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Una strana vertigine era in me.
Giocavamo da 2 ore a strip poker, eravamo tutti mezzi nudi, io indosso avevo solo le mutandine.
I patti erano che ci saremmo fermati prima di fare cose troppo compromettenti. Ma l’alcool, oltre ad abbassare la linea di vergogna, aveva abbassato anche quella delle inibizioni. E circolava molta adrenalina, c’era un sommesso odore di sesso come se un’orgia fosse imminente.
Persi, e improvvisamente persi come d’incanto la protezione dell’ebbrezza alcoolica. L’inquietudine e il disagio tornarono a galla, ma l’eccitazione non era andata via, quasi a prendersi gioco delle mie debolezze.
C’era anche il mio ragazzo di allora, che aveva organizzato tutto. Mi pose una scelta terribile, che rivelò quel che aveva organizzato fin dall’inizio. ‘Toccati fino a raggiungere l’orgasmo, oppure… limona con tua sorella.’ Claudia sbarrò gli occhi, ed era bellissima anche così. L’amavo segretamente, e solo Andrea (il mio ragazzo), lo sapeva intuitivamente. E si divertiva a giocare colla mia fantasia proibita. Ma non sarebbe stato così, non davanti a tutti. Andrea sapeva che non l’avrei mai fatto davanti a tutti e tanto meno di fronte a lui, che dentro di sé godeva del momento: ma sapeva di avermi messo di fronte ad una situazione umiliante, e non era finita.
Lentamente, infilai una mano dentro le mutandine. Non mi era stato chiesto di togliermele, ma anche così, era abbastanza. L’altra mano la posai sul seno sinistro, pizzicandomi il capezzolo.
Gli occhi di tutti erano su di me. Io li chiusi, riuscendo così a sostenere la situazione. Il peso degli sguardi era ancora tangibile. La mia fica iniziava a bagnarsi.
C’era molto silenzio, e sentivo un respiro più forte degli altri. Socchiusi gli occhi, sapendo già dove guardare. Mia sorella mi fissava, e non indovinavo i suoi pensieri. Sembrava quasi spaventata, ma non tremava. Forse era spiazzata dalla situazione. Più grande di me di due anni, era però molto più ingenua. Aveva 23 anni, e non aveva avuto ancora alcun esperienza sessuale. Una lunga storia-non storia con un suo amico storico, con cui si scambiò qualche bacio e qualche piccola effusione.
Richiusi gli occhi, mi chiesi se mi stavo comportando bene con lei. Non ero solita farmi queste domande, ho sempre vissuto la vita come veniva, convinta che la sofferenza &egrave una cosa inevitabile della vita, dalla quale ci si può sempre rialzare. Con lei era diverso, avevo sentimenti ambigui verso di lei, cose che non ammettevo del tutto nemmeno a me stessa. Avevo avuto una sola esperienza lesbica qualche anno prima, che era rimasta isolata, nella quale c’era stato un coinvolgimento solo fisico. Con lei era il contrario, provavo un sentimento di tenerezza che sconfinava quasi nell’innamoramento. Non ho mai capito perché.
Quando riaprii gli occhi, lei cercava di guardare da un’altra parte, ma alla fine i suoi occhi tornarono sui miei. Venni, quasi urlando. Per me gli altri erano praticamente spariti, ne sentivo le incitazioni e le sciocchezze. Solo Andrea si accorse di quel che era successo tra me e lei, perché lui sapeva.
La sera scopammo come dei disperati. Il mio cervello era in confusione, e lo cavalcai come una matta per liberarmi dell’inquietudine. Provò a parlare di mia sorella e gli diedi uno schiaffo. Non si ribellò, poco dopo sentii il suo seme dentro di me. Lo cacciai poco dopo.
