai allo specchio e sistemai la vestaglia. Ci misi pochissimo a convincermi che così stavo bene e lentamente sculettai fino al salone. Monica era seduta sul divano. Anche lei si era cambiata (in un tempo da record devo dire), indossava la stessa vestaglia della volta scorsa, chiusa per bene in vita, e dei sandali neri con del pelo sul davanti. Appena sentì il suono dei tacchi si girò immediatamente e mi guardò.
“Wow tesoro..! Sei più bella dal vivo che in foto! Vieni qui fatti guardare bene.” andai verso di lei, le sue mani presero le mie e mi fece fermare davanti a lei. Iniziò a guardarmi, le sue mani toccavano le mie cosce e i miei fianchi, accarezzavano la vestaglia, correvano dappertutto. “Ma come sei sexy amore…” mi toccava le gambe e ogni tanto azzardava ad arrivare sotto la vestaglia. Mi fece girare, toccò il pizzo sulla schiena e poi alzò la vestaglia, scoprendomi il culetto. Subito lo accarezzò e poi le sue mani iniziarono a stringerlo.” Mmmm quanto mi piace questo culetto, ora capisco Domenico…” mi diede un bacio sulla chiappa destra, poi sentì la lingua sulla sinistra e le sue mani che lo strinsero ancora più forte di prima. Mi stavo abituando a sentirmi così toccato lì dietro quando improvvisamente le sue mani arrivarono davanti, accarezzarono le mie mutandine, appena per sentire il gonfiore ancora leggero.
“Vieni con me, voglio fare una cosa!” mi trascinò per mano in bagno, aprì uno dei cassetti sotto il lavandino e tiro fuori una piccola trousse di trucchi. Prese un pennello ed iniziò a raccogliere il fondotinta. “Non ti muovere, lasciami fare.” disse mentre mi accarezzava tutto il viso con il pennello, quando finì, prese un altro pennello ed iniziò a raccogliere la tinta marrone dell’ombretto. Mi disse di chiudere gli occhi e la sentì passare delicatamente sulle mie palpebre. La sentì premere ancora, questa volta più lentamente, intuì che forse stava sfumando il colore.
“Ecco fatto, aprili pure.” aprì gli occhi e mi vidi allo specchio, il mio viso era decisamente più luminoso di prima, anche se il colore del fondotinta che aveva praticamente coperto quello delle mie labbra, rendendo il viso quasi monocromatico se non fosse stato per l’ombretto che faceva risaltare gli occhi. Monica posò il pennello e prese un rimmel. “Chiudi ancora gli occhi tesoro, ci vorrà un minuto solo.” sentì la punta del rimmel che segnava la linea sopra le mie ciglia, la mano di Monica era decisa e veloce, segno evidente di quanta confidenza avesse con i cosmetici, un’altra cosa che le invidiavo molto. Quando finì riaprì gli occhi e vidi le linee di rimmel perfette, le punte sottili che delicatamente andavano verso l’alto, quasi impercettibili. Toccò al mascara. Monica tirò fuori lo scovolino dal cilindro, bastarono due passate per allungare le mie ciglia.
“Adesso direi che sulle labbra ci vuole un po’ di colore naturale eh? Che ne pensi?” non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che la vidi prendere un rossetto, seguì il profilo e la forma delle mie labbra lentamente, sentivo il colore che rimaneva sulla pelle.
“Ecco fatto, ora si che ci siamo! Sei stupenda Luana!” diede gli ultimi colpi con il pennello del fondo tinta sugli zigomi per farli risaltare. La vidi sorridente e soddisfatta del suo lavoro allontanarsi per lasciarmi libera la visuale allo specchio, quando mi guardai non credevo ai miei occhi, rimasi a bocca aperta. Non sapevo proprio che dire. Non era certo la prima volta che mi vedevo allo specchio truccato ma questa era decisamente la prima volta che vedevo quel bellissimo viso. I colori erano molto più naturali, quasi spontanei rispetto a quelli che di solito usavo io con i più che semplici trucchi di mamma o di zia. Non avevo mai pensato ad usare quei colori, forse non mi ero nemmeno mai messo veramente a cercare tra i cosmetici di mamma o zia per vedere che altro ci fosse.
