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Racconti EroticiSensazioniTradimento

Bea (sesta parte)

By 8 Marzo 2025One Comment

Decisa a non rinunciare …

Dopo quel pomeriggio al centro commerciale, la mia vita cambiò e dovevo tutto a quell’uomo, non sapevo ancora il suo nome, non sapevo nulla, solo il suo numero di telefono, invece lui sapeva molto, il mio nome, dove abitavo, quando uscivo e dove andavo, probabilmente sapeva dove lavoravo ed i miei orari.. per non parlare di come mi conosceva intimamente, tanto intimamente che neanche io avrei immaginato di arrivare a tanto.. Tradire!
Non avrei mai pensato di poter fare una cosa simile, poi con un uomo così più grande di me, addirittura più grande di mio padre, se il mio ragazzo avesse solo immaginato.. Nel tornare a casa, nonostante lo scombussolamento emotivo in atto, ero felice.. felice di aver fatto quella esperienza, scelsi di andare all’appuntamento da lui autonomamente, immaginando perfettamente cosa poteva succedere.
Da quel giorno non mi feci più mille domande sul perché e percome , qualcosa in me cambiò, mi sembrò tutto più normale, naturale, stavo bene.. sentivo di non aver più bisogno di risposte e di non dovermi più fare domande.. ero così! Mi era piaciuto e questo era tutto: sarebbe stato il mio segreto..!
Nei giorni successivi ebbi molto fastidio al seno, l’unico inconveniente di quel fantastico pomeriggio, non sopportavo il reggiseno od indumenti troppo stretti, per tanto fui costretta ad indossare solo delle camicette o magliette abbastanza comode, il tutto coperto da una giacca o giubbino. Ovviamente il mio ragazzo rimase sorpreso e mi chiese il perché di quella scelta, lo guardai e con voce sensuale gli sussurrai all’orecchio quanto mi piacesse eccitarlo e provocarlo.. rimase un po’ interdetto ma non insistette… se avesse saputo che in quel modo ci andavo anche a lavoro, sarebbe scoppiato un casino, una scenata di gelosia, ma si trattava di qualche giorno, il tempo di guarire da quel fastidio ai capezzoli: potevo farcela!
Da quando mi ero sviluppata completamente, non avevo mai osato uscire di casa in quel modo così provocante, la biancheria intima non mancava mai nel mio look e probabilmente prima di vivere quelle avventure con lo sconosciuto mi sarei vergognata a non usarla, ma quelle esperienze mi fecero crescere, mi sentivo più femminile, più donna e mi piaceva da morire giocare con quei sguardi maschili, provocando chi sull’autobus o in qualsiasi altro luogo pubblico, fosse pronto a cogliere qualsiasi spiraglio di luce tra i bottoni della camicetta:
poi un tardo pomeriggio successe una cosa incredibile, alla fermata del solito bus che prendevo per tornare a casa dal lavoro, fui avvicinata da un signore distinto, dall’ apparenza per bene e mi chiese delle informazioni sul percorso di quel servizio, sembrava nuovo della zona, doveva andare nei pressi di dove abitavo, cosi gli consigliai lo stesso autobus che prendevo io:
Rimanemmo entrambi compressi tra le persone che affollavano la parte posteriore del bus, addirittura temevo di non riuscire a salire i due gradini oltre la porta e di dover desistere, ma alla fine le porte si chiusero alle nostre spalle e partimmo.. Non sapevo dove tenermi, il traffico dell’ora di punta generava partenze e frenate continue, io cercavo di trovare un senso all’equilibrio precario del mio corpo ma senza riuscirci: finii per girarmi verso quel signore rimanendo spiaccicata al suo corpo.. sbattevo contro il suo petto coperto da una camicia ed una giacca sbottonata ad ogni ripartenza, mi scusai giustificandomi sull’ impossibilità di tenermi ad un sostegno, lui molto gentilmente mi disse di non preoccuparmi e che non c’era problema: a momenti ci si incrociava con lo sguardo e presto mi resi conto che per lui non solo non era un problema avermi addosso, ma addirittura un piacere, visto il suo interesse per la scollatura generosa della mia camicetta..
