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Finalmente per Asia era giunto il momento di uscire di casa. Aveva passato il Liceo con i migliori voti (ovviamente), aveva fatto tutto da sola per scegliere l’Università, era maggiorenne, figlia unica, i suoi genitori più che benestanti, e l’Università in un’altra e distante città. Non era una ragazzina viziata, avrebbe capito ogni ragione dei suoi genitori, ma non c’era nessun motivo per negarle un po’ di libertà.
E invece la libertà arrivò ad una condizione: “Una casa con dei coinquilini. Sei figlia unica e anche troppo timida, vivere con qualcun altro ti sarà d’aiuto. Una stanza singola, questo va bene, ma da sola no.”, le disse il padre con il tono che usava quando non ammetteva repliche.
E così un po’ scornata, la ragazza si mise alla ricerca di una casa.

Avere coinquilini o meno aveva sempre lasciato perplessa la ragazza. Da un lato avere una casa propria avrebbe significato un sacco di libertà, ma anche una certa solitudine prima di riuscire a crearsi un giro di conoscenze ed amicizie. Ed Asia si conosceva abbastanza bene da sapere che nessuna delle due cose le riusciva facile. Ma vivere con qualcuno era sempre… Vivere con qualcuno.
Ma non c’era molta scelta possibile. Asia non conosceva la Grande Città particolarmente bene, per cui una buona parte del tempo la passò a cercare di capire come fossero le diverse zone. Escluse quelle poco collegate, e quelle decisamente poco appetibili, annunci di “coinquilini maschi cercano coinquilinA” che le puzzavano sempre un po’, rimanevano comunque molte offerte. Ne selezionò alcune, prese gli appuntamenti per i giorni successivi, riuscendo ad incastrare un tour organizzatissimo di stanze ed appartamenti. E tre giorni dopo aveva visto coltivazioni di muffa, lavatrici che funzionavano solo una volta al mese, coinquilini gentilissimi con sonnambulismi, fidanzate gelose, cani isterici. Era decisamente depressa, quando una domenica mattina aprì l’email.

“Ciao,
Scusa il ritardo nella risposta, non guardo spesso le mail di questo account.
Se vuoi venire a vedere l’appartamento non c’&egrave problema, chiamami allo 33x xxxxxxx e ci mettiamo d’accordo.
Meg”

La ragazza dovette fare un bello sforzo per ricordarsi a che Meg avesse scritto. L’annuncio riguardava una bella camera singola in un appartamento più che decente con soli due coinquilini, di cui uno era direttamente la padrona di casa. L’affitto era quasi ridicolo in confronto a quello che chiedevano per le stesse offerte altri proprietari, la zona era bella, insomma: una figata. A cui aveva scritto tanto per provare, perché un’occasione simile era quasi sospetta. Così il martedì dopo Asia si presentò all’ora convenuta al portone del palazzo, dopo essersi fatta un giro dei dintorni. La zona era bella, c’erano un po’ di negozi e di localini, su quello tutto bene. Suonò il campanello.

“Sì?”
“Sono Asia, la ragazza per l’ap…”
“Ah ciao! L’ascensore &egrave sulla destra appena entri, ultimo piano!”
“ok…”
Il palazzo era piuttosto moderno, con almeno una trentina di anni di vita. Salì in ascensore e aspettò di arrivare, guardandosi allo specchio per essere sicura di essere a posto.
Asia era una ragazza piuttosto minuta e magra, un fisico delicato quasi prepuberale che aveva ereditato da sua madre -donna cordiale ma secca nel fisico e nei modi di fare- con dei capelli di un biondo sporco su un visetto ovale quasi bambinesco, delle belle labbra e dei grandi occhi chiari che puntava a terra troppo spesso quando era nervosa. E in quel momento era decisamente nervosa; anche se si trattava della sua milionesima visita a qualche appartamento sentiva addosso il peso della bontà dell’offerta e dello stress di continuare a cercare casa.
“calmati” si disse “&egrave l’ennesimo appartamento, stai solo guardando una camera in affitto da persone sconosciute, se non ti piacciono non devi averci a che fare. Stai calma!” Fece un bel respiro e si calmò.

Quando le aprì la porta la padrona di casa, il suo training autogeno smise di fare effetto.
Sull’uscio stava sorridendo l’incrocio perfetto tra una fotomodella e una pornostar, troppo perfetta per essere vera.
“Piacere, Morgana!” disse quella, porgendo una mano dalle lunghissime dita perfettamente affusolate e dalle unghie curatissime. Asia la strinse cercando di sorridere.
La padrona di casa non fece troppi convenevoli:
le mostrò la casa, la cucina, i bagni, e la camera singola in affitto, una bella stanza con una finestra luminosa rivolta verso il cortile interno del palazzo. L’arredamento era piuttosto semplice, di quei mobili da montare.
Morgana spiegò che se voleva cambiare qualcosa nella camera non c’era problema, avrebbero spostato le cose in cantina, ma ad Asia andava benissimo così com’era, tutta la casa.
Come le aveva consigliato di fare sua madre, la ragazza chiese di poter usare un attimo il bagno, un’occasione per guardare bene in maniera educata il livello di pulizia nella stanza in cui serviva di più.
Morgana le fece di nuovo strada verso il bagno, e Asia constatò l’assoluta pulizia di tutto. E curiosò con lo sguardo.
In casa vivevano sicuramente due persone, ma nel bagno sembravano esserci più che altro prodotti da uomo. Una schiuma da barba, uno spazzolino, un paio di riviste di computer e di attualità.

Quando uscì rimase un attimo sull’uscio della stanza fissando quel bagno in cui mancava sicuramente qualcosa, quando una voce la fece sobbalzare.
“In casa i bagni sono due, ma uno &egrave nella mia camera da letto. I privilegi di essere la proprietaria.” Morgana stava appoggiata al muro del corridoio con un sorriso appena accennato che fece avvampare Asia.
“Senti, vista l’ora, ti va di fermarti a pranzo? Avevo già su l’acqua per la pasta, e dovrebbe arrivare anche Marco, l’altro coinquilino, così conosci anche lui.”
Asia arrossì “Ma no, non vorrei disturbare, non &egrave il caso…” era fermamente decisa a non…
Cinque minuti dopo era seduta in salotto sul divano, come se stesse su un letto di spine.
Il salotto e la cucina erano collegati, perciò poté approfittare che la padrona di casa fosse impegnata per squadrarla meglio.
Morgana doveva essere il risultato di qualche esperimento di genetica, il risultato di una provetta, era troppo… Perfetta.
Doveva avere su per giù trent’anni, una pelle non molto abbronzata, capelli neri come la pece portati in un carré corto, sfilato, che incorniciavano un viso dagli occhi scuri dal taglio felino, un naso dritto come fosse piallato, labbra carnose su un corpo a clessidra che (ci avrebbe giurato) come minimo andava sui 90-60-90. Una maglia a righe a spalle scoperte faceva intuire un certo allenamento fisico della ragazza, così come i jeans attillati contenevano un sedere che avrebbe potuto campeggiare su dei manifesti come ideale estetico di fondoschiena, sicuramente una sportiva, ma in maniera armoniosa.
Ma la descrizione fisica non bastava a rendere l’idea di come tutto quello si muovesse, parlasse e gesticolasse in una maniera quasi ipnotica, come se la sua voce fosse un canto e i suoi gesti una danza, anche se pragmaticamente Asia pensò che come chiunque abbia un ospite in casa, Morgana cercava di atteggiarsi al meglio, e magari in capo ad una settimana l’avrebbe vista aggirarsi in un pigiama sformato con i capelli ai quattro punti cardinali. L’arrivo di Marco riuscì a spezzare l’incantesimo della voce di Morgana, dando anche modo ad Asia di levarsi dall’imbarazzo di essere una bella statuina sul divano.
Fortunatamente Marco sembrava normale, un ragazzo abbastanza carino, gentile, niente di che. Pareggiava con la padrona di casa con la sua affabilità molto più spontanea e diretta, e nel giro di un quarto d’ora Asia era al tavolo a ridere delle disavventure che aveva ogni giorno come tecnico dei computer. Non ci capiva niente di tecnologia, ma i clienti con cui aveva a che fare lui ancora meno, e pretendevano di avere ragione. Sempre.

Un paio di ore dopo Asia usciva di casa abbastanza convinta. La casa era sicuramente a posto, ed era sicuramente stanca di continuare a cercare. Se per loro lei andava bene, si poteva fare.
Marco era ok, era la padrona di casa a farle venire qualche dubbio. Era assolutamente gentile, disponibile e simpatica, ma era così… L’opposto di Asia, che la biondina si domandava se poteva funzionare.
A risolvere la situazione intervennero i genitori di Asia: se la casa andava bene, andava bene. Avrebbero conosciuto la padrona di casa all’eventuale trasloco, ma come diceva sua madre “era ora di osare”. Avere una coinquilina un po’ spigliata non poteva che fare bene, e se la convivenza fosse stata insopportabile, avrebbe cercato ancora, come tutti.
La sera Asia si fissò nello specchio della camera. Com’era diverso il suo corpo da quello di Morgana… Le andava bene, non aveva di questi problemi, si riteneva anche una ragazza carina, ma la padrona di casa aveva quel… Qualcosa di diverso ‘dentro’, non solo fuori.
Sullo smartphone di Asia arrivò un messaggio di whatsapp di Morgana: “Hai dimenticato le chiavi della tua nuova casa! Quando pensi di venire a prenderle? ;)”
Come ogni inizio, anche quello fu traumatico: Asia cominciava gli studi con tutte le novità che questi portavano, compreso il vivere da sola.
Fare la spesa con a disposizione un armadietto e uno scomparto del frigo solo voleva dire scegliere bene cosa comprare (anche se Marco si dimostrò subito il genere di coinquilino utile a smaltire avanzi e prodotti in scadenza).
L’orario del primo semestre era leggero e Asia aveva un sacco di tempo libero per girare per la Grande Città. Marco stava via quasi tutto il giorno e tornava a pranzo quando poteva, se il suo giro di clienti lo portava ad essere vicino casa in quell’orario, e Morgana… A quanto pareva, Morgana tornava a casa solo a dormire, ma capitava spesso che non tornasse affatto.

Circa tre settimane dopo il trasloco, Asia chiese a Marco che diamine di lavoro facesse Morgana, ma le risposte aprivano ancora più domande.
“… Sono… Sicuro che lavori come modella, e come hostess a qualche fiera ed evento, a volte le ho dato uno strappo in moto… Poi non so. E’ una che si fa i cazzi suoi, e apprezza che gli altri facciano lo stesso: se comunque ti serve una mano devi solo riuscire a beccarla, poi si fa in quattro per te. Se questo weekend non torni a casa, credo che abbia qualcosa con un festival di musica.”
“Ah, grazie… Non so… Poi vediamo…” Asia pensava di rimanere in città per farsi qualche giro, ma non aveva tutta questa voglia di trovarsi da sola con Morgana in un posto sconosciuto, dipendendo da lei… Non era ancora pronta.
Il mattino dopo trovò un post-it sul frigorifero:
“Mi ha detto Marco che rimani qui nel WE: sabato sera ti porto fuori!”
Maledicendo il coinquilino Asia uscì per andare a lezione, fingendo a sé stessa di non essere, sotto sotto, affascinata dall’idea di uscire con Morgana. 2- Convivenze e Mojito

“Sei carinissima!” disse Meg, carezzando una ciocca di capelli biondi della ragazza. “Grazie” balbettò quella, a disagio con quel contatto che la padrona di casa usava praticamente fin dal primo giorno.
“Anche tu… B&egrave tu sei sempre carinissima…” sbuffò cercando di fare la simpatica nei confronti della mora, che di rimando, chiudendo la porta a chiave, alzò un sopracciglio e rispose “stasera mi voglio divertire, devo essere in forma”.

E quando mai Morgana non era in forma? Le speranze di Asia nel vederla trascinarsi in pigiama per casa almeno la Domenica mattina erano svanite: la mora era sempre perfetta, preparata, tirata a lucido come se dovesse andare a fare un casting. La tenuta più informale che le aveva visto indosso erano canottiere aderenti e shorts striminziti, e lunghe ciglia e labbra gonfie e turgide la rendevano sempre affascinante anche se perfettamente struccata. E mentre Asia stendeva mutande quasi da bambina, il bucato di Morgana era una collezione di perizoma, culottes e lingerie a filo -come i suoi tanga, anche quelli a filo-‘ tra il sensuale, il raffinato e il totalmente volgare.
Il disagio di Asia era anche invidia, bonaria, per quella persona così diretta nei confronti della vita, mentre lei doveva quasi prendersi a schiaffi solo per chiedere ai suoi compagni a lezione dove andassero a mangiare nella pausa.

“Andrea, piacere” si presentò appena fuori dal palazzo un ragazzo abbronzato, sorridente e tiratissimo. Asia si presentò a sua volta imbarazzatissima: non aveva capito che ci sarebbe stato qualcuno, ma in auto Meg le disse che anche Andrea andava a quella serata, e si era offerto di passare a prenderle.
“A dire la verità TU mi hai detto di passare a prenderti con la tua nuova coinquilina e di essere qui alle 21.30 precise”.
“Dettagli.” rispose Morgana, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio rimirandosi nello specchietto di cortesia.
Asia si guardò i vestiti. Indossava una camicetta a maniche corte perché faceva caldo, ma nella borsa aveva un maglioncino e un paio di jeans un po’ eleganti, e scarpe con un leggero tacco. Aveva raccolto i capelli in una coda, cercando di abbigliarsi in maniera piuttosto generica non sapendo che tipo di serata si andasse ad affrontare, mentre la ragazza lì davanti invece era ovviamente uno schianto, un top che stringeva un seno sodo come il marmo che costringeva a seguire due sottili linee addominali su una pancia piattissima e finire su una gonna corta, e scarpe alte. Era sempre vestita su quel confine tra l’elegante, il disinibito, e il chiaramente zoccola, ma aveva quel genere di presenza che nemmeno ad Asia, sempre piuttosto morigerata, veniva da giudicarla come esagerata. Sembrava semplicemente coerente con la sua psicologia, con la sua estroversione, ed era sicura che Morgana a qualche critica avrebbe risposto con una sonora risata.

Quel concentrato di autostima, sensualità e sicurezza si dimostrò immediatamente utile: entrarono nel locale senza problemi -ma questo perché erano stati invitati (o meglio, Andrea e Morgana)- ma l’avvenenza della mora gli fece guadagnare immediatamente un posto al bancone del bar e dei drink in tempo record, chiaramente sorpassando parecchi clienti.
“Quando vado in un locale io, devo praticamente buttarmi sul bancone perché il barista mi fili!” rimuginò Asia, con il bicchiere in mano.
“E’ esattamente il motivo per cui siamo stati serviti cosi in fretta da quel barista” sorrise Morgana “essere state buttate sul bancone… A locale chiuso.” e concluse con un occhiolino; a salvare Asia dall’imbarazzo intervenne Andrea: “devi capire che in questo locale ci sono solo due persone che Morgana non si &egrave scopata o non si scoperebbe: la donna delle pulizie perché &egrave qui di giorno, e me perché sono gay ed impegnato”.
Asia rise piuttosto forzatamente, mentre Meg ribatteva che prima di confermare questa statistica avrebbe dovuto vedere la donna delle pulizie, e che l’omosessualità o il suo fidanzamento non le sembravano un ostacolo a… -e finse di succhiare avidamente la cannuccia del suo drink-
Bevvero aspettando che finisse un po’ la calca al bar e chiacchierando del più e del meno. La serata nel locale era stata organizzata da un amico dei due che lavorava spesso per l’agenzia dove militavano Morgana e Andrea. Si spiegava perché anche lui fosse assolutamente perfetto e in ordine, quasi la controparte maschile della mora. L’iniziale disagio, complice il drink bello carico (altro favore del barista -supponeva Asia- derivante dalla presenza di Morgana) fece posto ad un’ovattata tranquillità, mentre i due modelli salutavano conoscenti, presentavano Asia e spiavano la pista.
“guarda quella con la gonna viola” disse Andrea “secondo me sta per sboccare” Asia guardò una biondina con un’espressione sofferente alzarsi tremolante seguita da un’amica e correre via.
Morgana sbuffò con il naso. “saranno le dieci e mezza e già vomita, quella ha finito la serata. Finché non fa l’idrante in mezzo alla pista e arriva al cesso, va bene così. Anche perché…”

In tempo zero, Asia si trovò prima con tutti i bicchieri in mano, e poi spinta quasi al centro della pista dove Morgana si era precipitata.
A un metro da lei, la mora ballava come un’odalisca assieme ad Andrea, e poi a chiunque le andasse. Si muoveva maledettamente bene. Le luci colorate danzavano su quella pelle chiara, creando giochi di ombre su ogni curva, su ogni muscolo in movimento sensuale e deliberatamente provocatorio. I capelli scuri le danzavano sul viso, mentre i suoi occhi squadravano fino al midollo chiunque avesse l’ardire di provare a ballare con lei, ma passato qualche minuto si vedevano garbatamente cestinati, semplicemente lei passava a guardare altro. Se chi provava a farsi avanti era chiaramente in caccia, Morgana sembrava più qualcuno che sfogli un catalogo, vedendo se c’&egrave qualcosa di interessante, ma passando oltre senza troppi pensieri.
“guarda la mora che drizzacazzi!” Asia sentì dire a un ragazzo dietro di lei. Morgana ballava, girandosi verso Asia e facendole segno di farsi avanti. La ragazza alzò le spalle sorridendo e mostrando i bicchieri, e finse di muoversi un po’ cercando di riguadagnare il bar almeno per appoggiarli, finendo schiacciata da gente già esagitata. Il contatto con tutte quelle persone la metteva a dir poco a disagio.
Arrivò al bancone a cui stavano appoggiate tutte quelle persone intenzionate a non scollarsi da lì, ma nessuno stava ordinando.
“ehi ciao!” le fece il barista, riprendendosi i bicchieri.
“ciao…” rispose lei, urlando con l’affanno.
“tutto bene?” “Sì, &egrave solo che sono un po’ schiacciata!” rispose lei.
“Sei l’amica di Meg?” “Sì, sono la sua coinquilina!” urlo Asia tentando di farsi sentire.
Cinque minuti dopo stava sorseggiando un drink omaggio, e dieci minuti dopo ed Asia era scivolata di nuovo in mezzo alla folla con un altro bicchiere pieno, anche quello in omaggio. A quanto pareva essere l’amica di Morgana portava decisamente qualche vantaggio. Non aveva idea di dove fosse ‘la drizzacazzi’, ma la serata almeno stava diventando piacevole.

Ovviamente, un attimo dopo, un imbecille saltellante fece rovesciare alla bionda tutto il suo cocktail addosso, infradiciandole la camicetta. Una bella serata rovinata: aveva dietro solo il maglioncino, ma non poteva metterlo su un vestito bagnato… Prima si sarebbe cambiata, poi avrebbe cercato uno strappo da Andrea… Alla peggio avrebbe chiamato un taxi. L’ipotesi tassista si fece più valida dato che il bagno delle donne era strapieno: impossibile riuscire a trovare un posto per ripulirsi e cambiarsi. Se il drink asciugava avrebbe anche potuto sperare di tenersi la camicetta asciutta sotto il maglioncino, ma doveva almeno ripulirsi la scollatura e le mani da quello schifo appiccicoso…
Un attimo dopo Asia era a chiedere di poter usare il bagno dei dipendenti al suo “amico” barman. Si sarebbe solo lavata le mani in fretta.
“D’accordo” fece quello, accompagnandola alla porta di servizio e aprendola con una chiave “fai veloce e quando esci tirati dietro la porta, tanto si chiude da sola… Sbrigati, che non puoi stare qui e a me buttano fuori!!”.
“grazie mille!” cinguettò lei, sentendosi molto furba per una volta, cercando la luce nell’antibagno.
Sfortunatamente il drink stava lasciando una macchia, appurò Asia.
Poggiò su un appendiabiti all’ingresso del bagno la camicetta, e si lavò le mani e il petto dalla sostanza zuccherina, pensando che indossare solo quel maglioncino non fosse una buona idea. Era striminzito, da annodare sul davanti, da indossare sopra altri abiti… Magari poteva provare con il getto caldo dell’asciugamani, la macchia sarebbe rimasta ma avrebbe potuto tenere su la camicia asciutta.
La bionda venne distratta dai tentativi di aprire la porta, goffi e impacciati. Se la beccavano dentro avrebbe dovuto spiegare come c’era entrata, così in un impeto di follia e drink in circolo sanguigno, si chiuse dentro nell’armadio dell’antibagno assieme alla lava pavimenti, sperando nessuno ne avesse bisogno proprio mentre la porta si apriva e la musica inondava il piccolo locale buio, e dal piccolo spiraglio la bionda vide chiaramente che qualcuno del personale stava venendo trascinato dentro da una figura piuttosto familiare.

“Santo cielo, ce l’ho durissimo…” ansimò qualcuno appena chiusa la porta scatenando le risatine della compagna. “E’ così che mi piacciono… Lascia che ci pensi io…” rispose una sensuale voce, accompagnando il rumore di una cintura e una zip che venivano calati, prima di un sospiro da parte di lei. “Ti stava proprio esplodendo, vero?” seguì un attimo di silenzio con qualche rumore di stoffa, prima di un riconoscibilissimo schioccare di un bacio.
Il ragazzo si lasciò andare a un sospiro, mentre rumori umidi e ritmati cominciavano a prodursi da qualche parte.
Asia si morse un labbro. Non solo era in un bagno in cui non poteva esserci, ma pure con questa stronza che doveva proprio portarsi dentro uno da spompinare… Un attimo dopo, però, le venne in mente che non solo neanche quei due avrebbero voluto essere beccati, ma che in caso le cose fossero degenerate lei aveva solo la colpa di essere andata nel bagno del locale per lavarsi le mani. Non di essersi scopata qualcuno. Cosa che sperava quasi facessero quei due, magari andandosene sul water nel bagno vero e proprio, così lei avrebbe potuto saltare fuori. Alla peggio, se ne sarebbe stata lì, e se la beccavano… Non era lei a spompinare qualcuno, si ripeté Asia, nella sicurezza di tutti gli ubriachi.
Nel frattempo, le pause tra un risucchio e l’altro diminuivano, il ritmo stava crescendo sempre più e i rumori sempre più intensi. “voglio vederti…” sospirò lui, armeggiando da qualche parte, fino a trovare la luce.
Illuminati dalla sordida lampadina sul soffitto che quasi creava un cono di luce mistico, comparvero i due amanti.
Lui, vestito tutto di nero come uno del locale, assomigliava decisamente al barman che l’aveva lasciata entrare, forse poco più grande. Alto, moro, un gran be fisico, e un’espressione trasognata mente abbassava lo sguardo e una mano sulla nuca della sua compagna, affondando le dita… In un caschetto di capelli nero intenso che Asia conosceva bene.
Morgana stava accovacciata sui tacchi a gambe larghe, come una trampoliera, intenta a divorare il membro del suo amico con il naso pigiato sull’inguine dell’uomo. La ragazza si sfilò con un risucchio l’intera asta dalla bocca e guardò il suo amico con un sorriso appagato (e arrapato), giusto il tempo di cominciare a masturbarlo con una mano a ritmo sostenuto, mentre la lingua cominciava a tormentare i testicoli e la cappella del ragazzo.
Asia non era una ragazza morigerata, ma la sua esperienza era… Limitata al suo unico ragazzo al Liceo. Coccole, baci, una prima volta a letto poco interessante (per lei) e poi non era durato molto. Insomma alla fin fine si poteva quasi considerare una verginella, mentre Morgana, quella drizzacazzi… Come faceva ad essere così, poteva essere così bella, e desiderata da tutti?

E quel bagno nel locale, a pochi centimetri di parete da una sala con centinaia di persone, dandosi al piacere con chi voleva… Quanto le sarebbe piaciuto essere cosi almeno ogni tanto!
Asia non se ne voleva accorgere, ma la vista della mora alle prese con quel ragazzo l’avevano fatta eccitare più di tutti i suoi ‘momenti speciali’ da sola.
Si mise a fissare la coppia, mentre una mano scivolava sopra il suo sesso. E le mani di Morgana erano le sue, impegnate a calare ancora i boxer del ragazzo, sua era la bocca che dava piacere a quel cazzo, in ginocchio ma padrona del gioco, quanto avrebbe goduto, se fosse stata come lei, quanti sfizi si sarebbe tolta, ammirata e voluta da tutti…
Morgana in quel momento aveva il controllo non solo del suo cavaliere, capace solo di sospirare e tentare di scostare i capelli della ragazza per godersi meglio lo spettacolo, ma anche di Asia, incapace di distogliere lo sguardo, o di smetterla di passarsi una mano sull’inguine. Morgana continuò la sua opera fermandosi con la bocca dalle labbra piene e turgide sulla cappella del ragazzo come se succhiasse da una cannuccia, mentre le lunghe dita affusolate massaggiavano i testicoli gonfi e pulsanti. Due occhi felini smettevano per il primo momento di fissare il viso del proprietario del membro, saettando intorno alla ricerca di qualche posto più comodo dove continuare. Notata la porta del bagno, le labbra della mora si incresparono in un sorriso, si staccò con uno schiocco e fissando di nuovo il ragazzo batté sulla bocca messa a cuoricino quel sesso turgido e pulsante, per poi alzarsi subitaneamente sui suoi tacchi, prendere la nuca del ragazzo e tirarlo a sé, infilando tutta la lingua che aveva fino in gola e sussurrando (ordinando) “Adesso andiamo di là a divertirci…”
Inutile a dirsi lui la seguì come un cagnolino, e lei sbatté la porta del bagno con un colpo di tacco chiudendo la porta a chiave. Asia rimase ferma per un po’, concentrandosi sull’odore di detersivi per pavimenti che regnava lì dentro, tendendo l’orecchio che presto cominciò a sentire dei mugolii di piacere. “Sì…. Mangiami…” rantolò Morgana al suo cavaliere, mentre la bionda rifletteva che sarebbe convenuto aspettare ancora un istante. Quei due avrebbero scopato prima o poi, quello era il momento di scappare via di lì, ma quel momento non arrivò prima di dieci minuti, annunciato da qualcosa pronunciato dall’uomo, e una risposta perentoria “allora fottimi, fottimi adesso” detta a denti stretti. Ancora un minuto in cui i due sospirarono all’unisono, e la bionda uscì dall’armadio, afferrò la sua camicetta, la indossò a caso e scappò fuori sbattendo la porta.

Due ore dopo Asia era in auto con Andrea che parlava ininterrottamente di un PR che aveva conosciuto al locale, con Asia che gli dava corda con tutta la sincerità che poteva, anche perché questo l’aiutava a distrarsi dalla presenza di Morgana, che non riusciva a guardare in faccia senza rivederla intenta a sbattersi la cappella rossa e gonfia di chissà chi sulla bocca tumida. Una volta giunte a casa salutarono calorosamente il ragazzo ed andarono in casa. Le mutandine della bionda erano da lanciare in lavatrice come la camicia, si sistemò per la notte e salutando Morgana che stava ancora in cucina girò le spalle e fece per andarsene in camera.
“Com’&egrave messa la camicia?” si sentì dire. “domattina la lavo, adesso l’ho messa…” sorrise Asia girandosi, e trovandosi praticamente tra le tette di Morgana, che le prese il mento tra le dita, alzandole a forza lo sguardo.
“L’hai messa sull’appendiabiti del cesso e l’hai lasciata lì girando nuda per la pista?” lo sguardo era duro, freddo, le parole quasi sussurrate, mentre Asia ammutoliva.
“… Se lo hai fatto potevi chiamarmi, mi sarei unita a te… Ma come ben sai ero impegnata.” Morgana sorrise “l’ho tirato nel cesso apposta per lasciarti andare via. Eri nell’armadio, vero? La prossima volta non ti salverò quel bel culo.”
Era troppo. “Scusa un attimo!” sbottò Asia, allontanandosi di un metro buono fuori dalle grinfie di Morgana “io ero dentro per lavarmi perché i cessi delle donne erano pieni! Se fossero entrati quelli del locale eri tu che stavi scopandoti un tizio, il culo da salvare sarebbe stato il tuo!”
La mora scoppiò a ridere “Al mio culo ci stava già pensando il padrone del locale, ragazzina!”. La risata di Morgana ebbe l’effetto di far scoppiare a ridere anche Asia. Quella donna era troppo oscena, sboccata, disinibita ed esagerata per pensare di poterla avere vinta. Finirono con il guardarsi, e la bionda a ringraziare per aver coperto più che lei, il barista che l’aveva fatta entrare. Morgana commentò, andando verso la sua camera da letto, che comunque anche lei ci aveva guadagnato qualcosa. Dopo quella serata al locale, le altre uscite con i coinquilini cominciarono a sembrare molto più semplici ad Asia, anche grazie alla maggior dimestichezza con i due. In particolare, a detta di Marco, Morgana sembrava aver preso in simpatia la giovane coinquilina, facendole persino da cicerone durante qualche fine settimana, occasioni in cui la bionda scopriva posti nuovi e conosceva persone di ogni genere. La cosa sembrava piuttosto normale, d’altronde Meg era in quella città da parecchio tempo, e il suo lavoro (quale che fosse) sicuramente doveva metterla in contatto con moltissime persone.
Ovviamente non appena giunto un minimo equilibrio, tutto cambiò, iniziando da una banale telefonata.

I genitori di Asia avevano deciso di andarla a trovare nel prossimo weekend, il giorno dopo, in parte per vedere la Grande Città che non vedevano da anni, in parte -era ovvio, con il poco preavviso che avevano scelto di dare!- per sbirciare nella vita della loro unica figlia, che non era certo in grado di negarsi. Seduta su un muretto vicino al fiume che tagliava la Grande Città con Morgana, in un assolato pomeriggio di fine autunno in cui si sperava di godere ancora di qualche caldo prima dell’inverno, la bionda cercava di essere gentile sia di informarsi sulle intenzioni dei suoi genitori, in parte per un tremebondo terrore di cosa avrebbe potuto portare un incontro con la moretta da parte dei suoi genitori. Moretta che capì subito dalle prime parole di Asia i suoi timori:
“Alla tua età e già non ti ricordi le cose? Li ho già incontrati i tuoi” -ironizzò Morgana, facendo spallucce, sdraiata sul muretto, come una lucertola al sole- “hai paura che gli racconti della loro amata figliola chiusa in un armadio a spiare la padrona di casa mentre si diverte?”
Asia arrossì violentemente, facendo ridere la mora. “Sarò la Morgana che tutte le mamme vorrebbero avere, d’accordo.”
Asia sorrise, chiedendo d’istinto che Morgana volesse avere la mamma di Morgana, o quand’&egrave che andava a trovare i suoi (la segreta speranza della bionda era di un weekend con i suoi e con una inedita partenza della padrona di casa, un bel salvataggio di capra e cavoli).
Morgana sorrise conciliante, anche se ogni sorriso conciliante di Morgana sembrava avere un doppio taglio, per nulla rassicurante.
“Per brevità diciamo che la mamma di Morgana, come la figlia, e come dovrebbe fare chi fa certe domande” -stoccata!- “&egrave una donna che si fa i cazzi suoi.”
Asia rimase freddata da quella risposta, mentre Morgana scattava in piedi, e facendo un paio di passi ben distesi lontano dal muretto si girava sorridendo. “… La vera differenza &egrave che lei si fa ‘più i cazzi suoi’, e che io ‘faccio miei più cazzi’.

Detto così, la incitava a muoversi, ché lì vicino c’era un bar con uno dei migliori aperitivi a buffet, ed era meglio anticipare la ressa.
Il resto della serata andò benissimo, con l’aggiunta di un incontro inaspettato: alcuni compagni di studi di Asia si trovavano nel piccolo locale, e non si poteva ignorarli. Così la biondina ebbe modo di approfittare di quella nave rompighiaccio della mora. Asia, da vera timida, si sentiva sempre un po’ fuori posto, con i sensi in allerta, timorosa di fare qualche impressione sbagliata o imbarazzante. Ma con Morgana, come si faceva?
Innanzitutto, la totalità dei presenti al tavolo rimase stupefatta. Chi si sarebbe mai sognato che la simpatica, ma’ timidina e timorosa compagna di studi conoscesse una così? Nel giro di cinque minuti, cordialmente, dava confidenza a tutti, aveva chiamato il cameriere con nochalanche come fosse uno schiavo e ottenuto da bere per lei e Asia. Che inizialmente rimase semplicemente ad osservare. Cosa ci poteva essere in Morgana che lei non riusciva ad avere. Il fisico, certo lei era uno schianto, ma era il resto. Morgana indossava una canottiera e un paio di shorts di jeans che già avevano fatto voltare diverse teste durante tutto il pomeriggio, sandali con un po’ di tacco (come se avesse bisogno di far risaltare ancora di più quel culo di marmo) un braccialetto-pass di quelli che mettono a certe fiere a cui era stata per lavoro il giorno prima, una borsetta minuscola, e quando si era calata gli occhiali da sole per salutare le nuove conoscenze, con un gesto indubitabilmente studiatissimo, aveva sottilmente delineato all’inconscio di tutti chi lei fosse -o meglio dove fosse, in cima rispetto a loro-
Questo notava Asia, il carisma di Morgana che le permetteva di essere a suo agio ovunque, una sicurezza in sé terribilmente invidiabile… Asia fu riscossa dai suoi pensieri da Morgana, che la chiamò in causa in una conversazione.
E successe così, banalmente, che essere con Morgana la rendeva un po’ meno timida: in pochi scambi di battute si delineò subito che la mora agiva come uno sparring partner perfetto, un assist continuo ad Asia, deviando imbarazzi e battutine, soprattutto da parte di Luca, che per certi versi assomigliava a Morgana. Fisicamente discreto, con una decisa autostima, ma un metodo di utilizzarla assolutamente grezzo e fastidioso, un odioso rompicoglioni che doveva mettersi in luce con ogni mezzo. E ovviamente, Asia era la preda naturale di una persona simile. Ma lì al tavolo con Morgana non c’era gara. Un goal a porta vuota dopo l’altro, per lei, e anche per Asia, che riusciva per la prima volta a tenergli testa, con enorme divertimento di tutto il resto della compagnia. E quando le due si alzarono, decisamente l’opinione su Asia era cambiata di non poco.

Il mattino dopo Asia tirò a lucido tutta casa, preoccupatissima di cosa avrebbero potuto dirle i suoi genitori. La mattina pulizia, pranzo, ancora pulizie, una spesa veloce e tutto sarebbe stato a posto: in realtà era tutto piuttosto ordinato in casa, ma come disse Morgana a Marco (che chiedeva perché stessero spostando i divani) “Asia &egrave andata in sbattimento”.
Cosi, anche se non ci sarebbe stato, partendo al pomeriggio, anche l’informatico si prestò volentieri, e Morgana diede prova di un’insospettabile senso pratico, abituati come si era a vederla sempre perfettamente in tiro, anche se Morgana accaldata con qualche goccia di sudore sulla pelle chiara era uno spettacolo decisamente diverso da Asia, sul punto di collassare sul tavolo della cucina.
Le crepe nella perfetta organizzazione cominciarono a delinearsi nel primo pomeriggio, e in breve le 14 divennero le 15, le 15 lasciarono il posto alle 16, e quando Marco uscì dal bagno dopo una doccia lampo per correre al treno, il frigo era ancora desolatamente vuoto.
Asia stava per andare nel panico, finché la mora non la trascinò a fare una spesa ad una velocità assurda, correndo da una parte all’altra dei reparti del supermercato, seguendo una lista della spesa su Whatsapp, e si trovarono alla cassa totalmente distrutte (o meglio dire, Morgana era lievemente spettinata), per poi precipitarsi di nuovo a casa.

E qui le crepe si sfaldarono del tutto.
Asia prese i suoi vestiti e si precipitò in bagno, mentre Morgana faceva la doccia nel suo. Solo che qualcosa non andava, cio&egrave la doccia era sfasciata.
“Cazzo! Vero!! Mi sono dimenticato di dirvelo quando sono uscito, stavo perdendo il treno… Mi &egrave rimasta in mano la maniglia del regolatore!”
“E io come faccio la doccia??” urlò Asia. “Chiedi a Meg di usare la sua doccia, no? Non farà certo il bagno nel sangue umano circondata da candele e canti satanici!” rispose Marco, dissipando l’ansia della ragazza.
E così Asia si affacciò alla camera di Morgana, una stanza che non aveva praticamente mai visto, un locale spazioso con un grosso letto, e colori caldi e scuri alle pareti e alle tende. Nella semioscurità delle persiane socchiuse, si vedeva che non c’era nessuno, ma bastava seguire il rumore proveniente dal bagno per accorgersene dato che l’acqua già scorreva, assieme ad una musica su cui la ragazza cantava.
Appurato che non fossero cantilene esoteriche, Asia poggiò un orecchio alla porta cercando di capire se Morgana fosse già sotto la doccia, ma pareva di no.

TOC TOC
“… Sì?” disse la voce di Morgana, in mezzo ai rumori.
Asia si schiarì la voce “Scusami, ma Marco ha rotto…” “…Cosa??” lo sportello della doccia si chiuse.
“Marco ha rotto la maniglia…” la ragazza alzò un po’ la voce.
“Non si sente un cazzo! Entra!!” fu la risposta perentoria, che colse un po’ alla sprovvista Asia. “… Come entro? Scusa sei in bagno!”
Ci furono dei rumori e la porta si socchiuse dopo un secondo, con il viso di Morgana con i capelli fradici che spuntò a una spanna da quello di Asia, fingendo un’aria stupita.
“Sono in bagno? Davvero? E io che credevo di essere al terminal degli scali internazionali! Mi si sarà bagnato il biglietto in doccia!” la apostrofò, prima di lasciare aperta la porta e tornare nel box.
“Entra, cazzo, che qui ho già bagnato tutto, spegni la musica e parla!!” Asia entrò come un lampo tenendosi stretta gli abiti, evitando di guardare verso la doccia e cercando di spegnere la musica.
“Come si sblocca il tuo telefono? -urlò- c’&egrave la password!”
“9999!” le urlò Morgana “come il numero di gente che mi sono scopata, così me lo ricordo!”
Asia spense la musica godendosi un secondo di silenzio. “Scusami, ma l’hai cambiata dopo il padrone del locale?” apostrofò la bionda in un guizzo di audacia.
Morgana scoppiò a ridere. “No! E’ una stima! Per una cifra precisa dovrei cambiarla ogni due o tre giorni.”
Asia soppesò un attimo le parole, fissando il lavandino con l’ennesima sottile invidia: le possibilità che stesse scherzando erano molto alte, ma non era da escludere anche il resto. In fin dei conti, che ne poteva sapere lei?
“Senti, ero venuta a chiederti di usare la doccia. Marco ha rotto il miscelatore della nostra e non riesco neanche a far uscire l’acqua” (“Ma che coglione!” si sentì mormorare sotto la doccia) “te la pulisco appena ho finito, ho dietro il mio shampoo e…”
Morgana la zittì con un verso. “Santo cielo ragazza, ma quanto sei timorata del Mondo! Mica ti mangio, usa pure le mie cose, mi basta che levi i capelli dal filtro che fanno schifo e poi… Dai, levati i vestiti, tra poco ho finito”.

Asia arrossì come non mai. Non aveva intenzione di farsi vedere nuda da Morgana, ma il tempo scarseggiava e doveva ancora lavarsi ed era meglio sbrigarsi e… “ok… Ok…” piagnucolò, levandosi gli abiti che piegò e mise sull’asse del water, rimanendo nuda.
“Che ore sono?” urlò Morgana. “Tardi cazzo, tardi tardi!!” le rispose Asia guardando lo schermo del telefonino. “Senti lascia stare, dovrei anche lavare i capelli e ci metto un secolo, e fare da mangiare… Oh, i miei possono anche vedermi un po’…” continuò a piagnucolare, fissando i vestiti e pensando a come fare, se lavarsi nel lavandino come poteva, fare la doccia con i suoi genitori lì dopo cena (lasciandoli… Da soli con Morgana?) e sobbalzò quando sentì una mano calda e bagnata sulla spalla, che la costrinse a voltarsi.
Asia si costrinse a guardare in alto, perché Morgana era decisamente più alta di lei. La mora sorrideva decisa, sotto un casco di capelli fradici, mezza fuori dalla doccia. “Zitta. Adesso entri qui con me, che non ho finito. Ti dò una mano a lavare i capelli, e almeno cominci a lavarti.” tale era il tono della voce della ragazza che Asia non riuscì a dire nulla, se non a seguirla nella doccia. L’acqua che le inondò il viso e i capelli la costrinse a chiudere gli occhi per un poco, prima di scostarseli dal viso e vedere le piastrelle del bagno, e trovare il coraggio di voltarsi verso Morgana, che la guardava senza alcun timore, ovviamente.
Morgana era splendida. I capelli bagnati e ancora più neri inquadravano, adesi, un viso dagli occhi penetranti, e l’acqua scorreva su quella pelle perfetta, scivolando sulle morbide curve dei suoi seni liberi, sodi, grossi, rotondi, con capezzoli ben proporzionati e ben eretti per la temperatura, prima di sgocciolare a terra, rispetto ai rivoli che invece potevano avere la fortuna di correre sulla schiena e su un culo perfetto, o su un ventre tonico e sulle lunghe, infinite gambe di Morgana, accavallate leggermente ma che lei dischiuse subito mostrando una vagina perfettamente depilata.

Asia si sentì morire dall’imbarazzo rendendosi conti di averla fissata inebetita per un tempo che le era parso infinito, mentre la mora la guardava e lentamente le passava una mano sulla guancia. Soprattutto perché si rendeva conto di essere eccitata. Non sapeva perché, le piacevano i ragazzi, ma tutto quello la confondeva, e sentiva un piccolo fuoco dentro a stare così a fissare una bellezza simile, a sentire quella mano così calda…
“Sei una ragazza carina, ma decisamente un po’… Guardona, lo sai?” l’apostrofò con un mezzo sorriso Morgana “Adesso fai la brava bambina che si lava perché tra poco arrivano i suoi genitori, d’accordo?”
“… Sì, sì, scusami, &egrave…” Asia si sentì morire le parole in gola, se non avesse rischiato di spezzarsi una gamba correndo fuori l’avrebbe fatto “… é cosa, Asia?” chiese gentilmente Morgana, alzandole il viso con due dita, portandolo a pochi centimetri dal suo. Lo sguardo di Morgana era troppo da sostenere, la stanchezza era tanta, il disagio, e Asia si ritrovò a piagnucolare e a recriminare di tutto.

Come invidiasse la sicurezza di Morgana, la sua bellezza, il modo di porsi, e che da quando si era trasferita in quella casa aveva sperato di poter giovare un po’ di questo e invece si trovava sempre a dover misurare il suo carattere con quello della mora, che le faceva schifo essere così timida e insicura, e brutta. E ricominciò a singhiozzare come una fontana.
“Posso aiutarti.” sentì tra le lacrime la voce di Morgana. “Tu sei insicura, e come ogni insicura ti chiudi nella tua stanza, hai il terrore di qualcosa di improvviso e incontrollato, e scommetto che le serate con me e Marco ti hanno sempre terrorizzato. Ti sei chiusa in un armadio!” gesticolò con le sue belle mani la mora.
“Mi sono chiusa perché se qualcuno entrava…” piagnucolò la biondina venendo interrotta senza mezzi termini “… Se qualcuno entrava COSA? Avrebbe picchiato a sangue il barista perché aveva permesso ad una ragazza di provare a pulirsi la camicia? Che cazzo mai doveva succedere?”
Asia tirò su con il naso, schiacciandosi contro la parete fredda. Lei era così, non lo faceva apposta, provava a sciogliersi ma era difficile “Ti posso aiutare. Come ieri al bar, posso essere la tua sicurezza per scioglierti. Hai visto che funziona…” Asia sorrise. “Sì, forse… B&egrave &egrave stato divertente, hai tirato tanta di quella merda a Luca…” sorrise un po’ più convinta. “Sei… Sei un’amica…?”
Morgana le sorrise di rimando. “Sì, ragazzina” e si avvicinò di nuovo a lei, gentilmente, sempre più vicina. Asia rimase lievemente interdetta, aspettandosi forse un abbraccio, e schiacciandosi contro la parete.
Morgana troneggiava vicino a lei, carezzandole una guancia e continuando a fissarla, e i suoi seni impattarono contro quelli di Asia, mentre la spingeva al muro. Il corpo di Morgana era caldo, bollente, costruito per attrarre, sedurre, eccitare.
La mora la fissò ancora un istante, fece scivolare la mano sulla nuca, e le diede un bacio forte, intenso e passionale, con un accenno di una lingua calda e umida che fece quasi avere un orgasmo immediato alla ragazza. Le tumide e morbide labbra di Morgana si staccarono, increspate in un sorriso e in un sussurrato “… E non sei brutta, se adesso ti laviamo per bene.”