“Bhè che c’è? Sei senza parole?” chiese Monica.
“Si… non credevo fossi così brava Monica. Non mi ero mai truccata così..!”.
“Bhè non è che abbia fatto chissà che, ecco vedi questi sono i trucchi che ho usato.” mi fece vedere i cosmetici sul lavandino, effettivamente erano davvero pochi, come quelli che di solito usavo io. Mi spiegò rapidamente cosa aveva fatto, dandomi qualche consiglio su come sfumare bene l’ombretto sulle palpebre. “La prossima volta che vieni da me puoi farlo da sola, così fai pratica!” disse mentre mi dava una sistemata ai capelli. “Vedi come stai bene così Luana…” mi tenne i capelli raccolti dietro la testa, come se avessi una coda. “Vieni che ti faccio una bella foto!” prese il telefono e scattò alcune foto allo specchio mentre mi abbracciava e mi baciava, poi mi portò di nuovo in salone e mi disse di sedermi sul divano.
“Dai ora accavalla le gambe, guarda verso la finestra.” fece alcuni scatti. “Bravissima! Così…” continuò a scattare cambiando angolazione. “Ora guardami.” scattò alcune foto frontali, mi fece aprire appena la vestaglia. “Fai vedere la scollatura così…” non smetteva di scattare, era una sequenza continua, mi girava intorno, prendendomi da tutte le parti mentre mi sdraiavo a pancia sotto e alzavo le gambe, mi appoggiavo allo schienale oppure allungavo le gambe.
“Dai facciamo vedere qualcosa adesso.” allungò la mano per aprirmi la vestaglia e riprese a scattare, seguendo lo stesso schema di prima. Tenevo un lembo della vestaglia in mezzo alle gambe, per cercare di coprire in parte le mutandine rosse per via dell’erezione che iniziava a crescere. Dovetti fare molta fatica a cercare di nascondere il cazzo che oramai era sempre più duro, evidentemente Monica se ne accorse, con la mano arrivò alle mutandine e rapidamente le tirò per far uscire dal lato il cazzo eretto.
“Adesso si! Facciamo vedere il pezzo forte!” mi stesi lungo lo schienale, aprì appena le gambe tenendo il cazzo dritto con la mano. Monica mi catturava dal basso per evidenziare il cazzo eretto, si spostava di lato, prendendomi di profilo. Mi fece alzare in piedi, la vestaglia calata lasciando scoperta una spalla e il cazzo sempre dritto mentre lei mi fotografava prendendomi a figura intera oppure fermandosi sul cazzo, per prenderlo nel dettaglio. Allungò una mano per scappellarlo e indugiò appena qualche secondo, quasi sembrò che volesse masturbarmi. “Fallo vedere per bene…” riprese a scattare mentre lasciavo cadere a terra la vestaglia, rimanendo tutto in rosso. Mi girai di schiena e Monica fece diversi scatti del mio culo mentre lo toccavo per aprirlo e lasciare coperto il buco dal tessuto della mutandina.
“Mmm così tieni nascosta una delle parti migliore amore…” scansò con il dito la mutandina “Ora si… guarda che bello che è!” catturò in pieno il mio ano, iniziai a muoverlo, facendolo pulsare voglioso. Sentivo Monica che faceva apprezzamenti, ogni tanto allungava una mano per toccarlo tra una foto e l’altra. Sentivo le sue dita umide, evidentemente le bagnava con la saliva, dopo un paio di volte sentì chiaramente il suo dito entrare dentro, muoversi appena e poi uscire (evidentemente stava cercando di fotografarlo più aperto). Mi piegai sul divano, inginocchiandomi e tenendo bene aperto il culetto con le mani, all’improvviso sentì Monica dire che voleva fare un video, quella scena le sembrava troppo bella per essere semplicemente fotografata.
“Che meraviglia questo culetto. Guarda com’è morbido…” toccò le mie chiappe e diede una leggera sculacciata per farle vibrare. “Mmm è delizioso….” all’improvviso sentì la sua lingua nel mezzo, sussultai.
