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Serena, 18enne formosa umiliata in vacanza da matrigna e cugino

By 28 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve, sono Serena e voglio raccontarvi la mia storia. Ho compiuto quest’inverno 18 anni ma evidentemente per Gianna sono ancora una bambina. I miei genitori si sono lasciati quando ero piccola, ed ho vissuto da sempre con quella strega di Gianna. Mia mamma &egrave morta giovane, ed io sono rimasta con Papà e la compagna, Gianna appunto. Ma io e Gianna ci odiamo quasi. Abbiamo una casa al mare in Puglia e quest’estate ci siamo recati lì come al solito, sapendo che mi aspettava l’inferno, visto che Gianna non mi permetteva nulla. A momenti non volevo andarci visto che mio Padre non sarebbe venuto dato che aveva da lavorare. Poco prima di partire chiamò a casa mia zia Elena chiedendo Gianna se poteva venire con noi Guido, mio cugino di 23 anni. La casa in vacanza non &egrave grande ed era giusta per 2 persone, però ci saremo stretti.

Siamo partiti quando avevo già 18 anni per questo pensavo di poter fare più cose e comportarmi come una ragazzina della mia età deve. Ma già le premesse non furono delle migliori. Arrivati a casa, Gianna subito disse a Guido di fare quello che voleva e che poteva prendere tranquillamente il letto. La casa &egrave fatta di due stanze, un matrimoniale ed una cameretta con un singolo letto. Non pensavo che Gianna volesse dormire con me per questo le chiedo:
“Scusa, ma noi dobbiamo dormire insieme?”
“Ma sei impazzita? Io devo stare larga, lo sai che non mi trovo, tu dormi di là con Guido metti un materassino a terra, tanto ti trovi lo stesso. E non replicare”. Un po’ scocciata da questa risposta sapevo che mi sarebbe aspettata una vacanza di merda.

L’indomani andiamo a mare, e ci svegliamo presto dopo la nottata un po’ insonne sul materassino. Gianna &egrave già sul lettino, ed arriviamo io e Guido. Gianna saluta solo lui: “Ciao Guido! Senti non ti ho preso il lettino perché non so se ti serve, se lo vuoi fammi sapere!” “Ma no zia (la chiama così…) non ti preoccupare tanto sto sempre in giro”. Inutile dirvi che anche io desideravo un lettino ma che cosa le vuoi chiedere a quell’arpia? Perciò ho preferito lasciar stare. Posai la borsa a terra, e mi tolsi la vestina che avevo rimanendo in costume. Feci per legare all’ombrellone gli occhiali da sole e Gianna da dietro mi slegò il reggiseno. “Ma cosa cazzo ti sei messa in testa puttanella? Tu sei solo una bambina. Il reggiseno non ti serve.” Istintivamente mi coprii il seno ma lei mi diede uno schiaffo sonoro: “Togli quelle mani, che sei una bimba di che ti vergogni?”. Il suo comportamento era assolutamente fuori luogo. Avevo 18 anni e di certo non ero una bambina. Sono alta, bionda ed ho un fisico snello. Necessitavo eccome del reggiseno avendo una 4′ piena, e così facendo avevo tutto all’aria. E così cominciai a starnazzare qualcosa senza rendermi troppo conto di quello che dicevo. E lei mi minacciava: “Senti ringrazia che ti faccio tenere il pezzo di sotto, e fai la buona.” Alché mi misi a piangere visto che non volevo essere trattata così ed il nostro vicino di ombrellone si avvicinò, ed io mi stesi sull’asciugamano a pancia sotto per evitare di mostrarmi in Topless.

“Buongiorno, sono Marco il vostro vicino di ombrellone!”. Era un tipo brizzolato sulla cinquantina, che Gianna guardava ammiccando e presentandosi. “E’ successo qualcosa, sentivo piangere la ragazzina?” Disse. E di lì il discorso tra loro due:
“Ma sì &egrave una bimba e vuole mettere il reggiseno. Queste ragazzine di oggi credono di essere Miss Italia, sono troppo sfacciate, devono imparare un po’ l’educazione!”
“Oh ha ragione Signora, anche mio figlio fa sempre il maleducato, fa bene ad usare così il pugno duro!!
“Le sembra il caso che si metta a fare una scenata? A che le serve il reggiseno se ha solo 18 anni?”
“Ma si figuri sono solo capricci…” Lo stronzo non faceva altro che guardarmi il seno ma fortunatamente ero stesa e non poteva vedermi. Quando all’improvviso Gianna disse: “Serena, muoviti vai a prendere due caff&egrave a me ed al Signore. Ti concedo di metterti il reggiseno solo per entrare al bar”. Mi alzai e non potetti fare a meno di mostrarmi in topless allo sconosciuto, e non mi coprii sapendo che sarei stata punita, presi il reggiseno e feci per metterlo e Marco disse: “Bimba vuoi che ti aiuto?” “Ma certo Marco lei &egrave molto gentile!” Disse Gianna… Marco si avvicinò a me e nel sistemarmi il costume mi palpò leggermente il seno pieno e me lo mise indugiando parecchio. Avevo troppa vergogna di tornare lì, al bar ci misi 20 minuti quasi per prendere il caff&egrave.