Cinque minuti dopo Asia era ancora stordita da quel bacio, mentre come in trance si lavava aiutata da Morgana, che con cortesia riuscì a metterle le mani addosso praticamente ovunque, e solo lo stordimento e la tensione impedirono all’eccitazione di esplodere.
Asia visse quasi in trance i due giorni con i suoi genitori. Vista l’ora finsero di aver organizzato una cena fuori in un ristorante che Morgana aveva prenotato aspettando in auto sul piazzale della stazione. L’ennesimo dei contatti della mora riuscì ovviamente a tenere un tavolo libero per quattro nel patio del locale, e dal primo impatto passato si arrivò al Lunedì sera della partenza senza problemi, con Morgana come ottima guida, cordiale e simpatica, aveva entusiasmato e rassicurato i suoi, e consigliato qualche posto alla bionda dove portarli in sua assenza (“so quando levarmi dal cazzo”, così s’era espressa) e Asia si portava dietro un bagaglio di coccole che le sarebbe servito senz’altro nel periodo a venire.

La settimana successiva Morgana passò fuori casa per un viaggio di lavoro circa tre giorni, al termine dei quali tornò lievemente abbronzata e parecchio felice, ma non informò nessuno degli inquilini sul motivo di tale gioia. Asia non se ne curò e dopo averla salutata tornò in camera sua a studiare, fino a che un’oretta dopo entrò in camera sua la mora.
“Ti ho portato un regalino!” le disse sorridendo, con in mano un pacchettino che Asia prese con mano tremante, mugolando dei “non dovevi…” ai quali Morgana rispose saltando seduta sul letto nonostante un paio di tacchi alti una spanna (su cui Asia si sarebbe rotta una caviglia solo a stare sdraiata per terra, ferma).
La biondina aprì il pacchettino tirandone fuori un costume monopezzo dalla forma particolare. Le piaceva molto il colore carta da zucchero, e ringraziò ancora una volta Morgana.
“Provalo.” disse, con un lieve cenno del capo a cui Asia non seppe dire di no. Le piaceva molto quel costume, una volta indossato fasciava in maniera molto stretta il corpo, e piccole aperture decorative lo rendevano abbastanza sensuale, nonostante l’essere praticamente un costume intero. Le piccole forme risaltavano molto di più, e le piaceva come il tessuto si adattasse al suo ventre piatto. Era molto lusingata di quel regalo, e il suo sguardo allo specchio doveva sembrare sufficientemente felice a Morgana, che saltò in piedi per abbracciarla. Le mani calde e ben curate rimasero qualche secondo troppo a lungo sui fianchi di Asia, che si sentì avvampare, sentendo l’odore di Morgana fin nel cervello. Sapeva di sole, forse di sale, facile che avesse lavorato per qualche ditta di costumi, il che spiegava anche il regalo. Morgana uscì dalla camera, salutandola con un “&egrave la prima volta che qualcuno mi abbraccia e mi ha nel suo letto per così poco tempo, senza poi piagnucolare ‘non &egrave mai capitato’…” e ridersene nel corridoio.

Asia chiuse gentilmente la porta, e si accorse di una piccola ma decisa chiazza sul costume, al delicato incrocio delle sue cosce qualcosa si era svegliato anche piuttosto affamato, ma scrollando la testa la bionda si rivestì, lavò il costume e fece finta di niente, almeno fino alla settimana successiva, quando senza poter opporre resistenza era finita trascinata ad una serata con Morgana e delle sue amiche. “Se questo &egrave il tuo piano per la mia autostima non sta funzionando!” disse Asia, simpaticamente seccata nel suo vestitino più audace -una canotta legata sulla schiena e una gonna- alla prima occasione in cui le amiche di Morgana si erano staccate un po’ da loro, sul percorso per il locale.
“mi sento la quota di bruttezza prevista per legge in un catalogo di fighe”, concluse.

Morgana indossava una canotta attillatissima con una generosa scollatura quasi all’ombelico, shorts di jeans, un paio di sandali con tacco, e sembrava in squadriglia con le altre tre.
Zoe, inglese o di famiglia originaria di lì, era alta quanto Morgana, con una chioma fulva semi-riccia lunghissima, occhi chiari e una bocca carnosa in maniera quasi esagerata. Questo, il colore dei capelli e due seni a pompelmo malamente tenuti da un top bastavano a renderla l’archetipo della “rossa di fuoco”, con l’aggiunta di una minigonna grande quanto le mutande (sempre che non lo fosse già questa).
Ester veniva dritta da Madrid e non parlava che un italiano stentato e un inglese scolastico con un accento fortissimo, minuta quasi quanto Asia, ma con un corpo scolpito da un artista molto ben ispirato, un bel seno in una camicetta scura, pantaloni aderenti, capelli neri e pelle scura con due occhi profondissimi.
E chiudeva il quadro Stella, di mamma francese (come si premurava di far notare lei con un marcato accento molto impostato), indossatrice di alta moda alta e magra, l’unica ad avere le stesse forme di Asia e il suo colore di capelli, ma un metro e mezzo di gambe più su, ben fasciate da una lunga gonna con spacco. Una bocca grande dalle labbra strette completava un viso ovale e sottile con occhi sottili e maliziosi.
Asia strinse i denti e cercò di ignorare le bellezze da cui era circondata e dare loro un’opportunità: d’altro canto la stessa Morgana era su un piano inarrivabile per lei ma si stava dimostrando una buona amica. Tuttavia Asia sentì di aver bisogno di bere qualcosa, e accompagnata da un “vous ‘tes tr&egraves gentil!” cinguettato da Stella si premurò in fretta di far avere delle consumazioni al club delle fighe, e a sé stessa. Aspettando i bicchieri Morgana fece un paio di foto alla tavolata, e spedirle a qualcuno, che doveva ancora arrivare ed evidentemente si faceva aspettare.

Nel giro di un’ora, arrivò lui.
Alec.
Se l’amico gay di Morgana era fisicamente un bellissimo ragazzo, Alec lo batteva, e decisamente faceva parte di un’altra sponda, perché come si videro lui e Morgana, aderirono come due ventose, bella lei e bello lui, pelle bronzea, muscoli definiti, non un capello fuori posto, e anche una certa simpatia, molto alla mano, dimostrata non appena interrompeva il continuo limonare con Morgana, che dal suo arrivo si comportò come una ninfomane repressa, dandogli decise e plateali palpate ad ogni muscolo e anche un paio di -non troppo- scherzose manate sul pacco.
La serata praticamente si fermò così ad una chiacchiera vuota dopo l’altra, con ognuna delle fighe che offriva da bere agli altri, e Asia non si sentì di esimersi.
“Spesa al minimo per almeno tutta la settimana…” pensò, dando i soldi dell’ennesimo giro ad una sorridentissima cameriera.
La serata stava decisamente girando sui binari sbagliati, ma continuando a sorseggiare alcoolici subentrò in lei una specie di stato di calma e rassegnazione zen. Le era già capitato, il momento del “va bene”. Seguì senza opporre resistenza il gruppo in un altro locale, dove tentò persino di ballare con Alec, che però non aveva occhi che per Morgana, di nuovo nel mood da “drizzacazzi” della prima serata assieme. Ma il cazzo che la mora drizzava era evidentemente quello di Alec, che però sembrava non disdegnare nemmeno le amichette (e come dargli torto).
Nella leggera sensazione alcoolica, Asia percepiva semplicemente quel che le stava attorno, senza ragionarci su. Morgana che limonava con Alec, il suo bacino strusciante sul sesso di lui, il suo allontanare Ester che voleva ballare con lui, come a rivendicarne la proprietà, Zoe e la sua bocca carnosa che le parlavano di qualcosa di assolutamente irrilevante, mentre Stella cercava di coinvolgerle in un ballo, come una gigantessa in mezzo ai nani.
“Ma sì, per una volta mi sto lasciando andare” pensò la biondina, con le orecchie rintronate dalla musica e dall’alcool “Mi sto divertendo!!” urlò a Zoe, e praticamente fu l’ultima cosa di cui ebbe un chiarissimo ricordo.
Poi erano risalite in auto, ridendo come matte, Morgana teneva una mano sul pacco di Alec che guidava, mentre Zoe, Ester e Asia cercavano di stare sedute con Stella e le sue gambe da giraffa. Erano un po’ troppe per quell’auto ma nessuno di loro poteva guidare in quello stato, a parte Alec che era rimasto molto sobrio. Asia si appoggiò al vetro fresco del finestrino, e si addormentò.

03.23
“che cazzo!” esclamò di botto Asia, svegliandosi.
Era su un piccolo divano sconosciuto, e saltò in piedi di colpo, sveglissima. Le era già capitato un paio di altre volte di bere tantissimo, avere un colpo di sonno e poi essere in uno stato di ubriacatura iperattiva. Di solito questo la portava a ballare (malissimo) come una dannata, tornare a casa, bere due litri di acqua e dormire fino al mezzogiorno dopo, ma trovarsi in un luogo sconosciuto la terrorizzò.
Uscì dalla camera guardandosi intorno e seguendo dei lievi rumori dal piano di sopra. Si trovava in una bella casa spaziosa, moderna, probabilmente quella stanza era una specie di cantinetta. Della musica bassa e dei rumori arrivavano dal piano superiore per una scala di vetro e metallo su cui piano piano salì Asia, un po’ per non disturbare, un po’ perché caracollava e i gradini di vetro non erano d’aiuto.
Sul corridoio davano diverse stanze, e la luce arrivava da un salotto molto spazioso su cui si affacciò, scostando lievemente il lato di una grossa tenda. La stanza era illuminata fiocamente, un grosso divano, due poltrone, un lungo tappeto con un tavolino basso su cui stavano diversi bicchieri e un paio di bottiglie di alcolici. Asia percepì la stanza capendo troppo tardi che di fianco al tavolino la forma sul pavimento erano Alec disteso per terra, impegnato con il viso tra le cosce di Morgana che, sospirante, lo incitava a fare di meglio. In quei pochi istanti sospesi nel tempo, Asia ammirò il corpo di Morgana muoversi, il bacino ondeggiare dolcemente assecondando e cercando la lingua di Alec, che sospirava dolcemente, impegnato a dare piacere alla mora che si toccava un seno, prima di lasciarsi andare ad un mugolio e gettarsi a capofitto sul membro del ragazzo.

Un membro enorme.
La scarsa esperienza di Asia non le impedì di notare le dimensioni di quel sesso turgido e perfettamente eretto dalle vene pulsanti che sfidava la gravità, umido di chissà quali umori e sostanze, prima che la sua amica ci si gettasse sopra famelica, con risucchi forti e ritmati, e veementi passaggi di una lingua calda e lunghissima che portavano il proprietario dell’attrezzo a mugolare, perso nel sesso di Morgana.
Asia rimase ferma pensando di scivolare via e tornare nella cantinetta. O di scendere le scale per poi annunciarsi chiamando, o telefonando a Morgana, quando nel suo campo visivo entrò un’altra figura dalla carnagione scura, lunghi capelli neri, e una bottiglia in mano “Esta es la botella que usted ha dicho?” chiese dolcemente, inginocchiandosi vicino alla testa di Alec e mostrandogliela. Morgana, senza lasciare la presa sul suo sesso, alzò cortesemente il suo posteriore perfetto per permettergli di guardare la bottiglia.

“No, era el de la etiqueta roja!” sospirò lui.
“Ah-ah! I was right!” si sentì una risata vicino alla porta, che fece sobbalzare Asia. Contro la parete doveva esserci un altro divano, da cui Zoe si alzò urlando “Stella! Stella!! Prendi quella con l’etichetta rossa!!” verso la direzione da cui era arrivata Ester. “L’avevo detto che Ester est ivre, non?” rise di gusto Stella, entrando con due bottiglie dall’etichetta rossa in mano, attraversando la stanza con due lunghissimi passi un po’ barcollanti e dando una delle due a Zoe.
“Coraggio Ester, non te la prendere… Dai, vieni qui a renderti utile…” miagolò Morgana, staccandosi con uno schiocco dal membro e invitando l’amica, che lasciò la bottiglia sul tavolo e gattonando voluttuosa si piazzò con la bocca sui testicoli di Alec dandogli il tormento con una lingua minuta e puntuta abilissima a solleticare ogni millimetro.
Dal canto loro, Zoe e Stella si erano stappate la bottiglia e brindavano ridendo allo spettacolo.
Asia era assolutamente allibita, stordita dallo spettacolo e dall’alcool, con ancora il cervello in iperattività e una sete terrificante in gola. Ma quella visione era troppo, davvero troppo. Un concentrato di sesso a pochi metri da lei, splendide dee che davano piacere al loro uomo e a loro stesse, e lei ad essere sempre una misera spettatrice di tutto questo, perché non poteva essere come Morgana, avere quello sguardo penetrante che la fissava con un sorriso deciso mentre passava la lingua su…
Morgana finì con un frullo di lingua sulla cappella di Alec, continuando a fissarla e alzandosi. Il ragazzo reagì scornato a quel levarsi improvviso, ma Ester non si lasciò sfuggire l’occasione e si preoccupò lei di quel sesso pulsante. La mora avanzò fissando Asia negli occhi in quel piccolo spazio di tenda, per scostarla decisa e prenderla per un braccio. Era bella e terribile, e Asia sentì le sue mutandine infantili infradiciarsi del tutto.
“Volevo da bere” implorò la biondina. Morgana si portò a un centimetro dal suo viso, sussurrando “credo che tu voglia ben altro…”.
Il bacio di Morgana fu un pugnale nella testa, una vampata di piacere, come un coltello rovente la lingua della mora entrò in bocca, si impadronì di quella di Asia, strusciandosi, carezzandola, mentre le mani dalle lunghe dita la artigliavano ai fianchi e sul sedere.

Asia rimase per un istante impietrita, per poi afferrare la nuca dai capelli corti di Morgana e ricambiare il bacio, la stretta, sentendo un sapore acre e salato in bocca, voleva ricambiare tutto, voleva baciarla ancora, voleva… “…voglio tutto questo…” sospirò profondamente appena la bocca di Morgana le lasciò un attimo di tregua, indicando la stanza.
“Lo avrai.” rispose la donna con una carezza sul viso prima di prenderla per una mano.

Fu chiara la dinamica che stava dietro a quella serata. Ognuno si divertiva come voleva, ma Morgana era l’incontrastata Ma’tresse. Le amiche si potevano litigare qualche attenzione di Alec o recriminare il loro diritto a divertirsi, ma nessuna fiatava davanti a Morgana. Zoe rubò la scena ad Ester proprio mentre Asia entrava in stanza e discussero bonariamente il diritto a cavalcare Alec.
“Alec &egrave mio, per prima!” ordinò Morgana con calma perentoria, e senza neanche uno sbuffo le due si rimisero a deliziare l’uomo con le loro bocche carnose. Stella si avvicinò ad Asia con un bicchiere in mano e un sorriso complice, e mentre beveva quello che le pareva fosse un vino frizzante si godette lo spettacolo di Morgana e Stella che si scambiavano un paio di baci dolci e lenti.
“Spogliamola, non?” sussurrò la bionda, guardando Asia. “Dici che &egrave già abbastanza ubriaca da farsi spogliare da noi?” rispose Morgana con un sorriso, scivolando alle spalle di Asia per prenderle il piccolo cordino che chiudeva il vestito della biondina e sussurrandole all’orecchio “E’ tutta la sera che volevo farlo…” prima di tirarlo, passando la punta della calda lingua dietro il lobo della ragazza, che perse totalmente la testa.

Asia ingoiò di un sorso il resto del bicchiere, andò al tavolino a posarlo e guardando Morgana si spogliò completamente. Non voleva essere sensuale o provocatoria, con lei sarebbe stato inutile ed impossibile, voleva semplicemente essere nuda e libera come tutti in quella stanza.
“La tua amica ha proprio un bel culo!” commentò Alec, alzandosi in piedi tra le proteste di Zoe ed Ester, private del loro giocattolo, alle sue spalle. Asia sentì le mani calde del ragazzo sulle sue spalle, avrebbe voluto girarsi e baciarlo, ma guardò Morgana in una richiesta di assenso. La mora sorrise con un piccolo assenso del capo, e Asia si girò, quasi aggrappandosi a quel ragazzo più alto di lei di quasi una spanna, che la strinse a sé e al suo corpo perfetto e muscoloso. Il calore di quella pelle stordiva ancora di più Asia, che con le dita esplorava i muscoli definiti di Alec come una cosa nuova e sconosciuta (e lo erano), sentendo il suo membro duro e pulsante contro il suo bacino, e la sua piccola amica tra le cosce cominciava a non farle capire più niente del tutto.

Come in trance, Asia si lasciò cadere in ginocchio davanti a quel sesso scuro e imponente, carezzandolo con una mano e dando un paio di baci. La sua inesperienza la fece tentennare, ma sentì la calda mano di Morgana su una spalla. “Aiutatela” disse gentilmente e fermamente alle sue amiche, che docilmente si accostarono ad Asia, cominciando a solleticare il membro di Alec a turno, facendo imitare i loro movimenti ad Asia, che era più che impacciata, ma il ragazzo non sembrava comunque infastidito dai teneri tentativi di Asia di misurarsi con delle artiste della fellatio come erano loro.
Staccandosi dalle labbra di Morgana che non lo lasciavano stare un momento, Alec mugolò un “non so quanto… Ancora…” al quale la mora reagì in maniera decisa.
Asia se la vide accovacciarsi a fianco e guardarla, e mentre le altre amichette placidamente si ritiravano sul divano a toccarsi vicendevolmente, allungò una mano dalle dita lunghe e affusolate poggiandola su quella di Asia e si impadronì del membro, facendolo sparire velocemente nella sua bocca carnosa, succhiando con decisione, e aumentando e diminuendo il ritmo con cambi di velocità sempre più repentini, lasciando chela mano della bionda percepisse i sussulti e le pulsazioni sempre più forti del membro, che davano a Morgana il controllo sulle sue azioni e sullo stato di eccitazione di Alec, che riusciva solo a sospirare mezzi complimenti, e a spingere sulla nuca di Morgana che dopo le iniziali (studiate) resistenze, cominciò a ingoiare fino in gola quel membro pulsante, con rumori umidi e quasi preoccupanti. Quando lo sfilò dalla sua gola lo porse ad Asia, che vi si gettò avida, gustando il sapore della bocca di Morgana mescolato a quello acre di quel sesso pulsante, forte, maschio, che la eccitava e la faceva desiderare ancora di più poterlo avere, lo voleva, lo voleva tutto, voleva mangiarlo, voleva prenderlo, e persa nei suoi pensieri sospirò, rilassando i muscoli, e continuando per un tempo indefinito, persa nel sentire le pulsazioni di quella carne calda nella sua bocca, sulle sue labbra, i testicoli nelle mani perse a massaggiarli delicatamente, il naso che odorava la pelle del pube così calda e a suo modo profumata, assecondando il ritmo di Alec che gentilmente ondeggiava il bacino, aumentando sempre di più sospiri e pulsazioni, sempre di più, sempre di più, fino ad un tremolio sempre più forte che si interruppe di colpo, prima di una decisa contrazione dei testicoli e dell’arrivo di un getto quasi ustionante, denso, corposo e infinito direttamente in fondo alla gola, seguito da un altro e un altro ancora, che Asia si lasciò, non potendo fare altro, scivolare in gola, come un misero corpo da usare per il piacere di quell’uomo di cui respirava la pelle ad occhi chiusi, assaporando le pulsazioni sempre più delicate di quella carne.
“Asia… Puoi lasciarlo, ora…” le sussurrò Morgana all’orecchio, ridestandola da quella sensazione di calore, e facendo accorgere Asia di avere il cazzo di Alec completamente in bocca, ad una profondità che non pensava potesse avere senza vomitare. Lo sfilò quasi con dolore e sicuro fastidio, fradicio di piacere e saliva, guardando il ragazzo più in alto che aveva un’aria trasognata.
“E’ stato fantastico…” rantolò lui, galvanizzando l’ego di Asia in maniera immediata: un complimento simile da un modello che si stava scopando non una, non due, neanche tre, ma quattro dee della bellezza e del sesso, e si complimentava così con lei, si sentiva eccitata e fradicia, mentre guardava Morgana, prima di baciarla con foga. Non ci volle molto perché Asia finisse buttata sul tappeto con Morgana dedita a baciarla e toccarla in maniera decisa e oscena, prima di gettarsi famelica sul sesso della bionda che aspettava il piacere da ormai troppo tempo.
Morgana non perse tempo in preamboli, tra le cosce di Asia c’era solo un pulsante organo che implorava di godere, bagnato in maniera eccezionale ed eccitato come non mai “ma che bella clito che abbiamo qui…” sorrise la mora, dando un piccolo e umido bacio, e continuando con un delicato movimento della bocca come se quel piccolo bottoncino fosse un piccolo cazzo turgido e voglioso. Asia cominciò a rantolare in maniera oscena, non capiva né voleva capire cosa le stesse facendo Morgana, ma era eccezionale, si sentiva il piacere esploderle dentro e rimbalzare in ogni fibra del suo corpo, e quando riusciva ad aprire un poco gli occhi la vista del perfetto corpo della mora, o delle sue amiche, o di Alec che si versava da bere, la facevano ripiombare velocemente nel turbine del godimento.

Voleva esplodere, voleva avere un orgasmo, ma nello stesso momento non voleva raggiungerlo per non perdere quel momento di piacere, e Morgana… “non ti lascerà arrivare.” le disse con un sorriso Zoe, sedendosi vicino alla sua testa. “fa sempre così, decide lei e non lo fa mai in fretta. Vuoi da bere?” continuò la rossa, passando la bottiglia gelata sul collo e sul generoso decolt&egrave. Asia aveva la bocca riarsa e lo sguardo perso su quei seni enormi, verso cui allungò una mano per prenderne uno, sodo e polposo come un frutto maturo, umido di goccioline della bottiglia gelata, che scivolavano sul ventre piatto della prosperosa inglese, fino al suo sesso dal corto e rado pelo rossiccio.
“ooh… Mh… voglio te da bere…” si sentì dire Asia, come posseduta da una voce non sua, ma Zoe schioccò una risata argentina e senza troppi complimenti si mise a cavalcioni, incitandola a darle lo stesso trattamento che aveva riservato prima ad Alec. Asia si perse negli odori di quel sesso fulvo, e nello stordimento riuscì solo a cercare di fare ciò che Morgana stava facendo a lei, con quella lingua così lunga e calda che le solleticava parti inesplorate del suo sesso, violandola, e dilatandola con due dita calde, lunghe, forti, come il bel cazzo di Alec che ora si era ripreso e si godeva lo spettacolo di Stella impegnata a dare piacere ad Ester.
Zoe fu molto felice del trattamento di Asia, arrivando ad un orgasmo violento e tremante in pochissimo tempo, un paio di insulti rivolti a nessuno scossa dal piacere, prima di dare da bere ad Asia direttamente dalla bottiglia come ringraziamento per quell’ennesima esplosione.

“Meg… Io voglio Alec…” piagnucolò Stella, toccandosi il sesso sdraiata sul divano “Falla venire e prenditelo… Lo voglio…” Morgana si sollevò con il viso dal sesso di Asia, che piagnucolò preoccupata di essere abbandonata da quel turbine di piacere, ma la mora disse solo “Ester, Zoe, tenetemi buona quella puttanella finché non ho finito qui. Alec, azzardati a scoparle e sei morto.” e si riprecipitò sul sesso di Asia in maniera vorace, evidentemente volendo fare di testa sua ma conscia che trattenere le sue amiche dal chiavarsi quel ragazzo le sarebbe diventato impossibile, e poi avrebbe rovinato la serata. Ma Alec doveva essere suo per prima, su questo non transigeva, e Asia si sentì un peso alle pulsioni dell’amica per quei due secondi scarsi prima di tornare a piagnucolare, persa nel piacere.
“Guarda come gode…” sentiva la voce di Alec “… Morgana.” rispondeva Ester come se quel nome fosse una spiegazione di per sé Asia si sentiva osservata, guardata, e cominciò a fissare quelle stronze perfette e quel cazzo, standosene al centro dell’attenzione. Era lei ora lo spettacolo, era lei ad essere l’ossessione di Morgana, di quella dea dai capelli corvini e la pelle chiara che senza tregua la possedeva con le dita e con la lingua, facendola godere senza portarla ad una conclusione, fino a che con un deciso affondo di dita, decise che Asia doveva venire. Morgana cominciò un crescendo di masturbazione e sesso orale con lievi cali di ritmo solo per assecondare le vampate della bionda, che strinse i denti e il tappeto con le unghie, e perse la cognizione di ogni cosa, per divenire solo piacere puro di Morgana, per Morgana, da Morgana, erano solo lei e la mora, il resto scomparve ad ogni percezione fondendosi in calore, piacere, spasmi muscolari e carne e sangue e passione, fino all’arrivo di una forza estranea e sconosciuta che cominciò ad invaderle il bacino, estendendosi come un fuoco alla schiena, inarcandola, ai muscoli delle gambe che si tesero, alle braccia tremanti che piantavano le dita chissà dove, espandendosi nel petto, scaldandole i seni e stringendole il cervello in una morsa quasi dolorosa, strizzando il suo essere in ogni fibra muscolare, impedendole di respirare e solo di tendersi, contraendosi, verso tutto quello che la circondava, fino ad un momento, un istante di decadimento atomico in cui si sentì esplodere nell’universo, forse morire, per collassare su sé stessa in una bruciante, intensa vampata di piacere che sfogò con un lungo, lunghissimo e sofferente (e gaudente) urlo dal profondo del suo essere, mentre i muscoli tesi ovunque si contraevano, forse le cosce serrare il viso di Morgana e sentiva tutto quel piacere esploderle sotto, trasformato in calore, con ritorni di fiamma e piacere che le riesplodevano in corpo per accorgersi di qualsiasi cosa, fino ad accasciarsi stremata e quasi incosciente sul tappeto.

“Santo cielo” “hai visto che…” “Meg?” frasi sconnesse fecero ridestare un poco, pochissimo, Asia, che aprendo gli occhi videro Alec e le amichette nude e imperlate di sudore guardare con curiosità, quasi apprensione, la mora tra le sue cosce. Asia alzò a fatica la testa per vedere Morgana con il viso fradicio e quasi incredulo, affannata, portarsi una mano ad un occhio per asciugarlo.
“Oh… Oh Dio…” piagnucolò Asia mentre la mora la fissava.
“Mi hai…” pronunciò, interrotta da Asia che si divincolò cercando di sedersi, terrorizzata “ho pisciato, vero? Ho…” le era capitato una volta sotto la doccia, solo una, era stato un orgasmo intenso e improvviso e non aveva trattenuto, e adesso con Morgana, che di un balzo le era saltata addosso.
“Stai zitta, cretina!” le disse, prima di baciarla come un animale, facendole male, quasi mordendole la bocca, facendole sentire il suo sapore denso e quasi dolciastro. “Hai schizzato come una fontana, mi sento molto, molto lusingata… ” le sussurrò con un sorriso “ora vado a darmi una pulita, tieni d’occhio le troiette prima che violentino Alec, puoi farlo per me?” Asia l’avrebbe fatto assolutamente, come poter rifiutare… Morgana le schioccò un altro umido bacio sulle labbra, prima di alzarsi e uscire dalla stanza.

Asia rimase sul tappeto scossa dall’affanno e da timide risate, prima di trascinarsi sfinita su uno dei divani con una bottiglia, desiderando solo di riprendersi un po’ e godersi lo spettacolo che era sicura avrebbe inscenato Morgana. L’aveva sentita in quel bacio, la fame che aveva di sesso, di sesso vero, di dover ribadire la sua posizione di superiorità davanti alle amiche, di prendersi quello stallone.
Un minuto più tardi entrò nella stanza, rinfrescata, pronta, guardandosi intorno.
“da bere, Ester.” sussurrò, e le venne portato subito da bere. Lasciò il bicchiere e chiamò a sé Alec, che ubbidiente si sottrasse ad una lentissima sega di Stella per baciare la sua amante, scenderle lungo i seni, dipingendo con la lingua tenere e appassionate volute sui capezzoli, facendola sospirare. Nonostante lui facesse tutto, si sentiva chiaramente come lei conducesse il gioco, carezzando con le lunghe dita quel sesso dritto e pulsante, promettendogli piacere oltre ogni limite, per poi prenderlo in mano e condurlo su un divano. Alec si sedette e si rilassò sotto le cure amorevoli di Morgana, un turbine di risucchi e danze di lingua atti meramente a lubrificare l’attrezzo, mentre lei con una delle sue belle mani, controllava il suo sesso che non voleva altro. Era gonfia, calda, vogliosa, e senza dire niente la mora si alzò, salì a cavalcioni del suo uomo e dolcemente cominciò a carezzare la punta violacea del pene, baciando Alec e sussurrandogli chissà cosa, prima di calare lentamente sul suo corpo e farlo suo, immergendo l’organo turgido nella sua morbida polpa fino alla base, senza alcuno sforzo. I due amanti cominciarono a sospirare, mentre il sesso di Morgana, dilatato per accogliere quella carne dentro di sé ruotava lentamente come su un perno, in una danza ipnotica interrotta solo da un cambio di rivoluzione, o l’inarcarsi della bella schiena, portando il bacino in alto quasi a sfilare via il pene, per poi ingurgitarlo di nuovo tutto.
Alec si godeva la sensazione, perso nello spettacolo di una dea simile, e Asia cominciò a sentire di nuovo l’eccitazione crescere in lei, mentre guardava Morgana cambiare inclinazioni e movimenti, alla ricerca del piacere migliore per il sé e il suo amante.

“vogliamo vedere!” esclamò scherzando Zoe, tenendosi una mano sul sesso rossiccio, e Morgana gentilmente acconsentì alzandosi e dando le spalle ad Alec. “Non ti spiace, vero?” gli chiese con un sorriso sardonico al quale rispose un secco “no, e poi c’&egrave lo specchio alla parete”. Asia guardò dietro di sé e notò in effetti uno specchio, in cui lo sguardo di Morgana si rifletté soddisfatto, rimirandosi nel sensuale atto di farsi impalare. Alec era suo, l’aveva conosciuto in quel viaggio di lavoro, desiderato, concupito, posseduto nell’ultima notte del viaggio, troppo poco per potersi gustare quel corpo come avrebbe desiderato, e invece ora era tutto suo, nella sua bellezza e potenza, che ora stava solo stuzzicando e trattenendo, pensando al suo piacere, sempre più intenso e crescente, mentre la gentile cavalcata diventava via via un continuo e deciso impalarsi su quel cazzo fradicio.
Morgana chiuse gli occhi, sospirando, e fu un unico muoversi di bacino, senza lasciar andare neanche un millimetro, stringendo i muscoli e stimolando Alec sempre di più, che le mise una mano sul monte di venere e delicatamente con due dita cominciò a titillarle la clitoride. “Cattivo… Così non resisto…” piagnucolò Morgana, intuendo il segnale. Si alzò e lasciò che Alec la deponesse a gambe aperte sul divano, senza trascurare di essere ben visibili a tutte le presenti, fermandosi con il cazzo a pochi millimetri dal sesso della mora, che annuì conciliante. Gli era permesso di possederla, lo lasciava fare, e avrebbe dovuto dimostrarsi davvero bravo come l’ultima notte assieme per non deludere l’onore concessogli. Entrò, deciso, e cominciò a penetrarla.

“Sì…” Mugolò Morgana, stringendosi un seno “fottimi, fammi urlare come in albergo…” Alec non se lo fece ripetere e cominciò una decisa penetrazione, cercando evidentemente di ricordare come l’avesse fatta urlare.
“sciogliti un po’, come sei rigido…” lo provocava lei “rigido ti piace, Morgana…” ribatteva lui, affondandole dentro con un colpo più forte, per accelerare ancora di più il ritmo. Era una locomotiva che aveva appena cominciato a partire, un motore che prendeva i giri, e Asia non riuscì a resistere dal portarsi una mano sul sesso e cominciare a toccarsi.
“Guarda Asia!” ridacchiò Zoe. “Ehi Zoe, io un favore a te l’ho fatto prima… Non ripaghi?” rispose lei, decisa, facendo scoppiare a ridere Morgana “Sentite la biondina… Aaaah!… Qualcuna prende l’iniziativa… mmmh Alec così mi fai morire…” Zoe saltellò felice tra le cosce di Asia, lodandone l’odore e chiarendo che se intendeva di nuovo “squirtare” lei si sarebbe spostata. Stella ribatté che tutto dipendeva da come si faceva, e a quelle parole Ester sembrò illuminata e senza troppe questioni prese una lunga mano della bionda e se la ficcò in mezzo alle gambe. “Scopami e fammelo fare, stronza, l’hai vista prima come godeva?” disse la spagnola.
“Vi faccio godere io!” esclamò Alec, sfilandosi dal corpo di Morgana e voltandosi verso i divani con il pene eretto e bagnato, prima che la mora si avvinghiasse a lui urlando “no! tu prima fai godere me!”. Ridendo lo spinse sdraiato sul tappeto e, divina al centro di quel microcosmo di sesso, si impalò con decisione, piantando le unghie nel petto muscoloso dell’amato e iniziando una danza forsennata accovacciata, inginocchiata, quasi sdraiata su di lui.
“Guardate come se lo scopa!” esclamò Asia nel tentativo di resistere alla carnosa ed esagerata bocca di Zoe. “vedrai al mio turno” replicò Stella.

Morgana scoppiò in una risata quasi maniacale.
“Tutte voi dovreste essere qui in ginocchio a ringraziarmi di avervi anche solo permesso di vedere me scopare con questo stallone!” e prese a scoparlo ancora più forte di prima, un’unica affannata frizione del suo sesso che colava umori stringendo e possedendo il palo di Alec, un uomo ridotto ormai a un unico sospiro di piacere ed alla spasimante visione del corpo di una dea dai seni sussultanti che lo faceva suo. Nonostante questo, durò non poco, più di Asia che si lasciò andare ad un rantolo subito bevuta da Zoe, e mentre le due fissavano la coppia Morgana riuscì a far piagnucolare ad Alec un “mi fai male…” prima che entrambi esplodessero nel loro piacere. Il corpo di Morgana si innalzò come colpita alla schiena da un proiettile, lanciando un urlo forsennato in un ultimo crudissimo affondo su Alec, che le stringeva il bacino svuotandosi i testicoli nel corpo della mora, con un rantolo di piacere e sussulti potenti man mano che gli schizzi terminavano. Morgana si appoggiò al corpo esausto dell’amante con un sospiro soddisfatto, prima di sfilarsi e baciare il sesso dell’uomo, e sedersi a terra con la vagina dolorante e soddisfatta, da cui stillavano piccole gocce di piaceri mescolati tra loro.

“Stella!” chiamò “se vuoi Alec dovrai impegnarti a resuscitarlo.” l’alta bionda non se lo fece ripetere, si buttò giù dal divano come un animale precipitandosi a ripulire ogni traccia dell’amplesso precedente in maniera impeccabile, tanto che il membro tornò in fretta ad uno stato ben più che interessante, e dopo qualche minuto ancora ad una completa erezione.
Alec però si concesse un attimo di pausa per bere un po’ d’acqua ed evidentemente far desiderare ancora di più il sesso a Stella, che come un animale abbandonato piagnucolava sul tappeto, toccandosi una vagina depilata dal colore rosa intenso. “mettiti in piedi” le disse Alec, perentorio “contro la parete.” Stella obbedì immediatamente, divaricando le lunghe gambe e facendo svettare un culo da premio, ansimante di desiderio, mentre l’uomo le carezzava la figa e commentava la splendida altezza della ragazza. “Una cavalla così va cavalcata in piedi!” le disse, prendendole i capelli biondi in un’unica coda e dirigendo il suo cazzo eretto dritto nel suo sesso, iniziando a pomparle dentro senza troppi complimenti. Stella evidentemente gradiva essere trattata come una troia, perché cominciò ad insultarsi da sola. “je suis votre femelle!” piagnucolava. “Come?” chiese Alec, preso dall’affanno.
“Ha detto che &egrave la tua femmina” rispose Ester, dando uno schiaffo gentile a Stella, che ansimò di piacere. “la tua puttana” ribadì la moretta, mettendo un dito in bocca alla bionda che lo succhiò e mordicchiò in trance, implorando Alec di prenderla ancora più forte.
“holy bitch!” rise Zoe “a questa troia piace essere trattata male!” Asia rimase affascinata da questo lato di Stella, così com’era rimasta impegnata tutta sera a mostrarsi una spanna sopra gli altri, finire a piagnucolare per il cazzo di Alec, e poi a godere di essere trattata come la puttana del gruppo, con l’uomo impegnato a tenerla per i capelli e sfogare la sua voglia senza ritegno, facendola urlare sempre più.
“&egrave la solita puttana di sempre…” commentò Morgana quasi ridendo, lasciandosi cadere tra Zoe e Asia “le piace troppo essere trattata così, come una… Com’&egrave che dice?… Stella! Com’era che dicevi?”
“Cumslut!” miagolò Stella, facendo di tutto per sentire ancora di più Alec dentro di sé “Una svuotapalle!” Con grande desolazione della bionda però Alec uscì da lei, facendola accovacciare a terra con il culo all’aria, e le si ripiantò dentro, con grandissimo entusiasmo della modella che cominciò a incitarlo, promettendogli ogni centimetro del suo corpo per il suo piacere, sarebbe stata la sua troia per tutta la notte.
A quelle parole un po’ tutte le altre si alterarono, anche Asia voleva il suo turno, specialmente da quando la mano calda di Morgana le si era piazzata sul sesso senza troppi complimenti.
Zoe si accostò alla mora e disse “il tuo ragazzo &egrave un vero toro, ma… Asia se l’&egrave già bevuto” (la biondina arrossì violentemente) “Tu te lo sei preso per bene… E Stella non lo lascerà andare finché non sarà più farcita di una ‘mince pie’ irlandese. E Ester lo sta pure stuzzicando. Io ne voglio, di quel bastone.”
Morgana si morse un labbro, riflettendo e osservando Ester limonare appassionatamente con le palle gonfie o le occasionali fuoriuscite di asta di Alec. “Mi &egrave venuta un’idea, e se Stella &egrave rimasta la stessa troia che era a L.A….” detto questo tirò una piccola pacca scherzosa al sesso di Asia, e si alzò in piedi, verso l’angolo su cui erano finiti buttati vestiti e borse.
Asia guardò Zoe incuriosita “cos’ha intenzione di fare?” Morgana scostò un po’ di borse dal mucchio nell’angolo. Asia riconobbe quelle che avevano caricato le amiche quando lei e Morgana erano andate a prenderle all’uscita della metropolitana, fastidiosamente perfette e in tiro nonostante il viaggio. La mora le aveva spiegato che erano tutte lì per lavoro, e guardando Alec pompare un paio di colpi in bocca ad Ester, capì che Morgana aveva anche organizzato ad hoc la serata.
“Quindi voi siete qui per un lavoro e Morgana vi ha reclutate per una scopata?” chiese a Zoe, che perdeva tempo giocando con un boccolo fulvo che le ricadeva su quei seni sodi e gonfi. “Per quello, e perché ci ha proposto questa bella seratina. Domani pomeriggio dovrò mettere tanto di quel fondotinta per nascondere i segni di questo dopocena!”
Morgana nel frattempo aveva estratto dal mucchio una borsa sportiva di color rosa che apparteneva a Stella, e tenendola in mano la fece dondolare davanti al viso stravolto della bionda.

“Hai ancora i miei regalini, troietta?” l’apostrofò con un sorriso, mentre quella annuiva e piagnucolava indicandole dove si trovassero. La mora rovistò nella borsa e ne estrasse un beauty case, da cui scivolò fuori un simpatico dildo rossiccio di una certa dimensione, che fece lievemente preoccupare Asia. Morgana non andava tanto per il sottile già di suo, figuriamoci con quello in mano.
“Alec, lascia questa puttanella a me, ci sono Ester, Zoe e Asia che aspettano” ordinò, mentre Stella protestava “No! Hai detto che era mio!” prendendosi una tirata per i capelli dalla mora, che le accostò il dildo alle labbra.
‘”E’ tuo ma me lo sfinisci, e non &egrave gentile per tutte noi. Avrai il tuo cazzo, ma lascia divertire anche le altre. Ci penso io a te.” La bionda mugolò felice, quasi incredula “come una volta…” piagnucolò, cominciando ad umettare il dildo, che le venne accostato al sesso senza troppi complimenti. “Esatto, come una volta” asserì Morgana, spingendolo dentro per una buona metà.
Alec intanto cercava di staccarsi la vorace bocca dalle labbra scure di Ester dal cazzo, ma non in una maniera troppo convinta. Zoe scivolò giù dal divano per baciarlo e probabilmente reclamare il suo turno, ma Asia aveva occhi solo per Morgana, che stringendo Stella a sé, sul tappeto, la penetrava con decisione e sussurrandole chissà che cosa, mandandola in visibilio.
Il sesso di Stella così rosa contrastava con la sua pelle candida, soprattutto ora che il dildo rosso scuro le si fiondava dentro senza pietà, lasciandola solo per portarsi alla sua bocca e farle assaggiare il suo piacere. Stella ansimava e godeva, cercando di baciare e toccare Morgana, che si sottraeva con sguardo duro e severo. Tra le due doveva esserci un rapporto di natura ben poco amorevole, almeno sessualmente, era chiaro che Morgana dominava (e probabilmente aveva già dominato) la mente di Stella, che di questo ne godeva intensamente, quasi felice di non riuscire a baciare la sua amante, di esserne insultata, di sentirsi usata.

Perché nonostante di fatto Morgana stesse facendo godere solo Stella, lo stava facendo quasi con cattiveria e sadismo, paradossalmente la stava scopando, umiliandola. E d’altro canto l’averle negato Alec era solo la dimostrazione di una gerarchia tra le due. E questo alla bionda piaceva, tanto che raggiunse un orgasmo intenso, stringendo due dita di Morgana tra i denti e piagnucolando il suo piacere.
“Puttana…” le sibilò Morgana a un millimetro dal viso, per guardare poi Asia’ “… E’ sempre la solita troia fuori di testa… Vuoi vedere che ne perde ancora un po’?”
Asia rimase interdetta. Davvero Morgana, avvinghiata a una modella che leccava il suo orgasmo da un fallo di silicone, scossa dal piacere, le stava chiedendo un’opinione? Non era possibile, ma ormai Asia era inebriata da quella serata, dal piacere in ogni istante, ne voleva ancora, voleva affondare in quel turbine e provare tutto. “… Sì… Fammi vedere…” sospirò attratta come una falena dalla luce.
Morgana sorrise e si districò da Stella, lasciandole il dildo in bocca e riprendendo il beauty case ne estrasse un aggeggio che Asia non riuscì a capire cosa fosse, mentre Zoe, arresa alla determinazione di Ester che limonava avvinghiata ad Alec sul divano, si lasciava andare ad un “ooh” di interessata sorpresa.
“Zoe, dammi una mano qui. Asia, quella bottiglia &egrave vuota?” chiese la mora, facendo accorrere la rossa e la bionda da lei. “No, c’&egrave ancora un po’ di roba…” rispose Asia, alzandola controluce, prima di berne un paio di sorsi decisi e porgendola a Morgana che si scolò ancora un po’ del resto, mentre Zoe finiva di stringere un paio di laccetti sul suo bacino perfetto.

“Mai visto uno strap-on?” interrogò Morgana, sapendo già la risposta di Asia, continuò “ogni tanto bisogna pur usare qualcosa, e siccome il cazzo di Alec &egrave impegnato ad aprire in due Ester… Ci penserò io a questa puttana.” concluse, afferrando di nuovo Stella per i capelli, che docilmente si dedicò a lubrificare il fallo di Morgana. “Ora, a novanta!” ordinò quasi urlando, e Stella si piazzò ubbidiente in posizione, tremando. Morgana si inginocchiò solo il tempo necessario ad aprire per bene le cosce della bionda e saggiarne l’eccitazione al culmine, prima di appoggiare la punta dello strap on e cominciare una decisa cavalcata.
“Adesso noi stanchiamo un po’ questa ninfetta del cazzo, perché la conosco, non se ne andrà se non soddisfatta a dovere in ogni suo buco” -e le diede uno schiaffo sul sedere che fece urlare molto felicemente Stella- “ogni buco che mi premurerò di sfondare a dovere. E intanto voi due attente a Ester che non gli prosciughi le palle” sorrise Morgana, sentendo il rantolo di Alec.
Asia si voltò vedendo l’uomo appena uscito dalla scura vagina di Ester venirle copiosamente sul ventre piatto, fin quasi sui seni, mentre lei si dimenava per riuscire ad avvicinare il viso, stravolto da un piacere che lei sicuramente non aveva mai provato. “il mio unico ex faceva al massimo due gocce…” piagnucolò rivolgendosi a Zoe “questo &egrave già al terzo carico…” la rossa si girò con aria lasciva per sussurrarle “e tra poco al quarto…” prima di alzarsi e andare a baciare Ester fissando per bene Alec.
Il ragazzo però dichiarò la sua piena intenzione di continuare ma dopo una pausa, lui non aveva un cazzo di gomma come quello di Morgana che poteva andare avanti per ore senza problemi, così l’atmosfera si rilassò focalizzandosi su Stella, che ormai aveva perso del tutto il controllo, mentre Morgana le stimolava con il pollice la piccola rosellina scura del suo perfetto sedere, e Stella urlando e sussultando sotto i colpi di Morgana ricordava quanto le piacesse essere la sua troia, e quanto le mancasse farsi sfondare come un tempo dalla “sua Meg”.
Morgana di tutta risposta si fermò con un affondo dentro a Stella, riprese la bottiglia in mano, diede un sorso deciso svuotandola, una sberla al sedere, e appoggiò l’anello del collo della bottiglia alla rosellina di Stella, cominciando -non troppo delicatamente- a premerci.

