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Riuscii a sistemare il bagno e mia madre prima che qualcuno si accorgesse di qualcosa (menomale che mio padre ha il sonno pesante e che le mie sorelle dormivano al piano inferiore, parecchio insonorizzato).
Riuscii a mettere mia madre nella vasca da bagno e a lavarla col potente getto del soffione della doccia.
Incredibile, ma vero, non si svegliò neanche sotto la doccia! Così mi divertii sadicamente ad alternare acqua ghiacciata con quella bollente, eheheh!
La asciugai alla bell’e meglio e la posai nel letto con passo felino; ma tanto mio padre se la dormiva di gusto russando a svariati decibel: per forza non aveva sentito niente! Avrei potuto scoparla pure in camera stessa, e non si sarebbe accorto di nulla.
Meglio così!

Passai il resto della notte insonne. Rimuginai su quanto accaduto (il che mi riportò all’ennesima erezione) e su come avrebbe reagito mia madre una volta sveglia.
L’indomani, con mio grande sollievo, sembrava non ricordare nulla.
Provai a spronarla, chiedendole esplicitamente: “ma ieri notte cos’è successo?”
Lei, cadendo dalle nuvole, rispose: “Ieri notte? Di cosa stai parlando? Nulla…ah, ecco…sono andata in bagno e poi…oddio, non ricordo neanche di esser tornata a letto! Forse ero così assonnata che ho agito come un’automa; ho forse fatto troppo rumore? Ti ho svegliato, tesoro?”
“No, no…non ti preoccupare mami! Ero già sveglio!” le risposi, pensando che più che aver agito come un’automa, aveva agito come una grandissima troia.
Da allora ho cominciato a fare ricerche su ricerche ed esperimenti per dare una spiegazione all’accaduto.
Scoprii, grazie ad un contatto trovato nel DeepWeb, il potere che si celava nel mio sperma e la possibilità di sintetizzarlo in capsule o compresse o “olio” essenziale.
Presi appuntamento con questo contatto, che scoprii essere uno scienziato/ricercatore/biologo.
Ma prima, mi chiese di sperimentare ancora su persone e prendere appunti su reazioni, dosi, tempistiche, ecc.
Così feci!
Non avrei mai pensato di osare tanto, timido come ero, ma dopo l’episodio notturno con mia madre, la mia autostima aveva ricevuto una bella impennata.
Per non contare il fatto che dal quel giorno ero più arrapato che mai!
Inoltre, avevo anche il sostegno e la copertura di questo contatto.
Sperimentai al di fuori della famiglia e parentela, per non correre rischi e perchè volevo utilizzare con loro la parte sintetizzata i cui effetti potevano durare molto più a lungo.
Cominciai col mischiare il mio sperma, tramite siringa, nelle bevande di professoresse e compagne di scuola.
Mi divertiva notare la forte eccitazione delle prof. durante la lezione.
A volte rimanevano sedute per potersi masturbare con discrezione, ma ovviamente a me la cosa non sfuggiva.
Era esilarante il momento in cui venivano: o si fermavano per qualche secondo, o avevano la voce tremula, alle volte inserendo parole come “Vengo”, “oddio”, “Oh”, “sì”…durante la lezione.
Oppure, scappavano in bagno.
Per le studentesse, era più facile.
Semplicemente se la menavano o si sparavano ditalini nascoste dal loro banco, o scappavano in bagno.
L’ultimo giorno di scuola, misi il magico intruglio nel boccione dell’acqua della mensa e mi accorsi che durante la lezione mancavano diverse compagne.
Se ne accorsero anche la mia prof. di lingue e la preside (anche loro avevano pranzato in mensa), così andarono a controllare in giro, cosa che feci anch’io di soppiatto.
Sentii gemiti e rumori inequivocabili all’interno dello spogliatoio femminile della palestra (a quell’ora vuota). Tentai di entrare, ma la porta era chiusa a chiave. Così presi una scaletta e sbirciai dal vetro posto al di sopra della porta.
Mi si parò dinanzi una mega orgia lesbica di corpi femminili sudati e contorti fra di loro.
La prof. di lingue, dava lezioni di un’altra lingua: il sesso! Usava, infatti, la lingua a tutto spiano sui sessi di ragazzine verginelle, per finire in un assatanato 69 con la preside.
