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Una settimana da Incubo

By 6 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

FINE SETTIMANA DA INCUBO

Andrea rimase fino alle sette o poco più e prima di andarsene venne educatamente a salutarmi; gli diedi un bacio sulla guancia e guardai mia sorella fare un gesto di grosse novità con la mano che stranamente mi incuriosì.
Quando tornò su tirò dritta in camera facendomi solo una voce di seguirla, indossai quindi le infradito e la raggiunsi chiudendo la porta.

‘Nadia è perfetto! Lo capisci?’

‘cosa è perfetto?’

‘non ci arrivi? Andrea è cotto anche di te, ci ho appena parlato!’

‘cotto di me? Ma sei pazza? E perchè te lo verrebbe a dire se fino a ieri ti veniva dietro?’

‘sei proprio ingenua su certe cose, non è mica detto che si debba per forza seguire una strada alla volta, possono anche piacerti più persone tutte assieme, non ti è mai successo?’

‘si, ma se arrivo a dichiararmi vuol dire che degli altri non me frega niente e oltretutto cosa mi interessa? Anche se fosse per me non ha importanza’

‘a parte che con me lui non si è mai dichiarato, voleva solo i miei piedi e li ha avuti e tutto sommato continua ad averli…’

‘quindi?’

‘quindi possiamo divertirci tantissimo, come fai a non capirlo?’

Sospirai per le assurdità che stavo sentendo, tutto per aver accettato una volta di fare quello che voleva.

‘il tuo divertimento è un pochino strano Giulia, quel poveretto è diventato scemo oggi pomeriggio per colpa tua’

‘e tua…’

‘si, anche mia… infatti mi è dispiaciuto’

‘perchè non lo hai aiutato allora?’

Mi sedetti velocemente su di uno sgabello vicino la porta quasi a zittirla.

‘Giocaci tu con Andrea… è troppo piccolo, lo vuoi capire o no?’

‘che palle che sei… pensi che a qualcuno importi? Mi ha detto, testuali parole, che è uno dei rarissimi casi in cui entrambe le sorelle sono delle gnocche, non ti gratifica?’

‘si, mi fa piacere infatti e gliel’ho detto mi sembra, ma oltre questo per me non c’è nulla’.

‘e dimmi la verità, se potessi farlo felice anche solo per qualche minuto, lo faresti?’

‘ma che domanda è?’

‘rispondi e basta no?’

‘non ci farei nulla di sessuale Giulia… mettitelo in testa’

La guardai sorridere e lo feci anche io per la sua insistenza inopportuna.

‘sai, sono due anni che lo conosco e quel ragazzo effettivamente è il più particolare che io abbia mai conosciuto’

‘allora mi spieghi perché non ti ci sei messa e lo fai felice tutti i giorni?’

‘ma che ne so… forse ho un po’ d’ansia a legarmi. Comunque non volevo dire questo, volevo dirti che Andrea è davvero un ragazzo buono, aiuta sempre tutti, non ha mai avuto problemi con nessuno, non fuma, non beve, insomma…’

‘insomma è proprio il tuo contrario’

‘io non fumo mica…’

‘ma tutto il resto lo fai’

La guardai sorniona lasciarsi cadere sul letto pregandomi di lasciarla finire.

‘so che anche lui ha dei genitori divorziati ed una sorella più grande, ma oltre questo proprio non so altro’

‘a parte i suoi gusti sessuali intendi…’

‘si, a parte quelli. Comunque domani l’ho invitato un’altra volta’

‘quindi? Un altro film non lo vedo’

‘lascia perdere i film, ascolta io gli piaccio, tu gli piaci, ti immagini questa sera i fazzoletti che riempirà?’

A quel punto mi alzai e feci per andarmene, però mi ritrovai Giulia sulla porta con uno scatto felino.

‘voglio che lecchi i piedi di entrambe…’

‘cosa?!’

‘eddai lo hai visto oggi, non voleva altro…’

‘ma perchè?!’

‘perché voglio farlo godere…’

‘e fallo allora! Che vuoi da me Giulia?!’