“così la sventri!” protestò Zoe, beccandosi un’occhiata di gelo di Morgana che le risposte “allora vieni ad aiutare questa stronza, se ci tieni” Zoe non esitò un istante, umettando la rosellina di Stella che delicatamente fece suo l’imbocco del contenitore, e in pochi istanti di insistenze e carezze si dilatò a sufficienza da essere penetrata fino a metà del collo della bottiglia, mentre Morgana dava delicati ma decisi colpi di bacino continuando a mandare in visibilio la bionda, prima di estrarre la bottiglia. Stella piagnucolò di sete e Zoe le porse la seconda bottiglia sul tavolo, mentre Alec commentava “con questo ritmo, svuoto la cantina”, e si alzava per andare a prendere ancora qualcosa “di meno forte, prima che Morgana troppo ubriaca si metta a scopare anche il mio culo”. La mora commentò con un sorrisetto che poteva anche pensarci, mentre la delicata rosellina di Stella ora rimaneva dilatata in attesa di Morgana,che si sfilò dalla vagina dolorante per ergersi un poco e immergersi, lubrificata dagli umori della modella, tra le chiappe di Stella, che lanciò un urlo di piacere che terrorizzò Asia.
Morgana se ne rimase un paio di secondi ad occhi chiusi e testa china, una mano sul sedere di Stella e l’altra sulla nuova bottiglia da svuotare.
“Fammi tua…” piagnucolò la bionda muovendo un poco il bacino, toccandosi un seno. “Eri già mia, troia.” fu la secca replica di Morgana prima di attaccarsi alla bottiglia e cominciare a pompare selvaggiamente nel sedere della bionda, che istantaneamente prese a urlare e a sussultare. Asia cominciò ad avere paura di quella scopata così violenta, ma la mora, per quanto alterata dall’alcool e da qualche vecchio (doloroso?) ricordo sapeva perfettamente quello che faceva, e quello che faceva mandava Stella in visibilio, che con le lacrime agli occhi afferrò il dildo e cominciò goffamente a penetrarsi la vagina.

“Psssst… Asia!” Zoe attirò l’attenzione della bionda, facendole segno di seguirla. Lei si alzò assolutamente ignorata da Morgana e Stella che parevano condurre un momento tutto loro, violento e passionale, uscendo dalla stanza per trovarsi le tette della rossa felice ballarle davanti.
“Che entusiasmo, che c’&egrave?” chiese Asia con un sorriso prima di essere strattonata per le spalle da Zoe. “Ester si &egrave addormentata sul divano, Morgana sta scopando il culo di Stella incazzata come non mai (e se la conosco non smetterà presto), e Alec &egrave tutto nudo nella sua cantina… Tutto. Per. Noi.” concluse raggiante con i lunghi boccoli fulvi che le ricadevano sulla fronte.
Asia aveva giusto voglia di dare un’occhiata alla collezione di vini di Alec… Le due ragazze ci misero qualche minuto ad orientarsi nella grande casa a loro sconosciuta, una volta ridiscese al piano sotto.
Asia era arrivata lì addormentata, e Zoe non aveva certo fatto un tour dei locali “ti abbiamo lasciata su quel divanetto che dormivi come un gatto mentre Morgana a momenti spompinava Alec a un centimetro dalla tua faccia” diceva, mentre si guardavano attorno nel corridoio in cerca di una luce o un indizio sulla direzione presa da Alec.
“Come coinquilina di Meg,” ribatté Asia, sbirciando in una camera “mi sento molto sicura a sapere che non ha problemi a scoparsi gente a una spanna da me addormentata”.
Zoe ridacchiò, passandole una mano sulla schiena nuda e facendo rabbrividire la bionda “Meg &egrave così, ma non penso approfitterebbe mai di te incosciente… La conosco abbastanza da poterlo dire!” la rossa indicò una porta socchiusa. “guarda guarda, si vede una luce!” le due si accostarono alla porta aprendola piano, ed entrando. “Per essere una scala di accesso a una cantina é tutto decisamente ben tenuto! Credi siamo giuste?” chiese Zoe.
“La mia cantina &egrave un allevamento di ragni, ma lui magari ha un locale cantina di quelli con tavolo e bancone e biliardo e pista da bowling…” Zoe la guardò divertita “Tutto &egrave possibile… D’altro canto nel giro di qualche mese sono finita a vivere con una dea del sesso con amiche modelle che organizzano orge…” disse piano Asia, facendo ridacchiare di nuovo Zoe. “sei così spontanea… Quasi innocente. Capisco perché piaci a Morgana e ti abbia scelto come coinquilina.”

Asia la seguì saltellando sul pavimento freddo di finto legno in una stanza dal soffitto non molto alto e dalle volte a botte, su cui si affacciavano delle piccole alcove. In effetti c’erano un paio di tavoli e una specie di bancone da bar.
“Niente pista da bowling, ma se tiriamo una di queste bottiglie potremmo scoprire la Bat-Caverna” commentò la riccia facendo sbuffare Asia.
Alec spuntò da dietro una scaffalatura con due bottiglie in mano. “Ah! Siete voi! Avevo già paura che arrivasse Meg con il dildo in tiro per prendersi il mio culo!” disse sorridendo e facendo scoppiare a ridere le due.
Zoe si fece però subito seria, portandosi le mani sulle chiappe e girandosi verso il ragazzo. “No, però se vuoi puoi prendere tu il mio…”, una proposta che non lasciò indifferente il membro a riposo di Alec, ma non ancora pronto a darsi all’azione, come rispose lui, andando verso il bancone ad appoggiare le bottiglie.
La visione di quel corpo nudo accese di nuovo le voglie di Asia, che dopo le incredibili cure di Morgana non aveva avuto altro: non che non potessero bastare, la serata era la cosa più eccitante della sua vita e quella bocca calda e carnosa aveva strizzato fuori dal suo corpicino tanto di quel piacere come non mai, ma essere in quel locale, con quel ragazzo così bello e capace, era decisamente eccitante.
“Hai sentito, Asia? Dice che non &egrave ancora pronto… Forse dovremmo accenderlo un po’!” commentò Zoe, prendendola per una mano e portandola più vicino ad Alec, prima di baciarla. La bocca di Zoe aveva due labbra carnose perfino esagerate, due salsicciotti tumidi e invitanti che Asia si mise ad assaggiare volentieri. Asia aveva già provato attrazione, più che altro platonica, per delle donne, ma non aveva mai fatto alcunché, forse qualche bacio con le amiche per scherzare a qualche festa, tutte occasioni in cui era più che carburata a drink pesanti per vincere la timidezza. Ma quella sera, anche se il bere non era poco, era inebriata dall’atmosfera, dalla compagnia, dai seni di Zoe che le carezzavano il petto molto meno generoso, l’odore dei suoi ricci fulvi che la spingeva ad assaporarne l’odore e il sapore, e a sussurrare di essere stretta più forte, fino a sentire il suo sesso contro quello dell’inglese.

La mano di Zoe si infilò tra le cosce di Asia cominciando lentamente a dischiuderne le grandi labbra e a saggiarne il calore e l’umidità crescente, mentre la bionda intrecciava la sua lingua in maniera sempre più sfrenata, ricordandosi della presenza di Alec, che si gustava lo spettacolo appoggiato al bancone, con la sua pulsante asta sempre più convinta della bontà dello spettacolo.
“Che dici, gliene facciamo uno in doppia?” sussurrò Zoe ad Asia, continuando a toccarla. “Uno cosa?” sospirò Asia, nella sua innocente mentalità ottenebrata dalle dita di Zoe, che lentamente e gentilmente le estrasse per saggiarne il sapore sulle labbra esagerate, e subitaneamente inginocchiandosi davanti ad Alec, umettando il sesso turgido con rapidi colpi di lingua. Asia approvò l’idea di sentire ancora nella bocca quella potenza così animale, ma prima voleva baciare Alec, voleva toccarlo, carezzarlo, come se fosse suo, e lo fece, sicura che la morbida bocca di Zoe non avesse problemi a intrigare il suo membro anche da sola, almeno per un po’.
Alec si godette i baci di quell’amica timida di Morgana, toccandone il corpo con gentilezza. L’alcool lo rendeva loquace più del solito, quasi poetico, mentre le parlava.
Non avevano avuto modo di conoscersi molto, ma apprezzava l’intraprendenza di Asia, così normale e timorata in mezzo a ragazze così sicure del loro aspetto e delle loro esperienze. Il corpo di Asia, così asciutto e minuto, con i suoi piccoli seni quasi adolescenziali era un punto di normalità tra tutte le direzioni possibili. Stella aveva quel fisico asciutto, ma sviluppato in altezza rendendola un canone estetico per l’alta moda. Ester, come fosse un’Asia latina, giocava sulla medesima altezza di Asia ma il suo corpo si era sviluppato decisamente di più, una bellezza latina. Zoe era quel corpo di partenza in quanto a pelle candida, ma con la crescita di certe parti che la rendevano il perfetto esempio della rossa dalla carnagione chiara, le forme mozzafiato, occhi chiari e labbra turgide. E Morgana… Morgana univa la passionalità e i capelli scuri di una Ester alla (quasi) altezza di Stella, alle forme di Zoe. E all’essere al totale opposto caratteriale di Asia.
Sì, Alec quella sera stava scopandosi una rosa dei venti della bellezza femminile, quattro principali direzioni e al centro, quasi neutrale, Asia.

Ora, dobbiamo dire che questo ragionamento, questo discorso così aulico era prettamente dettato da un genio benevolo che ispirò il giovane in quel momento, perché l’alcool non rendeva facile esporre i concetti, così come la bocca di Zoe che avidamente inghiottiva centimetri su centimetri del suo sesso. Ma quelle parole le lasciarono di stucco ambedue. Zoe si sedette con le mani in grembo a fissarlo, mentre Asia era incapace di chiudere la bocca. Lei, paragonata ad un punto zero rispetto a quelle dee, lei, apprezzata da quell’uomo così virile che non aveva certo bisogno di lisciarla con dei complimenti per potersela scopare.
Lei, che sentiva un bisogno irrefrenabile di…
Asia prese il viso di Alec tra le mani, baciandolo come un’ossessa e cercando goffamente di avvinghiarsi al suo corpo. Lo voleva, lo voleva dentro in quell’esatto istante, voleva sentirsi il corpo pieno di quel membro così grosso e turgido, voleva essere sua, essere presa, voleva tutto, e Alec lo sentì, senza alcuno sforzo sollevandola per il sedere, per permetterle di farsi penetrare.
La bionda si fece scivolare dentro Alec, con un piccolo urlo soffocato di piacere puro donatole da quel sesso che le apriva le intimità in maniera così completa per la prima volta. Non era vergine, ma l’unico ragazzo che l’aveva avuta, e amata, non aveva nulla di comparabile ad Alec, un maschio, vero, ardente e possente, che arrivava a fine corsa facendole quasi provare dolore intenso, e poco cordialmente spingeva per entrare più di quanto potesse.
“Mi dispiace Zoe” piagnucolò Asia, nell’ultimo barlume di coscienza prima di perdersi nelle sensazioni di essere posseduta così.
La rossa si alzò sbuffando, ma comprensiva, cercando nelle attrezzature del bancone qualcosa per stapparsi una bottiglia. “Dopo quelle parole, scopatelo. Ma non sfinirmelo.”
Asia rise volgarmente: “no, voglio sfinirlo, voglio sfinirmi” e prendendo Alec per i capelli gli soffiò in faccia un sibilo di sfida “scopami, stallone, fammi urlare come quella puttana di Stella, fammi godere come Morgana, lasciami sfinita ad addormentarmi per terra come Ester… Credi di esserne capace?” Alec la appoggiò su uno dei due tavoli, leggermente freddi e per nulla spiacevoli. “come vuoi, biondina.” furono le uniche due parole prima di uscire da lei e rientrarci con un colpo secco che la fece urlare di gusto.
Asia chiuse gli occhi e perse il lume della ragione. Le andava bene tutto, le andava bene il sesso di Alec che la penetrava, le sue mani che la giravano a novanta, quasi abbarbicata sul tavolo, il suo sbatterla in ginocchio incitandola a succhiarlo, a gustarsi il suo stesso sapore dolciastro. Non voleva pensare a nulla, voleva solo godere, voleva godere intensamente e per questo si stringeva a quell’uomo così focoso, contraendo muscoli che scarsamente ricordava di avere, stringendolo dentro di sé per non perdere neanche uno dei pulsanti e gustosi rilievi delle vene di Alec.
Si accorgeva a malapena di stare urlando, forte, persa nel suo piacere, urlare “stammi dentro!!” al primo potente orgasmo che la lasciò solo con la voglia di averne ancora, e di urlare a Zoe di saltarle addosso, per trovarsi il sesso eccitato e rossiccio dell’Inglese sopra il viso, e affondarci ancora la bocca e la lingua, mentre la riccia dedicava le sue labbra a baciare Alec, e leccare dove poteva i due sessi in azione.

Come poter descrivere il calore delle cosce di Zoe, il suo sapore diverso (ma in cosa?) dal proprio, la sensazione che dà una penetrazione intensa e passionale, per di più di un gran bel sesso di un bel ragazzo? Asia avrebbe provato a raccontare a sé stessa quelle sensazioni molte volte in futuro, ma ottenendone solo frammentarie descrizioni prive di un significato vero, perché in quel momento non c’era che carne e passione su quel pavimento, e avrebbe voluto ancora e ancora provare piacere, esplodendo… Esplodendo.
Asia fu squassata da un orgasmo improvviso e doloroso che le fece quasi mordere la clitoride di Zoe, sussultando in maniera incontrollata sotto quel corpo candido e stringendo dentro di sé, fortissimo, il membro di Alec, che irrefrenabile dava ancora un paio di colpi decisi prima di rimanere fermo a farsi strizzare dalla vagina di Asia, che rantolò quasi pensando di aver finito, e venendo scossa da un colpo alla nuca fortissimo, di piacere, di incoscienza, di qualcosa che le fece mancare il fiato e la vista, e quel piacere partire a razzo verso il suo inguine.
“aaah!! Fuck!! In faccia no!!!” sentì vagamente urlare Zoe, mentre si lasciava ricadere le braccia incosciente di tutto quel che accadeva, lasciando la presa su Zoe che scattò via, e fissando Alec che si sfilava da lei e le dirigeva il membro verso i piccoli seni e la pancia piatta, incapace di trattenersi dopo le ultime strette di Asia, eiaculando potenti getti di liquido bianco, caldissimo.
Asia chiuse gli occhi sentendosi incredibilmente femmina, donna, posseduta da un vero maschio, che più o meno volontariamente la stava segnando come sua, come quelle altre dee al piano di sopra. Si era persa troppo in questi anni, si era persa tutte queste sensazioni.
Probabilmente era passata solo una manciata di secondi, ma ad Asia parve di ritornare cosciente e nel suo corpo dopo un infinito periodo di assenza, per ammirare il cazzo di Alec sprofondare tra le labbra di Zoe intenta a ripulirlo del suo piacere. La rossa aveva aspettato anche troppo, e Asia si sentì decisamente in colpa al pensiero che Alec potesse non reggere un’altra cavalcata come la sua, ma dalla voglia che esprimeva l’uomo nel tenere stretti i riccioli di Zoe, la bionda si diede pace e si dedicò a portarsi mollemente alle labbra qualche goccia del suo piacere e quello di Alec, come una spettatrice. Zoe sapeva cosa fare per far tornare Alec in piena forma, dopo essersi dedicata a ripulire quel sesso dall’orgasmo precedente.
La biondina era esplosa di nuovo, una vera squirter, e si era strizzata più che bene quel cazzone… Ma Zoe piantò i suoi occhi chiari su Alec, inginocchiandosi, e dolcemente si pose l’asta in mezzo ai suoi seni sodi, cominciando un lento massaggio. “Questo povero piccolo uccellino &egrave stanco… Bisogna farlo riposare…” cantilenò scandendo ironicamente la parola ‘piccolo’. Sapeva l’effetto di quel massaggio sugli uomini, che tutti volevano ma pochi potevano avere. Bisognava avere le giuste doti e lei le aveva, e con quel che aveva Alec, si riusciva anche a dargli qualche bel bacio in punta, e le grosse labbra che aveva preso da sua madre aiutavano ancora di più.
Zoe manteneva fieramente alta la bandiera della rossa focosa a letto, ma quella sera si trovava a confrontarsi con ogni genere di follia, non ultima l’insospettabile e simpatica biondina che doveva sfogare anni di sesso represso. E aveva anche aspettato più del necessario per potersi divertire, ma forse ora, messe fuori combattimento tutte le altre, poteva fare i suoi comodi.
Fissando Alec, giocò per un istante a mordergli la cappella. “No…” protestò debolmente lui, mentre lei sorrideva e tornava a far scivolare la lingua su tutta l’asta, sempre più convinta delle attenzioni che riceveva.
“A very nice dick…” sussurrò, massaggiandone i testicoli duri. Quando Morgana le aveva parlato di questo tizio che era un articolo da paura fuori e dentro il letto non l’aveva presa molto sul serio, ma aveva ragione, e sarebbe stato suo come voleva lei…
La rossa si alzò senza troppi complimenti e sculettò fino dietro al bancone con aria invitante, fissando Alec e prendendo qualcosa che aveva trovato nei cassetti, prima, cercando di aprire la bottiglia. Afferrò anche la bottiglia aperta e scuotendola leggermente si diresse verso una delle scaffalature, bevendo a collo prima di lasciarla su un tavolo e appoggiando la schiena alla parete di bottiglie, vicino a una delle colonne di legno degli scaffali.
Alec si avvicinò a lei con aria sicura, sussurrando “vuoi farlo in piedi? Qui? Dovrò essere delicato, prima di far cadere qualche bottiglia…” mentre le carezzava il sesso caldo. Zoe rise garbatamente, portandosi le mani ai seni.

“Ti piacciono, vero?” chiese retoricamente, mentre Alec passava la lingua sull’areola e sui capezzoli ritti. Lo invitò garbatamente ad inginocchiarsi e dedicare qualche attenzione al suo sesso, prima di prendergli delicatamente le mani, portandolo in una posizione piuttosto buffa, il viso sul sesso e le dita sui capezzoli.
“Sai a me cosa piace?” chiese, prima di agire come un fulmine.
Alec ci mise un istante a capire che quella cosa rigida sui polsi era una delle innumerevoli fascette lunghe che teneva nei cassetti del bancone, e alzò lo sguardo verso Zoe che rideva.
“Su, un piccolo scherzo…” chiocciò lei, portandosi un dito alle labbra esagerate, rassicurandolo per un istante. Alla rossa piaceva giocare? Va bene, sarebbe stato al suo gioco, pensò il ragazzo.
Zoe non aveva finito però. Un’altra fascetta passò all’interno della prima, e in un attimo attorno alla colonna di legno, così il ragazzo si trovò inginocchiato e legato, per così dire.
Alec ebbe appena il tempo di pensare che la fascetta non fosse così stretta, che la rossa la tirò per bene. Non faceva male, ma era decisamente…
“Legato!” protestò lui. Zoe scoppiò a ridere di nuovo, tornando alla bottiglia. “Esatto, cazzone, hai soddisfatto tutte queste troie come volevano, e ora tocca a Zoe. Non ti dispiacerà, solo voglio godermi questo bell’attrezzo come voglio io.” continuò, sottolineando il concetto con una carezza di un piede dalle unghie ben curate.
Alec non si sentiva molto tranquillo, aveva già giocato in passato ma era sempre una cosa in comune accordo… Ma quella situazione non dispiaceva al suo cazzo, che pulsava di voglia come se non fosse mai venuto in tutta la serata. E continuò a pulsare per un bel pezzo, dato che Zoe si diede a provocare e negare in continuazione. Concedeva un avvicinamento del suo sesso caldo, accovacciata, lasciava sentire le morbide pieghe della sua vagina, per poi ritrarsi. Alec fu caldamente invitato a baciare e leccare quell’organo caldo e voglioso, cercando di invitarla a impalarsi da sola e soddisfarsi, ma Zoe ribatteva secca che avrebbe fatto tutto quando le sarebbe andato.

Asia era assolutamente inutile, perché assolutamente addormentata.
E Zoe ne approfittò per deriderla. Prima la svegliò con un piccolo schiaffo, per dirle solo “fammi urlare come Stella, fammi godere come Meg, fammi addormentare come Ester… E come Zoe? A Zoe niente? A Zoe solo gli avanzi del tuo squirtare, vero?” prima di sbatterle in faccia il sesso rossiccio. “Lecca, puttanella, leccala anche tu e non protestare. Morgana &egrave troppo occupata a piangere sul suo amore perduto con Stella per venire qui a salvarti il culo.” Tutta l’autostima di Asia sfumò in un istante, vedendo un lato di Zoe che mai avrebbe sospettato, e remissiva come era e sarebbe stata, cominciò lentamente a piagnucolare e leccare, il viso premuto sulla clitoride eretta di Zoe, prima di essere lasciata di nuovo a terra. “Se non ti piacesse andresti via, troia, e non saresti così bagnata.” affermò noncurante Zoe, costringendo Asia a recriminare contro sé stessa che in effetti sì, si era eccitata, e voleva vedere come avrebbe fatto Zoe con Alec. La rossa bevve ancora un goccio, teatralmente “E’ tutta la sera che fate i vostri comodi e mi pareva giusto prendermi un po’ una rivincita.” e chiuso il piccolo fervorino, si adagiò sul cazzo di Alec e cominciò a impalarsi selvaggiamente, per metà godendo e per metà insultandolo. “Sei un coglione… Questo cazzo così… Duro… Non lo muovere!… E lo sprechi su delle troiette…Mmh…. Ci scommetto… Quante zoccolette da due soldi ti scopi?” Alec non rispondeva, immerso con il viso nei seni di Zoe che danzava, persa nel suo sproloquio, roteando il bacino sul sesso di Alec. Asia non aveva idea di che fare, ma il ragazzo non sembrava protestare molto di quel trattamento, in fin dei conti non gli stava facendo male, e… “Biondina del cazzo! Vieni qui!” si sentì chiamare, e corse da Zoe, che ansimando continuava a godere, e parlarle “te lo dico io subito, così non ti arrovelli quei cinque neuroni che ti ritrovi… Non gli faccio male, non gliene farò, e tu puoi continuare a guardare come il piccolo zerbino che sei, perché quello che vedi &egrave quello che vuoi essere, vero?”

Asia si impuntò, fissando la vagina di Zoe che risucchiava e rilasciava il sesso di Alec, stringendosi e allargandosi come fosse liquida attorno a lui. “Io… Invidio le vostre sicurezze. Ester non ho capito che tipa sia, ma voi super-sicure di voi… Stella &egrave una maschera di una ninfomane esagitata, e tu mi sembravi così simpatica… Sei una psicopatica!” le urlò, rabbiosa “sei una doppiogiochista, eri così gentile e… E… Mi ascolti? Sto parlando a te, stronza!!” scoppiò Asia, vedendo che Zoe chiudeva gli occhi mentre Alec mugolava senza senso. “Questo coglione &egrave venuto…” sospirò Zoe, sfilandosi il cazzo bagnato da dentro, colando l’orgasmo di Alec, alzandosi. “… E si che ti ascolto, biondina del cazzo…” sospirò nuovamente, reiterando il termine come un nuovo soprannome, avvicinandosi ad Asia, che indietreggiò cercando di alzarsi in piedi “La tua bella Meg non la nomini neanche, vero? Sapessi un decimo delle cose che so io di Morgana, dovresti scriverci un’Encyclopaedia Britannica… Ester… So lousy! Non ha carattere, &egrave un niente, bella, ma vuota! Al contrario di quanto &egrave riempita, da chiunque, Stella.” Asia si trovò nella spiacevole sensazione di dover guardare a terra per potersi appoggiare, e l’ultima cosa che voleva era staccare gli occhi da Zoe, così, continuò ad incespicare. “… Quella &egrave una troia che si fa sbattere anche dal controllore del treno. E io non sono una doppiogiochista, o psicopatica, biondina del cazzo, sono solo una donna che sa quello che vuole, che si impone, che si prende quello di cui ha bisogno!”

“Per esempio, due calci nel tuo culo di burro.”
Asia si girò accorgendosi di essere quasi finita contro una delle pareti di bottiglie a inizio locale, ma di essere anche a poche spanne da Morgana, che a braccia conserte se ne stava appoggiata sulla porta, ovviamente nuda. Ad Asia parve ancora più bella del solito, così determinata e glaciale, l’affaticamento di aver posseduto Stella tradito solo da qualche goccia di sudore che le imperlava la pelle perfetta.
Zoe si fermò repentinamente, quasi terrorizzata, mentre Morgana si rivolgeva conciliante ad Asia. “E così hai scoperto il vizietto di Zoe, e anche il suo caratterino di merda… Ma non &egrave una cattiva persona, almeno se si sa come trattarla. In ginocchio, troia.” sorprendentemente, quasi oscenamente, la rossa si buttò a terra di colpo, con le mani sulle cosce e lo sguardo basso fisso a terra, mentre Morgana aiutava Asia a rialzarsi. “… Direi che la serata &egrave andata avanti anche troppo.” commentò, mentre dalle scale arrivavano Ester mezza addormentata e Stella, con l’aria di aver appena fatto tutte le montagne russe di un parco di divertimenti. “… Ester, lascia andare Alec e andate in sala… Ragazzo mio, ti devo una serata a lume di candela dopo questa” sorrise la mora, prima di voltarsi verso la storditissima Stella “bellezza, prendi Asia e portala di sopra, grazie. Arrivo tra un minuto.”
Asia seguì Stella tenendole la mano e cercando di concentrarsi su Alec che ridacchiava (spavento a parte stava benissimo) sui gradini avanti ai suoi, ma non poté impedirsi di sussultare sentendo Morgana urlare all’indirizzo di Zoe.

Dieci minuti dopo, Zoe era ricomparsa chiedendo scusa a tutti, che le accettarono (anche se Asia con un certo riserbo), e si diede velocemente da fare per pulire tutto e chiamare un taxi per lei e le amiche. Come in uno stato di incoscienza, Asia si rivestì e salutò Alec, lasciando Morgana intenta a baciarlo teneramente per qualche minuto mentre fuori dalla finestra vedeva sorgere l’alba.
Aspettò di essere per strada con Morgana alla guida, per cominciare a piangere dal nervosismo, così che la mora dovette accostare e stringersela al seno per tranquillizzarla.
“… D’accordo, Asia. Domande concise. Risposte concise. Voglio andare a casa a fare una doccia e dormire. Dimmi.”
Asia si soffiò il naso come una bambina.
“che problema ha Zoe?” la mora sorrise. “Nessuno. Ha una passione per certe pratiche, ma non sempre capisce i tempi, e i modi, per poterle mettere in atto. Stasera Alec ci sarebbe stato -ci &egrave stato!- ma tu non eri pronta, e non &egrave stato… Carino.” Con questo termine Asia sbuffò platealmente. “Ok, ok, &egrave stata inquietante ma non ti avrebbe fatto niente, tranquilla, se non avessi voluto lasciarglielo fare.”
Asia si sentì un poco rassicurata, fissando il fazzoletto bagnato nelle mani “Seconda domanda… Perché si &egrave inginocchiata?” la biondina arrossì alzando lo sguardo verso Morgana, che si morse un labbro, guardandola.
“Sincera?” Asia annuì. “Sincera.”

“… Ho conosciuto Zoe ad una festa in un locale BDSM a Londra. Era una ‘switch’ -una persona che non domina o viene sottomessa in modo esclusivo… A volte uno, a volte l’altro” spiegò Morgana rispondendo all’occhiata interrogativa di Asia “… Con me finì come ‘bottom’, una sottomessa, in maniera naturale. Zoe &egrave mia sottomessa, &egrave la nostra gerarchia. Ha obbedito subito perché sapeva che l’avrei avuta vinta io. Comunque.” e qui Morgana sorrise molto orgogliosa di sé stessa, mentre Asia rimaneva piuttosto perplessa.
“Non ti chiederò cosa ci sia stato tra te e Stella, ma…” Morgana rise, interrompendola. “Io e Stella siamo state assieme per un anno circa, quando avevo diciotto anni. Un anno bellissimo ed intenso, e a quell’età un anno sembra una vita intera. Ma abbiamo avuto strade diverse, ma sarà sempre nel mio cuore… E a volte anche in altre parti di me.” concluse la mora con un’altra risata che fece sorridere anche Asia.
“Ultima domanda, bionda, che non sono giovane come te e ho sonno.”
“… Questa sera… Hai invitato le tue amiche per Alec… E io…?” Asia sentì di nuovo la voglia di piangere risalirle nella gola, mentre Morgana la abbracciava di nuovo.
“… E anche tu. Ho pensato che gettarti in mezzo alla mischia fosse il modo migliore per sbloccarti. Tu eri l’ospite speciale.”
Asia sorrise, tra i seni di Morgana. “B&egrave… Prima del delirio di onnipotenza dell’inglesina, &egrave stata una splendida serata… Grazie.”
“Come ho detto qualche ora fa… ‘sono lusingata’!” rispose Morgana con un sorriso e un bacio, prima di rimettersi a guidare verso casa. Dopo la sera a casa di Alec, l’atteggiamento di Asia cambiò non poco. Era spesso di buon umore, e notevolmente meno timorosa di sé stessa. Marco attribuiva al nuovo ambiente e alla maggior confidenza con i coinquilini questo cambiamento, convinzione che Morgana non contraddiceva ma che le faceva lanciare sottili occhiate maliziose alla bionda. In Università, il pomeriggio dopo il caos da Alec, Asia si era presentata con un sorriso smagliante e un carico ormonale in corpo che la faceva camminare a mezzo metro da terra.
“Nessuna di queste stronzette avrà mai una nottata come la mia…” pensava tra sé e sé guardando le sue compagne più ‘in’. Alla pausa pranzo si sedette accanto ai suoi compagni, piuttosto ignorata come al solito, alle prese con un’accesa discussione.

“No raga, non possiamo non fare niente per Halloween!” si lamentava Giulia, sempre pronta a discutere quanto gli altri fossero mosci e ad esentarsi da ogni proposta od organizzazione, cosa che le venne fatta notare cordialmente da Fabio “Proponi qualcosa allora! Andiamo a casa tua? Perché io non ho i soldi per un locale dove farmi fottere soldi!”
“Ma noooo!” interruppe con la sua vocetta querula Nina (in realtà Martina) “non costano così tanto, guarda, all’Atlantis ‘Halloween party’ 40 euro con DJ Set e due consumazioni!” sbottò smanettando sul suo smartphone nuovo di zecca.
Asia sbuffò divertita.
“Con 40 euro ci compro un set di alcolici e mi faccio i cocktail da sola!” protestò Lila, una moretta dal carattere fumantino che odiava profondamente Martina e quel suo doversi atteggiare a milionaria.
Nicola alzò le mani al cielo, spazientito. “Ragazzi, in questa città non c’&egrave un solo locale che si lascerebbe sfuggire l’occasione di spennare la gente ad una festa come Halloween! Quindi o riusciamo a fare qualcosa noi, o ci arrendiamo all’evidenza di tirare fuori 40 euro.”
“Quaranta euro se va bene” commentò ironico Luca, al suo solito sprezzante ma con una ragione “40 entri e hai due consumazioni, e chi beve solo due cose in tutta la serata? Anche se vuoi dell’acqua te la faranno pagare oro. Una festa in casa &egrave la cosa più economica, ma da me non si può!”
Asia scoppiò a ridere. “Cazzo ridi?” l’apostrofò Luca, facendola sussultare.
“Passi metà del tuo tempo a vantarti di casa tua, della tua mansarda dove fai le feste, di tutte le tipe che conosci, e poi…” ribatté Asia. “Ma tanto tu che cazzo vuoi, secondo te sei invitata?” si sentì apostrofare, prima di un momento di silenzio imbarazzato. Asia si alterò non poco però. Se avessero saputo le feste a cui andava lei… Così scrisse velocemente a Morgana.

“Compagni di corso dell’aperitivo, voglia di smerdare Luca.”
“Comprensibile. Esponi.”
“Ad Halloween i locali spennano e in casa non si riesce a fare nulla, non che io sia invitata… Sai qualcosa per il 31?”

Morgana ci mise un po’ a rispondere.
“… Stai pensando di smerdarli trovando un posto per le vostre vuote tasche. Ok. Sai che rischi di diventare la tizia da sfruttare giusto quando c’&egrave da risparmiare dei soldi?”
“Sì. Eviterò in futuro. Voglio una rivincita.”

Morgana era inquietante nella rapidità con la quale elaborava strategie e piani.
“… Indicativamente quanta gente vorresti smerdare con il fargli rimediare un ingresso all’Agarthi?”
Asia rimase in silenzio un istante, premendo il tasto della registrazione.
“… Nina… Scusami… Conosci un posto che si chiama Agarthi?” la moretta sussultò stupefatta.
“Certo che conosco l’Agarthi! E’ un posto fighissimo, enorme, ci sono andata solo una volta anni fa per il compleanno di una mia cugina a prendere l’aperitivo, ma &egrave sempre pieno e con una lista invitati lunga come un treno! Non so neanche se fanno qualcosa, io non ho visto niente di niente in giro… Perché, l’hai trovato su Google?”
Asia scosse la testa con nochalanche “no, no, ne stavo parlando…” mentre Morgana scriveva.

“…”
“… La lista degli invitati non &egrave l’unica cosa lunga dell’Agarthi, ma lasciamo perdere… Ricordati che poi dovrai mandare una e-mail alla direzione, intanto dimmi… Quanti siete?”

Asia scoppiò a ridere, alzando le mani in segno di vittoria.
“Chi vuole andare all’Agarthi ad Halloween??”

La sera della festa Asia era assolutamente tornata la solita timorosa biondina di sempre.
“Chi me l’ha fatto fare??” pensava, scendendo dall’auto. La festa in costume non prevedeva deroghe, neanche per chi era riuscito ad acchiapparsi degli ingressi grazie alle conoscenze di Morgana, e così Asia aveva dovuto scegliere qualcosa.

Qualche giorno prima rimuginava sul costume fissando i libri nella grande scaffalatura del salotto, mentre Morgana sistemava il caos di camera sua stipando l’armadio del corridoio.
“Sono così confusa!” sbottò la bionda, quando Meg le chiese la ragione della sua attrazione ipnotica per la libreria. “questa festa &egrave in costume, no? E dovrà anche essere qualcosa di figo, non una mummia di carta igienica!”
“Decisamente no” convenne Morgana.
Asia alzò lo sguardo verso di lei “tu da cosa ti travestiresti?”; la mora ci pensò un po’ su, cominciando a fissare anche lei i volumi della libreria. “Mmmnhh… Mh… Mh… Se fossi in te…” prese un volume dalla libreria “… E in te ci starei molto volentieri -stupida! protestò Asia- “… E venissi anche io ad una festa così idiota?” concluse, tornando verso il corridoio e continuando a giocare con il piccolo volumetto.
“Sì, esatto, Morgana. SE fossi in me, SE venissi a questa festa, SE…” sbuffò Asia.

La mora, tenendo il volumetto aperto su una pagina, lesse con voce perfetta:
“… La sua carnagione era colorita e brillante; i lineamenti minuti e meravigliosamente modellati; i grandi occhi erano scuri e lucenti; i capelli erano bellissimi, non avevo mai visto dei capelli così folti e lunghi quando li lasciava sciolti sulle spalle; spesso vi infilavo una mano e ridevo, meravigliata del loro volume. Erano fini e soffici, e di un castano scuro con sfumature dorate.” e concluse con un’occhiata pungente sotto le lunghe ciglia, prima di lanciare il volumetto sul divano.
“Carmilla e altri racconti gotici” occhieggiò ad Asia, rossa come un pomodoro per le parole di Morgana. Sbirciò la quarta di copertina, prima di urlare “E… E dove lo trovo un costume da diciottenne vampira del 1872?”.

E così quella sera Asia si presentò con un’elegante mantella di velluto nero, un corpetto con maniche lunghe e una gonna con spacco, stringendo i denti al pensiero che almeno quel che aveva recuperato da un’amica costumista di Meg fosse di una fattura tale da fare una figura più che decente. Non era male in fin dei conti, era solo un po’ “gotica” e togliendo la cappa, che le pesava non poco sulle spalle, non era certo abbigliata in maniera ridicola.
Accanto a lei, sbuffando per la scomodità delle bretelle, Marco si era palesato come un perfetto John Mallory, con tanto di baffetti e spolverino. I due arrivarono al punto di ritrovo con i compagni di corso di Asia, che bene o male avevano avuto tutti la stessa idea di Marco. A parte Nina, vestita come una Cleopatra da opera lirica con un costume serissimo, il resto dei ragazzi presentava un Tenente Colombo, uno scienziato pazzo generico, un Cesare da saldi di fine stagione, e “una malvagia Strega dell’Ovest, un evergreen…

“Letteralmente” salutò Lila da sotto il suo abbondante cappello a cono.
Tutto sommato nessuno di loro sfigurava nella folla che si apprestava ad entrare nel locale, tralasciando gli ovvi “vip” e i professionisti delle feste a tema.
“Quelli lasciali perdere, ovunque ci sia una festa a tema troverai sempre qualcuno che ha speso duecento carte per un costume professionale e sembra una comparsa di Hollywood” commentò Marco alla vampiressa. “Disse quello che ieri si &egrave comprato apposta le bretelle, vero “Sean”?” rispose lei, con una risata. Mentre Marco cercava di spiegare la differenza tra spendere centinaia di soldi per un costume e dieci euro per un paio di bretelle, Asia sentì salire la tensione man mano che si avvicinavano al personale del locale che doveva farli entrare. Si erano messi nella fila delle persone con invito, ma non aveva niente di più che la parola di Morgana, e se le cose non fossero andate bene il suo rivoluzionario avrebbe dovuto sostenerla non poco per scampare un linciaggio da parte dei suoi compagni di classe.

“Cognome?”
“Alioti, siamo in dodici.”
L’omone in camicia scorse un elenco su un tablet, con lentezza.
“Oh, se &egrave troppo disturbo ripassiamo domani!” buttò lì Marco, sistemandosi il cappello.
“Se questa merda fosse in ordine alfabetico o con un ‘cerca’ non ci metterei tanto, Indiana Jones!”
Asia cominciò ad avere i brividi nonostante le spassose proteste di Marco (“Indiana Jones? Non ho neanche la frusta!”) e la pesante mantella. “Alioti Asia può aiutare?”
Finalmente qualcosa sembrò trovarsi nell’elenco: “Alioti Asia-Altea, dodici persone, dritte per invito della proprietaria! Porca troia, finalmente, dimmi che sei tu!”
Asia scoppiò in un risolino nervoso “Sì! Si, sono io! Cio&egrave siamo noi, fino alla strega” disse, mentre quello la faceva passare.
“Malvagia Strega dell’Ovest, ma puoi chiamarmi Elphaba, o come ti pare…” salutò Lila con un occhiolino.

Il locale doveva essere davvero gigantesco, con diverse sale e piste, probabilmente capace di ospitare più serate assieme.
“Noi dovremmo andare nella sala più grande, a quanto mi ha detto Meg” sentenziò ‘Sean’ sistemandosi il cappello. “che dal flusso di mummie e streghe si direbbe quella al piano sotterraneo giù per quelle scale”
Godendosi lo spettacolo di Nina che inciampava nel suo costume ad ogni gradino, e dell’incapacità del suo Cesare Luca di aiutarla, Asia osservò la folla scendere le scale, felice di aver scelto un costume magari poco famoso ma ben realizzato, anche da lei (la gonna se l’era riadattata da sola). Arrivarono così su una balconata nella grande sala della festa, uno spazio circolare enorme dal soffitto alto, la pista circondata da un anello di balconate e da un paio di zone bar.
“Ho capito perché vuole venirci tutta questa gente… Ma questo &egrave uno stadio sotto la strada!” esclamò Fabio, il generico scienziato pazzo. “E guarda lì in fondo, c’&egrave anche un palco!” Asia osservò che in effetti la sala doveva essere stata concepita come un incrocio tra un locale, una sala da ballo, un teatro e un palasport, mentre si appoggiava al parapetto della balconata e osservava la gente sciamare in ogni direzione.
Marco le si appoggiò vicino, rapito come lei dallo spettacolo.

“Ricordiamoci di fare una torta a Meg alla prima occasione.”
“…Cioccolato?”
“Oh sì, si merita tutto il cioccolato possibile per questo.”
“Alioti??” chiese una voce cordiale alle loro spalle, appartenente ad una ragazza con i capelli ricci corti, molto alta, vestita come una strega sexy.
“Oh stasera tutte streghe eh, che cazzo… Il prossimo anno mi vesto da Godzilla” sbuffò Lila sotto il cappello, facendo ridere la riccia. “No no, io lavoro nel locale, stasera tutte siamo vestite uguali per farci distinguere! Ho qui i braccialetti VIP per voi!” cinguettò con un sussulto di tette. “Avete consumazioni illimitate al corner bar e al corner open bar… In realtà con questo tutto &egrave open bar!” trillò ancora, allungando un mazzetto di braccialetti bordeaux. “mostrateli al barman o a una di noi se prendete un tavolo e ordinate quello che volete! Buon divertimento!”
Asia porse raggiante ai suoi compagni di corso e a Marco i braccialetti, sentenziando che fosse inutile cercare di rimanere tutti assieme. In fin dei conti la sua figura l’aveva fatta, Luca e Nina erano più verdi d’invidia del trucco di Lila, e in quei locali non aveva senso fare da branco di pecore.
Finì che alla fine rimasero assieme Asia, la malvagia strega Elphaba, un rivoluzionario irlandese e lo scienziato pazzo, che si sedettero ad un tavolo di comune accordo nell’approfittare della relativa calma del locale per prendere da bere.
Marco sventolò la mano braccialettata per richiamare l’attenzione di una sexystrega che celermente segnò le ordinazioni su un palmare e la serata cominciò in maniera decisamente tranquilla (e questo ad Asia non dispiaceva minimamente), il locale si riempì, le luci calarono, e la musica alzò il volume mentre un po’ di gente cominciava a ballare. Sfortunatamente Asia prometté, almeno per lo scoccare dell’ora delle streghe, di ballare anche lei, e riluttante seguì Marco e gli amici in pista e cercando di lasciarsi andare e di non strangolarsi con la cappa. In effetti i colori e l’atmosfera erano decisamente simpatici, molto curati.

“Non credo sia uno di quei locali dove viene la gente a bere schifezze per vomitare nel cesso” rifletté Fabio mentre andavano a mostrare il pugno da VIP ad un barista e ordinare un paio di analcolici.
“Prima volta qui?” chiese educatamente quello. “Sì… Neanche lo conoscevo questo posto!” disse con tono gentile la biondina “non per offendere, nel senso che non vedo in giro molte pubblicità di questo locale”
Il barista si appoggiò al bancone “B&egrave, &egrave un posto che cerca di avere una clientela non ristrettissima, ma di un certo tono, anche qui nella sala grande”
“Perché, nelle altre?” chiesero all’unisono la vampira e lo scienziato pazzo con i bicchieri in mano. “Ci sono altre sale più o meno private, dal Vip Lounge alla sala night, poi dipende da chi &egrave il cliente e cosa vuole. Se passa un miliardario e vuole affittare tutta questa sala per una sera, per dire… Se può permetterselo…”
Era perfettamente comprensibile, come succedeva in qualsiasi altro locale. “… Stasera la festa &egrave una cosa più popolare, c’&egrave il DJ, lo spettacolo, la musica…”

“Spettacolo?”
“Sì, tra poco, a mezzanotte, mi pare di aver capito che sia una specie di cosa di danza, ‘la regina… qualcosa’, non mi ricordo… Ma francamente… A me cambia poco, son qui dietro tutta sera!” e detto così si accomiatò chiamato da altri clienti e dal suo collega che lo invitava cordialmente a smetterla di cazzeggiare con la figlia di Dracula.
“B&egrave quantomeno si capisce che sono un vampiro” sospirò Asia “ma la prossima volta mi metto una maglietta con scritto “Carmilla, romanzo di vent’anni prima di Dracula”.
“A proposito di nomi” interruppe Marco, spuntato mano nella mano con Lila “… Non firmare mai con le iniziali, altrimenti penseranno che sia un annuncio importante A.A.A.”
“O forse sono una pila piccina piena di energia!” ribatté la bionda con una linguaccia tra le risate di tutti, prima che si accorgessero che la musica calava, mentre le poche luci che rimanevano accese puntavano al palco, di medie dimensioni, sulla sinistra stava la console del DJ, il resto era sgombro, illuminato da un unico piccolo spot. Il passaggio da luci diverse ad un unico punto, era evidentemente studiato per catalizzare l’attenzione sul palco, una soluzione inevitabile con tutta la gente presente.