Un leggero imbarazzo mi pervase, non potevo nemmeno abbottonarmi la giacca per offrire meno visuale a quel signore, dovevo solo aspettare che l’autobus si svuotasse alla fermata successiva, fermata che non arrivava mai… Le continue partenze e frenate continuarono per diversi minuti e per altrettanti minuti mi spiaccicai al petto ti quest’uomo, la sua camicia bianca sbottonata al terzo bottone, i miei seni compressi tra di noi.. e poi ancora i capezzoli gonfi, pronunciati, invadenti, fastidiosamente sensibili, troppo sensibili! E quello fu un particolare che non sfuggì a quello sguardo indiscreto… Il traffico quella sera era particolarmente bloccato, forse un incidente, forse qualche lavoro straordinario, insomma che quel viaggio verso casa si stava rivelando interminabile, imbarazzante e forse anche eccitante..
Lui non perse l’occasione per stabilire un contatto più esplicito, con la scusa di aiutarmi nel mio equilibrio precario, mi abbracciò portando la mano libera sulla mia schiena e tirandomi a se, forse non era così necessario ma lo ringraziai immaginando le sue buone intenzioni.. non potevo credere a cosa stavo vivendo, una situazione nata dal nulla, che mi vedeva abbracciata a questo sconosciuto più alto di me ma non troppo, distinto, con un buon profumo e due occhi molto espressivi.. Poi per qualche ragione tolse la mano dalla mia schiena e la portò verso la tasca interna della sua giacca, passando per quel poco spazio che divideva i nostri corpi, forse per caso o forse no, sfregò il dorso delle dita su di me, salendo per la pancia e scontrando il seno sinistro: quando il polsino della sua camicia si aggancio al capezzolo che sporgente segnava la camicia, una scossa attraverso il mio corpo, dolore e piacere.. emisi un gemito… Lo guardai e quasi sorpreso mi chiese scusa: Forse lo aveva fatto apposta, però mi era piaciuto.. tanto che al sobbalzo successivo mi lasciai andare decisamente appoggiando le mani contro i suoi fianchi, quasi per abbracciarlo, forzando quel contatto sul suo corpo per una manciata di secondi in più e godere meglio del suo calore..
Lui mi abbraccio nuovanente, ma questa volta con maggiore decisione, quella mano che sul mio corpo ne godeva le forme, non stava ferma, credevo volesse infilarsi sotto, toccarmi la pelle e magari salire sul petto.. mi prese quel calore che annunciava l’eccitazione dei miei sensi, era tutto talmente casuale, discreto e nello stesso tempo ricco di erotismo.. un gioco di sensazioni qualcosa che non poteva essere percepito da nessuno, celato da quella situazione capitata come mille altre volte, ma con qualcosa di speciale. Mi distanziai quel tanto da guardarlo negli occhi, rimanemmo a fissarci senza che nessuno di noi manifestasse la minima espressione, ero eccitata, probabilmente lo era anche lui, ma non ressi allungo: il desiderio, la voglia, l’eccitazione, furono vinti dall’imbarazzo di essere vergognosamente vogliosa di sesso, proprio in quel momento, proprio con lui ed in mezzo a tutta quella gente.. forse, quegli occhi penetranti avevano capito tutto, forse sapevano che bastava poco per farmi perdere il controllo e che potevano fare sesso con me.
Dovevo reagire e non rendere la situazione ancora più imbarazzante, probabilmente la mia condizione fisica ancora turbata da quell’incontro al centro commerciale aveva favorito tutto questo, comunque dovevo interrompere quel momento, così mi girai lasciandomi il suo corpo alle spalle per distanziarmi più possibile, almeno con il pensiero.. e finalmente il bus fece una fermata, dando modo alle persone davanti a me di muoversi verso l’uscita.
Continuai a sentirmi in imbarazzo, quell’uomo dietro di me ancora appiccicato, forte ed orgoglioso della sua eccitazione che sentivo insistente, non voleva lasciarmi andare, gli avevo fatto sentire la mia giovinezza ed ora voleva godermi senza timore di essere respinto, come se avesse capito quel segreto che con tanta difficoltà nascondevo e come se sapesse che non gli avrei detto di no.
Finalmente dopo la seconda fermata l’autobus si svuoto’, riuscii ad avvicinarmi alla porta per scendere e rimasi in attesa della fermata successiva, ma soprattutto staccai il sedere da quel signore, che nel frattempo mi chiese se conveniva anche a lui scendere: gli risposi di si, mentre pensavo a dove potesse abitare, ero sicura di non conoscerlo, di non averlo mai visto, ma era più grande di molti anni e probabilmente avevamo avuto orari diversi, almeno fino a quel giorno: il bus fece la fermata e scesi velocemente, salii sul marciapiede e mi diressi verso casa.. nel mentre mi sentii chiamare con uno “scusi..?”
Era lui, mi voltai e mi raggiunse..