‘voglio farlo assieme a te… e tu devi aiutarmi’

cercai di aprire la maniglia ma mi spinse con il suo peso indietro fino sul letto ridendo, salendomi sopra per bloccarmi e facendo per giunta un gran baccano.

‘lasciami stupida!’

‘va bene… non posso costringerti, ma tu pensaci, a lui basta poco’.

Si tolse accasciandosi al mio fianco e restammo con un po’ di affanno sul suo letto vedendo entrare nostra madre che chiese cosa fosse successo.
La tranquillizzammo dicendole di aver risolto un diverbio e se ne andò accennando che la cena sarebbe stata pronta a breve.

‘però un minimo ti piace l’idea… ammettilo’

‘non si tratta di questo Giulia… io non sono ESPANSIVA come te, specialmente su queste cose’.

‘d’accordo… ma se ti dessi la prova che Andrea è diverso da qualsiasi persona abbiamo conosciuto ci penseresti?’

‘no. Non lo so… non credo’

Sorrise con il volto sul cuscino facendo cadere un infradito sul letto e muovendo la gamba fino a portarmi il piede al centro dei jeans, carezzandomi.

‘allora dammi qualche giorno ok? Prometto che ti farò cambiare idea questa domenica, lavorerò sodo, ma tu devi almeno promettermi che ci penserai’

‘Giulia…’

La sua pressione leggera aumentò considerevolmente facendomi presto indurire e seguitò quel massaggio per diverso tempo, quasi coccolandomi, finché la voce di nostra madre non avvisò che la cena era pronta.

‘ci penserò…’

Dopo avermi strappato quelle parole mi abbracciò fortissimo baciandomi tante volte le guance in preda alla felicità, poi si alzò guardandomi ancora sul letto, con le gambe leggermene piegate e con un forma ben conosciuta dove era stata fino a poco prima.

‘noi intanto continuiamo a giocare come abbiamo detto oggi, li hai fatti tutti i compiti?’.

‘s-si… ma le cose le devi studiare ugualmente’

‘mmm… non c’è bisogno, domani ti passo gli altri e già che ci sei, lavami quei panni che vedi li ok?’

‘qualcos’altro?!’

‘no, per ora no…’

Disse alzando un piede e schiacciandolo sul pene facendomi gemere un poco.

‘adesso andiamo a cena, prima di andare a letto ti vengo a dare la buona notte, perchè sei stata bravissima oggi’.

Poco dopo, presi la cesta dei panni da lavare e passai una mano sulla faccia incredula dell’ascendente che aveva conquistato su di me; poi, scesi con lei a mangiare.

Era da poco passata mezzanotte quando con passo felpato Giulia entrò in camera mia; stavo leggendo un libro del mio corso e mi salutò con un grande sorriso.

‘che vuoi adesso?’

‘niente! Solo ringraziarti prima che vada a fare la doccia’

Si avvicinò al letto sedendosi cordialmente e subito dopo alzò le gambe mettendomi i piedi davanti la faccia.

‘ad Andrea è andata male, ma a te posso farti felice e vedo che funziona subito…’

Si riferì chiaramente alla forma che sotto il pigiama comparve all’istante, per poi toccarmelo con due dita salendo e scendendo da sopra il tessuto percorrendo tutta la lunghezza.
Nel frattempo lasciai chiudere il libro e non aggiunsi altro, saziandomi di quell’odore pungente, passando le labbra ovunque potessi.

‘Giulia… non arriverò mai a sabato, sento che sto già per…’

‘ma non ho fatto ancora niente!’

Scostò il pigiama restando a guardare l’asta di carne che svettava da fuori il perizoma sconciamente. Bastò una debole stretta della sua mano per fare uscire alcune gocce trasparenti, finché non presi a muovermi per conto mio avanti e indietro, penetrando a vuoto la sua mano che poco dopo venne dischiusa.