Al ritorno portai i due bicchierini e vidi Marco che accarezzava le gambe di Gianna… Che troia pensai… Mi avvicinai e diedi loro i caff&egrave. Marco si alzò e mi slacciò il costume. “Oh hai visto com’&egrave bravo questo signore Serena?” Per non stare nelle loro grinfie decisi di andare a mare e corsi per la spiaggia per non farmi vedere… Ma tutti mi osservarono, specie la scena del mio seno ballonzolante credo eccitò molti uomini. Entrai in acqua e raggiunsi mio cugino Guido che era ignaro di tutto. Parlammo del più e del meno, finché mi chiese se volevo fare qualche tuffo, ma un po’ vergognandomi gli spiegai la situazione. Lui inizialmente pensò poi mi disse: “Dai Serena sei ancora piccola perché vuoi mettere il reggiseno?” Il porco sapeva benissimo che dovevo metterlo visto il seno che mi ritrovavo, ma evidentemente voleva sfruttare anche lui l’occasione…

To be continued…

Jeggy82@yahoo.it Dopo la splendida mattinata in cui avevo messo in bella mostra la mia mercanzia a tutta la spiaggia, (chissà quanti pensieri di ragazzi, adulti e anziani avrò turbato) torniamo a casa, ma già mi sentivo umiliata, visto che tutte le altre ragazze della mia età portavano un pezzo di sopra, pur non avendone bisogno in certi casi data l’assenza del materiale da coprire.

Mentre torniamo a casa mi accorgo che Gianna aveva invitato Marco a casa nostra per la cena: ci dirigiamo tutti e quattro verso la nostra modesta casa di vacanze. Pensate che figo! Le mie amiche sono in giro per il mondo tra Ibiza, Formentera, Zante a divertirsi, e io sono con la mia matrigna e mio cugino che mi trattano come se fossi una bambina. Ciò nonostante devo provare a trovare un senso a questa vacanza, non so quanto tempo dobbiamo restarci qua, ma di certo spero il meno possibile, o che magari le cose migliorino, non ho idea di come.

Tornati a casa, Gianna subito dice a Guido che può fare lui la doccia per primo, mentre in cucina prepara un caff&egrave a Marco chiedendogli cosa voleva mangiare per la cena, visto che lei sarebbe dovuta scendere a fare la spesa. Io resto seduta senza parlare, non mi va neanche di condividere chiacchiere con loro!

Ma in tutto questo vi starete chiedendo perché Gianna, che comunque &egrave la mia matrigna, e dovrebbe cercare di trovarsi bene con me, mi tratta in questo barbaro modo. In realtà me lo sto chiedendo anche io, quindi non vi saprò dare una risposta. Potrei solo pensare che &egrave la gelosia che la porta a comportarsi in questo modo. Neanche ci parlo con mio padre. Lui appoggia sempre Gianna, e ho già litigato abbastanza con lui riguardo il tema ‘Gianna’.

Vedo Guido che esce dalla doccia in accappatoio (il bagno &egrave attaccato alla cucina ed &egrave giusto una stanza piccola con la doccia e il water). A questo punto mi alzo per andare in camera a prendere i vestiti ed entrare, come avrete capito in bagno non ci possiamo cambiare perché non c’&egrave spazio e si allagherebbe tutto; c’&egrave spazio giusto per mettere l’accappatoio in un angolo, per questo mi spoglio in camera e in accappatoio mi dirigo in bagno, quando Gianna mi blocca per un braccio:
‘Ma dove vai scostumata? Deve fare prima Marco la doccia! Questi giovani di oggi non sanno cos’&egrave il rispetto!’.
Tutto ok aveva ragione, ero stata indelicata a non chiedere prima a Marco di voler fare la doccia visto che sarebbe rimasto con noi per la cena.
‘Ma non preoccuparti Gianna, la facciamo insieme, così le do anche una mano a lavarsi!’

Ero sicura che la vecchia (la chiamo così quando mi fa arrabbiare troppo, ma in realtà tanto vecchia non &egrave, &egrave una signora normale, anche abbastanza piacente) gli avrebbe detto che stava esagerando, ma per mia grande sorpresa disse:
‘Non so come ringraziarti, vediamo se possiamo impartirgli un po’ di educazione a questa viziatella! Io adesso scendo altrimenti mangeremmo troppo tardi. Serena mi raccomando se Marco vuole qualcosa fagli vedere dov’&egrave!’.

Non ebbi neanche il tempo di rispondere che mia zia chiuse la porta e se ne andò. A quel punto guardai Marco e non capivo le sue intenzioni quali fossero, ma soprattutto se realmente credeva io fossi una stupida, o stava approfittando della situazione per vedermi nuda o per chissà cos’altro.

‘Dai su, non fare i capricci, comincia ad entrare’.

Entro in bagno ormai senza sapere cosa fare, l’ultima cosa che vorrei fare &egrave togliermi l’accappatoio. Lui comincia a spogliarsi rimanendo in costume.

‘Beh che fai, non ti hanno insegnato che la doccia si fa senza l’accappatoio?’

Nel dire quest’ultima frase mi slacciò l’accappatoio e me lo fece praticamente cadere a terra e restai completamente nuda davanti a lui. Marco non batt&egrave ciglio e aprì la doccia.
‘Lo sai che quando si va a mare a farsi il bagno resta molta salsedine attaccata alla nostra pelle? Non &egrave per niente bello!’
Per il momento non rispondevo ed ero girata dandogli il culo; il fatto di non avergli dato una risposta deve averlo indisposto, e la tremenda pacca che mi diede sul culo ne &egrave la conferma.

‘Una persona vuole aiutarti a fare il bagno e tu le dai le spalle? Non si fa bimba cattiva!’

Fui costretta a girarmi, mentre lui prese il sapone e cominciò a fare schiuma con le mani e successivamente mi insaponò le spalle.
‘Dai se fai la brava ti lavo per bene!’

Io volevo solo che quel momento passasse in fretta. Il bagno era piccolo quindi eravamo a stretto contatto e lui aveva in pratica il mio seno contro il suo petto mentre mi insaponava in collo e pian piano scendeva con le mani, non volevo che mi toccasse il seno così mi scostai un poco e addirittura gli dissi:
‘Posso anche insaponarmi da sola non ti preoccupare.’

