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Le Strade Di Francia

By 16 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

 

30 novembre, Parigi Gare du Nord, stazione ferroviaria. Il mio treno si stava muovendo mentre i passeggeri si affrettavano a prendere posto in carrozza. Come tutti i lunedì sera stavo tornando a casa dopo il meeting aziendale che si tiene a Porte Saint Denis. Davanti a me il desktop del mio portatile mi mostra crudelmente la foto con Chiara a Bora Bora immersa fino alle ginocchia in un mare cristallino con indosso solo un bikini bianco che ne risalta l’abbronzatura. Chiara, la nostalgia fa brutti scherzi, soprattutto quando sei da tanto tempo lontano da casa. Eravamo felici insieme, felici fino a quando mi ha posto come ultimatum di sposarci entro 12 mesi. Convivevamo già da un anno e tutto andava alla grande, anche se la casa era di suo padre e i mobili li aveva pagati lei. Dopo quella “proposta” iniziai ad essere nervoso ed insicuro di tutto. L’amavo, il nostro rapporto aveva già resistito a una scappatella con un’amica e soprattutto alla passione travolgente di 2 settimane con mia cugina Daniela. Tanto era durato quell’amore incestuoso che mia cugina mi aveva regalato, fino a quando mi disse basta, per lasciarmi creare una vita insieme a Chiara. Per i primi 6 mesi restammo in contatto ogni giorno, poi man mano il tempo passava sentivo Daniela sempre più distante finché un giorno mi scrisse di aver trovato in un suo collega non l’amore, ma l’affetto quotidiano che a 45 anni sentiva necessario. Smise di cercarmi e di inviarmi le sue foto in versione sexy; non mi rimase altro che concentrarmi sulla mia fidanzata e su quel matrimonio che mi creava tachicardia e insonnia. Il destino volle però intervenire ancora nella mia vita sotto forma di crisi economica, a Marzo mi misero in cassa integrazione e decisi quindi di lasciare il lavoro per cercarne un’altro. La scelta mandò su tutte le furie Chiara e la lite degenerò fino a farci lasciare definitivamente.

Senza lavoro, senza ragazza, in affitto in un monolocale, e con il conto in banca che si stava velocemente prosciugando,arrivò all’improvviso una speranza di svolta per la mia vita.

Una mail di Filippo, amico di infanzia, mi proponeva un lavoro vicino a Brest, nord della Francia, presso una compagnia di trasporti.

Non esitai a contattarli per un colloquio e presi il primo volo che mi avrebbe portato li. Incredibilmente la Kelion accettò la mia domanda e mi disse che il lunedì successivo avrei iniziato a lavorare.

Tornato a Firenze, chiusi il contratto di affitto, lasciai i pochi oggetti personali a un’amica e con una valigia di sogni e vestiti me ne andai dall’Italia senza salutar nessun altro che i miei genitori.

Oltre che un posto di lavoro, la Kelion mi mise a disposizione una sistemazione a 25 minuti di pullman dall’ufficio. Località LeConquet, paesino affacciato sull’oceano e appartamento al secondo piano di una casa gestita da Madame Margot Picard, una vedova di circa 60 anni, che vive col gatto al piano terra e che mi guardava sempre storto per via delle mie origini italiane.

Per tutta l’estate LeConquet fu meravigliosa, poi l’autunno e l’inverno mi mostrarono il lato freddo e minaccioso del vivere sull’oceano. Durante i frequenti temporali ululava il vento e i finestroni che si affacciavano sul mare sembravano sempre sul punto di cedere per la troppa pressione. Le onde che si infrangevano sugli scogli rimbalzavano fino a bagnare le mie finestre: era lo spettacolo della natura, spaventoso ma attraente al tempo stesso.

Fortunatamente il lavoro mi toglieva un sacco di tempo e anche le serate a casa le passavo spesso lavorando.

Poi come già detto iniziai tutti i lunedì a spostarmi a Parigi per il resoconto con la casa madre Kelion. E proprio vicino alla sede ho scoperto un negozio che vende il Cognac Martell, la mia nuova passione. Ne comprai 2 bottiglie, visto che il mio compleanno era l’indomani. Arrivato a casa ne versai senza pensarci 2 bicchieri, poi un senso di solitudine mi pervase quando mi resi conto che erano 6 mesi che non tornavo a Firenze e che non avevo nessuna persona amica nel raggio di 1200km.

Decisi di aggrapparmi a l’unica persona che mi sentivo vicina.

Con l’autoscatto mi immortalai nell’istante di un brindisi con la fotocamera e inviai per posta prioritaria la foto e la seconda bottiglia di Cognac a mia cugina Daniela.

Passarono 3 settimane di vuoto. Nessuna risposta, nessun messaggio, nessuna chiamata.

Il 24 Dicembre, uscito dall’ufficio, tornai a casa per le festività natalizie. Sulla porta trovai un biglietto di Madame Picard: diceva freddamente che sarebbe stata ospite da sua figlia Amelie per Natale, a Lorient, e sarebbe tornata il 2 Gennaio. Nessun Bon Noel. Nient’altro. Vecchia acida.

Mi misi sul divano con il Martell come unico amico. Il forno riscaldava la Belle Naples Pizza, il prodotto trovato più simile all’Italia. Un cenone triste, reso ancora più triste dall’idea, subito accantonata, di chiamare una puttana per non essere solo.

Stavo proprio raschiando il fondo e per la prima volta da quando ero in Francia mi ero convinto di prender l’aereo e tornare a casa.

La notte passò, grazie anche all’aiuto del cognac, quando la mattina di Natale sentii bussare alla porta.

Pensavo fosse l’effetto dell’alcool, invece il bussare si faceva sempre più insistente. Dalla finestra non si vedeva l’ingresso, si vedevano solo i nuvoloni plumbei e la pioggia battente su tutta LeConquet, perciò indossai i pantaloni e la felpa e corsi giù per le scale per aprire.

Senza domandare chi fosse aprii il portone e impiedi davanti a me si presento mia cugina Daniela.

Un lungo impermeabile beige l’abbracciava fino le ginocchia e un cappello le copriva la testa. Senza ombrello e con una valigia viola ai piedi, mi sorrise e quello mi sembrò il momento più bello della mia vita.

-Ciao Luchino! Buon Natale-

-Ma che ci fai qui? Ti devo essere sembrato proprio disperato se ti sei fatta tutto questo viaggio?-

-Appunto, mi faccio 1200km per te e tutto quello che hai da dirmi è: che ci faccio qui??-

-No no sali che sei bagnata, poi mi racconti.-

Ero felicissimo, se avessi avuto la coda mi avrebbe visto scodinzolare, mi diede un bacio sulla guancia e si lasciò il bagaglio alle spalle salendo le scale.

Una sensazione meravigliosa mi pervase chiudendo a chiave la porta di casa con noi dentro, il temporale e tutto il mondo fuori.

Appena entrati nell’appartamento si tolse l’impermeabile e il cappello resi pesanti dalla pioggia e si diresse in bagno per asciugarsi. Sistemai la sua valigia vicino all’armadio e preparai un the caldo per farla acclimatare. Aspettai 5 minuti fuori dal bagno prima di poterla abbracciare e quando uscì la strinsi tra le mie braccia ricevendo tutto l’affetto e il contatto umano che mi mancava da tempo.

Era cambiata da l’ultima volta che ci eravamo visti. Aveva cambiato taglio di capelli, prima li portava lunghi poco oltre le spalle, ora invece aveva dato un taglio netto appena sotto i lobi. Era un acconciatura da donna matura risaltata ancora più dagli occhiali nuovi squadrati e di color rosso Alfa. Aveva anche messo qualche chiletto in più, che si era distribuito su fianchi e pancia, ma devo dire che anche il seno ne aveva guadagnato.

Anche il suo stile era cambiato, non più vestiti larghi e comodi ma sembrava avesse rubato il guardaroba di una manager di successo. Indossava un pantalone nero che terminava stretto sulle caviglie e ai piedi ricoperti con le calze color pelle, due scarpe col tacco in vernice nera.

Sopra indossava un maglioncino bianco e da sotto usciva il bavero di una camicetta nera e un filo di perle. Elegante, molto elegante.

-Mi spiace averti fatto preoccupare e soprattutto non averti salutato alla mia partenza.-

-Non badarci, l’importante adesso è che tu ti rilassi, ci penso a tutto io; mettiti comodo sul divano che la tua Dani ti prepara il pranzo di Natale- e così fece.

La tavola era apparecchiata come mai avevo fatto nei miei 6 mesi francesi, non sapevo nemmeno di avere una tovaglia in quella casa. Mentre mangiavamo ci aggiornammo sulle nostre vite, mi disse che con il suo collega Giacomo era finita perché non avevano trovato affinità e conducevano vite troppo diverse. Insomma era troppo abitudinario e monotono per lei. Aveva anche lasciato il lavoro e si era messa in proprio aprendo un sito di web-designer. Lavorava quindi da casa insieme a due collaboratrici che facevano il grosso del lavoro, mentre lei gestiva i contatti e la pubblicità. Mi confidò che il nuovo lavoro rendeva bene e che nel giro di un anno il suo reddito era raddoppiato rispetto a prima. Io le raccontai del mio lavoro alla Kelion, dell’ambientamento in Francia, della vecchia padrona di casa e del suo odio per me e per l’Italia.

