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Chi sono?
Potrei essere il tuo vicino di casa, o il negoziante, o il poliziotto che ti ha fermato, ma non credo abbia importanza.
A volte per passare il tempo mi andavo a spulciare un sito di annunci personali, le donne, a parte pochissime erano tutte escort, e francamente tutte quelle tette gonfie come meloni mi lasciavano decisamente indifferente, le trovavo brutte e volgari.
Una sera, per curiosità,  mi sposto nelle pagine “uomo cerca uomo”, qui l’offerta mercenaria diventava veramente minoritaria, anzi quasi tutti specificavano di non esserlo.
Sono rimasto attratto da quanti uomini ne cercassero altri, avevano un loro linguaggio, facile da comprendere ed essenziale.
Vidi quanto forte fosse l’attrazione di sesso fu che continuai a tornare su quelle pagine.
Capitò qualche tempo dopo, ero solo a casa, la mia compagna era via per lavoro e non ho figli, in una primavera piacevolmente tiepida.
“Offro posto e cazzo a bocca golosa”
L’annuncio era essenziale, tremando composi una risposta descrivendomi e dando la mia disponibilità, mi chiedevo cosa stessi facendo.
Pochi minuti dopo una mail comparve, anche questa essenziale:
“Ok, vai in via xxxx al civico 45, quando sei lì manda un messaggio”
Un’ora dopo ero nel soggiorno di appartamento.
Lui avrà avuto 35 anni, massiccio, ma non grasso.
Era seduto su una poltrona, nudo, io in ginocchio davanti a lui, il mio cazzo era moscio, ma il suo era duro ed era davanti al mio viso.
Era notevole, lungo e soprattutto largo, certamente più del mio e di molto.
Era depilato, io ero intimorito, non sapevo bene cosa fare, ma ero lì e ci ero andato spontaneamente, mi tremavano le gambe pensavo sarei svenuto.
Avvicinai la testa, con la mano lo presi dolcemente e me lo misi in bocca.
Mi sentivo strano, avevo un cazzo nella bocca, era liscio, caldo con un buon sapore.
Iniziai a leccare, a esplorarlo con la lingua, a girargli attorno, a curiosarci, a ingoiarlo completamente.
Gli leccavo l’asta, le palle, tornavo indietro e gli baciavo la punta, quel cazzo mi sembrava una delle cose più belle che avessi mai visto e avuto.
Mi piaceva, mi esaltava, mi sentivo posseduto e insieme possessore, quello che era scopato ma insieme colui che dava il piacere.
Continuai per un bel po’, lo ebbi in bocca per più un’ora ma, nonostante tutto, lui non venne, non vidi il suo sperma.
Ma andava bene così, o almeno credevo.
Raccolsi le mie cose, me le misi rapidamente, dissi un “Ciao” e me ne fuggii.
Il giorno dopo un solo pensiero mi girava per la testa: “Un cazzo così quando mi ricapita?”.
E quel pensiero continuava a girarmi per la testa.
Qualche settimana dopo ripresi coraggio, gli scrissi dicendo che volevo succhiarlo ancora.
Mi fece attendere, mi sentivo come una liceale che aspettava l’invito dal più figo della scuola, solo che non potevo dirlo a nessuno.
Due sere dopo una breve mail comparve:
“Quando puoi? Da me”
Risposi dopo neanche mezz’ora.
Ed eccomi, tre giorni dopo, di nuovo nell’appartamento, alla “festa della scuola”.
Anche se non ero con un abito lungo o i tacchi mi sentivo ancora emozionato, come vestiti avevo scelto una più pratica maglietta e dei pantaloni larghi, non mi ero messo le mutande apposta, bastava tirarmi giù un indumento e avrei avuto il mio cazzo scoperto.
Mi ero anche ben rasato le palle, ogni tanto lo facevo anche per la mia compagna, questa volta sarebbe stato per sentirmi io più femmina.
Di nuovo in quel salotto, lui era sempre sulla poltrona, vestito, io davanti a lui, in piedi.
Mi ordina di spogliarmi, mi levo al maglietta, in un attimo via le scarpe, i pantaloni finiscono sul pavimento, in pochi movimenti mi ritrovo nudo e mi avvicino.
Lui si alza, prende un cuscino e lo fa cadere davanti a me, mi indica di mettermici in ginocchio.
Lo faccio.
Mi trovo davanti la patta dei suoi pantaloni, sgancio la fibbia della cintura, apro il bottone e tiro giù la zip, indossa un intimo che fa sembrare il suo cazzo ancora più grosso, tiro giù tutto, pantaloni e mutande.
Mi trovo il suo pene a un centimetro dal naso, lo osservo con calma, non è ancora completamente duro, ma comincia già ad essere eccitato.
Forse lo stimola mentalmente il fatto di avere davanti qualcuno da guidare.
Faccio per afferrarlo, un “NO” secco, come lo si darebbe a un cane, o a una cagna.
Lo devo prendere con la bocca, mi metto le mani dietro la schiena, e cerco di prendere quel palo di carne, al terzo (o quarto?) tentativo ci riesco.
Ero lì, a succhiarlo, ogni tanto mi correggeva, mi diceva dove insistere, gradiva che gli girassi la lingua attorno alla cappella,
che partissi dalle palle e che gli leccassi tutta l’asta, a fatica sono riuscito a infilarmelo tutto in bocca, come avevo visto nei porno.
Di colpo mi ha detto: “attento!”
ho sentito la sua tega pulsare, e pulsare, qualcosa di caldo mi è comparso in bocca, ho realizzato che stava venendo.
Ho lasciato che finisse, poi, mi sono alzato e sono corso in bagno a sputare e a sciaquarmi.
Tornato lui era sempre lì, con una faccia sorniona:
“La prossima volta ingoi”
“Non lo so”
“si, lo farai, tra due settimane, qui a quest’ora, mi avverti solo se non puoi, ma sappi che la mia pazienza è limitata e anche la mia disponibilità, quindi vedi tu.”
Uscii da quell’appartamento illudendomi che non ci sarei mai più tornato, ma sapendo anche che tra quindici giorni avrei ingoiato.

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