“Buonanotte a tutti voi, signore e signori” esordì una voce dal palco “e benvenuti a questa festa!” continuò la voce, appartenente ad un ragazzo con un abito vagamente medievaleggiante, popolano.
“Perché ha due zucche in mano?” sussurrò Marco ad Asia.
“Credo sia Jack della Lanterna” rispose lei, osservando il palco, sul quale Jack aveva cominciato distrattamente a giocolare con le due piccole zucche.
“Questa sera, Agarthi vi ha chiesto di travestirvi per una ragione molto semplice: questa &egrave la notte in cui i due mondi, dei vivi e degli spiriti, del reale e dell’irreale, si fondono… Non ci sono regole, si inganna il Diavolo -per chi ci crede- si scampa alla propria fine, e si onorano le antiche storie e divinità!”

“Onorano?” sbottò una voce, fuori dal palco. “Jack della Lanterna, devi essere di nuovo ubriaco per ‘onorare’ le antiche storie con una zucca!” dal buio emerse una figura incappucciata minimamente illuminata da una piccola candela rotonda in una mano, e qualcosa nell’altra. “Ecco, questo &egrave ciò che ‘onora le storie’, sii coerente, e che in fondo ben ti rappresenta… Una rapa!” la figura incappucciata lanciò qualcosa al ragazzo, tra le risate del pubblico.
Jack afferrò al volo la rapa, unendola alle due zucche.
“Chiamate ‘Halloween’ questa notte di festa per ubriacarvi e vestirvi da faraoni e streghette, regalare dolcetti ai bambini e vendere costumi” continuò la figura incappucciata, gesticolando sul palco. “All Hallows’ Eve, la notte di ognissanti, ma per avere i santi servono i peccatori, per avere i peccatori serve il male, per avere il male serve il bene, per la notte serve il giorno, per la vita serve la morte, e per tutto questo, serve anche una religione che come la tua zucca, crescendo ricopra le altre.”

“e per fare un albero ci vuole il seme, e per fare il seme… D’accordo, sto zitto.”
saltò indietro Jack della Lanterna, sfuggendo alla presa della figura incappucciata, che cominciò lentamente ad accendere alcune candele sul palco.

“Prima che arrivassero altre storie e altre religioni, me ne ricordo, si entrava nella metà fredda e oscura dell’anno, si accendevano fuochi per ricordare alla luce di tornare” continuò accendendo altre candele. “alla fertilità di ridare vita alla terra. La notte, la morte, e la luce, la vita, la stessa cosa, come il buio attorno a queste candele.”
“Sembra una lezione di filosofia spiccia” commentò Fabio. “e di filologia” convenne Asia “però, meglio che una strega scosciata che fa lap dance.”
“Te ne ricordi? Devi esser vecchia non poco!” canzonò Jack.
“Sono vecchia” convenne la figura incappucciata. “sono vecchia come i Tuatha de Danann che conquistarono l’Irlanda e che per celebrarmi decisero di intendermi in tre, Macha, Babd e N&egravemain.”
Alla figura incappucciata si unirono altre due, intente ad accendere altre candele.
“suggestivo, lievemente messa nera, mi fai un cuba libre?” chiese Lila al barista che nella maniera più silenziosa possibile cercò di miscelare.

“Una triplice entità -e lascio a voi ogni parallelismo- per la stessa dea, Māra Rīganī-s” disse la seconda figura incappucciata. “che in questa notte si adagiava su un fiume, un piede su una sponda e un piede sull’altra, e copulava con il Daghda, il progenitore divino, la vita, suo sposo.” concluse la terza figura.
“Aspetta aspetta aspetta!” la-le interruppe Jack della Lanterna “tutto questo per dire cosa? Vieni al dunque, che mi sto un po’ rompendo le rape!” (risate e applausi).
Le tre figure si accostarono una all’altra, illuminate dalle candele che sapientemente avevano disposto con noncuranza fin dall’inizio, mentre un rumore sordo, basso, quasi una vibrazione, cominciava a pulsare più nelle interiora che nelle orecchie dei presenti.

“Agharti &egrave la città nascosta sotto la superficie, Agharti non c’&egrave eppure esiste, in questa notte in cui reale ed irreale si sposano come con il Daghda, un piede su una sponda, un piede sull’altra, come Macha, Babd e N&egravemain sono la stessa entità, come voi siete persone e siete personaggi, per una sera le antiche storie si sono riprese la loro festa e vi invitano a celebrarla!” disse la prima figura (forse) “Per una sera io, Māra Rīganī-s, la regina degli incubi” disse la seconda figura (magari), “M’r-r’oghain, la grande regina” continuò la terza (probabilmente), “ho ripreso il mio ruolo a metà strada tra i due mondi, e voi siete con me. Questa notte, come ogni regola, esiste e non esiste, siate voi, siate altro, siate entrambi!”
Le tre figure si levarono il cappuccio, dal viso perfettamente identico, e Asia ebbe quasi un urlo di stupore, mentre Marco sbottava un “…figlia di…!” a denti stretti nel bicchiere.

“Io, Māra Rīganī-s, M’r-r’oghain, M’rr’gan, ve ne dò diritto e potere!” esclamò Morgana, mentre un colpo di basso che tremava nello stomaco dei presenti e l’attacco della musica dava il via ufficialmente, a mezzanotte spaccata, alla festa.

Che il siparietto filosofico-filologico fosse piaciuto o meno, aveva avuto l’indubbio risultato di creare aspettativa nei presenti, e di dare un via, ufficiale e celebrativo, ai festeggiamenti. Per cui tra un urlo collettivo, applausi (e anche qualche fischio) vari, la folla saltò praticamente sul posto e cominciò a scatenarsi.
Appena finito di urlare, Asia si voltò verso Marco che praticamente strattonandola le urlava ridendo “che cazzo era quella roba?? Io domani mi trasferisco!”

“Non ho capito un cazzo, e chi era quella?” chiese Fabio mentre approfittava della relativa poca calca per mostrare il suo bracciale e prendere da bere “E’ la nostra padrona di casa” spiegò Marco, mentre il gruppetto scivolava via dal casino andandosene in un angolo contro una parete “che fosse fuori di testa lo sapevo già, ma non a livelli di stregoneria pagana con comparsa di triplette gemellari.”
Asia sospirò “Già una sola Morgana mi crea abbastanza problemi, figuriamoci tre…” ma Lila razionalmente puntualizzò che probabilmente erano persone simili abbigliate in maniera identica. “Con la poca luce, una parrucca e il trucco uguale, basta somigliarsi, non diciamo stronzate o tiriamo fuori parti trigemini!”
“…Piaciuto lo spettacolo?” sussurrò qualcuno all’orecchio di Asia, che sussultò “sssh… Non voltarti e seguimi” disse la voce, tirandola per una mano dietro una delle pesanti tende che ricoprivano, per smorzare l’effetto eco, le pareti della grande sala. Asia seguì la figura cercando di non rovesciarsi in mano il bicchiere in uno stretto corridoio sul quale si aprivano (si sentiva il cambio di suono della musica) diverse altre aperture.
“Morgana, ma che cazzo…?” esordì Asia, prima di essere interrotta. “Non sono Morgana!” disse la figura, facendola entrare in una saletta.

Asia rimase un attimo interdetta nel trovarsi lì, mentre Morgana (?) si sistemava l’abito.
“Ciao, Asia…” le sorrise Morgana (?) seduta su un divanetto. “Morgana?” chiese lei, che rispose con una risata, alzandosi. “Sì, io sono Morgana, e lei &egrave Estia.” Estia salutò cortesemente “… che sarebbe mia sorella.”
“Ok… Ehm… Ciao, sono Asia!”
“Abbiamo lo stesso nome, quasi!” cinguettò Estia, spiegandosi in risposta all’espressione della bionda “Estia, Eostre, da Est. Est si dice Asa in fenicio, che ha dato il nome al continente a Est, l’Asia!” concluse raggiante, mentre Morgana fingeva un clamoroso sbadiglio.

“Devi scusarla, lei con queste cose ci si masturba come un quindicenne con i porno su Internet.” disse, sciogliendole i capelli.
“Vi assomigliate un casino.” mormorò Asia, sconcertata. “Di viso sì” annuì Morgana “ma del resto, col cazzo che lei ha queste bocce!” fece, stringendosi i seni prosperosi nelle mani, facendo notare ad Asia l’abito che indossava.
Morgana (così come Estia) indossava un rossetto di colore scuro, e un abito con un abbondante cappuccio di colore rosso vermiglio. L’abito aveva una manica lunga molto larga, e una corta, lasciando un braccio totalmente scoperto, e un’abbondante scollatura, praticamente un taglio netto fino all’ombelico. Al di sotto una gonna spessa con un abbondante spacco faceva fare capolino alle lunghe gambe di Morgana. Viste da vicino le due si intuivano come profondamente diverse. Estia sembrava una versione meno sensuale di Morgana, con le labbra più sottili, un fisico più snello e privo di curve.
“E l’altra Morgana?” chiese Asia, mentre Estia si levava l’abito sbuffando. “L’altra Morgana &egrave la proprietaria del locale… Dawn! Hai finito al cesso?” urlò Estia, in risposta uscì dal bagno una castana con i capelli fino alle spalle, un abito lungo nero, reggendo in mano una parrucca nera e il vestito. “E un po’ di calma cazzo, avevo i capelli ai quattro venti”
Dawn si presentò come proprietaria dell’Agarthi, e si scusò di non potersi trattenere oltre. Morgana la ringraziò ancora di aver partecipato ad una pantomima simile e lei sorridendo sulla soglia rispose un gentile “per come mi riempi sempre il locale con queste organizzazioni, questo ed altro!”
“Oh non vedo l’ora di riempire anche altro!” sorrise malignamente Morgana tenendosi le mani sui fianchi e guardandola sculettare via, mentre sua sorella scrollava il capo sconsolata, con un sorriso in volto.

Estia salutò cortesemente Asia e uscì dalla stanza, voleva godersi un po’ la festa. “Andiamo anche noi?” chiese Asia. “Sì, volevo sistemarmi un po’ anche io…” rispose Morgana facendo cenno alla porta del bagno. “oh- capisco!” sorrise la biondina, sedendosi sul divanetto che dava le spalle al bagno e sorseggiando il suo drink. Dopo qualche minuto, le luci della stanzetta si spensero di colpo.
“Ehi!” esclamò Asia, e accorse che in realtà era rimasta accesa una piccola lampada a terra, in un angolo. “Sarà saltato qualcosa…” pensò, prima di chiamare Morgana avvicinandosi alla porta del bagno.
“Ehi Meg! Qui &egrave esplosa una lampadina, li in bagno come va? Sei al buio?”

“… Almeno. Al buio ci sto un gran bene.” le rispose Morgana da qualche parte.
Asia si girò e si accorse che qualcuno dietro la tenda chiudeva una porta a scorrere. La bionda rimase un istante ferma incerta sul da farsi, mentre Morgana compariva dal buio vagamente illuminata dall’unica lampadina dall’altra parte della stanza, ancheggiando sensualmente compiva lunghi passi verso Asia, squadrandola con i suoi occhi scuri e penetranti, così sensuali…
Meg si fermò, una mano sul fianco, in mezzo alla sala, splendida nella sua tenuta da M’rr’gan, la pelle così pallida a contrasto con i vestiti così scuri, le labbra turgide che accennavano un minuscolo sorriso, lo sguardo così penetrante che Asia si sentì nuda di fronte a lei.
“Sei bellissima…” sussurrò Asia, cercando di complimentarsi. “Sono una dea.” rispose Morgana con un cenno del capo, come a sottolineare un’ovvietà.
“Sei omonima, non te la tirare!” rise Asia, avvicinandosi a Morgana, che la guardava seriamente, facendole calare il sorriso in un attimo. “… Dai…” cercò di scherzare ancora Asia.
Morgana la guardava, alta e terribile, con un’espressione seria e grave in viso, prima di avvicinarsi ad un palmo dalla biondina.
“… E se non fossi un’omonima? Puoi esserne certa?” disse, piano. L’aria grave con cui pronunciò le parole provocò un brivido alla biondina, mentre Morgana cominciava a camminarle intorno.

“E se fossi la M’rr’gan? E se le mie parole fossero vere? E se nessuno ci credesse, sbagliandosi?” lentamente, Meg scandiva le parole con sicurezza, e qualcosa faceva tremare i polsi ad Asia, mentre la mora le si piazzava dietro, sussurrandole alle orecchie.
“… Voglio che tu ti spogli. Ti voglio nuda, di fronte a me.”
Asia si colse a sospirare a sentire queste parole come se le aspettasse da un secolo, e senza obiettare nulla lasciò cadere la cappa a terra e cominciò a svestirsi. Morgana la aiutò solo a slacciare un nastro del corpetto troppo stretto con un rapido gesto della mano, e alla fine la bionda si trovò totalmente denudata a girarsi verso Morgana.
Era così bella, era così irresistibile, era così altera e irraggiungibile e superiore, che Asia senza dire una parola si inginocchiò, l’unica espressione che poteva trovare per esprimere la sua ammirazione. Morgana non disse nulla, allungò una splendida mano candida e lasciò che Asia tremando la baciasse. Poi, lentamente si portò vicino a lei, e dischiuse la gonna. Asia si trovò di fronte il sesso rosa di Morgana e il terrore di assaporarlo.
Alzò lo sguardo chiedendo istruzioni, e Morgana disse, piano. “ti concedo di baciarla.” lo fece, timidamente, assaporando l’odore dolciastro di Morgana che le salì fino al cervello e ne prese totalmente possesso. Si sentiva eccitata e sottomessa, in un’atmosfera magica in cui sentiva che non sarebbe accaduto nulla se non per volere di Morgana. Le labbra di Asia si distaccarono da Morgana e il suo sguardo tornò a fissarla.
Asia era persa in quello sguardo scuro, profondo, passionale.

“Non sarò mai come te…” sussurrò tristemente.
“No. Non puoi. N&egrave devi. Tu devi essere te stessa. Ma adesso sei mia.” la rincuorò la voce di Morgana, prima di spingerla a terra.
Asia si lasciò cadere all’indietro, sdraiandosi, molle come creta per lei, per la sua dea, e Morgana si levò lentamente, con determinazione, gli abiti. Rimase nuda e splendida, perfetta nella sua naturalezza, mentre con agili passi predatori si portava sul viso di Asia e le accostava il sesso alla bocca, accovacciandosi animalescamente.
La bionda non resistette, si gettò con le labbra a baciare e succhiare quel sesso rosa e tumido, e si rese conto dopo un istante che era la prima volta che vi accedeva. E la sua eccitazione, nel fermarsi, salì a livelli indescrivibili.
Stava baciando il sesso di Morgana, la stava facendo sua, la poteva fare sua, soddisfare, appagare, voleva poterle portare quel piacere esplosivo ed estremo che lei, quella sera da Alec, le aveva donato.
“Sai pensando troppo!” sibilò Morgana tra i denti perfetti e le sue labbra carnose. “Pensi sempre troppo!” Asia sentì la mano di Morgana scivolarle sulla nuca e portarla di nuovo a baciare il suo sesso, come per farla dissetare alla fonte di un liquido prezioso. Asia chiuse gli occhi e si lasciò abbandonare agli odori e ai sapori, voleva sentire il corpo della dea e il suo piacere, voleva assecondarlo e portarlo all’estasi, e niente più di Morgana le avrebbe detto cosa gradiva Morgana.

Una fighetta rosa, perfetta, dalle labbra ben definite e una clitoride sporgente che si riusciva ad afferrare bene con le labbra per donarle piccoli baci che facevano sospirare la dea, era tutto quello che Asia sentiva e vedeva quando socchiudeva gli occhi. Morgana, solo Morgana, voleva solo questo, il suo sesso si bagnava come non mai solo a poter essere lì, e persa tra le sensazioni, Asia assecondò le pulsazioni di Morgana, ci giocò, le coccolò, fece attenzione ai sospiri che crescevano e piano piano, dopo un tempo infinito, cominciò a far crescere il ritmo sempre più, perché lei, la dea, con i suoi sospiri, la voleva portare li, ad essere mangiata e goduta.
Morgana cominciò ad avere dei brevi tremiti e spasmi, sempre più ravvicinati, mentre il suo respiro sempre più affannato faceva gonfiare il petto e muovere quei seni gonfi che la mora si toccava con voglia e desiderio, e d’improvviso con dei colpi sussultati del corpo e dei mugolii intensissimi, la dea raggiunse l’orgasmo, esplodendo nella bocca di Asia che trangugiò affamata quel succo dolciastro e irresistibile.
L’aveva fatto. Aveva portato al piacere la dea, aveva fatto godere Morgana, e ora anche lei era preda della voglia, e come impazzita continuò a cercare di mangiare ancora quel sesso splendido
“Ehi ehi ehi!” rise Morgana “avrai tempo e modo di continuare, ma adesso” le prese il viso tra le mani e la baciò. “tocca a te. La dea chiede cosa tu voglia.”
Asia sospirò. “tutto quello che vuoi.” ribadì Morgana, mentre la bionda socchiudeva gli occhi e sussurrava il primo pensiero che le veniva in mente. “Voglio essere tua.” Morgana la baciò di nuovo.
“Accordato.”

Nessuno aveva mai baciato così Asia, nessuno riusciva a mettere tanto desiderio e passione (e lingua) dentro quella sua piccola bocca dalle labbra sottili, nessuno la faceva sospirare così e lasciarla con la voglia di innumerevoli altri baci e piacere. Non le importava niente, non era neanche ubriaca, era nuda, per terra, con una dea che lentamente le succhiava i capezzoli e la mandava in visibilio.
Le dita di Morgana sfioravano la pelle, toccavano le labbra, stringevano i seni, la sua bocca carnosa e perfetta ingurgitava i piccoli capezzoli di Asia come piccole ciliegie da mettere in bocca e sfilarne il picciuolo, la dea stava esplorando il corpo di Asia con tutta la calma di un’esperta, facendola sospirare e rabbrividire. Era così coinvolgente, così sensuale, così splendido… Che non appena un solo, tenero, perfetto, liscio, dito di Morgana le sfiorò il sesso, Asia si sentì esplodere un orgasmo nella testa e con un rantolo sbrodolò a terra il suo piacere e fissò Morgana che sorrideva, e si alzava in piedi prendendo un cellulare;
mentre Asia era incapace di muoversi o fare alcunché, scivolò con le sue lunghe dita sullo schermo e chiamò. “Sorella? Portami la borsa.” disse, riagganciando.

“Estia? Che stai…?” chiese un poco preoccupata prima che Morgana le saltasse di nuovo addosso, agile come un animale, e le chiudesse la bocca con un bacio, facendo svanire ogni preoccupazione di Asia.
Estia entrò pochi istanti dopo nella stanza, lanciò una borsa a Morgana e senza dire nulla si spogliò.
“Non sai quanto &egrave stato difficile convincere mia sorella…” sogghignava Meg, lasciando cadere la borsa sul divanetto. “… Lei non &egrave come me, almeno nel lasciarsi convincere…” disse, passeggiando verso Estia e allungandole una mano, che l’altra baciò. Meg tirò a sé la sorella e le loro lingue si unirono in un bacio appassionato, Morgana baciava una Morgana dalle forme meno accentuate e i capelli più lunghi, ma ugualmente intrigante.
Asia rimase a fissarla incantata. Morgana le fece cenno di unirsi a loro e la bionda si alzò, ammaliata. Baciò Estia, baciò Morgana, esplorò il corpo di quella ragazza nuova, più affine al suo che alle rotonde sinuosità della sua padrona di casa. Estia era bella, bella come Morgana e in maniera diversa. “Siete così belle… Così… Uguali…” sospirò Asia, facendo ridere Estia.

“Non &egrave vero. Meg &egrave estroversa, io molto più timida… Anche se la situazione non si direbbe. Meg ha un fisico da pornostar, io da tavolo.”
“Estia mi ha dato quasi una forbiciata da piccola quando ho cercato di tagliarle i capelli per vedere se eravamo uguali.” disse con un’alzata di spalle Morgana.
“Meg mi ha scopata davanti al mio ex urlandogli ‘cornuto di merda, non sai far godere mia sorella, ti insegno io’…” aggiunse l’altra con una risata.
“Siete fuori di testa tutte e due” sospirò Asia.
Estia annuì.

“Avremo preso da mamma.” disse sorridendo, prima di inginocchiarsi davanti a Morgana e infilarle la testa tra le cosce. Asia la seguì all’istante, baciandola, e tornando a dare piacere a Morgana, che non si lasciò desiderare troppo, saltò sul divano e con un cenno del dito sussurrò “fatemi impazzire, troiette.”
Estia scoppiò a ridere e si gettò sul sesso della sorella, mentre Asia in un impeto di coraggio salì in piedi sul divano piazzandosi davanti alla bocca di Meg, che sorridendo cominciò a torturarla. E, di nuovo, come da Alec, tutto quello che poteva fare Asia era di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare via da Morgana. Era splendido, era bellissimo, era tutto, e solo vagamente si ricordava di dover stare in piedi senza cadere, o sentiva la voce di Estia complimentarsi per il sapore della sorella. Il tempo smise di esistere, tutto smise di esistere tranne lei, Morgana, Estia. Tutto si sciolse nel piacere fino ad un botto nella nuca, un’esplosione di piacere, e Asia che riuscì a mugolare di dolore mentre…
“Cazzo se spruzza!” esclamò Estia lasciando stare per un attimo il sesso della sorella.

“… Te l’avevo detto.” sorrise Morgana, una mano sulla vagina di Asia che schizzava piacere, prima di mordersi un labbro dalla voglia e bere tutti quei succhi.
La bionda crollò sul divano, incapace di capire o pensare o parlare, e solo di fissare Morgana che si suggeva le dita prima di porgerle alla sorella. “Ha un buon sapore la ragazzina…” sorrise quella, prima di tornare tra le cosce di Morgana. La mora incitava la sorella a darsi da fare, ma la scostò quasi bruscamente da sé per buttarla sul pavimento e darle il cambio.
Estia si lasciò trascinare nel piacere da Morgana, che dopo diverse danze con la sua lingua lunghissima pose il suo sesso contro quello della sorella, mettendosi a forbice, e cominciò lentamente a sfregarsi.
La ragazza lanciò un urlo di piacere misto ad un paio di insulti che fecero ridere Morgana, e rimanere incantata Asia. Come erano belle, come erano sensuali,come era strano assistere ad uno spettacolo simile e non pensare che fosse qualcosa di malato. Era a suo modo innocente, c’era amore nello sguardo di Morgana che baciava la sorella e le sussurrava “sei bellissima…” dandole piacere, c’era un microcosmo di due sorelle che si conoscevano nella loro intimità.

Asia rimase a toccarsi, lentamente, in trance, guardando Morgana scopare Estia e chiederle la borsa. La biondina ne estrasse uno strano dildo.
“E’ doppio… Volevo fartelo conoscere prima a te, ma insomma… E’ mia sorella…” spiegò con un sorriso conciliante Morgana, mentre la sorella spompinava avidamente quel pezzo di silicone. Morgana fece altrettanto e senza troppe difficoltà il giocattolo finì immerso in ambo i sessi.
In certi istanti le due vagine si sfioravano, come se non vi fosse dentro nulla, come prima, ma poi Morgana cominciava a uscire e penetrare la sorella con passione, Estia ricambiava, lasciando che l’altra danzasse con il bacino quasi ad impalarsi da sola, e continuavano, le due more, a fissarsi e baciarsi come se non esistesse altro.

Asia voleva provare, era eccitata ed interessata, e avvicinandosi pigolò un “anche io…” alle sorelle, che scoppiarono a ridere all’unisono. “Hai sentito la ragazza…” disse Morgana con uno sguardo eloquente, a cui Estia rispose con un sospiro e un mugolio di assenso.
Morgana strinse (probabilmente!) i muscoli del suo sesso e prese il totale controllo dell’attrezzo, cominciando a penetrare la sorella con determinazione e movimenti delicati ma sicuri. Estia piagnucolò un poco per il cambio di ritmo e poi si abbandonò a vivaci e selvaggi urli di piacere, che Asia scambiò per dolore.
“… Ma le fai…” Morgana sorrise. “No, tranquilla, lei urla, un sacco.”
Estia era quasi ridicola nel suo ululare il piacere a quel modo, ma questo non impedì ad Asia di sentire il desiderio di essere al suo posto ancora più forte. Quanto lo voleva, quanto voleva essere presa così da Morgana, era probabilmente come essere scopate dal cazzo di Alec comandato dalla passione di Meg, il sublime, l’apoteosi, lo voleva e carezzandosi il sesso implorava che Estia arrivasse il prima possibile lasciando la sua adorata ancora piena di energie.
Fortunatamente Estia l’accontentò e rantolando un urlo e un’incitazione ad essere presa ancora e ancora raggiunse il piacere con i decisi e potenti affondi di Morgana, prima di lasciarsi a baci molli e vogliosi come un saluto.

La padrona di casa si sfilò delicatamente da sua sorella e con una spinta buttò Asia per terra, si sfilò il dildo e lo porse alla bocca. Asia lo ripulì del piacere dell’altra e di quello di Morgana, che senza ulteriori preamboli la possedette.
E non era come Alec. Era infinitamente meglio.
La sensazione di un corpo estraneo, finto, sparì immediatamente sostituita dal piacere che quell’attrezzo voluminoso e morbido portava con sé, e soprattutto da Morgana. Era potente e decisa, gentile e sensuale, sembrava scopare Asia come se sapesse alla perfezione cosa lei volesse davvero, e l’eccitazione saliva come un razzo nella mente della bionda, mentre fissava la sua mora tenerle le gambe spalancate e darle potenti colpi di bacino.
“con uno strap on &egrave più comodo. Ma non pare ti dispiaccia.” Asia avrebbe pure parlato se non avesse avuto Morgana che la colpiva con passione da qualche parte, dentro, che le provocava un dolore piacevolissimo che sentiva fin nel cervello.
“Oh… Oh… Mi stai… Oooohh!” mugolava Asia, contorcendosi sotto le cure di Morgana, non sentiva altro che piacere e il sapore salato di qualche lacrima.
Morgana si chinò su di lei passando a lievi e morbide penetrazioni. “Dimmi cosa vuoi.” Asia mugolò. “Dimmelo!” ringhiò Morgana con dei colpi secchi che la fecero esplodere, esplodere davvero non solo di piacere.

“Sfondami, dea, spaccami in due, fammi urlare, fammi godere, sono tua!” urlò Asia con le lacrime agli occhi, liberandosi dei suoi più reconditi desideri, mentre vampate di piacere le colpivano il cervello.
“Aprimi, scopami, sventrami, voglio solo godere, voglio farlo come non ho mai fatto, voglio tutto, voglio tutto!” pianse Asia con le mani sul volto, urlando, “voglio essere come te, voglio godere, voglio scopare, voglio scoprire, voglio il piacere, voglio il dolore, voglio capire cosa mi fa impazzire… E tu, tu mi fai impazzire!”
Asia si lasciò andare a dei singhiozzi convulsi, disperati, disordinati dalle vampate di piacere che i suoi stessi movimenti le provocavano, con Morgana dentro, mentre l’orgasmo la lasciava distrutta.
“Dal primo momento che ti ho vista… Dal… Primo…” Asia tacque, singhiozzando, per poi fissare Morgana con gli occhi bagnati di lacrime.
La mora si sfilò con attenzione da lei e lasciò cadere il salsicciotto di silicone, per sdraiarsi accanto ad Asia sul pavimento e portarla con il viso tra i suoi seni.
Asia si accoccolò in quella culla morbida e calda e continuò a piagnucolare, sentendo vagamente qualcosa di caldo che la copriva e la voce di Estia che sussurrava qualcosa, e le risposte di Morgana, a mezza voce. Asia si svegliò dopo un tempo per lei indefinibile con delle fitte all’altezza del bacino che le ricordarono immediatamente l’amplesso appena avuto. Il piccolo stanzino era vuoto e rimaneva coperta dalla sua pesante mantella. Pensare a dove fosse Morgana le ricordò quel che le aveva detto, facendola arrossire tremendamente.

“Che figura di merda…” pensò, rivestendosi nella tenue luce e pensando a che fare. Fortunatamente si accorse di un refolo d’aria di una porta lasciata socchiusa, e pensò di andare a controllare. Fini di sistemarsi il costume e si avvolse nella cappa, aprendo la porta antincendio seminascosta da una pesante tenda. Nel locale risuonavano ancora le note della musica e il rumore della folla: Asia si tranquillizzò. La porta dava su una stretta balconata antincendio, con relativa scala. La bionda si affacciò nel cortile sottostante, parecchi metri più in basso, notando solo il retro dell’edificio. Spinta da un istinto, un’idea nebulosa, si girò verso il muro su cui era infissa una scala a pioli di servizio per accedere, immaginava, al tetto dell’edificio.
Salire così conciate si rivelò più difficile del previsto, ma con qualche sbuffo di troppo la testa di Asia fece capolino sul tetto piatto del locale, che nel centro abbozzava una leggera cupola da cui filtrava la luce della grande sala, illuminando una tetra figura incappucciata dalle labbra scure.

“Meg…” sussurrò Asia, stringendosi la cappa. “… Io…” la frase cadde in un silenzio, in realtà solo un acuirsi, per Asia, dei rumori intorno. La musica, il rumore della folla, il respiro della città intorno a loro.
“Credevo che la sala fosse sotterranea.”
“La strada &egrave molto in discesa, entri da quell’edificio dietro di te, scendi in questo, ma di fatto non sei mai veramente sottoterra, non più di un paio di metri, in questo punto.” qualcosa nel tono della voce di Morgana ispirò Asia.
“…E negli altri punti?” chiese con un sorriso, osservando le luci danzare sulla pelle candida della mora, le cui labbra carnose cominciarono a parlare.
“Dipende da che corridoio prendi, o se vai nei piani interrati. Gli edifici hanno una storia che si sovrappone, come le città che li contengono. ‘…Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone’, diceva un grande scrittore.”
Morgana si sistemò meglio, accovacciata come un uccello da preda che ispezioni il territorio.

“Tu conosci poco della Grande Città. Ti assicuro che le sue sovrapposizioni sono innumerevoli come le persone e le storie che l’hanno generata. E l’Agarthi, quello che &egrave stato, quello che &egrave, le riflette tutte.”
Asia sorrise, sistemandosi meglio la pesante stoffa. Il vento le entrava sotto i vestiti facendola rabbrividire, ma non avrebbe lasciato quel tetto da sola.
“… Deduco che tu conosca molto bene questo luogo.”
“Io faccio parte di questo posto, lui fa parte di me. Ho toccato ogni parete, aperto ogni porta, imparato ogni strada…” Morgana si riscosse, mettendosi a gambe incrociate, una posizione che ad Asia avrebbe rotto le anche. “… Ma non intendo parlarne, mi stavi quasi fregando, biondina.” concluse con un leggero sorriso.
” ‘Non c’&egrave linguaggio senza inganno.’ diceva il tuo autore. Ho bisogno di risposte, Morgana.” Asia sedette di fronte a lei, separata dal tondo di vetro su cui continuavano a danzare luci e ombre. Le due ristettero qualche minuto in silenzio, Asia abbassò lo sguardo sperando di non avere le vertigini. La sala sembrava un formicaio, un piccolo mare, agitato in maniera quasi teatrale, una tempesta regolata dalla musica.
Morgana sospirò. Asia alzò lo sguardo su di lei, incappucciata, dagli occhi invisibili, la pelle candida, le labbra scure.
“… Marco e Lila stanno ballando troppo vicini per essere due senza interesse. Luca si &egrave preso un due di picche da Georgia… Una delle cameriere. Gli altri tuoi amichetti sono sotto l’occhio vigile di Estia. Tu hai dormito ventisette minuti, hai chiamato il tuo cane nel sonno, io sono mora naturale.”
Quella sfilza di risposte, ovviamente non richieste, irritò non poco Asia, che sospirò cercando di evitare uno scontro frontale, che avrebbe sicuramente perso. “non…” sospiro “…Queste risposte. Lo sai…” implorò.
Morgana alzò lo sguardo colpendo dritto al cuore della bionda. “… Credi che troverai maggiore pace nell’avere risposte da me?” abbassò lo sguardo di nuovo, rimanendo zitta, come a raccogliere le idee.
“Dicono che io sia nata una trentina di anni fa, ma francamente non ne ho ricordo, e a quanto pare anche i testimoni latitano. Conosco Estia dal suo primo vagito, e siamo sempre rimaste assieme, fortunatamente anche all’arrivo dei nostri genitori”

“… Ma quindi…” esordì Asia zittendosi.
“Esatto. C’&egrave amore, c’&egrave pace, c’&egrave un sacrosanto farsi i cazzi propri. Specialmente quando raggiungiamo un’età adulta. Arrivo nella Grande Città, conosco i suoi angoli, trovo l’Agarthi. Credimi o meno, mi pare di conoscerlo da sempre. Conoscerlo abbastanza da ricordare i manifesti sbiaditi nel corridoio che hai passato tu. L’Agarthi &egrave abbandonato, il cadavere di un gigante dalla lunga storia sdraiato nella città che gli ronza attorno incurante. Conosco persone che lo vogliono resuscitare, entro in contatto con Dawn…” sorriso. “entro… Molto in contatto con Dawn. Vivo la mia vita, resuscito qualcosa che mi sembra appartenergli da sempre. Qui sono di casa.”

“… Che lavoro fai?”
“Procuro persone da mangiare al gigante, no?” Asia si alzò, colmando la distanza che la separava da Morgana, sedendosi dietro di lei. Le spalle toniche, il vibrare della musica sotto di loro, il perfetto accordo di forme del corpo di Morgana. Asia accostò il viso al suo.
“Cosa vede la Morrigan?”
“Vedo Marco che limona duro, vedo clienti che non trovano il barista -dovrò tagliargli le dita- vedo persone che si divertono, vedo un senso in questo luogo. Così, mi sembra che le cose funzionino, abbiano senso.”
“Ti piace aggiustare le cose.” sorrise Asia.
“Mi piace dare senso alle cose.”
“Aggiustami.” scandirono le labbra di Asia ad un millimetro dalle guance di Morgana.
“Tu… Tu non hai bisogno di essere aggiustata”. perché le labbra scure della mora tremavano leggermente?
“Sono bloccata. Aggiustami.” implorò Asia, abbracciandola. Morgana ristette in silenzio. Erano i bassi della grande sala rumoreggiante a dare quella sensazione di tremore?
Asia portò una mano, lentamente, all’inguine di Morgana. Non vi fu reazione, pertanto con qualche sforzo riuscì ad infilarsi sotto le stoffe e lo striminzito perizoma.

Umido. Caldo. Le labbra polpose di Morgana sospirarono lievemente.
La bionda lasciò che le sensazioni fluissero dalla sua mente al corpo di Morgana. Non voleva niente se non farla stare meglio, sfiorarla, rassicurarne il corpo e la mente. Le pareva turbata, forse anche più di lei. Un aspetto di Morgana che non riusciva ad inquadrare, non classificabile nell’assunto della sfrontata ragazza insicura dentro di sé.
Le intime labbra di Morgana rispondevano con dolcezza alle carezze, accalorandosi sempre di più e dischiudendo, lentamente, il suo fiore. I polpastrelli freddi di Asia cominciarono a sfiorare dolcissimamente la clitoride sempre più pronunciata.
“No, Morgana non &egrave così facile da decifrare… Non &egrave qualcuno che aggiusta le cose, nemmeno qualcuno rotto che aggiusta le cose… Non &egrave una timida fanciulla che si costruisce una spavalda figona attorno per difendersi…” sussurrò Asia ad una sempre più docile Morgana. “… Morgana vive… Del suo contrasto, bilancia notte e giorno, &egrave sfrontata e insicura, e sicuramente insicura, sfrontatamente chiusa, gentilmente stronza, stronzamente gentile…” Le labbra scure cominciarono a succhiare aria tra i denti bianchissimi in gentili rantoli.
“Mi fai impazzire perché sei il bilanciamento che io non riesco ad essere.” ammise a sé stessa Asia.
“E capisco che non posso esserlo. Ma capisco chi sei tu” Morgana assunse quasi una smorfia di dolore mentre una fitta d piacere le colpiva il cervello “La grande regina, notte e giorno, il bilanciamento, questa notte che non esiste vede la grande regina scopata così, su un tetto…” Morgana ansimava dolcemente trasportata dalle carezze, abbandonandosi contro il corpo di Asia, che le stringeva il ventre contro di sé, sussurrandole nell’incavo del collo. “… Tu distruggi le finte facciate di chi sta intorno a te, metti a nudo, bilanci la falsità con una verace, e quasi fastidiosa, schiettezza.” La mora diede un tremito “bilanci me, il tuo opposto, era destino incontrarsi per noi due. Proteggimi da quello che mi ferisce, ferisci quello che cerco di proteggere, come ogni bilancia che ha senso solo come via di mezzo tra un peso e l’assenza di esso, vivi del contrasto, sei Morgana, sei la Morrigan, sei forza distruttiva e generante, sei la sicura…” Asia diede un colpo con due dita nel sesso ormai colante “… Tremante, grande regina…” le sue dita tornarono con veemenza a titillare la clitoride della mora. “… Questo sei tu, e io lo capisco, e lo dico in questa notte… Vieni nella mia mano, mia regina, mia succube, accoglierò il tuo piacere, ma su questo stesso tetto dovrai abbondantemente bilanciare”. I denti di Asia diedero un dolce, tenero morso nel collo bianco di Morgana, che in un urlo estatico tremò, e colò prepotentemente nella delicata mano di Asia.

“Non ti amo.” sussurrò Morgana qualche istante dopo, afferrando la nuca di Asia e tirandola a sé, impadronendosi della sua bocca con la sua lingua calda e umida.
Qualche metro più sotto, Marco, lasciava la bocca di Lila che gli sussurrava di lasciare quel posto per andare a casa sua a bere la pozione della strega, e pur approvando la proposta, si chiese dove fosse finita Asia, e se stesse bene. Se avesse alzato lo sguardo avrebbe notato una cappa scura coprire un pezzo della vetrata, perché in quel momento Asia non aveva, né poteva avere, più caldo di così. Erano passate un paio di settimane dalla festa di Halloween, la Grande Città cominciò a tappezzarsi di luci natalizie con il solito grande anticipo, stupide canzoncine ogni dove, promozioni e offerte, e Marco cominciò la sua dieta a base di panettoni e pandori regalati a lavoro. Asia era stata presa nel vortice degli esami e Morgana dal canto suo sembrava vivere un picco lavorativo considerevole che la portava a stare fuori casa per lungo tempo. C’era stata una sola piccola eccezione, un finesettimana, ma Asia cercava solo di non pensarci, concentrandosi sugli esami.

Visto che nel periodo natalizio le eventuali sortite di parenti e amici erano più probabili, però, un Sabato mattina i tre si misero a rassettare casa per bene. Nessuno ne aveva molta voglia, ma tra gli scatoloni di Marco, i libri e gli appunti di Asia, e mille fogli e post-it di Meg, l’appartamento cominciava a superare il grado di caos socialmente concesso ad una casa di giovani coinquilini. Fu stabilito durante il concilio di guerra della sera precedente che l’attacco sarebbe stato a tutto tondo, nulla sarebbe stato tralasciato, e Meg con un tono da conquistatrice di mondi aveva stabilito persino l’attacco finale a quella macchia di Bailey’s che regnava sulla copertura del divano da mesi, indelebile.
“sei pazza! Ormai mi ci stavo affezionando!” lamentò Marco ironicamente.
“Questa non &egrave una casa di fighette, soldato Palla di panettone!” abbaiò lei, prima di mettersi a ridere.

Fu con lo stesso cipiglio che il mattino dopo disse “Sfoderiamolo, e facciamogliela vedere”, nella sua tenuta da battaglia casalinga in scarna t-shirt e calzoncini da corsa, guardando con aria di sfida quell’affronto e tenendo in mano un cuscinetto senza federa che tatticamente copriva la chiazza.
“Sfoderiamo cosa?” domandò la biondina dietro di lei, con un sorriso. “perché tutto quello che dici sembra così terribilmente equivoco?”
“Ah, ah, ah, ah!” finse di ridere Morgana, prima di girarsi e cominciare a prendere a cuscinate il sedere di Asia, che cominciò a ridere e correre in giro per il salotto alla ricerca di qualcosa con cui difendersi.
“Munizioni!!” urlò Marco arrivando da camera sua con due cuscini, lanciandone uno alla bionda.
Le pulizie di casa si trasformarono in una battaglia di cuscinate senza alcuna regola od onore, come dimostrò Marco nell’approfittare più del consentito dell’angolo in cui si trovata il televisore, ovviamente un’area di sicurezza totale, o Asia nel ripararsi dietro a Morgana quando Marco lanciò il piccolo cuscino sfoderato da dietro il divano con un impeto tale che la povera tela non si ruppe ma esplose letteralmente.
Asia alzò lo sguardo su Morgana vedendo quasi la scena al rallentatore. Il corpo che si piegava, l’espressione sorpresa della mora, e una tetta che platealmente balzava fuori dalla scollatura, mentre una deflagrazione di piumino si spandeva nell’aria.
Il risultato fu che quando, tra le lacrime, Asia guardò Morgana di nuovo in piedi, si trovò ad ammirarla contornata di piumine che volavano ovunque, creando suggestivi giochi di luci ed ombre. Una visione quasi ultraterrena che la fece sorridere.
“Sei bellissima…” disse la biondina sottovoce. Morgana sorrise per un istante, prima di assumere un’espressione ferocissima e girarsi per saltare al collo di Marco che si era avvicinato troppo per chiedere scusa.
I due finirono sul divano avvinghiati in un turbinio di piume, mentre la mora cercava di strizzare un capezzolo al coinquilino, fargli il solletico, o morderlo direttamente.
Non era una grande lottatrice, sembrava più una gatta incazzata che non sa se mordere, affondare le unghie o fare solo casino.

“Non volevo!” riuscì a dire Marco divincolandosi e rotolando sul pavimento.
“Adesso te li faccio mangiare tutti questi piumini del cazzo!” ringhiò Meg tenendone un po’ in mano, in maniera non del tutto minacciosa.
“Meg…” interruppe Asia. “Morgana!” la chiamò di nuovo, visto che quella stava solo cercando di raccogliere altre piume da tirare in faccia a Marco, che la fissava senza muoversi.
La mora si voltò “che c’&egrave??”
“Hai una tetta fuori.” disse Asia indicandola. “Oh… E’ per quello che mi fissa? Benissimo!” rise Morgana, sfilandosi la maglia con un gesto che Asia non sarebbe mai riuscita a fare, come un uovo sodo fuori dal guscio, parimenti pallida nella carnagione e parimenti calda.
La mora si lanciò su Marco colpendolo, se così si può dire, a piumate, afferrando poi il cuscino e fingendo di soffocarlo, una volta a cavalcioni su di lui disteso sul pavimento nell’angolo tra i due divani.
“Mi arrendo! Mi arrendo! Maledetta!” tossì l’informatico tra le piume.
“Le raccogli tu queste cose” minacciò Morgana come ad un trattato di pace postbellico.
“Con l’aspirapolvere?”
“Sarò generosa, te lo concedo. Ma dovrai cantare ‘Alouette, gentille alouette’mentre lo fai” rispose lei cominciando a ridere. “Ma &egrave ubriaca?” chiese Marco ad Asia.
La biondina sorrise. “Non credo, perché?”
Il ragazzo indicò la mora sopra di lui scossa dalle risate con aria eloquente.
“mi dice di cantare una canzoncina da bambini dopo avermi messo al tappeto e soffocato con un cuscino, con le tette di fuori! Lei che chiude a chiave la porta del bagno anche se si va a lavare le mani, me le sbatte in faccia, e sta ridendo come una pazza!”
“Ahahahah!” scoppiò a ridere di nuovo Meg “Immagina se se le sbattessi in faccia…” si chinò un poco su Marco, sussurrando qualcosa di udibilissimo “… Chissà come sarebbe l’erezione che hai già adesso, piccolo maniaco…”

Inutile dire come il ragazzo apparve per i cinque miuti successivi come un’immagine di un vecchio televisiore tarata male, con tutte le sfumature di rosa e rosso accese in volto, ma dover sistemare dall’esplosione del cuscino lo tolse dall’imbarazzo.
“Sei pazza” commentò Asia aiutando la mora a mettere in lavatrice la tela del divano. “Tiri fuori le tette così a Marco che mai te le ha viste, e gli parli di erezioni…”
Meg sorrise scostantosi i capelli dal viso “Interessanti erezioni, oltretutto.” ma lo disse con un tono stridentemente dolce, molto diverso da quello a cui Asia era abituata quando la mora parlava di cazzi in erezione.
Nessuna delle due disse niente, e tornarono ad elucubrare il miglior lavaggio per eliminare quella macchia, mentre l’aspirapolvere andava di gran carriera, accompagnato da un canto.