-Hai visto Chiara in questi mesi?-

-Si, mese scorso, mi ha consegnato l’invito per le nozze-

-Ma come? Si sposa? E con chi?-

-Ha conosciuto un collega di suo padre ad un galà di beneficenza; è un bravo ragazzo, guardano tutti e due nella stessa direzione, hanno le stesse ambizioni e gli stessi sogni.-

-Son felice per lei, davvero. Mi sento libero e non più in colpa. L’unica cosa che mi spiace è che le ho lasciato la maglietta di Batistuta-.

-Sei il solito cretino! Non vuoi sapere se mi ha chiesto di te?-

-No, non mi interessa più ormai-.

-Meglio così, bisogna guardare avanti senza rimorsi o rimpianti per il passato-.

E così brindammo a noi e al futuro sconosciuto.

La giornata passò tra fiumi di parole e buon cibo; si fece sera. Lei preparò il divano con un cuscino e una coperta ma le cedetti volentieri il letto matrimoniale e mi accomodai sul sofà. Mi venne a salutare quando io ero già sotto la coperta e lei aveva appena indossato un pigiama pesante. Si sedette sul bordo del divano e iniziò ad accarezzarmi i capelli; sorridendo mi baciò la fronte e se ne andò a dormire.

Nel silenzio della notte, con Daniela nella stanza a fianco, mi attraversò la mente una riflessione. Avevo notato subito il cambiamento nell’aspetto e nell’abbigliamento ma soprattutto mi spiazzò come il suo sguardo nei miei confronti era cambiato.

Non vedevo più gli occhi dell’assetata di sesso che mi spolpava prima con gli occhi e poi con le mani; vedevo invece nel suo sguardo la missione della crocerossina che non può fuggire davanti a un bisognoso.

Capii in quell’istante che non si poteva tornare indietro e la passione degli anni prima sarebbe rimasta solo un bel ricordo. Daniela era davvero cambiata e il suo arrivo a LeConquet era stato dettato solo dalla mia fragilità emotiva.

Il giorno dopo il maltempo si placò e la portai a visitare Brest. La tenevo sottobraccio mentre passeggiavamo per le vetrine del centro e ogni tanto la guardavo mentre meravigliata ammirava le boutique di alta moda. Mi trattava da re tutto il giorno, mi cucinava, mi lavava e stirava i panni, puliva casa e mi riempiva di attenzioni senza però toccare mai argomenti piccanti o d’imbarazzo. Passarono altri tre giorni e la mattina del 29 Dicembre mi svegliai mentre Daniela stava preparando la valigia.

-E così è già finita la vacanza?-

-Purtroppo Luchino; devo rientrare per lavoro e per di più a capodanno sono ospite da un cliente in una festa in Trentino, sai come sono gli affari-.

-Certo fai bene, così magari ti diverti mentre ti fai pubblicità-.

Mi vestii mentre lei chiuse il bagaglio.

-Senti Dani, ti ringrazio per questi giorni. Sei stata un angelo. Volevo solo dirti che, anche se non ne abbiamo più parlato, quello che c’è stato tra noi mi resterà nel cuore e nella mente come il ricordo più bello della mia vita-.

Prima di rispondermi vidi che gli occhi le erano diventati lucidi.

-Luca accetta il mio consiglio: sei giovane e sei un ragazzo fantastico, guarda avanti. Il passato devi lasciarlo stare, per il tuo bene-.

Dicendomi queste parole mi diede un bacio tra la guancia e la bocca sfiorandomi le labbra e usci di casa dove il taxi la stava aspettando: era il bacio d’addio.

La solitudine tornò ad essermi amica.
L’ultimo giorno dell’anno stava passando in maniera anonima, reso leggermente diverso solo da qualche sparo di mortaretti anticipato. Tra mail e telefono tutto taceva.
Mancavano 2 ore alla mezzanotte e me ne stavo seduto sul divanetto in muratura creato proprio sotto il finestrone che dava sull’oceano. Il mio cenone era, come ormai in tutte le grandi occasioni, la Belle Naples Pizza e un paio di Du Demon per ravvivare la serata.
All’improvviso i fari di un taxi bianco squarciarono il buio che ricopriva la strada costiera sotto casa.
Vidi scendere una persona dal lato passeggero che subito aprì un grosso ombrello bianco per coprirsi dalla pioggia battente, impedendomi di capire chi fosse.
Pensai subito a Daniela o a Madame Picard anche se speravo solo nella prima opzione.
Suonò il campanello e corsi giù per le scale.
-Madame Picard suonerebbe perchè ha le chiavi, allora è Daniela!- pensai.
Aprii il portone pronto ad abbracciarla quando una venere nera si presentò davanti a me.
-Lùc?-
-Oui, c’est moi_
-Bonsoir! Je suis Dominique-
-Bonsoir-
Chiuse l’ombrello ed entrò in casa senza aggiungere altro.
Dopo un attimo di sbandamento la seguii fino al mio appartamento:
-Dev’esserci un errore Mademoiselle.-
-Pourquoi? Sei Lùc? LeConquet, Route Touristique n°96? Secondo piano?-
-Si, si sono io ma cosa ci fa Lei qui? Chi l’ha mandata?-
-Una persona che ti vuole bene ha detto che avevi bisogno di compagnia stasera. E aveva ragione.-
-Guardi, senza offesa ma ora ho bisogno solo di esser lasciato in pace, le chiamo un taxì-.
Ero scosso mentre parlava ma non potevo far a meno di ammirare questa pantera che avevo di fronte.
Fui attirato subito dalle lunghe gambe nere con ai piedi due scarpe rosso fuoco slanciate da un tacco di 10 cm.
Salendo con lo sguardo e continuando sulle due autostrade parallele, un sedere sodo e maestoso, fasciato in un vestitino in latex blu elettrico che parte a metà coscia e termina appena sopra il ricco e abbondante seno.
Il lungo collo porta a un viso grazioso, reso però quasi volgare dal pesante trucco. Le labra carnose e rosso rubino mi indirizzano verso gli occhi lucenti, come fari nella notte immersi nella sua carnagione d’ebano.
La chioma riccia e voluminosa cadeva sulle spalle coperte da un giubbottino in pelle nera.
Mi voltai per cercare l’elenco del telefono che era posto sotto una montagna di libri e scartoffie, 30 secondi di distrazione e appena mi voltai trovai Dominique completamente nuda.
Una zip l’aveva spogliata aprendo a metà il vestitino blu, ed essendo già senza biancheria si mostrò a me con i grossi seni stretti tra le mani mentre li stringeva facendo risaltare le lunghe unghie rosse.
Immagino la mia espressione da ebete dinnanzi a tanto ben di Dio.
Iniziò ad avvicinarsi con passo felino sculettando, con un gesto veloce della mano mi prese il pacco già in fermento provando a slacciarmi la tuta. Fu quel gesto che mi fece rinsavire, mi scansai e provai a raccogliere il suo vestito per ricoprirla.
-Non posso!- Provai a scusarmi.
Appena abbassato mi spinse con la gamba sul divano dietro a me. Ero seduto ed immobilizzato quando lei tolse dalla borsetta un dildo fucsia di almeno 20 cm. Alzò la gamba ad angolo retto e la posizionò in mezzo alle mie andando ad appoggiare il collo del piede adiacente al mio cavallo.
Con un gesto lento ma sicuro si infilò tutto l’oggetto nella sua vagina, quasi completamente depilata se non fosse per una striscetta di peli, per poi estrarrlo. Grondava di liquido e con un movimento rapido se lo portò alla bocca, prima assaggiandolo con la lingua, poi lo ingoiò fino quasi alla base. Ne uscì completamente ripulito.
Stavo sudando freddo, i miei freni inibitori stavano cedendo quando lei esclamò:
-Lùc, conosco tutti i tuoi desideri, le tue perversioni e tutti i tuoi sogni. Son stata pagata per portarti in paradiso per 12 ore perciò diamoci da fare.-
Mi era ormai chiaro che la mandante fosse Daniela; tutte le idee, confuse fino a quel momento si allinearono e ordinarono nella mia testa. La volevo riprendere.
Volevo solo lei come donna.
Iniziai a ridere provocando perplessità in Dominique.
Le baciai il piede e spostai gentilmente la sua gamba. Mi alzai, baciai la mano inchinandomi a lei.
-Sei splendida, sei una dea, sei la donna più sexy che io abbia mai visto, ma io amo lei, l’ho capito proprio adesso.
-Sei prezioso-. Disse la mia incantatrice, e si rivestì.
Arrivò il taxì e lei stava per uscire. Mi sorrise mi abbracciò e mi baciò il collo.
-Questo è il mio biglietto. Numero ed e-mail. Quando vuoi la prossima è gratis. Questo pacchetto invece è da parte di chi mi ha mandato. Potrai aprirlo, ma solo fra 7 giorni. Bonne Année! Lùc, au revoir- E se ne andò.
Aveva smesso di piovere, il taxi l’aspettava 20 metri più avanti. Era da poco scoccata la mezzanotte e non me ne ero neanche accorto. Vedevo Dominique allontanarsi ondeggiando quel sedere che avrebbe fatto impazzire anche un cieco, sicura che io la stessi guardando.
Avrò forse fatto un errore a pensare che Daniela sarebbe tornata da me? Ma era un prezzo che ero disposto a pagare per poterla ancora possedere.
Una volta calmato restai davanti al finestrone a guardare i fuochi mentre contemplavo il pacchetto misterioso lasciatomi dalla ragazza, finchè decisi di andar a dormire.
Passarono tre giorni da quella sera, Madame Picard era tornata e non si era nemmeno degnata di salutarmi o farmi gli auguri; resistevo ancora alla tentazione di aprire il pacco, ma la curiosità e la noia della vacanza prolungata ebbero la meglio. Lo scartai pian piano: era un cofanetto di una gioielleria di Brest.
-Non può essere un anello- pensai.
Aprii la scatola e dentro trovai una chiave e una piccola mappa di Brest. Sulla chiave c’era scritto: 2645 Deposito de Securitè-Brest.
2645, la mia età e quella di Daniela, forse voleva farmi ragionare ancora un po’ prima di aprire quella cassetta di sicurezza, ma se avevo rifiutato la visita di cortesia di Dominique, nulla più poteva farmi cambiare idea.
Passò anche il settimo giorno e dovetti tornare al lavoro. La giornata sembrò interminabile con la chiave che mi fissava appoggiata sulla mia scrivania. Finii di lavorare alle 17 e con una fretta mai avuta prima non presi il bus ma chiamai un taxì. Destinazione: centro di Brest, deposito di sicurezza.
Non ci impiegai molto a trovare l’armadietto giusto: piano 2, sezione 6, numero 45, eccolo 2645. Era di piccole dimensioni, largo come un foglio A4 e alto quanto un pacchetto di sigarette. Una volta aperto ci trovai una scatolina di latta con i colori della Fiorentina e due buste beige: una piccola e abbastanza leggera e una più grande e pesante. Chiusi il cassetto, riconsegnai la chiave e tornai a casa senza aprire niente.
Prima di aprire il tutto mi lavai, mangiai un panino, mi rilassai un attimo guardando l’oceano e quando mi sentii pronto portai sul tavolo i tre oggetti.
Iniziai con la busta più grande. All’interno c’erano dei moduli della DHL per il ritiro di tre colli; altri fogli erano per attivare la linea ADSL qui a casa mia e infine un bigliettino scritto a mano che diceva:

“Adesso so veramente che vogliamo la stessa cosa per il nostro futuro. Ti cercherò io al momento giusto. Dani.”

PS: Ma come hai fatto a non “zompare” su Dominique? Me la sarei scopata anch’io!!!

Riusciva sempre ad eccitarmi, anche scrivendomi una battuta.
Successivamente decisi di aprire la scatola di latta: “clac”.
Le sue mutandine viola (anche se chiamarle mutandine era diminutivo visto le dimensioni del suo magnifico sedere), le portai subito al naso; peccato che non profumassero di lei ma di detersivo.
Ero troppo felice e mi precipitai anche sulla seconda busta. Non credevo ai miei occhi: una decina di foto di Daniela sul suo letto. Alcune mentre sfoggiava degli intimi sexy, altre mentre nuda si masturba con le dita e si leccava il seno. Divino. Non resistevo più e corsi in bagno con foto e mutande per liberarmi di tutti questi mesi di repressione di ogni istinto; venni 3 volte in poco tempo con tutto quel materiale davanti.
Due giorni dopo, mentre scendevo le scale incontrai la padrona di casa che mi stava aspettando al portone.
-Bonjour Madame-
-Salùt, dal 12 di Gennaio avrai una convivente, giusto?-
-Si, penso di si-.
-Devi subito compilare il nuovo contratto, il prezzo dell’affitto si alza di 100€ al mese, non voglio disturbo e volgarità a casa mia. Chiaro?-.
-Come il sole Madame, Buona giornata-. E me ne andai, felice come un bambino a Disneyland.
Solo due giorni mi separavano dalla felicità, iniziai i preparativi per accoglierla al meglio.
Comprai lenzuola e coperte nuove, piante e fiori, riempii il frigorifero e la dispensa con tutto quello che poteva piacerle, passai anche a prenderle un regalino al sexy-shop. La mattina del 12 gennaio un sms diceva:
-Arrivo a Brest h16.00 vicino alla stazione dei bus. I bagagli te li consegnano stamattina. Non vedo l’ora di…-