“Piacere.. Carlo ”

Rimasi un secondo interdetta, ma il suo tono di voce mi piacque subito e gli sorrisi..

“Piacere Bea ”

“Bea..che bel nome, volevo scusarmi con lei, se le ho dato l’impressione di approfittare della situazione, ma è stato tutto talmente così casuale e spontaneo, che non sono riuscito a frenare gli eventi: spero di non averle dato una cattiva impressione.”

Non sapevo se ci stesse provando o veramente fosse dispiaciuto per quello che era successo.. cercai di minimizzare l’accaduto dando colpa alla casualità:

” Ma Carlo, non si preoccupi, autobus pieno e sobbalzi lungo il viaggio, sono sicura che tutto è stato involontario.. Sono io che devo ringraziarla per avermi aiutata a rimanere in piedi..”

“Bea mi fa molto piacere averla conosciuta e spero che nei prossimi giorni avremo ancora occasione di incontrarci e parlare, magari in una situazione più comoda.. io mi sono trasferito da poco in città e lavoro in centro: adesso non voglio approfittare troppo della sua pazienza e la lascio andare.. a presto..”

Mi diede la mano delicatamente e ripose l’altra sul dorso della mia, notai che aveva la fede, era sposato! rimasi pensierosa, quel modo gentile di avvicinarmi di parlarmi, mi incuriosiva, nella mia mente gli lasciai la porta aperta, volevo saperne di più.. provai un senso di conforto e leggerezza, dopo quelle parole, il timore di essere stata giudicata male svanì nell’aria.
Era venerdì sera ed il weekend era alle porte, rientrai a casa, mi spogliai e rimasi davanti allo specchio di camera mia, nuda! Mi sciolsi i capelli e continuai ad osservare il mio corpo, lo stress delle ultime settimane mi aveva fatto mangiare meno, avevo perso qualcosa in termini di peso, i fianchi più esposti, la pancia più definita, si intravedeva il costato ma il seno era bello pieno, pronunciato, due coppe perfette e due capezzoli disegnati.. due tette spettacolari, non avrei saputo immaginarle più belle.. poi guardai la vagina, le grandi labbra, molto pronunciate, sporgevano perfette tra le coscie slanciate, ma forse quei riccioli irriverenti le coprivano troppo, forse c’era bisogno di una sforbiciata, così decisi di accorciarli, mi infilai in bagno con la lametta, mi depilai intorno al sesso e lasciai un triangolino appena sopra il clitoride, poi con le forbici accorciai quel poco pelo rimasto. Mi riguardai allo specchio e finalmente la vidi in primo piano, bella gonfia e carnosa.. il mio corpo mi piaceva da morire e forse avrei dovuto valorizzarlo con un abbigliamento più femminile.. mi feci la doccia e lavai i capelli, la spugna morbida e pregna di sapone correva sul mio corpo nascondendone la pelle, scavalcava i seni vibrando sui capezzoli, avvertivo ancora un po’ di fastidio, ma la mente, ancora eccitata da quel viaggio trasgressivo, ritornò velocemente all’autobus pieno di gente ed agli sfioramenti con quel signore… Carlo! La spugna era le sue mani che mi stringevano i seni, che lo massaggiavano e poi correvano per tutto il corpo, poi le sue dita tra le gambe che mi violavano e quel rigonfiamento che premeva contro il mio corpo.. la fantasia prese il volo, iniziai ad accarezzarmi il clitoride immaginandomi nuda e tra le mani di Carlo, mi appoggiai alla parete e scivolai a terra, rimasi con il getto d’acqua sulla testa e una mano impazzita tra le gambe aperte.. poco dopo mi alzai da quella posizione scomoda ancora con il clitoride gonfio dall’orgasmo appena raggiunto, mi asciugai i capelli e tornai in camera a vestirmi comoda. Con Marco dovevamo vederci intorno alle 22 come al solito, andare dagli amici e decidere cosa fare tutti assieme.. era ancora presto così mi rilassai come al mio solito sul divano del soggiorno e presi a leggere il libro del momento..
Dopo un paio di pagine iniziai a pensare come vestirmi, la cosa più comoda era sicuramente la tuta che avevo indosso, ma non potevo uscire così con il mio ragazzo, decisi per un jeans un po’ strappato e molto aderente, una camicia blu di cotone leggero ed aderente sui fianchi, un blazer nero per coprire tutto.. era la prima sera che sperimentavo il nuovo look con gli amici, che poi di nuovo c’era un reggiseno in meno, per il resto quello era il mio stile, ma quella sera uscii di casa eccitata e curiosa di vedere la reazione di tutti.. Marco arrivo come al solito, salii in macchina, ci baciammo e raggiungemmo gli amici all’appuntamento, non si accorse di nulla e più pensavo a quando sarebbe successo più mi veniva da sorridere.. scesi dalla macchina e salutammo tutti, qualcuno propose di andare in un pub con biliardo, tutti d’accordo organizzammo due macchinate, con noi venne Sandra, la più giovane della compagnia, appena maggiorenne, carina dal fisico sportivo e Roberto, molto simpatico, nostro coetaneo e casinista. Giunti a destinazione ci aspettammo fuori dal locale, dopo poco arrivarono anche Walter, Luca e Barbara, anche loro coppia, Walter invece single convinto, non molto alto, fisicamente un po sovrappeso, il più grande della compagnia di qualche anno. Entrammo e fortunatamente trovammo la disponibilità del biliardo, così dopo aver ordinato da bere iniziammo a giocare a coppie, ma ovviamente i più bravi si stancarono presto, la qualità del gioco non era certo delle migliori e dopo qualche partita rimanemmo io e Walter, entrambi bravini, forse lui leggermente più esperto, io sapevo giocare ma ero poco precisa: tutti gli altri andarono a sedersi ad un tavolo per bere e mangiare in prossimità del bar, fuori dalla nostra portata visiva.
