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C’era una volta Cappuccetto Rosso, una bella e spensierata ragazza di diciannove anni. Anzi un gran pezzo di fica. Aveva lunghi capelli biondi che scendevano sulle spalle, alta, un viso ingenuo quasi inconscia della propria bellezza. Robusta ma non grassa.
La Domenica mattina la nonna la mandava sempre in paese a fare spesa, gli dava una lunga lista con l’elenco delle provviste che doveva acquistare.
Quella Domenica, come tutte le altre, Cappuccetto Rosso era partita la mattina di buon ora, doveva attraversa il bosco per arrivare al paese. Il sentiero era scuro e impervio, a volte incontrava serpenti, cinghiali o coccodrilli. Una volta scorse addirittura un cammello che portava al guinzaglio un pinguino.
Ma mai, assolutamente mai, Cappuccetto rosso incontrò l’uomo nero. La nonna gli aveva parlato di questo uomo che si aggirava nel bosco e aspettava le ragazze per saltargli sopra. Lei era sempre attenta nell’attraversare il bosco, il suo orecchio allenato percepiva ogni rumore inconsueto. I suoi occhi bucavano il fitto bosco alla ricerca del minimo movimento.
La storia dell’uomo nero che gli saltava addosso nel bosco sarebbe per lei restata solamente una fantasia, una compagna che si portava a letto la sera e che la aiutava a muovere le dita tra i capezzoli e il pube.
Finalmente Cappuccetto Rosso giunse in paese e, come tutte le Domeniche, il negozio era chiuso.
-Giovanniiiii!!!… Giovanniiii!!!…- Urlò con tutta la sua voce
Dopo qualche istante, dalla finestra sovrastante il negozio, si affacciò un uomo. Il volto era schiacciato, sembrava un mastino napoletano, indossava una canottiera con delle spalline strette che pareva dovesse squarciarsi di li a qualche istante per la pressione che l’enorme pancia esercitava. Guardava verso il basso, sembrava che con gli occhi volesse squarciare la camicetta di colei che lo importunava per meglio ammirare il suo grande e sodo seno.
-Cappuccetto Rosso! Che cazzo rompi i coglioni tutte le Domeniche- urlò con tono severo e irritato.
Cappuccetto Rosso lo guardò con il suo sguardo ingenuo, con la mano sinistra afferrò la gonna e si strinse nelle spalle.
Di lì a poco comparve il rozzo negoziante dietro alla saracinesca del negozio. Vedendolo da vicino Cappuccetto Rosso capì subito che stava pranzando. Il sugo della pasta gli cingeva completamente la bocca, alcuni pezzi di pomodoro erano penzoloni lungo i suoi lunghi baffi. Il pomodoro mischiato a pezzi di cipolla seguitava senza interruzioni, fino a sopra l’anguria che probabilmente aveva ingoiata intera.
Si chinò per afferrare la serranda che avrebbe alzato per fare entrare Cappuccetto Rosso, ma, probabilmente a causa dell’anguria che si era compressa sulle gambe emise una flatulenza
-Ma guarda te… Cappuccetto Rosso cosa mi fai fare! Ho sprecato una scoreggia senza pisciare. Se continua così al matrimonio di Domenica mancherà anche la musica!-
Cappuccetto Rosso era abituata alla gente del luogo e, nella sua ingenuità, pensava che che quei comportamenti fossero naturali per un uomo.
-Scusa Giovanni se ti ho disturbato… Ecco questa &egrave la lista della spesa-
-Ma li hai almeno i soldi!?-
-La nonna mi ha detto che se non bastano potevo succhiare la tua cannuccia…-
-Va bene, ma che sia l’ultima volta…-
Il rozzo negoziante riempì il cestino si Cappuccetto Rosso, prese i soldi e tirò fuori il suo piccolo pene che, sotto all’enorme anguria, sembrava ancora più minuscolo.