Fortunatamente avevo preso il giorno di ferie da attaccare al weekend. Avevamo quindi 72 ore filate di NOI allo stato puro. Le provviste servivano proprio a questo. Il corriere consegnò verso mezzogiorno le sue valigie; avrei voluto aprirle e annusare i suoi vestiti, il suo intimo, tutto per averla già con me ma mi convinsi di comportarmi bene e le sistemai dentro la stanzina che uso come armadio. Alle 16 ero già alla stazione, quando finalmente arrivò. Scese dal pullman navetta che arriva dall’aeroporto, era raggiante in volto e subito incrociammo lo sguardo: era tornata, era già vogliosa, ci abbracciammo e stringemmo per 5 minuti.
-Andiamo subito a casa Luchino-.
-Certo Dani, il taxi è già qui che ci aspetta. Salimmo in auto e appena chiuse le portiere lei mi baciò appassionatamente. Ero in estasi, avevo quasi mal di testa dalla felicità. Giunti a destinazione aprii il portone la feci entrare ma ci trovammo di fronte Madame Picard che ci sbarrava la strada.
Vecchia rompicoglioni, pensai tra me e me, lasciaci salire in pace. Invece Daniela la salutò con cortesia, si scambiarono i 2 baci sulle guance e ci invitò per un thè da lei. Perfetto tutto quello che volevo. Mentre eravamo in sua compagnia sembrava un altra persona rispetto alle settimane e ai mesi precedenti; certo non mi degnava di uno sguardo, però era gentile e pacata con mia cugina. Dopo un ora di tortura ci lasciò andare e accennò al fatto che non sarebbe aumentato l’affitto. Strano comportamento, però ora il mio obbiettivo era di starmene solo con lei. Entrai in casa per primo, le tolsi la giacca e tolsi anche la mia. La guardai e prendendola per i fianchi la alzai prendendola in braccio, iniziammo a baciarci come si baciano due innamorati, fino a quando fu lei a staccarsi. Iniziò a spogliarsi lentamente la giacca poi la camicietta, bottone dopo bottone, restando così in reggiseno. Le due grosse tette sembravano scoppiare dentro a quel contenitore leggermente più piccolo del dovuto e i grossi e rosei capezzoli si intravedevano tra il pizzo nero . Si sfilò i pantaloni mostrandomi le gambe grosse ma incredibilmente senza cellulite, sode come il sederone, coperto si fa per dire da un perizoma che si perdeva tra le due biance e morbide natiche. Finalmente avevo il mio sogno proibito a portata di mano e non me lo feci scappare. L’agguantai per la vita e iniziai a baciarle tutto il corpo soffermandomi sul collo, sulle spalle, sulle cosce e sulle caviglie. Stavo esplodendo dentro i pantaloni e Daniela, avvertendolo, mi aiutò a denudarmi. Si inginocchiò davanti a me brandendo il mio pene con le mani e iniziò a pompare contemporaneamente con la bocca. La mia lunga astinenza ne velocizzò l’eiaculazione.
-La prima la voglio gustare- e così le sborrai copiosamente direttamente in gola; continuò risucchiando e pulendomi per bene. Mi portò poi sul letto e mi fece sdraiare; si sfilò la biancheria, il seno era gigantesco e un po cadente sulla pancia, le mammelle grandi e rosa intenso erano delle dimensioni di un’albicocca, la vagina era ricoperta di peluria ma solo nella parte alta lasciando le labbra lisce e depilate. Leggermente spostato a destra noto tatuato una piccola “L” in corsivo elegante. Non feci a tempo a domandarle l’origine che me lo spiegò lei.
-Lo scorso mese, appena sono uscita da questa casa, avevo la morte nel cuore. Ti amo a tal punto che mi sarei fatta da parte per renderti felice. Prima però volevo essere sicura che non ci sarebbe stato nessun futuro per noi. Non sono partita subito per Firenze, son rimasta ancora un giorno per organizzare il mio piano B. Ho preparato tutte le carte per i bagagli e L’ADSL, ho scattato quelle foto in albergo eccitandomi come una troia davanti alle tue foto in costume sul portatile. Ho trovato in internet Dominicane, dicono che sia la miglior accompagnatrice di tutta la Bretagna e le chiesi di incontrarci.
Quando è venuta in albergo e le spiegai la nostra storia fu molto comprensiva e accettò di stare al mio piano. Volevo vedere prima cosa ti offrivo e a che difficoltà ti avrei sottoposto, così la feci spogliare. Era incantevole e provocante come poche, tanto da spingermi poi a masturbarmi solo al suo pensiero. I patti con lei erano chiari. 3000€ se ti avesse provocato fino a farti cedere, per poi scopare con te tutta notte. Io sarei scomparsa definitivamente dalla tua vita; se invece tu l’avresti rifiutata le avrei dato 2000€ e ti avrebbe dovuto consegnare il pacchetto. Andò proprio così e il giorno dopo mi chiamò raccontandomi le tue reazioni.
Ho affittato casa mia, preparato bagagli e scatoloni di roba da vendere ed ho comprato un biglietto di sola andata. Volevo dimostrarti ancora di più e ho deciso di tatuarmi il tuo simbolo nella mia parte più intima. Sarai solo tu il mio uomo, ti appartengo ormai-.
Dicendo quest’ultima parola si posizionò a cavalcioni su di me così da permettermi di infilarle completamente il mio cazzo che davanti alla sua nuda bellezza era tornato granitico.
Iniziai a scoparla prima lentamente poi appena iniziò a bagnarsi per bene aumentai il ritmo fino a farla urlare di piacere; le tette sobbalzavano ad ogni colpo, i glutei che tenevo saldamente con le mani erano rossi visto che continuavo a schiaffeggiarli mentre Daniela era paonazza in viso. Sentivo ogni contrazione del suo ventre e contavo i suoi orgasmi; al quinto mi fermai e la feci scendere e posizionare a lato, pancia in su sdraiata di schiena. Le alzai le gambe posizionandole sulle mie spalle, una a destra e l’altra a sinistra così da avere libero l’accesso alla penetrazione frontale; appena iniziai a montarla vedevo la goduria nel suo sguardo.
Con le dita si spremeva i capezzoli che diventavano sempre più turgidi e violacei, poche pompate prima venire tolsi il pene per finire di masturbarmi con la mano ed esplodere sul suo meraviglioso seno. Una sborrata incandescente la colpì prima tra le tette, poi sulla bocca e l’ultimo sugli occhiali. Lei non capiva più niente e mentre stava leccando via lo sperma dalle labbra mi disse:
-Ti amo Luca, voglio essere la tua puttana personale.-
Musica per le mie orecchie e per la mia mente che già stava fantasticando sulla prossima scopata. Dopo un bagno ravvivante e una cena presa alla rosticceria, mentre fuori impazzava un temporale ci mettemmo sul divano per far due chiacchiere su di noi, prima di andare a letto.
-Dani ma come farai per il lavoro? Non perderai il giro di clienti?-
-Non ti preoccupare Luchino, un’amica mi aiuterà a gestire il sito, quando attiveranno poi qui l’adsl gestirò il lavoro da casa. Ho dato casa mia ad una coppia e con i 600€ mensili di affitto abbiamo un bel salvadanaio non pensi?-
-Sei eccezionale Dani, però voglio che tu sia convinta di questa scelta, non dev’essere bello solo per me, ma anche e soprattutto per te.-
-Sognavo di poter vivere liberamente con te senza segreti e senza tabù. Anche quando abbiamo smesso di vederci e frequentarci eri il mio chiodo fisso. Giacomo è stato un tappabuchi, abbiamo “provato a far sesso” una volta ma fu imbarazzante. Era impacciato e non sapeva gestirsi, soprattutto era troppo educato.-
-Cavoli, mi spiace.-
-Infatti, è colpa tua! Da quando mi hai presa hai reso impossibile il confronto con chiunque altro. Sei l’unica persona con la quale mi sento e voglio essere porca.-
Appena smise di parlare le portai il regalo del sexy-shop.
Lo scartò velocemente e vi trovò all’interno tre palline delle dimensioni di una biglia legate tra loro con un filo, distanziate 2cm l’una dall’altra; insieme nella scatola c’era un piccolo telecomando che ne attivava la vibrazione a 3 velocità. Me ne impossessai subito.
-Questo sarà il giochino per quando non siamo solo noi due. Dovrai inserirti le palline nella vagina prima di uscire e io gestirò il comando per farle vibrare. Se non ti stanno bene le mie regole dillo subito perchè se accetti non potrai più sottrartene.-
-Non vedo l’ora di iniziare!- e mi abbracciò, felice per il suo nuovo giochino.
Restammo abbracciati ancora un po mentre la pioggia batteva sul finestrone;
-Andiamo a nanna Luchino, domani ti voglio fresco e riposato-.
La notte passò rapidamente e un profumo di caffè è biscotti invadeva la casa.
Daniela era già sveglia da 1 ora e mi aveva preparato una colazione super abbondante.
-Buongiorno padroncino, dormito bene? Coraggio, fai la scorta di energia perchè ne avrai bisogno-
-Guarda che poi mi abituo ad esser trattato così bene!-
-Mangia e taci amore, sistemo le valigie intanto.-
Finito di fare colazione andai verso la stanza alla ricerca di Daniela. La trovai piegata a 90 gradi mentre svuotava i bagagli.
Il pigiamino che ancora indossava era rosa chiaro, lasciava intravedere e soprattutto lasciava capire che non portava gli slip; un richiamo troppo forte per non raccoglierlo. Senza farmi sentire mi levai i boxer, aspettai 5 secondi perchè la mia asta entrasse in moto e mi diressi verso lei.
Con un gesto rapido le abbassai i pantaloni e penetrai lentamente ma fino in fondo la sua calda e morbida figa. Daniela scattò verso l’alto per la sorpresa ma apprezzò la gentilezza del movimento tanto da guardarmi con aria innamorata. Ma la galanteria duro poco; incominciai ad accelerare il ritmo, accoppiavo la spinta del mio bacino allo spostamento del suo corpo verso di me. Le provocai subito un orgasmo che rese più lubrificata la scopata.
-Togliti la maglia Dani, fammi vedere come ballano le tue tettone.-
-Subito amore- e si sfilò la parte superiore del pigiama insieme al reggiseno, lasciando penzolare quelle fantastiche tette che ondeggiavano sotto i miei colpi. Al secondo orgasmo decisi che era il momento giusto per farle capire cosa volevo da lei. Tolto il pene fradicio dei suoi umori la girai verso di me; era eccitata e arrossata sulle guance. La baciai intensamente e con un:
-Ti amo- detto pochi istanti prima le spinsi delicatamente il viso verso il pube, portandole l’asta a portata di lingua. Lappava tutto il suo succo e lo ingoiava facendomi arrapare ancora di più. Le dissi se per il buchetto dietro aveva bisogno di vasellina ma insalivò bene il cazzo e sputandomi sulla cappella mi sussurrò dolcemente:
-Scopa la tua puttana amore- e si sdraiò sul letto ancora sfatto, appoggiata sul fianco. Conoscevo quella posizione e mi misi anch’io sul fianco dietro di lei; le alzai la gamba notando che la sua figa colava liquido e si era spalmato su gamba e sedere. Il piccolo ano era perciò ben lubrificato e con attenzione iniziai a infilarlo. Più le alzavo la gamba e le allargavo le natiche e più la fessura era dilatata infatti riuscii ad entrare senza eccessiva difficoltà e cominciai a sbatterla con foga facendola urlare di piacere. Mentre le scopavo il culo lei si massaggiava la vagina con un movimento veloce ed ipnotico che la portava a venire schizzando sulle coperte; guardavo il suo viso e vedendola così in trans sentii il chiaro messaggio che i miei testicoli erano pronti ad esplodere. Abbassai la sua gamba portandola a stringere le cosce e aumentare l’attrito. Urlava di piacere sempre più forte e ormai allo stremo le sborrai direttamente nel retto. La prima della giornata era sempre la più abbondante, infatti appena mi tolsi e la cugina si alzò dal letto, notò che le stava uscendo tutto lo sperma dall’ano.
-Peccato, l’avrei bevuta volentieri. non avevo ancora preso i fermenti lattici!-
Voleva fare la simpatica ma camminava a fatica per il maltrattamento subito al suo posteriore e perciò l’accompagnai in bagno fermandomi ad ammirare come si lavava le parti intime e mentre si preparava una peretta di acqua calda.
Daniela mi eccitava sempre, anche mentre faceva i bisogni.
Ricordo quando ancora stavo con Chiara e l’avevo da poco tradita con Daniela; a quei tempi ogni mattina trovavo nella casella mail dell’ufficio una foto di mia cugina nuda. O sotto la doccia, o in perizoma, o mentre si strizzava i capezzoli. Tutti i giorni qualcosa di nuovo; un pomeriggio come battuta le scrissi:
-Dai Dani, per domani fammi trovare qualcosa di estremo-
Detto, fatto. La mattina seguente una mail con allegato un video diceva:
-Luchino, mettiti le cuffiette o disattiva l’audio se no ti licenziano e passiamo per pervertiti-.
Scaricai subito il file, indossai gli auricolari e cliccai play.
Il video riprendeva mia cugina nuda nella vasca da bagno vuota. Con una gamba appoggiata al bordo si stava infilando il suo famoso dildo con le gobbette su e giù per il culo mentre con la mano sinistra si stava velocemente sgrillettando la passera. Era una visione altamente erotica, resa estrema dal colpo di scena. I versi che emetteva mi facevano impazzire e quando sembrava stesse per venire iniziò a pisciare nella vasca continuando a masturbarsi avanti e dietro. Non si controllava dall’eccitazione, si muoveva tarantolata con quel getto dorato che le fluiva addosso. Dovevo sfogarmi anch’io e lo feci in bagno dopo aver caricato il video sul telefonino ed averlo visto e rivisto più volte.
Daniela è sempre stata l’incarnazione delle mie fantasie sessuali, averla ora sempre a disposizione e solo per me mi sembra un sogno.
Daniela si stava facendo il clistere con l’acqua calda per pulirsi da tutto il seme che la riempiva e anche per alleviare il dolore. Ma vederla nuda, seduta e piegata in avanti sul bordo della vasca, con le grosse mammelle che si appoggiavano sulle cosce per facilitare la peretta, mi causò un’altra erezione che doveva essere soddisfatta.
-Luchino un attimo di tregua, ho il sedere e la passerina in fiamme, non ti arrabbiare.-
-Vabbè allora ti fa niente se mi faccio una sega mentre ti guardo?-
-E no signorino, niente più pugnette se ci sono io, vieni qui!- e allungò la mano prendendomelo e iniziò a segarmelo. Raddrizzò la schiena finendo così la sua peretta e lo prese saldo con due mani; prima di metterselo in bocca lo insalivò per bene e poi lo fece scomparire quasi totalmente. Trascinava le labbra rosee quando lo toglieva dalla bocca dandomi così una sensazione di risucchio, poi lo prese tra le tette stringendole con le mani sbattendole su e giù. Una spagnola perfetta che si concluse con una forte schizzata alla base del collo. Mi liberò da quella morbida presa e trattenne il succo tra le bocce; abbracciandosele con un braccio usò la mano libera per portarsi lo sperma alla bocca assetata.

