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Racconti di DominazioneRacconti erotici sull'Incesto

Torturando mia madre

By 18 Agosto 2017Dicembre 16th, 2019One Comment

Mia madre &egrave anziana ma ha due seni enormi e, soprattutto, &egrave disposta a tutto. Il sito sadomaso che abbiamo aperto e di cui lei &egrave l’unica attrice viaggia a gonfie vele.
Non si tratta di soldi: a lei non entra in tasca nulla, le basta la pensione. A me, interessa principalmente torturarle le mammelle; se, poi, per farlo vengo pure pagato &egrave un valore aggiunto.
A mio padre, non interessa… se non analmente. Unica cosa, mi ha chiesto di farle usare una maschera affinché la mamma non sia riconoscibile.

Abbiamo deciso, fin da subito, di proporla sul mercato per pochi soldi… lei stessa era stupita che qualcuno volesse vederla nuda, anche se torturata brutalmente: dieci euro al mese le sembravano troppi per quello che poteva mostrare, mi propose di vendere i video delle singole sessioni a un euro l’uno, ma così facendo lei doveva produrre continuamente nuovo materiale e spingere le torture sempre oltre e questo funzionava bene: prezzi bassi e torture estreme. I clienti aumentavano di continuo e facevano richieste.

Una delle richieste che arrivava più spesso era di appenderla, impiccata per i seni. In modo che tutto il suo peso gravasse sulle ghiandole mammarie.

Paradossalmente, mia madre non la considerava una delle torture più atroci a cui veniva sottoposta nel senso che se ci si limitava semplicemente a quella era un dolore intenso, ma aveva provato di peggio come intensità… il difetto maggiore &egrave che continuava a far male per diversi giorni e questo la obbligava a non ripeterlo troppo spesso. Spilloni ed aghi che le attraversavano il seno facevano molto più male sul momento, ma il grosso del dolore passava in poche ore e già il giorno successivo era possibile ripetere la tortura.

L’impiccagione dei seni, invece, la obbligava ogni volta ad una pausa di una settimana… pausa che la rendeva improduttiva. Così appena la mamma si riprendeva, eravamo costretti a ripartire dalle torture più brutali per non perdere troppi soldi.

Era veramente un peccato. Attraversare con grosse punte di metallo le morbide ghiandole mammarie della donna che mi ha messo al mondo &egrave molto appagante… ma mai come appenderla, impiccata per i seni.

Per continuare a battere cassa, in genere, nei giorni successivi mio padre la sottoponeva a dei fisting anali, ma non era la stessa cosa per me, fanatico dei seni.

Ad ogni modo, avevo deciso di aumentare il prezzo dei video di impiccagione dei seni proprio per questo motivo. Immaginavo che i clienti protestassero, invece la mia mail era stata intasata di messaggi di apprezzamento: un sacco di persone era disposto a pagare cifre ben maggiori, conscia della pausa forzata della nostra unica attrice, purché il materiale continuasse violento come lo era stato finora.

Capitolo 2

‘Mamma, negli ultimi giorni le richieste di impiccagione dei seni sono aumentate molto’

‘Effettivamente &egrave quasi un mese che non lo faccio’

‘Te la senti di rifarlo?’

‘Anche oggi, tesoro, non &egrave un problema’

‘Ecco, Mamma, un problema c’&egrave, in realtà… gli utenti si sono lamentati che nelle ultime sessioni sei stata un po’troppo soft per i loro gusti’

‘Ma come? Solo ieri si &egrave fatta infilzare ogni seno con dieci spilloni!’ dice mio Padre

‘Si, hai ragione, Papà… ma ci sono state alcune lamentele ed ho alcune idee per risollevare il gradimento… sempre che la Mamma sia d’accordo’.

‘Fammi quello che ritieni opportuno, tesoro e non stare a sentire quel brontolone di tuo Padre. A lui interessa solo allargarmi l’ano a dismisura e non capisce tutto il resto’

‘Perché tu capisci cosa ci provano questi maniaci con i tuoi seni, Anna?’ la rimbecca mio padre

‘Lasciamo perdere, sono pronta per qualsiasi cosa’ lo tronca mia Madre che sa come vanno a finire le discussioni in famiglia.

‘Allora seguimi, Mamma’

Da quando abbiamo aperto il sito web, abbiamo attrezzato la tavernetta di casa a sala delle torture: &egrave sempre pronta ed operativa, con tutti gli strumenti puliti e le telecamere pronte per registrare.
Mio padre ha dovuto rinunciare alle serate in casa con gli amici, ma ne valeva la pena.

Mia Madre, pensionata di settant’anni, considera l’attività di attrice porno sadomaso in modo molto professionale. Sa quello che ci si aspetta da lei, non discute e appena entra in tavernetta inizia a prepararsi: cio&egrave a spogliarsi ed indossare la mascherina sul viso.