‘Innanzitutto dammi del lei. E poi non fare la capricciosa, Gianna ha detto che devo lavarti quindi obbedisci’.
Mi strattonò verso di sé e prese a insaponarmi le tette per mio grande fastidio. Era la prima volta che qualcuno me le toccava, in realtà &egrave molto strano per una ragazza della mia età. Sono sempre stata timida con i ragazzi e non ho mai avuto nessuna esperienza rifiutando qualsivoglia avance che mi fosse stata fatta. Il suo tocco seppur duro, si faceva più soave quando arrivava ai capezzoli. Questo tipo di contatto cominciava a piacermi, &egrave una cosa naturale credo, non so e addirittura respiravo a fatica.

‘Ma brava! Ti piace che ti accarezzo le tettine?’
Ma sticazzi tettine avrei voluto dirgli! Continuò a farlo per un po’ di tempo mentre nel frattempo vidi che dal suo costume il rigonfiamento era inconfondibile. Le sue mani scesero oltre l’immaginabile e arrivò a insaponarmi la figa. Non pensavo ce ne fosse bisogno. Cominciò anche a giochicchiare con il mio clitoride, provocandomi qualche scossa di piacere.

Finito questo trattamento mi fece sciacquare e mi disse che ora dovevo ricambiarle il piacere. Si sfilò il costume e fuoriuscì il suo cazzo di notevoli dimensioni. Io cominciai ad insaponargli le spalle ma lui subito mi spostò le mani sul cazzo.
‘Insapona bene!’

A quel punto stavo facendo la mia prima sega, come se fossi un robot che agiva su comando. Non so se mi piaceva il contatto, era viscido, ma sembravo farlo bene e a lui piaceva. Dopo un po’ lo sciacquai.
‘E che hai fatto? Non lo sai che per togliere la salsedine da lì bisogna intervenire con la saliva?’

Non capivo cosa voleva dire.

‘Dai troietta inginocchiati! Abbiamo capito che ti piace il cazzo, succhiamelo!’

Io ero shockata, lui mi prese la testa e mi spinse verso il basso inserendomi la quasi totalità del suo membro in bocca e mi pompava con la testa. Dopo un po’ mi resi conto che lo stavo facendo io perché lui aveva interrotto. Il sapore non era male. Mi piacque vedere che ero capace di ‘tenere a bada’ un uomo. Avevo sempre pensato che fare un pompino fosse difficile perché potevi non farlo nel modo giusto, ma a quanto pare lo stavo facendo bene.

All’improvviso dopo 5 minuti di pompa, si staccò, prese a masturbarsi mi venne sul seno con violenza.

‘Adesso puoi lavarti da sola! Spero di esserti stato d’aiuto!’.

Detto questo mise l’accappatoio ed uscì dal bagno e io restai lì dentro da sola. Mi sentivo una puttana. In pratica mi aveva usato. Non solo gli avevo fatto una sega e una pompa, ma quando si era anche permesso di venirmi addosso. In quel momento qualcosa mi disse che se avessi voluto, mi sarei potuta ribellare, avrei potuto chiamare mio padre raccontargli tutto e tornare a casa senza problemi.

Volevo fare esperienza nella mia vacanza dei diciotto anni ma non so se questo era il modo giusto!

jeggy82@yahoo.it

Non so se continuare il racconto, fatemi sapere se la storia vi piace! Finisco velocemente la doccia e per la prima volta devo pulire il mio corpo dallo sperma… Prima di direzionare il getto dell’acqua per pulirmi, sono tentata dal vedere che sapore ha… Mi passo un timido dito sul capezzolo (dove ce n’era un bel po’) e lo avvicino alla bocca… Lo assaporo con la lingua e ha un sapore un po’ salato… Mi aspettavo di meglio… Successivamente metto l’accappatoio e vado in camera a vestirmi, dove trovo Guido steso sul letto in boxer.

‘Guido potresti uscire che dovrei vestirmi?’
‘Ma dai Serena, se ti ho vista tutto il giorno in spiaggia in topless, che male ci sarà a vederti anche qui così? E poi io non ti voglio trattare male come fa Gianna, preferisco avere un buon rapporto con te, e credo anche tu.’

Non mi lasciava altra scelta, in bagno non potevo andare a vestirmi che era tutto allagato, così mi tolgo l’accappatoio per vestirmi e gli do le spalle in modo che può vedermi solo il culetto. Infilatemi delle mutande, scelgo di non mettere il reggiseno in quanto sarei rimasta comunque a casa. Metto una canotta e un pantaloncino. Mi giro e vedo mio cugino Guido con il pene che gli fuoriesce dal boxer. &egrave almeno il doppio di quello di Marco, non posso far altro che sbarrare gli occhi e rimanere incredula.

‘Che c’&egrave non hai mai visto un cazzo cuginetta? Non mi dire che sotto la doccia non ti sei divertita con Marco?’
‘Ma che dici Guido…’
‘Guarda che vi ho visti dalla serratura della porta…’
‘Io… ehm… sono stata costretta… Non volevo…’
‘Se non avessi voluto ti saresti potuta benissimo divincolare ed uscire. La tua matrigna sarà anche stronza ma non credo che voglia che tu faccia pompe e seghe al primo che capita.’
‘Ti prego non dirlo a nessuno…’
‘Pensa se avessi filmato il tutto… Ora avresti già visite record sui siti porno!’
‘Dai scemo…’
‘Beh in realtà posso anche fare successo con le foto del tuo culetto che ho scattato qualche secondo fa…’

Un istintivo scatto di rabbia mi fa gettare sul letto da Guido per strappargli il cellulare di mano e cancellare le foto che mi aveva fatto di nascosto. Il mio tentativo &egrave abbastanza goffo, visto che lui mi blocca praticamente subito. Mi teneva i polsi bloccati e in pratica ero finita stesa sopra di lui e sentivo il contatto del suo cazzo con la mia gamba nuda.

