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Padrona di mia sorella

By 26 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

PADRONA DI MIA SORELLA

Quando fui in camera, mi sedetti alla scrivania davanti lo schermo del PC acceso, immobile e con le tempie pulsanti.
Ero arrivata davvero a quel punto? Avevo davvero approfittato di Andrea in quel modo degenerato? La risposta a quelle domande la diede presto il mio corpo ancora visibilmente eccitato con una contrazione.

Non provai reticenza, neppure un leggero imbarazzo, forse soltanto una vena di paura data dalla razionalità, ma nulla di più. Scesi una mano fino a toccarmi ed impunemente sorrisi ripensando a quanto vissuto; poi, mi distesi sul letto dopo aver acceso la TV, divenendo consapevole che in me qualcosa non era più come prima.

La stanza di Giulia si aprì dopo una ventina di minuti.
Ascoltai i loro passi davanti la mia stanza e non potei non chiedermi se davvero mia sorella lo avesse lasciato in quel modo vergognoso, poi la porta di casa si chiuse con il solito tonfo sordo.

Giulia entrò come mi aspettavo poco dopo con un sorriso malizioso disegnato sulle labbra, ma parlai prima io, alzandomi un po’ con la schiena sul cuscino.

‘l’hai lasciato così sul serio?’

‘certo, pensavi scherzassi’

‘… è tuo amico’

‘e allora? Proprio per questo gli do quello che gli piace’

Ridemmo entrambe, poi mi raggiunse e si sedette alle mie gambe passandosi una mano tra i capelli e portandoli dietro la schiena.

‘ad un certo punto non ti ho più riconosciuto Nadia… sembravi più alta, più forte, insomma eri davvero stupenda’

‘smettila, ho fatto una scemenza colossale… e la colpa è tua sappilo. Se non mi avessi tenuto e stuzzicato in continuazione non sarei arrivata a tanto’

‘però è successo…’

‘si lo so e va bene così. Se ci denuncia sappiamo di meritarlo’

Si fece più vicina allungando una mano ai miei piedi, toccandoli delicatamente attraverso i calzini usati.

‘oggi è domenica… da stasera toccava a te prendere il ruolo che avevo io tra noi due’

‘… vuoi fare la serva? Non so se ti ci vedo’

‘nemmeno io mi ci vedo… però erano questi i patti’

Mi eccitai tremendamente alzando un poco le gambe per non farlo vedere in modo esplicito.

‘potrei essere un po’ cattiva Giulia, mi sento strana dopo quello che ho fatto… e se penso che è per colpa tua mi viene proprio un gran nervoso’

‘fa come vuoi, però una cosa te la voglio dire; sarò la tua serva fino a sabato prossimo, ma ho il diritto di rifarmi su Andrea chiaro? Più ci vai pesante con me e più me la prendo con lui’

‘sei davvero una stronza…’

‘lo so’

Cadde un profondo silenzio durante il quale ci guardammo sorridendo in maniera un po’ cinica, quasi di sfida.

‘non puoi tenerlo così per sempre… so per certo che ad un certo punto starà male’

‘non mi importa’

‘dovrebbe invece! Smettila di fare così…’

‘non rompere, te l’ho già detto, se vuoi aiutarlo lo devi fare tu con le tue mani… o altro; potevi farlo oggi e invece hai scelto di no’

‘perché è un maiale…’

‘infatti, lo è. Per questo mi piace… vuoi sapere cosa ha detto prima di andare via?’

‘cosa? Che andava dalla polizia?’

‘no stupida… mi ha abbracciato e ha detto di darti un abbraccio anche a te’

Restai davvero sorpresa, perché mi aspettavo che Andrea fosse spaesato e spaventato da quello che gli avevo fatto, dubbiosa anche solo che avesse capito cosa gli avessi fatto; dopo aver detto questo, mi sorella si alzò e mi venne vicino abbracciandomi forte, gettando poi uno sguardo in mezzo alle mie gambe.

‘ti è piaciuto proprio è?’

‘pensa a te piuttosto, mentre mi guardavi sembravi posseduta nel toccarti’

Si portò una mano in mezzo alle gambe a poche decine di centimetri da me emettendo un gemito come di risposta alle mie parole, mentre in me scattò di nuovo la voglia.

