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OrgiaRacconti erotici sull'IncestoTrio

Zia Paola

By 15 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

L’aria condizionata mitigava la calda afosa estate romana.
Eppure ci sarebbe stato da sudare ugualmente.
Avevo appena concluso una trattativa per conto della mia azienda a condizioni estremamente favorevoli. Avevo sudato le classiche sette camicie ma alla fine l’accordo era fatto ed ero orgoglioso di me stesso.
Così eccomi nella più lussuosa Suite dell’hotel Michelangelo di Roma a fissare il panorama.
Mi spogliai. Il cazzo era durissimo e avevo bisogno di una doccia… Sorrisi.
Probabilmente avrei finito per farmi una sega nel lussuoso letto a tre piazze!

Ero appunto preso dalla valutazione se la masturbazione fosse terapeutica o solo patetica quando la porta si aprì senza che bussassero. Io ero nascosto dalla vita in giù dal divano in pelle bianca e non corsi nemmeno a nascondermi.
Sulla soglia una spilungona sulla cinquantina con un camicione blu molto corto capelli a caschetto è una voce che pareva una radio libera. Accanto a lei una occhialuta, più minuta, più o meno della stessa età ma con un camicione bianco simile per lunghezza e disegno.

“O ci scusi….” Sobbalzo quella in camicione blu.
“Salve” dissi senza scompormi.
“Credevamo aveste finito e dovevamo rifare la camera” spiego con un sorriso di cortesia che non altero il tono troppo alto della sua voce.
“Veramente dovrei passarci la notte” dissi.

“A noi ci avevano detto che c’era una riunione d’affari che ora avete finito e di ripulire bene” intervenne l’occhialuta in camicione bianco con un marcato accento del sud e ben poco rispetto per la grammatica.
“Se dobbiamo passiamo dopo” riprese quella in blu.
“Tranquille non mi date noia. Stavo giusto andando a farmi una lunga doccia. La suite è tutta vostra, bagno escluso”.

“Vabbene” annui quella in bianco con una parola sola.
Notai che la signora in blu aveva un piccolo logo dell’hotel ad altezza seno mentre l’altra non aveva loghi. La cosa mi parve strana e così chiesi “scusate ma la vostra è la divisa dell’hotel?”.
“La mia si. Il camicione per le pulizie e’ questo”.
“Senza calze?” Chiesi fissandole le lunghe gambe ben tornite e decorate con delle unghie tinte di un verde cobalto molto vistoso.
“Le calze le mettiamo d’inverno ma adesso fa caldo. Perché?”.
“Quel che mi chiedevo e se l’hotel vi fornisce una divisa adeguata. Solo il camicione mi pare un po misero”.
“Ci danno anche la giacca per lavorare fuori ma non la mettiamo quasi mai” aggiunse l’occhialuta. “E le calze? Indossate collant a vostra scelta o….”.
“C’è ne danno cinque paia neri ma non tutte li usiamo. Qualcuna li trova troppo spessi e scomodi. Ognuna mette un po le calze che vuole”.
“Capisco. E, se posso chiedere, perché lei indossa un camicione bianco invece di quello blu?”. La vidi arrossire un pochino “Veramente questo è un vestito. Il mio vestito. Avevo già staccato il turno che è venuta fuori la camera da fare e le sono venuta a dare una mano” spiego.
In pratica aveva un vestito identico a un camicione da lavoro. Cambiava solo il colore. Alla faccia del buon gusto.
“Non dovrebbe sporcare i suoi abiti signora. Signora o signorina?”.
Sorrise “veramente sono separata”.
“Quindi signorina” ammiccai.
Anche la stangona in blu sorrise.
Feci due passi avanti. Ora il divano non mi copriva più e il mio cazzo formato gigante si stagliò in tutta la sua fiera erezione. La mora si morse un labbro fissandolo, l occhialuta volto’ di scatto la testa per non fissarlo.
Io feci altri due passi avanti. Ero propio di fronte a loro. Le mie mani si aprirono a ventaglio e arrivarono una per deretano. Più sodo quello della stangona più flaccido e prominente quello dell’altra.
Le gambe di entrambe, ben scoperte, erano un po secche e segnate dal tempo, i seni di entrambe piccoli e cadenti, i visi rugosi e bruttarelli…. “Io sono Alba” disse la mora. “Giusy” ammicco l’altra.
Nessuna fece obiezione al fatto che stessi palpando bene bene i loro culi.
“Giusy che ne diresti di chiudere la porta a chiave! Vorrei evitare altri ingressi imprevisti”.
“Faccio subito dottore” rispose lei servile mentre la lasciavo libera.
Non stetti nemmeno lì a dirle di non chiamarmi dottore.
Chiuse a doppia mandata e quindi si voltò per tornare da noi. Strabuzzò gli occhi
e si fermò un attimo a guardarci…
Alba chinata sulle ginocchia mi stava succhiando l’uccello a tutta forza.