“Je te plumerai le bec,
Je te plumerai le bec!
Et le bec! Et le bec!
Et la t’te! Et la t’te!
Alouette! Alouette!”

“Computer e panettone, meno male che siamo vicini all’ascensore” commentò Morgana la sera a cena, guardando il coinquilino che si dannava con il portatile di Meg che non voleva funzionare civilmente, mangiando fette di panettone. “Così non dovrai salire le scale. Non ce la faresti”.
“sempre che poi passi dalla porta” rincarò Asia, sicura di essere impunita. La concentrazione di Marco era tale che niente avrebbe distratto la sua mente dal suo problema tecnico, dopo un’intera giornata a dedicarsi a lavori casalinghi.
“piena Catalessi Nerd.” confermò Meg alzandosi e portando i suoi piatti al lavabo. “Niente lo distrae!” e detto ciò si sollevò la maglietta mostrando tette e reggiseno, che aveva provvidamente indossato dopo la mattina.
“Neanche le bimbe… Che roba.” la biondina alzò gli occhi al cielo. “NERD! Che problema c’&egrave??” urlò quasi nelle orecchie di Marco.

“CoFa?” rispose lui, riscosso “Fto laForando!”
“Ti sei appena perso un flash di tette” spiegò Asia con gran rammarico di lui.
Morgana sorrideva conciliante.
“Dimmi cosa c’&egrave nel mio computer che non va.” Marco emise un verso a metà tra lo strangolamento e un rutto per mandare giù il bolo che masticava.
“Nel tuo computer principalmente ci sono due cose: migliaia di files doppi, e fotografie di cazzi.”
“E di doppi cazzi?” chiese Meg.
“Non pare.”
“Oh no! Ho perso le foto con i due gemelli” commentò lei schioccando le dita in pieno disappunto.
“ti toccherà recuperare, Meg.”
“Ah-ah, vuoi partecipare, biondina?” le ribatt&egrave la mora con uno sguardo estremamente eloquente. Asia non rispose, sentendo una vampata di calore in viso e non solo lì.

“Scusate, sto cercando di lavorare. Meg, secondo me hai due opzioni: fai un backup sensato -ripeto sensato- delle tue cose e diamo una bella formattata, o ovviamente cambi portatile, tanto &egrave vecchio.”
“per un portatile che tra un anno… Sei mesi… Dirai che &egrave vecchio.” Meg fece un gesto scostante con la mano. Asia sorrise. Aveva notato come il loro rapporto fosse sensibilmente cambiato negli ultimi tempi, ma in questo momento sembravano proprio marito e moglie.
“Ok… Posso metterti un banco di RAM che &egrave scarsina in più che male non fa, ne ho uno che va bene, ma devi pulire questo casino. Pulizia e formattazione e per quello che devi farci tu andrà ancora bene.”
Meg gli diede un bacino su una guancia, riprendendosi il portatile e andando in camera sua sculettando.
“Se poi la smetti di riempirlo di foto di cazzi…” le urlò dietro Marco.
“Ok, penserò a riempirmi io! Ciao ciao!” salutò la mora.

Asia sorrise a Marco, che continuava a fissare il corridoio vuoto.
“Che… Che c’&egrave?” domandò lui, riscuotendosi d’improvviso.
“Ah, niente. E’ da halloween che qui qualcosa &egrave cambiato!” sorrise Asia rubando un pezzo di panettone.
Marco scrollò la testa, rassegnato. “E’ Meg. E’ una che tiene gli autoscatti che si fa a letto con la gente che si scopa nella cartella del PC ‘cazzi e sollazzi’. Non &egrave… Cosa. Una che tiene una cartella così.”
“L’hai guardata?” sorrise Asia.
“No, no, santo cielo, ho solo visto tutti i files doppi che ha dentro, non voglio vedere quelle cose.”
“Meno male” pensò Asia “Sarebbe imbarazzante, dopo l’ultima serata assieme…”

Ricordava ancora quella macchina fotografica onnipresente nella serata, ne ricordava i dettagli, quasi a rendere poi inutili le foto che per gioco lei, Meg ed Alec si erano scattati…
E il pensiero un po’ la fece arrossire di nuovo. Prese il suo piatto e andò a lavarlo. Asia si ricordava, nell’intontimento, di essere tornata nella saletta con Morgana, ma non molto altro. Aveva sicuramente bevuto ancora qualcosa e aveva dormito nuovamente, quindi indicativamente doveva essere quasi l’alba. Se non oltre, il locale era tutto silenzioso…

“Mi sono davvero persa tutta la festa…” pensò, prima di vedere con la coda dell’occhio Morgana che usciva dal piccolo bagno della stanza, allacciandosi un reggiseno dai motivi elaborati.
“ti cambi adesso?” disse la bionda sitracchiandosi. Meg sorrise “qualcuno, qualcuno che non dormiva russando come una motosega, doveva pur finire la recita e salutare tutti gli ospiti… Dire ai tuoi compagni di classe che stavi bene, e a Marco che non eri sparita.”
Asia arrossì. “Povero Marco…”

“Sì, anche se stava andando via con Lila che a momenti strappava a morsi i suoi pantaloni, credo abbia la netta sensazione che ogni volta che io e te ci dileguiamo assieme si perda qualcosa di notevole. Quanto si sbaglia.”
Asia rimase a bocca aperta.
“…‘strepitoso’ &egrave meglio.” aggunse la mora, facendo sorridere la ragazza.
“E’ ancora notte?” osservò Asia, dirigendosi al bagno a sua volta, quasi a gambe strette.
“Non direi.” precisò Morgana. “Hai dormito parecchio.”

Asia si ripulì e si lavò le mani.
“Per una volta ti farò sentire stupida io, Meg… La metà delle cose che mi hai detto sul tetto, le immaginavo già.”
Morgana sorrise. “Perch&egrave?”

“Il tizio all’ingresso ha detto che questi – Asia mostrò il bracciale- erano per ordine dritto della direzione. Per Alioti Asia-Altea. Ricordi l’e-mail che ho dovuto “mandare alla direzione” per cui mi hai stressata un casino? Io ho firmato solo come Alioti Asia.”
“… Potevano aver chiesto a me il tuo secondo nome… Altea.” sorrise nuovamente Morgana, infilandosi dei jeans attillati che inguainarono il suo culo perfetto.
“C’erano poche possibilità che arrivasse un’altra Alioti Asia con altre undici persone con quei cognomi esatti con invito esplicito della direzione… E molto più alte che qualcuno della direzione ci tenesse in particolar modo a quelle dodici persone, tanto da precisare al gorilla all’ingresso anche un secondo nome.”
Cogliere in fallo Morgana era come vincere a scacchi contro un campione internazionale, bendata.

“… Punto per te.” ammise Meg, che agilmente saltellò fino ad un armadio della stanza a prendere un borsone scuro, con lunghi ed agili salti.

“Ti muovi benissimo” commentò Asia.
“Danza.” sorrise la mora. “Ho anche lavorato in teatro per un po’, sostituendo una tizia che si era accartocciata durante delle prove. Tanto lavoro, tanto ‘hai visibilità’, poca paga.
L’unica parte davvero interessante &egrave stato scoparsi tre tizi belli scuri scuri della sicurezza in un camerino.”

Dopo che Asia -lasciando cadere ogni commento sugli intrallazzi multirazziali di Meg- si fu sistemata come poteva, ancora indossante il suo costume, le due uscirono nell’ampia sala del locale. Vuota, silenziosa, con i postumi della serata, sembrava un’allegoria della mente di Asia.
“Mentre dormivi sono anche dovuta intervenire per spedire fuori dei tizi che a momenti tiravano giù dei riflettori sulla balconata.” commentò Meg, indicando dei fari in alto. “… Per quanto ci si provi, qualche coglione che rischia di rovinare la serata a tutti spunta sempre fuori…” concluse passando dietro uno dei banconi delle postazioni bar.
“Secondo me quei cocktail li fate troppo carichi” commentò la bionda “così ci perdete”.
“Mostrami i tuoi conti, biondina, altrimenti non ti crederò” commentò Morgana con un sorriso.
La biondina con noncuranza scoppiò a ridere ed estrasse un seno dall’abito “Ecco, guarda i miei conti! Piccoli ma solidi!” e rise ancora, mentre Meg alzava le sopracciglia in un cenno di apprezzamento.

“E qui c’&egrave il business planning completo!” urlò con una piroetta per farsi alzare la gonna che la fece ovviamente quasi finire con il viso a terra.
Morgana saltò agilmente il bancone e sorridendo ad Asia lasciò la borsa a terra, saltellò e piroettò in maniera decisamente più aggraziata. Flessuosa nell’insieme, morbida nella pettinatura dei capelli, dei seni, del sedere, una curva unica, ipnotica, nel suo insieme.
“… Sei tutta una curva… Una curva composta da curve” disse a mezza voce Asia. Morgana sorrise concludendo una piroetta. “Tipo strada di montagna o tipo i frattali? Che quelli li trovi anche nei cavoli, non &egrave lusinghiero.” chiese, facendo sbuffare la bionda.
“Sì sì, va bene, sai anche matematica… Balla e basta, mora.”
E così fece lei, scattando, agile, seguendo chissà quale musica nella sua anima, affascinante come uno spirito che si muoveva senza peso nell’aria, scivolava sulle superfici come se fosse una pattinatrice sul ghiaccio, grazie ad un fisico atletico e scattante come una molla.

Asia la fissò rapita per una decina di minuti, finch&egrave la mora non piroettò vicino al bancone e si fermò un poco affannata, poggiando una gamba sul bancone e cominciando a stirarsela.
“… Altrimenti tra un’ora mi muovo come avere un paio di cazzi piantati nel culo” disse con un sorriso, notando lo sguardo ironico di Asia ribatt&egrave spontaneamente “… Che come cosa può anche piacere, d’accordo.”
La mora finì di stirarsi e si sdraiò allegramente sul bancone.
Era bella, bellissima, nel suo corpo costruito per attirare a s&egrave e far impazzire di desiderio chissà quanti uomini e quante donne…
Asia sorrise. “Hai un fisico splendido. Tua madre doveva essere molto bella.”
“Non ho elementi per dirlo” commentò la mora con uno sbuffo dal naso a punta.
“Quindi le tette le hai prese da tuo padre?” rise Asia.
Morgana increspò un labbro. “Oddio, che spettacolo orribile… Ma con queste tette ci ho guadagnato di che pagarmi l’affitto fin da subito. Ho fatto… Moltissimi lavori, da quando sono uscita di casa, e sono uscita di casa molto, molto presto. Estia ogni tanto me ne rimprovera, ma in fin dei conti ha potuto vivere come figlia unica, con tutti i vantaggi che poteva avere.”

“Non mi sembra che il vostro rapporto sia… Brutto.” bofonchiò Asia.
L’immagine di Meg che stringeva la sorella, avvinghiate in un amplesso tra di loro, fissandola, penetrandola e dicendole quanto fosse bella mentre lei piagnucolava l’ennesimo orgasmo, non le lasciava facilmente la mente da ore.
“Non lo &egrave, e nonostante la distanza siamo rimaste molto legate, lei sa molte cose di me che” Meg alzò un braccio fissando il soffitto distante e con la mano si mise a contare “A: mia mamma non dovrà mai sapere B: il mio ex non dovrebbe mai sapere C: il mio futuro fidanzato o fidanzata forse potrebbe anche non sapere e soprattutto D: i miei coinquilini vivrebbero meglio a non sapere!” e concluse con una risata.
“Vivo organizzando eventi, sfrutto il mio corpo per il mio egocentrismo, ed ambedue le cose servono a nutrire il mio conto in banca. Che il denaro non dà la felicità, ma paga le bollette…”

Asia si morse un labbro.
“… Sì, tipo quelle che tu ancora non hai contribuito a pagare, e la mia vendetta sarà tremenda.” sorrise Morgana si mise a sedere a gambe incrociate sul bancone, nella mezza luce che filtrava dal soffitto si intuiva che il giorno stesse prendendo il suo posto.
Ad Asia parve ancora più bella, con uno sguardo sincero, forse il primo davvero tale da quando si erano conosciute, che la fissava. Era ben diversa dalla Meg sempre pronta a ribadire la sua sicurezza, per così dire trasparente, per un istante.
“Non mi importa di sembrare un’egocentrica edonista. So di esserlo. So di non essere una ‘persona buona’, non mi importa. Ma non ho mai spompinato per un lavoro, tramato alle spalle di nessuno, e se inculo qualcuno &egrave pienamente consenziente. Sarò ‘sporca’, ma forse meno sporca di merda degli altri. Andiamo a casa.”
Asia sbuffò.
La sue convinzioni, nutrite nel’ambiente ben ovattato della sua famiglia e dei suoi giri a casa sua, erano molto più semplici. C’erano persone buone, persone cattive, persone crudeli, era facile incasellare e ragionare. Pur conscia dei limiti di questo sistema di ragionamento, e non essendo una sciocca, Asia era uno spirito semplice, a suo modo innocente, che vedeva le persone per come erano e non potevano essere diversamente.
Morgana, e tutto quello che stava vivendo in quel periodo, erano diverse, erano complesse e sfaccettate e oscure, e lei ne subiva la fascinazione, inevitabilmente.

“Sei comunque una persona incredibile, per tutto quello che fai per me.” sorrise Asia, sincera. “Apprezzo la tua apertura, ma con queste allusioni e confidenze non &egrave che tu mi stia dicendo molto, stronza!”
Morgana sorrise, scendendo dal bancone, tornando la solita di sempre, complessa e scostante nel rivelare i suoi segreti.
“Ti ho detto che ti avrei dato una casa, e lo sto facendo. Ti ho promesso che ti avrei aiutata a scioglierti, e lo sto facendo. Ti ho promesso che avrei risposto alle tue domande, e l’ho fatto. Ma non sei stata specifica, e non sono vincolata a dare risposte complete.”
“Meg, cazzo, con te sembra sempre di fare patti con il Diavolo.” sospirò Asia, incamminandosi verso l’uscita e ignorando lo sguardo compiaciuto della mora.

Fortunatamente di lì a poco sarebbe arrivata Dawn e l’impresa di pulizie a sistemare tutto, per cui Morgana si limitò ad inserire l’allarme ed uscire da una piccola porta di servizio del locale.
Fecero solo pochi passi prima che Asia si accorgesse di un’automobile familiare posteggiata vicino a quella di Morgana.
“Meg, ma non &egrave l’auto di Marco?” indicò la biondina.
“Hai ragione!” rispose l’altra, girandoci attorno, e soffocando una risata: “… E questo non &egrave Marco?”.

Povero ragazzo. Aveva rimediato sì una seratona con Lila, ma…
“siccome voi due stronze non rispondete ai messaggi sul cellulare e alle chiamate, e lasciate qui la macchina, finisce che qualcuno si preoccupa e vi aspetta nel posto più probabile dove sareste apparse!” concluse Marco, stiracchiandosi fuori dall’automezzo.
“E si addormenta in macchina.” sorrise Asia. “… Dai, siamo abbastanza grandi da tornare a casa in taxi, ero con Meg, lo sapevi, che preoccupazione c’era?” la biondina trovava molto tenera e divertente questa cosa, e si volto verso Morgana, che non dimostrava una grande ilarità.

“Fammi capire…” disse lentamente Meg “… Tu, nonostante un’universitaria incredibilmente arrapata hai fatto le tue cose -perché le hai fatte vero?- e sei tornato qui… Hai passato il resto della notte qui fuori e in auto aspettando che uscissimo… Perché?”
Marco arrossì vistosamente. “… Probabilmente perché mi preoccupo per voi.” disse alzando le spalle. “e sarà meglio che guidi io, perché stai cercando di aprire la tua auto con le chiavi della bicicletta comune, Meg.”
Morgana bofonchiò qualcosa e i tre salirono in auto e si diressero a casa, con Morgana stranamente silenziosa.
Dopo un salto al bagno, e due bicchieroni di acqua Asia si spogliò e puntò a denti stretti la sveglia sul mezzogiorno. Doveva pur impostare un ritmo di sonno e veglia, ma sapeva che l’avrebbe spenta.
E così ovviamente fece, a ceffoni sul tasto “snooze” per innumerevoli volte. Voleva dormire, voleva solo dormire, e riaprì gli occhi che era di nuovo sera. Però, perfettamente riposata. Prima della Grande Battaglia dei Cuscini, prima che dopo tre lavaggi e ogni opzione possibile la macchia di Bailey’s sul divano diventasse… Una macchia indelebile di Bailey’s sul divano, prima che Morgana saggiasse l’irruenta erezione di Marco, c’era stata “quella serata”.
Tutto era iniziato con un semplice invito di Asia rivolto a non si sa chi: “Vaffanculo! Vaffanculo a tutto!” E quasi ironicamente, sarebbe finita nella stessa maniera.
Asia urlava in mezzo alla sua camera, dopo aver buttato il cellulare sul letto, pestando i piedi per terra come una bambina. “Ohi, che succede?” domandò Morgana con un sorriso, spuntando dalla porta socchiusa.
La bionda si voltò con gli occhi lucidi, spiegando i suoi problemi. Un esame andato male, una settimana stressante di laboratorio-workshop continuo, e la sua tesina per un corso gettata alle ortiche per mille motivi diversi.
Sapeva che erano tutti problemi ridicoli, ma l’accumularsi non giovava.
“Non sono problemi ridicoli” la interruppe Morgana.
“Sì che lo sono, tu avrai dei problemi molto più-mmmh!” cercò di ribattere la bionda, ma l’altra le mise una mano sulla bocca.
“La tua principale attività &egrave l’Università, quindi ogni problema con i corsi E’ un problema per te e non ridicolo. Non devi paragonare le tue difficoltà a quelle degli altri.” Morgana tolse la mano con un sorriso. “In parte perché spesso sono imparagonabili, in parte perché altrimenti troverai sempre qualcuno con problemi più grandi dei tuoi. E così non risolverai il problema, e ti sentirai anche peggio. Funziona così, no?”
Asia ammise a s&egrave stessa che sì, funzionava così.
“… Oggi ho la giornata libera, ti dò uno strappo in biblioteca e ti dò una mano, vuoi? Ho fatto un po’ di statistica.” Il tono non ammetteva repliche, perciò Asia si trovò davanti alla biblioteca con Meg, ovviamente sprovvista di tesserino.
“ci sono i tornelli come in metropolitana” realizzò Asia. “non puoi entrare senza tesserino!”.
La difficoltà non parve preoccupare la mora, che prima mandò avanti Asia. “Ci sono tavoli da studio?Dove?” chiese. La bionda annuì “un paio subito dentro a sinistra e gli altri in fondo dopo una porta.” “arrivo tra due minuti” disse Morgana con un sorrisetto.
La biondina entrò passando i tornelli e perse tempo sistemando la borsa, quando arrivò di corsa Morgana che si diresse verso la guardiola, tutta affannata, borsa a tracolla in mano e giubbottino nell’altro.
“Ehi! Ehi!” chiese dando piccoli colpi sul vetro, con il fiatone. “Che c’&egrave?” chiese l’ometto della guardiola, alzando svogliatamente lo sguardo salvo illuminarsi di fronte alle tette di Meg che ondeggiavano platealmente a ritmo del suo fiato corto.
Una pausa ovviamente studiatissima per permettere lo spettacolo.
“Ho lasciato il libro nell’aula studio!” piagnucolò Morgana. “e dentro c’era il tesserino come segnalibro, stavo prendendo appunti!”
Era sicuramente convincente, ma l’omino non si fidò. “Che libro era?”
Manar Hammad, leggere lo spazio comprendere l’architettura. Lo spazio come semiotica sincretica!” il tutto parve estremamente preciso all’omino, anche perch&egrave Morgana si premurò di appoggiarsi al bancone, in un sincretismo (appunto) perfetto di dimostrazione e negazione della visione delle sue tette gonfie e sode.

Un minuto più tardi, ovviamente, erano tutte e due nella sala studio, e anche se Asia non l’avrebbe mai creduto, fu estremamente produttivo.
Ma l’ansia non si scioglieva, la biondina continuava ad essere agitata. Forse, nonostante il da fare, più della mattina, tanto che alla fine Meg si lanciò in uno sbuffo sincero, e guardandola disse “tu non hai bisogno di studiare per sentirti più tranquilla. Tu hai bisogno di scopare!”
“No, non ho bisogno di…” cominciò Asia, interrompendosi per uno sguardo sincero di Morgana. Di quelli che le facevano sussultare il cuore e solleticare le mutande.
Con gli occhi a mezz’asta, un sorriso complice e diabolico, le labbra cicciotte della mora scandirono solo un nome: Alec.
Forse bisognerebbe dire che Asia lottò strenuamente contro quell’idea, che argomentò sinceramente le sue ragioni. Ma sarebbe mentire, spudoratamente mentire.

La verità era che alle 19 puntuali, era già pronta, seduta sul letto, con una fregola addosso come mai l’aveva provata.
Era eccitata come una bambina quando la devono portare ad un parco di divertimenti, incapace di tranquillizzarsi. Si era acconciata al meglio, aveva indossato una camicetta scura, un maglioncino e aveva optato, ineditamente, sia per una gonna, sia di raccogliere i capelli in una coda alta. Il tutto con un anticipo che le ricordava quanto Morgana avesse ragione. Aveva bisogno di corposo, passionale, sesso. Per una sera. L’idea di uscire realmente per la prima volta con solo quello scopo la lasciava eccitata e inebetita, guardava la sveglia sul comodino come se potesse farla andare più velocemente, finché Morgana non la chiamò da camera sua.
“Dimmi!” chiese la biondina aprendo la porta socchiusa.
La camera di Meg, come sempre, rimaneva nella penombra di una piantana di tessuto, una luce calda e rilassante.
Morgana stava di fronte allo specchio a figura intera dandole le spalle, guardandola nel riflesso “mi daresti un aiuto a chiudere l’abito?” chiese.
La mora indossava un vestito lungo, nero, scollato sul davanti e ancora più scollato sulla schiena, con uno spacco e tenuto chiuso da una ragnatela di nastri. Asia fece il nodo migliore che poteva, con il timore di stringere troppo o di lasciarlo troppo lento. Morgana, nello specchio, la guardava spuntare da dietro di lei, più piccina nelle forme e nella statura.
“… Sei eccitata?” chiese con un sorriso.
“E’… Molto nuovo per me. Sarà la tua routine.” rispose la biondina “…Ecco fatto, un nodo quasi decente, dovrebbe tenere… Bel vestito…” ammise lei, ammirando le generose forme di Meg inguainate sotto la stoffa lucida, mentre una coscia dalla pelle candida spuntava fuori dallo spacco mentre si voltava.
“Sono autoreggenti, quelle?” chiese la biondina, facendo scoppiare Morgana in una risata argentina.
“Alec apprezza” rispose portandosi una mano alla bocca “Non voglio rubarti la scena, ma capisci, &egrave questione di coerenza, non posso apparirgli sciatta!”. Si sorrisero tutte e due.
Asia si perse un po’ via stando a guardare gli ultimi preparativi di Morgana, il trucco, il rossetto scuro, e soprattutto il suo essere così a suo agio. Se ne stava in abito da sera lungo, inguainata, con tacchi e braccialetti come una dama ad un gran ballo, seduta sul divano a scorrere i canali più improbabili della televisione satellitare e no.
Come una scaricatrice di porto mollemente sdraiata sul divano la sera, con una birra in mano. Ma perfettamente in tiro. Morgana si accorse dell’osservatrice e sorridendo fece ‘inavvertitamente’ scorrere fuori una gamba dallo spacco, sistemandosi la calza con nochalanche.
Asia sentì un brivido lungo la schiena, ipnotizzata. Le labbra scure dipinsero un sorriso complice mentre le lunghe ciglia saettavano verso la biondina, in totale disagio e incapace di far finta di nulla.
Meg continuò lentamente a sistemarsi piccoli particolari in una maniera terrificantemente eccitante, e con grandissima gioia Asia sentì il campanello che suonava.
“Arrivato!!” disse scattando in piedi quasi sudando freddo, e si diresse alla porta, ma Morgana le si parò davanti fermandole il petto con una mano.
E forse indugiando un po’ troppo prima di toglierla.

“Regola numero 1, biondina. Falli aspettare.
“Ma siamo pronte…”
“FALLI. ASPETTARE. Rispondi. Scendiamo tra cinque minuti.”

Asia sollevò il ricevitore e comunicò ad Alec che sarebbero state pronte tra un attimo. “E ora che facciamo?” chiese nel vano della porta a Morgana, che stava sistemandosi una stola per coprirsi le spalle.
Con noncuranza la mora si sistemò ancora un poco, guardò l’ora avvicinandosi ad Asia, e le sussurrò all’orecchio, schiacciandola contro la pporta.
“cinque minuti sono troppo pochi per quel che vorrei fare… Perciò, a malincuore…” qualcosa di caldo solleticò la pelle sotto l’orecchio di Asia, con una lentezza esasperante “… Direi che con calma scenderemo da Alec…”
“…S…Sì..” balbettò la ragazza, quasi sentendosi svenire.
“Tu eviterai di farti troppe menate…” scandirono le labbra sul padiglione di Asia. “… E poi andremo a casa sua, dove godrai” la mano di Meg passò sui seni della bionda “Ripetutamente” ne palpò delicatamente uno “Totalmente” il palmo della mano scorreva giù verso l’inguine “Di ambedue noi, fino allo sfinimento, fino a sentirti ebbra di piacere…” la caldissima mano di Meg poggiò sull’inguine di Asia che ebbe un tremito lungo tutta la colonna vertebrale.
Se c’erano ancora dubbi sulla sua necessità di scaricare lo stress con una chiavata, erano spariti. Avrebbe voluto farsi scopare in quell’esatto istante.
Sentì Meg che sorrideva a un millimetro dal suo orecchio. “… Hai ancora tanto da imparare, biondina….” sussurrò di nuovo. “Ma soprattutto… Devi imparare a divertirti!” urlò la mora ridendo, prendendo Asia per un braccio e trascinandola fuori di casa come un pupazzo.

Asia ricadde così nella stessa aria di straniamento che l’aveva accompagnata nelle prime uscite con Morgana. Lei e Alec erano perfetti, incuranti di tutto quello che li circondava, e soprattutto totalmente dediti ad Asia.
Si sentiva viziata, coccolata, totalmente fuori posto durante tutta la cena fuori, sia che parlassero di cose normali sia che Meg si lasciasse andare a pure provocazioni, con lei o con Alec.
Il ragazzo ad un certo punto si alzò per andare in bagno, e Asia sorrise imbarazzata alla sua battuta, di non fare cose sconce mentre era via.
“Ti piacerebbe!” rispose Meg con un sorriso. “Magari, dopo.” replicò lui prima di chiedere ad un cameriere dove fossero i servizi.
Asia guardò Morgana. “Alec ti piace, vero?”
“Mmmh, sì.”
“Come ragazzo o come… Stasera?”
Morgana sorrise. “Più come stasera.” disse bevendo un sorso di vino.
“C’&egrave sintonia tra di noi, ma io non… Amo sentirmi legata a qualcuno. Mi spaventa.”
Asia sorrise a sua volta. Finalmente una debolezza di Morgana!

Alec tornò al tavolo e finirono la cena, e soprattutto la bottiglia di vino, lasciando così Asia piacevolmente libera dai suoi freni inibitori, almeno un po’.
“Che ne dite di fare un giretto?” propose il ragazzo una volta fuori dal ristorante, prendendo sottobraccio sia Meg che Asia; la mora stirò le labbra scure in un sorrisetto indeciso. Se da una parte l’attraeva l’idea di andare a casa a dedicarsi a quel che voleva, d’altro canto anche far aspettare un po’ le voglie di tutti poteva solo essere di giovamento. L’attesa accresce il desiderio… E dal canto suo Asia, per una sera che usciva…
Morgana scartò l’ipotesi di andare all’ Agarthi: avrebbe finito con il lavorare e con gli occhi di tutti quelli del personale addosso, così andarono in un altro posto molto più intimo.
Una sala con tavolini si affacciava su una pista da ballo, dove diverse persone si agitavano tutte felici. Asia si sentiva felicemente tranquilla, mentre Morgana se ne infischiava altamente del vestito e dei tacchi, buttandosi a ballare prima di chiunque altro.
“Neanche il tempo di lasciare giù la giacca!” si lamentò Alec, mentre Meg li invitava ad unirsi a lei. “Ho appena preso da bere!” rispose Asia alzando il bicchiere. La mora sbuffò con un gesto della mano, e ci mise circa un minuto a trovare qualcuno abbastanza ubriaco con cui ballare.

“Quanto cazzo &egrave sensuale…” sorrise Alec, guardando il corpo della mora muoversi sinuosamente addosso al tizio casuale. Asia bevve un altro sorso dal bicchiere. “Mmmh… Perch&egrave tu no?” chiese appoggiando una mano sulla coscia del ragazzo. “Ooh!” finse sorpresa lui. “Ci stiamo facendo audaci, biondina?” Asia appoggiò il bicchiere al tavolo e preso Alec per la cravatta se lo tirò addosso.
Un gesto che voleva essere arrapante e sensuale ma risultò comunque impacciato. Il ragazzo non se ne vide a male e lasciò che i baci della bionda esplorassero tutta la sua bocca e le loro lingue si intrecciassero a lungo. Le mani di Alec presto cominciarono a tenere saldi i fianchi magri e a tirarla verso di s&egrave, mentre quelle di Asia cercavano di esplorarne il corpo sopra i vestiti.
“Oddio ma cosa sto facendo?” si chiese per un attimo lei. Li potevano vedere tutti, era una cosa imbarazzante, e… La sua mano finì sul cavallo di Alec sentendo appieno la forma dura e spessa del suo sesso
“… Mmmh…” sospirò “… Cazzo, vieni in bagno!” disse in un soffio staccandosi da lui.

Prima di pensare e di rendersene conto, Asia ingollò mezzo bicchiere di un sorso e andò ai servizi seguita discretamente da Alec a distanza di un minuto, controllò che nessuno vedesse e se lo trascinò in uno dei servizi delle donne.
“Che fai!” chiedeva sorpreso lui, in realtà vedendo benissimo cosa la biondina stesse facendo. Le piccole mani danzavano attorno alla cintura di lui, al bottone, alla zip, scavavano, scostavano, frugavano e cercavano come quelle di un piccolo roditore impazzito.
“Voglio il tuo cazzo Alec, lo voglio adesso, lo voglio qui, non farmi più aspettare, dove…” il sesso turgido balzò fuori in maniera molto scenica sulla mano di Asia con un sonoro ‘sciack!’
Non se lo ricordava poi molto bene, era assolutamente enorme. Ci si fiondò sopra, cominciò a spennellarlo con foga, non voleva succhiarglielo, voleva sentirlo dentro, subito, immediatamente, voleva prepararlo solo perché scivolasse in lei senza dolore, anche se…
“Credo di essere così fradicia che mi entrerebbe anche una mazza da baseball” piagnucolò con un sorriso mentre si alzava, e tirava su la corta gonna.
Alec senza troppi mezzi termini la fece voltare, abbassare, e lavorò con le dita quel che bastava a scostarle le mutandine. Il sesso di Asia non era eccitato, era assolutamente in fregola, come se avessero avuto lunghi e seri preliminari, come se avesse lavorato tutta la sera ad eccitarla, mentre invece il tutto era stato molto molto blando.

“mmh!” disse lui mordendosi un labbro, impalandola in un solo, deciso e dolce colpo.
“Oh, sssììì!” pensò Asia, sentendosi invasa da quella presenza, i muscoli dilatarsi per fare spazio, il solletichìo del corpo di Alec piantato dentro di lei, e sentendosi soprattutto molto, molto sporca.
Ci fu un istante di rilassamento da parte di tutti e due, poi Alec cominciò a muoversi, decisamente, con possanza, tenendo un fianco di lei con una mano e appoggiandosi alla parete di compensato con l’altra, sbuffando non di fatica ma dalla posizione non proprio comoda.
“A casa no?” chiese ironicamente, visto che comunque quello schizzo di follia di quella bionda così timida lo eccitava tremendamente. “Non… Nnnh! Potevo aspettare… Oooh!” quanto era piacevole, quanto cazzo era fantastico quel sesso dentro di lei, come faceva a scoparla così bene…
Asia non ricordò molto di quell’amplesso, chiuse solo gli occhi e si perse nei bassi della musica del locale, nell’immettere aria nel suo corpo e godere la sensazione della ripetuta e reiterata invasione di quel corpo pulsante e caldissimo. Non era meccanico, ma non era neanche poi romantico. Era davvero la pura voglia di avere un orgasmo, che arrivò nel giro di qualche minuto.
Sentì i brividi lungo la schiena, sentì il corpo stringere il sesso di Alec in spasmi sempre più ravvicinati, il fiato che mancava, la voglia di urlare, le unghie grattare sulla parete di compensato tra le scritte oscene e gli adesivi, aprì gli occhi fissando assente la scritta “L’amore ti fo**e”.
Oh sì, cazzo, era assolutamente vero… Asia scoppiò a ridere mentre raggiungeva l’orgasmo, ansimava, godeva e rideva, stringendo dentro di s&egrave il corpo di Alec fino all’ultimo spasmo che le fece inarcare la schiena ed esplodere il cervello in quella splendida sensazione che &egrave il piacere di una donna.
“mmhh…” si rilassò dopo un istante, chinò la testa, sfilò l’attrezzo da lei, e senza pensare si mise accovacciata davanti a lui. Lo prese in bocca e lasciò che lui facesse i suoi comodi ancora per un poco -lo sapeva benissimo che stesse per venire- come una remissiva bambolina post-orgasmica. Sentì il piacere far tremare l’asta di lui e scaricarsi in bocca, ripulì il fattaccio e sorrise.
Si sistemarono tutti e due in silenzio, ancora preda dello stordimento reciproco. Lei gli indicò la scritta che l’aveva fatta ridere con un sorriso appagato e felice, prima di uscire dal cesso.

“oh, Asia! Stai bene vero??” vennero accolti sull’uscio da Morgana in compagnia di un grosso tizio dall’aria poco cordiale.
“Io? Eh?” chiese la biondina. “Ha vomitato ancora?” chiese la mora tutta preoccupata carezzandole la guancia ad Alec.
“Sì, mi sa che &egrave meglio portarla a casa…” disse lui, compunto. “Mi spiace di non aver chiesto il permesso di accompagnarla” spiegò serio al buttafuori. “Ma o la trascinavo al bagno o rimetteva al tavolo”
Morgana teneva stretta a s&egrave Asia con un’aria così preoccupatamente materna, la biondina aveva la faccia stremata, con le labbra lucide, e il ragazzo sembrava decisamente in apprensione, che alla fine il rude omone consigliò di andare alla guardia medica.
“S… Sì probabilmente meglio, sì…” piagnucolò Asia avvertita la malaparata. Uscirono con calma, recuperando la giacca di Alec, che andò a prendere la macchina e le caricò in auto davanti al locale, con tutte le attenzioni del buttafuori, che consigliava Morgana di stare vicino ad Asia nel sedile posteriore.
Cento metri dopo ridevano tutti e tre come matti.
“Vi ho visti sparire di corsa!” diceva Meg sorridendo “E dopo un poco una tizia ha fatto per andare in bagno e deve avervi sentito, &egrave andata a dirlo al barista che ha avvertito il gorillone… Ho cominciato la recita, ho detto che stavi male e io non riuscivo ad aiutarti perché soffro di emetofobia e quindi tu l’avevi portata a vomitare nel bagno delle donne!”
“Sei un’attrice nata!” rise Asia, prima che Morgana la prendesse per la nuca e la tirasse a s&egrave.
Esplorò la sua bocca con la sua lingua calda per un tempo infinito, prima di staccarsi con un sospiro, gli occhi socchiusi, assaporando quel sapore così ben conosciuto.
“La biondina ingoia.” disse con un sorriso e uno sguardo malvagio.
“La mora &egrave invidiosa” rispose Asia.
“Tutte e due fanno un tamponamento se si mettono di nuovo a limonare nel retrovisore!” disse Alec, dirigendosi a casa sua “Risparmiatevi per dopo!” Casa di Alec era sempre la stessa splendida villa della serata in cui Asia, Morgana e le sue amiche modelle avevano deliziato Alec con del gran sesso. Solo che stavolta la biondina non ci arrivò dormendo, anche perché Morgana continuava a provocarla, stuzzicarla, baciarla, sul sedile posteriore dell’auto.
“Mi fai morire, Meg…” ansimava Asia tremando mentre le labbra carnose della mora ne solleticavano il collo, dolcemente e vogliosamente coprivano tutta l’epidermide, abbandonandola solo perch&egrave un dito scorresse sulla giugulare, ne avvertisse le pulsazioni, scivolasse alla clavicola, lentamente, una tortura infinita e splendida.
Alec posteggiò nel posto auto e le due scesero, e come di comune accordo si dedicarono a baciarlo, carezzarlo, eccitarlo e ripagarlo di quella che probabilmente era stata una guida assolutamente difficile; Asia si ricordò della borsa e si chinò a prenderla in auto, solo per ricevere un sonoro ceffone sulle chiappe da parte di Meg.
“Ahia!” protestò rialzandosi con la borsa in mano massaggiandosi il sedere, mentre Morgana rideva e si avvinghiava ad Alec. Erano… Perfetti. Curatissimi, eleganti, sensuali, eccitanti, la gamba lunga della mora si alzò fuori dallo spacco per avvinghiarsi ancora meglio al corpo di lui, che le sussurrava qualcosa mentre le carezzava le autoreggenti. Lei rispose con un risolino infantile, prima di staccarsi da lui e andare su per le scale.
Asia si perse nel salire i gradini nel seguire l’ondeggiare del sedere di Morgana, nella sua schiena nuda e pallida, era costruita per essere desiderabile.

E in quel momento, mentre si voltava a guardare lei e Alec, in cima alla rampa, ad Asia sembrò infinitamente bella, e distante, irraggiungibile. Ma la cosa non la faceva soffrire, era una considerazione di fatto, lei era lei e Meg era Meg. Ma provò comunque un senso di soggezione intensa, sentendosi colorare le guance. Morgana avvertì nello sguardo della bionda quei sentimenti, era così facile leggerle dentro… Per quanto ovviamente ogni fibra del suo essere fosse composta di egocentrismo, non era così sadica.
“Ragazzi…” disse con un piccolo sorriso per interrompere il flusso di autocommiserazione di Asia, che si riscosse. “… Sono chiusa fuori. Dovreste salire con le chiavi.” Alec rise commentando ‘volevo vedere quando ci avresti pensato!’ e poco dopo si trovarono in casa, dopo aver lasciato la giacca e le borse in corridoio andarono in cucina. dato che Morgana aveva sete, anche se continuò lungo tutto il percorso della casa a dare occhiate maliziose ad Alec.
“Io sono a posto” disse educatamente Asia “magari un po’ d’acqua, prendo quella del rubinetto” e si servì da sola.
“Cosa vuoi da bere?” chiese Alec aprendo il frigorifero alla mora che stava appoggiandosi all’isola della cucina.

“Quello che ha preso Asia.” rispose Morgana con un sorriso.
“Acqua?” chiese la bionda, alzando gli occhi dal bicchiere solo per vedere Morgana lanciare due passi veloci verso il ragazzo e sbatterlo contro il mobilio della cucina, con una mano dritta sul pacco.
“Meglio.” disse lei con uno sguardo penetrante.
Alec sospirò qualcosa che sembrò sia un “sei una cosa…” o “sei una troia…” non si capiva bene, ma in ambedue i casi la sua bocca fu di nuovo di Morgana, i suoi capelli percorsi dalle sue mani che giocavano con le loro onde, passavano sul collo, sulle spalle, esploravano e appuravano che il fisico fosse ancora quello che ricordava, avvinghiandosi, premendolo al mobile, mentre le mani del ragazzo la stringevano in vita e sul sedere. La camicia di Alec finì su una sedia nel giro di cinque minuti in cui la temperatura inguinale di Asia saliva sempre di più.
Con solo una mano abile Meg riuscì dove prima Asia era impazzita, slacciò e sbottonò e continuando a baciarlo, appoggiandosi a lui e carezzandogli i capelli, Morgana iniziò una lenta e placida masturbazione. La bionda si perse nel movimento continuativo e ipnotico della mano dalle unghie scure che scivolava alla base del sesso, ruotava un poco sul polso, risaliva alla punta, ruotava in senso inverso, tornava alla base, e via così, dolcemente, appassionatamente. Non voleva certo farlo venire, non voleva che fosse il loro rapporto, stava solo facendo una cosa piacevole.

“Vieni qui.” disse con un sorriso ad Asia.
La bionda si avvicinò come se stesse accostandosi ad un rituale, era eccitata e vogliosa e quasi preoccupata, e presto finirono con il baciarsi tutti e tre assieme. Voleva Morgana, voleva Alec, voleva di nuovo Meg, voleva solo baciare e limonare.
“In ginocchio, Asia.” disse la mora, asetticamente. Asia si sorprese nel trovarsi velocemente con il sesso di Alec davanti al viso, alla mano di Morgana che lentamente lo carezzava, e sorridendo glielo porgeva.
Salvo poi negarlo alla punta della sua lingua. Stava giocando con il desiderio di Asia, una cosa decisamente sleale. Si sentiva la puttanella della coppia, si lasciò carezzare il viso dal sesso di Alec manovrato da Meg ancora per un poco, salvo poi guardarla sorridendo.
“Non avevi… Sete?” Meg scoppiò a ridere e dopo aver schioccato un bacio al ragazzo si accovacciò, gettandosi famelica sul membro eretto.

La capacità di Morgana di portarsi tutto quell’affare in bocca, arrivando con il naso nell’inguine di Alec era stata quasi dimenticata dalla biondina. Era una cosa incredibile. Quando ci aveva provato lei quasi soffocava, e invece per la mora era così… Naturale. Morgana sorrideva ogni volta che sfilava il sesso, sempre più lucido di saliva, prima di spennellarlo e giocare con la sua lingua. Ne era felice, si vedeva nei suoi occhi la gioia che provava nel far godere Alec, nel solleticarlo con la lingua, nel portarsi i testicoli in bocca e dolcemente giocarci come con un’oliva. Molto gentilmente porse il membro ad Asia, e tutte e due si misero a intrattenere il ragazzo come meglio potevano, con Asia che cercava semplicemente di carpire qualche segreto dalla mora.
*click!* scattò il cellulare di Alec.
“Sei un… maiale!” Finse di scandalizzarsi Morgana. “… Solito accordo?”
“Solito.” disse lui.
Asia si staccò dal sesso con uno schiocco. “Cosa?”
“Le foto ve le mando a fine serata. Solo a voi.” disse con un sorriso e un altro scatto alla biondina che lo guardava curiosa con il suo sesso lucido in mano. Asia arrossì.
“Non le vedrà nessuno, Alec &egrave uno che mantiene la parola” disse Morgana prendendole il cazzo dalle mani e avvicinandosi. “Anche perché altrimenti sa che glielo strappo a morsi, questo bel tronchetto” rincarò la dose appoggiando i denti bianchi al limitare della corona del glande, con un sorriso e un’alzata di sopracciglia. Meg si trastullò un poco con Alec, lasciando poi libero il campo ad Asia, che con un sorriso provò ad impossessarsi del sesso e a farlo scivolare fino in gola, fermandosi quasi subito.

Il problema fu che Alec, preso ormai dal piacere, trovò molto eccitante la cosa e molto comoda la coda di cavallo di Asia, abbrancandola con una mano e costringendola a proseguire. La biondi apprezzò per un istante la decisione di quel ragazzo, il suo imporsi, ma non era il momento in cui avrebbe gradito essere la sua remissiva puttanella, come nel bagno del locale prima.
“mmh… Mmh!!” mugolò di protesta senza alcun effetto. Alec non si rendeva conto che i versi di Asia non denotavano un blando fastidio ma ben altro. “mmmh!!!” esclamò spingendosi via dal sesso di Alec quasi con la nausea di un conato, annaspando l’aria con la bocca come dopo un’immersione “… Aaaahh!” deglutì con un rumore fastidioso e osceno, un ‘glllk!’ doloroso. “… Oddio…”
“Scusami…” chiese Alec preoccupato, ma la biondina sorrideva “nessun… Mmh… problema, &egrave che… Scusate…” chiese con gli occhi lucidi dal fastidio guardando Morgana. La mora sorrise, alzando lo sguardo al ragazzo.
“Con me puoi, lo sai.” disse solo, socchiudendo gli occhi e aprendo la bocca in un osceno invito che persino Asia avrebbe accettato, se avesse avuto un pene. Quello di Alec non si fece attendere e affondò fino in gola alla mora, i cui capelli scuri vennero invasi dalle dita del ragazzo impegnato a portarne il capino verso di s&egrave o a tenerlo fermo.
“Hai la bocca calda come l’Inferno” sogghignò lui, facendola sbuffare per una risata. Il cazzo di Alec usciva ed entrava con furore e precisione nella bocca polposa di Meg, con un rumore acquoso e ritmato, uno sciacquettare di saliva e umori, che presto cominciarono a scivolare fuori dai lati della bocca di Morgana.