-Dai! Succhia qui che poi devo andare a finire di mangiare!-
Cappuccetto Rosso, seppur con enorme fatica dovuta alle ridottissime dimensioni del pene, si inginocchiò e prese a succhiare quell’arnese flaccido e quasi privo di vita. Bastarono pochi minuti al negoziante per riempire la bocca di Cappuccetto Rosso di sperma.
-Per questa volta va bene! Ma Domenica prossima di a tua nonna che voglio i soldi –
Cappuccetto Rosso si voltò, sputò due o forse tre volte a terra come fosse in preda a un attacco di tosse catarrosa, e saltellando e canticchiando prese il sentiero che la portava a casa.
La nonna abitava con Cappuccetto Rosso in una vecchia casa di pietra ai margini del bosco. Giunta sull’uscio si accorse che questo era socchiuso, spaventata ma non in preda al terrore, entrò senza fare rumore. Non fece in tempo a fare due passi oltre la porta che vide la nonna distesa sul letto. Si precipitò nella camera pensando che stesse male.
-Nonna che occhi grandi che hai…-
Abbassò lo sguardo alle spalle
-Nonna che spalle grandi che hai…-
Abbassò ancora lo sguardo
-Nonna hai un cazzo enorme e nero!-
D’un tratto la nonna si sollevò dal letto e Cappuccetto Rosso capì che forse non si trattava della nonna.
Infatti sarebbe stato un lupo, ma siccome il regolamento di questo sito non permette animali nei racconti, era un essere mitologico con il corpo di un grande, enorme lupo e un enorme cazzo di uomo nero.
Nel momento in cui si rese conto di chi o cosa le stesse davanti, sul volto di Cappuccetto Rosso comparve una smorfia di terrore! Era terrorizzata, sapeva che il lupo (ooppss. scusate -l’essere mitologico-) aveva divorato la nonna, ma questo era l’ultimo dei suoi problemi.
In fondo la nonna era solamente una vecchia rompicoglioni che tutte le Domenica la mandava succhiare l’uccello del rozzo negoziante per non doverlo pagare.
Decise di affrontare senza indugio il vero problema. Si mise a terra nella posizione della pecora e con una mano alzò la gonna lasciando vedere all’essere mitologico che le mutandine non le coprivano i buchetti.
L’essere mitologico prese a sbavare, in quel momento Cappuccetto Rosso capì che da lì a poco sarebbe riuscita a risolvere il vero problema! Non farlo scappare senza essersi prima fatta infilzare da quell’enorme cazzo nero!
E così fu, l’essere mitologico le si avvinghiò sopra e con una mossa fulmine, senza neppure attendere che Cappuccetto Rosso potesse inumidirsi, iniziò a dare incredibili colpi per fare entrare e uscire il pene dalla vagina asciutta.
In pochi istanti il dolore che provava Cappuccetto Rosso per quell’enorme cazzo che entrava nella sua vagina non ancora lubrificata, si trasformò in un godere intenso e la sua figa prese a grondare come il ruscello da cui attingeva acqua tutti i giorni.
L’essere mitologico avrebbe voluto ululare, ma siccome nei racconti pubblicati su questo sito non ci devono essere riferimenti a animali, si limitò a fare il tipico verso dell’essere mitologico in amore (?).
Cappuccetto Rosso stava per raggiungere l’orgasmo all’unisono con l’essere che aveva ormai il pisello di dimensioni fantascientifiche quando con un tremendo fragore si spalancò la porta.
Con il suo enorme scarpone il cacciatore aveva aperto la porta e vedendo l’essere che si stava ingroppando Cappuccetto Rosso non esitò ad abbracciare il fucile, puntarlo alla testa dell’essere e fare fuoco.
Questo non ebbe neppure il tempo di emettere il caratteristico verso dell’essere mitologico quando viene colpito alla testa da un cacciatore mentre si ingroppa Cappuccetto rosso (?) che stramazzò al suolo.