“Forse dovresti toglierti il vestito non vorrei si sporcasse di sperma” dissi tranquillo continuando a godermi il pompino come nulla fosse.
Alba si sfila il camicione. Sotto ha solo una mutanda nera a vita alta contenitiva. Il suo corpo mostra tutti i segni del tempo. Le metto una mano sulla coscia, sollevo l elastico e le accarezzò delicatamente le labbra della vagina.
Lei geme. La sua mano afferra salda il mio cazzo e mi masturba con vigore. Le mutande le scivolano a metà coscia rivelando una fica cespugliosa con qualche pelo bianco. Le ficco con passione due dita dentro e la masturbo a tutta forza.
“O si…. Più forte…. O siiii”. Più le mungo la vulva è più le piace.
Giusy intanto ci fissa sicuramente eccitata ma ancora indecisa sullo spogliarsi. Aiuto Alba a scivolare su una poltrona, le sue gambe si inarcano verso l’alto belle spalancate. Mi chino davanti a lei e non resisto all’impulso di assaggiare la sua figa.
Il solo contatto con la mia lingua la fa gemere di piacere un altra volta. Inizia a bagnarsi. Gode. “O madonna…. O madonna come lecchi bene…. O sii…….. Cazzo che robaaaaaaaa”. Viene. La fica cola umori orgasmici che io ingoio senza problemi. Un po amarognoli ma saporiti. Mi sollevo a busto eretto, mi afferrò il cazzo e lo Guido fra le sue gambe. è un po stretta ma così umida che il mio arnese le entra dentro in un sol colpo “o siiii” mugolò pervaso dal suo calore.
“Che trave! O madonna che trave!” Sussurra lei. Inizio a muoverlo piano piano avanti e indietro ma lei mi piazza le mani sul culo e mi attira verso di lei”pompa! Trombami! Fottimi! Dai dai!”.
La accontento. Inizio a prendere il ritmo e a fotterla a tutto spiano come un cavallo da monta. Alba perde il controllo e muggisce di piacere accompagnando ogni mio colpo da isterici “o si, si dai dai, siiii”.
Senza smettere di stantuffare mi volto e guardo Giusy ancora vestita. “Allora? Che vuoi fare? Vuoi andar via?”.
“Scusate ma in tre mi vergogno” borbotta lei.
“Ma dai Giusy ma dove lo trovi un travone di cazzo così…. Ma dai scema che aspetti” la incita Alba.
Io lo sfilo di netto dalla sua vulva, mi alzo in piedi e guardo Giusy esibendolo durissimo eretto e grondante. “Lo vuoi o no”.
Giusy timida allunga la mano e lo afferra con molta delicatezza “certo che è grosso davvero”. “Già…” Sorrido io e senza inviti le infilo una mano sotto al camicione toccandole le mutande.
“Siamo già belle bagnate mi pare” dico accarezzo dalla in mezzo alle gambe dove sento il tessuto umidiccio.
La sua mano prende confidenza e inizia a muoversi con più convinzione. La mia intanto le afferra lelastico degli slip bianchi e le mutande calano fino alle ginocchia. Le accarezzò il pelo.
Se quella di Alba sembra un cespuglio questa pare un bosco. La nostra Giusy ha pelo da vendere.
Senza che smetta di segarmi le sbotto e il camicione bianco. Sotto non ha reggiseno e le sue piccole tette cadenti mostrano fiere due noccioli di capezzoli duri e dritti. Avvicino la bocca, li succhio, lei geme.
Alba intanto ci guarda e senza alcun pudore si infila due dita in fica e si sgrilletta a tutta forza!
“O si…. O siiii. Voglio il cazzooooooo!” Sospira arrapata.
Le mutande scivolano via dalle caviglie. La mia bocca sui suoi capezzoli, la mia mano sul suo bosco di pelo… Giusy geme. Il mio dito gioca amabilmente sul contorno delle labbra della sua fica facendole un delizioso solletico. La sua mano segnala l’eccitazione masturbandomi sempre più forte.
Le esploro ben bene l utero con due dita, le strappo i capezzoli a forza di succhiarli.
“Ummmm dammelo…..” geme Giusy.
La mano le scivola fuori dalla fica. Approfittando del fisico minuto gliela poggio sotto alla coscia e le sollevò la gamba con l’altra mano le faccio da sedile poggiando gliela sul grasso culo.
Giusy si inarca appena appena è con maestria si infila il mio cazzo dritto in buca.
Centro!
Reggendola praticamente in braccio inizio a fotterla a tutto spiano… Lei mugola, guaisce, impreca “o cazzo. O porca troia! O che cazzo, che minchiaaaaaaaaaaa” e viene quasi subito.