‘fa come vuoi con Andrea, non ho intenzione di farci nulla in quel senso… se gli piace farsi trattare così tanto peggio, a me interessi più tu e quello che mi hai fatto passare’

Sorrisi tirandola con poca forza per una ciocca di capelli fino a farla inginocchiare.

‘mamma ancora non torna, ed io ho ancora voglia a causa tua e di questa situazione; apri la bocca…’

Ci fu un istante in cui scostai lo sguardo dai suoi occhi per un accenno di imbarazzo, monito di una me stessa che ormai andava sempre più scomparendo, ed una volta sul pavimento con il sedere, Giulia non disse nulla, socchiudendo gli occhi e restando con le labbra semi aperte.
Esitai ancora un attimo, poi le mani si mossero da sole assecondando il volere del corpo, abbassando i pantaloni della tuta e restando davanti la sua faccia con il pene gonfio e pulsante.

Nel silenzio l’afferrai per i capelli delicatamente e la avvicinai a me ponendo la punta del sesso tra le sue morbide labbra, guardandola tornare ad aprire gli occhi.
Stavolta non ebbi esitazione e nonostante il disagio di quello sguardo che non smetteva di ricordarmi quello che stavo facendo, affondai ogni centimetro nella sua bocca, fino a farglielo ingoiare completamente e restando qualche istante a godermi il calore.

‘Giulia… è colpa tua, è inutile che mi guardi così’

Chiaramente non rispose continuando a restare immobile con il membro tra i denti, poi iniziai a muovermi dapprima lentamente, uscendo da lei fino alla punta e poi rientrando fino alla base godendo sempre di più.

Mia sorella non mi agevolò in alcun modo tranne passare la lingua quasi in modo involontario lungo la carne che scendeva dentro la sua gola, ed andai avanti così per diversi minuti, arrivando presto al climax.

Nel suono dei suoi leggeri gemiti e dei risucchi volontari o meno della sua bocca e dei miei ansimi di piacere, chiusi gli occhi sentendo l’orgasmo alle porte e non mi passò neppure per la testa di avvertirla come avevo sempre fatto; invece, la tenni più saldamente replicando quanto avevo fatto con Andrea nella sua stanza.

Con delle contrazioni fortissime ed una sensibilità irragionevole, rilasciai chiusa nella bocca di Giulia quattro o cinque schizzi copiosi che rimasero intrappolati saldamente nelle guance gonfie.

A parte chiudere un istante gli occhi ed aggrottare la fronte, Giulia non mi staccò mai lo sguardo di dosso, anche dopo averla riempita e senza darle alcun ordine prese a muoversi nuovamente.
Probabilmente aveva ingoiato tutto quello che le avevo dato, perché dalle labbra non uscì la minima goccia, ma il continuare quel pompino mi rese cieca dalla sensibilità che avevo raggiunto e dovetti dimenarmi per farla smettere.

‘Giulia basta adesso! Fermati!’

Urlai ad un certo punto alzandomi in piedi con lei in ginocchio intenta a guardarmi e toccarsi con le mani in basso.
Ogni suo passaggio mi strappava un grido più o meno forte ed il sesso si gonfiava di più ad ogni risucchio che con intenzione diventavano sempre più decisi.

Reclinai la testa all’indietro stringendo i denti per il troppo piacere, ansimando come una maiala colando addirittura della saliva dalla bocca, poi, con le gambe tremanti ed ulteriori tentativi di farla smettere, mi tirò fuori con la forza un altro orgasmo devastante.

Trattenne nella bocca anche questo continuando imperterrita muoversi avanti ed indietro facendomi cadere a terra sudata e quasi sull’orlo di impazzire.
Incapace di emettere altri suoni oltre che urla e gemiti, fremendo scalciai con le gambe e con le braccia tentando di fermala o di farla allontanare, ma nuovi risucchi ancora più vigorosi mi paralizzarono fino a farmi uscire delle lacrime e ritrarmi in posizione fetale, seguita da Giulia che a lasciarmi proprio non pensava.