Cappuccetto Rosso si voltò a guardare l’essere, il suo volto si era fatto triste. Gli guardò il cazzo che lentamente si stava sgonfiando. Poi ruotò la testa verso il cacciatore, questo la guardava come se stesse aspettando di essere ringraziato per averla salvata.
Il viso di Cappuccetto Rosso aveva preso le sembianze di quello di una anziana signora posseduta dal demonio. Fissava il cacciatore negli occhi, era ancora nella posizione della pecora. Ruotò lentamente e senza mai staccare lo sguardo dal volto del cacciatore, si drizzò sui piedi, con movimenti lenti afferrò il fucile del cacciatore. Questi sembrava ipnotizzato, si lasciò disarmare senza opporre resistenza.
Cappuccetto Rosso imbracciò il fucile, appoggiò la punta della canna contro il cazzo del cacciatore e fece fuoco.
-Bastardo! Per una volta che trovo un cazzo tanto generoso arriva uno stronzo di cacciatore a salvarmi!-
Il cacciatore emise un ululato e prese a correre verso il bosco come per non farsi raggiungere dal dolore che le aveva provocato quella fucilata sui genitali.
Cappuccetto Rosso era in preda al dolore per la scomparsa della rigidità del cazzo dell’essere mitologico. Urlava e piangeva sul corpo dell’essere, le sue strazianti urla giunsero fino alla porta di due ragazze, Hansel e Gretel.
Queste (in questo racconto Hansel e Gretel sono due sorelle) sentendo la disperazione della ragazza, che solo dopo seppero che si trattava di Cappuccetto Rosso, si misero sulla strada per raggiungere la fonte di quel lamento.

(Se volete saperne di più aspettate la prossima puntata…) Hansel e Gretel erano due bellissime ragazze di circa vent’anni.
Hansel era alta quasi un metro e ottanta centimetri, capelli biondi corti, un seno generoso e sodo che i pochi che avevano avuto la fortuna di infilare il loro pene tra quelle due rosee colline avevano resistito pochi minuti prima di spruzzargli sul viso il loro seme.
Gretel era pochi centimetri meno alta di Hansel, aveva lunghi capelli lisci castani. Il seno non era meno grande di quello della sorella.
Quando furono raggiunte dall’urlo di Cappuccetto Rosso erano impegnate a disfarsi di un comunista che stava cercando di mangiarsele. Con la loro mole possente non fu difficile disfarsi dell’energumeno. Le due sorelle odiavano la violenza e davano fondo alla loro fantasia per non doversene mai servire. Hansel riuscì ad atterrare il comunista e si tuffò cavalcioni sopra il suo stomaco, gli afferrò i polsi e gli tenne le braccia premute a terra. Gretel appoggiò le gambe sulle sue caviglie, afferrò la cinghia dei pantaloni e gli calò le brache.
Iniziò una interminabile sega senza fare caso a quante volte il comunista spruzzasse il suo seme e questo colasse sulla mano di Gretel lubrificando quel movimento che non aveva sosta. Il comunista, famoso mangiatore di bambini, ebbe circa sessanta o settanta orgasmi. Tutto il terreno intorno per alcuni metri era ricoperto di sette o otto centimetri di sperma, i vestiti di Hansel e Gretel ne erano pregni. Capirono che il comunista era stremato e non sarebbe stato in grado di mangiare bambini per almeno due giorni.
Hansel, per prima, si alzò ma subito si rese conto che non era possibile restare in piedi, scivolò sullo sperma cadde rovinosamente sul divoratore di bambini. Si spostarono carponi per circa dieci metri fino ad arrivare sulla terra ferma, approdarono su di una piccola spiaggia non ancora bagnata dal mare di sperma che si era formato in seguito alla mungitura del cannibale.
Liberatesi del cattivo iniziarono il cammino che le avrebbe portate di lì a due giorno nella casa di Cappuccetto Rosso.