“Ah… Monica…” la sua lingua si muoveva velocemente, leccava tutto il buco. “Ma… stai riprendendo tutto?” chiesi.
“Si amore.” disse mentre aveva ancora la sua faccia in mezzo al mio culo. Con la mano libera prese il mio cazzo per masturbarlo, tirandolo verso di se. “Ora sfilati le mutandine Luana…” suonò quasi come un ordine, obbedì immediatamente. Mi fece allargare le gambe per poter lavorare meglio sul mio cazzo e aprire di più il mio culetto. “Che delizia questo culetto…” la sentì scendere con la lingua lungo le palle, arrivò quasi fino alla mia cappella. Mi sculacciò un pochino, mentre continuava a ripetere quanto fosse morbido e succoso. Poi lentamente infilò un dito, spinse fino in fondo e si mosse leggermente, sentivo i bordi del buco che piano piano si allargavano, infatti entrò subito il secondo dito. Monica si stava divertendo a riprendermi in quel modo, la sentivo che godeva di quella scena. Più lei affondava le dita dentro di me, più io spingevo verso l’esterno per sentirle meglio. Le piaceva che facessi così, provai a girare la testa per guardare cosa stesse facendo e mi resi conto che aveva avvicinato il telefono al buco per riprendere nel dettaglio il mio ano che pulsava mentre le sue dita affondavano dentro.
“Hai proprio voglia eh amore? Si vede dal culetto…” disse.
“Si Monica… non ce la faccio più ti prego..!” ansimai. La sentì poggiare il telefono per terra e poi infilò di nuovo le sue dita dentro di me mentre con l’altra mano mi masturbava. Curvava le dita, stava cercando il mio punto G. Subito sentì i primi brividi. Ansimai. Le sue dita uscirono da me ed entrò la sua lingua, sentivo che cercava di farsi strada nel buco mentre sul mio scroto iniziava a colare la prima saliva mista al succo anale. Provai ancora i brividi per quel senso di umidità. Ancora una sculacciata, poi Monica mi disse di girarmi. Mi misi a sedere sul divano e lei si alzò in piedi, vidi chiaramente il gonfiore sotto la sua vestaglia, quasi sembrava che volesse uscire da solo. Allentò la cintura, aprì la vestaglia e quel cazzo marrone venne fuori all’improvviso, se ne stava dritto come la prima volta che lo vidi, anche se curvava leggermente verso il basso. Con il dito, Monica mi fece segno di avvicinarmi, mi prese delicatamente il mento e avvicinò il suo pisellone nero alla mia bocca. Istintivamente l’aprì senza che mi dicesse nulla e lo presi dentro. Iniziai subito a passare la lingua attorno la cappella, muovendola come facevo sempre. Guardai Monica negli occhi mentre ero impegnato a tenere il suo cazzo in bocca.
“Brava amore, guardami negli occhi, così si fanno i pompini…” si toccò i seni. “Rallenta, succhia più lentamente. Fammi sentire bene la lingua e guardami.” rallentai, quasi rimasi fermo con la bocca. Facevo girare lentamente la lingua attorno la cappella. Mossi appena la testa, provando a succhiare delicatamente, le sue mani mi presero la testa e l’accompagnarono. “Così brava, ti ricordi quello che ti ho detto vero?” annuì lentamente, la bocca ancora piena, avrei voluto parlare e dirle che mi ricordavo tutto quello che mi aveva detto la rima volta che aveva voluto provare la mia bocca a casa di Daniele ma il suo cazzo era troppo grande per permettermi di parlare. Continuai a succhiare, accelerai leggermente il ritmo, Monica lasciò cadere la vestaglia, rimanendo nuda. Guardai il suo corpo dal basso, era meravigliosa. Iniziò anche lei a muovere il bacino, affondava il cazzo sempre più in fondo alla mia bocca e io facevo fatica a sopportarlo. Emisi i primi colpi di tosse ma lei non ci fece assolutamente caso, mi tenne ferma la testa ed affondò completamente, lo sentì entrarmi quasi nella gola, ebbi un conato di vomito. Quando uscì di scatto si portò dietro anche la mia saliva, il cazzo nero rimase a guardarmi davanti a me, Monica si masturbò mentre aspettava che riprendessi fiato e poi lo rimise subito dentro. Questa volta succhiai più velocemente mentre lei teneva una mano sulla mia gola e lo spingeva dentro, cercavo di muovere la lingua ma più entrava e più la lingua restava ferma, potevo solo leccare cercando di arrivare il più vicino possibile al suo scroto. La vedevo ansimare e godere sempre di più, cercavo di toccarmi, avrei voluto darmi piacere, masturbarmi, ma sapevo che se lo avessi fatto sarei venuto immediatamente e non volevo che tutto finisse lì, di colpo.