Persi la testa chiudendole la testa tra le gambe, sbavando come un animale in terra con gli occhi riversi e contrazioni senza fine su tutto il corpo ed in quella posizione disgustosa finalmente venni rilasciata qualche minuto più tardi.
Non riuscivo a capire più niente e restavo tremante quasi sotto il letto gemendo.

‘tu hai potuto finire due volte… Andrea non avrà questa fortuna; quando lo rivedrai te lo dovrai ricordare’

Rise tirandomi via da sotto il letto prendendomi il viso con una mano, per darmi un leggerissimo bacio sulle labbra umide dei miei umori.
Tornai capace di intendere soltanto diverso tempo più tardi quando ormai ero da sola nella stanza.

Avevo udito chiaramente quello che aveva detto mia sorella ed il suo leggero bacio, quindi mi tirai su a fatica stendendomi sul letto con le mani in mezzo alle gambe.
Dire che sentivo bruciore non sarebbe stato corretto, la sensazione la potrebbero provare tutti i maschietti che stanno leggendo questa storia continuando a masturbarsi fino a venire due volte di seguito e poi continuare ancora; un qualcosa che personalmente non avevo mai fatto neppure da sola, proprio per via della sensibilità che raggiungevo.

La porta di casa si chiuse sancendo il rientro di nostra madre e tentai di darmi una sistemata fingendo poi di dormire, qualora fosse venuta nella stanza.
Attesi, ma per fortuna passò oltre andando da Giulia credendo forse che stavo studiando.

Le parole di mia sorella su Andrea tornarono a ricordarmi l’orrore che probabilmente avrebbe fatto vivere a quel povero ragazzo, ed un brivido corse lungo la schiena al pensiero se non fossi stata in grado di venire.

Ci volle una mezz’ora per far tornare tutto alla normalità, quindi andai in bagno a farmi una doccia veloce e poi, profumata e ristabilita, tornai in stanza a rilassarmi completamente svuotata.

Quella sera non parlai molto con Giulia e ci limitammo a vedere un film con nostra madre in sala, dopo il quale andammo a letto scambiandoci una buona notte tutto sommato più che dolce.

Il giorno seguente facemmo colazione e forse i nuovi ormoni in circolo dopo il riposo tornarono a cambiarmi. Eravamo al tavolo e Giulia era appena scesa come al solito devastata dal letto, indossando soltanto perizoma, calzini e reggiseno.

‘oggi esci?’

‘no non credo, devo studiare per l’ultimo compito di fisica… forse la sera vedrò Andrea’

Sorrise sorseggiando il proprio thè.

‘bene, perché quando torni da scuola ho io delle cose da farti fare…’

‘del tipo?’

‘faccende di cui non voglia, ma tanto ci sei tu no?’

Abbassò lo sguardo continuando a sorridere e lo stesso avevo fatto io mentre le parlavo, sedute una di fronte l’altra.

‘ah, e un’altra cosa… oggi mettiti delle scarpe diverse, sono stanca di vedere quegli stivali consumati capito? E già che ci sei non metterti il trucco nero, mettiti dei jeans normali ed una maglietta come la metterei io, voglio vederti vestita normale per una volta’

Alzò lo sguardo volendo dire sicuramente qualcosa.

‘che c’è? Finiamo già il gioco?’

‘no… va bene, farò come vuoi’

‘brava e lasciami i calzini… quelli te li lavo io’

Nell’ultima frase non la guardai negli occhi, finendo di bere il latte e ritrovandomi Giulia in piedi a toglierseli al volo senza riflettere un istante e lanciarmeli ridendo.

‘attenta che sono cinque giorni che ci cammino… ma non credo sia un problema’

Detto questo, si girò e prese ad andare in punta di piedi verso le scale sorridendo lasciando me a pulire i suoi resti.

Quando uscii dalla stanza, io ero nella mia con la porta aperta e stentai a riconoscerla; indossava le sue Convers che conoscevo bene, un jeans blu scuro ma molto classico ed una maglietta a maniche corte grigia con un disegno nero e fucsia di un gufo stilizzato abbastanza carino.

Le dissi solamente che così sembrava la ragazza più normale della terra e dopo essermi presa qualche insulto, la vidi andarsene guardando fuori la mia stanza i panni che quel pomeriggio avrebbe lavato.