Io per nulla sazio la spingo contro il tavolo di noce, lo sfilo dandole appena il tempo di voltarsi e afferrata per i fianchi torno a pomparla da dietro…. “Ora fammi godere tu porcona” le sussurrò mentre i miei colpi di bacino diventano sempre più lunghi e veloci.
“O no per favore…. Non venire dentro che mi metti incinta”.
Viene da ridere. Incinta alla sua età? Certo si mostra molto più vecchia di quel che è ma ancora attiva pare strano. Comunque meglio non rischiare e poi va tutto a mio favore.
“Tranquilla facciamo in modo che non capiti” sussurro senza smettere di trombarla.
Di colpo glielo sfilo dalla figa e prima che dica qualcosa le ho già piazzato la cappella in mezzo alle chiappone.
Non è aperta dietro ma la buona lubrificazione dei suoi umori sul mio cazzo ottimizzano l’operazione.
Quando tenta di contrarre il sedere la cappella sta già spingendo per aprirla.
“Aiaaaaaaaaaaaaaa, mi spacchi il culo…… Noooooo”.
“Tranquilla. Non contrarre sennò ti fa male davvero…”.
“Mi stai spaccandoooooooo.”.
“Ormai è dentro poi ti passa” dico continuando a spingere. Per alleviarle un po il dolore le metto una mano sulla patata. Un dito la masturba dolcemente. Il cazzo penetra per una buona metà fra le chiappone.
“Fa ancora male….?”.
“Un po…. Meno però…”.
“Ecco brava così mi svuoto” e con tutta la rabbia che ho in corpo la inculo a tutta potenza finché non spruzzo un buon litro di sperma rovente.
Alba intanto si gode lo spettacolo. Non si sa da dove, forse dal cesto esposto, ha trovato una banana e se la sta passando su e giù nella fica con tutta la buccia.
“è brava troia. Ti piace la banana”.
“Per forza il salame l’hai dato tutto a lei” ribatte la porcona continuando a farsi andare su e giù il frutto.
Io per tutta risposta le mostro il mio cazzo appena estratto dal culo della sua amica. Pur grondando sperma è ancora duro come una trave.
La vaccona non ne è a conoscenza ma per scaricare questo fucile ci vogliono minimo tre colpi….
“Erano due le porzioni di salame cara” le dico avvicinandomi.
Lei molla la banana, si alza e si mette a pecorina contro il divano per essere montata.
“Se vuoi il culo fai pure a me non mi fai male” sussurra felice.
“Benissimo lo prendo per un invito”
SPROK!
“Aiaaaaaaaaa!”.
“Credevo non ti facesse male” sorrido io.
“Credevo ci andassi piano” ribatté lei.
“Devo toglierlo?”
“No no ormai è dentro. Pompa caro…. Pompaaaaaaaa”.
Obbedisco. Me la inculo a tutta forza tanto da farla venire per il piacere. La sua figa pulsa di voglia, il suo culo e in fiamme…. “O ti prego trombamiiiii….
Trombami la gnocca che sto esplodendo”.
La signora è servita. Fuori dal culo e di nuovo in figa.
“Aaaaaaaaa. O si….. O siiiiiiiiiii. Che cazzooooooo” ulula felice e gioca mentre la sbatto a pecorina finché non raggiungo il secondo orgasmo.
“Non è che hai una crema per il culo” domanda Giusy massaggiandosi vistosamente l’ano.
“No mi dispiace”.
“Tranquilla ho io una cosa che fa bene giù nello spogliatoio” la rassicura Alba.
“A ok. Tu magari eri già abituata ma a me adesso brucia da morire”.
“Abituata? Si va bene l’avevo già preso ma mica da un cavallo” mormora lei sperando che non le senta.
“John se non ti spiace adesso noi andremmo”.
Annuisco “a ok. Tanto anche io devo fare la doccia prima di cena. Se capitasse ripassare sono qui tutta la settimana”.
Alba sorride “o si si, ripasseremo di sicuro”.
“Si magari con della vaselina però…” Borbotta Giusy e sorreggendosi luna con l’altra come due soldati a fine battaglia se ne vanno felici. E Io mi fumo una sigaretta soddisfatto.

Nemmeno il tempo di farmi una doccia degna di tal nome che già squilla il cellulare. è il mio capo. Per farla breve invece di una settimana di vacanza pagata a Roma mi appioppa una trattativa immobiliare nel cuneese, in Piemonte.
“Conosci il posto?”
“Si ho una zia che abita da quelle parti. Non ci vado da anni ma conosco un po la zona”
“Bene così hai anche il tempo di salutare tua zia. Non sei contento?”
Di perdere una settimana pagata di vacanza, di farmi mille chilometri per andare a lavorare ancora…?
Ma al capo non si dice mai di no. “Sono raggiante”.
“Perfetto sono contento. Mi raccomando fai un buon lavoro e salutami tua zia” e chiude la conversazione.