‘Giulia basta devo venire…’

‘no. Resisti, sono passata solo per farti un piacere’

Andai con la testa indietro sprofondando nel cuscino esasperata dalla sua mano e dai suoi piedi che insistenti cercavano di penetrare le labbra, riuscendoci.
Passai la lingua sotto la pianta, poi tra le dita sentendo il sapore salino del sudore ormai asciugato e compresi di essere già venuta.

Gli spasmi naturali e le mie contrazioni del ventre però, furono ancora una volta fermate da Giulia che accortasi di quanto stava accadendo strinse la base del pene con molta forza, bloccando qualsiasi risalita.
Mi sembrò di morire.
Scattai seduta serrando i denti per non urlare mentre divertita mia sorella continuava a tenere stretto, poi con movimenti sempre più lenti, le pulsazioni svanirono, lasciandomi frastornata ed ansimante.

‘sei un fiume qui sotto… stai bagnando tutto’

In bilico tra l’orgasmo e un forte dolore constatai la verità, sentendo il perizoma ormai da lavare.

‘mi stai facendo male Giulia… non è più divertente’

‘va bene ho capito me ne vado… tu però resta così come ti lascio chiaro? E poi praticamente i piedi me li hai già lavati tu, forse della doccia non hanno bisogno’

Scesi con lo sguardo a quella scena che vedeva Giulia parlare a pochi centimetri dalla mia carne gonfia e arrossata, rilasciando finalmente la presa e godendosi il lento fiume di liquido trasparente che colò dalla punta.
Un solo movimento falso e sarei potuta venire in qualsiasi momento.

‘ci vediamo domani Nadia, buona notte’

‘aspetta…’

Quando la vidi alzarsi mi venne spontaneo chiamarla.
L’avevo seguita in piedi, restando leggermente piegata in avanti, ansimante e sudata.

‘che c’è?’

‘non puoi lasciarmi così…’

‘dici? Guarda lo sto proprio facendo invece’

Sorrise cattiva avviandosi alla porta della stanza e prima di uscire mi fece l’occhiolino per poi lasciarmi come una stupida.
Mi gettai sul letto in preda all’insoddisfazione.
Sembravo un animale e ricordo che morsi anche il cuscino portando una mano dentro di me decisa almeno a godere come una normale ragazza; andai avanti almeno venti minuti e l’indomani sapevo che avrei dovuto cambiare le lenzuola per colpa delle secrezioni che stavo perdendo.
Ebbi diversi orgasmi cumulativi, ma la cosa tremenda fu che per ognuno che riuscivo ad avere, il desiderio di schizzare davanti aumentava ancora di più, quindi decisi di smettere per non perdere la testa.

Mi addormentai così, priva di perizoma e pigiama, con una gamba nuda fuori dal lenzuolo in modo che chiunque fosse entrato, tra mia madre e mia sorella avrebbe notato quella sconcezza; per fortuna, nella mia casa non era usanza entrare senza bussare.

La mattina successiva avevo un gran mal di testa.
Quando mi alzai dal letto era tardi, quasi le dieci del mattino e sapevo di essere sola. Presi il cambio pulito e filai a farmi una doccia quasi come un automa, lasciando prendere aria alla stanza che purtroppo sapeva un po’ troppo di me.

La doccia sembrò ridarmi il contegno perduto.
Quel giorno facevo ancora più caldo del solito e scelsi di non andare in biblioteca rimanendo in culottes e maglietta a lavare quegli stupidi panni che Giulia mi aveva rifilato.
Entrai in stanza e presi la cesta tornando in bagno e mentre selezionavo le cose, il profumo stantio dei panni usati mi raggiunse svegliando in me ben altri pensieri.

Erano soltanto le undici e già stavo per fare la prima azione pervertita della giornata, infatti presi i calzini che il giorno prima aveva indossato, gli stessi che emanavano quell’afrore inebriante e disgustoso e con reticenza me li portai sotto il naso.
Inspirai e lasciai penetrare l’odore portando una mano sotto di me sentendo la durezza e la voglia farsi pressante, poi passai alla sua biancheria ed anche qui sprofondai nella lussuria, arrivando addirittura a tirare fuori la lingua e leccare il suo perizoma.
Quando compresi di essere ad un passo dallo schizzare trovai non so dove la forza di fermarmi, finendo nervosamente di mettere in lavatrice gli indumenti ed andare in cucina per darmi una calmata.