Asia in parte era contrariata di un gesto così rude e volgare. In parte era anche del pensiero che se Morgana gradiva quel momento probabilmente non lo giudicava umiliante, era una sua scelta quella di essere in ginocchio a farsi scopare la bocca. E Meg era sicuramente la persona meno influenzata da opinioni sessiste e stereotipi. Insomma, era una tosta, non avrebbe di sicuro fatto quella cosa se non l’avesse interessata, o l’avesseritenuta umiliante.
E poi, era uno spettacolo a suo modo affascinante.
“Foto, please…” sorrise Alec, lasciando il cellulare nelle mani di Asia. Sorprendentemente la bionda si trovò non solo a poter guardare, ma a doverlo fare. L’obbiettivo della camera divenne il suo occhio, avido, autorizzato, a spiare quel che accadeva.
Il sesso di Alec pompava nella bocca di Meg che la teneva più o meno aperta, ogni tanto stringeva le labbra e succhiava come a voler ripulire l’asta lucida solcata dalle vene pulsanti, ogni tanto rimaneva immobile solo per farsi scopare, premendo con la lingua verso il palato in modo da stringere così il sesso del ragazzo. Il tutto ovviamente provocava salivazione e la comparsa del preseme di Alec, rendendo ancora più umido e acquoso il tutto. Cominciarono a scivolare fuori dalla bocca della ragazza sottili rivoli di sostanza, mentre un paio di lacrime stillavano dagli occhi.
Ma l’aria di Morgana era così serafica che Asia non riuscì a preoccuparsene, anzi stupendosi della sua mano portata all’inguine, provava la stessa sensazione di abbandono alle più crude voglie della sua carne che prima l’aveva colta nel bagno, era solo carne che faceva godere carne, non c’erano implicazioni di sorta, sentimenti, difficoltà… Si, si stava astraendo dai suoi problemi e questo non le poteva che fare bene.

“mmh… Ooh!” rantolò Alec dopo un tempo che sembrava infinito, evidentemente raggiungendo l’apice del piacere e lasciando il cazzo infilato nella gola di Meg. Il suo corpo tremò e i testicoli ebbero uno spasmo, riversando il seme in Morgana, che poco elegantemente trangugiò tutto con dei rumori osceni e liquidi, sottili rivoli luccicanti ai lati della bocca adesa al sesso di Alec, se lo stava bevendo tutto come un bicchiere di birra dissetante. Asia non si capacitava di come facesse, ma il pensiero le passò subito di mente guardando l’intera figura di Morgana, le sue curve inguainate nell’abisto scuro, i capezzoli eccitati perfettamente visibili sotto la stoffa semilucida, la curva della schiena nuda. Era come sempre una bilancia di contrasti. Bianca e nera, sottomessa e padrona, elegante ed estremamente volgare, Asia voleva averla, doveva averla. Morgana lasciò la sua preda esausta con una lentezza studiatissima, un ennesimo risucchio rumoroso e liquido, deglutendo tutto quello che ancora poteva.
“Sono KO” ammise Alec afflosciandosi contro il frigorifero. “stasera mi state sfruttando”.
“Oh poverino…” sorrise Morgana, alzandosi e procurandosi un tovagliolo di carta in cui si pulì. “siamo proprio due cattive ragazze, vero Asia? Asia?” chiamò la mora, girandosi.
“siamo proprio due cattive ragazze, vero Asia? Asia?” chiamò la mora, girandosi.

La bionda stava in piedi appena dietro di lei.
Click. Un’altra foto. Quante ne aveva scattate? Non lo sapeva, chi se ne importava, Morgana era così splendente in quel momento…
Asia lasciò sul tavolo il cellulare, e appena ne fu a portata prese la nuca della ragazza e si portò il viso contro il suo, baciandola con foga. Sentiva il sapore dello sperma, il calore della bocca di Morgana, e la cosa la faceva impazzire. Senza dire niente, emozionata al punto da non riuscire a pensare realmente ai suoi gesti. Il fatto &egrave che dopo il primo assalto tutto le sembrava spietatamente lento. Voleva lo fosse. Saggiò le labbra di Morgana, millimetro per millimetro, l’incavo dello zigomo, il collo, morbido e liscio, si sentiva come impedita nell’accostarsi a Morgana in maniera meno dolce.
“…Oddio…” Sospirò la mora “… Alec, mi serve la tua camera da letto…”
“Come?” Meg guardò Alec con uno sguardo liquido e implorante, mentre la biondina continuava a baciarle il collo.
Il ragazzo capì. Ovviamente la cosa era spiacevole per lui, ma alla fine, chi era per rovinare quel momento?
Sorrise, dicendo “prego… Però se servo chiamatemi. O chiavatemi.” indicando la camera a Meg che ovviamente ne sapeva già la posizione. Le due si guardarono, mentre la mora prendeva le mani di Asia e dolcemente la portava in camera, chiudendosi la porta alle spalle.

“Spogliami…” chiese, quasi ordinando, Asia.
Meg non oppose alcuna resistenza ovviamente, accostandosi a lei e slacciando lentamente i bottoni della camicetta. Uno alla volta, pacatamente, la pelle rosa di Asia cominciò a vincere sul nero della stoffa, aggiungendo poi le sue due gambe magre non appena la gonna fu spedita in un angolo con un calcio, mentre Morgana dava l’ennesimo lentissimo bacio, scorrendo le dita calde sul corpo della bionda e sussurrava un “…via…” con un sorriso, mentre slacciava il piccolo reggiseno di Asia, e si girava per lanciarlo su una sedia.
La bionda approfittò dell’occasione per abbrancarla sui fianchi e slacciarle il nodo dell’abito, spogliandola come i petali di un fiore, fino a lasciarla in perizoma. Erano così diverse, una minuta e con delle mutandine carine ed eleganti ma non certo sensuali, e l’altra con un perizoma riccamente decorato e le autoreggenti.
Si ruppe un poco il momento di seduzione reciproca solo nel riuscire a liberarsi delle scarpe, nessuna delle due era dell’idea di farlo all’altra (con grande dispiacere di ogni eventuale fanatico di certe fantasie).

Si volevano nude, reciprocamente, ed Asia si sentì come se le togliessero la pelle quando le dita di Meg, dopo aver accarezzato per molti minuti ogni centimetro delle sue accennatissime curve, la privarono delle mutandine. Ovviamente, il suo sesso era oltremodo fradicio, come notò subito la mora con un’alzata di sopracciglia e uno sguardo eloquente.
Asia fece lo stesso, riuscendo addirittura a non rompere le calze di Meg. E finalmente erano nude, strette assieme, godendo del reciproco calore, odore e forme. Asia poggiò il capo tra i seni floridi di Morgana che la stringeva dolcemente, tenendole i fianchi sinuosi.
Sentiva il profumo di Morgana, il battito lento del suo cuore, mentre il suo le sembrava impazzire nel petto.
Si ritrovò quasi in uno stato di incoscienza nel letto caldo, minuti dopo, minuti in cui era stata accarezzata, baciata, solleticata, stretta, baciata di nuovo dalla mora. Si avvinghiarono, si strinsero, si sfiorarono in una reciproca e infinita scoperta, e Asia era totalmente ebbra della sensazione di essere lì con Morgana, in un momento di intimità totale.
Alec era di là a chissà fare cosa, ma la sua presenza al di fuori quasi suggellava per contrappasso l’intimità di loro dentro. Era come una porta chiusa, e una porta chiusa con una guardia davanti, completamente differente come significato. Non avrebbe mai smesso di essere lì avvolta da Morgana, abbracciata, carezzata, baciata. Era un momento di intimità assoluta e incredibile, irripetibile, unico.
Asia si perse negli occhi di Morgana un istante di troppo. Era qualcosa che di solito non riusciva a fare, guardare qualcuno negli occhi, era troppo timida, e Meg aveva uno sguardo strano, acuto e penetrante, la biondina si sentì esplorare, scavare dentro, in un contatto visivo che non sembrava finire mai. Morgana la guardava dolcemente, mentre erano sdraiate su un fianco l’una accanto all’altra, passandole una mano calda sul fianco, risalendo fino alla guancia.
Meg sorrise un poco, continuando a guardarla, la sensazione di essere letta come un libro aperto cominciò a denotare un sottile disagio in Asia. A rigore, chiunque ti cominci a fissare per un certo tempo ti mette a disagio, figuriamoci quando a farlo era una come Meg. Sentì quasi il panico salirle per un istante, prima di chiudere gli occhi e sussurrare “via dalla mia testa…” con un sorriso. Morgana sorrise a sua volta, baciandola.
Il corpicino di Asia venne di nuovo percorso dalle dita calde di Morgana, mentre quelle di Asia si perdevano nel giocare tra i volumi morbidi e sodi dei suoi seni.
Si esplorarono di nuovo per l’ennesima volta, e Asia sospirò fortissimo quando la mano di Meg fece scorrere lentamente il dito medio sulla sua tenera fessura.
Si sentiva eccitata, indubbiamente, ma in modo diverso da quello precedente, era così… Dolce, intimo, astratto dal Mondo. Voleva godere, di Morgana, ma tutto era come ovattato.

Asia si strinse alla ragazza, mentre quella le carezzava dolcemente, lentamente, il sesso. Poteva sentire i polpastrelli scorrerle lungo ogni rilievo delle grandi labbra, come accarezzare un gattino, scorrere nel solco, portarla a sospirare e dolcemente dilatare il suo sesso, a schiuderlo per lei, per quella dea, ad erigere la piccola clitoride sempre più gonfia dalla pelle sottile e liscissima, pronta ad essere solleticata da Meg.
Asia sospirava nello spazio caldo dei seni di Morgana, ad occhi chiusi. Sentiva Morgana, respirava Morgana, stringeva Morgana.
“mffhh” sospirò la biondina, in un piccolo picco di piacere, sporgendosi in su verso le labbra della mora. Istintivamente il corpo di Asia dischiuse le cosce e mosse il bacino cercando una penetrazione o chissà cosa.
Morgana lentamente e dolcemente la spostò sul letto continuando a baciarla, per avvolgerla con il suo corpo e incrociare le gambe e accostare il proprio inguine. Asia sentì il calore del sesso di Meg contro il suo, quando la mora si pose quasi in ginocchio, chiudendosi su di lei.
I loro sessi erano adesi, caldi e roridi di umori, tra le cosce di Meg stava la gamba di Asia, l’altra mollemente poggiata quasi sull’anca della mora, quasi perpendicolari. morgana continuava a baciare Asia in maniera lenta e dolce, a solleticarne i capezzoli con le dita e la lingua, mentre lentamente sfregava il suo sesso contro il suo. Era una sensazione strana, niente affatto spiacevole, anzi decisamente passionale mentre i due corpi si adattavano reciprocamente e si fondevano assieme. Asia cominciò ad ansimare sentendosi così presa da Morgana, fisicamente, mentalmente, spiritualmente. Aveva voglia di sospirare, uggiolare, piagnucolare, ridere, sorridere, e lo stava assolutamente facendo.
Il cervello le sembrava sbattacchiato qui e là contro una parete, si sentiva come ubriaca scivolare in umori e calori di cui non capiva l’origine, come andare a letto sbronza, tutto era ovattato, storto, girava attorno a lei, sentiva calore e freddo e gioia e timore.
Si riscosse sentendo la mano di Morgana premerle il polso nei cuscini, mentre le unghie affondavano nel suo fianco.
“ah..!” si sorprese dolcemente, il ritmo dei movimenti della bruna accelerava e il suo respiro si faceva sempre più affannoso. Meg aveva cominciato a scoparla con un po’ di decisione.
“Quanto mi… Ecciti…” rantolò la dea sul suo collo, prima di riportarsi perpendicolare a lei continuare a scoparla, un rumore acquoso tra di loro, le clitoridi che si sfioravano ogni tanto, le labbra adese…
Asia cominciò a mugolare intensamente, erano tutte sensazioni potenti e bellissime, e Meg pareva provare lo stesso, continuò con un ritmo sostenuto di cui perdeva qualche battuta man mano che le scosse di piacere salivano nel suo corpo.
“E’ bellissimo…” piagnucolò la bionda, in mancanza di un termine migliore che esprimesse la sua sensazione di piacere. “Sei bellissima…” sussurrò Morgana aderendo a lei, lasciandole libere le mani e infilando il pollice sulla clitoride della bionda. Asia urlò di piacere come quella cominciò a titillare, anche se il movimento della mano solleticava anche Morgana, la bionda la abbrancò sulla bella schiena liscia e iniziarono a rampare verso un orgasmo in perfetta sincronia, respirando sempre più affannosamente, rantolando, sospirando, baciandosi, sudando,

“Posso farti morire?” chiese in un sibilo la massa di capelli corvini di Morgana.
“Devi!” rispose il respiro di Asia.
“Sì, mia piccola Padrona…” rispose la bocca bollente di Meg.
Non c’erano più n&egrave Morgana n&egrave Asia in quel momento, erano una cosa sola mescolata assieme nel piacere, la biondina si sentiva destrutturata, sparpagliata, fusa con la mora in un amplesso totalizzante di ineguagliata intimità.

Le due arrivarono al piacere urlandosi addosso, o ringhiandosi, o rantolando, erano versi animaleschi indefinibili, la mano di Meg scivolò via dai sessi per aggrapparsi alla nuca di Asia raspando un respiro sul collo, mentre la bionda affondava le unghie nella sua schiena e stringeva la gamba sulle perfette chiappe di Meg come a volerla stringere dentro di s&egrave.
L’orgasmo -perché definirlo al plurale sarebbe inesatto- esplose nelle due trascinandole in un vortice nero in cui Asia percepiva solo di essere stretta e scaldata da Morgana, che con un piagnucolìo affondò i denti nel suo collo, stringendola dolorosamente, come un animale in mezzo al coito che morda la sua femmina per non farla fuggire, per trattenerla a s&egrave con tutto quello che ha. Unghie, muscoli, denti.

Asia si ricompose nel nero intenso del suo piacere.
“dovrei avere un corpo” pensò.
“forse” le rispose Morgana.
Asia sospirò. “Me l’hai fatta. Sei entrata nella mia testa, eh?”
“Oh si. Guarda quanto spazio.”
“Ci starebbe un bel divano ad angolo”
“Sarà meglio uscire di qui, biondina.”

Le membra tornarono a farsi sentire, assieme ad un indolenzimento totale. Asia si riscosse ricordandosi che doveva respirare, immise aria fastidiosamente fredda nei polmoni rendendosi conto di essere ancora appigliata a Morgana, che faceva lo stesso. Meg ancora tremava con il respiro aritmico che usciva ed entrava dalla sua splendida bocca, ancora con i denti affondati nella pelle della bionda.
“Non ti amo, non ti amo, non ti amo…” piagnucolò, forse, Morgana, lasciando la presa.
La sensazione della morbidezza delle sue labbra nello stesso punto del morso riscosse ancora un poco Asia che si sentì infinitamente appagata, rilassata, molle e soddisfatta. Altrettando pareva Meg, che si stava lentamente sciogliendo addosso a lei.

Decise di rispondere a Morgana. “Nemmeno io. E stai tranquilla, non mi ami. Io so chi ami, ma devi capirlo tu.”
Nessuna delle due parlò per i minuti successivi, in cui si ridivisero in due corpi separati con grande disappunto reciproco, e tornarono ad abbracciarsi. Passò la spossatezza, con le carezze, passò la lieve malinconia dell’orgasmo, ed Asia si trovò di nuovo a solleticare i capezzoli di Meg.
“Stronza… Parlami” sorrise Meg. Asia rispose con una linguaccia. “No, mai.”
“Ti estorcerò quest’informazione con la forza.”
“voglio proprio vedere!” ribatt&egrave la bionda.

“Alec!!!” urlò Meg, tappando la bocca di Asia.
“Dimmi” disse il ragazzo, aprendo la porta della camera. Sul letto, Asia giaceva tenuta stretta da Morgana, praticamente seduta contro la testiera del letto, tra cuscini e lenzuola stropicciate. Belle e nude, erano irresistibili, soprattutto dopo che Meg, con uno sguardo ed una sussurro capace di far eiaculare anche un mattone, lo invitò a spogliarsi e venire nel letto con loro.
Alec resistette solo il tempo di qualche foto, insicuro se la penombra riuscisse a rendere decente lo scatto, dopodich&egrave lasciò il cellulare sul comodino e si unì a loro.

“Mi piace questo interrogatorio…” sorrideva poco dopo Asia, percorrendo l’atletico corpo di Alec in pari misura di mani, bocca e lingua. “Mh mh” si dimostrò d’accordo Morgana, con la bocca troppo… Virilmente impegnata per poter parlare. Siccome democraticamente lei aveva già avuto il piacere di avere Alec dentro di s&egrave, la biondina si limitò a degustare ancora un po’ il sesso di Meg per prepararla. Anche se il sesso di Meg era praticamente impossibile da concepire disinteressato all’argomento, Asia si prese il suo tempo tra le sue cosce, assaporandone il sapore dolciastro e caldo, mentre quasi a cavalcioni su di lei, Alec si lasciava ancora coccolare dalla bocca di Morgana.
Sorrideva, Asia, sentendo il mugolare felice della mora e i sospiri del ragazzo, aveva influenza sul corpo di Morgana, tanto che per un paio di volte giocò a solleticarla più intensamente solo per provocare delle vampate di piacere che si ripercuotevano su Alec.
“Posso farvi venire in due come niente così…” commentò la bionda, titillando spasmodicamente il sesso di Meg, che ansimando poppava freneticamente il sesso turgido di Alec.
Era tutto così diverso da prima, ma non poteva che esserlo. Quel che era accaduto con Morgana da sole in quel letto era di una portata troppo grande per riuscire a pensarci in quel momento, la bionda sorrise a s&egrave stessa rimandando a dopo l’analisi introspettiva.

“Lo vuoi, Meg?” sorrise Asia. “mh mhh…” rispose quella.
“Quanto lo vuoi?” Morgana si staccò con uno schiocco sonoro e umido “… Tantissimo!” miagolò prima di ricominciare a spennellare l’asta.
“Davvero??” la bionda sottolineò la domanda infilando due dita nel sesso fradicio, facendo urlare Morgana.
“… Sii convincente!” rise quella, quasi ebbra del potere che aveva sulla mora.
“Lo voglio da morire, lo voglio dentro! Cazzo Alec, fottimi, fottimi tutta!” piagnucolò Morgana lasciando il sesso e aggrappandosi alla testiera del letto.
“Vai, falla urlare!” rise Asia uscendo dal corpo di Meg, portandole le dita alla bocca e godendosi la sensazione della lingua della mora che avidamente suggeva il suo stesso piacere, mente il ragazzo senza mezzi termini le teneva le cosce e si immergeva nel paradisiaco, splendido, caldo e umido corpo di Morgana.

Asia resistette solo pochi minuti ad accarezzarsi il sesso tumido guardando quella gran cavalcata che Alec offriva a Morgana. Il letto sobbalzava, scricchiolava, mentre i seni di Morgana ondeggiavano impazziti e le sue dita si arrossavano per la forza con cui stringeva la testiera del letto. Il tutto contornato dalle urla della mora, che come un animale in calore liberava tutta la sua passione. Non resistette ulteriormente Asia, si piazzò sdraiata in un sessantanove su Meg dando il sesso in viso a Morgana e portandosi con la bocca sul suo inguine. Alec uscì da Meg solo per entrare nella bocca della bionda, che non riusciva a ragionare: appena Morgana si era vista sbattere in faccia quella vagina dilatata e bramosa di piacere, ci si era fiondata su con passione.
“Oddio, mi stanno scopando in due!” pensò impulsivamente Asia, sentendosi la lingua di Meg e il cazzo di Alec carezzare le sue intimità in ambo i sensi. Era splendido, era bellissimo, si sentiva desiderata da due persone così incredibilmente belle e sensuali, persino il suo ego stava godendo di quella situazione rovente, mentre i sensi le esplodevano nel piacere e si lasciava andare, rilassandosi, sentendosi l’oggetto del desiderio di due divinità del sesso… In maniera infinitamente differente da prima. Ovviamente.

“glup!” rantolò quasi svegliandosi da un torpore, quando sentì i corti peli del pube di Alec solleticarle il naso. “Oh!” sospirò, rendendosi conto che il trasporto e l’abbandono le avevano fatto fare ciò che solo Morgana pensava fosse capace. Durò un secondo scarso, prima che Alec sfilasse dolcemente la sua asta sentendo piccole contrazioni della bocca di Asia di cui non si fidava. Il suo sesso non ne ebbe a male, anche perché era lì per Morgana, e in Morgana si ficcò deciso un’altra volta.
“Brava ragazza…” disse con un sorriso Meg, che aveva capito perfettamente, prima di rantolare di nuovo sentendosi riempita dal ragazzo e ributtarsi a divorare il sesso della bionda, che sorridendo decise di giocherellare con la clitoride pulsante della modella.

Ci furono orgasmi, cambi di posizione, pause e riprese per un tempo che Asia non concepiva n&egrave voleva concepire. Si rese conto del tempo passato solo quando urtò la sveglia sul comodino, tornando nel letto dopo una veloce corsa al bagno. Era assolutamente in fregola, aveva goduto e donato e preso, ma la visione di Alec nudo aveva una potenza infinita su di lei, e a quanto pareva Morgana, con la sua bella mano, l’aveva già fatto riprendere abbastanza. Alec non sembrava propriamente pieno di energie (come dargli torto) ma la bionda non se ne curò. Poteva fare lei.
Senza dire nulla si mise a cavallo del ragazzo, e lasciò che Meg guidasse il suo sesso dentro di lei.
“… Grazie!” sorrise la bionda.
“Di niente…” disse l’altra, alzandosi, e stiracchiandosi sculettò in bagno.
Asia sorrise. “Sei mio, adesso.” e cominciò lentamente a muoversi. Provò a sollevarsi, incurvare la schiena, roteare il bacino… Le dimensioni di Alec le permettevano di sperimentare a fondo una penetrazione completa, la sua erezione dopo l’ennesimo orgasmo le dava tutto il tempo che voleva per divertirsi. Poggiò i palmi sui pettorali di lui e cominciò a danzare, ad occhi socchiusi, concentrata solo sulle sue sensazioni.

Si sentiva… Diversa.
Stava davvero passando una serata solo a provare piacere, con due persone così eccitanti che la adoravano. Si sentiva bella, forte e coccolata, desiderata, ambita, sotto di s&egrave aveva un modello atletico e dotato, su cui passare le unghie godendosi tutti i rilievi dei muscoli, a cui stringere il sesso contraendo la vagina, a cui sospirare assorta mentre lo baciava e si portava le mani ai piccoli seni che imploravano di venire stuzzicati, carezzati, baciati ed eventualmente anche un po’ morsi. Meg scattò qualche fotografia, mentre Asia sorrideva all’idea di rivedersi, così, chissà che effetto le avrebbe fatto. Si sentiva ancora più splendente, se persino Morgana le scattava delle fotografie…

Sobbalzò, poi, sentendo le mani di Morgana sui sui seni mentre quelle di Alec ne solcavano i fianchi magri e dritti, le lunghe dita della ragazza danzavano sulla sua pelle, sulle sue spalle e il suo collo, stuzzicandola, mentre la sua danza lenta ormai si era portata sull’adagiarsi sul sesso di Alec e copulare con piccoli e lenti movimenti di bacino. Lentissimi movimenti, come quelli di Meg che la carezzavano e stuzzicavano, portandosi ai capelli ancora raccolti e liberandoli dalla coda.
“E’ tutta la sera che volevo farlo!” rise Morgana, Asia scoppiò a ridere sentendo la massa delle sue ciocche bionde ricaderle sulle spalle, venire raccolte da Meg, essere lasciate di nuovo libere… Cominciò a cambiare ritmo, istintivamente, ritornò a muoversi di più e Morgana con un sorriso la lasciò stare, giocando con l’elastico dei suoi capelli.
Ora Asia voleva altro, voleva il piacere, intensamente, cominciò a penetrarsi sempre con più decisione, sollevando il corpo e ricadendo sull’asta bollente del “suo” uomo, muovendo solo il bacino, roteandolo, ricadendo, sollevandosi per una raffica di movimenti rapidi, lasciandosi di nuovo affondare fino all’inguine lentamente. Era solo piacere, voleva essere solo piacere.

Meg sorrideva.
Era quella la fase che sperava che Asia raggiungesse, quella di un’estasi molto carnale e poco spirituale (o forse tutte e due le cose) di totale libertà dalle sue paure e paranoie, era una Donna con la D maiuscola in quel momento, nella sua intima alcova di piacere con un uomo, incurante di tutto quello che la circondava. Non c’era niente oltre loro due, lo avvertiva chiaramente, lo vedeva nell’espressione di lei, ma anche in quella di lui. Alec ne era rapito, di quella biondina timida così passionale, e anche in quel momento dolce, quando ad occhi chiusi, dopo un movimento involontariamente brusco, sorrideva uno “scusa…”. I baci che si scambiavano non erano poi così diversi da quelli che si lasciavano due innamorati, anche se non avvertiva alcun sentimento di un certo genere tra loro, capiva di aver lanciato Asia in un momento della notte che era solo per loro.
Solo per loro.

Sorrise, scendendo dal letto.
Nella penombra della stanza recuperò i suoi vestiti ed uscì. N&egrave Alec, impegnato a stringere Asia, n&egrave la bionda impegnata a sussurrargli che quasi quasi voleva lasciargli provare il suo culetto, se ne accorsero.
La mora si rivestì in bagno, pulendosi e sistemandosi davanti allo specchio. Sì, poteva andare, anche se ovviamente le ore a letto con quei due avevano avuto il loro peso.
Scrisse un biglietto lasciandolo sul tavolo della cucina, ed uscì in strada, incurante dei fari che le facevano le auto per provocazione quando le passavano accanto. Sul marciapiede, vestita così, in effetti poteva essere scambiata per chissà cosa. Rispose noncurante qualcosa a due slave dall’altra parte della strada che evidentemente temevano per i loro incassi, allungò un dito medio al fornaio che si fumava una sigaretta fuori dalla bottega aspettando il lievitare del pane e commentò il suo abito con un fischio.
Si lasciò accompagnare per un pezzo da un gatto piuttosto amichevole, tornando verso casa.
“Che ne dici, facciamo l’after?” sorrise al gatto, che ovviamente non le rispose, orinando contro un albero e saltellando via.
“Meglio andare a casa” si disse con un sorriso Meg.
Arrivò nell’appartamento in cui Marco dormiva della grossa. Probabilmente aveva avuto qualcuno ospite a cena, dato un certo numero di piatti nel lavabo e una torta ancora sul tavolo. Il ragazzo se la cavava bene con i dolci, per cui Meg rubò un pezzetto di crostata.

“mmmh… Mirtilli… Maledetto bastard.o” pensò con un sorriso sentendosi invadere la bocca da quel gusto che adorava, dirigendosi poi in camera sua. Si spogliò lungo la via per il bagno per una rapida doccia bollente. Non voleva lavare i capelli, era troppo stanca, ci avrebbe pensato al mattino (più… Mattino), ma doveva lavarsi, c’era ancora dell’Alec sulla sua pelle candida. Godendosi la sensazione del calore sulla pelle solo per qualche minuto, uscì, si asciugò, e si infilò nel letto nuda.
Sorrise, guardando il soffitto con le mani incrociate sotto il cuscino, pensando ad Asia a casa di Alec.

“Posso sentire le tue urla da infoiata fin qui, biondina” pensò con un sorriso, prima di addormentarsi.
LA MATTINA DOPO I BACCANALI

Asia si svegliò decisamente intorpidita, mettendoci qualche istante a realizzare dove si trovasse. Il piccolo allarme nella testa smise subito di suonare riconoscendo la camera da letto di Alec, ma era la prima volta che si svegliava nuda, dopo una notte di sesso sfrenato, in un letto non suo. Accarezzò per un istante la presa di coscienza di questa realtà, e poi si girò nel letto.
Alec dormiva accanto a lei serenamente, e con il timore di svegliarlo la bionda scivolò fuori dal letto e uscì dalla camera. Sentiva l’impellente bisogno di andare in bagno. Qualche minuto dopo usciva molto più leggera e si recò in cucina a bere. Non sapeva che ore fossero, la luce invernale filtrava dalle persiane delle finestre.

“Buongiorno,
Sì, me ne sono andata, eravate troppo carini assieme.
No, Asia, non mi sono offesa.
Ci vediamo a casa.

Baci,
Meg”

La biondina quasì sputò il suo bicchiere di latte leggendo il post it di Morgana. S’era praticamente dimenticata della sua presenza, non trovandola nel letto e in casa avrebbe dovuto quantomeno… Si sentì subito in colpa nonostante il messaggio lasciato lì, e andò in corridoio a prendere il telefono nella borsa. Estrasse l’astuccio, tirò fuori l’apparecchio e trovò un altro post-it di Morgana.

“ho scritto che non mi sono offesa, che problemi hai?
Smettila.
P.S. Alec ha delle erezioni mattutine spettacolari”

Asia sorrise, arrossendo, mettendo a posto il telefono. Non poteva certo scrivere un messaggio a Meg, a quel punto.
“Buongiorno…” disse una voce dal corridoio. Alec si stropicciò il viso sull’uscio della camera da letto, sbadigliando. Indossava un paio di boxer, ma quel che c’era dentro era chiaramente, turgidamente, carnosamente intuibile.
Asia si morse il labbro, ingolosita.
“Buongiorno anche a voi due…”

BUON NATALE!

Dopo quella notte né Asia né Morgana parlarono molto della loro festicciola privata. Alec inviò le fotografie che Asia decise di mantenere sulla propria casella email, arrossendo in maniera inedita ogni volta che ci ripensava. Fortunatamente la sessione di esami la teneva così mentalmente impegnata che di tempo per ripensare a quegli scatti, alle bocche sue e di Meg immortalate su quell’asta carnosa, non ne trovava.
L’invasione di panettoni in casa continuava sempre più corposa, Marco e Morgana si rimbeccavano sempre di più, e Asia non aveva tempo per nulla se non stampare in copisteria, consegnare tesine, esami, uno sprint finale che la fece tuffare a bomba in una serata fuori con i compagni di corso.
Asia si svegliò il primo giorno di vacanza più presto di quanto avrebbe voluto, ma doveva andare a casa, e i treni senza cambi per la sua città non erano poi così frequenti.
Sentiva in bocca un certo sapore di verza e ferro, qualcosa che probabilmente non aveva certo mangiato, ma con quello che aveva bevuto non ne poteva essere certa. Avrebbe chiesto a Lila, più tardi. Trascinando i piedi nel corridoio sentì Morgana e Marco che discutevano animatamente nella camera di lui. Non ci diede peso, fece colazione e si preparò, e bussò alla porta di Marco solo quando fu l’ultimo momento per uscire di casa.

“Che c’&egrave!!?!” le spalancò davanti la porta una Morgana ineditamente rossa in viso, facendo sobbalzare la bionda.
“Io… Io sto andando a prendere il treno, volevo salutarvi! Scusa, eh!” rispose Asia.
“Lascia perdere, questa stronza non sa cosa sia la gentilezza!” ironizzò Marco, abbracciandola e facendole gli auguri.
“Divertiti a casa, ok? E fai la ‘brava ragzza’…” le sorrise Meg in un orecchio, mentre la stringeva, prima di guardare con freddezza il coinquilino. “Stronza, eh? Spero che tu ti diverta a casa da solo, ho appena deciso di andare via pure io in vacanza.”
“Me la caverò benissimo!”
“Voglio proprio vedere!”
“Non puoi, non sarai qui!”
“Oh… Ooooh!!!” sbottò Meg pestando un piede a terra e andandosene in camera sua sbattendo la porta. Asia sorrise. “State litigando continuamente.” Marco fece spallucce, aiutando la biondina a portare la valigia sul pianerottolo.
“E’ insopportabile ultimamente, ogni cosa che dico la offende in maniera terribile, mi sbatte le porte in faccia, mi scrive messaggi come se fosse la Regina Elisabetta scoglionata… A Gennaio vedrò se rimanere qui.”
Asia si dispiacque molto della notizia. “Ne parliamo poi, ok?” disse con un sorriso, prima di lanciarsi in ascensore e non pensare a niente finché non appoggiò il culo in treno.
E si addormentò.

Natale in casa Alioti era semplicemente il manifesto dell’opluenza di una grande famiglia abbiente. Molti figli, molti soldi, molti parenti, la grande villa si riempiva di ospiti per un paio di giorni, più per spirito familiare che per reale convinzione religiosa. Asia riabbraciò tutti e venne ovviamente interrogata da chiunque sulla sua vita nella Grande Città, durante il pranzo natalizio in cui l’opulenza della famiglia Alioti portò derrate alimentari ed alcoliche in tavola a tal punto che anche il magro pancino di Asia cominciò ad evidenziare una considerevole curvatura.
Suo zio le versava continuamente vino e lei doveva sforzarsi di essere gentile e cordiale, rispondere a tutto il fuoco di fila delle domande dei parenti, e ricordarsi di non dire cose di cui si sarebbe pentita, nonostante suo cugino della stessa età continuasse a fare battute a doppio senso.
“Smettila…” disse lei minacciosamente al cugino, dopo l’ennesima allusione a che serate potesse mai partecipare Asia. “Al circolo del Ramino avete fatto la gara a chi beveva più deteinato?” la punzecchiò ulteriormente lui sottovoce.
“Ti odio”. “Reciprocamente.” Asia non sopportava il carattere di merda del cugino, mai era riuscita a farlo. Era sfrontato come Morgana ma totalmente privo di quell’acutezza e ironia della mora. Mora che per altro non rispondeva ad alcun messaggio da un paio di giorni. “Al circolo del Ramino girano modelle nude, te lo assicuro” lo provocò lei a sua volta, prima di alzarsi ed andare in bagno.
Che stress, che noia quel pranzo, non era possibile essere seduti dal mattino a mangiare e brindare e mangiare e bere, la testa le si faceva sempre più pesante e quasi dovette ringraziare il cugino per tenerla sveglia con le sue insopportabili battute.
“Certo che potrei…” sorrise tra s&egrave e s&egrave Asia, lavandosi le mani. In fin dei conti poteva anche darsi un attimo di relax. Erano tutti di là in tavola, chiunque avrebbe bussato per entrare in bagno, per cui… La biondina si sedette a gambe larghe sul water e chiudendo gli occhi cominciò a carezzarsi lentamente sotto la gonna. Pensò ad Alec, pensò a quella mattinata assieme in cui era finita presa ripetutamente in cucina, sul bancone, sul tavolo, aveva fatto colazione con caffelatte e succo di Alec, si era sentita così… Così eccitante… La mano ormai esplorava, scostata la stoffa, le grandi labbra della bionda, sempre più convinte dell’ida di concedersi un momento privato in mezzo a quel caos di parenti e pranzi. Il medio cominciò a fare le veci della cappella di Alec o della lingua di Morgana, titillandole la clitoride, scivolando nel solco e dopo numerose carezze, esplorandone l’interno.
“mmmh…” La biondina si lasciò andare ad un sospiro e ad uno strano click.
Click?
Asia aprì gli occhi trovandosi di fronte suo cugino.
“MA!!” sbottò lei.
“Sei venuta bene!” rispose quello con un sorriso sadico in volto, mostrando uno scatto sullo smartphone. “Continua.”
Asia sentì il viso infiammarsi. “No.”

“Dai, sappiamo tutti e due cosa devi fare. Tu ti tocchi, e cancello questa foto.”
Asia sentiva il suo cuore battere all’impazzata. “Non lo farai” piagnucolò lei. Sapeva come andavano a finire queste cose, era sempre così l’idea e poi ti trovavi su qualche sito di foto amatoriali. Alec era diverso, Morgana si fidava di lui e non era una scema.
“Non ti fidi?” “No! Mi sei appena entrato in bagno senza neanche bussare!” rispose la bionda, ancora con un dito nel sesso rorido. Che, sorprendentemente, non accennava a voler diminuire il suo entusiasmo. Asia non staccò lo sguardo da quello del cugino, scostando ancora di più le mutandine umide e continuando a darsi piacere. Lui ne era rapito. La bionda sostenne il suo sguardo, si fece maliziosa, cominciando a pensare che il potere che aveva su di lui potesse aiutarla in questa situazione.
“Vieni più vicino…” disse lei con voce roca. Lui non se lo fece ripetere, portandosi con il viso quasi sul suo sesso. “Non puoi toccarmi.” sottolineò lei, mentre le sue dita schiudevano il suo fiore davanti agli occhi sgranati, ipnotizzati del cugino.
“Sei vergine?” chiese imbesuito lui, facendola scoppiare in una risata cristallina.

“No, al circolo del Ramino carichiamo punteggi molto molto grossi…” disse con un sospiro, pensando ancora una volta alla punta del sesso di Alec che le carezzava le più profonde intimità del suo corpo.
Si sentiva incredibilmente magnetica, sensuale, attrattiva, perversa, era così forse che viveva tutti i giorni Morgana? Ad essere ammirata e voluta da tutti, ad essere desiderata, in quanti secondi la mora avrebbe avuto ai suoi piedi chiunque, come lei in quel momento?
Si sentiva potente, bella, ardente, la piccola Asia, quasi non si curava più del cugino il suo sesso pulsava nei pantaloni impazzito.
“Puoi toccarti.” disse la bionda in un sorriso malizioso. Poteva anche concederglielo, tanto sapeva che per la foga sarebbe durato meno di trenta secondi. Il cugino estrasse un minchiotto di normalissime dimensioni e freneticamente cominciò a menarselo.
Era cominciata come un ricatto per Asia, stava finendo con lui implorante di poter eiacularsi nelle mutande davanti al suo sesso incurante della sua presenza lì. Era eccitante, era diverso, era il controllo e il potere che facevano sentire la biondina come una regina. Le piaceva, le piaceva da morire, e venne così, sussultando, con un rantolo e scariche di piacere che le scopavano il cervello.
Si riprese ansimando, mentre il cugino si puliva alla bell’emeglio dalla sua venuta -quando? Probabilmente un pezzo prima di lei, chi se ne importava- raggomitolato in un angolo del bagno.
“Cancella la foto” disse Asia alzandosi in piedi. Il cugino sorrise ironico “non lo so, devo?”
“Avevamo un patto…” commentò la biondina, sorprendendosi di non essere terrorizzata dal cugino, probabilmente perché ancora drogata dal piacere. “… Non puoi tirarti indietro.”
“Ma non so se mi conviene, poi…” il cugino tacque, mentre Asia con un passo deciso gli si portava davanti, furente. Chi cazzo si credeva di essere, quello?

“Stammi a sentire” disse lei con tono fermo. “Mettiamo le cose in chiaro” la mano delicata di Asia arpionò per i capelli il cugino e si sbatt&egrave il viso del ragazzo sulle mutande zuppe.
“Tu questa non la vedrai mai più. Non puoi neanche pensare di essere degno di vederla.”
“mmhfggh” disse il cugino, soffocando nella stoffa e nell’odore.
“Sono stufa di te, stronzetto. Sono cambiata e tu sei il solito coglioncello di sempre, quindi non puoi permetterti di fare l’imbecille con me, perch&egrave io” Asia sollevò la mano costringendolo a guardarla, prima di risbattere il viso del cugino sul suo sesso “adesso ti rompo il culo. Dammi quel cellulare, inutile minchione.”
Lui non capiva più niente, solo che l’odore acre del sesso della cugina lo stordiva, che il suo cazzo stava quasi lasciandosi andare ad un’altra eiaculazione, che era terrorizzato da quell’Asia che non arrossiva ad ogni battuta ma si imponeva così. Era fuori di testa, capace che lo avrebbe sputtanato davanti a tutta la famiglia.
La mano tremante del cugino lasciò il telefono in mano ad Asia che si premurò di inviarsi la foto da sola, e di cancellarla dal cellulare.
“hai delle foto a cui tieni?” disse aspra, senza mollare la presa. Lui piagnucolò qualcosa, stringendosi il sesso pulsante. “appena fatto il backup ieri…”
“Perfetto.” disse Asia estraendo la memoria SD dallo smartphone.

“Cosa fai? Non c’&egrave più la tua foto…” piagnucolò lui stortando la testa per guardarla.
La mano di Asia gli artigliava i capelli affondando le piccole unghie ben curate nel cuoio capelluto.
“Zitto, pisellino, sono sicura che in qualche maniera riusciresti a portar fuori quella foto. Sei pieno di soldi e hai fatto un backup ieri, per cui non perdi nulla se la tua scheda se ne va a fare un giro nel cesso.”
“No! Aspetta, perché…”
“piccola, inutile, ridicola scheda SD.” sorrise Asia lasciandola cadere nella tazza, e lasciando andare con uno spintone il cugino, girandosi verso il water.
“Aggettivi molto calzanti anche per quell’inutile patetico cazzetto che sta sborrando proprio adesso” concluse, vedendo il sesso del cugino di un colore violaceo, strangolato dalle sue mani, emettere lenti e tristi getti di sperma.
“Ciao ciao!” fece un saluto con la manina la piccola bionda, tirando lo sciacquone.
Si sentiva più in colpa per il lavoro che avrebbe dovuto fare il filtro del depuratore della sua città, che per il piagnucolare del cugino. La sensazione di comando che provava in quel momento quasi la fece venire ancora nelle mutandine. Ma era tardi. Si sistemò la gonna lanciando ancora un paio di occhiate disgustate al cazzetto moscio del cugino.
“Ripulisci quella che credi sia una sborrata” lo apostrofò Asia lavandosi le mani e confrontandola mentalmente con le corpose venute di Alec “da quello che credi sia un cazzo, e ci vediamo a tavola.”
“Sei pazza…” la guardò il cugino.
“Se tu non fossi uno stronzo…” sbuffò la bionda uscendo impettita dai servizi.

“Tutto bene?” chiese premurosa la madre di Asia, mentre questa si sedeva a tavola e gli altri poggiavano i bicchieri dopo l’ennesimo brindisi.
“Tutto a posto, &egrave ****** che ha solo un po’ di imbarazzo di pancia, ho aspettato in corridoio che stesse meglio per tornare qui!” rispose la biondina prendendo il suo bicchiere.
“E’ sempre un tesoro!” commentò una zia, rischiando di far soffocare la ragazza nel suo vino rosso.
“Buon Natale!” saltò su un altro cugino estremamente brillo e in ritardo di un minuto buono.

Dopo l’ineditamente assurdo Natale a casa propria, Asia venne inaspettatamente invitata per una festa di Capodanno in piazza nella Grande Città dai suoi compagni di corso. Le dispiaceva non partecipare a qualche veglione con i suoi soliti amici, ma d’altro canto sapeva già che sarebbero finiti semplicemente ad aspettare la mezzanotte con qualche film trash, birra in mano e al massimo un gioco di società.
“Una volta non avrei visto l’ora…” disse tra s&egrave e s&egrave la biondina. E invece adesso l’idea, per quando non sgradevole, non la stuzzicava molto. Probabilmente aveva semplicemente meno timori di ‘osare’ qualcosa di diverso che in passato. Stava cambiando, in parte, o solo adattandosi al nuovo contesto. Quale che fosse il motivo, Asia si trovò in una grande piazza con migliaia e migliaia di persone a festeggiare tutte insieme.

Era arrivata dritta filata da casa sua grazie all’unico treno utile di tutto il giorno, cambiandosi nel bagno del treno con degli improbabili armeggiamenti e numeri di equilibrismo notevole (come noto, i treni prendono curve e scambi solo nel momento in cui l’effetto del dondolìo può essere più devastante), e si era precipitata all’appuntamento con i suoi amici.
La serata all’Agarthi l’aveva messa sotto una nuova luce, era stata uno spartiacque per la sua popolarità. Non che Asia volesse sembrare quella “popolare”, ma almeno aveva lanciato un plateale segnale: di non considerarla per forza una sfigata asociale. Lei conosceva l’Agarthi, il personale, il locale, ne aveva avuto un ingresso VIP, e chissà cos’altro.
In parte, s’era ammantata di un certo velo di mistero che le aveva giovato nell’opinione altrui, e dato modo di essere conosciuta ed apprezzata da alcuni suoi compagni di corso.
Sì, insomma: quale che fosse il motivo scatenante della cosa, aveva dei nuovi amici.