Fu una giornata tranquilla e per via che il lunedì la biblioteca era chiusa dovetti studiare a casa, riuscendoci per la prima volta da quando tutto quel casino era iniziato.
Ogni tanto non posso nascondere di essermi eccitata con quei calzini schifosi che Giulia si era tolta la mattina e divorai avidamente quell’odore di sudore e tessuto standomene tranquillamente sul letto intenta a toccarmi.
Ragionai soltanto quando l’orgasmo fu quasi alle porte che ora avevo mia sorella alle mie dipendenze, ed un brivido di piacere quasi bastò a farmi schizzare.
Restai ancora del tempo a mandare indietro il liquido e continuare ad annusare quello che tenevo nella mano, finché mia madre non tornò dal lavoro e dovetti scendere a preparare con lei il pranzo.

Dopo pranzo, attesi Giulia nella mia stanza e puntualmente entrò chiudendo la porta e restando attaccata ad essa guardandomi con un leggero sorriso.

‘che ti serve?’

‘prima che vai a fare i compiti devi sistemarmi la stanza, io non sono te quindi non avrai molto da fare, però io voglio vedermi la TV e non ho tempo’

Si mosse uscendo dalla stanza e tornando con una scopa ed il raccogli polvere, con cui silenziosamente iniziò a spazzare per terra.
Ero seduta sul letto e con calma mi distesi, inebriandomi di quella sensazione di potere che avevo ottenuto, quindi la guardai pulire e scesi più volte sul suo corpo, osservando anche ben altro.

Cercai di controllarmi perché nostra madre era nella sua stanza, quindi mi limitai ad essere una vera rompipalle ordinandole di fare tutto quello che mi veniva in mente, addirittura facendola abbassare sotto il letto.
Quando ebbi esaurito le faccende, le ricordai che quella sera doveva assolutamente fare il mio bucato e la lasciai libera.
Obbedì bofonchiando qualcosa che mi fece ridere, poi restai sola e passai il tempo tra studio ed internet.

Fu la mattina seguente che mi svegliai carica di desiderio.
Da quando ebbi aperto gli occhi, nel bassoventre il sesso svettava pronto e pulsante a reclamare quello che andava fatto offuscandomi la ragione; quindi, dopo essermi data una sistemata in bagno, consapevole che mamma fosse già uscita, invece di scendere in cucina, entrai di soppiatto in camera di mia sorella.

La tapparella abbassata quasi del tutto impediva alla luce del sole di fare il suo lavoro, ponendo tutto in una statica penombra.
Guardai la confusione che c’era in giro; vestiti poggiati ovunque, libri di scuola, quaderni, cartacce, nulla di diverso dal solito insomma e poi il letto di Giulia ove sopra il lenzuolo stava lei dormiente.

La sveglia aveva già suonato, ma lei era solita rimetterne un’altra venti minuti più tardi, quindi ci arrivai vicino ammirandone il corpo.
Il cuore prese a battermi più forte mentre carezzavo con lo sguardo le sue gambe ed i suoi fianchi, poi mi sedetti a bordo letto vicino i suoi piedi nudi.

Presi a toccarmi lentamente abbassandomi con la faccia fino a sentirne l’odore acre e mi lasciai travolgere dal desiderio che mi rendeva capace di cose davvero pessime; infatti, quando smisi di masturbarmi mi alzai spostandomi vicino il suo viso.

Ansimante ed ansiosa di godere, follemente avvicinai il sesso alle sue labbra socchiuse passandolo con delicatezza e bagnandola con qualche goccia che dalla punta aveva preso ad uscire.
Sempre delicatamente spinsi un poco la carne nella bocca che istintivamente si allargò accogliendomi fino a metà del glande; vibrai di piacere per quella violenza che stavo facendo e non ci volle molto prima che gli occhi di Giulia si aprirono, sbattendo diverse volte sorpresi di vedermi.

‘Giulia non parlare… non dire nulla ti prego’

Dopo la sorpresa iniziale, effettivamente mia sorella non si allontanò, né mi sputò fuori, invece, con la bocca ancora impastata dal sonno rimase ferma, chiudendo nuovamente gli occhi come nulla fosse.
Quel gesto mi eccitò a tal punto che tornai a penetrarla con vigore mordendomi l’indice della mano per lenire i gemiti che altrimenti avrei emesso; non più di cinque minuti dopo le riversai in gola un fiume di seme che colò dritto in ogni recesso del palato.