Parto di notte, è più fresco e c’è meno traffico, faccio praticamente tutta una tirata.
Quando albeggia sono nel cuneese sotto casa di mia zia. Più di tutto rimpiango di non essermi potuto battere ancora le due cameriere. Di certo avremmo potuto fare porcate per tutta la settimana. Adesso sono qui, senza donne è passato un altra settimana a farmi solo seghe, penso.
Sbaglio completamente ma questo per ora ancora non posso saperlo. La vacanza dalla zia si rivelerà molto più interessante di quanto si possa immaginare.
Zia Paola non è davvero mia zia. In realtà è la figlia della sorella di nonna, quindi sarebbe cugina di mamma e bis cugina mia ma, per praticità e per differenza d’età l’abbiamo sempre chiamata zia.
Bionda, magra, bella donna, porta i suoi 47 anni con grande charme. So che è separata da poco e che ha due figli che praticamente non conosco. Ci siamo visti qualche volta anni fa a un matrimonio.
Ho fatto un abbondante colazione in un bar mentre smaltivo qualche mail e sono arrivate le nove del mattino.
Credo sia sufficiente per non buttare la gente giù dal letto. La casa è una piccola porzione di villetta a schiera piuttosto consunta con parcheggiata di fronte una Jeep Wrangler bianca con l’adesivo Paoletta sulle fiancate.
Davvero di cattivo gusto…. Ma dove siamo a Dallas?
Suono.
Devo aspettare un po ma finalmente mi vengono ad aprire. Mi aspettavo la zia o al limite uno dei due cugini quindi tentenno un po quando mi apre la porta una donna di almeno sessant’anni tonda come un pallone con un culo che fa provincia e due siluri sul petto al posto delle tette.
“Salve?” Dico e chiedo temendo per un secondo di aver sbagliato casa.
“Chi cerca scusi?”.
“Sono Paul nipote di Paola. Credevo abitasse qui…. O forse ho sbagliato indirizzo?”.
Lei sorride molto garbata e gentile “no no sei nel posto giusto. Accomodati Paul che Paola scende subito”.
La donna mi invita ad entrare e ancheggiando il grasso culone che sbuca fin troppo da una minigonna nera troppo corta arriviamo in un salottino dove mi fa accomodare. “Un caffè?”.
“Un caffè non si rifiuta mai signora. Grazie”.
“Dammi pure del tu. Siamo quasi parenti. Io sono Nicoletta”.
“Io sempre Paul. Quasi parenti?”.
“Sono la suocera di Paola”.
“A credevo fosse separata”.
“Lo è. Mio figlio è un grandissimo imbecille…”.
“A capisco” e sorrido educato per non approfondire questa anomalia di una suocera che vive con la nuora anche quando, di fatto suocera non lo è più.
In fondo sono affari loro.
Più interessante invece sono le gambe di Nicoletta, in contrasto col flaccido corpo sono molto lunghe e ben tornite e fasciate in un paio di calze nere di nylon sembrano anche più belle. In più la gonna così corta non riesce a nascondere il gancetto dei reggicalze che sbucano fuori di prepotenza sottolineando quella porzione di carne bianca tra la calza e linguine che trovo semplicemente favolosa.
Insomma mi sta venendo duro!
Sarà perché non scopo da ieri, sarà che le donne tettone mi sono sempre piaciute ma, potendo, me la farei.
Per fortuna prima che il cazzo mi salti fuori dai pantaloni appare mia zia Paola. è un po invecchiata e gli anni si vedono tutti ma è comunque splendida.
Indossa una camicetta bianca, mini gonna nera e calze nere con scarpe col tacco… Spero sia una tenuta da lavoro.
Ci abbracciamo e ci baciamo sulla guancia “Paul ma che bella sorpresa che ci hai fatto”.
“Dici sempre che non passiamo mai a trovarti e visto che ero in zona”.
“Si certo hai fatto benissimo. Ti fermi qualche giorno da noi?”.
“Se hai posto si”.
“Ma certo caro c’è la camera di Ugo e libera. Lui è in campeggio con una suo amico. Puoi dormire li”.
“Perfetto” annuisco.
“Purtroppo ho un appuntamento di lavoro urgente e devo scappare ma ti lascio nelle mani di Nicoletta ok”.
“Non voglio dare disturbo. Posso anche farmi un giretto per la città e ci vediamo più tardi”.
“Ma quale disturbo anzi è un piacere. Resta con me non vedo l’ora di conoscerti meglio” scatta Nicoletta mentre sbuca con un vassoio con la tazzina di caffè”.
“Come posso dire di no. Lei è così gentile”.
“Allora è deciso. Ci vediamo a pranzo. Ciao mamma. Ciao Paul”. Saluta mia zia prima di scattare verso la porta d’ingresso.
