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UNA NUOVA FAMIGLIA – CAPITOLO VI – CONFESSIONI

By 2 Marzo 2023No Comments

Nei mesi seguenti a quella fatidica mattina, sia io che mamma ci comportammo come se nulla fosse accaduto, come se in quel momento non fossero state Vanessa e Claudia reali ma due donne di un universo parallelo. Niente nei nostri comportamenti quotidiani lasciava trapelare il rapporto disumano e incestuoso che avevamo consumato quella mattina. Come rimosso dalle nostre teste, il fatto, sembrava non essere mai accaduto. Fino a quando un giorno di giugno, finita la scuola, io e mamma ci trovammo sole in macchina per andare a Catania a prendere Francesco all’aeroporto di ritorno da Milano. Misi su una cassetta con gli Hit più gettonati negli anni ’80. Ebbene sì, volente o nolente mamma era una cultrice efferata delle musiche disco degli anni ’80 e anch’io le ascoltavo molto volentieri. Se devo esprimere un modesto parere quella musica sembra la base di tutta la musica disco che ancora oggi si ascolta e quindi tra Spandau e Duran Duran i chilometri correvano via velocemente. Dopo una buona mezzoretta e dopo la prima sosta con colazione annessa presso la prima stazione di servizio, risalimmo in macchina e mamma chiese:
– Allora, contenta che Francesco torni? –
– Si mamma, devo dire che in questa settimana la sua mancanza si è sentita… e tu? Contenta? –
Ci guardammo un attimo e subito dopo scoppiammo a ridere oscenamente complici di quanto sapevamo l’una dell’altra. Subito presi il coraggio a 2 mani e dissi:
– Mamma posso farti una domanda e una confessione? –
– Certo amore, sai che puoi dirmi e chiedermi sempre tutto… specialmente adesso che… – si fermò lasciandomi appesa alle sue labbra in attesa di una conclusione a quella frase che non arrivò mai ma che io capii perfettamente e che mi incoraggiò a chiederle:
– Volevo chiederti come mai da quella mattina non abbiamo più parlato di quanto c’è stato tra noi, capisco che la cosa non è stata molto giusta però non vorrei che tu fossi arrabbiata con me per quello che ti ho portato a fare. –
Mi immolai come vittima sacrificale di quell’atto, ma subito mamma mi rincuorò:
– Ma che dici amore? Che colpe ti vai prendendo? Mica sei stata tu, e nemmeno io. E’ stata una cosa che doveva succedere. Per la verità devo ammettere che per i primi giorni mi sentivo una madre depravata, schifosa, sporca. Avevo osato godere con te, mia figlia. Poi ci ho riflettuto su e sono arrivata alla conclusione che non c’è stato niente di brutto e depravato in quello che abbiamo fatto. Siamo due donne, molto simili, abbiamo affrontato momenti bruttissimi e insieme li abbiamo superati, siamo riuscite ad entrare in confidenza come due sorelle ma prima ancora come due amiche. Quel giorno quelle due amiche si sono sfiorate e la loro voglia identica ha preso il sopravvento. Non mi sento sporca. –
– Mamma sei fantastica. Ti amo! –
– Anch’io tesoro e più dell’amore che si può provare per qualunque altra persona. – Allentai un poco la cintura di sicurezza e mi allungai a darle un bacino sulla guancia stando attenta a non distrarla troppo dalla guida. Subito lei continuò, cambiando il tono serio di prima in un tono leggermente più ironico e sbarazzino:
– Allora, piccola porcellina di mamma, quale confessione dovresti farmi? –
– Mamma devo fartene un paio per la verità, se mi prometti che poi non ti arrabbierai –
– Dai sciocchina, ormai non credo ci sia qualcosa che possa farmi arrabbiare in te. Ho notato una cosa l’altro giorno che mi ha reso fiera di essere tua mamma –
– Cioè?… – chiesi sapendo bene a cosa si riferisse.
– Cioè che sei una ragazza con dei forti ideali e malgrado tu abbia molti pischelli che ti ronzano attorno, sei riuscita a mantenerti pura fino ad oggi. Sai molte ragazzine di oggi sono già scafate e sfondate prima ancora di raggiungere la maggiore età… mentre tu… capisci? –
– Sì mamma, capisco, ma non sono così pulita come pensi, è solo che non ho ancora deciso il momento. Non pensare che stia aspettando il matrimonio, o che da buona siciliana voglia mantenermi vergine per il principe azzurro. Solo che devo deciderlo io il momento e dev’essere magico, non necessariamente con il primo ed ultimo uomo della mia vita. Anzi spero proprio di farlo senza coinvolgimenti sentimentali la prima volta. Sbaglio? –
– Assolutamente no amore, sono perfettamente d’accordo. Molti matrimoni finiscono proprio perchè non avendo provato altro prima o poi ci si stanca. Hai il mio pieno appoggio tesoro. Ti va di dirmelo quando accadrà? – Mi lasciai andare ad una confessione choccante perfino per mia madre e risposi:
– Certo, anzi vorrei che fossi presente in quel momento. – Scrutai mamma per capire se mi fossi spinta troppo oltre ma il sorriso che apparve sul suo viso mi rincuorò:
– Ne sarei felice amore mio. – e mi passò una mano sopra la coscia nuda salendo fino quasi all’inguine.