‘Ma che fai? Non vedo cosa c’&egrave di male a fare la foto alla propria splendida cuginetta.’
‘Non le inviare a nessuno!!!’
‘Adesso dai tu gli ordini? Piuttosto fammi vedere se il tuo culetto &egrave sodo come sembra!’

Nel dire questo mi gira come se fossi una marionetta e mi abbassa il pantaloncino con la mutande e inizia a palparmi il culo.

‘Però! Lo sapevo che era così perfetto!’
‘Dai Guido non fare lo scemo smettila…’

Il rumore della porta di casa che si chiude lo fa sobbalzare, si scosta subito da me e corre in bagno. &egrave tornata Gianna. Io mi ricompongo e vado di là per aiutare a cucinare.

‘Scusa se ti ho fatto attendere Marco, ma c’era molta folla al supermercato, spero che Serena abbia fatto la brava.’
‘Ma sì. La sua figliastra &egrave solo un po’ capricciosa ma quando vuole sa essere ubbidiente.’
‘Ah tu sei qui! Che ci fai con quella canotta? Ma ti sembra il caso? Secondo te io sono venuta qua in vacanza a fare la tua serva e a lavarti i panni? Ti proibisco di sporcare i panni mentre sei a casa, quindi togliti subito quella canotta.’

Non sapevo cosa dire, ma mi ritrovo Marco dietro di me che mi sfila la canotta nonostante un mio piccolo tentativo di reagire. Ed eccomi di nuovo tette all’aria.

‘Oh cavolo! Ho dimenticato di comprare il pane! Non possiamo mangiare senza. Devo per forza tornare in paese a comprarlo. Prometto di fare presto. Tu Serena comincia a cucinare, anzi lava prima i piatti.’

Marco la risaluta e lei esce.

‘Beh non hai sentito? Devi fare i piatti’

Il fatto di essere in topless favanti a lui già quasi non mi imbarazza più, sebbene continuo a sentirmi come una puttana da marciapiede. Comunque mi metto a lavare i piatti così non mi può guardare. Dopo un po’ lo sento arrivare da dietro.

‘Ma non si lavano così i piatti. Guarda ti faccio vedere io.’

Si avvicina ancora di più mettendosi dietro di me, in pratica me lo sta appoggiando dietro. Mi fa vedere come si fa e non perde la minima occasione per toccarmi il seno. Dopo un po’, sfacciatamente comincia a toccarmi il seno a due mani non interessandosi più dei piatti. Sarò anche troia ma a me sta piacendo. Mi tocca in un modo fantastico e mi fa sentire donna. Per un attimo penso che mi piacerebbe che facessimo sesso… Ma non posso di certo prendere io l’iniziativa…

‘Troietta adesso non posso darti il cazzo che c’&egrave tuo cugino di là e Gianna torna a momenti ma stai tranquilla che un giorno di questi avrai quello che ti meriti.’

Il fatto che mi ha chiamato ‘troietta’ un po’ mi ha fatto eccitare, come se non fosse già bastato il suo massaggio al mio seno. Con mio grande stupore vedo che la sua mano scende e si introduce nei miei pantaloncini, va a toccarmi la figa. Sono bagnatissima. Inizia a masturbarmi. Così davanti al lavabo della cucina. In piedi. Vengo in cinque minuti nel mio primo orgasmo della vita. Lui mi dà una grossa pacca sul culo e va a sedersi sul divano.

La cena prosegue senza nessun particolare colpo di scena, a parte il fatto che io sono in topless e Guido e Marco non fanno altro che essere ipnotizzati dal mio seno. Fattesi le undici, Marco ci saluta e se ne va. Gianna si mette a letto e io e Guido andiamo in camera, sono davvero stanca.

‘Cacchio… Non abbiamo comprato il materassino… Come faccio ora?’
Guido mi guarda e mi fa capire che il letto &egrave abbastanza grande per tutti e due. Si va a lavare, mentre io sono già a letto con le tette all’aria, ormai mi ci sto quasi abituando, lui torna e vedo una prepotente erezione che grida vendetta da sotto i suoi boxer.

‘Cuginetta la smetti di guardarmi il cazzo?’

jeggy82@yahoo.it Sentire mio cugino parlare in quei termini mi aveva un po’ scosso. Ma del resto aveva ragione. Era pur sempre mio cugino, quindi non era giusto che lo guardassi. Però la situazione di dover stare in topless con lui a dormire nello stesso letto non &egrave delle migliori. Dovrei meritarmi anche io un po’ di privacy ma a quanto pare non &egrave possibile. Viene a stendersi sul letto, che &egrave evidentemente piccolo per entrambi, e le mie tette finiscono schiacciate dal suo braccio. Mentre il suo boxer contiene a malapena il suo uccello.

Passa un po’ di tempo e vedo che nessuno dei due riesce a dormire, io non riesco a stare più supina e quindi mi giro verso di lui, ma così facendo praticamente una mia tetta &egrave appoggiata su di lui.
‘Ma come fai ad avere questo seno enorme non ti dà fastidio?’
‘Di certo non posso tagliarmelo… Ma a quanto pare a te non dà fastidio.’

Guido se la rise, e preferì non rispondere. Ero convinta che avesse preso un’iniziativa, ma invece nulla, dopo un po’, si girò e si addormentò, e io rimasi lì con il seno appoggiato sul suo corpo e non riuscivo a dormire. Lo feci solo dopo diverse ore.