Intorno a mezzogiorno, ero di nuovo in stanza e provavo inutilmente a studiare quando il telefono squillò; a parte qualche amico o amica era raro che ricevessi sms, invece con sorpresa era Giulia;

Questo è per essere sempre li assieme a te;
come va la mattinata? Scommetto che non sei uscita,
lo hai fatto il bucato?
Rispondi subito…

Nel messaggio notai esserci un allegato e velocemente spostati il pollice sull’icona aprendo l’immagine, spalancando gli occhi e la bocca quando riconobbi e suoi piedi.
Compresi benissimo che quella pazza si era scattata la foto in classe, infatti si vedeva una parte del banco e del suo zaino, ma il come avesse potuto addirittura togliersi i calzini mi sconcertò a dir poco.
Restai ad ammirare quella foto, che consisteva nei suoi piedi nudi poggiati sugli anfibi tenendo tra l’alluce ed il secondo dito una delle fibbie.

Se fino a quel momento l’eccitazione era stata tenuta bene o male a freno, adesso, quasi senza volere scesi con le dita fino a toccarmi.
Uno squillo al cellulare tolse per qualche istante la foto facendomi rinsavire.
Era sempre lei e rammentava del rispondere al suo sms, cosa che con feci con molta fatica, dicendole che avevo fatto quello che voleva e di non mandare più foto.
Seguì un altro sms a distanza di una ventina di minuti e scattai subito per leggerlo.

Sei proprio una brava sorellona, ti meriti un altro regalo,
ci vediamo a pranzo! PS: di a mamma di farmi la pasta all’uovo che ieri ne avevo voglia.
Ti saluta Andrea

Con impazienza toccai l’icona dell’allegato e restai basita.
Non riconobbi il posto, forse una zona all’aperto del suo istituto; la foto riprendeva dall’alto, quindi era stata scattata da mia sorella in piedi e in essa figurava anche Andrea che chino davanti a lei si faceva mettere un piede in testa.
Almeno aveva avuto la decenza di togliersi lo stivale prima di fare quello stupido gioco, ma proprio per questo quella scena mi eccitò terribilmente e lasciai cadere il cellulare sul letto portandomi una mano alla bocca.

Giulia non aveva quello che si chiama freno inibitorio, pensai legandomi i capelli in una coda, in bilico tra il nervoso e l’eccitato; mi alzai passeggiando avanti ed indietro facendo pensieri terribili, quali ad esempio di dare retta a mia sorella nei confronti di Andrea a patto mi prestasse la sua bocca le sue mani o i suoi piedi ogni volta che volevo.
Poi per fortuna tornò il senno e ridendo da sola come una cretina uscii dalla stanza, andando a vedere se nella credenza c’era davvero la pasta che lei voleva.

Quando tornò a casa, io e mia mamma stavamo parlando del suo lavoro e di altre questioni poco interessanti.
Ci salutò ad entrambe e filò su in stanza dicendo di dover andare in bagno di corsa, poi tornò e ringraziò per la pasta finendone un gran piatto.
La lasciai con nostra madre salendo in camera ed aspettandomi una sicura visita di quella pazza, cosa che puntualmente avvenne.

‘piaciuti i messaggi? Penso di essere un artista in fondo’

‘tu sei un pazza esaurita non un artista! Ma come hai fatto in aula a non farti vedere?!’

‘chi l’ha detto che non mi hanno visto? Era l’ora di educazione fisica dovevo cambiarmi le scarpe’

‘… e Andrea? Ma ha visto che lo stavi fotografando?!’

‘no, per lui stavo inviando solo un sms, cosa poi non del tutto falsa, comunque era tanto contento e poi stavamo dietro la scuola, li non c’è nessuno’

Alzai lo sguardo a cielo facendole segno di non continuare, poi sorrise e tirò fuori dal suo zaino il diario.