– Che porcelline che siamo ma’ – dissi allungandomi sul sedile per agevolare il suo tocco. Iniziò un lento ditalino insinuando il medio sotto le mie mutandine, percorrendo la mia fessura resa glabra dalla recente rasatura pre-estiva. Abbandonai la testa sul poggiatesta e mi godetti quel ditalino che durò parecchi minuti e che mi portò regolarmente ad un caldo orgasmo. Con eiaculazione ovviamente. Finito il ditalino mi ricomposi e mamma assaggiò i miei umori rimasti sul suo dito, leccandolo avidamente.
– Mmmmm, sai di buono, sembra il mio. A proposito, come l’hai trovato? Era la prima volta che assaggiavi la fica? –
– Ehm… per la verità no mamma. –
– Come come? La mia bambina è verginella ma lecca la fica alle amichette? Racconta –
– Ehi mica sono finocchia… ah ah ah – e giù risate. Era bellissimo quel rapporto che si era creato e io ne ero felice anche perchè la giovanissima età di mamma mi portava a pensare a lei più come ad una compagna che come ad una madre. Pensate che le mamme delle mie amiche avevano l’età di mia nonna, anche lei stupenda donna di 50 anni portati con estrema eleganza.
– E’ successo, e succede, solo con una ragazza. Non siamo innamorate, lei ha pure il ragazzo e anch’io sono uscita spesso con dei ragazzi, ma alla fine la godutina finale la facciamo sempre tra noi. Ti sto sconvolgendo? –
– No amore, continua, mi stai… eccitando per la verità. Quando è successo, e con chi? Se vuoi dirmelo… –
– Si mamma, ma promettimi che non ti arrabbi. La prima volta è successo qualche mese fa. Ricordi il periodo dello sciopero e delle assemblee permanenti? –
– Sì certo, e tra un’assemblea e un’altra… –
– Sì, ho conosciuto questa meravigliosa creatura che mi fa godere come una pazza, l’unica, almeno fino a qualche settimana fa. – Sorrisi facendole capire che mi riferivo a lei. Poi continuando:
– Non immaginavo lontanamente che da lì a qualche mese sarebbe diventata… – stando attenta a non farle commettere qualche imprudenza visto che stava guidando aspettai che mi chiedesse di continuare.
– Allora? Cosa sarebbe diventata? –
– Mamma, ti giuro non lo immaginavo, è successo molto tempo prima…-
– Senti, se vuoi dirmelo dillo altrimenti tienitelo per te, mi stai facendo stare sulle spine. – disse con un tono quasi arrabbiato…
– Che sarebbe diventata mia sorella! – Ecco l’avevo detto, avevo combinato la frittata? Un senso di paura mi colse allorchè mia mamma si voltò a guardarmi seria. Per un attimo pensai di aver rotto tutto quanto si era creato tra noi. Poi improvvisamente, dopo attimi di irreale silenzio le guance di mamma si gonfiarono fino ad esplodere in una sonora quanto liberatoria risata.
– Brutta porcona di mamma tua. Cazzo la santarellina si porta l’amante in casa? Chissà quante scopate vi fate la notte senza destare il minimo sospetto – e mentre lo dice ride come una pazza. Io un po’ mi vergogno e la rimprovero:
– Dai mamma, che ridi? Anzi promettimi che non le dirai nulla e farai finta di non sapere.
– Certo amore fidati di me. Se e quando vorrai dovrai essere tu a dirle che me lo hai confessato. E dimmi com’è Vale a letto? Dai ormai puoi parlarmene liberamente. –
– Beh ma’, all’inizio è stata lei a condurre i giochi ma adesso sono io a fare la parte della padrona. Io decido quando è il momento di godere e quando no. –
– Brava amore mio, hai un bel carattere. –
– Dai mamma, adesso tocca a te… – la sorpresi, vista l’espressione che assunse il suo viso
– A me cosa? –
– Tocca a te confessare qualcosa. Non volendo ho sentito di qualcosa che raccontavi a Silvia, non parlavate certo di ricette per la pasta al forno… o mi sbaglio – ridemmo di nuovo come due sceme.