Il fine settimana purtroppo volò, scandito solo dal sesso più puro.
Il lunedì mattina dovetti andare a Parigi per il brainstorming aziendale ma mi piangeva il cuore non poter star con lei. Mi alzai senza svegliarla e una volta pronto per uscire le baciai il collo per salutarla.
Una volta sveglia Daniela iniziò i lavori di casa e pensò bene di lavare le lenzuola che avevano assorbito tutti i nostri umori nel week end. Li stese nel giardinetto sul retro della casa dove due corde venivano usate come stendi-panni in condivisione con Madame Picard. Le lenzuola umide pesavano e mia cugina aveva difficoltà nel sistemarle. Arrivò quindi la Picard ad aiutarla.
-Aspetta Cherì, ti aiuto io.-
-Mercì Madame!-
-Finalmente una donna come vicina di casa; non ne potevo più di inquilini uomini! Tutte le settimane chiamavano le puttane e mi tremava la casa per 3 ore.-
-Almeno il mio Luca è un gentleman, no?-
-Tutti uguali gli uomini, specialmente gli italiani!-
Le raccontò di essersi sposata a 18 anni e di esser rimasta vedova a 21 perchè il marito fu investito da un auto. A 33 anni pensava di restar sola e senza amore ma un giovane architetto Veneziano la fece innamorare; fu una storia passionale per 3 mesi poi lui se ne andò. Venne a sapere dopo che aveva una moglie e dei figli in Italia. Poche settimane dopo scoprì di essere in cinta. Si trasferì a LeConquet lontano da tutti e utilizzando i soldi dell’assicurazione di suo marito comprò una casa e ne affittò il piano rialzato trovando i clienti con un accordo con la Kelion.
La figlia Amelie ha ormai 24 anni e lavora alla Kelion di Lorient.
Daniela capì la repulsione verso gli uomini e venne invitata fuori a pranzo. Non poteva deluderla visto che sembrava ancora scossa dopo che le si era confidata e aperta, perciò accetto anche se con qualche remora. Mi aggiornò via sms e partirono verso il piccolo centro turistico di LeConquet. Il vento gelido sferzava quella giornata di sole invernale ma rendeva meraviglioso il panorama che si ammirava dal Ristorante “Le Vent Neu” che era posizionato sulla spiaggia. Madame Picard insistì perchè Daniela le desse del tu e la costrinse a chiamarla per nome, Margot.
La chiacchierata era piacevole e le due donne, nonostante i 13 anni di differenza, trovarono molti interessi in comune; l’unico argomento con cui mia cugina non riusciva a far breccia, era il discorso uomini. Neppure gli attori o i cantanti sexsimbol riuscivano a smuovere la padrona di casa dal suo ostruzionismo.
Daniela notò però come Margot fosse particolarmente attenta al suo decoltè; infatti non perdeva occasione per sbirciarci dentro sperando di vederne un po di più.
Mi arrivò un sms con scritto
“Amore.. e se fosse lesbica?” avrebbe dato un senso all’odio e all’indifferenza totale verso me.
Dopo aver offerto il pranzo, Margot convinse Daniela a far shopping insieme; la via commerciale era piena di negozi di moda ma con la scusa di averne bisogno la portò in una boutique di intimo.
-Cherì, voglio farti un regalo per la tua dolcezza e la tua gentilezza, hai passato tanto tempo con questa vecchia e noiosa nonna, però mi ha fatto tanto piacere-
-Ma no Margot, altro che nonna, sei una splendida donna, mi ha fatto moltissimo piacere stare in tua compagnia. Non devi farmi nessun regalo- disse cortesemente Daniela.
-Insisto- e le portò un bustino rigido senza reggiseno color nero e rosso -Provalo dai, son curiosa di vedere come stai-.
Daniela imbarazzata entrò in camerino e se lo indossò.
Effettivamente il corpetto le stava bene, le stringeva e appiattiva la pancia e i fianchi, ma rendendo però il seno letteralmente esplosivo e provocante. Si tolse il reggiseno e si fotografò con il cellulare per poi inviarmi la foto. All’improvviso Margot entrò nel camerino e Daniela fece giusto in tempo a coprirsi i capezzoli con le mani.
-Cherì sei eccitante, vedrai a quanta gente farai girar la testa, tuo nipote deve lasciarti uscire la sera, non tenerti chiusa e basta.-
-No ma Luca è mio cugino più piccolo, c’è tanto affetto tra noi; stiamo da Dio insieme-.
La squadrò da capo a piedi mordendosi un labbro prima di uscire dallo stanzino.
Venne il suo turno per acquistare dell’intimo e iniziò con le calze. Le scelse d’istinto nere e spesse per nascondere e contenere le gambe grosse e non più avvenenti, ma Daniela la indirizzò su un tipo sempre nero, ma più chiaro e leggero.
-Devi mettere in mostra la tua mercanzia Margot, non nasconderla troppo!-
-Ma a me non interessa essere guardata dagli uomini.-
-Non ci sono solo loro che guardano- ammiccò Daniela, facendole l’occhiolino.
-Allora con che intimo potrei piacere a te e alle altre?- replico divertita la signora Picard.
Daniela si ritrovò a dover scegliere la lingerie adatta per Margot e quest’ultima l’avrebbe usata sicuramente per sedurla.
Prima di fare la sua scelta mi inviò un altro sms:
-Amore SOS, ci sta provando con me!! Non credo di sbagliarmi.-
Era imbarazzata mia cugina: troppo vogliosa di cazzo per considerare le attenzioni di una donna. Mi aveva confidato di esser stata attratta ed eccitata dall’accompagnatrice Dominique, ma mai era stata l’oggetto del desiderio femminile e questo la turbava.
Le scelse un reggiseno a balconcino bianco che rendeva alte e abbondanti le grosse ma cadenti tette della donna; abbinate delle mutandone, ma questa volta in pizzo e con un taglio orizzontale sul culone che ne accentuavano la poca sensualità rimasta.
Entrò sola nel camerino ma dopo poco chiamò Daniela:
-Cherì, puoi venire un attimo?-
-Si dimmi Margot-
-Guarda, il reggiseno è troppo piccolo, mi escono i capezzoli-
Daniela era paralizzata vedendola in intimo con il seno mezzo di fuori. Non aveva mai avuto modo di star di fronte ad altre donne nude. Si sentì pervadere da un brivido lungo la schiena e rinsavì dopo che Margot le disse:
-Cherì vammi a prendere una taglia più grande, slacciami questo. Mercì.-
E così fece. Si sentiva il cuore in gola per tutte queste emozioni; stranita e piena di nuove sensazioni tornò a casa in compagnia di Madame Picard; si salutarono baciandosi le guance e ognuna rientrò nel proprio appartamento.
Daniela appena entrata si appoggiò alla porta quasi allibita dalle reazioni avute nel pomeriggio e si toccò le mutandine notando che erano umide.
Mi raccontò la giornata e l’unica spiegazione che ci dammo fu che Daniela era probabilmente bisex.
Venerdì mia cugina era completamente distrutta. La sera prima le avevo martellato la vagina senza sosta per 2 ore e il giorno dopo ne stava pagando le conseguenze.
Il pomeriggio era sul letto a spalmarsi la crema per il rossore, quando a sentir urlare dal piano terra:
-Sei una ladra, brutta troia vattene via, non farti più vedere o ti faccio arrestare.-
Una ragazza stava uscendo di corsa da casa Picard inseguita da scarpe ciabatte e bicchieri volanti. Daniela si vestì in fretta e furia e scese la scala trovando Margot in lacrime, nuda avvolta in un asciugamano. L’abbracciò e le chiese cosa fosse successo.
-Chantal, la mia infermiera viene ogni settimana a farmi la puntura e inoltre mi fa i massaggi per la schiena. Oggi quando mi ha massaggiato e mi ero addormentata l’ho sorpresa a rovistare tra i miei gioielli.-
-Coraggio Margot, se n’è andata ed è tutto finito.-
-Si ma devo fare l’iniezione, ora come faccio? Sono un fascio di nervi e rischio di farmi male da sola-.
Colta da spirito di volontariato Daniela si prestò per aiutarla.
-Forza, mettiti sul lettino-
Margot si sdraiò togliendo l’asciugamano e mostrando tutto il lato posteriore a Daniela.
-Cherì, usa l’olio per il corpo-.
Per colpa del tappo quasi svitato ne usò per sbaglio una dose eccessiva rendendo la schiena, le gambe e il sedere scivolosi.
Iniziò il massaggio prima dalle gambe, poi passò alle spalle e ai lati del busto, dove strabordavano i seni ed infine il grosso posteriore.
-Mi raccomando di massaggiar bene questa parte perchè è li che devo far l’iniezione.-
E mia cugina iniziò a massaggiare per bene le natiche, portando alla luce l’ano che, visibilmente vergine, era pieno d’olio. Doveva rimuoverlo da li e con l’indice percorse tutta la fessura provocando uno spasimo a Margot.
-Ti stai divertendo Cherì?-
-Scusa Margot ma ho ecceduto con l’olio.-
-Tranquilla Cherì, non ci sono tabù tra noi amiche.-
E continuò il massaggio.
Alle 17 arrivai a casa e non trovando Daniela a casa la chiamai al cellulare.
-Sono dalla padrona di casa, scendi ho bisogno d’aiuto- rispose assentandosi dalla stanza mia cugina.
Presi le palline vibranti dal cassetto e la raggiunsi. Restai nel salotto di casa Picard e mi venne incontro Daniela.
-Amore è di la nuda e la sto massaggiando, mi ha incastrata e ora pensa che la stia masturbando. Che faccio?-
Dopo una fragorosa risata le dissi:
-Intanto indossa queste- e le passai le palline.
-No Luchino non farmi questo.-
-Dani i patti erano chiari no?-
-Sei uno stronzo, ma sei anche bello come il sole oggi.-
Infilatasi il giochino notò che non era insopportabile l’effetto delle palline e tornò a massaggiarla. Io entrai fino all’anticamera riuscendo a spiare la situazione.
-Tutto ok Cherì?-
-Si è arrivato Luca, è in sala ad aspettarmi, ora rilassati ancora 5 minuti- e ricominciò sui glutei.
Appena si avvicinò all’ano iniziai ad inviarle delle vibrazioni forti e continue che la fecero ansimare, affondando la mano tra il buchetto e la vagina della signora che ebbe un sussulto.
-Mi spiace terribilmente Margot, forse è meglio che vada. Le faccio l’iniezione e vado-
-Dove vuoi andare Cherì? Non ce la faccio più a resistere- e afferrò Daniela per le braccia tirandosela addosso e iniziò a baciarla. Mia cugina era sotto shock, eccitata dalla vibrazione e forse anche dal bacio ebbe un orgasmo che eccitò ancora più Margot. Stava per strapparle la camicetta quando decisi di entrare.
-Ma che succede qui?-
-Aaaaaaaa, sparisci sono nuda, Cherì aiutami a coprirmi.-
-No Margot, non dovevi prendermi così, dovresti vergognarti.- E corse verso me abbracciandomi; la baciai intensamente marcando indiscutibilmente il mio territorio.
-Ma voi siete cugini, è incesto-.
-No Madame, noi ci amiamo, e se di questo ne vuol discutere, noi siamo al piano di sopra.-
Si fece sera e scoppiò l’ennesimo temporale di questo lungo inverno che non accennava a smettere.
Eravamo a tavola intenti a mangiare e per forza di cose parlavamo di Margot.
-Amore dobbiamo fargliela pagare.-
-Si ma Luchino, a me fa pena, è sempre sola e se riscoprisse quanto fa bene una trombata ogni tanto sarebbe una donna più felice.-
-Vuoi che ci provi con lei?-
-Ma voglio esserci anch’io. Non ti lascio solo con altre donne. Questo è mio.- disse afferrandomi il pacco.
Dopo poco bussò alla porta la stessa Picard.