Claudia era in camera sua, al piano di sotto della casa. Dovevo vederla, anche se ero terrorizzata. Tirai fuori dall’armadio la bottiglia di vino e ne trangugiai un bicchiere per darmi coraggio. Poi scesi le scale. ‘Claudia…’, la chiamai. Ma non c’era. Non c’erano altre persone in casa, mio padre faceva i turni di notte, mia madre non la vedevamo da ormai molti anni. Scesi in strada, sapevo dove trovarla. Non distante della nostra casa c’era un parco. L’altalena cigolava.
‘Claudia…’
‘Ti prego’
‘Claudia, cosa succede’
Non disse niente, non mi parlò per tre giorni.
Mi faceva trovare il pranzo e la cena, e spariva. Una notte, mi svegliò. ‘Non &egrave giusto’, disse solo. ‘Lo so’, dissi, e la baciai. Dormimmo insieme. Da allora dormimmo insieme molte volte. Una sera mi chiese di prendermi cura di lei, e capii cosa intendeva. L’amavo, e in parte anche lei. Sicuramente non provava lo stesso tipo di amore, ma riconosceva il mio, e lo accolse. Con Andrea mi ero lasciata la settimana dopo lo strip poker. ‘Quale &egrave stata l’esperienza più pazza in cui ti sei messa?’
La guardai stupefatta. Perfino nuda, perfino con quella calma apparente sembrava innocua. Lei non faceva mai domande, ma quando le faceva erano molto dirette… e sembrava quasi intuire i momenti in cui deponevo le mie infinite maschere.
In realtà, una persona col mio vissuto raramente abbandona tutte le proprie maschere e le relative corazze. Per esperienza, mi sono sentita veramente ‘nuda’ solo quando ho visto la morte in faccia.
Scelsi una delle cose più temerarie che avevo fatto, versai del Chianti nel suo calice, bevvi un sorso dal mio, e cominciai.
‘Fu diversi anni fa. Frequentavo quella compagnia di stronze, te le ricordi?’
‘Era ovvio che c’erano loro di mezzo…’
‘Sì, ma fino a un certo punto. Loro erano un pretesto, ho sempre saputo che erano delle puttanelle in cerca di sballo. Quello poi era il meno. Amavano umiliare le persone deboli, o vendicarsi di quelle persone che avevano osato metterle in difficoltà.’
‘Continua’
‘Non penso di averti parlato di quella supplente che fu cacciata… beh, c’era dietro qualcosa di pesante, ma non trapelò quasi niente perché c’erano di mezzo altre persone. Il solito, i ricatti reciproci tra persone spregevoli’
‘Io non lo so, sei tu che frequenti quegli ambienti’, disse con una punta di freddezza.
‘Se tu fossi un po’ meno ingenua, Claudia mia, vedresti che &egrave così dappertutto. Per fartela breve comunque, dopo che fu cacciata, andò a vivere in un appartamentino in periferia. Era sposata con un pezzo grosso. Per quanto mi riguarda, era solo un pezzo di figo. Approfittai del desiderio di ulteriore umiliazione di Tiziana, Angela e le altre… per fare qualcosa di coraggioso, a quell’età, diciamo pure di sfacciato. In realtà, volevo vedere fino a dove potevo spingermi.’
Feci una breve pausa, Claudia si era voltata. Rincorsi il suo viso, la mia lingua fu presto nella sua bocca. Le sfiorai un capezzolo, le afferrai una natica e staccai la bocca.
‘Ti amo’, mi disse seccata di essere già eccitata. ‘Anche io, stupida’, dandole una piccola leccata al seno. Infilò una mano sotto la stoffa ed iniziò a masturbarmi delicatamente. Sapeva come farmi impazzire senza fretta… io continuai:’Quando suonai alla loro porta, mi aprì lei. Erano le 9 di sera. Fu una sorpresa, vederla in vestaglia.
‘Sei tu… come hai fatto a sapere dove abito?’
‘Lei sa che le voci corrono, signora *******.’
‘E a cosa devo questa visita?’
‘Vorrei scoparmi suo marito, signora.’