“Non ti toccare Luana, adesso ti spiego un’altra cosa…” staccò la mia testa dal suo cazzo e mi baciò. “Vieni sopra di me.” si sedette sul divano, allungò la mano per prendere un preservativo da una scatola sopra un mobile accanto a lei e se lo infilò in pochi secondi. Tenne dritto il cazzo con la mano. Andai subito a mettermi sopra di lei, con i tacchi non riuscivo a stare sul divano, dovetti restare con i piedi per terra e lentamente cercare di sedermi sopra il suo cazzo. Mentre cercavo di farlo entrare sentì le sue dita cercare il buco e provare ad allargarlo un po’, quando lo trovarono aprirono appena le mie chiappe e lo fecero entrare in un colpo solo. Sentì l’ano allargarsi all’improvviso, quasi fu doloroso, ma cercai di on farci troppo caso, del resto il cazzo di Monica era la prima cosa che entrasse nel mio culetto dopo diversi giorni di riposo. Cercai di rilassare i muscoli ed iniziai a muovermi facendo su e giù.
“Brava amore hai capito cosa devi fare. Muoviti, devi fare tutto tu, devi scoparti il mio cazzo.” aveva ragione, in quella posizione non potevo fare altro. Cercai di fare forza con le gambe e cominciai a muovermi, sentivo il cazzo di Monica dentro di me e ancora mi bruciava l’ano dal dolore, ovviamente era più grande di quello di Domenico. Fu in quel momento che mi resi conto del fatto che Monica era la prima persona a cui mi ero concesso dopo Domenico, la cosa quasi mi fulminò ma non riuscivo a restare immobile con quel cazzo nel culetto e continuai a muovermi. Iniziavo a sentire i primi brividi, era così grande che toccò la prostata quasi immediatamente oltre ad arrivare in profondità. Sentì i primi brividi, cercai di capire in quale punto dovessi cercare di spingere il più possibile e appena lo trovai, iniziai a muovere i fianchi.
“Esatto Luana, così… hai trovato il punto giusto vero?” si era accorta che avevo smesso di fare su e giù e avevo iniziato a muovere il bacino in maniera quasi circolare. “Ora devi continuare così, muoviti e usa il culetto, concentrati e vedrai che non ti servirà toccarti.” prese le mie mani e le tenne ferme sulle sue ginocchia. Non ci feci troppo caso, sicuramente lo fece per impedirmi di masturbarmi (non so cosa avrei dato in quel momento per avere una mano o meglio ancora una bocca che si occupasse del mio cazzetto duro e pulsante) ma non mi feci distrarre, continuavo a struscire i mio culo sul suo bacino, mentre il suo cazzo scavava dentro di me. Ero così impegnato a prenderlo dentro di me e a cercare di fargli toccare il mio punto G il più possibile che non mi resi conto che il mio cazzo lentamente si stava spegnendo, andava ad ammosciarsi, buon segno. Sentivo i brividi ed il piacere montare sempre di più, mentre Monica mi incoraggiava a non fermarmi, dicendomi di muovermi senza fermarmi nemmeno un secondo. Le gambe iniziavano a cedermi, ma non volevo smettere, le contrazioni partirono al centro del mio bacino e i brividi di piacere salirono per tutto il corpo, il pisellino che oramai era quasi del tutto moscio, iniziava a muoversi a ritmo, sbattendo contro le mie cosce. Provai a guardare se stessi iniziando a bagnarmi, ma il prepuzio aveva coperto la cappella. Sentivo il calore tra le gambe, all’improvviso avvertì un brivido, le gambe iniziarono a tremare sul serio… Le contrazioni erano sempre più forti, mi sembrò di sudare freddo.