Sentivo le voci dei nostri amici e quelle di Marco parlare.. ridere, mentre con molta concentrazione cercavo di vincere la sfida con Walter:
Mi tolsi il blazer e lo riposi su una sedia, poi con estrema naturalezza continuai a giocare, un tiro dopo l’altro e mentre il gioco si avvicendava con lo sfidante, sentivo le mammelle sballonzolare ad ogni movimento e strofinare i capezzoli sul tessuto morbido della camicetta..
Walter notò subito la mia nudità, iniziò a distrarsi, come se il gioco non fosse la sola cosa a cui badare.. tra noi calo’ un silenzio imbarazzante, non mi toglieva gli occhi di dosso, era evidente che sotto la camicetta fossi nuda e l’avvenenza delle mie forme non lo lasciarono indifferente.
Inizialmente provai stupore per il suo comportamento, in passato sempre disinteressato senza mai farmi capire nulla, ma con il passare dei minuti la situazione divenne divertente e decisi di provocarlo, stuzzicarlo. Eravamo soli, tranne lui nessuno si sarebbe accorto del mio atteggiamento, così decisi di muovermi con più femminilità, un po girando intorno al biliardo per trovare l’angolazione migliore, un po’ nel posizionarmi e provare il tiro:
Anche se Walter era parecchio attratto, non arrivò mai a toccarmi in modo esplicito, fino a quando nel chinarmi sul tavolo da gioco proprio davanti a lui per effettuare un tiro, si avvicino quel poco per appoggiarmi il pacco sul sedere e con la scusa di aiutarmi con il tiro, mi fece sentire tutta la sua eccitazione..
Non feci una piega, se credeva di imbarazzarmi, si sbagliava di grosso.. se avesse immaginato di cosa ero capace, sarebbe scappato a casa senza voltarsi: invece rimase li, a godere del mio lato “b”, proprio sotto il suo ombelico.. tra noi regnava il silenzio, nonostante stessimo giocando male, ormai il vero gioco era un’altro, mi spostavo lungo i bordi del tavolo cercando di occupare la posizione che gli serviva, quello era il momento dove lui cercava il contatto fisico e dove io rimanevo passiva sfidando la sua intraprendenza.. senza chiedermi di lasciargli spazio si avvicinava fino a toccarmi, trovando il contatto con il corpo ed a volte con le mani..
“Bea, hai voglia di andare a prendere due birre medie? ” Mi disse..
La sfida si stava facendo sempre più interessante, ma non quella del biliardo, Walter si voleva giocare la carta della birra, farmi perdere il controllo con l’alcool, ero troppo curiosa di vedere fino a dove si sarebbe spinto.. :
Mi diede un biglietto da dieci ed andai al bar, uscita dal corridoio che dalla sala biliardo conduceva ai tavoli, vidi quella stronza di Sandra appiccicata a Marco, che ormai brillo sembrava perso tra i suoi capelli, feci finta di niente ed andai al bancone, presi due medie rosse, un po’ alcoliche ma buonissime e ritornai da Walter, non persi nemmeno un secondo con quei due, quella stronza che non era nemmeno buona a trovarsi un ragazzo tutto suo e lui.. incapace di reagire davanti ad un pelo di fica.. ma la soddisfazione di vedermi incazzata non gliela diedi a nessuno di loro.
Porsi una delle due pinte a Walter e brindammo alla nostra, ne bevvi almeno metà, nella mente ancora quella scena patetica, priva di erotismo, sembravano due moribondi in attesa del colpo di grazia, ma volevo tornare ugualmente a vedere, senza intenzioni bellicose, ma dare solo un’altra occhiata..
Svuotai velocemente il bicchiere, lo appoggiai sul bordo del biliardo e chiesi a Walter se andava bene un’altra uguale… senza rendermi conto, feci il suo gioco.
Andai velocemente a prendere altre due birre, arrivata in prossimità dei tavoli diedi una veloce occhiata alla tavolata e ancora Sandra appoggiata con la testa sulla spalla di Marco, mi sarebbe piaciuto vederli su di un divanetto e senza l’ingombrante presenza degli amici.. fanculo pensai.. presi le due pinte e tornai da Walter, che nel frattempo aveva riorganizzato le bocce per una nuova partita..
” Bea spacchi tu..?” mi disse, io gli porsi la pinta e brindammo nuovamente..
Bevvi tutto nervosamente pensando a quei due stronzi, senza rendermi conto mi sporcai la camicia, la birra fuoriusci dalle labbra e colando per il mento, numerose gocce finirono sulla camicetta.. Walter si accorse e mi fece notare, cosi presi un fazzoletto di carta ed andai in bagno, proprio adiacente a dove eravamo: entrai e vidi subito il lavandino, mi fermai davanti allo specchio, mi sbottonai qualche bottone della camicia e con il fazzoletto di carta bagnato tamponai alla meglio le macchie.. mi sembrava di aver fatto un buon lavoro, anche se la camicia risultava più bagnata di prima: mi girava la testa, avevo bevuto troppo velocemente e mi sentivo un po’ instabile, aprii la porta del gabinetto e mi infilai dentro, sbottonai i jeans e abbassai di colpo anche le mutandine..
Bea tutto apposto?
Era Walter..
Il getto copioso colpiva il pozzetto generando rumore, non era propriamente un comportamento da signora, ma chissenefrega pensai.. e risposi:
Si tutto ok, non c’è carta igienica, mi passi un fazzoletto..?