Chiama sua suocera mamma. Devono essere davvero in grande confidenza.
Un attimo dopo e la vedo tornare indietro. “Scusa Paul ma è tua quella macchina color argento dietro alla Jeep?”.
“Si perché imbroglia?” Chiedo già pronto ad alzarmi per andarla a spostare.
“No no. Non da nessun fastidio. Ma è una Ferrari o sbaglio?”.
“Si zia Ferrari FF”.
“A ecco appunto….” E strabuzza gli occhi.

Nicoletta si siede sul divano accanto a me. Il suo culone mi sfiora la gamba, le sue tettone mi ciondolano davanti agli occhi, i gancetti del reggicalze spuntano di prepotenza. Il cazzo mi resta bello duro.
“E così tu sei il famoso Paul, Paoletta mi parla spesso di te sai?”.
“Spero che ne parli bene”.
“Ma certo stai tranquillo. è così sei qui a sud del Piemonte per affari”.
“Una trattativa immobiliare”.
“Spero ti vada tutto bene”.
“Lo spero anche io”
“Con questa crisi si fa una gran fatica. Anche Paoletta poverina con due figli da mantenere fa una gran fatica. Io le do una mano con la pensione e guardo la casa ma sembra che i soldi non bastino mai”.
“Si lo so. è un brutto periodo”.
“Non per uno che guida una Ferrari caro” ridacchia lei e mi poggia in confidenza una mano sulla coscia.
Io preferisco non fare commenti. Involontariamente però mi sfiora la cappella. Forse non si aspettava che sotto ai pantaloni occupasse tanto spazio o credeva avessi una banana in tasca. Arrossisce appena appena è ritrae la mano.
Io non commento.
Si alza in piedi. Bhe devo andar fuori a ramazzare il giardino. Se non passo il rastrello sull’erba tutti i giorni diventa un macello. “Ti aiuto se vuoi” e la seguo con galanteria.
Entra in un piccolo capanno per gli attrezzi e quando esce ha due rastrelli di plastica in mano. Me ne porge uno.
“Fai come faccio io”.
Inizia a rastrellare. Si china ben inarcata in avanti con il rastrello in mano e poi tira, si china e poi tira, si china e tira…. La minigonna assolutamente inadatta al lavoro si solleva ad ogni movimento un pochino di più. Basta un minuto che ha già mezzo culo fuori. Sotto ha un paio di slip neri semi trasparenti e il grasso culone è tutto in prima visione.
Cazzo che voglia di mettermi lì dietro col cazzo in tiro.
Inizio a rastrellare anche io almeno tengo le mani impegnate e non mi viene voglia di menarmi il cazzo a tutta forza.
Passiamo tutto il prato e ogni tanto non resisto alla voglia di alzare lo sguardo e fissarle quel bel culone semi scoperto.
Quando poi siamo ai due lati opposti del prato e l’ho di fronte e ancora peggio perché le due tettone sono anche più spettacolari del culo. Penzolano in avanti come se volessero esplodere ogni volta che si china. La camicetta a fiori che indossa fatica a contenerle e pare che stiano per saltare fuori da un momento all’altro.
Poi, di colpo, lo spettacolo finisce. Nicoletta solleva il rastrello e va verso il capanno degli attrezzi.”basta così Paul riporta pure l’attrezzo anche tu”.
Io obbedisco con gaudio. Mi stavo proprio rompendo i coglioni di fare giardinaggio.
Entro nel capanno e…sorpresa.
Nicoletta è seduta su una piccola seggiolina. Ha le gambe larghe, la gonna un po sollevata e la camicetta aperta fino all’ombelico.
Sotto ha un body nero da cui sono fuoriuscite le poppe dalle coppe. Due meloni immensi, minimo un ottava che mi dondolano davanti caldi e invitanti.
Nicoletta mi fa l’occhiolino… “Ti piacciono?”.
“Sono stupende” esclamò e senza farmi pregare mi avvicino e gliele prendo in mano.
Lei approfittando della posizione seduta mi apre la patta dei pantaloni e il mio cazzo cute non ne poteva più salta fuori di prepotenza. “Aaaaa. L’avevo ben sentito che era una trave. Complimenti sembri un cavallo”.
“E tu una mucca” dico strizzandole quel tettame galattico.
Senza indugi Nicoletta se lo guida nel solco e il mio cazzo si contrae fra le poppe scaldato da quel lattame…
“Lo sai cos’è una sega alla spagnola?”.
“Lo so altroché” mormorò io e spingendo in avanti spingo la cappella verso la sua bocca che si spalanca ingoiandolo senza problemi.
Nicoletta si afferra le poppe ai fianchi e inizia a muovermele su e giù per l’asta. La sua lingua mi lappa la cappella avendomi impazzire. Godo come un pazzo…” o si Nicoletta ci sai davvero fare…. Sei fantastica…..”.