– Ok, ok! Mi hai scoperta. Ebbene amore, Silvia è la mia… “Vale”! –
– Senti senti… continua –
– Beh amore, mi è stata vicina nel periodo brutto che sappiamo e tra una carezza e l’altra siamo finite a letto insieme, ricordi quel periodo che dormiva a casa nostra? Tu eri piccolina e la chiamavi ancora zia Silvia. Solo che lei è davvero omosessuale visto che non riesce ad andare con uomini però non cerca altre donne perchè si vergogna. Vuole solo farlo con me, dice che le basto e non pretende che io stia solo con lei. Infatti è felice della mia nuova storia con Mario. – si ferma in attesa di eventuali mie reazioni che non arrivano, poi continua – ogni tanto ci incontriamo e facciamo l’amore ma non mi sembra di tradire Mario. E’ un amore diverso. Allora? Sconvolta? –
– Beh, un po’ sì. La cara zia Silvia finocchia. Chi poteva dirlo? E com’è? –
– E’ un uragano e un fiume in piena, ma nemmeno io scherzo come avrai notato l’altra mattina. Ogni volta che lo facciamo siamo costrette a cambiare le lenzuola. – Ridiamo ancora, mentre iniziamo ad intravedere nitidamente l’Etna e le prime case. Siamo quasi arrivate. Mi dispiace un poco, al ritorno non potremo parlare così liberamente.
– Ascolta amore, io ho bisogno di darmi una sciacquatina, ci fermiamo o aspettiamo di arrivare in aeroporto? –
– Siamo abbondantemente in anticipo mamma se ti va ci fermiamo alla prossima area di servizio. –
– Ok tesoro, eccola – mise la freccia ed entrò nella corsia d’accesso all’area di servizio.
Scendemmo dalla macchina e ci sgranchimmo le gambe. Sembravamo due ragazzine, io con una mini stratosferica e una canottiera che lasciava la pancia scoperta, lei con una gonna più lunga solo di un paio di cm rispetto alla mia e una giacchetta leggera sopra la maglietta attillata. Entrammo nel locale sevizi e occupammo un bagno. Mamma si abbassò gli slip e fece pipì, io le tenni la giacca. Mi guardò e sorridendo mi disse:
– Cavolo quante volte mi avrai vista così, ma adesso è diverso, mi eccita la tua presenza, o forse sono state le confessioni. Le allungai un Klinex imbevuto che ci eravamo portate dalla macchina, lei si pulì e si alzò cedendomi il posto. Feci pipì a mia volta ripetendo gli stessi gesti fatti prima da mamma. Solo che mamma prese il Klinex e invece di porgermelo infilò la sua mano tra le mie gambe per pulirmi. Lo fece con estrema delicatezza. Una volta asciugata per bene lasciò cadere il Klinex e continuò a carezzarmi la fica con la mano. Mi fece alzare lasciando le mutandine abbassate. La lasciai fare come in preda ad un’ipnosi. Mi sollevò una gamba che posai sul water lasciando la mia fica leggermente aperta all’altezza della sua faccia.
– Voglio assaggiarla io adesso. Posso? – non le risposi neanche che la sua bocca s’incollò alla mia fessura calda. Iniziò a leccarmi con dolcezza infilando di tanto in tanto la lingua e muovendola in su e in giù. Poi con le labbra mi morse il clitoride facendo uscire dalla sua sede naturale e succhiandolo. Stavo toccando il paradiso. Vale era brava ma mia madre era super.
– Dai mamma, dai così… voglio venire, fammi venire sulla tua faccia ti prego. – ansimava e leccava mugolando, mentre si masturbava, vidi due dita sparire in lei. Poi mi allargò la fica con due dita, tese la lingua e iniziò un dentro/fuori veloce. La mia fichina non era abituata a tanto ma non sentivo dolore.
Dopo poco lo sentii arrivare.
– Sìììì, daiiii, vengoooooo… mamma vengoooo – come al solito mi irrigidii per poi sborrarle in faccia. Lei non si perse una goccia e notai con mia meraviglia che il suo andare più a fondo degli altri mi aveva fatto venire in modo più copioso e denso. bianco quasi come il suo. Restò a baciarmi per altri secondi. Dando tanti piccoli e amorevoli bacetti alle labbra della mia fichina. Poi si alzò e ci abbracciamo. Non avevamo pensato che avrebbero potuto sentirci tanto eravamo prese dall’eccitazione. Aprimmo la porta e per fortuna non c’era nessuno. Passammo dal bar dove consumammo un caffè veloce. Poi come due ragazzine complici corremmo mano nella mano verso la macchina.

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