‘allora, oggi sono un po’ più di ieri, ma la mia fantastica sorellona finirà tutto in men che non si dica, vero? Questo gioco della serva è davvero bello’

‘certo è davvero bello se stai da quella parte… sta attenta perché se dovessi finirci io sarebbero fatti tuoi’

‘beh tanto io i compiti non rischio di farli, te li sbaglierei tutti e sei molto più pulita di me con i vestiti, tanto male non potrà essere; intanto fino a sabato il ruolo è mio’

Sorrisi incredula e presi un pizzico sulla guancia, per poi vederla uscire lasciandomi ai suoi compiti.

Per farvi capire meglio il calvario che dovetti passare fino a sabato, passerò a scrivere una serie di violenze psicologiche e fisiche di cui fui vittima.
Giovedì fu una replica del giorno prima, ricevetti altri due sms nonostante le avessi chiaramente ribadito di farla finita;

“Ti penso…”

Erano quasi le dodici e come allegato c’era una nuova scena di Giulia, presumibilmente al bagno delle ragazza, che con l’auto scatto si era immortalata nell’atto di calpestare il cellulare, che dal punto di vista dell’osservatore sembrava essere appunto lui il calpestato.
Si era almeno tenuta i calzini quasi completamente neri sulla pianta e si intravedeva anche un po’ del suo intimo in quanto quel giorno indossava una gonna.

Ne seguì un altro a distanza di molte ore, persino a casa riusciva ad essere così stupida, infatti quel pomeriggio ricevetti un suo sms dalla porta di fianco.

“Così studierai meglio… finisci tutto e poi stasera ti do gli altri panni da lavare”

Come allegato stavolta rimasi ancora più basita, in quanto era una foto di lei, sul suo letto a piedi nudi con in mezzo ai piedi una banana che aveva portato su a pranzo dicendo di mangiarla più tardi.
La osservai bene ed era stata davvero brava, portando sulla punta del frutto l’alluce quasi a tappare l’ipotetica bocca del pene; restai a sfiorarmi in mezzo alle gambe per diverso tempo cercando poi di rimuovere il desiderio che ormai era radicato nell’anima.

La mattina di Venerdì andai in biblioteca decisa a studiare; ricevetti un solo sms di Giulia, ma bastò a sconvolgermi.

“Il piano procede bene… Stai pensando a quello che abbiamo detto?”

Si riferiva certamente ad Andrea e quando aprii l’allegato sussultai nel vedere una foto proprio di Andrea scattata in un posto chiuso con lui che le leccava di piedi inginocchiato a terra.

Ricevetti una stretta al ventre e mi poggiai qualche istante sul tavolo di studio, con sguardi dei presenti incuriositi.
Ci fu addirittura una ragazza che mi chiese se stavo bene e dovetti in qualche modo trattenermi, uscendo poco dopo dalla sala per prendere un po’ d’aria.
Quando tornai a casa tentai di farla ragionare, ma a parte consegnarmi i compiti del fine settimana non ottenni nulla, se non la certezza del suo potere che giorno dopo giorno aumentava.

Finalmente giunse Sabato.
Era mattina presto e nostra madre non sarebbe uscita prima delle undici per fare la spesa, quindi ero bloccata; fossimo state da sole sarei piombata in camera sua a chiederle di mantenere il patto, però non si poteva.
Mi alzai esasperata dall’erezione perenne che avevo e qualsiasi cosa facessi ormai andava a finire su qualcosa di relativo alla sfera sessuale, quindi accesi la TV ed attesi.

Giulia dormì fino a tardi come al suo solito e spicciando la stanza venne a salutarmi con tutti i capelli arruffati e con indosso soltanto il perizoma ed una maglia leggerissima.

‘buon giorno… che ore sono?’

‘da tanto che si è fatto giorno Giulia… sono quasi le dodici’

‘beh, è Sabato. Perché mi sarei dovuta svegliare presto? Come stai?’

Entrò in stanza sorridendo e sbadigliando volgarmente.