-Entra pure Margot-.
-Dovrei parlare privatamente con Cherì Daniela-
-Forse non ha capito bene una cosa: Daniela è la mia donna e se deve dirle qualcosa lo dice davanti a me. Chiaro?- intervenni.
-Chiaro. Daniela, volevo solo dirti che mi son innamorata di te, delle tue gentilezze, della tua personalità. Ho sentito il tuo orgasmo prima perciò non mentire se dici che tu non provi niente per me.-
A Daniela brillarono gli occhi e assunse quell’espressione da porca che mi fece subito arrapare. Dopo un fulmine che fece tremare le finestre, si avvicinò prima alla donna, prendendola per mano.
-Margot, capisco la tua repulsione verso gli uomini, ti hanno fatta soffrire e tu hai alzato un muro. Ho scoperto da poco di non essere indifferente alla bellezza femminile ma tu spiegami una cosa: chiudi gli occhi- e la portò per mano verso di me, facendomi abbassare pantaloni e boxer scoprendo il mio membro già in erezione che venne afferrato con la mano libera di mia cugina.
-Apri gli occhi e spiegami come fai a resistere a questo?-
Margot aprì e sgranò gli occhi vedendo l’asta nelle sapienti mani di Daniela; fece per indietreggiare ma mia cugina la tirò a se e la fece inginocchiare assieme a lei vicino al mio pene che le divideva come una sbarra.
Madame Picard la fissava impietrita fin quando fu raggiunta dalla voce calda e persuasiva di Daniela:
-Fai come faccio io, fidati Margot- e prese a leccarmi l’uccello per tutta la lunghezza finché non iniziò anche la Picard.
-Brava Margot, ora prendilo in bocca, senti com’è grosso, senti tutte le vene che pompano . Immaginatelo mentre entra dentro di te, raggiungendo punti che non tocchi da una vita.- Iniziò un pompino da urlo mentre Daniela le toglieva il maglione e slacciava il reggiseno lasciandola a seno nudo ormai in trans intenta a farmi raggiungere l’orgasmo. Mia cugina le toccava i grossi e bianchi capezzoli e li pizzicava per fargli prendere colore. Margot stava venendo e lo testimoniò il forte odore di figa che ci riempì le narici. Usava tutte e due le mani per massaggiarmi i testicoli finché esplosero una schizzata tenuta in bocca a fatica dalla donna. Fu in quel momento che aprì gli occhi e cercò di toglierselo di bocca ma Daniela intervenne dicendole:
-Calmati adesso, pulisci bene il pene del tuo padrone. Devi comportarti bene con lui e sarai ricompensata. Forza tieni in bocca tutto e assicurarti che non ne resti sull’asta.-
Mi ripulì per bene e prima di ingoiare tutto lo sperma Daniela ne volle ricevere la sua parte. Le infilò la lingua in bocca causando un’immensa felicità in Margot; Le due si baciavano ardentemente scambiandosi lo sperma misto a saliva rimasto.
Era uno spettacolo vedere due donne mature ai tuoi piedi mentre si limonavano.
-Cos’hai intenzione di fare ora Margot?- chiesi una volta che si staccarono.
-Tutto quello che vuole il mio padrone e la sua bellissima compagna-
-Margot, se tu ami me dovrai imparare ad amare Luca. Se noi vogliamo stare soli, dovrai lasciarci soli, se ti ordiniamo qualcosa tu dovrai obbedire. Se non accetti le cose, così come stanno, vattene e non tornare più. Se invece ti dimostrerai veramente innamorata di noi, allora riceverai il nostro amore. Se vuoi del tempo per pensare ne avrai, ma ho bisogno di una risposta.-
Pensavamo che Madame Picard si sarebbe rifiutata di farci da schiava e che se ne sarebbe andata lasciandoci in pace, invece si alzò e si spogliò completamente nuda. Mise in mostra il suo fisico, che dimostrava forse più di 58 anni ma con quei meloni cadenti guadagnava qualche punto. Il pube era una foresta di peli biondi e grigi e nascondevano quasi completamente le labbra vaginali che da chissà quanti anni non erano penetrate.
-Padrone fai di me quello che vuoi, sono sottomessa al tuo volere- e con un inchino mi rese omaggio.
Non ero mai stato affascinato dalla dominazione e dall’essere padrone, ma l’idea di avere due donne che avrebbero fatto di tutto per me mi mandava in visibilio.
Le presi il viso con una mano, con quel trucco così evidente e marcato sembrava una puttana, la fissai intensamente negli occhi che adesso non mi guardavano più con rabbia e odio e le dissi:
-Dovrai farti perdonare per tutti i 7 mesi dove non mi hai degnato di uno sguardo, chiaro?-
-Tutto quello che vuoi padrone-
-Ottimo, vedo che sei ubbidiente, Daniela non è ancora venuta stasera e poi non è mai venuta grazie a una donna. Forza Margot, fammi vedere come sei brava a leccarle la figa-
-Luchino ma cosa…….Aaaah-
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Margot le stava già lappando la passera. Vedevo mia cugina eccitata ma anche imbarazzata così mi avvicinai a lei. Presi la vasellina e me la passai sul pene lubrificandolo e poi mi misi dietro di lei; le alzai la gonnellina e le infilai interamente l’asta nel culo facendola urlare di piacere. Era completamente in mano mia mentre le scopavo il suo morbido culo e sembrava anche apprezzare l’interminabile leccata di Margot che come una forsennata stava con la faccia immersa dentro le grandi labbra bagnate di mia cugina. Sempre da dietro le sfilai la maglia e il reggiseno mostrando anche a Margot quanto era spettacolare il fisico di Daniela, che tra l’altro stava per avere un orgasmo, che fu diverso dagli altri. Un getto forte e continuo, l’intensità era a metà tra una sborrata e una pisciata, uscì dalla sua vagina lavando completamente la faccia e il grosso seno nudo di Margot che estasiata beveva come fosse nettare degli dei tutto quello che ne fuoriusciva. Mia cugina si muoveva forsennata, paonazza in volto e con la schiena lavata di sudore mentre io con le ultime penetrazioni le martoriavo l’ano. Il pompino precedente mi aveva dato resistenza e perciò non le sborrai dentro. Mi tolsi da dietro e la lasciai sdraiare dolcemente sul divano, per riprendersi e riposare dopo quello shock sensoriale. Daniela mi guardò allibita:
-Vuoi trattare anche a me come una puttana?-
-Amore ti ho fatto un regalo: dimmi la verità, non ti eccitava l’idea di scopare con Margot?-
-Si Luchino, hai ragione.-
Dicendo così, Daniela stava regalando alla donna un ulteriore motivo per stare completamente in mio controllo, ma io volevo esser certo che Margot capisse chi comandava.
-Amore perchè non te la scopi adesso, sarà tornata vergine dopo 30 anni di astinenza- mi sussurrò Daniela.
-Voglio farla aspettare ancora un po’; vieni con me Amore- e la portai in camera, mi stesi sul letto e chiamai la Picard.
-Prendi quella sedia, portala ai piedi del letto e accomodati; resta ferma fino a quando te lo dico io ok?-
-Si padrone- annuì remissivamente.
Presi Daniela e la portai a me; mi scavalcò con una gamba mettendosi a cavalcioni sopra di me e la impalai iniziando a scoparle la figa ritmicamente facendola urlare di piacere. Alternavo lo sguardo delle tettone di mia cugina che mi sobbalzavano davanti agli occhi con quello di Margot che dal fondo del letto vedeva la schiena e il culo di Daniela mentre la mia asta entrava e usciva dal suo caldo e umido pertugio. Chissà che voglia aveva di leccarle la figa mentre scopavo la sua dea ma il mio gioco era proprio farla morire di voglia prima di darle piacere.
Provò a farsi un ditalino ma la interruppi subito:
-Se non te lo do io il permesso, tu non ti tocchi chiaro?-
-Si Padrone, perdonami.-
Stava comunque arrivando al limite della sopportazione e venne senza toccarsi bagnando la sedia in plastica dove era seduta.
La vista di quel liquido trasparente che colava lungo le gambe della sedia fece raggiungere l’orgasmo anche a Daniela che ormai era spompata e completamente dalla mia trapanata. Venne bagnandomi il ventre e il pene, quando fu il mio turno per schizzarle dentro la figa già bagnata. Una sborrata forte e potente che indirizzai prima in profondità e poi togliendolo la schizzai sulle labbra e sul clitoride.
Si posizionò sfinita sul letto a fianco a me, la sua passera sbrodolava seme e umori che incantavano Margot. Mi avvicinai a mia cugina e le dissi:
-Ti amo, come stai adesso?-
-Mi hai portata in paradiso amore mio, grazie-.
Guardai la padrona di casa che bramosamente attendeva un cenno da me.
-Coraggio troietta, pulisci bene Daniela. Non vorrai mica lasciarla tutta sporca?- e si fiondò a leccare la vagina pregna di quel cocktail di sapori mettendosi a pecorina sul letto. La vista del suo grasso fondo schiena mi fece ritornare il cazzo attivo; raramente venivo per tre volte consecutive però sentivo inevitabilmente ancora il bisogno di scaricare la mia carica libidinosa e così mi avvicinai a lei, mentre era intenta a bere i nostri liquidi , puntai la cappella violacea contro le grosse e fradice labbra e la penetrai con forza facendola urlare per la foga. Stavo finalmente scopando quell’arpia che mi aveva reso difficile l’ambientamento in Francia, che non aveva avuto pietà nel lasciarmi solo per Natale e che non mi aveva mai sorriso per 7 mesi. La voglia di vendetta era tanta ma scomparve immediatamente quando si girò con la testa verso di me con lo sguardo godurioso e la bocca piena di sborra e saliva.
-Grazie Padrone.-
Due parole soltanto, due parole che la realizzarono come donna sottomessa.
Aumentai il ritmo per farla godere ancora di più. Ansimava e urlava pronunciando parole in un francese stretto che non capivo.
Tra le grosse natiche capeggiava il suo piccolo orifizio, sembrava un neo tra quel tripudio di carne. Era sicuramente vergine e l’idea di dissacrare il culo una quasi sessantenne mi estasiava. Però quest’onore meritava un amplesso dedicato solo a lei. Mi sfogai per la terza volta dentro la sua passera che, dopo venticinque anni era tornata ad assaporare la forza di un uomo. Colava sperma e brodo di donna e questa volta fu Daniela con la sua prima leccata di figa a raccoglierne il gusto.
Sfiniti, dopo una doccia insieme,ci mettemmo tutti e tre a letto. Ero in mezzo alle mie due balie che si strinsero a me lasciandoci cadere tra le braccia di Morfeo.