‘Disinfettati i seni, Mamma: oggi non faremo solo l’impiccagione’

‘Va bene, tesoro’

Prende il disinfettante dall’armadio, bagna una garza ed inizia a disinfettare i seni. Nel frattempo io mi lavo le mani ed indosso i guanti. Le telecamere hanno già iniziato a registrare.

Prendo una corda, faccio due cappi attorno ai seni, legandoli molto stretti, così non c’&egrave rischio che i seni sguscino fuori facendola cadere. Immediatamente i pallidi seni iniziano a colorarsi per via del ridotto afflusso di sangue.

Infilo uno dei due cappi alla carrucola, lasciando fuori l’altro.

‘Tesoro, ti sei dimenticato l’altro seno fuori’

‘Non l’ho dimenticato, Mamma: oggi ti appenderò un seno alla volta’

‘Oddio’

Un conto &egrave appendere una donna di settanta chili e settant’anni a due seni, alla fine sono 35kg per seno da ammortizzare, un altro &egrave farlo un solo seno alla volta. Per quanto li abbia grandi la forza da sostenere &egrave sempre doppia… ed a quell’età &egrave un grande azzardo. Lo sappiamo entrambi ma lei non protesta, anzi annuisce.

Tiro la corda collegata alla carrucola e pian piano lei si solleva da terra: i suoi piedi volano, adesso.
E lei urla, ansima e piange. Per una volta, mi implora di riportarla a terra, perché le fa veramente male. Ma non usa la parola chiave concordata, con cui io so che dovrò mettere fine alla sevizia.
Così faccio finta di nulla e prendo quelli che chiamo amichevolmente ‘gli spiedi’: sono dei lunghi spilloni in acciaio. Il lavoro &egrave semplice: li posiziono sul bordo del seno e poi spingo con forza, finché la pelle si lacera ed il metallo entra dentro iniziando ad attraversare la povera ghiandola martoriata sempre più in profondità, fino a quando la punta inizia a far capolino dal lato opposto: una piccola spinta ed esce fuori: &egrave sempre il momento più doloroso, assieme a quello in cui sfilo via gli spilloni. Paradossalmente la Mamma mi dice che nel momento in cui entro dentro ed anche mentre le attraverso la ghiandola, il dolore &egrave accettabile. Peccato: farle male &egrave molto divertente.
Ripeto l’operazione con gli altri tre spilloni, di fatto crocifiggendo il seno.
Il momento che preferisco &egrave quello del capezzolo. Fino a poco tempo fa mi accontentavo di infilare uno spillone (lievemente più corto degli altri) dentro il capezzolo e poi farlo oscillare avanti ed indietro, penetrandola come durante un rapporto sessuale. Questo era molto doloroso.
Da qualche tempo, però, ogni tanto alterno quella tortura a quella con l’avvitatore: in pratica le apro uno dei fori lattofori con un ago grosso… poi lo sfilo, e lo sostituisco con una vite da legno, che faccio entrare con l’aiuto di un avvitatore elettrico, impostato alla velocità minima. Funziona molto bene, ma bisogna avere l’accortezza di pizzicare il capezzolo tra pollice ed indice, altrimenti la vite slitta e non entra in profondità. Ogni volta mamma urla terrorizzata, quando lo faccio.

‘bianchi pascoli! Bianchi pascoli!’ urla la mamma mentre la vite &egrave entrata completamente nella profondità del seno. E’ la sua safety word. Devo interrompere la tortura. E’ la seconda volta che la usa in vita sua. Mi stupisce perché, speravo reggesse di più. La calo, fino a farle toccare terra… e per velocizzare la liberazione, taglio la fune che la teneva appesa con un coltello. Lei si inginocchia, piangendo disperatamente e si porla mano al seno.

‘Togli la vite, ti prego!’

Inverto la direzione dell’avvitatore e faccio uscire la vite…. mentre lei urla tanto atrocemente che mio padre scende giù a vedere.

‘Vuoi che ti sfilo gli spilloni, Mamma?’

‘No, mi fa troppo male il seno per ora!’

Dopo qualche minuto, si sfila lei stella gli spiedi, lasciando il seno totalmente libero. Faccio, con la video camera un primo piano alla ghiandola tumefatta. Poi la inquadro.

‘Cosa hai provato, Mamma?’

‘E’stato atroce… sembrava chi strappassi il seno dal corpo’

Dal capezzolo le esce un piccolo rivolo di sangue… noto che il seno mi pare un po’ più cadente del solito… e mi chiedo mentalmente, se sono riuscito a rovinarglielo del tutto…

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