Diverse di loro squirtarono addosso alle altre per poi leccarsi in un’orgia “linguistica”.
Mi segai finché non sentii un rumore di passi lungo il corridoio antistante la palestra, così venni in fretta, imbrattando tutta la porta dello spogliatoio femminile.
Scappai a gambe (e cazzo) levate per nascondermi.
I passi appartenevano al bidello, un immigrato pakistano di mezz’età.
Intanto, ogni rumore era cessato: probabilmente erano entrate in pieno torpore ed addormentate.
Vidi il bidello aprire con la chiave ed entrare nello spogliatoio.
Attesi 5 minuti, ed andai a sbirciare nuovamente.
Il bidello si stava dando da fare su quella massa di corpi inermi, nudi, sudati e bagnati dei loro umori; corpi privi di volontà e dormienti.
Se ne approfittò (pensando sicuramente alla fortuna ed occasione che non gli si sarebbe più ripresentata) finché uno di essi non diede un cenno di ripresa muovendosi.
Eiaculò a spaglio sui vari corpi nudi distesi per terra e scappò, scontrandosi contro di me e facendomi rovinare per terra.
Attimo di tensione fra i due, ma poi, facendomi l’occhiolino, mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi e, ridendo come matti, scappammo.
Chissà come avranno reagito una volta risvegliate dal torpore vedendosi tutte insieme, fuori posto, nude e bagnate!
Meno male che era l’ultimo giorno di scuola e non avrei più rivisto nessuna di loro!
Ringalluzzito dall’episodio, portai tutte le note e gli appunti richiesti dal mio contatto al luogo dell’appuntamento: un rudere abbandonato ed isolato fra i colli bolognesi.
Quando lo vidi, rimasi di sasso: un gran pezzo di figa brasiliana.
Ma dovetti ricredermi quando cominciò a parlare: era un trans.
Per cui, un gran pezzo di cazzo e tette.
Nuova rettifica: dopo le presentazioni di rito, scoprii che si chiamava Andrea (nome Unisex), aveva 38 anni, di origini brasiliane (ci avevo azzeccato) e, udite udite, ermafrodita; per cui, una gran pezzo di figa, cazzo, culo e tette, nonché bocca, molto larga e con labbra carnose tipiche della razza, e una lingua bovina!
“Bene, è ora di testare di persona quanto da te scrittomi!” mi disse ammiccando dopo esserci presentati con vigorosa (e vogliosa) stretta di mano.
Si spogliò con nonchalance offrendomi la splendida visione di un corpo scultoreo ma ben armonizzato nelle sue linee effemminate, la pelle liscia, setosa ed ambrata senza un pelo, se non sopra il pube, un riccioluto triangolo ben curato.
“Che fai lì imbambolato? Non ti spogli?” mi chiese una volta denudata.
“Io…ehmm…sono un po’ imbarazzato…e stavo…stavo…contemplando il tuo bellissimo corpo!…co…complimenti!” risposi arrossendo e balbettando.
“Oh, grazie! Dai, fammi vedere anche il tuo corpo! Son sicura che sarà altrettanto bello! E con me non devi imbarazzarti di nulla! Sentiti libero di dire e fare ciò che vuoi! Dico sul serio” mi rispose lusingata e ammiccando.
Così, rassicurato, mi spogliai a mia volta e rimanemmo per qualche minuto a contemplarci, accarezzarci ed annusarci, come farebbero 2 bestie in procinto di ingropparsi.
I nostri cazzi presero vigore, la sua vagina cominciò a colare: era uno spettacolo vedere un cazzo ed una figa sullo stesso corpo! Cominciammo a segarci reciprocamente e limonare.
Poi si mise a pecorina e mi invitò a scoparla ed incularla.
Mi tuffai, così, su quel bel culone muscoloso e mi misi a leccare la sua scura e già ben aperta rosa anale, per poi passare alla vagina slabbrata, come avesse due scure ali di farfalla penzolanti.
La scopai ed inculai in camporella, sotto al sol leone.
I gemiti di entrambi diventarono vere e proprie urla, consci del fatto che tanto non poteva sentirci nessuno.
“Adesso facciamo a cambio! Te la senti di provare la tua prima inculata?” mi propose ad un certo punto ansimando.