L’indomani mi svegliai e Guido non era nel letto. Sentivo che era in cucina con Gianna a fare colazione. Mi scocciava alzarmi perché ero parecchio stanca non avendo dormito. Dopo cinque minuti, entrò Gianna in camera:

‘Vatti a vestire che andiamo in piscina!’

L’idea mi piaceva perché così almeno non sarei stata in topless davanti a tutta la spiaggia. Mi andai a sciacquare, mi vestiii e collocai il costume nella borsa, così mi sarei vestita direttamente in cabina nella piscina. Arrivati nella piscina (all’aperto) c’era davvero tanta gente. Prendemmo un ombrellone vicino a una coppia di 40enni all’incirca e a un gruppo di ragazzini, più piccoli di me, avranno avuto 15-16 anni. Gianna si spoglia e ha già il costume sotto, Guido lo stesso. Apro la borsa per prendere il mio e trovo solo il pezzo di sotto.

‘Gianna ma dov’&egrave il mio pezzo di sopra?’
‘A casa ovviamente. Ti ho detto che non ti devi credere una diva del cinema, sei ancora una bimba non hai bisogno del pezzo di sopra.’
Se potevo tollerare la situazione a mare, la cosa in piscina mi dava in bestia, ma ovviamente non potevo farci nulla. In tutto questo i nostri vicini di ombrellone avevano sentito tutto e i ragazzini iniziarono a ridere e guardarmi male.

Andai in cabina per mettermi il pezzo di sotto, e per tornare all’ombrellone dovetti attraversare tutto il solarium in topless, con tutti gli sguardi di uomini e donne addosso. Appena arrivai mi sedetti, e i ragazzini cominciarono a fissarmi le tette, ma senza ridere, stavolta estasiati da quella visione. Era il mio secondo giorno di sole, così dovevo mettermi la crema. Il fatto di doverlo fare davanti a tutti mi imbarazzava molto e all’inizio desistetti. Così mi stesi e chiusi gli occhi perché non volevo incrociare gli sguardi dei nostri vicini di ombrellone, e dopo un po’, stanca, mi assopii.

Dopo un po’ sentii due mani impiastricciate che mi palpavano le tette. Aprii gli occhi e vidi Guido che mi stava spalmando la crema davanti, indugiando sul seno.

‘Non vorrai scottarti cuginetta?’
‘Guarda che bravo cugino che hai! Ti spalma anche la crema. Fosse per me ti farei bruciare’

Inutile dirvi che tutto il solarium era in visibilio per quella scena che stavamo offrendo, io ero praticamente rossa come un peperone, non sapevo cosa fare, e optai per il non fare nulla. Praticamente ci stavano guardando tutti. E non poteva mancare l’attenzione del bagnino: un ragazzo con una ventina di anni circa che si avvicinò al nostro ombrellone, aveva già capito tutto. Era un bel tipo davvero, palestrato, alto, di bell’aspetto. Diede il buongiorno a Gianna, chiese chi fossi e venne a presentarsi. Io ero seduta sul lettino, lui venne verso di me per darmi due bacetti sulla guancia, ma goffamente inciampò e volontariamente o non, mi finì addosso con una mano sulla tetta. Indugiò un po’ in quella posizione, dopo di che chiese scusa e mi salutò.

‘Per qualsiasi cosa sono a disposizione!’

Nel frattempo i miei vicini di ombrellone erano tutti molto interessati a quello che mi succedeva. La coppia di 40enni credo avesse già litigato perché lei era stufa dei continui sguardi del marito nei miei confronti. I ragazzini a lato erano invece stesi sui lettini arrapatissimi.

Era davvero una giornata di caldo infernale, dopo due ore di resistenza, volli fare il bagno. Non volevo muovermi prima perché non volevo fare l’ennesima sfilata ma fui costretta. Misi la cuffia e mi avviai verso una piscina che ti permette di fare un percorso grazie alla corrente, in modo da poter stare un po’ da sola senza sguardi indiscreti. Il fatto di essere in topless con la cuffia rendeva il tutto un po’ strano. Non appena entrai in acqua, vidi che molta gente si alzò e mi copiò l’idea. Sarà stato un caso?

Il percorso era molto grande e si divideva in più zone. A metà circa, mi fermai sotto una piccola grotta con l’idromassaggio e mi rilassai. Dopo 4 minuti sentii delle risa e vidi per mio stupore i tre ragazzini vicini di ombrellone.

‘Oh finalmente incontriamo la sirenetta in topless.’
‘Andatevene subito via o chiamo la polizia.’
‘Ma dai che polizia. Stiamo solo scherzando’
Fatto questo si presentarono rigorsamente col bacino sulla guancia. Io avevo le braccia intorno al seno per coprirmelo.

‘Perché te lo copri se prima te lo abbiamo visto per due ore?’
‘Stronzi non facevate altro!’
‘Dai lo sai anche tu che &egrave impossibile non guardartele, per come stanno su da sole’

Iniziai a parlare con loro gesticolando e senza rendermene conto mi scoprii il seno. Cominciammo ad entrare in confidenza, sembravano simpatici e mi trattavano bene.

‘Dai Serena, ti possiamo chiedere di toccarle solo un minuto?’
‘Solo un minuto? Ma che faccia tosta che avete… Non se ne parla propr…’

Non riuscii a finire la frase che uno di loro da dietro mise entrambi le mani a coppa sul mio seno bloccandomi.

‘Ta daaaaa’ gridò il bastardo che mi era venuto da dietro.
‘Lasciamiiii’
Aveva la presa fortissima, non riuscii a divincolarmi.