L’indomani mattina era sabato e quindi non lavoravo. Mi alzai comunque di buon ora e andai al sexy-shop a far compere. Tornato a casa le due donne erano ancora a letto ma non dormivano, bensì stavano limonando intensamente mentre si palpeggiavano i seni coperte solo con un lenzuolo; la scena era a dir poco eccitante e capii che era il momento per dar loro il primo regalo.
-Signore ecco un regalino per voi. Spero che la misura sia giusta- e buttai sul letto un dildo in silicone nero, lungo 50cm e spesso tre dita con due glandi alle estremità. Quasi si spaventarono vedendo la misura ma poi spiegai loro l’uso; si misero, seguendo le mie istruzioni l’una di fronte all’altra sedute sul letto, con le gambe aperte e piegate ad angolo retto, le schiene si sostenevano sui gomiti. Infilai prima 10cm del il grosso dildo nella vagina di Daniela che era già bagnata all’idea del gioco, poi feci entrare per altri 10cm l’altra estremità nella figa di Margot creando un collegamento in silicone tra le due vulve. -Adesso avvicinate i bacini fino a quando riuscite-
-Si padrone!- risposero in coro.
Si muovevano lentamente ma senza smettere di avanzare e inghiottivano pian piano la lunga biscia nera; si fermarono, lasciandone fuori solo lo spazio di un pugno. Il bastone nero non era rigido come il dildo di Daniela, era anzi gommoso ed elastico; infatti presi la parte rimasta fuori e lo iniziai a muovere e roteare facendolo girare all’interno delle vagine. Il risultato fu visibile e udibile dopo nemmeno un secondo, le due si allungarono sulla schiena urlando, prese dal piacere che le dava questo serpente vivo nelle loro membra. Ci vollero pochi minuti di questa attività  per farle venire copiosamente lubrificando ancora di più il nuovo giochino.
Quando finirono, Margot prese il dildo e lo leccò tutto assaporando così anche il dolce nettare di mia cugina.
-Luchino che bella sorpresa, grazie-. e Daniela mi baciò felice e soddisfatta.
-Davvero grazie padrone, mi hai reso una donna felice-.
-Per te ho un altro regalo Margot; ecco, le palline vibranti come quelle di Dani.-
ovviamente avevo fatto sincronizzare i telecomandi sulla stessa frequenza così da utilizzarne solo uno.
Le spiegai le regole del gioco che accettò senza la minima remora.
-Cosa ne dite se adesso andate entrambe dal parrucchiere e dall’estetista a farvi belle per me, così stasera mi portate a cena?-
Furono felici della proposta e dopo essersi vestite partirono per il centro.
Avevo giusto qualche ora per i lavoretti di casa; al sexy-shop avevo acquistato qualche oggettino per il bondage, mondo che non mi attrae ma qualche fantasia me la stuzzica.
Visto che il letto era sprovvisto di spalliera, ho bucato il muro con il trapano e ci ho fissato 4 anelli in metallo; dentro gli anelli ho fatto passare le corde con alle estremità delle cavigliere/polsiere: stavo organizzando al meglio la deflorazione del culo di Margot; un altro gancio sarebbe servito per tenere Daniela.
Le due donne tornarono per le 19, ringiovanite dalle cure e senza farle entrare in camera si vestirono pronte per la cena al ristorante. Indossarono le palline vibranti e iniziai a molestarle sin dall’arrivo del taxi.
Arrivati al ristorante “Le Vent Nue”, lo stesso della volta prima per le due donne, ci fecero accomodare nella veranda con vista mare; chiusa e riscaldata, illuminata da qualche candela e qualche faretto soft, offriva un atmosfera molto romantica. Iniziammo a parlare delle nostre vite, di quanto potevamo essere felici e sicuri economicamente; mi dissero che se volevo licenziarmi dalla Kelion mi avrebbero mantenuto loro senza problemi. Un idea che mi solleticò non poco ma poi ci pensai e il rischio di stancarmi del “menage a 3” poteva diventare alto. Preferivo mantenere la mia indipendenza economica e iniziai a versar loro del vino. Io restai quasi astemio per tutta sera perchè avevo in mente molte cose per il dopo cena, invece le mie due signore, accaldate dal vino e eccitate delle continue vibrazioni all’interno delle loro passere stavano perdendo ogni freno inibitore. Per evitar di attirare troppo l’attenzione pagai la cena con la carta di credito di Daniela e chiamai subito un taxì. Avevano quell’atteggiamento da troiette e già immaginavo la loro espressione di fronte alla camera modificata.
Entrammo a casa e consegnai 2 pacchetti con all’interno dell’intimo. Lo indossarono felici come bambine e si presentarono a me. Calze a rete con trama larga e bustino in pelle nera che le fasciava dalla pancia a sotto il seno: nessuna mutandina, nessun reggiseno; erano pronte: disinibite dall’alcool, ubbidienti al loro padrone.
Si avvicinarono a me e mi spogliarono completamente, poi le bendai e le accompagnai nella stanza; dopo aver acceso tutte le candele e regolato il termostato a 25 gradi, avevo creato un’atmosfera calda e suggestiva.
Iniziai facendo sdraiare supina Margot nel centro del letto. le legai i polsi con i cinturini in pelle e li tirai facendole alzare e aprire le braccia; poi toccò alle caviglie, anch’esse legate con i cinturini che regolai mettendole le gambe alte e aperte quasi a toccare le mani, talmente erano tirate. Le posizionai un cuscino sotto la schiena che era leggermente inarcata così da non farla stancare in quella posizione: l’avevo perciò resa accessibile completamente alla penetrazione anale limitando al minimo la possibilità di una sua reazione.
Toccava a mia cugina adesso essere preparata. Salì sul letto mettendo i piedi sotto le ascelle di Margot e la feci accovacciare, finendo con la figa a pochi cm dalla faccia della Picard. Le legai i polsi con una corda che passava dentro a un tubo rigido di plastica agganciato al soffitto: non poteva perciò alzarsi o spostarsi se non di pochi cm.
Quando tolsi le bende che le coprivano rimasero sconvolte da cosa avevo creato:
-Luchino non pensavo ti piacesse il sado?-
-C’è sempre qualcosa da scoprire, no?-
Iniziai inserendo a Daniela le palline vibranti dentro la vagina e il suo dildo con le gobbette, ricoperto da vasellina nel suo bel culo, facendola subito ansimare. Con qualche vibrazione telecomandata  raggiunse subito l’orgasmo che colò sul viso felice di Margot.
-Margot decidi tu quando e quanto farle vibrare dentro Daniela- e le piazzai in mano il telecomando.
Sempre con la vasellina iniziai a lubrificare il culone della francese che per scaricare la tensione, premeva in continuazione il tasto del vibro causando a Daniela forti spasmi. Arrivò il momento tanto atteso. Puntai la cappella sull’ingresso dell’orifizio, trovando resistenza ma non attrito e dopo una spinta più energetica riuscii nel mio intento di sverginarle l’ano. Margot urlava dal piacere ma anche dal dolore che le avevo causato ma aggiungendo ancora vasellina il male si placò e iniziò solo a provare piacere.
Le due donne stavano godendo un simultanea, Daniela era un fiume in piena di umori che lavavano la faccia di Margot, che a sua volta aveva la passera completamente fradicia. Le sborrai dentro il retto , con i muscoli che avevano ceduto ai miei colpi e che non riuscivano più a trattenere il mio seme; mi abbassai a leccarle la figa facendola ancora gemere dal piacere e dopo essermi riempito la bocca andai in direzione di mia cugina baciandola intensamente. La slegai e la portai nella posizione dove ho sverginato Margot e la abbassai a pecorina facendola finire con il viso sul culo della padrona di casa. Le spostai le palline dalla figa all’ano, non prima di averle tolto il dildo.
Iniziò a leccar l’ano della sua compagna d’avventura ripulendola dallo sperma e passò poi alla vagina impregnata di umori, il tutto mentre le stantuffavo la passera e le vibrava il culone. Daniela prese il suo dildo trasparente e lo porto sulla vagina di Margot scopandola con l’oggetto. Eravamo in un amplesso triplo senza precedenti, l’alta temperatura faceva sudare i nostri corpi nudi. Venne prima Daniela, poi Margot ed infine io. Slegai dalle corde la sverginata che appena libera corse ad abbracciarmi e a baciarmi. L’odore di sesso in quella stanza era fortissimo e così decidemmo di andare a dormire al piano terra.