Non so cosa mi prese, senza pensare e dopo quel gioco di sfioramenti, sentii di potergli chiedere anche questo.. e lui, come se non aspettasse altro, spalancò la porta del gabinetto, prese il pacchetto di fazzoletti dalla camicia, ne estrasse uno e mi diede con una naturalezza disarmante, rimanendo impalato sull’ingresso: Tutto questo mentre ero seduta ad un metro da lui, con jeans e mutandine alle caviglie. Presi il fazzoletto dalla sua mano, lo aprii, allargai le gambe e mi asciugai le labbra, sempre davanti a lui, lasciai cadere il fazzoletto e rimasi ferma, rapita da quella situazione, imbarazzante e nello stesso tempo troppo trasgressiva.
Davanti a me i jeans gonfi di Walter, proprio all’altezza della bocca e le sue mani intorno alla zip, stava per succedere qualcosa.. ancora qualche secondo e si sarebbe sbottonato, liberato e posizionato proprio davanti al viso, mi avrebbe strofinato il membro sotto il naso, chiedendomi di aprire la bocca:
Io eccitata, mezza nuda e mezza ubriaca, gli avrei detto di sì, lo avrei assaggiato con tutta la saliva a mia disposizione e succhiato fino a farlo venire, venire tra le labbra, sulla lingua, proprio come… cazzo come stavo spaziando!
Chissà se veramente potevo fare quello che avevo appena immaginato, proprio con un mio amico e con il rischio di essere beccata da tutti i presenti, per non parlare del mio ragazzo.. con l’ultimo briciolo di lucidità afferrai mutandine e jeans assieme, mi alzai e tirai su tutto, anche un po’ maldestramente.. Walter rimase a bocca aperta, gli avevo appena presentato la mia splendida vagina, lo guardai ed esclamai, con voce sbiascicante: beh..? Devi pisciare anche tu..?
Uscii da quella misera porta strofinandomi su di lui immobile e mi fermai davanti al lavandino, avevo bisogno di riprendermi, mi bagnai il viso, la fronte, mi guardai allo specchio e vidi Walter avvicinarsi :
Bea, hai la camicia sbottonata, non puoi uscire così..
Abbassai lo sguardo e mi accorsi che era aperta fino all’ombelico, come una scema mi ero dimenticata di chiuderla. Guardai Walter attraverso lo specchio e gli dissi:
“Hai visto tutto eh..?”
“Sei bellissima!” Rispose..
“Aiutami! Sistemala tu..” gli chiesi..
Si mise dietro di me, mi cinse con le braccia e prese ad abbottonarmi partendo dal basso, quando arrivo all’altezza del seno, si fermo!
Mancava solo un bottone per finire, invece rimase fermo con le mani sulle tette e lo sguardo fisso su di me attraverso lo specchio, come se si aspettasse qualcosa, un segnale, qualcosa che gli facesse capire che ci stavo, che poteva toccarmi, sollevare i lembi ancora aperti della camicetta ed infilare la mano sotto.. forse mi sarebbe piaciuto anche a me sentire le sue mani, ma sarebbe stato un errore..
Alzai le mani e le appoggiai sulle sue, presi l’ultimo bottone, lo chiusi e provai ad uscire dal bagno un po’ barcollante.. mentre mi avvicinavo al biliardo per sedermi su una delle poche sedie, Walter mi raggiunse e mi aiutò:
Entrambi seduti, io mezza ubriaca, lui ancora sconvolto dal mio comportamento, restammo passivi a guardarci senza esclamare una parola:
Che stronza che ero stata con Walter, poteva succedere un casino e solo per colpa mia e della voglia di esibizionismo che mi aveva preso.. se con l’ultimo briciolo di lucidità non fossi uscita da quel bagno, probabilmente le sue mani mi avrebbero spogliata cercando i seni nudi, la mia camicetta si sarebbe sbottonata nuovamente, lasciandolo libero di stringere tra le dita quei capezzoli martoriati, ma duri come pietre preziose.. mi sarei eccitata come al centro commerciale, le mie mani sarebbero passate dietro alla ricerca della sua virilità, lui mi avrebbe aiutata a liberarsi per farsi conoscere piu a fondo ed approfittando del mio momento di smarrimento, mi avrebbe sbottonato ed abbassato velocemente sia i jeans che le mutandine…
Di sicuro non si sarebbe accontentato di toccarmi e non avrebbe perso certo tempo con preliminari fuori luogo, avrebbe colto prima possibile la sua occasione, entrarmi dentro e godermi come nel più eccitante dei suoi sogni:
Senza darmi il tempo di pentirmi, mi avrebbe fatto sentire il membro sulla vagina, sulle labbra bagnate… Il suo calore, la sua forma, la sua durezza…e poi… non avrei detto certo basta…
Mi avrebbe sbattuta senza darmi il tempo di pensare, una spinta forte e tutto dentro di un colpo, togliendomi il fiato, dandomi il meglio che poteva come un cane affamato, come un toro da monta.. Mentre io, appoggiata con le mani sul lavabo, la faccia contro lo specchio e la forza dei suoi colpi nei reni, potevo solamente sperare di godere…in silenzio! senza attirare l’attenzione e non fare la figura della “puttana”…
Ma cosa stavo ancora a pensare a ste cose.. mi girava la testa, occhi pesanti e voglia di sdraiarmi..
Mi venne da cadere in avanti, sbattere la faccia sul biliardo, cercai la giacca senza trovarla, e..
“Walter, aiutami ad uscire, la giacca, andiamo in macchina.. portami ..”
Da quel momento si spense il monitor, dopo non saprei dire, mi ritrovai in macchina di Walter, parcheggiati in un posto che non riconoscevo, poco illuminato, eravamo soli .. musica bassa, sedili con schienale reclinato per potersi distendere.. gli chiesi che ora era, mi rispose che era tardi, le tre passate, mi alzai di scatto dal sedile e gli dissi che dovevo tornare a casa.. dopo pochi minuti mi lascio dal portone e ci salutammo.