‘Dai faccele toccare anche a noi, tienila ferma’

Quello stronzo mi tenne le braccia e i due cominciarono a palparmi e a leccarle. Non potevo fare nulla perché mi teneva bloccata da dietro quel ragazzo e nel frattempo sentivo anche il suo cazzo sul culo. Inevitabilmente il mio respiro si fece irregolare e i ragazzi se ne accorsero…

‘Ma sei proprio una troia allora! Tienila ferma che le diamo quello che si merita!’

I due cacciarono i loro uccelli, di medie dimensioni e presero a masturbarsi, dopo neanche due minuti mi vennero sulle tette.

‘Tranquilla adesso ti aiutiamo a pulirti. Su Claudio fai il tuo lavoro!’

Claudio era il nome di colui che mi stava bloccando; mi liberò si mise davanti e mi leccò il seno, pulendolo, che schifo, pensai!

‘Grazie bella, ci vediamo dopo!’ E se ne andarono.

jeggy82@yahoo.it Non fu facile tornare all’ombrellone dove sapevo mi avrebbero aspettato gli sguardi di quei ragazzini malati per il resto della giornata, ma del resto non potevo rimanere tutto il giorno in acqua, così dopo un po’ me ne tornai. Solita passerella per tutto il solarium e poi di nuovo all’ombrellone, dove vidi Gianna che stava parlando con il nostro ‘vicino’.

Si chiamava Massimo, e ovviamente volle salutarmi; non smetteva di guardarmi le tette. Cavolo potevo essere sua figlia! La presenza della moglie non lo scoraggiava, e i suoi sguardi continuavano a essere insistenti. Quelli dei ragazzini a fianco neanche ve lo dico. Cercai di passare il resto della giornata stesa a pancia in giù per non dare troppo spettacolo.

Di pomeriggio, feci l’ultimo bagno e quando tornai all’ombrellone Gianna disse che ce ne dovevamo andare.

‘Ma ho il costume tutto bagnato come faccio?’
‘Vatti a cambiare nelle cabine e non fare troppe storie.’

Il bagnino era nelle vicinanze, aveva sentito tutto e si offrì per accompagnarmi.

‘Grazie mille, la aiuti!’ Disse inopportunamente Gianna.

Camminai insieme al bagnino, che si chiamava Alessandro, che nel frattempo mi faceva domande generali (mentre mi fissava le tette). Le cabine erano abbastanza distanti del solarium, ed erano dietro lo stabilimento. Arrivammo ed erano tutte occupate e con gente fuori che aspettava.

‘Dai non ti preoccupare vieni nella mia privata, così tua ‘mamma’ non aspetta troppo’.

Ingenuamente accettai l’invito, entrai nella cabina che era abbastanza stretta, e lui non rimase fuori, bensì entrò. Chiuse la porta a chiave e mi infilò senza ritegno la lingua in bocca mentre mi palpava il culo in una maniera molto vigorosa. All’inizio cercai di divincolarmi, ma il contatto con quei muscoli e con quel bel ragazzo mi stava eccitando troppo.

Adesso volevo prendere un po’ io la situazione in mano, mi ero stufata di farmi usare. Adesso sarò io a usare lui. Misi la mano sul suo pacco, e glielo estrassi dal costume. Era davvero uno spettacolo. Cominciai a segarlo, e lui già cominciò ad allentare la presa su di me, segno che il lavoro stava avendo effetto. Dopo un po’ mi fermai e fu lui a mettermi la mano nel costume e iniziò a masturbarmi: lo faceva davvero bene e mi faceva ansimare. Passarono una decina di minuti e io mi staccai.

‘Dai adesso devo andare, che già &egrave tardi!’
‘Ma dove vai…’

Così facendo mi prese per il braccio e mi girò. Mi strappò il pezzo di sotto del costume e puntò il suo cazzo sulla vagina.

‘Fermo che sono vergine!’

Scoppiò in una fragorosa risata… ‘Una puttana come te vergine? Ma a chi vuoi far ridere?’

Detto questo lo mise dentro. Mi fece molto male all’inizio, ma la situazione mi aveva eccitato troppo. Stare in quella cabina stretta con quel ragazzone era bellissimo. Mentre mi scopava mi dava molte pacche sul culo e questo mi faceva eccitare ancora di più.

‘Altro che vergine, vedi come ti piace il cazzo’

Non sapevo rispondergli. Mi stavo solo godendo il momento di avere un cazzo dentro. Adesso potevo dire di non essere più vergine. Dopo venti minuti abbondanti, lo tolse e me lo mise in bocca, schizzando non so quante volte. Non ci fu bisogno di ripulirsi, perché provvedetti io. Tuttavia ero ancora tutta bagnata, lui se ne accorse e per mio stupore si inginocchiò e prese a leccarmela. Venni in 10 minuti scarsi.

‘Brava Serena penso che io e te possiamo divertirci parecchio.’

Usciti dalla cabina lui mi fece leggere il messaggio sul cellulare inviatogli da Gianna. La vecchia se n’era andata e aveva chiesto ad Alessandro il piacere che io potessi dormire a casa sua stanotte…

‘Dai che abbiamo tutta la notte’.

In realtà avrei preferito tornare a casa, ma fui costretta a seguirlo.

Arrivai in una casa abbastanza modesta, vicino allo stabilimento. All’ingresso c’era Antonio, colui che scoprii essere il suo compagno di stanza.

‘Ah ne hai portata un’altra oggi’ disse lui.

Ci presentammo e lui mi strinse il culo con le mani.

‘Però bella conquista hai fatto Ale…’

Mi feci rossa dalla vergogna e andai a farmi la doccia.

Quando tornai i due stavano sul divano a vedere la tv. Antonio mi invitò a sedermi tra i due…

‘Ma questa bella bimba ha il seno rifatto?’