Lei non risponde. Succhia come un idrovora.
Naturalmente non vedo l’ora che si passi anche al resto perché quel culone è il figone che ha fra le gambe meritano una ripassata ma ammetto che la sega fra le tette è sempre un gioco assai gradito… Infatti mi sto già preparando per sborrarle in bocca…..
Sono al culmine…. Le accarezzò i capelli crespi e ingrigiti mentre mi preparo a svuotare i cogkioni quando sentiamo una macchina fermarsi.
Nicoletta molla la presa e si ritrae, io resto lì col cazzourissimo è pronto a scoppiare “cavoli è tornata Paola”.
“Propio adesso?”
“Purtroppo si” scuote la testa lei mentre fa tornare le enormi tette sotto alle coppe del body.
“E che faccio! Mica riesco a infilarmelo nei pantaloni così duro”.
“Che ne so. Fatti una sega. Io intanto prendo tempo. Tu rimettiti a posto e ci vediamo dentro”.
Sentiamo il cancello aprirsi. Nicoletta rimessa in sesto scatta fuori dal capanno. “Tranquillo mio bel cavalllino vedrai che il tempo di fare una cosa con calma lo troviamo…”.
“O non vedo l’ora” sorrido io…
E resto li, letteralmente con la coda fra le gambe….. Per ora. Quando rientrai dal mio incontro d’affari erano circa le quattro del pomeriggio.
Soddisfatto per come erano andate le cose e ancora irrigidito per la spagnola interrotta del mattino speravo davvero che Olga fosse a casa da sola.
Purtroppo, aime, la jeep di zia paola era parcheggiata davanti a casa segno che di nuovo avrei dovuto rimandare la scopata.
Appena entrato però sentii dei rumori che erano inequivocabilmente quelli di uno che sta scopando. Non sapevo se essere più eccitato o curioso di sapere chi stava scopando e con chi.
“O si, o si, si dai dai” mugolava una voce femminile dal piano di sopra.
Quatto quatto salii le scale. Guidato dalla voce arrivai alla porta della camera da letto e senza fare rumore aprii appena appena e guardai dentro.
Meraviglia delle meraviglie sul letto c’era mia zia Paola a pecorina e dietro di lei un ragazzo biondo sui vent’anni che sudando sette camicie la stava montando come un dannato.
Non resistetti alla provocazione. Mi tolsi i pantaloni e iniziai a segarmi.
“Vengo troia!” Urlava il ragazzo.
“O si, si bravoooooooo” mugolava la zia.
“Ti spacco il culo puttana!”.
“Si si sfondami, sfondami tutta” gemeva lei.
“Ti spaccoooo”.
“O si o si dai che mi sto cagando sotto”.
“Ti faccio cagare sborra puttana” gemete lui è aumentando il ritmo raggiunse l’orgasmo subito dopo.
“Sborroooooooooo. Ti riempio il culooooooo” e così fece.
Diede ancora due o tre rapide pompate nel culo di mia zia quindi lo tiro fuori. Un bel cazzo ma nulla di speciale. Grondava ancora sperma mezzo molle. La zia lesta roteò su se stessa mettendosi a pancia sopra. Il ragazzo si mise in piedi davanti a lei e pareva stesse prendendo la mira.
“Lavati troia” disse e inizio a pisciare.
La zia per nulla contrariata si mise tre dita in figa e prese a masturbarsi come una forsennata “o si…. O si che bello”.
Più lui la riempiva d’urina è più lei gemeva e velocizzava la masturbazione.
Piscio finché ne aveva e alla fine resto lì a toccarselo un po mentre a zia, forse soddisfatta si tolse la mano dalla gnocca.
Non ne potevo più, era il momento… Aprii la porta ed entrai col cazzo duro in mano.
“Scusa zia permetti…”.
Lei sgranò gli occhi per la sorpresa, il ragazzino si coprì il cazzo pudicamente.
“Paul! Ma sei già tornato?”
“Direi che sono tornato appena in tempo zia” dissi io mentre le affermavo le caviglie e le facevo aprire le gambe.
“Ma che fai….?”
“Ti scopo. Mi pare ovvio no” e senza aggiungere altro le poggiai la cappella sulla fica pelosa e bagnata di piscio.
Il ragazzo mi guardava in un misto di eccitazione e paura e io gli feci un complice occhiolino. Il cazzo penetro la fica di Paola con decisione. “O madonna ma cos’è un braccio….?” Sbotto lei.
“Perché non ti piace?” E spinsi ancora per infilarlo tutto.
“No no è bellissimo…. Io non immaginavo che…… Wow!” Sospiro.
Presi a fotterla con tutta la forza che avevo “vuoi che ti chiami troia anche io?”
“Chiamami come vuoi Paul. Chiamami come vuoi ma non fermarti. Non fermartiiiiiiiii” godeva la zia.