Mi svegliai quasi a mezzogiorno anche grazie all’aiuto di mia sorella, avevo un leggero mal di testa ma riuscii a rispondere a quelle domande scomode tipo… “perché così tardi, dove sei stata, quanto hai bevuto” …
Mi chiusi in bagno per una doccia e capelli, probabilmente rimasi almeno una mezz’ora, sentii bussare alla porta, credevo di dover liberare il bagno velocemente e invece mia sorella disse: ” telefono..!” pensai subito a Marco, il mio ragazzo, di primo impulso mi venne da buttare giù il telefono, ma poi presi la cornetta e sentire la giustificazione più patetica del secolo in merito al suo comportamento:
“Pronto..?”

” Ciao Bea come ti senti? Spero di non disturbarti, volevo sapere come stavi, ieri sera eri parecchio ubriaca..”

Era Walter..

” Ciao, sto abbastanza bene, pomeriggio se sei libero potresti passare che ho da chiederti due cose.”

Ci mettemmo d’accordo per le 15,30, dovevo assolutamente sapere come era finita la serata, visto che io mi ero assentata.. mi feci una tisana al mirtillo da mezzo litro e saltai il pranzo, non avevo per niente fame, quando arrivò l’ora, presi lo zainetto con i documenti e scesi in strada, Walter era già arrivato, salii in macchina, lo salutai e gli chiesi se aveva voglia di farsi un giro, magari al centro commerciale.. non mi andava di farmi vedere in macchina con lui proprio sotto casa, così raggiungemmo quel parcheggio grandissimo diviso per piani tutti sotto l’edificio e dopo aver fermato la macchina gli chiesi:

“Walter, ma ieri sera, quando mi hai portata fuori dal locale, Marco era ancora lì..? Sai cosa ha fatto?”
Rimase un po’ spiazzato dalla mia domanda e forse avrebbe preferito non rispondere, ma dopo una manciata di secondi mi disse:

” Ma guarda, l’ho visto insieme a Sandra, mezzi ubriachi pure loro, Roberto, che era il più sano, si è messo alla guida e tutti sono andati via.. mi è sembrato strano che anche tu non andassi con loro… avete litigato? ”

Gli risposi di no, in effetti non avevamo litigato e non sapevo proprio come interpretare la sera prima:
Forse “l’ultimo capitolo di Bea e Marco..?”
Non espressi nessuno pensiero con Walter, io sapevo quello che avevo visto e sapevo di non aver fatto nulla per provocare una reazione simile, o meglio.. sapevo che il mio ragazzo non poteva sapere del mio tradimento, per tanto il suo comportamento aveva una motivazione estranea al nostro rapporto.

“Senti Walter, hai parlato con qualcuno degli amici a proposito di come stavo ieri sera in bagno..? ”

” No Bea, non l’ho fatto e non ho intenzione di raccontare in giro quello che è successo o che poteva succedere..”

” Walter.. grazie per la tua discrezione, mi fa piacere avere un buon amico accanto, specialmente in certi frangenti di difficoltà come ieri sera.. e grazie per non averci provato, approfittando della mia vulnerabilità..
Adesso andiamo di sopra al bar a prenderci qualcosa.. hai voglia?”

Ci sedemmo ad un tavolo ed ordinammo due caffè, io presi anche un dolce, nel frattempo Walter mi chiese cosa era successo tra me e Marco, lo vedevo curioso, quasi preoccupato, forse era veramente sincero, ma gli risposi con sufficienza, non potevo dire nulla di certo, nemmeno io sapevo che cosa stesse succedendo.. ma non mi sentivo in ansia, stavo vivendo la cosa con fatalismo, sapevo che una spiegazione c’era, si trattava solo di aspettarla..
Nel mentre che consumavamo le nostre ordinazioni mi sentii salutare, una voce femminile, squillante, non familiare ma già sentita, mi girai e per poco non mi strozzai con l’ultima forchettata di torta al limone:

_Ciao Bea come stai, non ti ho più vista.. quando hai finito vieni da me, ho da farti vedere una cosa..

Era la commessa del negozio di abbigliamento dove mi ero vista con l’uomo sconosciuto… “E adesso che faccio..?” Pensai…
Almeno fossi stata da sola.. provai a chiedere a Walter di aspettarmi al bar, ma insistette per accompagnarmi, non potevo tagliarlo cosi, finimmo di consumare e ci recammo in quel negozio poco distante, nel mentre pensai a come cavolo aveva fatto a vedermi, con tutta quella gente.. di sabato pomeriggio..
Appena entrati lei ci raggiunse e senza indugiare mi disse che le era arrivato il vestito che cercavo, intuii subito che si trattava di una scusa, mi invito’ a seguirla in una zona distante dall’ingresso, mi indicò un settore espositivo e mi fece vedere un vestito nero, lungo, con la schiena completamente scoperta e leggerissimo, mai avrei pensato di indossarlo, non era proprio il mio genere, però mi vennero in mente le mie parole pronunciate davanti allo specchio di casa, “voler valorizzare di più il mio corpo”..
Walter si fermo nel reparto uomo, così ebbi l’occasione di sapere dalla commessa che diavolo volesse da me, oltre che farmi arrossire come una ragazzina:
“ciao Bea, a questo punto è doveroso presentarci”, mi disse..
“Piacere Francy (Francesca)”
Se c’era una persona che mi inquietava su tutto il pianeta, era proprio lei, si.., lei era l’unica testimone di quel pomeriggio di passione, certo.. non era presente, ma non credo che le mancasse l’immaginazione per capire cosa fosse successo in quel camerino del negozio.. avrei preferito che di fosse dimenticata della mia faccia e di tutto quello che poteva collegarla a me, “chissene del suo nome”, pensai..
” Lui ti aspetta di sopra in ufficio..” aggiunse..