Era quasi mezzanotte, la sua compagna di corso Lila era perennemente attaccata ad una bottiglia di spumante, di vino, di birra, di qualsiasi cosa fosse alcolico, e Asia avrebbe avuto da dirle qualcosa, se non fosse stata altrettanto impegnata a ballare e bere.
“Secondo me non hai mai bevuto tanto!!” le urlò Lila traballante ad un orecchio, con un fiato con cui avrebbe potuto avviare un motore a scoppio. Asia sorrise “Vuoi la verità?” disse guardandola sottecchi.
Lila scoppiò in una risata, mentre Fabio le si appoggiava addosso urlando “vogliamo sapere! vogliamo sapere!”. La biondina tirò un sorso alla bottiglia e in un fiato (alcolico) disse:
“Avete presente la mia padrona di casa? Ecco. Lei, amiche modelle, bere un casino, un tizio che conoscono con… Tipo questa bottiglia di cazzo, io, tutta la notte!!”
“Ma figurati!” sbottò a ridere Lila “Non ti ci vedo per niente!” Asia non se la prese a male, lei sapeva cosa aveva fatto quella sera, e pure qualche settimana prima da sola con Alec.
Alec! Si appuntò mentalmente di mandargli almeno un messaggio a mezzanotte per salutarlo, ma poi venne presa dai festeggiamenti.

10!
Era da sola, con i suo amici, nella Grande Città, chi l’avrebbe detto solo qualche mese prima…
9!
Non avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza i suoi genitori per averla spinta così fuori di casa…
8!
Non avrebbe neanche mai potiuto ringraziare abbastanza Morgana per l’aiuto a sbloccarsi che le stava dando…
7!
Chissà dov’era Morgana, non le stava rispondendo quasi a nessun messaggio da quando era andata via per le vacanze.
6!
Sicuramente sapeva come divertirsi, le aveva detto della festa in piazza ma figuriamoci se non era già prenotata da altro, o dal lavoro.
5!
Sarà stata impegnata all’Agarthi! Certo, a Capodanno i locali fanno sempre qualcosa!
4!
Lila le stava toccano il culo? Chi era?
3!
Lila. Meno male. Che scema!
2!
Chiudiamo quest’anno, e vediamo che succederà…
1!
… Speriamo in bene.

AUGURI!!!

Asia urlò come tutti gli altri nella piazza quando il complesso musicale terminò il countdown. Applaudendo si accorse che in realtà era passata mezzanotte da un paio di minuti, ma cosa importava… Abbracciò traballante tutti i suoi amici, baci sulle guance, Lila che si strusciava un po’ troppo mentre la stringeva…
“Ehi, cara la mia bisessuale da ubriacatura, giù le mani!” rise Asia. “Non ti scandalizzare, tu che dici che vai a delle orge con le modelle!”
“Non ‘dico’, ci sono stata!!” si piccò Asia. “Come vuoi, come vuoi!” rise Lila facendo ridere anche la bionda, mentre brindavano direttamente con le bottiglie di spumante.

Asia ritornò a casa grazie ad uno strappo di Fabio, notando le luci spente nell’appartamento di Morgana. “Saranno via tutti e due, e poi che ore sono… Le tre?” figurarsi se Meg, a Capodanno, che lavorasse o meno, sarebbe tornata a casa solo alle tre di mattina, sempre ammesso che tornasse…
Tanto meglio, l’alcool in circolo non aiutava molto la mente di Asia ad avere voglia di parlare con qualcuno, anche il chiudersi delle porte dell’ascensore le rimbombò nella testa come fosse un gong da cerimonia asiatica.
Mise piede in casa e con tutta la calma del mondo bevve un po’ d’acqua, lasciò un biglietto ai suoi coinquilini (sempre che fossero in città) sul frigorifero, e si preparò alla notte.

La biondina spalancò gli occhi nel buio sentendo dei rumori provenire dall’ingresso. Chi poteva essere? Rimase in silenzio ad ascoltare un rumore di chiavi e di passi. “Marco o Morgana” si disse sorridendo. Non aveva proprio voglia di alzarsi, in fin dei conti lei magari non era lì, la porta di camera sua era chiusa, per cui… Poteva anche rimettersia a dormire, chiunque fosse avrebbe letto il biglietto sul frigorifero e si sarebbe risparmiato di fare casino.

*toc toc* Asia sentì bussare ad una porta. Era la sua? Magari avevano letto il biglietto e volevano salutarla… Ma che la lasciassero dormire, solo quel rumore di nocche le faceva dolere la testa… Decise di non rispondere.
“sto dormendo, vai via…” pensò Asia. Il bussare si ripet&egrave, ma la ragazza si accorse che non era alla sua porta, ma a quella di qualcuno dei suoi coinquilini. Lo scricchiolare della maniglia evidenziò che fosse quella di Morgana, che ancora non era riuscita a convincere la serratura a non fare rumore nonostante aver lubrificato ogni millimetro del meccanismo della porta.
Morgana era a casa? “Oddio, l’avrò svegliata!!” si disse Asia, pensando se avesse fatto qualcosa di particolarmente rumoroso pensando di essere a casa da sola. Non le venne in mente nulla, anche perché un sottile vociare le arrivò da dietro la porta, sembrava che Marco sottovoce stesse parlando con Morgana.
Doveva uscire a salutarli? Aveva letto il suo post it di sicuro, Marco, perché disturbarsi… E poi stavano parlando. Forse era meglio così. Asia sorrise, era meglio si parlassero, e forse a sapere che lei dormiva, non sarebbero passati a urlarsi addosso come di recente.
Il vociare continuò sommessamente, dai rumori di passi Asia intuì che Meg doveva essere uscita dalla camera e con Marco trovarsi nel corridoio verso il salotto. Moriva di curiosità, lo sentiva quel brivido nella schiena, sottile.
“Non puoi andare a vedere cosa fanno!” si disse Asia. Che curiosa che era!
“Adesso chiudiamo gli occhi e dormiamo!” si impose, decisa, la bionda.

Due minuti dopo, se qualcuno avesse guardato dal buco della serratura della porta di Asia, avrebbe visto chiaramente un’iride azzurrognola e una pupilla dilatata spiare la luce soffusa della sala. Per la posizione che aveva la porta di Asia, poteva spaziare tra un poco di cucina a vista e il divano su cui viveva ormai la macchia di Bailey’s perenne. Era da quella favorevole posizione che poteva evitare di incontrare certi conoscenti di Meg o Marco quando non ne aveva voglia, bastava guardare da lì e scoprire chi c’era, e fingersi addormentata, senza aprire la porta.
Asia vedeva così Marco in giacca e cravatta che parlava con Meg. La mora indossava delle mutandine rosso scuro e una maglia a maniche lunghe come tenuta notturna.

“Sembra che ti sia divertito” disse in un sussurro deciso Morgana.
“Ho passato più tempo a dire alle tue cameriere perch&egrave tu non ci fossi nel tuo locale.” rispose il ragazzo con un’alzata di spalle. “Non sono molte le persone abituate a sentire che sei chiusa in casa da settimane, reagendo come un’isterica ad ogni situazione.”
Meg fece un gesto brusco con la mano. “reagisco come un’isterica se qualcuno mi dice che sono isterica! Dove hai imparato le buone maniere, in un branco di grizzly?”
Asia sospirò. Effettivamente dare dell’isterica a Morgana poteva essere una cattiva idea in senso generale, figuriamoci in quest’ultimo periodo… Ma cos’aveva la bruna?
“Tutti a chiamare e telefonare per aiuto o lavoro, ma non uno stronzo che si stia chiedendo perché non stia bene!”

Asia si trattenne dall’uscire dalla porta sottolineando che lei ci stesse pensando in quell’istante. Si concentrò sulle perfette chiappe di Meg sotto cui guizzavano muscoli tonici, mentre la ragazza cambiava piede su cui poggiava.
Anche in un momento simile, con evidentemente i nervi a fior di pelle, il corpo di Meg aveva una fisicità animalesca e sensuale, invidiabile ad Asia, che accovacciata dietro la porta con i polpacci doloranti dopo due secondi si sentiva agile come un gargoyle deforme.
Marco ruppe il momento di silenzio con un colpo di tosse rabbioso. “a dire il vero io sono giorni che ti chiedo ininterrottamente che cazzo hai. Forse solo a Natale che ero dai miei, ma se non mi sbaglio” sottolineò le ultime parole caricando il tono di voce “ti ho anche telefonato per farti gli auguri, e tu mi hai risposto con un’acidità francamente disgustosa.”

“… Io… Io non so cosa dire!” sbottò Meg alzando le mani.
“Pensaci, qualche risposta acida? Stronza? Ti vengono bene.” le disse Marco rabbiosamente, avvicinandosi a lei. Asia temette quasi che le mollasse una sberla. O che lo facesse Morgana… Il che era decisamente più probabile. “Non hai una battuta sarcastica da dirmi? Niente?” continuò Marco decisamente fuori di s&egrave, faccia a faccia con Morgana, che alla biondina parve insolitamente spaventata, mentre si piegava leggermente indietro come per aumentare la distanza tra loro due.

“Non puoi parlarmi così, Marco…” soffiò Meg in un poco convincente tentativo di ribadire la sua freddezza, ma l’ondeggiare dei suoi seni ad un ritmo insolitamente elevato denotava tutta la sua tensione.
“Posso e lo faccio! Siamo coinquilini, siamo amici, ci siamo sempre parlati, tu non stai bene ma col cazzo che ti viene in mente di dirmi qualcosa, di farti aiutare!” Marco ormai stava a dieci centimetri da Meg, che cominciò ad alzare le mani come per spingerlo via. “Di che cosa ha paura la perfetta, intoccabile, irreprensibile Morgana?” Asia appoggiò la mano alla maniglia della porta, aveva voglia di saltare fuori improvvisamente, ma era paralizzata dalla tensione che rendeva l’aria quasi elettrica attorno ai due.
“Cosa c’&egrave, Morgana?” urlò Marco in faccia alla mora, che chiuse gli occhi stringendo i denti in un sobbalzo.

Il silenzio cadde pesantissimo per un tempo di neanche un secondo che ad Asia parve infinito. Avrebbe sempre ricordato, come al rallentatore, il petto di Meg alzarsi in un respiro profondo, stendendo la stoffa della maglia, mentre le sue mani poggiavano e scivolavano sul petto di Marco, fino ad afferrarne una spalla e la nuca.
Le dita di Morgana affondarono nei capelli del ragazzo, mentre le sue labbra umide e carnose scandivano:

“… C’&egrave che mi piaci da impazzire.”

Prima di aderire alla bocca di lui in maniera così impulsiva, sincera, totale, animale, romantica, passionale, che ad Asia cominciarono a spuntare lacrime dagli occhi azzurri. Lasciò la maniglia della porta per asciugarsele, con un sorriso in viso e l’impressione che se non avesse fatto una figura di merda, sarebbe voluta saltare fuori urlando e festeggiando.
“Che cazzo di capodanno!” sentì ridere Morgana da dietro la porta, mentre ricominciava a guardare dalla serratura. Meg sorrideva stringendosi a Marco, fissandolo negli occhi e ridendo dell’espressione totalmente sconvolta del ragazzo.
Lei, era come un bellissimo uccello da preda finalmente libero dai lacci e dai pesi che tornava a librarsi nel cielo. Lui, era come un cinghiale stupito di vedere un mucchio di ghiande succulente una volta rovesciato il secchio davanti a lui. Si strinsero di nuovo, baciandosi, avvinghiandosi forte, come a voler recuperare tutto il tempo perso nel conoscersi, frequentarsi, vivere assieme, maturare i propri sentimenti, rigettarli (specialmente lei, come se ne fosse allergica).
Asia si sentiva enormemente felice di assistere a quel momento, enormemente in colpa nel farlo spiando, e bizzarramente questa sensazione di voyeurismo le solleticava il pancino, o forse poco sotto. Probabilmente era l’agitazione l’adrenalina di un minuto prima, lo sciogliersi di tutta quella tensione che impestava la casa da settimane e settimane in una maniera così bella.

Marco e Morgana non smisero di baciarsi neanche per un istante, mentre lei lo stringeva sempre di più a s&egrave, e lui con le mani tremanti esplorava il corpo di lei come ovviamente non aveva mai osato fare. I sospiri, e i sorrisi di Meg lo incitavano a sentirsi autorizzato, a non temere una sua reazione violenta quando le toccò i capelli neri come la pece, o si fermò dallo sfiorarle la guancia
“Sono tutta per te…” sorrise lei, come imbarazzata “… Non ti mangio mica.” Marco sorrise, carezzando la pallida guancia della padrona di casa, che cominciava a far sembrare sempre meno cortesi e gentili quelle coccole.

“Sarò insopportabile da domattina in poi.” disse lei, staccandosi. “Perché?”
“Perché mi mette a disagio tutto questo… Più a disagio di quanto tu possa immaginare. Sarà difficile, sarò difficile, poi… Poi ti spiegherò… Ma stasera, mi lascerò andare.” Meg prese per le mani Marco, portandolo verso il divano. Lui la seguì ancora totalmente istupidito, dolcilmente, fino a farsi abbracciare di nuovo.
“Non so cosa…” rantolò lui.
“Io si” sorrise lei, cominciando a spogliarlo. “Lasciami fare.”
Nella notte, in cui ancora qualche botto di capodanno rompeva la monotonia del rumore del traffico cittadino, Asia guardò, mano ben fissa sul proprio inguine sempre più sveglio, Morgana spogliare più che lentamente Marco.
Lo scopriva per la prima volta, e lui timidamente faceva altrettanto.
Se si erano mai visti parzialmente nudi, mai ovviamente era avvenuto così. Adesso lui era nudo per lei, lei lo era per lui. Asia fremette a vedere liberarsi i seni di Meg davanti agli occhi di Marco, che timidamente, reverente, cominciò a carezzarli e tenerli nella bocca, facendola sospirare.
Erano lenti, pacati, immersi in loro due, scoprendosi ineditamente per la prima volta.
Lui, l’impacciato tecnico di computer a cui tremavano le mani nel calare le mutandine di lei. Lei, l’estroversa e disinibita factotum che lo carezzava con dolcezza inusuale per lei.

Asia aveva visto Morgana spompinare voracemente il padrone di un locale, l’aveva vista copulare passionalmente con il suo amico Alec, l’aveva vista tirare per i capelli Stella mentre la sodomizzava, e lei stessa era stata vittima dei suoi appetiti sessuali in maniera sfrenata, intensa, dolce. Ma in quel momento Morgana stava chiudendo il mondo attorno a Marco, lo avvolgeva con le sue braccia, si lasciava scoprire, era qualcosa di mai accaduto così prima.
Meg portò Marco a sedersi sul divano, continuando a spalmarcisi addosso e baciarlo, fino a scendere lentamente con la bocca sul suo petto e il suo fisico non disprezzabile ma sicuramente più normale di tutti gli uomini che frequentava di solito.
Asia arrossì vedendo il sesso eretto di Marco. Ondeggiava per il respiro affannato del ragazzo che, nonostante i sussurri gentili di Meg non riusciva a calmarsi, un sesso normale, diciamo gradevole, lontano (inevitabilmente) dalle misure di Alec.
“carino…” sorrise Morgana carezzandolo con le sue lunghe dita. Marco scoppiò in una risata nervosa. “Così sembra che parli di quello di un bambino!”
Meg sbuffò. “non lo &egrave, non lo &egrave… Ma non parliamo di… Questo.”
“sì, non voglio parlare di cosa tu non abbia visto in vita tua. Non oso neanche immaginarlo.”
Morgana rise di cuore. “No? Magari ti… Ecciterebbe di più” disse con un sorriso, stringendo il sesso nella mano calda, portandoselo poi tra i floridi seni. Marco sospirò come rapido dalla vampata di calore che la pelle della mora gli regalava.
“Ma dovrei parlare per raccontarlo, e la bocca mi serve per altro…” soggiunse quella, calando lentamente le labbra turgide e cominciando un millimetro alla volta a ingurgitare il sesso del ragazzo.

Asia cerò di non sospirare troppo, ormai con le dita impegnate a solleticare il suo sesso. Si sentiva colpevole, sporca, guardona, perversa, ma lo spettacolo di Morgana impegnata così totalmente, in maniera così diversa dal solito, non poteva lasciarla indifferente. Era come se le voglia di Meg, la sua carica erotica, si espandessero attorno a lei in un’area precisa, un campo magnetico sessuale.
Asia strinse i denti e guardando la padrona di casa nel più appassionato e romantico soffocotto della sua vita, si diede oscenamente piacere sperando solo di venire in fretta e vivere il momento ormonale del rigetto, quella fase di appagamento che l’avrebbe lasciata più disinteressata al momento che stava osservando.
Il suo sesso fu molto collaborativo, ma non la aiutava per niente. Asia si chiese che problema avesse nel continuare a toccarsi, a guardare quei due fare l’amore così, e non venire.
“Cazzo Asia, stai guardando Morgana nuda che bacia Marco, guardagli il cazzo, guarda come torna a succhiarglielo con quella bocca da urlo… La curva della sua schiena e quel culo… Sta colando, Morgana, dai, vieni cazzo…”

Imprecava a denti stretti dentro di s&egrave la biondina, mentre effettivamente Morgana subentrava in quello stato di eccitazione quasi frenetica nel deliziare il suo partner.
Marco cavallerescamente continuava a più riprese a cercare di distogliere Meg da quell’attività.
“Posso… Voglio… Fare io…” sorrideva lui cercando di carezzare il volto della mora e di poter ricambiare.
“Oh tranquillo, lo farai… Ma ora lascia fare me.” rispondeva lei, volta interamente alla cura e delizia del sesso di Marco.
Passò qualche altro minuto in cui in camera Asia si ficcava quasi violentemente le dita nella piccola callosità del suo sesso, Marco delirava preda del piacere, e Morgana smise di agire solo per alzarsi in piedi e fare come per scivolare su di lui.
“Oh… Io… Aspetta…” disse lui, preoccupato.
“Sssh…” lo zittì lei con un bacio. “Non devi preoccuparti, puoi venire dentro.”
“Meg, io… Aspetta!” la interruppe lui, scostandola ed alzandosi in piedi di scatto, lasciando Asia a mezze dita dentro a chiedersi “che cazzo??”

Marco respirava affannato, il sesso lucido dei baci e le coccole di Morgana, mentre lei, una gamba sul divano e l’altra no, si poggiava allo schienale del mobile, felina, atletica, erotica, con uno sguardo curioso negli occhi e la bocca lucida di saliva semiaperta in un sorriso istupidito.
“cosa c’&egrave? Non &egrave quello che vuoi?” chiese lei, quasi preoccupata. Marco rise nervosamente.
“No… Cio&egrave sì, Cio&egrave…” si diede quasi una sberla. “Non stiamo correndo troppo?”
Morgana sorrise “viviamo assieme da un pezzo. Non credo di dover fare molta conversazione per volerti, e…” la mora si morse un labbro, quasi timida a proseguire. “… Ti voglio davvero tantissimo, come mai prima d’ora.” si sciolse in un sorriso completo.
Marco ristette, colpito da quelle parole. Sospirò.
“Meg… Io sono vergine.” “Meg… Io sono vergine.”
Asia dovette trattenersi, accasciata contro la porta di camera sua, in ginocchio, a cosce aperte e una mano nel sesso, dallo scoppiare a ridere di cuore.
Morgana prese tutto molto più seriamente, scendendo dal divano e scostandosi un ciuffo di capelli neri dagli occhi, sorridendo dolcemente.
“Io…” la sua espressione cambiò repentinamente “… Davvero??”
Marco sospirò. “Non per mia volontà, direi.”
“E… Quella che va con Asia in università? Lana… Leia…”
Marco sorrise “Lila.”
“Sì, esatto, Lila… All’Agarthi a momenti te lo menava in pista…” Meg gesticolò vistosamente imitando una masturbazione.
“… Non era il caso. Era ubriachissima. E’ piccola. Praticamente dormiva mentre eravamo sul letto a baciarci, e… C’eri tu.”
Morgana rise, cercando di abbracciarlo “no, non c’ero, Marco, io ero ancora al locale.” Il ragazzo si toccò la testa. “C’eri tu qui. Ci sei da… Un po’.”

Meg tirò su con il nasino perfetto, commossa.
“… Io sono qui… E ti voglio. Voglio essere la prima per te.” la mora abbracciò il suo uomo, avvighiandocisi con una coscia tonica, portando il suo sesso a sfiorare la cappella di Marco.
“… Posso essere la tua prima ragazza?” sorrise, sul viso di lui, nella sua perfezione e sensualità.
Lui annuì, e lei con un lento bacio e un altrettanto lento movimento del corpo si lasciò scivolare dentro il pene di lui, fondendosi in un’unica entità, in un sottile rumore liquido e caldo, in un sospiro reciproco nelle bocche adese e nelle lingue intrecciate.
Lei era sua, lui era suo.

Morgana lo tenne un po’ dentro, lasciando ammirare ad Asia quella scultura erotica dei loro corpi fusi assieme, e la biondina, con le lacrime agli occhi più per commozione che per piacere, colò il suo orgasmo liberatorio nella mano, tremando. Si sentiva un po’ triste, sentiva di aver “perso” un poco Morgana, ma immensamente felice per quell’unione a cui aveva assistito.
La mora mosse un po’ il corpo, ondeggiando il bacino, sfiorando il corpo di lui con l’inguine e i seni premuti sul petto del ragazzo, prima di sfilarsi dolcemente da Marco e portarlo, mano nella mano, nella sua camera da letto. Asia si sentì improvvisamente stanca, rilassata, appagata, e silenziosamente scivolò nel suo letto dove nel giro di un attimo si addormentò.

Ma se Asia fosse stata sveglia, se avesse osato scivolare fuori di camera sua, in preda totale del suo voyeurismo, se avesse raggiunto la camera da letto di Morgana, se fosse potuta entrare oltre la porta chiusa, avrebbe visto la coppia continuare a baciarsi, mai sazia delle proprie bocche. Avrebbe visto Meg sorridere alla tenue luce della sua lampada a stelo nell’angolo, e spingere Marco sul suo letto dalle lenzuola rosso scuro, come tutta la camera e grandissima parte di ogni suo indumento.
“Sei mio…” sorrise di nuovo la ragazza dopo essere salita a cavalcioni di lui, e dopo l’ennesimo bacio.
Lentamente una mano di Meg si portò il sesso di Marco sulla vagina, aiutandola a penetrarsi completamente.
Marco sospirò nuovamente. “… Sei caldissima…” la mora sorrise. Quanto tempo era passato dalla sua prima volta, non ci voleva nemmeno pensare. Quel momento era per loro. Aveva cominciato a provare un batticuore diverso per Marco nell’ultimo periodo, e in un attimo si era resa conto dei propri sopiti sentimenti. Li rigettava, li odiava, li avvertiva come una debolezza e un legame che non poteva tenere.

Non le era permesso, da s&egrave stessa, legarsi a qualcuno. Ne aveva paura, odio, ribrezzo.
“Mi dispiace di essere stata così odiosa nell’ultimo periodo.” gli disse, carezzando una guancia dalla lieve barba ruvida. “Sono spaventata da quello che provo.”
“Non devi…” sorrise lui, in realtà totalmente terrorizzato da tutto quel momento mai vissuto da essere ben poco credibile.
Morgana sorrise, cominciando lentamente a scoparlo. “lo sei anche tu. Posso leggerti dentro.”
“Come, scusa?”
“Sei trasparente, per me. Non vuoi parlare?” continuò lei sospirando, ad occhi socchiusi, lasciando che il suo corpo assorbisse il ragazzo, che le loro mani si esplorassero ancora ed ancora, che tutto ciò che era, leggesse Marco.
“… Non capisco… Mmmh…” mugolò lui mentre una pulsazione di Meg gli trapanava il corpo dalle palle al cervello.
“Hai un buon cazzo.” sorrise lei. “so che te lo chiedi.”
Lui non parlò.
“Non faccio paragoni con altre persone, tu, sei tu.” continuò lei, mentre lentamente ruotava il bacino. “Mai fare confronti.”
Lui sospirava, carezzandole i seni.
“Mi eccita la tua timidezza, non fingerti altro. Mi attrae. Sei il mio opposto.” sibilò lei, lasciandosi andare. Lo voleva convincere di essere solo loro due in quella stanza, in quel momento, nient’altro.
“Stanotte. Io. Tu. Basta. Sei mio. Sono tua.” Morgana cominciò ad aumentare il ritmo delle penetrazioni, sentendo ormai il corpo di Marco teso, duro, possente, eretto, dentro di lei, in profondità.
“Domattina in questo letto penserai a questa notte, alla tua regina, alla tua prima donna, all’essere dentro di me. Ricordatelo.”
Marco sorrise baciandola “… E come mai potrei non farlo…” lo stava scopando, la stava scopando, erano solo loro due, anche una sirena delle forze dell’ordine che passava in strada disturbò la loro intimità solo con la luce blu così stridente nella stanza rossa di Morgana, il colore elettrico le danzò sul viso per un istante come le pitture di guerra di popoli antichi.

Quei popoli che l’avrebbero chiamata M’rr’gan, passarono solo per un nanosecondo di lampo blu nella mente del ragazzo, perso nelle luci e nelle ombre rosso scuro di colei che danzava sul suo sesso, unica, prima, inedita.

“Per quesa notte sarò tua. Godi di me, mio maschio…” continuava a sussurrare lei nel suo orecchio, portandosi le mani del ragazzo sulle natiche sode e perfette.
“Prendimi… Dammi… Sono tua, ti voglio tutto!”
Morgana si muoveva come un serpente su di lui, era guizzante, entusiasta, liquida, tonica, solida, lo carezzava, baciava, annusava, mordeva, ovunque, preda del suo piacere mai così diversamente intenso per il legame sentimentale che provava con lui, lui vittima estatica di lei, la esplorava, conosceva, premeva, penetrava (quando sentiva che lei glielo avrebbe concesso), affondava in lei con il sesso nel suo inguine e con la lingua nelle sue labbra, si perdeva nel suo odore così strano e diverso, l’aveva avuta davanti così a lungo, mai così intensamente.
Cavalcava il suo uomo, Morgana, lo possedeva, posseduta, entrambi convinti di esserci solo loro in casa e quindi incuranti di rantoli, mugolii, sospiri, gridolini.
Una parte di Marco pensò che voleva salirle sopra, ma sapeva che lei non glielo avrebbe concesso, quindi non espresse il concetto ad alta voce.
“Esatto, mio uomo, non puoi, non adesso, dopo, non per ora.” sibilò lei a dentri stretti tenendogli con gli incisivi il lobo dell’orecchio.
“Che cazzo, sei una strega!” rise lui.

Lei fermò la sua danza sessuale e si mosse a guardarlo in viso, seria, inarcando le sopracciglia ammiccante, e serissima, quasi terrorizzante, prima di sorridere e ricominciare a farlo suo.
Lui sprofondò nel deliquio del piacere che montava in lui per la prima volta così intensamente, lei con il suo corpo armonico lo seguiva, avvolti nella salita verso l’esplosione. Vorticavano assieme, si stringevano, trascendevano, lui in lei, lei attorno a lui, respirando solo perch&egrave bisognava farlo, Morgana si innalzò repentinamente perpendicolare a lui, inarcò il bellissimo corpo come a farsi trascinare in alto dalla sensazione di potenza che montava in lei, lui l’afferrò per i fianchi aprendo gli occhi solo per vederla iperventilare con i seni danzanti nella tenue luce e mentre un tremore cominciava a scuoterla, dare gli ultimi affondi letali per Marco, e quindi con le labbra tumide lanciare un grido potente, gaudente, intenso, piantando nel suo uomo le unghie ben curate e portandolo ad esplodere dritto in lei nello stesso istante di sublime piacere.

Asia, nel letto, balzò su terrorizzata all’urlo di Morgana, solo per ricadere nelle coperte sentendo i rantoli di lui e di lei, con un pensiero: “e che cazzo, però.” e un sorriso sulle labbra. Asia si svegliò piuttosto tardi il primo giorno dell’anno, e con gli occhi ancora affaticati dalla nottata, nel letto, prese atto dei primi elementi del nuovo anno.
Il primo, &egrave che fosse tardissimo. Il secondo, che Morgana e Marco non sarebbero usciti dalla camera da letto di lei per diverso tempo. Il che poneva ovviamente il problema di palesare la sua presenza senza creare troppi imbarazzi.
Asia si vestì più o meno casualmente, approntando il suo grandissimo piano ninja. Prese le scarpe in mano, la borsa, e piano, pianissimo, scivolò fuori da camera sua.
“Silenziosa come un’ombra!” si disse, trenta secondi dopo, chiudendosi la porta dell’appartamento alle spalle, delicatamente, e infilandosi le scarpa da ginnastica scese le scale del condominio saltellando. Una vera e propria escapista, lesta come il vento, leggera come una piuma, agile come un gatto, e mille altri paragoni totalmente inconsulti la accompagnarono fino ad un bar vicino casa, dove rinunciò a tutta la sua leggerezza di piuma facendo una colazione con due brioches e un cappuccino con cacao.

“Il piano &egrave questo” si disse, tornando verso casa un’ora e mezza più tardi con dei cornetti in un sacchetto di carta “tu sei tornata adesso da casa, per cui come se niente fosse entri in casa, chiudi le porte, non fai troppo rumore ma neanche come se sapessi che sono a casa tutti e due.”
“E se ti avessero sentito”? disse la parte dubbiosa di Asia, che negli ultimi tempi viveva una certa occupazione di spazio vitale della neonata autostima.
“Nel dubbio hai preso loro dei cornetti al cioccolato.” rispose la sopracitata autostima.
“E questo come aiuterebbe?”
“Morgana. Cioccolato. Siamo a posto.” sorrise tra sé e sé la bionda, girando le chiavi nella toppa e preparandosi ad andare in scena.

Quello a cui non era preparata era lo spettacolo che l’avrebbe accolta appena lo spiraglio della pesante porta blindata superò il millimetro.
La prima cosa che il cervello di Asia recepì, fu Marco in maglia e pantaloni che cercava di strapparsi la faccia da solo, o si era dato un ceffone così forte da incastrarsi la mano nel viso, con un mugugno stressatissimo.
La seconda, appena la porta si aprì ancora un poco, era Morgana, nuda eccetto un perizoma rosso scuro, con un sacchetto di patatine in mano, che masticando ed eiettando briciole lamentava chissà cosa al povero ragazzo.
“Non puoi capire cosa significhi… No davvero.” concluse chissà che discorso Meg, prima di girarsi verso Asia. “… Ehi, ciao.”
“Ciao!” esordì Asia, sperando di risultare convincente nella sua piccola sceneggiata. “Spero di non aver disturbato, sono passata a prendere questi…” la biondina alzò il sacchetto, e Meg annusò l’aria come un cane da tartufi. “Cioccolato!”
Asia si sentì improvvisamente come la persona più in pericolo dell’universo, fissata dagli occhi inquietanti di Morgana a cui mancava solo di dilatare le pupille come un felino in caccia.
“Prendi!” rise Asia, lanciando il sacchetto a Marco, che cominciò a provocare la padrona di casa alzando il sacchetto sopra la testa. “Ahahah! E adesso?”
“Oh, fossi in te non riderei tanto…” rispose la mora, sogghignando a canini scoperti, prima di saltare agilmente sulla penisola della cucina e dritta verso Marco.
Se non l’avesse visto con i suoi occhi, Asia non avrebbe mai creduto ad un atto così fuori di testa quanto quello di lanciarsi verso un sacchetto di croissant al cioccolato a qualche metro di distanza, ma non solo la mora finì con un perfetto atterraggio in punta di piedi, piegando le belle gambe ad assorbire l’urto, ma lo fece con già una mano nel sacchetto.
“Sei disumana!” le urlò contro Marco, shockato dalla sua amata.
“Sono riuscita a convincerti?” rispose Morgana con un’espressione stupita, prima di lanciargli un cornetto e proporre un caff&egrave, che Marco accettò di buon grado, prima di andare in bagno.

“Fatto un buon capodanno?” chiese con un sorriso Asia, mentre apriva la caffettiera, tanto per avere le mani occupate. Morgana smise di masticare il suo cornetto per guardarla alzando un sopracciglio.
“Togli quel post-it dal frigo prima che lo veda Marco, e non fare la recita…” Asia si sentì avvampare, mentre la sua insicurezza le chiedeva dove fossero finite le sue abilità di stratega. Ma di contro, la sua autostima ancora profumata di nuovo la spinse a guardare la mora negli occhi con decisione.
“… E tu, invece, vuoi recitare con Marco?” Meg sembrò presa in contropiede. “Come?” la bionda la guardò dritta negli occhi.
“Posso essere sincera? Non mi sembri una capace di una relazione. Ti ha terrorizzato il sentimento per lui, sai che vi ho sentiti, e sei ancora a disagio. Continui a reagire al tuo amore scantonando le domande di Marco.”
“Tu… Tu non puoi capire.” sbuffò Morgana, ficcandosi il resto del cornetto nelle labbra carnose. “… Non posso farlo.”

“Non puoi fare cosa?” incalzò Asia, quasi galvanizzata dalla sensazione di avere il coltello dalla parte del manico con lei, con la perfetta Morgana.
La ragazza scosse la testa, guardando fuori dalla finestra “…Questa cosa con Marco. Non posso.” Asia sbuffò, stanca. “Ti prego, Meg, Marco ti muore dietro, non puoi illuderlo!”
“Illuderlo??” rispose, girandosi di scatto, feroce, la padrona di casa. “Illuderlo di cosa? Gli ho confessato il mio disagio, il mio sentimento, e continuo a dirgli che non può essere, e lui &egrave qui, che mi guarda con quegli occhi da cucciolo adorante, ho ceduto alla mia debolezza e non so come comportarmi, ma non mi &egrave concessa la debolezza.”
Asia sentì nel tono di voce della mora, e nel suo sguardo quasi liquido, il peso di qualcosa di reale, di vero, di enormemente grande e incomprensibile. Non poteva capire le ragioni e le parole di Morgana perché lei stessa non aveva lasciato mai guardare dentro di s&egrave delle persone.

“… Facciamo colazione e parliamo.” le interruppe Marco, con un sorriso conciliante.
“Sì… Penso di doverti spiegare un bel po’ di cose.” Asia aprì la bocca per sottolineare la sua curiosità, ma poi ristette, distratta dal borbottìo della caffettiera e dalla sensazione di non avere nulla a che spartire con questo. La tarda colazione degli innamorati e di Asia fu piuttosto rilassata, spostando la discussione ad un momento successivo.
Asia raccontò della sua serata e del concerto, lasciando intuire a Marco di essersi fermata a dormire da qualche parte.
Morgana, nel suo caffelatte, non commentò.
Sistemate le tazze nella lavastoviglie, la mora diede un bacio di buon anno ad Asia e tenendo per mano Marco, si diresse alla camera da letto.

Asia sistemò un po’ camera sua, e poi se ne andò a fare un giro. Non le sembrava il caso di stare nell’appartamento, anche perché nelle tre ore in cui aveva sistemato i suoi vestiti e mangiato un panino -dopo la colazione tarda, non aveva senso pranzare- dalla porta di Meg erano arrivati sussurri, borbottii, silenzi, e anche un deciso rumore di scopata, seguito da altre parole, sussurrio, forse risatine. Mentre la bionda usciva di casa, sentiva di nuovo muoversi in maniera chiarissima le doghe del letto di Morgana. Evidentemente ad ogni fase di confronto verbale sembrava seguirne una di conciliazione sessuale.
Un giro in centro, una proiezione pomeridiana, e la poca folla del primo giorno dell’anno.
La Grande Città sembrava quasi riprendersi collettivamente dalla sbornia della notte precedente, e Asia meditava quasi di fare la valigia e tornare a casa. Avrebbe comunque dovuto farlo per l’epifania, quindi tanto valeva provare a cambiare il biglietto.

“Cosa faccio, a casa con quei due che discutono e scopano, scopano e discutono, mi sento una maniaca a stare lì dentro con loro!” sbottò via messaggio la bionda a Lila.
“Unisciti a loro!” fu la risposta dell’amica.
“Già fatto, almeno con lei, ma tu non mi credi…” sorrise digitando sul telefonino.
“Lei com’&egrave?” indagò Lila, evidentemente gelosa che il suo interesse per Marco non fosse stato corrisposto.
“B&egrave, se devi perdere, tanto vale perdere con Morgana” ridacchiò Asia chiamandola al telefono, stufa di stare da sola su una panchina a pigiare le dita su un pezzo di plastica.

“… Strana, emancipata, folle, bellissima, coinvolgente, sensuale, &egrave un calderone non indifferente, cara la mia strega!”
“Per essere una che si mette a fare la divinità preistorica ad una serata in un locale, fuori di testa lo &egrave di sicuro!” scherzò Lila. “… E succedono sempre un sacco di guai quando qualche entità così flirta con qualche essere umano!”
Asia rise di cuore “Figli di dei, semidei, bestie strane, zoofili di varia natura…” la bionda rideva quasi con le lacrime agli occhi.
“…Spera di non trovare un coinquilino minotauro al prossimo semestre!” le diceva la strega all’altro capo dell’apparecchio.
“Ahahahah! B&egrave quella &egrave mitologia greca, Morgana era più una cosa celtica…” sorrise asciugandosi gli occhi azzurri la ragazza, alzandosi in piedi intirizzita, dirigendosi verso casa e continuando a dire scemenze con l’amica.

In un angolo della sua testa, però, lontano dalla sua insicurezza e della sua autostima che discutevano sui reciproci spazi da occupare per una tranquilla e civile convivenza, risuonò debole, in un ricordo, la voce di Morgana, quella notte all’Agharti, nuda e bellissima nella semioscurità di un camerino “… E se non fossi un’omonima? Puoi esserne certa?”. Asia scacciò quella voce con un sorriso, tornando a scherzare al telefono.

“Ho capito.”
“Davvero?”
“Davvero… B&egrave, wow.”
“Wow. Tutto questo, tutto quello che ti ho detto, e ‘wow’… Non hai il senso del mistero!”
“Sono un informatico.”
“Hai ragione.”
“… Devi proprio?”
“Me la sto solo prendendo comoda.”
“Posso prendermela anche io, Meg?”
“Cos… Oh… Oooh! Ragazzo, ne hai di arretrati…”
Asia non riuscì a capacitarsi di quella sorta di strana tregua nata in casa per il mese di Gennaio.
Un mese freddo, nevoso, che spazzava la Grande Città come mai era capitato negli ultimi anni. La neve cadeva, ricoprendo tutti gli edifici, le auto, gelando le piccole anse del Grande Fiume che tagliava quasi in due l’agglomerato urbano. La bionda cominciò ad abituarsi ai rumori ovattati dei suoi passi nella neve, anche se non riusciva ad ad adattarsi del tutto, finì con il comprarsi degli scarponi da scalatrice di vette himalaiane per non finire con il sedere a terra ogni dieci metri.
Se dopo i primi giorni la neve era una notizia, poi finì sempre più retrocessa nei meandri di quotidiani e telegiornali, come spesso soleva accadere anche con vicende più importanti.
Le notizie e gli interessi si ricoprivano a vicenda come gli strati di neve, come le onde sulla risacca, come la fanghiglia gelida che il Grande Fiume continuava a portare da tempi immemori in giro per il mondo.
“Non &egrave normale” commentava l’anziano edicolante vicino a casa, fumandosi una sigaretta al riparo della tenda, tra i poster e le ‘civette’ dei quotidiani, mentre Asia faceva i suoi colpevoli acquisti parificando riviste serie con un paio di fumetti frivoli.
“Sono i cambiamenti del clima” rispose la bionda con un sorriso.
“No, &egrave qualcosa di troppo repentino, c’&egrave qualcosa che non va, &egrave innaturale.” bofonchiò nel fumo il vecchio, tra i disordinati peli di una barba lunga, una versione domestica di un rivoluzionario latinoamericano, sistemandosi il bavero e la sciarpa.

“Smetterà tra qualche giorno.” sorrise Meg, spuntando con la borsa della palestra in spalla, da dietro un espositore, guardando la neve cadere a pesanti fiocchi e un addetto del comune a lottare per tenere minimamente pulito il marciapiede.
“Se lo dice lei, signorina…” sbuffò il vecchio con la sigaretta in bocca. “… Mi sembra che sia l’unica a suo agio con questo tempo.”

La ragazza indossava un paio di stivali forse con una suola un po’ spessa, normalissimi jeans, e un giubbotto di pelle. La pelle candida nemmeno si arrossava per lo sferzare del vento in cui ondeggiavano i capelli neri di Morgana “… Assolutamente sì. Totalmente a mio agio. Serve una mano, bionda?” sorrise.
“No grazie, ce la faccio…” rispose Asia cominciando a muoversi nella neve come un automa poco agile e molto insicuro, dritta verso il loro palazzo come se affrontasse una spedizione polare. Accanto a lei Morgana evitava abilmente ogni traccia di calpestìo per andare sulla neve fresca, non si sa se per evitare di scivolare su quella compressa, o per puro sfregio della coinquilina in difficoltà.

Nella Grande Città Bianca, i giorni passavano tra un uniforme colore del cielo, il vento, e nottate in cui tutto si tingeva di arancione, rilucendo in maniera quasi magica, una costante luminosità irreale. L’Università proponeva degli esami ad Asia, ma le lezioni erano ancora sospese, per cui nonostante lo studio ebbe modo di vivere tutto l’amore della neonata coppia. C’era una sottile aria di quiete, di tranquillità, eccetto in alcuni congressi amorosi dei due, momenti in cui Asia ormai poteva permettersi di dare pugni al muro cortesemente domandando di abbassare il rumore delle loro fornicazioni.
Di solito qualcuno dei due chiedeva scusa, o rispondeva con qualche battuta, le acque si calmavano, ma la biondina sapeva che sarebbero tornate agitate non appena si fosse mossa di casa; come dimostravano i divani spostati, e una volta un perizoma di Meg trovato sopra il frigorifero, con grande curiosità della bionda.
“L’abbiamo fatto sopra lì, mi pare ovvio” esplicava Meg, riprendendone possesso con un agile saltino.
Asia quasi si immaginava una battuta sarcastica da parte di Marco, ma questa non arrivò.
Non capiva il perché, ma il ragazzo smise di essere tormentato dalle insensatezze di Morgana, come se ne avesse avuto una spiegazione, una ragione, o forse solo s’era rassegnato alla follia della persona che amava.

“Sei felice?” chiese una volta, sistemando la sua spesa nello scompartimento dell’armadio che le spettava.
Marco, appena rientrato in casa guardava dalla sala il terrazzo innevato, sul quale Meg distribuiva granaglie a un paio di grossi corvi ormai assidui frequentatori della sua mensa improvvisata, girandosi a sorridere agli amici.
“E’ unica.” sorrise lui, non si sa quanto per lo sguardo di Meg, e quanto perché mentre lei lo salutava con la mano si era buttata dei semi addosso.
Asia si colse a provare una strana sensazione di pace nel vedere i sentimenti di quei due così innocenti e puri. “Morgana &egrave così cambiata…” commentò.
“No, non &egrave cambiata. E’ solo un aspetto di lei, c’era già” rispose Marco, togliendo il pesante cappotto.
Asia fece un cenno con la mano. “… Dico che &egrave solo diverso. Mi ero abituata a vederla in tutt’altra maniera, mi sembra quasi…”
“…Innaturale.” chiuse Marco.
“Sì, sì, esatto.” quella parola ricorreva in maniera troppo frequente ultimamente.
“… Hai parlato con l’edicolante?” sorrise la bionda. “Sì, esatto. Continua a bofonchiare che non &egrave convinto di un mese di nevicate continue. In effetti la città sta cominciando ad avere qualche problema.” rispose il ragazzo mentre andava ad abbracciare la mora che rientrava dal terrazzo.
“… Ritardi anche oggi?” sorrise lei, dopo un bacio appassionato e tenero. “Un delirio, se penso che devo uscire di nuovo al pomeriggio…”
“Suvvia, così imparate a prendervela comoda!” rise Morgana, apprestandosi a cucinare per tutti.

Alla terza settimana di neve e di disagio, Asia rimise piede a casa dopo un esame che non l’aveva convinta per niente.
“Io sono a casa! Chi ha il cazzo di fuori lo tiri dentro!!” disse, aprendo la porta, scherzando, ma il sorriso le morì sulle labbra trovando in salotto Morgana sul divano con il viso di Marco tra le cosce, sciolta sul divano, con le mutandine rosse scuro in mano.
“Oh cazzo!” imprecò lui, assumendo in viso un colore assolutamente tendente a quello del perizoma di lei.
“Scusate! Scusate!!” pigolò la bionda portandosi le mani sul volto, anche se una parte di lei non voleva proprio chiedere scusa.
Era il salotto, era entrata in casa sua, potevano anche scopare in camera di lei o di lui. Fu questo pensiero a farle aprire un poco le dita per vedere Marco che si ricomponeva, anche se era perfettamente vestito.
“Scusa noi… Adesso… Avevamo finit… Oh, scusa” imprecò Marco, rendendosi conto che ogni parola in più era dannosa.