La stavo sbattendo a tutta forza, senza ritegno, senza pudore, l’odore di piscio sul suo corpo mi dava un po noia ma avevo troppa voglia di sfondarla per dargli peso. La zia venne, una volta, poi un altra e poi ancora.
Il biondino vinto l’imbarazzo continuava a guardarmi fottere Paola e si stava eccitando segandosi piano piano.
“Ora voltati che voglio farti il culo anche io”.
“Ma ci passa?” Domandò lei mentre già si piazzava a pecorina.
“Vedrai che ci passa troia” dissi e slargandole le chiappe strette e sode allargai bene il suo buco del culo sfondato per allargarlo ancor di più.
Le piazzai la cappella dentro e lei caccio un urlo ma piano piano che spingevo sentii che cominciava a godere.
Il ragazzino intanto vista la comoda posizione fece due passi avanti, lo porse a Paola ad altezza bocca e sussurro “succhiamelo troia”.
Mentre sbocciava il biondino il mio cazzo le entro dentro al culo fino ai coglioni e iniziai a pompare. Prima piano ma poi sempre più forte e deciso.
Paola era una di quelle donne che godono anche nel culo e lo sentivo. Più spingevo è più mi implorava di pompare forte. Intanto anche il cazzo del ragazzo era diventato durissimo nella sua bocca e lei non accennava a smettere di succhiarlo e leccarlo a tutta forza.
“Vuoi fottere?” Domandai.
E lui annuì.
Con una spinta secca feci cadere la zia su un fianco senza sfilarle il cazzo dal culo. Ora era perfettamente davanti a lui a gambe larghe. Il biondino non se lo fece dire due volte e approfittando della posizione glielo sfilo di bocca e trovandosi una posizione comoda glielo Poggio sulle labbra della vagina cercando di infilarlo…
“O che meraviglia due cazzi assieme…. O siche bello…..”.
“Sei proprio una troia zia”.
“O si o si sono la vostra troia si. Scopatemi, sfondatemi tutti i buchi siiiiiii”.
Venne di nuovo.
Io ci davo come un matto nel culo, il biondino a tutta forza in figa, la zia ululava come una pazza. Il piacere di fotterla era raddoppiato dalla bellissima sensazione di strisciare il mio cazzo su quello del ragazzo separato solo da pochi millimetri di pelle….
“O si sborrrooooo. Sborro nel culo zia. Siiiiii” e mi lasciai andare. Non ne potevo più.
Avevo tre chili di sborra da sparo fuori come minimo.
“Anche io siiiii” gemette il biondino e le inondo la fica.
“Svuotati ci alzammo in piedi mentre la zia quasi priva di sensi stava sdraiata sul letto esausta.
“Scommetto che vuoi che pisci anche io” dissi.
“O si, si pisciami, pisciami tutta” mugolò la troia.
“Anche io” disse il biondo….
“O si che bello, si si, fatelo si” ci incito Paola decisa a essere vacca fino in fondo.
è così obbedimmo. Puntando i nostri uccelli sul suo seno e sulla sua pancia pisciammo entrambi gin che sentivamo di avere urina nei coglioni…
Paola si masturbo un altra volta
“E adesso chi lo pulisce tutto questo casino?” Chiesi quando ebbi finito.
“Non ti preoccupare. Non è la prima volta che facciamo sto cose” mi sussurrò la zia ancora sdraiata a riprendere i sensi.
“Già non è la prima volta” ridacchiò il biondino….. Come mi fece poi notare il ragazzo, che disse di chiamarsi Yuri, il letto di zia era coperto con due traverse per incontinenti e il pavimento con dei fogli di plastica. In pratica la zia era una professionista del farsi pisciare addosso.
“Gode solo se la pisci per bene” mi spiega Yuri mentre ancora nudi andiamo in bagno a ripulirci lasciando alla zia l’incombenza della camera da letto.
“Ma tu di preciso come conosci la zia?”.
“Mi ha rimorchiato lei un anno fa in un bar dove facevo il cameriere poi siccome le piacevo sono diventato il suo boy. Una volta la settimana ci vediamo e ci divertiamo….” Dice quasi compiaciuto.
“E ti paga?”.
“No Bhe pagarmi no. Diciamo che mi regala qualche vestito, una cenetta ogni tanto, qualche week end al mare.. Perché me lo chiedi? Pensi che lo faccio per soldi?”.
“Bhe visto che sei frocio si me lo stavo chiedendo” dico.
“Cosa? Frocio io?”.
“Si caro biondino….” Sorrido fissando il suo corpo nudo e senza peli.
“E come fai a dirlo?”.
“Bhe uno da come continui a fissarmi il cazzo. Lo vedo che ti piace…. E due, se non bastasse ti ho visto il culo mentre scopavamo mia zia…. Hai il buco sfondato caro”.