Cazzo, allora avevo ragione a pensare che lei sa tutto.. rimasi con un nodo in gola, mi avventurati su per quelle scale e verso quell’ufficio, da quell’uomo, ma soprattutto lontano da quella ragazza intraprendente.. capace di farmi vergognare, sperando nella sua discrezione con Walter..

Salii quelle scale con il cuore in gola, ad ogni gradino l’eccitazione scaldava il mio corpo, fortemente attratta da quell’uomo, ora mi sentivo fuori luogo ed incapace di gestire le mie emozioni.
Raggiunsi quella porta, afferrai la maniglia e rimasi ferma ad ascoltare qualsiasi rumore potesse provenirne attraverso..
“Bea cosa aspetti..” sentii..

Come cazzo faceva a sapere che ero dietro la porta!
Ingoiai l’indecisione ed abbassai la maniglia della porta, spinsi lentamente fino ad aprirla completamente e rimasi ferma con il suo sguardo sul mio corpo.
Era seduto ad una scrivania di cristallo, tutto l’arredamento era modernissimo, freddo e razionale, alle sue spalle vetri che davano sul negozio sottostante, tutto molto luminoso.
Si alzò dalla sedia e mi venne incontro, mi prese la mano e mi fece entrare senza dire una parola, il suo profumo mi avvolse immediatamente, trasportandomi nella sala del cinema e nel camerino sottostante, rimasi ferma nel mezzo di un tappeto persiano, lui torno a sedersi e mi disse:
“Spogliati completamente e prova quel vestito sulla sedia”
Incredibilmente era lo stesso vestito che Francy mi aveva fatto vedere..
Rimasi per qualche secondo indecisa, poi afferrai la zip della felpa e la feci scorrere verso il basso fino a sganciarsi, la sfilai dalle maniche e la feci cadere a terra… Slacciai le scarpe le tolsi e feci scendere il pantalone della tuta un po’ a zampa fino ai piedi.. poi scavalcai velocemente e rimasi ferma davanti a lui con solo le mutandine..
Esitai qualche secondo, lui alzo lo sguardo e mi disse:
“Bea cosa aspetti, vuoi una mano?”
Presi le mutandine e le feci scivolare lungo le coscie, caddero a terra e le scavalcai… Completamente nuda e circondata da pareti di vetro, mi accorsi che potevo vedere al di fuori del negozio, vedere persone che ferme davanti alle vetrine apprezzavano la merce esposta.. cercai velocemente il vestito da indossare, era perfetto, insieme provai anche dei sandali con tacco, stavo benissimo, davanti a quello specchio mi sentivo una modella, Lui mi fece avvicinare alla poltrona dove era seduto e mi disse:
” Stasera alle 22 ti mando un taxi e andiamo ad una festa.. indossa solo il vestito e le scarpe, un po’ di matita e due gocce di profumo.”
Rimasi ad ascoltare quelle parole a bocca aperta, da lì potevo vedere anche l’ingresso del negozio e le persone che passeggiavano al di fuori, mi sembrava di essere in vetrina, niente era più distante dal concetto di privacy come quell’ufficio, infatti mi accorsi che un signore, proprio da fuori il negozio e attraverso l’arredo all’ingresso, mi stava fissando…
“Avvicinati..” mi disse
Mi fece spazio tra la sua sedia e la scrivania, alzo il bordo del vestito e sentii la sua mano farsi strada sotto l’abito e tra le coscie, fino a raccogliere gli umori della mia vagina.. chiusi gli occhi in attesa di sentirla dentro, mentre il cuore batteva forte..
Invece Lui mi abbandono al mio desiderio, speravo che continuasse ma non lo fece.. rimasi impalata davanti a Lui, persa nell’indecisione di cosa fare e dalla speranza di un altro contatto: prese il telefono e compose un numero, mentre aspettava la risposta dell’interlocutore mi disse di andare e si raccomando’ per la sera.
Il calore dell’eccitazione mi stava sciogliendo le tempie, volevo le sue mani sul mio corpo ma non riuscivo a chiederlo… Abbassai lentamente le spalline del vestito, lo feci scivolare giù per i fianchi e cadere a terra, lo raccolsi e lo piegai per farlo stare nella busta insieme alle scarpe… Nuda ed eccitata alzai lo sguardo e vidi ancora lì quel signore insistere nel guardarmi, gli regalai ancora qualche secondo prima di rivestirmi. Raccolsi le mutandine, le indossai e così fino a chiudere completamente la zip della felpa..
Uscii dalla porta dell’ufficio senza salurare, presi le scale e raggiunsi Walter, che di certo non si stava annoiando, visto il suo interesse per Francesca, sembrava proprio che le piacesse… forse un pelo più alta di me, formosa, capelli biondi a caschetto, viso rotondo, carina… Mi avvicinai alla cassa per pagare, ma lei mi fece l’occhiolino e mi disse:
“Se non sbaglio hai ancora quel buono,
ci vediamo la prossima..
Buon divertimento.. ”
Mi parlò come se sapesse tutto, come una segretaria, la salutammo ed uscimmo da quel luogo perverso.
Mi trovai davanti quel signore, ancora lì, fedele al suo ruolo di guardone, proprio quello che mi stava fissando attraverso le vetrate e mi fece l’occhiolino… Aveva visto tutto, anche la mia voglia di sesso: Gli sorrisi e continuai con Walter a mio fianco…

Ma a che festa dovevo recarmi con quello sconosciuto..? E perché dovevo vestirmi in quel modo, per andare a quella festa..?