“Oddio Monica. E’… è bellissimo!” ansimai.
“Lo sento che ti piace tesoro, stai tremando tutta.” mi rispose.
“Oh si… si mi piace!” mi teneva ancora le mani bloccate. “Monica sto per venire… Ah si!” mi trattenni dal gridare forte. All’improvviso Monica lasciò le mie mani, mi prese i fianchi per sollevarmi e mi staccò da lei.
“Vacci piano amore, abbiamo ancora tempo… vieni qui da me.” mi chiamò con il dito mentre con l’altra mano faceva dondolare il suo cazzo completamente bagnato dei miei umori. Mi inginocchiai e gattonando arrivai in mezzo alle sue gambe. Leccai tutti gli umori e quando ebbi finito, Monica si tolse il preservativo. Prese la mia testa, mi portò fino a lei ed iniziai ad ingoiarlo il più possibile, questa volta ero davvero affamato, cercavo di prenderlo fino in gola.
“Quanto ti piace il cazzo di Monica… vero?” chiese mentre si mordeva il labbro inferiore. Annuì cercando di non strozzarmi. Quel sapore era inebriante, mi mandava in estasi. Sentire quella cappella gonfia dentro il mio palato, in quel momento, era la cosa più bella del mondo. Mentre succhiavo, presi le sue mani, me le strinse mentre succhiavo e la guardavo fissa negli occhi. Vedevo che le stava piacendo, si leccava e si mordeva le labbra. Mi staccai dal cazzo, andai a mettere il viso tra le sue palle, sentì quel profumo pungente, quasi salato, leccai avidamente mentre il cazzo nero dondolava sopra la mia testa. Monica lasciò una delle mie mani, iniziò a masturbarsi, sentivo il suono della sua mano che scivolava lungo tutta l’asta dura e pulsante. Rimasi immobile in quella posizione mentre la sua mano mi accarezzava i capelli e la mia lingua lentamente si gustava quelle meravigliose palle oramai completamente bagnate. Monica all’improvviso mi tirò a se per baciarmi, mentre la sua lingua entrava e cercava la mia, mi slacciò il reggiseno, con un movimento rapido lo tolsi e lo buttai per terra. Mi prese tra le braccia e continuammo a baciarci, rotolammo appena sul divano, finchè non finì sotto di lei. Sentivo il suo cazzo che strusciava contro il mio, duro e ancora umido mentre il mio oramai era completamente moscio. Stringevo Monica tra le mie gambe quando all’improvviso prese le mie cosce, mi fece divaricare le gambe e si tuffò nel mezzo per leccarmi il buco semi aperto. Qualche colpo di lingua rapido e poi allungò la mano per prendere un altro preservativo che indossò alla velocità della luce. Stuzzicò il buco con le dita, indugiando appena con una falange che non entrò del tutto. Appena fu pronta tenni divaricate la gambe e lei puntò all’ingresso. Entrò delicatamente, guardandomi negli occhi, e quando fu dentro, iniziò a muoversi ritmicamente.