Morgana, dal canto suo, si girò mollemente a guardare Asia, con gli occhi a mezz’asta, evidentemente ancora persa nel deliquio di un potente orgasmo appena passato.
“Mi fa morire…” disse sorridendo, prima di alzarsi, altrettanto mollemente, e incurante di essere seminuda, sculettando, il sesso gonfio e dilatato di piacere, umido come un frutto succoso, si diresse verso la sua camera. “Ehi, ragazzo…” soggiunse, voltandosi con aria complice “Dobbiamo farci una doccia”
“Ma io sono…” ribatt&egrave lui, facendo sospirare rassegnate sia Asia che Meg.
La bruna alzò una mano, facendogli cenno con il dito, come a tirarlo a s&egrave. “Vieni, mio Daghda, che ti spiego la vera utilità di una doccia. Goditi questi momenti.”

Marco se li godeva.
Come non poteva godersi il corpo di Morgana che aderiva al suo, sotto la pioggia della doccia, come non poteva non godere il toccare, l’assaporare, quella carne così calda e vogliosa di piacere, vogliosa di lui, di chi mai si sarebbe aspettato di essere amato da una persona simile?
Stava vivendo un sogno, forse, stava… Vivendo. Ed era perso negli occhi cangianti di Meg, quando agilmente, come se non pesasse affatto, si faceva prendere in braccio e penetrare, con un sorriso conciliante, a gambe intrecciate dietro la sua schiena, le spalle alla parete della doccia. A volte aveva la sensazione che lei volesse fargli sperimentare tutto, assaggiare ogni sfumatura dell’amarsi, a volte pensava semplicemente che lei non poteva non essere così, totalizzante, ammaliante, capace di spronarlo a possederla come se fosse solo un pezzo di carne per il suo piacere, e poi sussurrargli le più dolci parole abbracciati nel letto, fino a farlo addormentare.
Nella sua inesperienza relazionale, non pensava che così tante anime potessero convivere in una sola persona.
“Smettila di pensare!” sibilò lei sul suo orecchio, stringendolo dentro di s&egrave con i muscoli del suo sesso. “Sono qui, ti voglio, non devi pensare ad altro, se proprio devi farlo!” Marco scrollò la testa.
“Come faccio, sei qui, sei mia, sei così… Non riesco ad essere solo una sensazione, lo sai.”
“Va bene. Fammi scendere. ” sorrise Meg.
“Facciamo una cosa.” disse, baciandolo e coprendogli gli occhi con una mano, sotto l’acqua bollente.

“Senti il rumore dell’acqua.” disse la voce di Morgana. Marco si concentrò. Era un rumore sottile e continuo, una pioggia, atona, rilassante.
“Mi piace.” sorrise il ragazzo. “Ti &egrave sempre piaciuto.” sussurrò Meg.
Era vero, gli era sempre piaciuto. Ma non c’era quasi mai tempo di goderselo, tanto che quasi se n’era dimenticato.
“Devo andare a lavoro…” piagnucolò l’estrema resistenza di lui.
“No, non devi. Non puoi. E’ tutto bloccato lì fuori, sta nevicando ancora più forte. Credimi. Ci siamo solo io e te, qui dentro. Io, te, e la pioggia.”
“Non &egrave pioggia.”
“ti stacco il cazzo e te lo infilo in gola.”
“Sempre a infilarlo in gola, tu…”
“Ne parliamo dopo, tranquillo. Ascoltala. Ti parla.”

Marco sospirò istintivamente, mentre Meg lo portava ancora di più sotto il getto caldo. La sua mano sugli occhi, l’odore vago dei loro sessi che scivolava dalla pelle di lei e gli entrava nelle narici, il sordo tamburellare delle gocce sulla sua testa. Era davvero bello. Sorrise. Sentì il corpo di Morgana aderire di nuovo al suo, un tipo diverso di calore e di contatto, la pioggia era uno scivolare, lei era un pulsare. Alzò una mano per abbracciarla.
“No. Fermo.” sussurrò lei.
“Tieni chiusi gli occhi.” Marco lo fece, mentre lei toglieva il palmo dal suo viso, sobbalzò quando sentì un colpo di mani e istintivamente riaprì le palpebre, trovandosi al buio.
“Che?” Morgana probabilmente sorrise, nel buio si poteva solo avvertire il lieve colpo d’aria del suo sbuffo tra le labbra.
“Ora non hai distrazioni. Torna nella pioggia.” il bacio che schioccò lei, tenendolo fermo per i polsi, gli entrò nel cervello come non mai. Le gocce sul suo corpo sembravano pulsare, e sicuramente lo faceva la lingua di lei che mollemente carezzava la sua, fermandosi ogni tanto, girandosi, come un serpente, esplorandolo dentro. E sicuramente pulsava il sesso di lui stretto tra il suo inguine riccioluto e quello perfettamente glabro di lei, che cominciò a muovere piano, pianissimo, i muscoli del bacino, espandendo la pulsazione.
Pulsavano, ambedue, persi nella pioggia battente di quell’angolo di mondo, mentre la nozione di tempo cominciava a scivolare via con l’acqua dalla mente di Marco. La ragazza lasciò i polsi di lui per scivolare con le dita sui suoi muscoli poco accennati, le spalle e il petto, fino a solleticare il glande.
Con dispiacere lui perse la pulsazione di lei adesa al suo corpo, ma la distanza le serviva per cominciare lentamente un massaggio al suo sesso. Era solo una carezza di un indice o due dita, lo carezzava lentamente e dolcemente come se stesse usando la lingua, che abbandonata la bocca di lui, si riposava tra i denti bianchi della ragazza, persa in un sorriso sciocco con la fronte appoggiata alla sua.
Una parte di s&egrave voleva toccarla e ricambiare, un’altra voleva solo godersi il trattamento. Nel dubbio, portò le mani sui fianchi di lei, e le lasciò lì, solo per non farle penzolare.

Le unghie, i polpastrelli di Morgana scivolavano dolcemente sui rilievi del suo sesso, lo titillavano, lo avvolgevano con un movimento di tutta la mano e del polso, e poi lo liberavano di nuovo, in movimenti sempre dolci eppur via via sempre più complessi, ritmati, codificati, appresi, saputi, ripetuti.
Marco sentiva di provare un piacere unico ma non inedito, di essere dolcemente accompagnato dal frullare delle mani di lei e cullato dall’acqua verso una meta speciale e splendida.
“Io…”
“Stai zitto…” sibilò lei, a occhi chiusi, nel buio, chiedendosi se non dovesse dargli una testata per farlo smettere di razionalizzare ogni momento.
Marco rimase in silenzio, mentre le mani di lei continuavano a scivolargli sul sesso come quelle di un prestigiatore in movimenti complessi, in un rituale, quasi, qualcosa che faceva solo risuonare le onde del suo piacere dentro il suo corpo, ogni volta amplificandole.
Morgana, come una sacerdotessa di chissà quale rito, calava le mani stringendo l’asta fino alla base, per poi accompagnare il movimento verso l’altro, ruotarle sul glande, riabbassarle, scivolare di nuovo in su solo con un dito delicato, scendere frizionando con l’unghia, era qualcosa di complesso e fantastico, sempre più intenso.
Le vampate, le onde di piacere di Marco, come quelle del mare, andavano e venivano, si sommavano, irrompevano nel suo spirito, ne sciacquavano i pensieri, tornavano indietro, irrompevano di nuovo, un ritmo diverso ma costante, una risonanza che come una marea che si gonfiava dentro di lui, sempre di più, scossa dal vento di Morgana, sempre di più, sempre di più…

La marea, la marea chiamata da Morgana ormai era una burrasca, irrefrenabile, incontenibile, che stordiva il ragazzo mentre scosse di piacere gli inondavano il cervello facendolo sospirare sempre di più, e facendola sorridere.
Era una danza, quella della sua mano, una danza vorticosa e coinvolgente, come il vento che gonfia le onde, come quello che fuori spirava, turbinando, pregno di neve, sulla Città Bianca. Ma lui, non poteva concepire tutto quello che c’era lì fuori, c’erano solo il buio e lei, e il piacere sempre crescente.
Sempre più.
Ancora.
Totale.

La colonna vertebrale di Marco fucilò una vampata di piacere dritta nel suo cervello, rimbalzando di rimando verso il basso ed esplodendo all’esterno di sé. Il piacere, enorme, non poteva più essee contenuto in quel corpo, doveva uscirne, doveva erompere, doveva sfogarsi, riversandosi nella mano di Morgana, che lo trattenne.
Il ragazzo pensò di barcollare, di afflosciarsi contro la parete, mentre ci metteva qualche istante a ricordarsi di dover inspirare, inalò l’aria umida e calda della doccia aprendo gli occhi, osservando nel buio, per quel che poteva, la sua amata, come sovrappensiero, portarsi la mano a coppetta alla bocca, e suggere da essa il suo orgasmo.
Non aveva le forze per commentare, e la capiva, guardandola stranito, stordito, innamorato. Lei sorrise, carezzandogli un’ultima volta il sesso.
Non si dissero altro durante la doccia, lui l’aveva portata al piacere su quel divano, lei in quella doccia, erano pari, il donare il piacere a chi si ama senza niente in cambio, se non la gioia intrinseca del dono.

Le luci, fortunatamente, vennero riaccese, uscirono dal box, si cominciarono ad asciugare, sospesi nel vapore caldo.
Marco la guardò, asciugandosi i capelli seduto sul water, rimirarsi nello specchio. Ancora non riusciva a credere di averla, per quel che poteva possedere Morgana.
Si alzò, portandosi alle sue spalle e cominciando ad accarezzarne la pelle candida e liscia, sorridendole nel vetro, mentre lo sguardo dal colore indefinito di lei ricambiava la felicità di quell’attimo. Continuò a toccarla, a odorarla, a rimirarla nel vetro, per un tempo che non voleva capire. Sospirò nell’incavo della spalla di lei, poggiando le labbra, e rimanendo lì, stretto a lei.
“… Non voglio.” pensò lui.
“Mi dispiace. Non volevo che succedesse.” sussurrò Morgana chinando il capo.
Marco sospirò. “E’ ok. Credo.”
“Godiamoci fino a Imbolc.” sorrise lei. “Poi passerà tutto.”
“Tornerai?”
“Me ne andrò?” ridacchiò lei, girandosi e toccandogli la fronte con un dito. “Secondo me continuerò a darti fastidio anche quando uscirò da quella porta!”, cosa che fece di corsa, ridendo, fino al corridoio e al salotto, trovandosi di fronte Asia in cucina che con una tazza di latte in una mano e dei biscotti nell’altra si riprendeva dalle delusioni dello studio.
La bionda la guardò perplessa con la bocca piena di biscotti come un criceto, portandosi vicino al petto la tazza. Morgana poggiata al bancone della cucina, i seni danzanti ai sobbalzi del suo fiato corto, la guardava sorridendo.
“Sto per lasciare casa ad una che mangia latte e biscotti in piedi guardando una televendita?”

‘On &egrave folpa mia fe shei una defishiente.” borbottò la bionda senza capire, sparando briciole, ormai rassegnata all’eterno enigma della sua coinquilina, che ridendo si allungava per rubarle dei biscotti.
Sul terrazzo, sotto la neve, alcuni corvi osservavano la scena, sperando che qualche ghiottoneria sarebbe toccata anche a loro.

La casa era silenziosa, quieta, all’esterno la neve ovattava ogni rumore del traffico. La lavastoviglie spruzzava i piatti, monotona, unico segno di attività nell’intero appartamento.
La bottiglia di cola sul tavolo della cucina osò schioccare un colpo alla sua plastica, quasi timidamente, rendendosi conto dell’errore e sibilando una scusa dal tappo mezzo svitato.
Ma se qualcuno avesse osato aggirarsi per l’appartamento, avrebbe sentito un lieve odore di cera provenire dalla camera della padrona di casa, e seguendolo nella sua stanza dominata dai toni rossi, avrebbe raggiunto il bagno. Chi mai poteva esserci?
Asia era fuori casa, impegnata a studiare da delle amiche per un esame. Marco, suo malgrado, doveva andare a sistemare ‘qualcosa di tecnologico e incomprensibile’ da un cliente dall’altra parte della Grande Città innevata…
E d’altronde nessuno di loro due avrebbe mai osato utilizzare la vasca da bagno di Meg. Nemmeno Marco, ora che poteva godere di qualche “privilegio” in più, aveva ancora il coraggio di considerare le stanze di Morgana come una parte della casa, erano comunque “sue”, anche se il bagno l’aveva già visto protagonista di diversi congressi amorosi, non era certo lui a giacervi.
Nel locale regnava la nebbia più assoluta, figlia del calore di un lungo bagno caldo. Una coltre di vapore acqueo che imbancava tutto, delineando benissimo le sottili correnti d’aria, piccole volute e capriole di particelle di vapore giocavano sulla superficie liscia dell’acqua bollente, che rifletteva la luce di un paio di piccole candele, l’unica fonte di luce nella stanza.

Senza che l’acqua ne segnalasse movimenti, sulla superficie liquida galleggiava il viso di Morgana, gli occhi penetranti chiusi, le labbra polpose semiaperte. Il resto di lei, immerso nel bollore, galleggiava placidamente. I capelli neri si estendevano a pelo d’acqua come alghe in uno stagno. Si era concessa un bagno rilassante, lungo e rovente, che le lavasse le membra e sgombrasse la mente dai troppi pensieri di quei giorni, qualcosa che avrebbe preoccupato Marco e magari anche Asia, visto che di fatto galleggiava così, ormai da un pezzo. L’avrebbero senza dubbio chiamata, spaventati dal suo lungo silenzio.
Non capiva appieno l’affezione dei suoi coinquilini, e persino il sentimento di lui. Sentiva di ricambiare qualcosa che aveva identificato, nel disagio, come amore, come infatuazione, ma anche come una debolezza, che non poteva concedersi.
Una smorfia increspò le labbra tumide, e fece lo stesso con la superficie dell’acqua.
Stupida! Era stata stupida a farsi coinvolgere così. Non poteva, non le era permesso di farlo. Non era stata la prima volta, ma era diverso, tutto era cambiato nel tempo, quindi era imparagonabile. Avrebbe atteso solo il momento opportuno, sapeva quale era, e poi avrebbe risolto le cose, almeno così sperava. Avrebbe ferito Marco, ma da quando si erano confessati gliel’aveva spiegato in mille modi, da quelli più sottili a quelli più palesi. Oltre, non poteva.

Debolezze. Ne era irritata, indisposta, era quello che la faceva alterare… No, meglio, era decisamente incazzata. E non era una bella cosa, lo sapeva, era rischioso farla incazzare.
Stupida! Si ripet&egrave mentalmente. Adesso avrebbe dovuto risolvere, spiegare forse, sistemare qualche cosa. L’avrebbe fatto nella maniera più gentile possibile.

Estrasse lentamente una mano dall’acqua, toccando lo schermo dello smartphone con un lungo dito affusolato.
“Estia” scandì, pacatamente. Mentre il dispositivo componeva il numero e cominciava a suonare, Morgana spinse con le gambe lisce contro lo smalto della vasca, ergendo il viso e parte del tronco fuori dal liquido. I capelli neri le ricaddero sul collo, aderendo, mentre le gocce d’acqua scivolavano sulla sua pelle candida e perfetta. La voce di Estia risuonò nel locale, cristallina.

“Aye-Aye, Meg!” disse la sorella di Morgana, gaudente. “Ciao, Estia.” rispose la mora, ancora ad occhi chiusi.
“Che c’&egrave?” Estia sapeva bene che se sua sorella la chiamava così d’improvviso, c’era una ragione. Di solito per tutto il resto o era lavoro, o non avevano necessità di parlarsi. Era sempre stato così, almeno da quando se ne ricordava.
“Hai da fare da qui a Imbolc?”
“Dipende da quanto paghi… Perch&egrave?”
“Devi aiutarmi con un paio di cose. Devo andare.” sorrise Morgana, passandosi una mano sul viso e stropicciandolo.
Estia rimase un attimo in silenzio, era informata di tutto, ma quella frase sanciva la cosa in maniera irrevocabile. “… D’accordo. E io e Dawn?”
“Credo proprio che possiate restare. Siete adulte e vaccinate!” ridacchiò Morgana, spegnendo le candele con un gesto della mano.
Estia sembrò sollevatissima da questa risposta, sentendo la sorella uscire dall’acqua sorrise, guardando la sua tazza di cappuccino al bar dell’Agarthi.
“E Asia?” chiese, istintivamente. Il coinquilino di Morgana, sapeva, in fin dei conti gli era dovuto, e l’aveva presa piuttosto bene. Ma la coinquilina? Estia non aveva mai capito quanto la sorella tenesse a lei, o fingesse di farlo, o fosse solo un divertimento, una curiosità che l’aveva spinta ad aiutare quella biondina a scoprire qualcosa di sé e degli altri.

Morgana ristette, sgocciolando nella vasca. Pensò per un istante, lasciandosi andare ad un sospiro. Asia era il suo opposto in più sensi di quanti potesse immaginare.
Era stata, tra i papabili coinquilini, quella che più le era sembrata indicata per una rispettosa timidezza, una cordialità civile. Non una che invada gli spazi altrui. Gentile e discreta, scoperta la sua timidezza ne era rimasta colpita, e individuata la sua curiosità, intrigata.
Sì, Morgana poteva dirsi intrigata da Asia -se l’avesse saputo, come sarebbe arrossita!- perché mai era stata timida, insicura, diffidente. Il suo opposto, ovviamente, la affascinava.
“Quindi?” incalzò Estia.
“Immagino… Che dovrò darle delle risposte.” concluse sorridendo Meg, uscendo del tutto dall’acqua. “Le piacciono le lunghe storie, le piacerà anche questa.”
Estia diede un sorso al cappuccino, sbuffando divertita.
“Perché, Estia, altre idee? Tu hai pensato ad una conclusione?” chiese Morgana, girando il viso dai capelli gocciolanti verso lo smartphone.
“Sì, ‘a parecchie, e son tutte spiacevoli e tetre’…” cantilenò Estia, citando a memoria un libro ben conosciuto.
“… ‘Oh, ma allora non possono andare!’…” rise divertita Morgana, continuando la recita, “… ‘I libri dovrebbero sempre finire bene. Che te ne pare di: e tutti finalmente assestati, vissero per sempre insieme felici e contenti?’…”
Estia scoppiò a ridere a sua volta. Sua ‘sorella’ non era così cattiva come le piaceva dipingersi, pensò sorridendo.

La Verità. Forse.

Asia mise piede in casa quando ormai era buio. O meglio, nella surreale atmosfera nevosa della Grande Città, era “arancione”. Ascoltando la musica dal suo smartphone entrò nell’appartamento giostrandosi con il tascapane e una piccola sporta di spesa che aveva fatto al volo nel minimarket all’angolo, e un paio di lettere recuperate nella cassetta della posta.
“Sono a casa!!” urlò, scrollandosi la neve di dosso come un husky e segnalando la sua presenza, augurandosi di non trovare i due coinquilini impegnati in qualche attività di coppia.
“Ho anche una busta gigante per Il Gentile Signor Danu Morgana, e una lettera della banca per Tarello Marco!” Asia ridacchiò come sempre per il cognome dell’informatico, ma girandosi verso la cucina quasi urlò di terrore. Alla luce di una manciata di candele posate sul bancone se ne stava appoggiata al tavolo della cucina, totalmente nuda, Morgana.
“Cazzo Meg, mi hai fatto venire un colpo!” le urlò la bionda “… Ma ti pare il caso?”
Morgana sorrise in maniera lievemente inquietante.
“Oh, fammi godere di casa mia ancora per qualche tempo, poi sarai libera di invaderla con i tuoi pigiami a coniglietti”. La bionda avvampò leggermente, pensando all’ampia collezione di tenute notturne che avrebbero ammazzato la voglia di sesso anche di un pornodivo sotto viagra.
“Marco non c’&egrave?” chiese, entrando del tutto in cucina e cercando alla luce tenue delle fiammelle di riporre i suoi acquisti, e di soprattutto di non guardare Morgana, la cui perfetta nudità la metteva a disagio come sempre.
La mora sculettò vicino a lei, scuotendo la testa “ha una serata con amici, ne ho approfittato per parlarti.”
“Parlarmi di cosa?”
“Di me.”

Morgana prese due bicchieri e una bottiglia già aperta sul piano di lavoro della cucina e scivolò in salotto, dove altri due gruppetti di candele rischiaravano un poco la stanza. Asia mise velocemente nel frigorifero le ultime cose, abbandonando poi borsa e cappotto sulla prima sedia disponibile, seguendo la padrona di casa nel locale attiguo.
“Prego!” disse la mora, porgendole un bicchiere. Ad Asia non andava particolarmente qualcosa di alcolico già a quell’ora, ma alla fine era quasi ora di un normale aperitivo… Bevve, sorpresa dal gusto del vino.
“E’ vino?” “Mhmh…” mugolò Morgana, bevendo dal suo bicchiere. “… L’alcool allenta le inibizioni, ogni tanto serve anche a me.”
Asia continuò a bere, piuttosto sorpresa. Se da perfettamente sobria Meg era in grado di lanciarsi in serate focose come l’inferno, che cazzo aveva mai da dirle che le necessitasse di bere un po’?

“Woo, questo fino &egrave tosto!” sorrise Asia dopo un poco, non risparmiandosi di riempire ancora un po’ il bicchiere, mentre Morgana, con le belle labbra sul calice, commentava “Mh, forse &egrave che sei a stomaco vuoto…”
Asia ridacchiò. “Sai cosa? Non mi importa! Tanto ti vedo già nuda e figa da paura!” nonostante la battuta, Morgana sembrava stranamente a disagio, passeggiando lentamente avanti e indietro, scorrendo con lo sguardo l’ampia libreria a parete, mentre la sua ombra danzava alla luce delle candele. Asia si sedette sul divano (di un azzurrino insipido, macchia indelebile di Bailey’s a parte) a guardarla, affascinata dalle movenze così naturali e assieme così ‘impostate’ dell’amica. C’era nel suo muoversi qualcosa che non aveva mai colto del tutto, come se stesse “naturalmente recitando”. La mano dalle lunghe dita di Meg carezzò la costa dei libri di uno scaffale, e la bionda si accorse per la prima volta di quanti volumi quella libreria contenesse. Non si era ancora mai messa a guardarli tutti, limitandosi ad occupare un angolo a lei riservato.
Le luci soffuse, Morgana nuda, il vino, la stanchezza senza dubbio, le girava un poco la testa, e probabilmente le ciondolò anche un paio di volte.

Si riscosse mentre Morgana spiccava un agile saltino, prendendo da uno scaffale più alto un pesante libro.
“Questo &egrave il Leabhar Gabh’la na hEireann, conosci?” Asia ovviamente scosse la testa, sperando che la padrona di casa non si lanciasse in un’umiliazione culturale. Si sentiva la testa pesante e tutto ondeggiava in maniera dolce come la risacca sulla spiaggia.
“Tranquilla, non te lo leggerò. Diciamo che qui si parla dei T’atha Dé Danann, un popolo che invase l’Irlanda, prima dei Gaeli, o meglio, vi ritornò.” Meg finse di sfogliare le pagine, che evidentemente conosceva più che a memoria.
“… ‘Long story short’, come ti piace scrivere sul telefonino…” Morgana sorrise ad Asia.
“L’Irlanda era abitata dai figli di Nemed, una popolazione presa e scacciata dai Fomor. Essi nei secoli progettarono il ritorno nella loro terra natia, divenendo esperti in arti druidiche e nella guerra. Non ci fu solo guerra con i Fomor, beninteso, ma non voglio divagare. Essi tornarono in Irlanda, bruciando le loro navi per non avere la tentazione di fuggire, e affrontarono e sconfissero i loro nemici in diverse occasioni e battaglie. La Storia li identifica con popolazioni mitiche, o preceltiche poi ‘evemerizzati’, cio&egrave adorate e mitizzate dai loro successori.”
Asia sorrise, alzando le spalle, lo sguardo dubbioso e un po’ istupidito. “Non credo nella magia!” Morgana chiuse il libro con un colpo secco, guardandola con occhi sottili.
“Non ho detto che devi credere. Io sto solo…” Meg sospirò, rasserenandosi “… Raccontando.”

Asia abbassò lo sguardo nel bicchiere. “Scusa…”
Morgana sorrise, conciliante, poggiando il libro di fianco al televisore.
“I T’atha Dé Danann, ricordi all’Agarthi?” la mora gesticolò con la mano candida un paio di mulinelli, come a riavvolgere un nastro. Asia ricordava benissimo, come poteva scordare di essere stata trascinata dietro le quinte del locale e aver fatto sesso con Meg e sua sorella Estia? Il pancino di Asia ebbe quasi una vampata nel ricordare la mora sopra di sé, così sensuale e appassionata, che la mandava in estasi… Si riscosse, smettendo di pensarci.
“Sì, mi ricordo, erano quelli che adoravano la M’rr’gan.”
“Badb Chatha e Macha e M’rr’gan” puntualizzò Meg con un ditino affusolato “Esatto! La chiudo qui, per non farla lunga. Sappi che tutto ha un nesso, se vorrai…” la mano di lei indicò con ampio gesto i libri degli scaffali.
Asia ridacchiò. “Quella sera eri così presa bene dalla tua parte…” il bicchiere della bionda atterrò sul tavolino del salotto con gesti incerti e una traiettoria piuttosto buffa.
La mora avanzò verso di lei, inarcando un sopracciglio.
“Ti ringrazio…” quando arrivò di fronte alla bionda, si accovacciò per guardarla direttamente in viso.

M’rr’gan. Morgana. Non sono mai stata dotata di grande fantasia.”
Asia si sentiva totalmente a disagio, ora. Qualcosa nel suo cervello aveva cominciato a scattare come un ingranaggio usato poco, qualcosa che accadeva quando le sue anime, il razionale e l’irrazionale, andavano in accoppiata, come un motore ibrido. Lubrificato con un po’ di alcool.
Era una mente razionale, analizzatrice, curiosa e indagatrice, e quello in cui amava sguazzare Meg era invece totalmente opposto, era l’irrazionale, il surreale, l’assurdo.
“Meg… Mi… Metti in soggezione.” sussurrò Asia, mentre la mora si allungava verso di lei fissandola negli occhi, dandole quella sensazione orribile di sentirsi invasa nella testa.
“M’rr’gan, adorata così tanto che le tribù ne presero il nome: T’atha Dé Danann, le tribù della dea Anu, o meglio della dea Danu. Un altro nome per la stessa, identica, cosa..”
Morgana sorrise di nuovo, gustandosi lo sguardo improvvisamente illuminato di Asia, un dilatarsi improvviso delle pupille nelle iridi azzurre, a dieci centimetri dal suo viso.

Danu?” sospirarono tremando le labbra della bionda, impedita da chissà cosa dallo spostarsi indietro sul divano e riguadagnare spazio vitale.
Le scorrevano davanti tutti fogli del contratto di locazione, le fotocopie di documenti di Meg, la sua firma sulle ricevute dell’affitto, persino i bigliettini della lavanderia appesi alle giacche di lei quando le andava a ritirare, e la busta gigante per il Gentile Signor…

La bionda avvertì un crescente tremore scuoterle le membra, dal cuore in su, dando il definitivo colpo di acceleratore a quell’ingranaggio in accoppiata, illuminandola, nell’assurdo della situazione.
“Ho sempre pensato che fossi di famiglia est europea, Morgana Danu…” disse con la bocca tremante, prima che Meg la baciasse intensamente.

Non c’era nessuna spiegazione razionale, in quello che stava vivendo Asia dentro di s&egrave, mentre la bocca di Morgana aderiva del tutto alla sua cominciando ad esplorarla con la lingua calda e sensuale.
Ormoni, cellule, elettrochimica, questo credeva. Anima, spiriti, forze, questo rigettava. Eppure in quell’istante di irrazionale delirio, tutti i pezzi del puzzle, gli ingranaggi abilmente disseminati nella sua mente si erano incastrati a dovere con un semplice elemento, e le sue due metà sempre in constrasto giravano vorticosamente spedendola dritta nel delirio di un bacio, il più intenso e totalizzante che avesse mai immaginato di poter ricevere.
Morgana, dal canto suo, non aveva più intenzione di frenarsi, di limitarsi, come sinora aveva sempre fatto.
“Mi vuoi?” sussurrarono retoricamente le labbra tumide di Meg, staccandosi dalla bocca della bionda solo quei pochi millimetri per poter parlare. Asia rispose riappiccicandosi voracemente, stringendo quel corpo perfetto con le mani come un piccolo animale che abbranchi un ramo prima di cadere nell’abisso.
Si trovò facilmente sollevata e portata in camera da letto di Meg, mentre non smetteva di toccarla, baciarla, volerla. Sì, la voleva, intensamente, l’aveva avuta prima di Marco e si rendeva conto di non volerla perdere.
La bionda cominciò a piangere, appena depositata senza nessuno sforzo da Morgana nel letto, mentre quella le sfilava il maglioncino “… Io cosa faccio, se tu te ne vai?”
Le vent se l&egraveve! Il faut tenter de vivre.” rispose la mora, strappandole letteralmente la camicetta, e gettandosi sui piccoli seni della bionda, mentre alcuni bottoni rimbalzavano sul pavimento.
Li assaporava, li degustava, senza alcun freno, mentre le mani dalle lunghe dita affusolate armeggiavano con gli stretti jeans, perdendo velocemente la pazienza e tirando d’improvviso.
Asia sussultò. “Pagherò ogni cosa. Zitta.” sibilò Morgana staccandosi dal corpo della ragazza con un filo di saliva che la univa ancora ai capezzoli inturgiditi, prima di rigettarsi sopra, tormentandoli con la lingua, mentre il resto dei pantaloni e delle mutandine finiva trascinato a terra.
“Per fortuna ho tolto le scarpe quando sono entrata” pensò l’ultimo baluardo di razionalità della biondina, prima che la padrona di casa le salisse a cavalcioni per baciarla con abbondanti esplorazioni di lingua. Era così animalesca e sensuale, e passionale, come sempre, ma in maniera totalmente diversa…
“Dimmi che mi vuoi!” sibilò Morgana, facendo sorridere Asia tra le lacrime.

Era splendida, era coinvolgente, era totalizzante, era una dea dalla pelle candida come la neve, i capelli neri come la notte, gli occhi rossastri come il sangue, e fissando le iridi di un colore impossibile, Asia provò un tremito di paura. La mora lo comprese benissimo, poggiando la sua fronte alla sua senza smettere di fissarla, carezzandone la guancia con il pollice e il palmo, caldo, a trattenerne i lievi tremiti della testa.
Asia ebbe la sensazione di sprofondare, di sentirsi mancare.

“Dovevi vedere Marco la prima volta che ho fatto così…” disse la voce di Morgana.
“Ho paura.” tremarono le labbra di Asia, mentre il corpo della mora scivolava, bollente, verso il basso, e il sesso della biondina si schiudeva sotto le sue dita, rorido di umori e voglia, tutto paradossalmente acuito dal terrore che stava provando.
Scappa” sembrava dirle una voce, ma per una volta Asia non voleva farlo, voleva sentire Morgana, non voleva fuggire dalla sua bocca oscenamente carnosa e sensuale che cominciava a baciarle le grandi labbra con una lentezza esasperante, e in fondo, dubitava che Meg gliel’avrebbe lasciato fare.
Si sentiva inchiodata al letto.

Morgana sorrise a occhi chiusi, sentendo sotto i polpastrelli le pulsazioni di Asia. La stava terrorizzando, non era quello che voleva… Se voleva terrorizzare ne era perfettamente in grado, se Asia piagnucolava “ho paura” adesso, chissà cosa sarebbe successo se l’avesse voluta davvero spaventare.
La bocca di Morgana aderì con un lento bacio alle pieghe del sesso della bionda, con uno sbuffo divertito.
Cosa sarebbe successo? Lo sapeva benissimo cosa sarebbe successo. Si stava rammollendo, come faceva a farsi quelle domande così cretine.
“La biondina &egrave un lago” sussurrò divertita. Sì Meg, tranquillizzala, così…
“La… Bio… Biondina… Oh…” gemette Asia. Stava piangendo?
Morgana si inerpicò velocemente sulla coinquilina, stringendola forte, sussurrandole parole dolci nell’orecchio mentre le lacrime di lei le bagnavano la pelle candida. Spostò il suo corpo in modo da aderire, a forbice, al sesso fradicio di Asia con il suo, provando un intenso brivido. La poteva prendere così, l’avrebbe stimolata e guardata e rassicurata nel farlo.
Cominciò così a carezzare il sesso umido della ragazza con il suo, lentamente, lasciando che pian piano le pieghe di una aderissero a quelle dell’altra, solleticando sensazioni uniche, lasciando che le due piccoli clitoridi erette, ogni tanto, si sfiorassero facendole sospirare. la voleva possedere del tutto, mentalmente e carnalmente, voleva farla scivolare nelle liquide sensazioni del piacere, e soprattutto…
Non accettava di andarsene senza prima aver ringraziato Asia di questi mesi assieme.

“oh… Oh cielo… Oh… Grazie di cosa…?” uggiolò la bionda, affondando le ditina nella schiena atletica di Meg. “Io… Oh sì mi fai impazzire…” singhiozzò.
“Di avermi fatto capire la mia debolezza. Non &egrave…” sospirò Meg sull’orecchio della ragazza “… Mai accaduto.”
Asia si colse a ridacchiare. “Sai… Mmmh… Sono un’esperta in debolezze… ” Morgana sorrise.
“E’ qualcosa che non mi appartiene, e a te fin troppo…” sussurrarono le labbra carnose a un millimetro da quelle più sottili della bionda, semiaperte a risucchiare aria “… Ti ho promesso che ti avrei aiutata a liberarti delle tue debolezze, e ne ho, inavvertitamente, presa qualcuna anche io. Grazie. Era qualcosa che mancava, a modo suo.”
Asia sentiva queste parole scivolarle nella testa assieme alle immense vampate del suo piacere, voleva impazzire, voleva venire, e non le ci volle molto.
“Oh cazzo Meg!! Oh cazzo! Oh cazzo!!” rantolò sopraggiunta dall’orgasmo più fulmineo che avesse mai avuto, una pugnalata nella nuca di piacere, un sussulto, un afflosciarsi di membra e mente. Inerme. Debole. Continuò a sussultare mentre la sua mente, come una puntina di giradischi rotta, piagnucolava ancora qualche “cazzo… Cazzo… Cazzo…” impiantata sull’ultima parola di senso compiuto, o che potesse esprimere il suo piacere.
“Per questo ti ringrazio, mi hai insegnato qualcosa… Ma niente ‘cazzo Meg’, bionda” rise Morgana. “o proprio vuoi che ne abbia uno?” sibilò mordendole un orecchio.
Asia ormai non era in grado di intendere e di volere, galleggiava nel suo post orgasmo sentendosi però trascinata verso l’alto dai movimenti della padrona di casa, stava rimontandole dentro il piacere, dopo il piacere.
“Potresti?”
“Potrei?”
Asia sospirò un istante prima di guardarla sottecchi, cogliendo Morgana che rideva di lei, muovendosi e stringendola, come per penetrarla, ovviamente senza alcun pene.
“… Tranquilla. Non così, non adesso, ma posso farti impazzire ugualmente…” Asia affondò le unghie nella schiena di lei, ordinandole:
Fammi tua.
Furono le ultime parole di Asia, prima che la M’rr’gan la stringesse convulsamente tra le braccia, improvvisamente, dolorosamente, avvilupparla in un abbraccio possessivo, con un urlo rabbioso e animalesco, primigenio, mentre le candele nella casa si spegnevano per (forse) un colpo d’aria improvviso.

La Verità.

Fu il dolore a svegliarla. Non un dolore intenso, un sottile fastidio, fitte di varia intensità che la portarono fastidiosamente ad aprire gli occhi azzurri, fissando il soffitto della camera.
Aveva dormito? Per quanto? Come era finita in camera sua?
Asia ricordava il primo orgasmo avuto nel letto con Morgana, e poi più niente. Lampi, idee, vaghi ricordi. Avevano sicuramente continuato, avevano sicuramente bevuto ancora (dal sapore in bocca che si trovava…) o non si ricordava. Ricordava di aver assaggiato il piacere di Meg. Ricordava…

Ricordava di essere stata in ginocchio davanti a Morgana. Morgana che appariva diversa, se possibile ancora più bella e completa, ricordava il piacere, la necessità e “l’adeguatezza” di inginocchiarlesi davanti. Non c’era altro che lei, Asia, potesse fare, se non adorare colei che le stava dinanzi. Come all’Agarthi, in cui la mora aveva esercitato una simile forza anche in sua sorella, Asia poteva solo sentirsi minimamente adeguata a carezzarla, risalire lungo le sue gambe liscissime, e una volta arrivata con la bocca al sesso di lei, abbeverarsene, deliziarla, placarla, adorarla, fino a farla esplodere tra le labbra riarse dal desiderio. Morgana aveva un sapore unico, anche se la bionda non abbondava di esperienze saffiche, sentiva che quello che avva a che fare con Meg non poteva essere confrontato con altro.
Ricordava lo sguardo di Morgana nel tenerle alto il viso, come a una brava allieva, guardarla con soddisfazione e tenerezza.

Asia si rialzò dal letto tra i crampi.
Ahia cazzo…” imprecò, sentendo fastidio al sedere. “Oh no” pensò.
“Oh sì.” ricordò la voce di Morgana quando le penetrava lo stretto pertugio con un lungo dito.
Ricordava le provocazioni di Meg ed essersi trovata a implorarla. Implorarla di essere presa lì.
Asia si afferrò i capelli lunghi e lisci con nervosismo, quasi scrollandosi la testa come un burattino.
“Non &egrave possibile che io abbia dato il culo a Morgana e nemmeno me ne ricordi!!” piagnucolò a sé stessa.
“Ahahahahah!” dal salotto una risata argentina e spontanea la riscosse, attirandola fuori dalla camera. Venne investita da un fascio di luce terribilmente fastidioso.

“Oh! Ma buonasera!!” sorrise Marco, poco oltre la soglia.
“Buonasera?” che ore erano… Cosa… “… Che??” rantolò Asia, guardandosi attorno. C’erano Marco e Morgana, e Estia e Dawn, la padrona dell’Agarthi, tranquillamente seduti in salotto, a discutere di chissà cosa.
“Ancora un po’ che dormivi, e Meg se ne andava senza salutarti” continuò gentilmente Marco.
Morgana, in una semplice accoppiata di jeans e una camicetta con delle balze piuttosto attillata, la guardò sorridendo.
“Sono le 18 di Sabato 31 Gennaio, biondina!”
Asia dovette trattenere un moto di nausea, correndo in bagno. Le sei di sera di Sabato? Ma se era tornata a casa venerdì! La biondina diede di stomaco per qualche minuto, prima che si sentisse appoggiare una mano sulla schiena. Girò lo sguardo liquido verso Morgana.
“Cosa mi hai fatto?” chiese piagnucolando, rabbiosa. La mora la guardò incuriosita. “Io? Niente. Sei tu che hai bevuto mezza bottiglia di vino e ti sei addormentata come un neonato sul divano.”
“Non &egrave vero!!” urlò Asia. “Non…” tornò con il viso nella tazza del water.
“… E metterti nel letto &egrave stato un discreto problema. Ah, credo di averti fatto sbattere il culetto sulle doghe, mi sei un po’ caduta”. ridacchiò Morgana. Asia provò un moto d’odio intenso e viscerale come quelli che la portavano a schiumare nella ceramica. Si girò con uno scatto afferrando Morgana per il bavero, con il solo risultato di farle cadere a terra tutte e due.

“Basta stronzate!!” le urlò in faccia Asia. Si avvinghiava a lei con rabbia e ferocia, mentre la mora cercava di tenerla a distanza con una mano sul petto.
“Non mi sono addormentata sul divano, Morgana Danu! Danu! Siamo andate a letto assieme!!”
“… B&egrave questo mi farebbe un po’ incazzare.” interruppe le urla Marco, sulla soglia.
“… Non che qui ormai noi si stia insieme, però, Meg… Almeno 24 ore tra il lasciarci e lo scoparti gente!”.
Morgana ridacchiò sarcastica “Tranquillo, signor Tarello, qualcuno sta solo smaltendo la sbornia.”
Asia cominciò a singhiozzare, lasciando il petto di Morgana su cui ormai lacrime -e saliva- avevano inzaccherato il tessuto della camicia.
“Sei una troia, Meg…” disse la biondina tra le lacrime, prima di correre (se così si può dire) in camera sua.

Non le interessavano le chiacchiere degli altri, non le interessava niente, voleva solo piangere e non farsi sentire, e magari cercare un’altra casa, e mille altri “e poi” che non avrebbe mai realizzato.
“toc toc!” sentì bussare alla porta, ma non rispose.
toc-toc vuol dire ‘c’&egrave qualcuno?’…” sentì la voce di Meg dietro il legno.
“No!!” le urlò la bionda. “vai via!”
Morgana, dall’altro lato della porta, sospirò lievemente. “B&egrave… E’ proprio quello che sto facendo.”
Asia tirò su con il nasino, alzando la testa dal materasso. “Io… Oh…” voleva aprire la porta e abbracciarla. Voleva aprire la porta e spaccarle la faccia. Non voleva aprirle la porta. “… Ciao.” rantolò, alla fine, tornando con il viso nel cuscino.
Dopo un attimo di silenzio, sentì i tacchi di Meg allontanarsi dalla porta, la sua voce scambiare alcune parole con Estia e Dawn e Marco.
Non ce l’aveva fatta. Era successo tutto troppo in fretta, in quei mesi, e inevitabilmente Asia non poteva che crollare di nuovo nel suo guscio di autoprotezione.
“Ciao a tutti!” sentì salutare Morgana, a volume decisamente più alto di quello necessario, con intorno ragazzo, sorella e amica.

“Grazie di tutto, Morgana. Grazie di avermi accolto. Grazie di avermi sbloccata. Grazie di avermi lusingata, coccolata, amata (forse), terrorizzata, emozionata, divertita, eccitata… E’ stato… Grazie.” pensò Asia, piangendo nel cuscino, sentendo le voci degli altri, in corridoio, qualche passo ancora avanti e indietro, un rumore dietro la porta, saluti, il pesante tonfo della porta d’ingresso.

Asia pianse ancora per un poco, scivolando, questa volta ne era sicura, in un sonno ristoratore.
Si svegliò dopo un paio di ore, decisamente affamata e sentendo rumore di pentolame in cucina, della musica ma nessuna voce dedusse che Estia e Dawn se n’erano andate. Si mise seduta sul letto guardandosi in un piccolo specchio, sperando di avere un aspetto minimamente decente. Gli occhi azzurro penetrante erano un po’ arrossati, ma per il resto nel vetro faceva capolino il solito visetto tondo, un po’ da bambina, dalle labbra piccine a cuoricino, e l’aria teneramente titubante. Si alzò andando verso la porta, inciampando in un foglio strappato via da chissà cosa. Nella bella calligrafia di Morgana, campeggiavano solo le parole:
“Prego, biondina”.

“Is this the real life ?
Is this just fantasy ?
Caught in a landslide
No escape from reality…”

Le parole ben conosciute da Asia si spandevano nell’appartamento, mentre Marco, stonando, cercava di cantarle. Asia sorrise, entrando in cucina.
“L’ho sempre adorata…” commentò la bionda senza sapere come annunciarsi. Si vergognava profondamente del suo comportamento, ma doveva fare i conti con Marco, con il suo unico coinquilino, a quanto pareva.
“Come si può non adorarla?” rise Marco, mescolando la pasta nella padella. “Parliamo della canzone o di Morgana?” canzonò Asia. Le faceva strano pronunciarne il nome, ora.
Il ragazzo ristette un attimo, con un sorriso sciocco in volto, prima di voltarsi. “Si può essere politeisti, no?” disse con un sorriso, prima di cominciare a ridere, accompagnato da Asia.

Si poteva definire un lieto fine? Forse, sì. Asia aveva capito qualcosa di s&egrave, la padrona di casa pure, Marco… Non appena si fosse ripreso dalle settimane di sesso.
Tutto, alla fine, era andato al suo posto. Forse non quello auspicato, ma al suo. La neve aveva smesso di cadere.
Gli ultimi colpi di pala accompagnavano le speranze e le convinzioni dei cittadini, e dei suoi edicolanti, che tutto fosse tornato alla normalità, se mai la Grande Città poteva essere normale, se mai lo era stata. Imbolc era arrivato, le giornate si allungavano, la primavera sarebbe sbocciata, la neve sarebbe corsa nel Grande Fiume.

Da qualche parte, nella Grande Città, in uno dei suoi luoghi magici e nascosti, una figura con i capelli color notte, la pelle candida e le iridi sanguigne, in una semplice felpa dal cappuccio calato, jeans e scarponi, osservava le luci che brillavano, il traffico delle automobili, il cauto avanzare dei pedoni nella neve ancora spessa.
Non sapeva se sarebbe tornata, o comunque, quando. Alzò una mano chiamando un taxi.

“Signorina, ma non ha freddo?” chiese il tassista, girandosi.
“Veramente, no.” rispose quella.
“Se lo dice lei… Dove la porto?” sorrise l’uomo, tornando al volante.
Morgana sorrise, stringendo gli occhi sotto le lunghe ciglia.
“Mi sorprenda!”

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