‘come vuoi che stia?’

‘senti, me lo fai un piccolo piacere?’

Alzai gli occhi per una delle sue stupide richieste.

‘un altro Giulia? Oggi scade questo stupido gioco te lo ricordi?’

‘si me lo ricordo, però vedi… scade appunto Sabato, quindi fino alla mezzanotte per come la vedo io stiamo ancora come ieri’

‘… non avevo capito così’

‘va bene fa nulla, ascoltami; tu oggi resti ancora così, tanto ti ci terrei ugualmente e domani ti faccio schizzare quante volte vuoi’

‘quante volte voglio…’

Sorrise per il mio pappagallo dettato dalla voglia incontenibile che avevo.

‘si, hai capito bene… inoltre, domani viene anche Andrea e vediamo se avrai cambiato idea’

‘n-non succederà stupida…’

‘vedremo… ora scendo a fare colazione, a dopo’

Se ne andò tirandosi su sconciamente l’elastico dell’intimo e contemplai che il mio sogno di mettere fine a quel tormento fosse stato posticipato.
La giornata passò placida, Giulia uscì con i suoi amici, io con i miei, poi tornammo a casa per l’ora di cena e successivamente vedemmo insieme a nostra madre in sala un film in TV, poi mamma ci lasciò da sole attorno alla mezzanotte.

‘bel film vero?’

‘Giulia è passato sabato…’

‘ma pensi solo a quello?!’

‘ ‘ scusa ma ne ho davvero bisogno’

‘lo capisco ma adesso io non ne ho voglia, oggi siamo stati al lago e sono stanca’

Abbassai lo sguardo tirando a me le gambe per nascondere l’erezione che avevo; poi, Giulia si sposto dal divano e venne sulla poltrona sedendosi sul poggiolo.
Era ancora vestita ed aveva persino le scarpe, per fortuna non gli anfibi, poi estrasse dalla tasca l’oggetto che mi lasciò sorpresa ed intimorita.

‘ho detto che non ho voglia di farti venire, ma di darti attenzione quella ne ho sempre… vuoi che gioco un po’?’

‘… che vuoi fare con quello?’

Scese da dove stava fino a sedersi in terra davanti a me che immobile la guardavo.

‘te lo lego così non esce niente, tanto ho visto che funziona… no?’

‘Giulia tu non capisci, fa male fare una cosa del genere’

‘beh se non faccio così, tu vieni sicuramente appena ti tocco… come si fa?’

‘… n-non lo so’

Sorrise, mentre io restai imbarazzata osservandola allungare una mano ed abbassarmi il pigiama esponendo all’aria il pene gonfio a dismisura.

‘guarda qui quanto è diventato grande Nadia… è davvero grosso’

‘Giulia…’

‘lo so, adesso stai buona’

Senza che ebbi la forza di fermarla, iniziò a legare la base della carne saldamente, facendo diversi giri con il laccio che aveva estratto dalla tasca, finché con un ultimo nodo il gioco fu suo.
Per la stretta, il pene sembrò gonfiarsi ancora di più facendomi davvero male; poi si avvicinò con la bocca e d’istinto tentai di andare indietro sullo schienale.

‘che fai scappi? Ti devo inseguire?’

Tirò il laccio che sporgeva dal nodo come un piccolo guinzaglio piegandolo indietro fino a toccarsi le labbra con la punta umida, per poi trasformarlo in una specie di lucida labbra.
La voce venne meno e chiusi gli occhi lasciandola fare.
Volevo godere ed anche se non potevo, volevo godere ancora di più; tornai a guardare solo quando sentii la sua lingua leccare con calma l’intero glande arrossato e sensibile, poi un rumore sulle scale mi fermò il cuore.
Giulia scattò sul divano ed io rimisi tutto negli shorts piegando le gambe, finché nostra madre non arrivò entrando in cucina.

Stette li un poco, togliendo i piatti ed i bicchieri dalla lavastoviglie, poi ci salutò nuovamente e se ne riandò dopo un quarto d’ora abbondante.
Per tutto il tempo restai ansimante e sofferente. Il pene non aveva diminuito di un solo centimetro la sua erezione e quando strisciando Giulia tornò da me mi ritrovò esattamente come prima.