‘Ma che dici Anto… Sono vere! Fagliele vedere Sere…’

Ovviamente non volevo mostrarmi davanti al suo compagno di stanza…

‘Su poche storie…’ Antonio mi spostò le braccia che opponevano resistenza e mi sfilò la maglia.

‘Ma sono fantastiche!’

Inutile dire che volle anche palparle! A quel punto io mi alzai dal divano perché non volevo e andai a chiudermi in camera. Sentii Antonio e Alessandro discutere, io avevo quasi paura, ero in casa di uno sconosciuto con il suo compagno di stanza pervertito, avrebbe potuto succedere qualsiasi cosa. Dopo un po’ Alessandro bussò la porta e mi chiese di aprirlo. Lo feci, e mi portò una maglietta dicendo che mi potevo rivestire e che il suo amico era stato molto brusco solo perché pensava che fossi molto bella.

‘Ci sono ben altri modo per dirlo!’
‘Vabb&egrave lui &egrave fatto così &egrave un po’ rude… Ti vuole chiedere scusa!’

Andammo di là e Antonio mi chiese scusa anche se non con troppa convinzione e continuando a fissarmi le tette.
‘A che ora vengono gli altri Ale?’
‘Credo alle nove, solito.’
‘Gli altri chi?’ Chiesi io. Alessandro mi spiegò che il giovedì giocavano sempre a carte con due loro amici. Risultato: sarei stata in una casa con 4 ragazzi, con quella maglia tutta scollata. La situazione cominciava a farsi… preoccupante? Una parte di me non riesce ad usare quest’aggettivo. In quel momento non era solo preoccupazione quella che provavo. Ma non dovevo farmi troppi film.

Fattesi le nove, arrivarono i loro due amici, Ivan e Mirko, altri due tipi alti e palestrati che al vedermi strabuzzarono gli occhi.

jeggy82@yahoo.it

Si accettano consigli sul proseguimento. Avevo ancora la canotta larga e il pezzo di sotto del costume visto che faceva molto caldo, e i ragazzi non riuscivano a togliermi gli occhi di dosso e vollero socializzare con me. Mi chiesero chi fossi, come mi chiamassi e cosa ci facevo lì, In realtà neanche io lo sapevo bene cosa ci facevo lì.

Dopo un po’ i quattro provarono a concentrarsi sul gioco e si sedettero a tavola, mentre io stavo sul divano.

“Pupa perché non ti unisci a noi?” Disse Mirko.

Io mi alzai e mi sedetti vicino a lui ma solo perché mi stavo annoiando, tuttavia non sapevo giocare a Poker, quindi potevo solo guardarli. Vidi che la mia presenza al tavolo disturbò parecchio i ragazzi che non riuscivano a concentrarsi sul gioco. Mirko in particolare che era vicino a me, ogni tanto mi lanciava delle occhiate per guardarmi le tette. Dalla canotta in realtà si poteva vedere qualcosa.

Alessandro volle includermi nel gioco, quindi mi spiegarono le regole e provai a partecipare. Facemmo una mano di prova, giusto per verificare se avessi capito. Sembrava di sì.

Non avevo soldi con me quindi non sapevo come giocare non potendo comprare le fish.

“Io una idea ce l’avrei – disse Ivan – Credo che questi signori siano tutti d’accordo a farti comprare 500 fish per la tua canotta”.

All’inizio ingenuamente non capii.

“Che te ne fai della mia canotta?”

“Niente, te la togli appunto!”

“Non ci pensate proprio non ho intenzione di mostrarvi a voi pervertiti!”

“Ma dai che ormai da quella canotta larga si &egrave già visto tutto!” Disse Mirko che non aveva smesso di sbirciare.

Non ne volli sapere e non accettai. Nel frattempo i ragazzi mi offrirono una bibita, non avevo idea di cosa fosse, sapevo ci fosse dell’alcool. Faceva molto caldo così la mandai giù con facilità e dopo poco sentivo già la testa che mi girava. Guardarli giocare mi annoiava un po’. Chiesi se qualcuno volesse prestarmi le fish ma chiaramente tutti rifiutarono.

Dopo il terzo bicchiere di alcool alla fine cedetti, non sapevo cosa stavo facendo e decisi di comprare le fish. I ragazzi rimasero di stucco. Avevano appena finito una mano e andarono tutti e tre in bagno. Quando tornarono mi trovarono in topless, con la canotta sul tavolo.

“Adesso gioco anch’io.”

I ragazzi quasi non ci credevano e tutti entusiasmati si sedettero al tavolo. Guardando fisso le mie tette. Solo adesso ripensandoci capisco che feci una cazzata.

In due mani persi già tutto. Non avevo capito bene il meccanismo e puntando sempre mi ritrovai già senza fish e quasi avevo dimenticato che stavo giocando in topless, ormai mi ero quasi abituata a quella cosa.

“Non preoccuparti, puoi puntare in altri modi!” Disse Alessandro.

“Come posso fare?”

“Molto semplice, basta che stai a nostra completa disposizione, puoi giocare quanto vuoi!”

“Che volete fare malati?”

A quel punto della serata l’alcool si era già impossessato di me e davvero non sapevo cosa facevo.

Arrivai in un head’s up (testa a testa) contro Mirko. Pensavo che con una coppia d’Assi potevo puntare forte, ero convinto che bluffasse.

“Punto 1000 fish, se perdo me le puoi toccare”.

“Ci sto!” Disse subito Mirko.

Girammo le carte e vidi che aveva fatto colore, avevo perso. A quel punto lui si alzò, mi fece alzare a mia volta e mi buttò sul divano. Mentre gli altri applaudivano, cominciò a leccarmi il collo, mi stava facendo partire. Nel mentre iniziò a tastarmi il seno, già non ce la facevo più.