“Dai, facciamolo! Son così arrapato che se venisse un cinghiale mi ingropperei e farei ingroppare pure dalla bestia!” risposi euforico.
Ci demmo il cambio e, dopo avermi umettato con la sua lingua, mi inculò col suo bel cazzone: considerata che anche lei aveva le mie medesime dimensioni, per cui, niente male come iniziazione!
All’inizio fu molto doloroso, ma dopo un paio di minuti di incessanti stantuffate, cominciai a godere come un porco, anzi, come un cinghiale, per rimanere in tema.
Si staccò, proponendomi di venire insieme.
Ci mettemmo, allora, in piedi e, abbracciandoci e baciandoci languidamente, strusciammo i nostri cazzoni l’uno contro l’altro.
Poi Andrea li prese con entrambe le mani e, unendoli, fece una sega come fosse un solo cazzo.
Lo strusciamento capella contro cappella, le femminili ma forti mani che con decisione scappellava entrambi i cazzi e gli sputi di entrambi su di essi, mi mandarono in visibilio.
“Oh, siiiì…vengo…cazzo! Continua, troia di una checca! Dai che sborriamo insieme! Vengooooo!” urlai, seguito a ruota da Andrea, il mio orgasmo.
Le nostre goduriose urla crearono una eco che si estese per tutta la vallata; chissà se sarà arrivata agli orecchi di qualcuno?
I nostri corpi accaldati, anzi, ustionati dal sole, sudati e odorosi di maschio e sperma.
Il nostro sperma sui reciproci ventri e pubi.
La nostra voglia ancora intatta, se non maggiore.
Tanta ancora la voglia, che con uno strepitoso 69 sull’erba, come animali, suggemmo i nostri umori, ripulendoci.
Infine, sfiniti, ci sdraiammo supini a braccia e gambe larghe, come un uomo vitruviano e ci lasciammo baciare ancora un po’ dal sole, dalla leggere brezza che si era alzata e dalla natura incontaminata, a differenza di noi, contaminati e sozzi!
Mi sveglia sentendo gocce d’acqua sul viso! A quanto pare ero stato vittima del tipico torpore che seguiva l’estasi. Ero stato vittima degli effetti “magici” dello sperma di Andrea.
Allora anche lei…
Mi girai verso Andrea, e mi accorsi che ancora in posizione vitruviana, stava pisciando in piena libertà spandendo il suo dorato liquido sul suo corpo e creando schizzi ai suoi lati. Ecco cos’era! Non certo pioggia, o almeno quella tradizionale, bensì, pioggia dorata!
La imitai, creando buffe scie in arie come un’idrante fuori controllo e spandendo il liquido ora sul mio petto, ora per terra, innaffiando il terreno ormai pregno anche dei nostri umori.
Ridemmo a crepapelle contenti ed entusiasti della libertà acquisita, della novità e della nuova amicizia!

Una volta ricomposti, tornammo alle nostre auto e, seguendola, al laboratorio presso cui lavorava.
Mi confermò che anche lei produceva gli stessi effetti del mio sperma, ma, a differenza del mio, anche sui maschi, essendo ermafrodita.
E, a differenza del mio, con effetti molto più labili e brevi.
Per cui pensò bene di unire i due fluidi per creare il più potente afrodisiaco, feromone e richiamo sessuale al mondo.
Lavorammo molto sul progetto, e fra una scopata e l’altra, dopo un paio di mesi riuscimmo nell’impresa.
Ecco come funzionava con relativi dati “tecnici”: si basava su mRNA messaggero, che non faceva altro che influire sul DNA dell’individuo inoculato, modificandone e rendendone duraturi nel tempo gli effetti sulla libido.
Una singola inoculazione protraeva gli effetti a circa 3 mesi.
Il soggetto sotto inoculazione era pienamente conscio di pensieri ed azioni per tutti e 3 i mesi, dopodiché si manifestava una specie di catalessi che durava circa 2 giorni, in cui il corpo e la mente si resettavano, non lasciando alcun ricordo o traccia dei precedenti 3 mesi, se non le normali attività e i normali pensieri non legati al sesso e al desiderio sessuale.
Geniale, no?
Saremmo diventati ricchi, ricchissimi!
Ma prima della presentazione del Business Plan a multinazionali farmaceutiche, volevamo sperimentarlo sulla mia famiglia.
Ma questa è un’altra storia!

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