In quella posizione sentivo chiaramente quando andasse a fondo, forse anche più di prima. Guardando il mio ventre, mi sembrava di poter vedere chiaramente la massa del suo cazzo che spingeva dentro di me, lo sentivo muoversi, potevo percepire in quale punto si trovasse. Non riuscivo a distogliere lo sguardo, solo quando Monica si chinò per baciarmi riuscì a cambiare posizione. Mentre la sua lingua affondava nella mia bocca, le toccai i seni e lei non perse tempo, lasciò la mia bocca e mi prese la testa per affondarla nel suo petto. Quelle tette erano meravigliose, la mia faccia spariva lì in mezzo, sentivo il loro calore, la pelle liscia e profumata. Uno dopo l’altro presi i capezzoli nella bocca, sentirli duri tra le labbra era meraviglioso. Iniziai a succhiarli, Monica mi guardava con gli occhi pieni di affetto e amore, accarezzava la mia testa mentre fingevo di nutrirmi dai suoi seni. Credo che le piacesse davvero quel momento. Appena fui sazio, mi staccai dai suoi capezzoli e lei non aspettò un secondo di più per rimettere la sua lingua nella mia bocca mentre continuava a stantuffare il mio culetto. La stringevo a me con le gambe e con le mani, mentre toccavo il suo culo tondo e duro. Perse per un attimo il ritmo ma allargando di nuovo le mie gambe tornò dentro e riprese il tempo, si staccò dalla mia bocca e mi sfilò una scarpa, la sua lingua iniziò a leccare le mie dita (aveva capito che mi piaceva tantissimo) finchè non ingoiò metà del mio piedino. La sua lingua sotto la pianta del piede mi faceva un leggero solletico, ma tutto ciò era bellissimo. Leccò le mie dita mentre oramai il suo pisellone aveva trovato la mia prostata e mi stava mandando in estasi, buttavo gli occhi all’indietro ed ansimavo.
“Muoviti tesoro, cercalo…” rallentò il ritmo e appena capii cosa intendesse dire, tirai un sospiro ed iniziai a muovere il bacino. Tornai a sentire nuovamente quel senso di pienezza, anche se questa volta sembrava meno “invasivo” del solito. Lo sentivo che premeva, era dentro di me, oddio che meraviglia… pensai. Lentamente, movimento dopo movimento iniziai a capire cosa intendesse dire Monica e capii che aveva ragione. Ero io adesso, non più lei, a condurre il gioco. Non era facile ma cercavo di tenere il ritmo mentre Monica se ne stava ferma e si faceva scopare del mio culo. Restare fermi era difficile, entrambi sul divano rischiavamo sempre di scivolare ma per fortuna lei sembrava tenermi saldamente. Ogni tanto la sua mano prendeva la mia cappella, la massaggiava, la bagnava con tutto il pre sperma che avevo iniziato a tirar fuori e ogni volta che lo faceva era più eccitante che mai. Dovetti seriamente resistere, ero quasi al limite dell’orgasmo.
“Monica ti prego fammi fermare un secondo, non riesco a resistere sto per venire…” dissi cercando di fermarmi. Lei uscì di colpo da dentro di me concedendomi qualche secondo di tregua, mi tremavano le gambe. Si chinò verso di me, la sua bocca iniziò a leccarmi l’interno coscia, prima a destra e poi a sinistra, bastarono pochi secondi a farmi riprendere. Quando sentì il mio respiro tornare regolare, la sua bocca ingoiò completamente il mio pisellino moscio e bagnato mentre due dita entravano nel mio culetto oramai completamente dilatato. Gli occhi di Monica mi fissavano. Diede un paio di colpi di lingua, quel tanto che bastava per riportare appena in forma il mio cazzo e appena ebbe finito si rimise in posizione, pronta per entrare di nuovo. Scivolò subito e tornò a muoversi come prima, ma questa volta al sentivo molto più convinta, molto più presa, pensai che forse anche Monica era sull’orlo dell’orgasmo e ne ebbi conferma subito dopo. “Amore ci sono quasi, sto per sborrare..!” esclamò mentre teneva le mie gambe aperte. Ci mise pochissimo, uscì subito, si tolse il preservativo e mettendo il suo cazzo duro e pulsante sopra il mio, moscio e bagnato, iniziò a masturbarci all’unisono. La vidi tremare un secondo, poi all’improvviso partirono i primi schizzi. Il bianco quasi trasparente, caldo e liquido mi finì addosso. Prima qualche schizzo leggero e poi arrivò con tutta la sua forza. Due, tre, quattro schizzi copiosi, carichi di sperma bollente che mi coprirono quasi tutto il petto, il ventre e parte del mento. Monica ansimava, la bocca aperta e gli occhi chiusi mentre mi inondava di sperma, il suo orgasmo finì