In distanza scorsero la piana tra i verdi prati dove sorgeva una casa di Cappuccetto Rosso, lei era lì, seduta su una panca di legno, a fianco della porta di ingresso.
Appena vide Hansel e Gretel i suoi occhi si illuminarono, la pelle del suo viso inscurita dal sole prese vita. Balzò in piedi agitando entrambe le braccia per farsi notare dalle amiche.
In parte, l’eccitazione che provava nel vederle, era dovuta ad una storia che si raccontava. Si diceva che Hansel fosse un transessuale con un pene di ventinove centimetri, alcuni asserivano addirittura che fosse talmente abile con il suo pene che un giorno fece avere tre orgasmi consecutivi a una donna di novantasei anni.
Solo successivamente venne a sapere che tutto quello che si raccontava su Hansel era privo di ogni fondamento.
Le tre amiche si abbracciarono sulla porta di casa e Cappuccetto Rosso le mise al corrente di quello che era accaduto.
Decisero di passare la notte nella casa di Cappuccetto Rosso e che l’indomani sarebbero partite per vedere il mondo.
La sera dormirono tutte insieme nel grande letto di Cappuccetto Rosso. Hansel era a sinistra e Gretel a destra della padrona di casa. Dopo qualche minuto che avevano spento la luce, CR sentì delle vibrazioni giungere dalle sue compagne di letto, portò contemporaneamente le sue mani sul pube delle amiche e si accorse che si erano alzate la camicia da notte e, tenendo le gambe leggermente piegate si stavano masturbando energicamente.
Per dovere di ospitalità CR gli afferrò le mani e disse
-Se volete posso toccarvi io!-
Entrambe ruotarono la testa verso CR e fecero un cenno di assenso. CR abbassò le coperte, infilò la testa tra le gambe di Hansel e prese a succhiare il clitoride. Hansel stava iniziando a gemere, quando improvvisamente un urlo
-Aaaahhhhh-
Era CR, Gretel l’aveva presa per i capelli e le aveva sollevato dal pube di Hansel
-Perch&egrave devi succhiare prima il suo clitoride e non il mio!?- urlò
-Ok… Ok… Prima faccio te….-
Fece avere un orgasmo biblico a Hansel poi passò a Gretel.
Gretel godeva in modo più energico e poteva essere sentita ad alcuni chilometri di distanza. Il suo non fu un semplice orgasmo ma il trionfo del godere. Il suo orgasmo era durato almeno due minuti nei quali dalla sua fica uscivano schizzi simili a urina che CR ingoiava cercando di non disperderne neppure una goccia. La mattina seguente, di buon ora, si misero in cammino. Non avevano una destinazione ma uno scopo. Volevano conoscere il mondo e, contemporaneamente, trovare un cazzo.
Una sera, dopo avere preparato con delle foglie un letto improvvisato, CR vide passare davanti ai sui occhi una formica che la salutò. CR, a sua volta, gli disse
-ciao formichina, cosa fai-
La formica si fermò un istante a fissare CR negli occhi e disse
-cazzo vuoi!? Ma sei scema!? Non vedi che cosa sto portando a passeggio?-
Poi riprese il suo cammino, diede un leggero strattone al guinzaglio e il pinguino della foresta sentendosi stringere il collo prese con andatura barcollante a seguire la formica.
Avevano stabilito dei turni, tutte le sere una di loro doveva leccare la fica alle altre due fino a fargli raggiungere l’orgasmo. Questo aveva risolto il problema delle continue liti per stabilire chi avesse dovuto leccare.
CR non era però totalmente soddisfatta di questi turni, il problema non era il sapore aspro della frutta acerba che assaporava leccando la vagina delle amiche che avevano camminato l’intera giornata e la sera non avevano trovato una pozza per lavarsi. Il problema non era neppure l’odore, talmente intenso che a volte le provocava dei conati di vomito. Il problema non era neppure che a volte quando sollevava la testa che aveva tenuto tra le cosce dell’amica si accorgeva che queste erano completamente rosse in quanto l’amica aveva le sue cose; il suo vero problema &egrave che in questi casi, nei giorni successivi, le amiche la chiamavano Guancette Rosse!