Il mio respiro si fece affannoso e lui probabilmente capì che poteva azzardare un po’ di più. A quel punto cominciò a leccarmi i capezzoli e fu inevitabile che anche gli altri due si alzarono e venirono a sedersi a fianco a me. Ivan iniziò a limonarmi, io ormai avevo perso la testa. Successivamente Alessandro mi fece bere qualcos’altro e l’ultima cosa che ricordo &egrave che Mirko mi sfilò le mutandine. Non ci crederete ma non ricordo altro.

Mi ricordo direttamente che l’indomani mi svegliai sul letto, con Alessandro e Antonio ed eravamo tutti completamente nudi. L’enorme pene di Antonio, che anche a riposo faceva il suo figurore, era adagiato sulla mia gamba. Mi guardai attorno cercando di ricordarmi, ma per intuizione capì quello che era successo. Vidi dei preservativi a terra e il mio seno tutto impiastricciato di sperma. Dovevano aver abusato in malo modo di me.

jeggy82@yahoo.it Stranamente senza conseguenze dopo la notte di “divertimenti” (si vede che erano tutti abbastanza appagati e non volevano portare questa storia oltre), venni riaccompagnata a casa, dove non trovai nessuno. Ne approfittai per farmi una doccia purificante e per riflettere su quanto stavo combinando in quella vacanza. Dovevo darmi una regolata. Fino a qualche mese fa ero un agnellino e ora mi ritrovo quasi ad aver preso più cazzi di tutte le mie coetanee.

Mi asciugo e mi metto sul letto in accappatoio, dove non posso far altro che dormire. Mi risveglio a ora di pranzo, ma per mia sorpresa la casa era ancora vuota, d’altronde meglio così. Non ero dell’umore adatto per sopportare Gianna. Andai in cucina per prepararmi qualcosa, quando tornò Guido che mi accolse con una pacca sul culo.

“La mani apposto tu mai eh?”

“Ora non posso dare neanche una pacca amichevole alla mia cuginetta?”

“Si amichevole, certo. ”

“Oggi pomeriggio andiamo al laghetto, vuoi venire?”

“Certo che deve venire!” Disse Gianna che era appena tornata. Non mi entusiasmava così tanto l’idea ma almeno potevo starmene un po’ nella natura senza troppi rompimenti di scatole. Mangiammo una cosa veloce e ci avviammo al laghetto. Non &egrave poi così grande, ma &egrave sterminato nella natura e quindi si possono fare delle ampie passeggiate tutto intorno e ci si può riposare all’ombra di grandi alberi.

La giornata era delle migliori, per cui scelsi un abbigliamento molto leggero, con il costume sotto. Il bagno nel lago si poteva fare e comunque potevamo approfittare per prendere un po’ di sole stesi comodamente sull’erbetta a bordo fiume. Appena arrivati a bordo lago per mia enorme sorpresa non c’era nessuno. Evidentemente essendo questo laghetto un po’ fuori dal centro, gli altri villeggianti avranno preferito la spiaggia. Ci spogliamo e Gianna alla vista del mio costume di sopra mi fece un gestaccio, per questo lo sfilai per la gioia di Guido, ma almeno non mi avrebbe visto nessun altro.

Poggiai la mia asciugamano sul prato e mi stesi a pancia in giù. Non ero tuttavia tranquilla, e dopo un po’ mi rialzai, provai a parlare con Gianna per farla ragionare sul fatto che non era il caso che io stessi in topless malgrado non ci fosse nessuno nei ditorni e che avevo anche io una mia dignità. Queste parole non sembrarono toccarla più di tanto, e non mi degnò neanche di uno sguardo. Decisi di sfidarla e rimisi il reggiseno. Inizialmente non se ne accorse, poi quello stronzo di Guido fece la spia.

“Leva il costume a quella bambina Guido!”

Guido venne verso di me per sfilarmi il reggiseno, io cercai di divincolarmi per non farmelo togliere, dopo una colluttazione finimmo nel lago, il porco nei vari tentativi di togliermelo mi palpò abbondantemente le tette, io gli mollai un ceffone e nel mentre ne approfittò per togliermi il reggiseno definitivamente. Toccata nel mio orgoglio mi misi a piangere e corsi verso il boschetto per stare da sola, anche se senza costume, probabilmente non fu una scelta delle più sagge.

C’erano davvero tanti alberi e mi sentivo molto meglio da sola che con quei due: un’arpia e un pervertito incestuoso che pur di scopare, si tromberebbe anche la cugina.

Continuai a camminare tra gli alberi, non mi ero mai addentrata così tanto, all’improvviso terminarono, e scorsi un mulino con una specie di casolare. C’era tanto fieno e qualche animale. Non volevo che mi vedessero in quello stato. Sentii però sentii dei passi proprio dietro di me, di due persone, così mi allontanai e non avevo altra scelta che avviarmi verso il casolare. Fortunamentamente all’interno non c’era nessuno. Mi nascosi dietro una balla di fieno, ma era comunque inutile perché mi si vedeva lo stesso.

I passi si avvicinavano e i due pareva entrassero nel casolare. Le voci erano giovanili non so se questo era positivo o negativo.

I due entrarono, come temevo, nel casolare e inizialmente non mi notarono. Erano troppo impegnati nella loro conversazione, che riguardava proprio le donne. I due sembravano essere a secco da un po’ nonostante erano di bell’aspetto. Uno di loro non portava la maglia, e si vedeva un fisico abbastanza curato.

D’un tratto però uno di loro mi vide e diede un colpo all’altro. Questi incredulo si stropicciò gli occhi e si avvicinò verso di me. Scostò il fieno e mi vide in tutta la mia nudità, coperta da una misera mutandina.

“E tu che ci fai qui con queste tettone all’aria?”

matchbeth@yahoo.it

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