Passarono i mesi e l’affiatamento tra noi cresceva a vista d’occhio. Tra le due donne era nato proprio un sentimento, che aveva il nome di amore. Tante volte le trovavo a letto a scopare senza aspettarmi, grazie a un pene giocattolo legato a una cintura, ma mai smisero di mettere me al centro del loro mondo: avevo due donne che si amavano e soprattutto amavano me in modo viscerale.
L’anno successivo per il mio compleanno mi fecero trovare Dominique, la venere nera che mi aveva stregato, nuda con solo la mia maglietta di Batistuta addosso (maglia che Daniela aveva recuperato dalla mia ex Chiara)
e le mie due donne nude abbracciate a lei pronte per un orgia a quattro.
Non c’erano invidie o dissapori tra noi e anche economicamente navigavamo in acque sicure.
La perfezione di questi mesi si fermò però in un lunedì mattina di iniziò marzo.
Ero a Parigi per il solito rendiconto alla Kelion, la riunione stava per iniziare quando presentarono il nuovo responsabile alle filiali.
-Un applauso per il nuovo capogruppo: Amelie Picard dalla Kelion di Lorient- e partirono gli applausi di tutti, tranne me.
Ero folgorato dalla semplice bellezza di quella ragazza. Fisico magro e atletico, elegante e raffinata, viso dolce ed armonioso e lunghi capelli castano scuro; realizzai dopo che fosse la figlia di Margot.
Il lunedì successivo tentai l’approccio e quello dopo ancora la portai fuori a cena. Solo allora mi disse di conoscermi già perchè sua madre le aveva parlato di quel ragazzo dolce che viveva sopra di lei, infatti ne restò colpita visto che raramente sentiva parlar Margot bene di un uomo.
Quando tornai a casa ne parlai apertamente con le mie signore che, in un primo momento restarono allibite e disorientate, poi quando promisi loro di restare sempre il loro amante e di non lasciarle mai mi diedero il loro benestare.
Organizzammo una cena sempre al “Le Vent Neu” per far conoscere Amelie a Daniela, quest’ultima ne fu entusiasta.
Col passare del tempo io e Amelie ci innamorammo e decidemmo di vivere insieme a Parigi. Non ci volle molto per farmi trasferire nella sede centrale, mi diedero l’incarico di seguire e gestire i rapporti con la Kelion di Brest così da “obbligarmi” ogni giovedì a tornare a casa e quindi da Daniela e Margot.
Amelie non sa niente del nostro passatempo: è a conoscenza che sua madre ama mia cugina e che loro sono molto affezionate a me.
Con Amelie sono un compagno di vita innamorato, i nostri rapporti sessuali sono sereni e mai estremi. Invece quando torno a LeConquet posso sfogare tutta la fantasia erotica che accumulo in settimana, avendo trovato nelle mie signore delle insaziabili maiale.

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