Con le gambe tremule di piacere restai a godere in quella calda prigione sentendo Giulia ingurgitare quanto le avevo regalato, mantenendosi sempre immobile e con gli occhi dormienti.
Estrassi dopo un po’ il pene dalla bocca, affaticata e la guardai completamente persa nella sua generosità, quindi mi abbassai dandole un bacio sulla guancia e me ne andai vergognosa e decisamente più leggera.

In ritardo, circa una mezz’ora dopo quella pazzia, Giulia scese a fare colazione già parzialmente vestita e con un gran sonno sugli occhi.
Fui stavolta in grande imbarazzo e quando si sedette tentai di non guardarla negli occhi apparecchiandole il posto come per scusarmi di quanto avevo fatto.

‘mi hai fatto addirittura i toast? Ti vuoi far perdonare per avermi svegliato in quel modo?’

Sussultai sedendomi vicino a lei con occhi pentiti.

‘scusa Giulia… ho esagerato questa volta, non so più che cosa sto facendo’

‘a me sembrava lo sapevi benissimo…’

Diede un morso al toast fissandomi senza sorridere, ma con occhio malizioso ed a quel punto, per via del troppo imbarazzo recitai.

‘beh, ma questo faceva parte della settimana come serva no…’

‘ah si?’

‘certamente… infatti fino a sabato posso svegliarti come voglio’

Sorrise avvicinandosi con il corpo fino a poggiarsi su di me, un atteggiamento un po’ strano che istintivamente mi portò ad abbracciarla.

‘va bene… dopotutto sono la tua schiava fino a Sabato, quindi puoi usarmi’

‘e-esatto…’

In quella posizione molto dolce, stetti con lei guardandola finire di mangiare, poi ripensai che la sera prima era andata a casa del povero Andrea.

‘che gli hai fatto al tuo amico ieri?’

‘ti interessa?’

‘n-no… però io sono stata un po’ stronza con te’

‘già… ed io lo sono stata altrettanto con lui’

Ci sciogliemmo dall’abbraccio guardando entrambe l’orologio sopra l’infisso.

‘si sta facendo tardi… entrerò in seconda, comunque stavo pensando che se non hai impegni giovedì Andrea potrebbe venire qui, mi ha praticamente supplicato’

‘supplicato?!’

‘direi che è proprio il termine giusto, visto che piangeva’

Spalancai la bocca preoccupata e non più divertita.

‘Giulia ma che gli stai facendo? Lo farai impazzire così’

‘semmai lo faremo… io mi baso molto su quello che mi fai tu, te l’ho detto!’

‘portalo…’

‘come?’

‘portalo giovedì… voglio vedere come sta’

Per qualche ragione la feci ridere e mi abbracciò serena.

‘vedi che inizia ad importarti! Tu sei buona Nadia, più buona di me sicuramente’

‘tu sei disturbata Giulia… voglio solo sincerarmi che non lo fai morire’

Rise alzandosi e risedendosi su di me al contrario, come su un cavallo.

‘mi sono già preparata, quindi ho un po’ di tempo, vuoi farmi qualcos’altro? Stasera sono di nuovo da Andrea’

‘n-no… è meglio di no, ogni volta che ci penso mi metti il pensiero che gli farai male’

‘gli piace anche a lui a proposito…’

‘che cosa?!’

‘se gli faccio male si eccita…’

‘c-come lo sai?’

‘l’ho scoperto da me… come ho fatto con te’

A quelle parole, il cavallo dei miei jeans si deformò all’istante direttamente sopra la gonna nera che aveva indossato quel giorno.

‘dovresti lasciarlo stare…’

‘e tu dovresti pensare a te stessa… lo sento che hai ancora voglia, chiedimi qualcosa avanti’

‘così poi fai lo stesso a quel poveretto?’