“Quindi io ti guardavo il cazzo e tu mi guardavi il culo. Allora sei tu frocio mi sa”.
“Bisessuale. E non ho problemi ad ammetterlo. Ogni tanto mi piace godere nell’ano con una bella banana di carne e ogni tanto aprire culetti ai biondini rumeni” e lo fisso.
Lui si morde il labbro. Il suo cazzo sussulta un paio di volte. Il mio è già mezzo duro.
“Dai forza che aspetti” sussurro avvicinandomi a lui.
Yuri mi allunga la mano verso il cazzo. Lo afferra, lo stringe lo palpa.
Io faccio lo stesso con lui. Gli accarezzò il pacco, glielo solletico.
In un attimo siamo lì a segarci uno con l’altro, Yuri si avvicina inizia a baciarmi il collo sensuale. Io. Allungò la mano libera sul suo culo e lo palpo ben bene.
“Ummmm” gene lui.
La mia mano si fa strada fra le sue chiappe e gli infilo un dito nel culo senza problemi.
Eccitato mi sega sempre più forte.
“Lo vuoi vero?”.
“O si…. O si voglio sto cazzone… Dammelo tutto” mi supplica.
Lo aiutò a voltarsi. Lui si piazza ben bene sul lavandino e inarca il sedere “dai dai inculami…. Inculami!”.
Non lo faccio attendere.
Il mio uccello si apre la strada fra le sue chiappe. Nonostante sia già bello aperto per il calibro del mio cazzo ce ancora molto da sfondare. “Certo che ne hai presi di cazzi… Si sente sai” sussurro mentre la cappella gli entra dentro con decisione.
“Mai così…. O Wow…. O siiiiii” geme come una troietta il biondino.
Il mio cazzo gli entra dentro un centimetro alla volta. Yuri si afferra il suo già bello duretto e si sega a tutta forza sempre continuando ad ancheggiare avanti e indietro.
Lo sfondo. Glielo infilo fino ai coglioni e inizio a pompare.
“Oooooo. Dai, dai….. Ooooooo” mugola come una puttanella.
Godo anche io….. “Ti vengo nel culo frociooooo”.
“O si dai si sono la tua puttana Paul. Spaccami infilami anche i coglioni”.
“Ti faccio un clistere di sborra…..”.
“O si dai che vengo anche io! Dai dai daiiiiiiii” quasi si sloga il braccio per segarsi sempre più forte.

In quel momento si apre la porta del bagno. Appare zia Paola ancora nuda.
Sgrana gli occhi e ci fissa. Tutto quello che sa dire è un “a però!”.
Visto quel che ha fatto lei nemmeno mi sogno di fermarmi e continuo ad inculare Yuri a tutta forza.
“Gelosa zia?” Chiedo ridacchiando mentre Yuri ormai al culmine si sta sborrando in mano.
“Sorpresa più che altro….”
“Tranquilla zia se vuoi ne ho anche per te” ribatto sempre continuando a darci di bacino nel culo del biondino….

“No grazie io per oggi sono a posto… -ribatté lei seria- comunque la camera è pulita. Vado nell’altro bagno a farmi una doccia. Voi fatevi le vostre cose ma sbrigatevi che tra mezz’ora torna Nicoletta”.
“Abbiamo finito zia” ansimo io.
“Si si” mugola Yuri senza fiato e colante di sperma.
“Finitooooooooo” rantolo io e mi svuoto nel culo del mio nuovo amico senza pietà…
“Lavatevi allora è ci vediamo sotto” conclude Paola tutta seria e senza aggiungere altro se ne va.
“Mi sa che l’hai sconvolta” mi fa notare Yuri.
“Magari ha solo bisogno di tempo per abituarsi all’idea” dico io mentre apro l’acqua della doccia.
“Sarebbe stupendo….” Dice lui
“Cosa?”
“Farmi inculare mentre me la faccio….. è il mio sogno segreto…. Il panino!”.
“A che porco che sei…. Dai lasciami fare la doccia che sennò mi torna duro e ti sfondo di nuovo”.
Lui scivola accanto a me “non la facciamo assieme la doccia”.
“Carino se andiamo assieme in doccia mi torna duro davvero è peggio per te”.
Lui per risposta entra con me, si inginocchia sul marmo bianco e me lo prende in bocca senza esitazioni.
“A vuoi farla così la doccia?”.
“Gnummm sci” gorgoglia lui iniziando a passarmi la lingua sulla cappella.
Apro l’acqua e mi lavo godendomi la pompa. Ogni tanto gli accarezzò la testa. Lui da bravo cucciolo succhia che è un piacere e si sega un altra volta… “Sei davvero bravo. Bisognerà proprio che dica alla zia di farti realizzare il tuo sogno del panino”.
E lui, solo all’idea si sborra in mano un altra volta….

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