Alcune sere, seguendo un ululato lamentoso che giungeva a disturbare il loro sonno, riuscivano a scorgere, accovacciato su una roccia o sulla sommità di una collina il cacciatore evirato con il fucile da CR. Stava li nudo, seduto sui talloni, a fissare la luna e ululare. Quasi sempre con quando lo colpivano con due o tre sassi sulla testa cessava il suo lamento e le ragazze potevano così proseguire il loro sonno.
Un giorno si imbatterono in una stana casetta, passando le mani sulle pareti si accorsero che questa era fatta di di marzapane, frutta candita e altri dolci. Subito ne staccarono qualche pezzo e iniziarono a mangiarsela.
Di li a poco si aprì la porta e uscì una vecchina ringobbita dal tempo; Hansel per prima, ma subito la seguirono Gretel e CR si avvicinarono per dargli sonore pacche sulla gobba.
-Brave ragazze volete entrare che vi preparo da mangiare- disse la vecchina con un filo di voce
Hansel la fissò per qualche istante, sul suo volto si poteva leggere una profonda tristezza. Le sue amiche pensarono che forse le ricordava la nonna che aveva perso molti anni prima. Ma dopo qualche istante capirono che si stavano sbagliando.
Hansel assestò un calcio in faccia alla vecchina che stramazzò al suolo con un urlo stridulo.
-Dai! Aiutatemi a portarla dentro che facciamo cuocere e la mangiamo-
Gretel fu subito contenta dell’idea invece CR si oppose fermamente.
-No… No… Non potete farlo. Io voglio mangiarla cruda!-
Seguì una colluttazione tra le tre ragazze, Hansel e Gretel tiravano la vecchia dalle braccia e CR dai piedi; a CR stava sfuggendo la presa, si aggrappò ad un alluce della vecchia, Hansel e Gretel diedero un ultimo strattone e CR si ritrovò nella mano destra un alluce della vecchia.
Hansel e Gretel infilarono la vecchina in un pentolone, accesero il caminetto e iniziarono la cottura. CR, sconsolata, si sedette su di una sedia con l’alluce della vecchia in mano. Poi, piano piano iniziò a rosicchiare l’unghia di quell’alluce; si era sempre mangiata le unghie con grande soddisfazione ma averne una da rosicchiare fino in fondo era per lei un motivo di grande soddisfazione.
Quando la vecchina fu cotta la misero in tavola e staccandone generosi pezzi la mangiarono intingendola nella maionese che Hansel aveva preparato.
Dopo cena, attratte dalla musica di un piffero, corsero sull’uscio e video un ragazzone muscoloso, alto e bello che strimpellava seguito da migliaia di topi.
Tutte e tre cercarono di presentare al meglio quello che avevano da offrire e in pochi istati erano praticamente rimaste nude. Il pifferaio magico a quella vista si arrestò, alzò un braccio e anche tutti i topi immediatamente si arrestarono.
-Hei maschietto vieni in casa con noi…..?- disse CR
Il pifferaio magico non si fece ripetere l’invito. CR entrò per prima e si mise con la schiena e i piedi sul tavolo, il pifferaio magico alla vista di quella fica che non aspettava che di essere trafitta abbassò la lampo estrasse il suo arnese che era già pronto all’uso e corse verso CR. Purtroppo, ingannato dalla poca luce, il pene si schiantò contro il tavolo, pochi centimetri sotto la fica umida di CR. Il pifferaio scemo si chinò in avanti ululando come un cacciatore quando viene evirato con un colpo sparato da proprio fucile e la sua bocca andò a sbattere sulla fica di CR, questa lo afferrò per i capelli e lo tenne premuto con tutta la forza contro la fica finché arrivò un incredibile orgasmo.