quando sentì la sua mano stringere forte i nostri cazzi, insieme. Non perse tempo, appena riprese fiato lasciò la presa e tornò con le sue dita nel mio culetto. Iniziò a stuzzicarmi come aveva fatto prima e con l’altra mano me lo prese per masturbarmi. Questa volta sentì tutta la sua forza e la sua chiara voglia di farmi venire, non disse nulla, lasciò che le sue mani facessero tutto. Credo che resistetti per uno o due minuti al massimo, poi mentre la sua mano stringeva la mia cappella, iniziai a schizzare anche io. Anche i miei schizzi erano bollenti, quasi trasparenti e forti. Il mio sperma seguì lo stesso percorso che aveva fatto il suo, contribuendo ad allargare le chiazze che avevo addosso e che rischiavano di colare sulle lenzuola. Smisi di venire quando sentì le contrazioni che mi costrinsero a stringere le gambe attorno a Monica, quasi volessi stringerla per farla staccare da me. Restammo immobili e riprendemmo fiato. Tutti i nostri muscoli si rilassarono, sentì le mie gambe crollare, distese sul letto mentre Monica si sistemava i capelli staccandoli dal suo viso sudato. Appena il suo respiro tornò regolare, iniziò a raccogliere lo sperma sul mio ventre con un dito e lo usò per imboccarmi. Mentre leccavo le sue mani, lei iniziò a ripulire parte del mio petto con la lingua, la vedevo raccogliere grosse e generose porzioni che ingoiava in un colpo solo, mentre con la mano raccoglieva il resto per darlo a me. Ero così eccitato da tutto ciò che leccavo avidamente, cercando di non farmi scappare nemmeno una goccia di quella deliziosa e saporita mistura di seme. Quando finimmo tutto, Monica salì sopra di me e lecco le mie labbra per recuperare tutto ciò che poteva essermi sfuggito e quando fu sicura di non aver dimenticato nulla, mi baciò. La sua lingua entrò fino in fondo, sentì il sapore della sborra misto a quello della sua lingua. Restammo così ancora un po’, in meritato riposo.
Chiusi gli occhi per qualche secondo, mi sembrò quasi di dormire per quanto ero stanco, li riaprì appena mi resi conto che rischiavo di cadere tra le braccia di Morfeo. Monica era in piedi accanto a me con due bicchieri ed una bottiglia d’acqua tra le mani tra le mani.
“Tieni amore, ne abbiamo proprio bisogno!” mi passò il bicchiere che vuotai quasi con un sorso solo, mi riempì nuovamente il bicchiere quasi fino all’orlo. “Sei stata bravissima!” esclamò buttando giù un sorso d’acqua, “Hai capito perfettamente quello che volevo dire. Promossa!” mi diede un bacio sulla guancia mentre stavo vuotando per la seconda volta il bicchiere.
“E’ stato tutto merito tuo Monica, quando sono con te mi sento a mio agio, davvero.” risposi.
“Ah me ne sono accorta! Ansimavi come una cagnolina in calore tesoro.”.
“Non… non vorrei sbagliarmi, ma credo che solo con zio Domenico mi sia capitato di, ecco, sentirmi così a mio agio.” ammisi timidamente.
“”Stai facendo degli ottimi progressi, forse non dovrei dirtelo perché suonerebbe stupido, ma poco fa non eri la stessa ragazza che ho conosciuto alla cena a casa di Daniele.” la sua affermazione mi lasciò quasi perplesso, non sapevo che rispondere. “Lo dico in senso positivo tesoro!” le risposi con un sorriso e lei capì di non aver fatto una gaffe. “Mi auguro che sarà sempre così…” mi abbracciò. Restammo stretti per qualche secondo, poi Monica mi chiese se dovessi tornare a casa. Guardai l’orologio sulla parete, in effetti si stava facendo tardi, il nostro gioco era durato più di un’ora anche se mi era sembrato un battito di ciglia. Andai in bagno a darmi una rinfrescata, mi struccai di corsa, sistemai i capelli, poi raccolsi la vestaglia e tutto il resto. Mi cambiai velocemente, misi lo zainetto in spalla ed aspettai Monica che uscì dal bagno di fretta, già cambiata con gli stessi vestiti di prima, tirò su la lampo del piumino ed uscimmo di casa. Durante il tragitto in macchina, Monica mi disse che mi avrebbe mandato subito il video che aveva fatto durante il nostro incontro e, nel caso in cui la cosa mi avesse dato fastidio, lo avrebbe cancellato subito dal suo telefono appena terminato l’invio. La ringraziai e tirai un sospiro di sollievo, effettivamente non ci avevo minimamente pensato, anche se molto probabilmente non mi si vedeva in faccia, l’idea che quel video potesse finire nella mani di qualsiasi estraneo mi faceva venire i brividi.