Spalancò impercettibilmente gli occhi, poi accennò un mezzo sorriso. Tutto mi sarei aspettato, tranne quello che stava per succedere.
‘Accomodati pure, chiamo Francesco e vediamo cosa ne pensa di questo tuo… proposito.’, senza smettere di sorridere.
Mi sentivo una cretina, ma volevo vedere come si evolveva la situazione. Non avevo paura, se non di passare come cretina di fronte a loro, di fronte alle mie pseudo amiche e di fronte a me stessa. Ero piena di orgoglio.
‘Ciao, ci conosciamo?’ chiese quel gran figo del marito, lui non sorrideva ma aveva un’espressione sardonica di chi sembra di aver capito le cose. Non era così, ma dava quell’impressione a me che, a quell’età, ero comunque piuttosto impressionabile.
‘Fra’, questa zoccoletta ti vuole scopare, ci stai?’
‘HEY! Puttana sei tu, lo sanno tutti che cazzo hai fatto’
‘Ho detto zoccoletta, carina’, e mi fece l’occhiolino.
‘Per me non c’&egrave nessun problema, e so che per te non c’&egrave, quindi…’ e mi guardò.
Che cazzo era, uno scherzo o un film porno?
‘Che razza di persone siete? Volete solo umiliarmi, &egrave questa la verità’
‘Sciocchina, sei tu che sei venuta qua a chiedere di scoparti mio marito. Scopatelo oppure vattene a farti uno spinello.’
‘Io… sentite, voi pensate di pigliarmi per il culo solo perché ho la metà dei vostri anni’
‘Ti prenderemo anche per il culo, intanto però spogliati e succhiamelo’, se ne uscì Francesco. Con calma, e tirando fuori il pene in erezione.
Mi ero sopravvalutata: una situazione del genere potevo gestirla solo da ubriaca.’
Nel dire questo, vidi che Claudia si era bevuta un altro bicchiere. Riprese a masturbarmi, non disse niente. Era evidente, dal tocco delle sue dita, che era eccitata.
‘Ma il dado era tratto. Lui mi piaceva. Ed avevo una… mia forma di orgoglio, come ti ho detto. Mi inginocchiai ai suoi piedi, ed iniziai a succhiarglielo guardando in faccia la prof *******. Volevo farle perdere quel sorrisetto del cazzo. Fatica sprecata, perché la sua fama di gran puttana era evidentemente ben meritata.
‘Riusciresti a spogliarti continuando a succhiarmelo? Ecco, non rispondermi… fallo.’
Iniziai a farlo, con lentezza… il suo cazzo, piuttosto grande, mi riempiva la bocca ma non era una sensazione spiacevole. Ero piuttosto esperta in fellatio. Avevo avuto un paio di ragazzi, e qualche altra esperienza autoconclusiva. Con nessuno di loro ero andata oltre il pompino, a parte l’ultimo ragazzo che amava infilarmi (ed anche farsi infilare) un dito nell’ano. Lo lasciai quando mi disse che conosceva mamma. Ma andiamo avanti…’
E non intendevo il racconto. Infilai anche io la mano tra le gambe di Claudia. Il mio tocco era meno gentile. ‘Ti ho lasciato un po’ di vantaggio, ma scommetto che ti faccio venire prima io…’
‘Se perdo, ti lecco. Se perdi, tocca a te.’
Entrambe sapevamo che avremmo fatto di tutto per pareggiare, così da risolvere la scommessa in un 69.
‘Mentre ci tocchiamo… voglio vedere un filmato erotico’, mi stupì Claudia.
‘E il racconto?’
‘Dai… crea un po’ di suspence, finisci di raccontarmelo la prossima volta.’
Mi inchinai alla sua saggezza, da quando facevamo l’amore avevo scoperto un lato di mia sorella che normalmente si vergognava di mostrare. Se volete, traetene la morale che preferite, cari lettori.

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