Più pensavo e più dentro di me regnava la confusione, non ero così convinta di farmi coinvolgere…
E Lui, lo sconosciuto, come faceva a sapere che con Marco eravamo in rotta e che quella sera, probabilmente, non ci saremmo visti..? Tutte domande che potevo rivolgergli direttamente nel suo ufficio… Invece di restare immobile e passiva come una deficiente…
Ma adesso una cosa in più di quell’uomo la sapevo.. era il titolare di quel negozio, quantomeno lo gestiva.
Dopo un po’ Walter mi riaccompagno a casa, prima di scendere dall’auto mi chiese di uscire la sera con lui, rimasi pensierosa perché mi avrebbe fatto piacere, ma avevo già ricevuto un invito… Cosi gli dissi di chiamarmi dopo cena, dovevo ancora decidere cosa fare, di sicuro, con quell’uomo e alla sua festa, sarebbe stato un sabato sera stuzzicante, volto all’esibizionismo e forse anche trasgressivo… Mentre con lui avrei passato un normale sabato sera con amici..
Walter rimase un po’ deluso, forse si aspettava un si diretto, era sabato sera e magari aveva già pensato a qualcosa di divertente, ma accettò la mia proposta, così mi alzai dal sedile e mi girai verso il sedile posteriore per prendere il mio prezioso regalo, rimasi con le ginocchia sulla seduta e con il corpo andai nella parte dietro dell’abitacolo, afferrai il sacchetto di carta ma scivolai con le gambe e rimasi incastrata tra le due spalliere dei sedili anteriori, da perfetta imbranata: Walter mi aiuto afferrandomi per la felpa e per i fianchi ma finii sopra di lui senza volere, la tuta si alzo scoprendo l’ombelico e le sue mani rimasero a contatto con la pelle.. lo guardai stupita per quello appena successo, sentii il calore del suo corpo attraversare il sottile tessuto che mi vestiva, mentre seduta sulle sue gambe gli offrivo le forma morbida del mio sedere, appena provai a ritornare sul mio sedile, si avvicino alle mie labbra e mi bacio’.
Non potevo crederci, ci aveva provato e anche con decisione, con la sicurezza di quello che sa di non essere rifiutato, si stacco per mezzo secondo e poi di nuovo, poi ancora e per la terza volta, labbra morbide, umide, delicate, piacevole.. ma era un mio amico cazzo, cosa gli stavo facendo fare: stavo per dirgli di.. e la sua lingua cercò la mia, in modo strano, nuovo, non volevo che continuasse ma non opposi resistenza, mi piaceva.. iniziò a toccarmi sotto la felpa, raggiunse il seno e lo afferrò con forza, uno dei capezzoli gli fini tra le dita e lo strinse da farmi male.. oddio che bello, avrei voluto dirgli quanto mi piaceva, mi stavo eccitando, mi lasciai andare al piacere, distratta da quella lingua irriverente e maleducata, allargai un po’ le gambe e quelle dita forti ed insistenti scesero sotto il pantalone della tuta per cercare la mia eccitazione:
Ma dovevo dirgli basta!
Dovevo fermarlo, stava già cercando l’elastico delle mutandine, non potevo più aspettare, ormai lo aveva trovato, lo stava alzando quel poco da infilare le dita..
Non puoi farlo continuare, è un tuo amico, fermarlo! pensai.. digli di smetterla subito!
Eccitata e dopo le numerose provocazioni fatte e ricevute, una parte di me voleva godere, ma ero con la persona più pericolosa per farlo, se si fosse saputo in giro, mi avrebbero etichettata come una facile… E non volevo farci i conti..

“Hahahahaha, noooo cosa fai io… Smettila ti pregooooo… Nooooooo non possoooo… ”
Avevo la mano di Walter tra le gambe e le dita sul clitoride, quando mi sentì così bagnata non voleva più smettere ed io dovetti lottare con lui e più ancora con me stessa per non godere fino in fondo di quel momento:
Gli afferrai il polso e con tutta la forza che avevo mi tolsi quel piacere dalla vagina, mi staccai dalla sua erezione e rimasi a guardarlo dal sedile passeggero.
“Come puoi toccarmi così sotto casa mia in pieno giorno, se ci avesse visti mia sorella..?”Gli dissi…
Lui mi sorrise e rimase a guardarmi, forse sperando in un mio ripensamento: non dissi altro e perdonai la sua intraprendenza, in fondo lo avevo provocato… e mi era piaciuto! Aprii lo sportello e scappai verso casa, avevo bisogno di chiudermi in camera e pensare… di sicuro, se quella sera avessi deciso di vedermi con Walter, sarebbe stato un invito esplicito a fare sesso con me.

Bea

Mar

One Comment

  • STE STE ha detto:

    Ciao volevo semplicemente ringraziarti per questo bellissimo racconto ; i personaggi ,la trama,lascrittura sono degni di fare parte di un romanzo quindi mi auguro e ti auguro ancora tantissimi capitoli .Complimenti e ovviamente al prossimo capitolo di Bea

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