La macchina accostò davanti al cancello del palazzo di zio, scesi e baciai Monica, ringraziandola per la meravigliosa serata. Appena prima di lasciarmi, Monica mi inviò il video, arrivò rapidamente e appena sentì il cellulare vibrare nei miei pantaloni, la vidi eliminare il video dal suo telefono. Ci salutammo di nuovo e corsi a casa. Entrai senza fare rumore e andai subito a mettermi a letto.
La mattina dopo mi svegliai stranamente presto, mi sentivo riposato, sentivo chiaramente che mi ro appena svegliato da un sonno pesante e ristoratore. Guardai l’ora, erano da poco passate le sei del mattino, decisamente troppo presto… Sentivo i rumori in corridoio, mamma e papà si stavano preparando per uscire, li sentivo parlare, mamma diceva qualcosa riguardo ad un aperitivo che doveva prendere quel pomeriggio con zia Maddalena. Cercai di non farci troppo caso e misi la testa sotto le coperte, cercando di riprendere sonno. Finì per rigirarmi nel letto per altre due ore, dormendo a tratti. Mi alzai lentamente, feci colazione e trovai un biglietto di mamma vicino al frigorifero, mi chiedeva di comprare il latte che era quasi finito. Mi lavai i denti e misi la prima tuta che trovai, misi velocemente le sneaker ed uscì di casa. Mentre rientravo con la busta del supermercato tra le mani, incontrai zio Domenico che stava uscendo di casa, mi salutò sorridente. Ricambiai il saluto, trattenendomi dal baciarlo.
“Come stai tesoro di zio?” mi chiese.
“Benissimo, e tu?” risposi.
“Molto bene, sai oggi ho ricevuto delle belle notizie, anzi bellissime.” mi disse sorridente.
“Addirittura? Che cosa è successo?” chiesi incuriosito.
“La prossima settimana dovrò andare in trasferta, mi mandano a Pescara. Sarò da solo…” si appoggiò al cancello, fissandomi intensamente.
“Ah però… tutto pagato?”.
“Hai da fare la prossima settimana?” mi chiese improvvisamente.
“Cosa..?” non sapevo che rispondere. “Ma di.. dici davvero?”.
“Si, perché non vieni a farmi compagnia?”.
“Ma come farei con l’albergo?” chiesi.
“Oh non preoccuparti, penso a tutto io. Tu dovrai solo portare te stessa tesoro mio.” disse sornione.
“Ok, va bene. Troverò una scusa per i miei…”.
“Mi fa molto piacere tesoro, vedrai che passeremo un’altra bellissima settimana insieme. Ora scusa ma devo scappare, ci sentiamo e ti dirò tutti i dettagli del viaggio.” scappò via.
Tornai a casa, misi il latte in frigo e andai in camera a cambiarmi, mentre mettevo il reggiseno rosso provai ad immaginare come sarebbe stata la prossima settimana. Istintivamente la mia mano scese giù. Provai a sistemare il pisellino nelle mutandine ma al solo pensiero di ciò che mi attendeva nella settimana seguente, impazziva e saltava sull’attenti.

(Racconto tratto da una storia vera. I nomi dei personaggi e alcune vicende sono stati modificati per proteggere la privacy dei diretti interessati. Per qualsiasi informazione, suggerimento o domanda potete scrivere a: forbidden.fantasy@outlook.com)

Leave a Reply