‘è ovvio…’

Sorrisi nervosamente guardando fissa negli occhi mia sorella che solo allungando di poco le labbra l’avrei potuta baciare tanto era vicina; mi abbracciò poggiando il collo al mio fianco facendo incontrare i nostri seni e giuro che per quanto tentai, non resistetti.
Inizialmente mi mossi facendola alzare e credo che rimasi sorpresa, pensando forse che ero riuscita a rimanere sulle mie buone intenzioni, poi però, chiudendo gli occhi e poggiandomi con il sedere al tavolo, mi abbassai gli shorts liberando il sesso.

‘ci avevo quasi creduto lo sai?’

‘zitta per favore non parlare nemmeno…’

Non la guardai mai, almeno non direttamente, al massimo con la coda dell’occhio mentre con un sorriso beffardo allungò una mano sul mio seno alzando poi la maglia fino a denudarmi.
Si avvicinò silenziosa con la bocca al petto ed affondò i denti in maniera decisa sul capezzolo, alternando la lingua sull’aureola a piccoli morsi alquanto dolorosi.

Ad ogni morso, non potevo trattenere alcun gemito o sussulto che tristemente andavano ad aumentare le contrazioni del pene già di per sé esasperato dal desiderio, ma Giulia non ci dedicò neppure una carezza per i successivi cinque minuti, limitandosi alle tette che sembrava adorare.

‘piano mi rimangono i segni così… ahi!’

Un morso più forte di tutti gli altri mi afferrò sulla morbida carne poco più su di dove aveva martoriato fino a quel momento e quando sentii le sue dita lungo la mia carne in basso,mi venne d’istinto guardare.

Giulia aveva preso a passare delicatamente le dita sul sesso emulando una masturbazione che però, per via del pochissimo attrito, non donava il sollievo sperato.
Ben presto iniziai a colare sul pavimento una gran quantità di liquido trasparente e quello era il segnale che ormai ero alla frutta.

‘Giulia ti prego stringi… non riesco a sentire così’

‘sta zitta… non mi hai detto esattamente cosa fare, hai solo tirato giù i pantaloncini, quindi decido io’

Sospirai sentendola tornare a leccare e mordere il seno, mentre con l’indice prese a tintinnare la punta del pene sfregandolo e spargendo ovunque quegli umori incolore.
Spalancai la bocca inspirando affannosamente per l’orgasmo che sentivo salire e rimanere sospeso per colpa del suo passaggio, finché non strinsi i denti una volta afferrata saldamente.

La sua stretta adesso si era fatta vigorosa ed insieme portammo la testa verso il basso per guardare la sua opera, masturbandomi con movimenti lenti ma decisi, tirando indietro con un colpo secco la pelle che ancora mi copriva.
Gemetti sentendola sussurrarmi all’orecchio.

‘ti do l’occasione di fare un opera di bene per Andrea, se mi fermo adesso, oggi non gli farò nulla…’

‘Giulia sei una…’

Aumentò il ritmo della mano ponendo le unghie a contatto con la pelle graffiandomi ad ogni passaggio.

‘AHI! Giulia mi fai male!’

‘allora? Non ti è rimasto tanto… che decidi? Mi fermo?’

Non riuscii a parlare correttamente e nonostante provassi un forte bruciore per quelle unghie affilate, sentivo che ormai ero al limite ed avrei schizzato di li a poco.
E così fu.

Dopo un ultimo sali e scendi, la mano di mia sorella vibrò per le contrazioni che sputarono fuori cinque schizzi così forti da arrivare al frigo che avevamo di fronte, piegandomi all’indietro sul tavolo.

Giulia seguitò per un po’ il suo comodo, ritraendo per fortuna le unghie, massaggiandomi e spremendomi fino all’ultima goccia che colò a terra inerme.

‘sei davvero cattiva Nadia… forse persino io mi sarei fermata, tanto mi avresti potuto chiedere qualcosa dopo pranzo o stanotte’

‘mmm…’

‘gli porterò i saluti anche da parte tua allora’

Intenta a riprendermi dal piacere, ricevetti un bacio sulla guancia seguito da una risata; poi, Giulia si allontanò ricordandomi di pulire il frigo e non mi restò altro da fare se non godermi quel momento, tornando seduta con le gambe leggermente unite.
La volli salutare io con un forte abbraccio prima che uscisse dimenticando o volendo dimenticare quanto aveva detto riguardo ad Andrea e quello che per causa mia probabilmente avrebbe passato.

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