‘c’è mancato poco… ma vedo che a te non importa più di tanto’

Non risposi, limitandomi a guardare il suo capolavoro.

‘ci hai pensato ad Andrea? Ti piaceva nelle foto?’

‘n-no… ti pare che voglia parlarne ora?!’

‘io si… sei più sincera quando sei in queste condizioni’

Si abbassò nuovamente con la bocca, stavolta inghiottendomi fin dove cominciava il laccio ben saldo.
Mi accostai allo schienale al primo risucchio, chiudendo la mia bocca con una mano per non gridare.

‘allora? Ci hai pensato’

‘s-si…’

‘e domani farai quello che voglio?’

‘basta Giulia mi stai uccidendo così…’

Scese di nuovo e succhio peggio di prima, infilando la lingua nella fessura del pene ormai allo spasimo.

‘se mi rispondi come voglio ti faccio venire qui sotto’

Sussultai venendo toccata sulle labbra della fica, sentendo entrare due dita.

‘ferma! Oddio sto venendo…’

S’interruppe bruscamente riprendendo a succhiare e non mi restò altro che premere le unghie sulla poltrona e serrare i denti per resistere.

‘allora? Farai quello che voglio? Eddai, qui sotto è meglio di niente no?’

‘Giulia sei una stronza…’

‘si è vero… ma è merito tuo che sei così bella’

Infilò di nuovo le dita dentro di me e al contempo scese con la bocca fino a farmi piangere dal piacere; quando infine percepì entrambi gli orgasmi salire non ebbi scelta se non accettare.

‘evviva! Ce l’ho fatta! Va bene, allora vieni qui sotto, però girati sennò bagniamo la poltrona anche più di così’

Con gli occhi lucidi e la mente prigioniera della lussuria, seguii la sua voce voltandomi in modo umiliante e porgendogli praticamente il mio sedere davanti la faccia.

‘sei un lago… ora ci pensa la tua sorellina’

E mantenne la promessa. Con fermezza e poca grazia, Giulia entrò con le dita lavorando ogni possibile movimento al mio interno; ben presto ci aggiunse un terzo dito ed infine un quarto emettendo dei suoni disgustosi che forse arrivarono anche al piano di sopra.
Minuti dopo, scesi con la testa in basso mordendo la pelle della poltrona e schizzai dietro tutto il mio piacere.
Persi la forza alle gambe e caddi stremata sul pavimento ansimante e con gli occhi riversi per l’orgasmo femminile più forte mai avuto, poi guardai mia sorella con la maglia ed il viso bagnato dai miei umori.

‘Nadia ma che schifo! Mi hai fatto la doccia!’

Non risposi coprendomi il viso per la vergogna, ma allo stesso tempo venni girata e messa supina da Giulia che rimosse le mani con cui mi nascondevo.

‘resta ferma, adesso tocca a me, non sono di pietra…’

Senza forze mi ritrovai la gonna di mia sorella sulla faccia e con due dita scostò velocemente il suo intimo mettendomi a contatto con le labbra calde ed umide.
Gemetti un poco, ma accolsi infine quello che volevo ed unii la mia bocca al suo sesso tirando fuori una timida lingua, percependo le vibrazioni della sua mano intenta a masturbarsi su di me.

Scese con il corpo trovandosi il pene ormai violaceo davanti e prese a succhiarlo nuovamente creando come effetto collaterale le mie contrazioni in tutto il corpo.
Dovetti sottostare a quella tortura forse per cinque minuti, prima di sentirla alzarsi nuovamente e poggiare interamente il peso sulla mia faccia; poi, i suoi spasmi segnarono l’orgasmo raggiunto ed un lieve fiume di umore dolciastri scivolò in gola dissetandomi.

PS: spiacente ma questa volta il capitolo si è caricato in maniera davvero strana O_O e ci ho fatto caso solo ora. ora è completo ^^

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