Hansel e Gretel afferrarono il pifferaio scemo con la speranza di approfittare di lui per soddisfare le proprie voglie ma si accorsero che il suo cazzo andando a sbattere sotto il tavolo si era infilato nel cassetto e un coltello lo aveva evirato.
Prese dalla rabbia, Hansel tirò un calcio nella schiena del pifferaio ululante che finì con la faccia sul tavolo, con una mossa gli precisa abbassò i pantaloni mentre Gretel dal fondo della cucina arrivava di gran carriera con il piffero teso in avanti e senza esitazione lo piantò per metà nel culo del pifferaio magico, scemo e ululante.
Il giorno successivo ripresero il cammino verso la destinazione ignota.
La sera, stanche per la camminata nella foresta si fermarono sulle rive di un ruscello per passare la notte.
Sentirono un ululato seguito a ruota da un secondo più acuto, voltarono lo sguardo nella direzione del suono e videro il cacciatore evirato che, come altre volte lo avevano scorto, fissava la luna e ululava. Non poterono fare a meno di notare al suo fianco uno strano animale a quattro zampe con una corta coda che, come come il cacciatore, ululava rivolto alla luna; pareva un lupo.
Non senza timore decisero di avvicinarsi senza farsi scorgere per capire quale animale fosse il compagno del cacciatore evirato. In cuor suo CR sperava che un animale mitologico con il cazzo grande e nero come quello che aveva già conosciuto. Strisciando al suolo si portarono a un paio di metri dal cacciatore senza cazzo. Nascoste dietro un grande albero con grande sorpresa si accorsero che non trattava dell’animale mitologico. Il dubbio si era tramutato in certezza quando videro che la coda dell’animale era rigida e con dei buchi a distanza regolare. Hansel emise un urlo di sorpresa e l’animale si voltò a guardarla. Era lui! Era proprio il pifferaio scemo che probabilmente non era più riuscito a sfilare il piffero da buco del culo.
Le tre, prese dallo sconforto, si chinarono a raccogliere delle pietre e presero mitragliare i due infelici che iniziarono a correre per guadagnare il folto del bosco e evitare la lapidazione.
Mentre le tre cercatrici si avviavano verso il giaciglio di foglie che avevano preparato per la notte, videro il pinguino di montagna che camminava barcollando lentamente nella loro stessa direzione.
-Ciao pinguino di montagna! E la formica non &egrave con te?- disse Gretel
-No, l’ho schiacciata perché mi ero rotto i coglioni di andargli dietro- rispose il pinguino di montagna
Si voltò diede il leggero strattone al guinzaglio che teneva in mano e riprese a camminare, il mammut all’altra estremità del guinzaglio prese a camminare seguendo il pinguino.
-Hei! Ma dove stai andando?- disse CR al pinguino
-E’ una lunga storia… Il mammut, quando era piccolo, la sera lo portavo sempre a pisciare sulle ruote delle automobili. Si accostava, alzava la zampetta e le schizzava con i suoi trenta litri di urina. Ora che &egrave cresciuto non trova una ruota abbastanza grande per soddisfare le sue voglie. Disgraziatamente, qualche giorno fa vide un documentario su dmax dove venivano mostrati dei mezzi agricoli con ruote di dimensioni mostruose. Da quel momento non ho più avuto pace, lo devo portare in Russa a pisciare su quelle ruote!-
Il pinguino riprese il il suo lento e barcollante passo verso la sua meta.
Le tre tornarono al loro giaciglio, Hansel non riusciva a prendere sonno e chiese a CR se fosse stata così gentile da leccargli il clitoride per farle avere un orgasmo, ma CR già stava dormendo e gli rispose di farsi da sola con il dito. Hansel provò allora con la sorella la quale acconsentì e senza esitare spinse verso l’alto la gonna e portò la sua testa tra le gambe della sorella iniziando un lento connilingus che, in quattro ore, portò Hansel sulle cime più alte dell’orgasmo.

nik

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